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Autore: NotAdele_    06/11/2020    1 recensioni
Anna ha vent'anni, e nella vita non ha mai sbagliato niente, figlia perfetta, studentessa modello.
Isolatasi dal mondo per concentrarsi sul suo futuro si era scordata di vivere finché l'incontro con una vecchia conoscenza non le apre le porte per una nuova vita.
Dalla storia:
-Io non sono mai stata con nessuno, non so niente di queste cose, non ho idea di quello che devo fare, e tu hai avuto diverse esperienze a quanto ho capito, non so se sono in grado di gestire una relazione, non saprei neanche da dove iniziare.- Parlava velocemente come suo solito, e la punta di panico che aveva nella voce, era la solita che appariva quando le cose andavano in modo diverso da quanto programmato.
-Senti io non ti sto dicendo che ci dobbiamo giurare amore eterno, perché magari non ti piaccio neanche, oppure insieme saremo un disastro, però ti chiedo di darmi una possibilità, frequentiamoci e vediamo come va.- Era tranquillo e pacato come suo solito, le dava sicurezza.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Anna'
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Capitolo 20

 

Luce

 

 

Il pranzo con la famiglia di Ettore stava andando alla grande, i suoi genitori erano entusiasti della giovane ragazza, sua madre le aveva fatto mille complimenti, osservando di soppiatto la coppia con gli occhi lucidi, mentre le veniva fatto fare il giro della casa.

 

Giada, la sorella del moro era qualche anno più grande di loro, studiava economia, e al contrario del fratello era una chiacchierona proprio come lei, le stava sinceramente simpatica e si trovava molto a suo agio.

 

Stava indossando il suo vestito lilla dalla gonna ampia, lunga fino al ginocchio, un paio di ballerine e un cardigan abbinato, l'outfit la rendeva un pò simile ad una Kate Middleton dei poveri, ma le piaceva molto.

 

Stavano prendendo il caffè nel salotto quando si rese conto che c’era qualcosa di sbagliato, mentre parlava con il padre di Ettore esponendogli le argomentazioni della tesi di antropologia che stava scrivendo, visto l’interesse dell’uomo nel sociale, iniziò a sentire la testa leggera.

 

Non come alla festa di Halloween dove il fastidio era come accennato, un brutto presentimento, accantonato nella sua testa.

 

Adesso era vicino, avvertiva la difficoltà crescente mentre pronunciava ogni parola, iniziava a sentirsi confusa, avvertì vagamente gli sguardi preoccupati delle persone intorno a lei, e poi il buio la avvolse.

 

Se c’era una cosa che Ettore aveva imparato dopo cinque anni in classe con una diabetica di tipo 1, era che a volte i segnali d’avvertimento arrivavano troppo tardi, e che i sensori non sempre funzionavano.

 

Non era la prima volta che Anna perdeva i sensi in sua presenza, ma in quel caso non c’era un prof addestrato da chiamare e nessuno ad aiutarlo.

I suoi genitori erano completamente nel panico, e lui iniziava a perdere la sua solita calma, l’unica cosa giusta da fare, era chiamare un’ambulanza.

 

Furono i sette minuti più lunghi di sempre, mentre osservava la giovane adagiata sul sofà come se stesse dormendo, pensò che ad una persona così buona, non sarebbero dovute succedere quelle cose.

 

I paramedici la trasportarono sull’ambulanza e lo autorizzarono a salire con lei.

 

-Portatela al Sant’Orsola.- I due soccorritori sembravano confusi.

 

-Non funziona così ragazzo, si va nel posto più vicino.- Era stato sintetico e chiaro, ma Ettore non avrebbe lasciato andare.

 

-Suo padre è il dottor Setti, e sono sicuro che oggi sia di turno, e che vorrebbe la figlia nel suo ospedale.- Lo aveva detto certo di aver ragione, il primario avrebbe voluto la figlia nell’ospedale gestito da lui, anche i due paramedici dovettero ammetterlo.

 

Il viaggio fu rapido, e con una flebo di Dio solo sa cosa al braccio, Anna non dava ancora nessun segno di vita, il che lo preoccupava, aveva forse fatto troppo tardi? Forse doveva intervenire durante l’attesa? Per fare cosa poi? Sapeva che era malata, ma non era in grado di intervenire al posto suo, nessuno glielo aveva mai spiegato.

 

Arrivati in pronto soccorso, non fece in tempo a scendere che vide il Primario di Chirurgia seguito da almeno dieci specializzandi correre verso la barella.

 

Lui aveva una calma impressionante, ma il signor Setti non era da meno, la figlia giaceva inerme, ed era in grado di valutare valori e segni vitali, trovando il tempo di fare una lezioncina agli studenti.

 

Era un uomo straordinariamente dotato, non lo stupiva che Anna fosse così intelligente.

