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Autore: Yuphie_96    05/11/2020    1 recensioni
Tratto dal Primo Capitolo:
L’ultima cosa che aveva colpito il biondo Kaiser era il nome.
Il nome del ristorante era Vienna.
Come la capitale austriaca… e servivano piatti bavaresi… non dovevano avere tanto le idee chiare, ma Karl ci aveva mangiato bene e quindi aveva continuato ad andarci, soprattutto quando il suo frigo era desolatamente vuoto, come quel mezzogiorno.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolino della Robh: Buonasera! ♥
Ho due notizie per voi oggi, una buona e una cattiva, dunque quella buona è che questo è il penultimo capitolo, eh sì, il prossimo sarà l'ultimo capitolo e poi ci sarà un piccolo epilogo che concluderà la storia di Saphira e del Vienna, quella cattiva invece è che ho già pronta un'altra storia da pubblicare quindi non vi sbarazzerete tanto presto di me, arrendetevi. xD
Ma parliamo di questo penultimo capitolo, dunque (!) come avevo accennato nello scorso capitolo dove gettavo una sorta di base, in questo capitolo c'è un pezzo molto importante per me che riguarda Saph in particolare, è una sorta di pezzo autodescrittivo perchè quello che prova lei in quel momento io l'ho passato qualche anno fa e... niente, spero vi piaccia e che non mi/la prendiate per pazza, ecco. ^^'''
Nel finale abbiamo un colpo di scena perchè se io non complico le cose allora non sono contenta, Serè me lo dice spesso che sono una guastafeste in effetti O.o, ma vedrete che nel prossimo capitolo andrà tutto a posto... o forse no... chi lo sa, voi leggete questo intanto. xD ♥
Buona lettura! ♥




Ps: Un grazie speciale a Khrenek per tutti i consigli che mi ha dato, sei un vero tesoro! ♥




 

Karl Heinz Schneider era fermamente convinto che se facevi una cosa per la prima volta non sapendo nulla di come poteva essere il risultato finale e ti andava bene, allora doveva andare bene per forza anche la seconda volta.
Ne era sempre stato sicuro, anzi di più sicurissimo, perché i fatti gli avevano sempre dato ragione.
Si rivolse quindi alla sua fidanzata, quella sera, con un sorriso tranquillo in volto, credendo di sapere già la risposta che la rossa gli avrebbe dato, perché se alla fine Saph aveva accettato la sua richiesta ed era andata a vederlo allo stadio, lasciando il ristorante a Cordula ed Axel, allora avrebbe sicuramente accettato anche di andare in vacanza con lui.
Sicuramente.
… Sicuramente…
“Non potevi chiederglielo in un altro momento Kaiser della malora?!”
Urlò Cordula, riprendendo leggermente colore in viso.
L’attaccante si ritrovò ad ammettere che magari sì, avrebbe potuto chiederglielo in un secondo momento, magari quando sarebbe finito il servizio serale e fossero andati a casa della rossa… ma come poteva immaginare, lui,  che Saphira per lo shock di quella domanda avrebbe lasciato la presa sulla padella che aveva in mano?! E per fortuna Axel era riuscito a prenderla al volo dato che era vicino alla cuoca!
Lui, però, gli aveva fatto una semplice domanda!

