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Autore: EllyPi    05/11/2020    1 recensioni
Dopo la morte del tiranno Galbatorix ognuno prese la sua strada, due donne sedevano sui loro troni, due cavalieri alla ricerca di qualcosa. Il destino a volte porta a risultati diversi da ogni speculazione e previsione. Come procederà la storia di Alagaesia dopo la pace?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Galbatorix, Murtagh, Nasuada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nasuada si era staccata dal loro abbraccio allo scoppiare in un pianto fragoroso del loro bambino.

Si era avviata verso la porta, girandosi in segno al ragazzo di seguirla.

“Vieni con me, ti darò il permesso di conoscerlo, e forse potremo finalmente decidere un nome per lui, povero piccolo senza nome…” , lo invitò con un sorriso talmente dolce che il Cavaliere pensò che fosse una creatura mistica scesa sulla loro terra per rapirlo con tanta bellezza.

La seguì su per le scale di pietra, dentro la sua stanza dove nella culla il neonato sgambettante piangeva disperato. “Cos’ha?” , chiese preoccupato.

“Solo fame se siamo fortunati, altrimenti si tratta di coliche e sono meno simpatiche da fargli passare”, rispose prendendolo delicatamente tra le sue braccia e sedendosi sul letto.

Si abbassò la spallina dell’abito assieme alla manica, sfilandole per poter attaccare il neonato al suo seno. Il piccolo fece qualche smorfia che il ragazzo trovò quasi buffe, soprattutto dopo che a tanto pianto era corrisposta una poppata di pochi minuti dopo cui il piccolo era caduto in un sonno profondo con un sorriso beato da chi ha la pancia piena alla sua età.

Murtagh alzò la mano con il Gedwëy ignasia, la cicatrice dei Cavalieri, per toccare il neonato. Gli appoggiò il palmo dietro la testolina piena di sottili capelli scuri. Sentì immediatamente una connessione con quell’esserino, come era successo con il cucciolo di Castigo. Il cuore si riempì di quell’energia di connessione tanto preziosa, tanto da far quasi piangere il ragazzo sopraffatto da una tale forza. Nasuada gli poggiò la mano del braccio con cui non stava sorreggendo il piccolo sulla sua guancia. “Forse dovremmo decidere per lui un nome.” , suggerì sussurrando per non svegliare il piccolo.

“Mentre ero a Illirea pensavo di chiamarlo come mio padre ma non sono riuscita quando mi sono svegliata e ho conosciuto mio figlio. È così poco Ajihad” , continuò la regina scoppiando in una risata allegra solleticando il naso del suo bambino. Murtagh fu d’accordo che il bambino non avesse proprio l’aspetto per ereditare il nome del nonno materno. Erano così diversi…

“Di sicuro Morzan è fuori discussione” , sentenziò lui.
Nasuada fu d’accordo anche sul punto del Cavaliere. “Finiarel?”, propose.
“È un nome importante e bellissimo, ma credo che avrà bisogno anche di un nome umano, per essere accettato meglio nella capitale” , aggiunse il Cavaliere.

“Cadoc? Tornac come il tuo maestro?”

“Per quanto potessi stimare il mio maestro, ho già dato il suo nome al mio cavallo da guerra. Non sono sicuro di voler chiamare mio figlio come il mio cavallo. Cadoc era mio nonno ma non so nulla di lui, se non che io sono nato perché ha cacciato mia madre di casa quando scoprirono che fosse una strega, portandola a diventare la Mano Nera e conoscendo mio padre, perciò no.”

“Ruaidhrì*? Come il re rosso, ultimo re degli umani?”, propose lei.
Murtagh guardò il piccolo e annuì, era un nome adatto per un principe figlio del Cavaliere del drago rosso. Allungò la mano e gli accarezzò di nuovo la testolina, pronunciando un augurio nell’Antica Lingua.

