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Autore: Nives_as_snow    04/11/2020    1 recensioni
Il professor Solo insegna Storia presso il blasonato Boston College.
Brillante ed acuto, viene tuttavia, descritto da alcuni colleghi e corsisti come un sadico, dispotico, egomaniaco.
La giovane insegnante di Psicologia Rey Palpatine è all'assegnazione della sua prima cattedra.
I consigli dei docenti sembrano interminabili e la vena polemica di Solo pare acuirsi, considerevolmente, nei confronti della nuova collega.
Tuttavia la giovane si dimostrerà all'altezza delle sfide che affronterà, dopo il trasferimento, da una tranquilla cittadina di provincia, alla metropoli più storica ed affascinante degli States.
Imperturbabile, all'apparenza, un'aura di compostezza la avvolge.
Suo malgrado, insieme al collega, porterà alla luce verità recondite.
I personaggi sono presi in prestito dall' universo Star Wars e le fan art presenti non sono di mia proprietà. Alcune aesthetics, sono state create da me.
La trama è completamente di mia invenzione e di mia proprietà. Ne è vietata la riproduzione, anche solo parziale, senza consenso della sottoscritta.
Genere: Avventura, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ahsoka Tano, Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Rey
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Lady Tano! Che mi venga un colpo!" eruppe Rey, con una mano sul petto ansante, bianca in viso dalla paura.

"Oh mia cara... Mi dispiace davvero non intendevo spaventarti... è che la lampada qui fuori è fulminata e cercavo della legna nel capanno degli attrezzi, avrai sentito armeggiare."

"Lady Tano, qui è davvero molto buio si rischia di inciampare, la prossima volta non esiti, bussi pure, la aiuterò volentieri." Cercò di rincuorarla Rey vedendo l'anziana donna, sinceramente rammaricata.

"Ti prego vieni a prendere una tazza di tè, se ti va, così mi farò perdonare."

Rey, nonostante già in pigiama, infilò una giacca e accettò l'invito. 
Sapeva ancora così poco della sua cordiale padrona di casa.

"Così vive qui da quindici anni da sola ormai?" Chiese alla donna dagli occhi che parevano narrare mille storie seduta di fronte a lei.

Si, da quando mio marito è mancato.
Anche i miei figli vivono lontano, mi occupo di beneficenza nel quartiere e del volontariato, non c'è molto altro che si possa fare alla mia età, ma non mi lamento ho avuto una bella vita per tanti anni.

"Non si sente sola a volte?" Chiese Rey candidamente.

"Ci sono abituata... ad ogni modo vado a trovare i miei figli quando possibile."

Seguì qualche momento, nel quale le donne si studiarono, silenziosamente, alternando un sorriso ad un sorso di tè.
"Per quanto ti fermerai a Boston Rey?"

"Ancora non lo so, di sicuro, almeno per tutto l'anno accademico."

"Sono molto contenta di avere un po' di compagnia in questa grande casa ormai rimasta vuota."

"Ed io le sono grata della sua ospitalità Lady Tano." Sorrise dolcemente Rey, all'anziana signora.

"Verrò ancora a trovarla, mi farà sempre piacere bere un tè con lei."

Non rispose Lady Tano, ma lo sguardo - contornato dalle stanche rughe che le incorniciavano gli occhi di ghiaccio, come fossero le pagine della sua vita - le luccicò emozionato.
La donna proruppe in un sorriso così genuino che Rey, per un momento, ebbe l'impulso di abbracciarla tant' era la pace che emanava da quegli occhi saggi.


***

 

"La aspettavo prima, è in ritardo."

Una voce cupa la accolse, appena fatto capolino sull'uscio del soleggiato ufficio situato nell'ala est
del lungo corridoio, che si snodava, poi, verso i dormitori.

Su quel piano, il primo, erano situati tutti gli uffici degli insegnanti di ruolo del College.
Chissà, pensò Rey, se anche lei ne avrebbe posseduto uno tutto suo, un giorno.

Quell'uomo era veramente impossibile: aveva tardato si e no tre minuti, persa nel dedalo di corridoi di un' ala dove non si era mai avventurata.

La luce calda che dall' alta bifora illuminava il legno vivido della grande scrivania color mogano, meticolosamente in ordine, riuscì a conferirle un attimo di sollievo.

"A disposizione Mr. Solo, di cosa voleva parlarmi?"

Ancora non vedeva la sua imponente sagoma nella stanza, eppure gli rese immediatamente pan per focaccia, apostrofandolo 'Signor Solo' come lui aveva fatto il giorno prima con lei.

Avvertì la sua incombente presenza, incedere alle spalle, che gli aveva rivolto di proposito; si mostrò imperturbabile mentre la sagoma le girava attorno per porsi a sedere sull'ampia poltrona di pelle proprio di fronte a lei.

Con un cenno della mano Solo le indicò di accomodarsi, non gli piaceva che qualcuno stesse più in alto di lui.

Rey si finse ingenuamente all'oscuro, lo lasciò parlare, ma l'incontro con il rettore, al mattino, era stato delucidante.

Solo avrebbe dovuto lavorare, all'interno del suo corso di studi di Storia Contemporanea, per un intero semestre, al giallo di una studentessa del Boston College, trovata senza vita, misteriosamente, dopo mesi di ricerche, verso la fine degli anni Settanta.

Il docente di Psicologia, Palpatine avrebbe dovuto affiancarlo per analizzare la psiche criminale dietro il delitto.