Domanda che ebbe risposta solo quando si ritrovarono nella stanza della ragazza,  visto che erano stati minacciati entrambi con i tacchi dalla cameriera se solo avessero osato parlarne ancora in cucina, e che non fu ovviamente quella che Karl avrebbe voluto sentirsi dire, ma avrebbe dovuto immaginarselo questo dato che le risposte che gli dava Saph erano sempre il contrario di quelle che s’immaginava lui.
“E’ alta stagione Karl, non posso chiudere e partire quando questo è proprio il periodo più redditizio per il ristorante, ci sono un sacco di turisti qui a Monaco!”
Spiegò la rossa, mettendosi a sedere a cavalcioni sul suo bacino.
“Ho notato…”
Borbottò il Kaiser, sdraiato comodamente nel centro del suo letto.
Da quando era iniziato il periodo estivo la capitale bavarese si era riempita sempre più di turisti, e se la cosa negli anni precedenti non aveva mai fatto né caldo, né freddo, all’attaccante del Bayern, quell’anno invece aveva dovuto farci i conti dato che aveva iniziato una relazione con una cuoca di ristorante.
Anche se piccolo e appartato, il Vienna attirava i turisti esattamente come tutti gli altri ristoranti della città, e se questa era grande fortuna da una parte, dall’altra Karl non riusciva a pensare che fosse anche una sfortuna, visto come Saph – e Werner… ma lui difficilmente contava anche l’aiuto cuoco – si ammazzava ogni giorno in cucina.
Aveva deciso, la rossa, di posticipare l’orario di chiusura di entrambi i servizi, sia per poter sfruttare al massimo il viavai di persone e quindi avere frequenti ricambi ai tavoli, sia per poter avere più tempo per poter cucinare, ma non era servito a molto, lei e il castano erano comunque costretti a correre per poter preparare tutti i piatti richiesti, e così dovevano fare anche Cordula ed Edmund in sala per poterli servire senza far aspettare troppo.
Arrivavano sempre a fine serata tutti e quattro distrutti, ma il giorno dopo era altrettanto pronti per ricominciare tutto da capo.
“Ti servirebbe, però, un periodo di pausa”
Insistette Schneider poggiandole una mano sulla guancia e sfiorandole con il pollice le occhiaie scure che le si erano formate sotto gli occhi.
“Ti porterei anche in un bel posto tranquillo, così potresti riposare senza problemi”
“Karl…”
“Non voglio farti scegliere tra me e il ristorante, te l’ho già detto quella volta, sono solo preoccupato per te, ho notato che hai iniziato a prendere delle vitamine prima di cominciare a cucinare”
“Lo dici come se stessi assumendo dei farmaci strani, sono solo vitamine… le prendo ogni anno in questo periodo, non è una novità per me”
“Per me sì, invece”
Obbiettò il biondo, stringendo la presa che aveva sul suo fianco morbido.
“Voglio che tu stia bene”
Le mormorò, facendole sciogliere il cuore in brodo di giuggiole.
Saph gli sorrise dolcemente, prendendogli la mano che ancora teneva sulla sua guancia tra le sue e portandosela alle labbra per lasciarci sopra dei piccoli e lunghi baci.
Questo fece sorridere un poco anche il calciatore, che si alzò a sedere per poter sostituire la mano con le labbra.
“Vedi che ho ragione io a chiamarti krapfen? Sei incredibilmente dolce e buono”
Rise piano, la cuoca, sulle sue labbra.
“Ahn ah, quando e con chi voglio io, però, dovresti sentirti onorata di essere tra i pochi eletti che mi possono vedere così”
“Addirittura onorata, qui qualcuno dovrebbe lavorare un po’ sul suo ego o mi sbaglio?”
“Nah, sono semplicemente onesto”
Saphira alzò gli occhi tempesta al soffitto e Karl ne approfittò per rubarle un altro bacio, ridendo.
Sentendola staccarsi poco dopo, il Kaiser capì che non ce la faceva più a tenere gli occhi aperti e che quindi voleva mettersi a dormire, c’era da dire che era durata più della notte prima dove si era addormentata in macchina, ma per lui il discorso di poco prima non era ancora concluso.
“Almeno pensaci, fallo per me”
Fu sleale, da parte sua, usare gli occhioni dolci e la vocina, ma in guerra e in amore tutto era permesso, no?
“Questo te lo posso promettere”
Disse Saph, cercando di trattenere le risate.
“Ma non posso prometterti che la risposta sarà affermativa”
“Mi sta bene”
Le sorrise Schneider, avvicinandosi per darle l’ultimo bacio della buona notte.