“Vuoi tenerlo?” chiese la Regina dolcemente. Murtagh annuì e cercò il meglio che potè di imitare la posizione delle braccia della regina nel tenere il piccolo. Pensò che doveva essere una visione buffa: un ragazzo alto e forte totalmente irrigidito dal timore di far cadere un neonato. Era più piccolo di quanto non sembrasse, probabilmente a causa di tutte quelle coperte che lo avvolgevano contro il freddo dell’inverno, che mascheravano la sua nascita prematura e il suo minuscolo corpicino. Improvvisamente, nel cuore di Murtagh si riaccese lo stesso senso protettivo che aveva provato quando si era schiuso l’uovo di Castigo e il re minacciava di fargli del male se non gli avesse giurato fedeltà.

I bambini sono morbidi, i draghi no. Dovrai proteggere e custodire tuo figlio in maniera maggiore di come faresti con un cucciolo di drago. Detto questo, posso vedere con i miei occhi la creatura che tanto ti spaventa e conoscere sua madre? , intervenne il drago.

“Castigo chiede se può vedere Finiarel” , informò la ragazza il Cavaliere.

“Certamente, volentieri. Ma ti proibisco di portarlo a volare così piccolo! Ricordati che è nato tre mesi prima del tempo”, lo apostrofò mentre lo seguiva fuori dalla stanza.

Il Cavaliere era insicuro nell’andatura come un cortigiano costretto a prendere servizio la prima volta in una serata tutta bicchieri di cristallo e vassoi.

Finalmente la porta d’ingresso…, pensò Murtagh sfinito da quei pochi passi con un tesoro così prezioso e fragile tra le braccia.

Temeva di lasciarlo cadere e che quel sogno potesse infrangersi improvvisamente.

Nel vederli, l’enorme creatura squamata si abbassò al suolo per essere al loro livello. Tenne però il collo fieramente alzato per permettersi la vista dall’alto della creaturina.
Quale è il nome del figlio del mio Compagno?, chiese nelle menti dei genitori.

Finiarel Ruaidhrì, rispose Nasuada, lasciando che drago e Cavaliere entrassero nella sua mente, ovviamente limitati alla porzione adibita al dialogo. Il drago sbuffò aria calda sul piccolo da una distanza sufficiente per non scottarlo e lo benedì nell’Antica Lingua, poi spostò il grande collo davanti a Nasuada. Benedì anche lei, augurandole di crescere al meglio suo figlio e futuro re di tutta Alagaesia e di poter essere felice nella sua vita con il suo Compagno-di-cuore-e-di-mente.

 

 

In quel momento tutta la paura del futuro di Murtagh si disciolse. Sentì per la prima volta di essere nel posto giusto, al momento giusto. Si sentì contento di aver presentato suo figlio a una creatura tanto antica e potente come un drago, il suo Compagno, che aveva benedetto la vita di un futuro re. Si sentì orgoglioso per la prima volta di essere un uomo sposato, con la ragazza più forte e determinata di tutto il reame, una regina buona e coraggiosa; e si sentì fiero della giovane vita che avevano generato insieme ed era speranzoso, anzi ottimista, che Finiarel sarebbe stato destinato ad essere un re altrettanto saggio e amato come la madre, e come l’uomo di cui portava il secondo nome.

 

“Angela mi ha contattata poche ore prima la sua nascita, prima che cadessi in quel sonno profondo durato quasi una luna, per dirmi che le ossa di drago le avevano parlato, dicendole che sarebbe nato in quel giorno un bambino che tanto stavano aspettando, che sarebbe cresciuto per diventare un re buono e che avrebbe portato cento anni e più di pace e prosperità ad Alagaesia”, disse Nasuada con gli occhi imperlati di lacrime, come se fosse riuscita a provare i sentimenti del Cavaliere assieme a lui. “Non ci avevo dato peso, ma avevo deciso di chiamarvi comunque per farvi ritornare, e ora che siete qui al mio fianco, finalmente capisco le sue parole. Vi ringrazio per essere corsi da me, per aver deciso di rimanere al mio fianco e nella vita di questo bambino. Lui è veramente destinato alla grandezza!”, terminò stavolta con lacrime copiose che le bagnavano le guance. Il Cavaliere spostò il bambino su un braccio solo, come aveva visto fare alla regina per poter avere un braccio libero, e le cinse le spalle, baciandole la fronte.

 

 

 

*N.d.A.: la pronuncia è Roderic o Rodric alla maniera del Nord di Alagaesia

  
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