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Autore: lachicamuyseriosa    04/11/2020    0 recensioni
Cassidy Landback è, di sangue, una Serpeverde. Di fatto, non ha idea di chi è. Vive una giornata piatta e banale dopo l'altra ad Hogwarts, soffre di insonnia per via dell'ansia per lo studio e delle aspettative dei suoi genitori nei suoi confronti, ha normali amicizie e, al contrario delle altre ragazze della sua età, non nutre interessi nell'apparire e nel piacere ai ragazzi.
Questo, finché non riscopre la nascosta amicizia d'infanzia con Draco Malfoy.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Con il sorgere del sole, solitamente, finiva la pacchia. I suoi flebili raggi invernali irrompevano dalle finestre impossibili da oscurare e di lì a poco le mie compagne di dormitorio avrebbero iniziato a bisticciare per il bagno.
Ovviamente, non sarebbe stato un mio problema.
Vantavo ben 2 ore e tre quarti di sonno alle spalle quella notte, ed era da considerarsi una vera vittoria. Il cercare di rendermi meno stravolta di quanto fossi con un po’ di trucco e parrucco, non avrebbe dato alcun beneficio.
Mormorai un basso ma deciso “Obscura!” puntando alle finestre, conoscendo tuttavia l’esito: non successe assolutamente niente. Gli ampi oblò dei dormitorio di Serpeverde, vantavano questa speciale particolarità: non si potevano oscurare, in quanto già incantati. Trovandoci nei sotterranei del castello di Hogwarts, la luce era un’illusione per darci meno l’impressione di vivere in gattabuia e, sicuramente, obbligarci a svegliarci in tempo.
Sbuffai e mi girai dalla parte opposta.
Che altra splendida mattinata mi aspettava? Dunque.. compito di Storia della Magia e Pozioni.
Mi veniva voglia di urlare dall’angoscia. E se fosse andata male?
I miei lo sarebbero venuti a sapere e in meno di uno scocco di scintilla magica mi sarebbe arrivata una Strilettera, pronta a farmi vergognare di fronte all’intera scuola!
Due cose erano certe nella mia vita, una connessa all’altra: la prima, era che non avevo la più pallida idea di chi fossi, la seconda, che ero la vergogna dei miei genitori.
Allo smistamento, “appena” (si fa per dire) 5 anni prima, sono stata scelta come Serpeverde (chiaro, tutta la mia famiglia lo è) ma non sono mai stata una figlia di cui vantarsi, in quanto ho sempre evitato i guai e cercato quanto più riuscivo di dare il meglio di me. Ovviamente, tutto questo non bastava.
Dovevo portare a casa meriti e premi, voti alti e promozioni. Dovevo farmi un carattere forte e (sicuramente desiderio immenso dei miei genitori) portare a casa qualche lettera di rimprovero per aver versato del succo di mirtillo negli occhi di una matricola Tassofrasso con l’imbuto.
Un vero peccato che io non riuscissi a dare di che essere orgogliosi i grandi Sue e Harris Landback (membri del Consiglio della Magia e altrettanto membri del Wizengamot).
Nel ricordare le mie sventure e ansie, decisi di alzarmi infine dal letto. Infilai le ciabatte e presi la mia trousse dal comodino più piano che potei. Perlomeno, non volevo svegliare Pansy – quanto più perché poi avrebbe rotto per appropriarsi del bagno. Le rivolsi un’occhiata cauta, e la vidi completamente sfatta in una posizione senza precedenti, compresa bocca aperta alla “caccia-mosche” e bavetta colante. Mi trattenni dal scoppiare a ridere.
Pansy era la mia amica d’infanzia e l’esatto opposto di quel che ero io. Sapeva chi era, cosa voleva, si faceva rispettare, era unna vera Serpeverde e avrebbe sicuramente reso orgogliosi i miei genitori. Le ho proposto tantissime volte di scambiarci le vite senza dire nulla a nessuno ma, giustamente, nessuno voleva diventare Cassidy Landback. Chiaro.
Raggiunsi il bagno e iniziai a farmi una doccia bollente. Sicuramente avrebbe sciolto qualche muscolo irrigiditosi durante la mia folle notte di ansie e pensieri.
Una volta davanti allo specchio, quasi non presi un colpo. Avevo completamente perso il senno, dovevo trovare una soluzione! Non potevo sicuramente continuare a dormire circa 2 ore per notte! Le mie occhiaie scavavano il viso arrivando quasi a toccare le guance, completamente pallide e smunte. Avevo l’adorabile aspetto di un cadavere.
Le uniche cose di cui disponevo nella mia trousse erano un sapone per pelli delicate (sì vabbe nessuno mi toglieva i soliti brufoli adolescenziali ma dopo un semplice lavaggio facciale sembrava avessi ficcato la testa nel forno di un elfo domestico), una crema idratante e un insulso mascara che mi regalò Pansy due Natali prima, praticamente mai usato ed ora secco come poca cosa.
Sbuffando, lavai il viso e applicai la crema sperando che il rossore passasse presto. Nel frattempo, cercai una soluzione per i miei capelli. Non trovandola, mandai in rovina tutto e, imprecando contro Merlino, uscii dal bagno con la solita chioma lunga e spettinata di sempre.