 

Venne fatto accomodare in sala d’attesa, dove la sua famiglia lo raggiunse, erano tutti in apprensione per la bionda, ma stare insieme li aiutava, erano molto uniti.

 

Dopo quella che sembrava letteralmente una vita, Michele Setti raggiunse il quartetto.

 

-Tu sei Ettore?- Si rivolse al ragazzo porgendogli una mano, che subito lui strinse prontamente.

 

-Si dottore, come sta Anna?- Non era il momento dei convenevoli, lo sapevano tutti, l’unica priorità era accertarsi che la ragazza non avesse subito danni.

 

-E’ stabile, e ha chiesto di poterti vedere, in teoria solo i parenti sono autorizzati, ma farò uno strappo alla regola.- Gli sorrise, ed il giovane osservò che sulla sua guancia destra c’era una fossetta, la stessa che sapeva trovarsi sulla pelle pallida della ragazza.

 

-Grazie mille davvero, io vorrei dirle che sono molto dispiaciuto per quanto successo, non so se magari ho sbagliato qualcosa, mi sembrava stesse bene, e poi ad un certo punto, si è come, addormentata.-

 

Se c’era una cosa che i due interlocutori sapevano, era che l’ipoglicemia era questo.

Lo zucchero nel sangue si abbassava a livelli drastici, ed il soggetto privo di forze perdeva i sensi.

Succedeva perchè uno stupido organo non faceva il suo lavoro.

Un ormone fuori fase, e tutto cambiava.

 

-Abbiamo fatto diversi controlli, non c’è nessuna spiegazione plausibile, non è qualcosa che ha mangiato ne un errato dosaggio del farmaco, è stato un caso, a volte succede senza una vera motivazione.- Il dottore era calmo e rassicurante, caratteristiche fondamentali per la sua professione, non c’era dubbio che il suo posto di prestigio se lo fosse guadagnato.

 

-Adesso va da lei, se la vedi pallida non ti spaventare, è normale.- Gli indicò la porta d’ingresso alla zona riservata e spostò l’attenzione sulla famiglia del giovane presentandosi e facendo loro un quadro completo della situazione, riempiendo i pezzi mancanti.

 

Anna guardava il muro bianco della stanza, era arrabbiata con se stessa, aveva rovinato un momento importante, odiava quella dannata malattia.

 

Erano sedici anni che viveva, grazie ad una serie di aghi che quotidianamente infilava nel suo corpo.

 

Faceva sempre tutto correttamente, non lasciava mai nulla al caso, e poi succedevano quelle cose, sempre nei momenti meno opportuni.

 

Vide Ettore affacciato alla sua stanza e gli fece segno di entrare, lui si accomodò sulla sedia accanto al letto e lei si girò per guardarlo, parlò prima che potesse farlo il suo interlocutore.

 

-Devi scusarmi, io ti assicuro che non me ne ero accorta, non avrei mai voluto rovinare il pranzo con la tua famiglia, mi assicurerò di poter replicare il prima possibile, e di scusarmi con tutti loro.-

 

Venne interrotta da un bacio a stampo a sorpresa.

 

-Non hai rovinato nulla, sei stata male, capita a tutti, e siamo felici che tu stia bene, ci sarà un sacco di tempo per stare insieme in futuro.-

 

Anna iniziò ad avere gli occhi lucidi, si sarebbe dovuta tirare indietro, non avrebbe dovuto coinvolgere tutte quelle persone nella sua vita piena di problemi, era inutile spargere dolore su chi poteva vivere felice.

 

-Forse dovresti lasciarmi stare, sono un pò una zavorra, lo sai che questa non è ne la prima ne l’ultima volta che una cosa del genere accade.- La faccia scandalizzata di Ettore le fece spuntare un sorriso.

 

-Io non vado da nessuna parte, ero perfettamente consapevole della tua malattia, ed è una cosa con cui si convive benissimo, devi solo farmi un corso accelerato.-

 

Lei gli sorrise poco convinta, quanto sarebbe durata quella pazienza? Quando si sarebbe scocciato di lei? Sarebbe rimasta sola, doveva prepararsi a quell’evenienza.

 

-Ehi, tu sei la mia luce, ho bisogno di te, ed ora che ti ho trovata non ti lascio andare sai?- Le prese la mano nella sua poggiandovi un dolce bacio sopra.

 

 

Forse non era poi tutto perduto.

 


Note: Eccomi qui con un capitolo che ritengo abbastanza importante, fatemi sapere cosa ne pensate! E specialmente se con i piccoli dettagli che avevo lasciato lungo la storia lo aveva te sospettato!

Vi informo che ho ufficialmente finito di scriverla! Sono 25 capitoli + l'epilogo, e non vedo l'ora di postarveli!!! 

Grazie per essere passati e come al solito se vi va di recensire è sempre cosa gradita! 

A presto :)

  
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