“Ti sta bene sul serio?”
“Per niente”
“Lo sospettavo”
Ridacchiò Genzo, beccandosi un’occhiataccia dal biondo accanto a lui.
Quella mattina avrebbe avuto l’ultimo incontro con la società del Bayern Monaco, poi, a partire dalla nuova stagione calcistica, avrebbe fatto ufficialmente parte della squadra bavarese.
Non era stata una scelta facile, per il SGGK, lasciare la sua amata Amburgo, ma non aveva potuto fare altrimenti, non era nelle sue intenzioni passare il resto della sua carriera in panchina per quello che non considerava neanche un errore.
Per poter tornare a giocare tra i pali che tanto gli erano famigliari, aveva accettato la richiesta che gli aveva fatto tempo prima il Kaiser.
Kaiser che, in quel momento, se ne stava seduto al tavolino del bar, dove si erano fermati in attesa dell’orario dell’incontro, con un grosso broncio in bella vista.
“Ero e sono serio quando dico che non voglio farle scegliere tra me e il Vienna, sarebbe da carogne farlo sapendo quanto è importante per lei quel luogo, e sono altrettanto serio quando dico di essere preoccupato per la sua salute”
Precisò Karl ancora una volta.
“Ma?”
Insinuò Wakabayashi, prendendo un sorso del suo caffè.
Sapeva che c’era un ‘ma’, si conoscevano troppo bene.
“Ma… mi farebbe anche un po’ piacere averla tutta per me per un periodo”
“Solo un po’?”
Chiese il portiere, guardandolo da sopra la tazza.
Aveva detto che lo avrebbe accompagnato all’incontro per fargli compagnia, ma a giudicare da quello che stava succedendo, lo aveva fatto anche per avere qualcuno con cui sfogarsi.
“Ok, mi farebbe tanto piacere, pagherei qualunque cifra per avere del tempo per noi due da soli”
“Mi sembrava di aver capito che del tempo per voi ce lo avete eccome, dato che vai ogni giorno al ristorante e dormite insieme ogni notte”
“Al ristorante ha troppo da fare e non siamo mai davvero da soli, e certe volte la notte è troppo stanca anche solo per scambiare due parole”
Sospirò, l’attaccante, passandosi una mano tra i capelli biondi.
“Sarebbe solo una vacanza… mi chiedo cosa la freni così tanto, togliendo la questione del ristorante”
Perché doveva esserci sicuramente sotto anche qualcos’altro, non poteva essere davvero solo il Vienna a bloccarla ogni volta, si rifiutava di crederlo.
“Magari ha proprio paura di stare da sola con te”
Ipotizzò il giapponese.
“Che vuoi dire? E’ stata da sola con me altre volte”
“Sì, ma un conto è per un paio di ore o per una notte, un altro è l’idea di starci per giorni, forse l’imbarazzo le fa venire paura di cose o situazioni che potrebbero succedere e quindi preferisce evitarle”
“A questo non ci avevo pensato…”
Ammise Karl, abbassando lo sguardo.
Si era talmente abituato all’idea che ormai con lui potesse essere sempre a suo agio da non prendere nemmeno in considerazione l’ipotesi che avrebbero potuto trovarsi in situazioni imbarazzanti, almeno per Saphira, dove la ragazza sicuramente non avrebbe saputo come gestirle.
Un nuovo problema era appena venuto fuori.
Stupendo.
Maledisse il portiere davanti a lui per averlo tirato fuori… e poi lo benedisse, quando tale portiere propose anche una soluzione per il problema.
Ecco perché aveva insistito tanto per farlo andare a Monaco!

Saph sapeva che se Karl non si era arreso quando aveva voluto portarla allo stadio, allora non si sarebbe arreso neanche per la vacanza che le aveva proposto.
Per questo pensò seriamente a quella proposta fin da quando mise piede al ristorante dopo essere tornata dal giro al mercato con Axel, proprio come gli aveva promesso.
Per fortuna, aveva anche lei qualcuno che avrebbe ascoltato i suoi pensieri…
“Bimba, sei davvero una grande cretina”
… e che l’avrebbe insultata sempre in modo amorevole, ovviamente.
“Ma-“
“Ma un paio di scatole Saph, ti sembrano davvero domande da fare?”
Non appena Cordula si era stesa accanto a lei per terra, sotto il condizionatore posto all’entrata del locale – l’altro era stato sequestrato dall’aiuto cuoco, che si era rinchiuso in ufficio per riprendersi dalla calura che avevano sopportato al mercato -, la rossa le aveva chiesto se fosse una brava proprietaria.
“Ovvio che sei una brava proprietaria, anzi sei un’ottima proprietaria e questo te lo direbbe anche Derek se adesso non si stesse rivoltando nella tomba per la stronzata che hai appena chiesto, forza, adesso guarda quella foto e chiedigli scusa”
Ordinò la rosa, puntando un dito contro la foto del vecchio proprietario.
La cuoca la guardò davvero, ma invece che chiedergli scusa, pose un’altra domanda.
“Chiudere il ristorante per andare in ferie, secondo te equivarrebbe a tradirlo?”
“Oh mio- ma che razza di domande sono queste Saphira?!”
Urlò la cameriera, tirandosi a sedere per poterla guardare in viso.
“Me lo sto continuando a chiedere da ieri”
Confessò la minore, continuando ad osservare il volto sorridente del parente.
Al contrario di quello che aveva pensato Karl nello stesso momento, era davvero solo il Vienna a bloccare Saphira dall’andare in vacanza con lui, quello e la paura di deludere il nonno che le aveva lasciato il suo bene più prezioso.
Lo aveva lasciato a lei, e lei ne aveva fatto la sua bolla, la sua vita, non pentendosi di niente, continuando a cucinare e a prendersene cura ogni giorno.
Cordula addolcì lo sguardo e tornò a stendersi, prendendole una mano e stringendogliela forte.
“Bimba, sai perché sono stata felice fin dall’inizio quando tu e Schneider avete iniziato ad avvicinarvi?”
“No…”
“Perché finalmente era arrivato qualcuno che ti avrebbe portata fuori di qui”
La rossa sgranò gli occhi azzurri e li portò sul volto dell’amica, che la stava guardando a sua volta.
“Non pensare male Saph, io amo questo ristorante esattamente come lo ami tu e come lo amano Axel ed Edmund, ma il tuo rapporto con questo posto non è sano, questo lo penso io, lo pensava Aimée e lo avrebbe pensato anche Derek vedendoti”
Mormorò dolcemente la rosa, aumentando la stretta sulla mano.
“In questi anni hai dato letteralmente sangue, sudore e lacrime non staccandoti mai, e questo non va bene Saphira, non va bene per niente, parecchie volte ti ho detto di allentare la presa ma non hai mai voluto ascoltarmi, solo quando è arrivato Schneider hai iniziato lentamente a farlo”
Continuò Cordula, girandosi completamente verso di lei.
“Chiudi il ristorante e vai in ferie con lui, ti farà bene e il Vienna rimarrà qui ad aspettarti anche da chiuso”
La rossa annuì piano, tuffando a nascondersi poi contro il suo petto prosperoso per poter lasciare andare i singhiozzi che le stavano serrando la gola.
Quando Axel uscì finalmente dallo studio, poco prima dell’orario di apertura, le trovò ancora abbracciate per terra… la foto che fece avrebbero fatto rodere il Kaiser per anni, ne era strasicuro!