Presi i libri per quel giorno e li infilai nella solita borsa vecchia e smunta con il logo della casa e decisi di avviarmi nella Sala Comune di Serpeverde, dove mi sarei potuta scaldare davanti al fuoco mentre davo una ripassata per i compiti in classe.
Appena raggiunto il divanetto davanti al fuoco nella sala indubbiamente deserta (chi cavolo si sveglia – oltre a me – a.. che ore saranno state? Le cinque?), mi sedei e tirai fuori i libri di Pozioni, che era la cosa che più mi spaventava di quel giorno. Un errore era sempre alle porte, quando si maneggiavano ingredienti con determinati dosaggi e associazioni. Iniziai a ripetere a bassa voce, in ordine, i preparativi di tutte le pozioni che incontravo scorrendo man mano l’indice, e non appena trovavo punti critici correvo a consultare le pagine dedicate.
Passai quella che sicuramente fu un’ora a ripetere tutto quel che potevo, finché non sentii un rumore alle mie spalle. Mi voltai e vidi una chioma biondo platino, resa ancora più evidente dai riflessi che riverberavano dal fuoco. “Draco..” Lo salutai, spostando la mia borsa con i libri dal posto accanto a me sul divanetto a terra, vicina ai miei piedi. Lui accettò l’invito a sedersi accanto a me, rivolgendomi un breve sorriso mentre si sistemava. Anche lui era già vestito in divisa, con lo zaino pronto per la giornata.
“Pensavo stessi recitando qualche maledizione Cass” uscì con un ghigno sul volto, lanciandomi poi uno sguardo d’intesa.
Mi venne istintivamente da ridere, e non riuscii a trattenermi in tempo. Anche lui, colto dalla mia reazione, sorrise più a fondo.
“Conosci per caso qualcuno di più improbabile che si metta a recitare maledizioni all’alba?”
Mi osservò un istante serio, abbassò lo sguardo sul libro che tenevo in grembo e poi sorrise nuovamente. “Hai ragione, non è da te. Anche tu fai le ore piccole?”
“Io? Non conosco neanche cosa significhi riposare..” sbuffai, tornando a contemplare il fuoco, e a riperdermi nelle mi angosce.
Passò un minuto buono, nel quale pensavo che Draco avesse ripreso silenziosamente sonno, mentre io iniziavo già a ripercorrere mentalmente la preparazione della Pozione Obliviosa, e invece se ne uscì d’un tratto con un: “Non lo ricordo più nemmeno io.”
Girai lo sguardo verso di lui, alla mia sinistra. Il suo volto, teso e contratto per qualcosa che ignoravo, fissava dritto il fuoco ballare nel camino.
In quel momento fui colpita da qualcosa.
In primo luogo, il mio vecchio amico d’infanzia, Draco, combatteva con dei demoni quanto me, che a quanto pare, non lo facevano dormire.
In secondo luogo, mi ero persa quanto fosse cambiato. Assorta com’ero dai miei problemi e dalle mie ansie avevo certamente trascurato di notare particolari che un’amica attenta avrebbe colto.
Io e lui non ci raccontavamo più le cose in modo intimo come facevamo a 11 o 12 anni da tempo, eravamo quasi sempre insieme ma mai davvero vicini. Inoltre la semi relazione adolescenziale tra lui e Pansy mi aveva completamente fatta allontanare da quelli che erano i loro affari personali. Continuavo ad essere amica di entrambi ma sempre sulle mie. Al punto che onestamente non avevo neanche idea se stessero davvero ancora insieme oppure no.
Magari era per questo che era preoccupato? Una recente o imminente rottura o litigata con Pansy? Ammettevo di ignorare completamente i discorsi interminabili di Pansy quando si sfogava su di lui. Di solito fingevo di ascoltarla mentre leggevo un libro o ripetevo mentalmente la lista di cose da fare non appena fossi riuscita a liberarmi dalle sue grinfie.
Cosa assolutamente non opportuna di cui mi resi conto in quel momento davanti al camino, era di quanto effettivamente eravamo cresciuti. Ero abituata a vedere il mio viso davanti allo specchio diventare sempre più smunto di anno in anno, ma accanto a me in quel preciso momento avevo un ragazzo che stava iniziando ad avere le fattezze di un uomo, e la cosa mi lasciò sconcertata.
La sua mandibola contratta risaltava sul volto elegante, il naso longilineo e all’insù contornavano una regale espressione fiera e i suoi occhi di ghiaccio erano sempre stati, dovevo ammetterlo, il mio punto debole.
“C’è qualcosa che ti turba?” gli chiesi infine, cercando di nascondere i pensieri che mi avevano iniziato ad affliggere.
Ruotò il viso verso di me, in modo tale da trovarci faccia a faccia. “Solo la pressione che mi creano le aspettative degli altri nei miei confronti.”
Nei suoi occhi, un velo di tristezza che fece sparire con un timido sorriso poco dopo. “Mi interroghi su Pozioni?”
   
 
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