"Dovremo necessariamente trascorrere del tempo di studio insieme per coadiuvare un'analisi coerente della questione, da sottoporre ai corsisti."

"Possiamo cominciare quando vuole, Solo, compatibilmente con i reciproci impegni." asserì serafica Rey.

"Adesso!" esclamò perentorio.

La ragazza fremette dentro, aveva promesso a Lady Tano che sarebbe andata a darle una mano, dopo le cinque, per sistemare alcuni vecchi oggetti di famiglia, ma una cosa era assolutamente certa, che di quel tale doveva liberarsi quanto prima. Quindi meglio iniziare con solerzia.

"Faccio una telefonata, per rimandare un impegno preso in precedenza."

"Si sbrighi però, non ho tutto il pomeriggio."

La ragazza estrasse il cellulare dalla borsa; voltandosi, occhi al cielo, si diresse fuori la porta dell'ufficio, lasciandola aperta con noncuranza, perché il tizio capisse con chi aveva a che fare.
Non certo con un soldato sottoposto!

I due si recarono nei seminterrati dove giaceva l'immenso, polveroso archivio del Campus.

L'umidità penetrava nelle ossa, e quell'idiota con cui doveva forzatamente confrontarsi, non le lasciò nemmeno il tempo di prendere il cappotto.

Erano trascorse diverse ore; seduti uno di fronte all'altra i due lavoravano ai rispettivi notebook, prendendo appunti.

Ormai fuori era buio e lo stomaco di Rey iniziava a brontolare.

"Solo, ho bisogno di una pausa, devo assolutamente bere, assumere degli zuccheri." 
ed adempiere alle funzioni fisiologiche vitali... che tu sia maledetto, emerito imbecille! -"

Le tremava la voce dal freddo, che la stava quasi paralizzando, tanto da non sentire più braccia e gambe, se non in un fastidioso formicolio, mentre l'energumeno dinnanzi a lei non si era degnato di rivolgerle la benché minima attenzione.

La verità è che avrebbe ritrovato la strada dell'ufficio di Solo, dove aveva lasciato le sue cose, con molta fatica da sé, ma pareva l'unica soluzione.

Si alzò di scatto spazientita e iniziò a cercare i cartelli direzionali, intenzionata a tornare due piani sopra il livello di ipotermia che, di lì a breve, l'avrebbe messa a tappeto.

A quel punto, visibilmente seccato dell'interruzione, Solo la seguì dovendo quasi correrle dietro.

Avevano perso completamente la cognizione del tempo.

Rey posò la mano sul maniglione antipanico, ma raggelò, la porta era bloccata.

Solo guardò l'orologio, mancava poco a mezzanotte e si sarebbero spente le luci e scattate quelle d'emergenza.

A quel punto Rey lo fissò furiosa, se uno sguardo avesse potuto uccidere, stecchito! Questo sarebbe stato l'idiota che le stava davanti con quell'aria da damerino sfigato nei suoi abiti ricercati, il suo golfino di cachemere a tono con calzini e pantaloni, la bocca semi spalancata e lo sguardo da pesce lesso con il quale la fissava.

La stava guardando senza dire una parola, sul suo viso, forse, per la prima volta era comparsa un' espressione simile alla compassione?

Mezzanotte in punto, rintoccarono le campane, le luci si spensero.

Per più di dieci minuti avevano tentato, con i cellulari, di contattare qualcuno, ma non c'era campo.

Nulla da fare. Rey, tornata nei pressi della sua postazione si sedette su un divanetto tenendosi la testa tra le mani.

Poco dopo sentì Solo affiancarla.

Lo guardò truce, le labbra livide che ormai teneva serrate, le braccia strette intorno al corpo sulla camicetta leggera, le gambe esili, aggrovigliate inutilmente, in cerca di un po' di calore.

La stava fissando e questo la irritava di più. 
D'un tratto si tolse gli occhiali poggiandoli sul divano, si alzò e sfilò il golfino che porse alla ragazza senza proferire parola.

Se mai ci fosse stato un camino ve lo avrebbe lanciato volentieri dentro, ma non le parve il caso di rischiare seriamente l'ipotermia per orgoglio.

Accettò quel momentaneo gesto di tregua, dal collega, che tornò, come niente fosse, al PC.

Il calore del golfino la ristorò almeno dal freddo, ma non dai morsi della fame; si rannicchiò in un cantuccio del sofà e aspettò... che passasse un poco il freddo, aveva riparato le gambe sotto la gonna plissè di lanetta che indossava e immerso il viso nelle maniche ove respirava per scaldarsi.

Quanto avrebbe voluto essere nel suo letto, o a bere del tè con Lady Tano.

Persa in quei pensieri sollevò lo sguardo verso il collega: non indossava gli occhiali, la luce azzurrina proveniente dallo schermo del portatile, gli contornava il volto stanco, una mano tra i capelli e gli occhi strizzati per riuscire a leggere.

Pochi istanti dopo un' esile mano gelida, porse a Solo gli occhiali, dimenticati sul divano.
Egli sollevò lo sguardo verso miss Palpatine, prendendoli.

 

Note dell' Autrice:

Era una notte buia e fredda nei seminterrati del Boston College. 
Professor Solo l'ha combinata grossa 'stavolta', ma abbiamo la vaga sensazione che non sarà l'ultima!

Spero che abbiate colto l' easter egg dedicato alla Trilogia Prequel. 😏
Come suo nonno prima di lui, non sopporta che qualcuno stia più in alto di lui.

 

   
 
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