“Saph, piccola!”
Urlò Karl entusiasta, prendendola tra le braccia e alzandola da terra.
“Ehi, sono felice di vederti anch’io”
Rise la rossa, stringendogli le spalle forti.
Lo aveva chiamato alla fine del servizio per il pranzo e gli aveva detto di aver pensato alla proposta delle vacanze insieme, ma non era riuscita a comunicargli la sua decisione perché l’attaccante glielo aveva impedito, dandole frettolosamente appuntamento sotto casa sua prima di chiuderle in faccia la chiamata.
“Ti stavo dicendo al telefono-“
“Aspetta, prima voglio dirti io qualcosa e ti assicuro che sarà la soluzione a un tuo grosso problema!”
“Un mio grosso problema?”
Ripeté Saph perplessa.
“Sì! Vedi, stamattina ho parlato con Wakabayashi e lui mi ha fatto notare che, quando ti ho chiesto di venire con me, non ho pensato al tuo problema con l’imbarazzo”
“In effetti no ma-“
La cuoca fu nuovamente interrotta dal biondo, ormai un fiume in piena.
“Mi dispiace per non averci pensato, sono stato un vero idiota, ma Genzo oltre ad avermelo fatto notare mi ha proposto anche una soluzione, non siamo costretti ad andare in vacanza noi due da soli se ti imbarazza troppo, possiamo andare con lui e Tsubasa ad Ibiza!”
Saphira avrebbe voluto dirgli che no, non era un idiota.
Karl Heinz Schneider, in quel momento per lei, era l’uomo più dolce e premuroso dell’intero pianeta Terra, si era preoccupato per qualcosa a cui lei non aveva neanche mai pensato, e aiutato dall’amico aveva trovato una soluzione che l’avrebbe fatta stare meglio.
Come non andare in brodo di giuggiole?
Come non sentirsi una completa cretina per non essersi confidata con lui del vero problema?
“In verità Ka- hai detto Ibiza?”
Chiese però Saph, invece che confessare la verità come si era ripromessa giusto pochissimi secondi prima.
“Ibiza”
Confermò Schneider sorridendo.
“Ibiza in Spagna?”
“Ibiza in Spagna”
… Magari gli avrebbe confessato tutto quella sera quando sarebbero stati a letto, adesso era troppo occupata ad urlare dalla pazza gioia e a riempirgli il viso di baci.

“Cordula vado ad Ibi- ehi! Ma quella è una brochure di una crociera?”
Si bloccò la rossa dopo essere entrata nel ristorante tutta entusiasta e aver visto l’amica seduta ad un tavolo con in mano un volantino.
Si avvicinò a lei pensando che era ovvio che, così come lei andava in ferie ci sarebbero andati anche i suoi amici, ma non si aspettava che la rosa sapesse già dove e cosa fare.
“… Certo che no, non è assolutamente una brochure che parla di crociere in Svezia, proprio per niente bimba, te lo posso giurare”
Cercò di arrampicarsi sugli specchi, Cordula, nascondendo nel frattempo la brochure sotto al sedere.
“Io non ho mai nominato la Svezia”
Insinuò Saphira, incrociando le braccia sotto al seno e assottigliando lo sguardo maliziosa.
“Svezia? Chi ha mai parlato di Svezia?”
Chiese la cameriera, guardandosi intorno per fare la gnorri.
“Allora, la signora dell’agenzia mi ha chiesto se volevi fare dei tour, avere una guida e altre cose che non sapevo quindi mi sono fatto dare questi volantini, decidi tu poi che cavolo fare per il viaggio a Stoccolma”
Le interruppe Axel, entrando in quel momento nel ristorante con in mano i citati volantini che parlavano della città di Stoccolma.
Capitale della Svezia.
Città natale di un certo cavaliere del sole di mezzanotte.
“Non giudicare”
Sibilò la rosa, arrossendo furiosamente.
Saph non l’avrebbe giudicata, non lo faceva mai, ma quella sera avrebbe fatto chiamare Levin a Karl per poter sapere di più su quella ‘crociera’.


Una settimana più tardi il Vienna chiuse ufficialmente per ferie per la prima volta dopo anni, e tutti e quattro i custodi ne approfittarono per partire.
Edmund, grazie anche alla mancia extra che la cuoca ci tenne a dargli, andò nuovamente via con i suoi amici.
Axel scappò in montagna per cercare di sfuggire alla calura dell’estate.
Cordula, abbandonata l’idea della crociera, optò per il semplice viaggio a Stoccolma, non facendo richiesta di nessuna guida all’agenzia perché la sua guida personale la stava già aspettando.
Saphira partì insieme a Karl e Genzo alla volta di Barcellona, dove li stava aspettando il fidanzato di quest’ultimo, Tsubasa Ozora.
La rossa aveva avuto seriamente paura di incontrarlo, non perché credeva fosse una brutta persona o perché avesse qualche pregiudizio nei suoi confronti, no.
Saph aveva paura d’incontrare Tsubasa perché Tsubasa aveva fatto del calcio la sua vita… e lei, di calcio, sapeva giusto solo qualche ruolo… a voler essere gentili… come sarebbe riuscita a guardarlo negli occhi o a parlarci con tutte le sue lacune?!
Manifestò le sue paura agli altri due calciatori, e fu Genzo, con il quale aveva iniziato ad instaurare una bella conoscenza, da quando aveva iniziato ad accompagnare l’amico biondo al ristorante, a rassicurarla dopo aver riso, il centrocampista amava sì il calcio, era il suo sogno e il suo lavoro, ma non era il maniaco del pallone che tutti immaginavano fosse.
Nonostante queste parole, la rossa aveva passato il viaggio in aereo immaginandosi i peggiori scenari possibili e, quando arrivarono alla saletta privata dove Ozora li stava aspettando, fu tentata di gattonare via come mai aveva fatto, mandando al diavolo la vacanza.
Fortunatamente il sorriso con cui l’accolse Tsubasa e il braccio di Karl intorno alla sua vita la fermarono dal farlo per davvero, e poterono prendere l’aereo per Ibiza tranquillamente.

Appena arrivarono alla casa in riva al mare prenotata il portiere rapì il suo capitano e si rinchiuse con lui nella loro stanza matrimoniale, Karl ne approfittò subito per iniziare a prenderli in giro mentre Saph prima ispezionò la cucina dove avrebbe cucinato in quei giorni, poi corse in spiaggia, dove si tolse in fretta i sandali per poter immergere i piedi nell’acqua calda del pomeriggio.
Chiuse gli occhi e alzò il volto al cielo, godendosi sia quella sensazione, sia quella del leggero vento salmastro che le smuoveva delicatamente i capelli rossi sciolti.
“Sei felice?”
Le chiese Schneider abbracciandola da dietro dopo averla raggiunta.
Non che non si divertisse a prendere in giro il suo migliore amico intento a fare chissà cosa con il suo fidanzato, ma  il SGGK ad un certo punto aveva minacciato di fare lo stesso con lui e la cuoca quindi aveva saggiamente deciso di raggiungere in spiaggia la sua ragazza.
La rossa annuì solamente appoggiandosi al suo petto con la schiena, restando ad occhi chiusi per concentrarsi sul rumore e il profumo delle onde, si era quasi dimenticata quanto potessero essere rilassanti visto che erano anni che non li sentiva, e questo le fece apprezzare ancora di più la decisione di essere andata in vacanza con Karl.
Il biondo sorrise e le baciò piano una tempia, rafforzando la stretta sulla sua vita, iniziando a contemplare il paesaggio davanti a loro con lei.
Era tutto perfetto.
Era in vacanza con la sua compagna, lei era felice di essere lì con lui, stavano bene entrambi, era… semplicemente perfetto, niente poteva rovinare quel momento che andava, man mano, a imprimersi sempre di più nel cuore del Kaiser scaldandolo d’amore.
Amore.
Karl si ritrovò a riflettere che lui e Saph non si erano ancora espressi su quello, ma accantonò in fretta il pensiero per non rovinare tutto.
Sarebbe arrivato il momento perfetto anche per dirle che l’amava.

“Ma quanto ha bevuto?”
Chiese Wakabayashi, mentre portava l’attaccante ridente sul letto aiutato dal fidanzato.
Quella sera lui e Tsubasa erano rimasti a casa per potersene stare in panciolle tranquilli mentre Karl e Saphira avevano optato per uscire, sia per fare una passeggiata da soli, sia per lasciare la giusta privacy anche ai due giapponesi che non si vedevano da tanto e dovevano recuperare.
Durante la passeggiata ne avevano approfittato e si erano fermati in un bar a bere qualcosa, con un risultato che la rossa non avrebbe mai immaginato.
Ovvero un Kaiser ridente e traballante.
“A dire il vero solo un cocktail e mezzo, il resto gliel’ho bevuto io”
Confessò la cuoca, togliendosi finalmente i tacchi per poter andare a dare loro una mano.
Non era stato facile riportare a casa il biondo indossando quelli ma aveva voluto metterli per non deludere le aspettative che Cordula aveva riposto in lei, mai si sarebbe aspettata di dover rimpiangere i suoi sandali raso terra perché il suo fidanzato si era ubriacato, e menomale che era riuscita a far mantenere ad entrambi un buon equilibrio, sarebbe stato tragicomico sennò portare la stella del Bayern Monaco al pronto soccorso per una gamba rotta fuori dal campo di calcio.
“Non mi stupisce troppo, qui i cocktail sono forti e noi calciatori non abbiamo il fisico adatto a reggerli”
“Parla per te, figlio del calcio dei miei… dei miei palloni!”
Urlò l’attaccante a Tsubasa, per poi scoppiare a ridere da solo per quella  che a lui sembrò una battuta divertentissima.
Il capitano della nazionale giapponese e la cuoca si guardarono perplessi tra loro, intanto il SGGK tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
“Saph ti offendi se faccio un video e lo mando a tutti quelli che conosce?”
“Beh mettiamola in questo modo, per offendere non mi offenderei, ma sarei una pessima fidanzata a lasciartelo fare”
“Allora una foto? Una piccina?”
“Buona notte Saphira”
Salutò il centrocampista, acchiappando il fidanzato per un braccio e trascinandolo fuori dalla stanza prima che potesse chiedere altro.
“Buona notte”
Salutò di rimando la rossa, andando a coprire la risata che stava per nascerle sul volto con la mano.
La porta si chiuse dietro ai due giapponesi, e i due tedeschi rimasero da soli.
“Buona notte!”
Esultò Karl, alzando le braccia al soffitto.
“Sì, in effetti tu hai proprio bisogno di una bella dormita”
Convenne la cuoca, andando a scostargli i capelli dalla fronte.
“Adesso ti aiuto a metterti sotto le coperte e dopo ti metti a dormire, ok? Una luuuuunga dormita ristoratrice”
“Uhm… tu starai con me, vero?”
Mugugnò Schneider avvicinandosi a lei, seduta sul bordo del letto.
“E dove vuoi che vada?”
Rise la rossa, iniziando ad accarezzare i capelli biondi del compagno non appena lui appoggiò la testa sulle sue gambe, lasciate scoperte dal leggero vestito blu che aveva indossato per la passeggiata serale.
“Non lasciarmi mai Saph… ti amo…”
Saphira non si sarebbe mai immaginata di chiudere la prima serata di vacanza con quella frase, a cui non seppe come rispondere.

 

 

*
In un modo o nell'altro io Gen e Tsu ce li devo infilare sempre.
SEMPRE! xD

   
 
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