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Autore: Petricor75    06/11/2020    1 recensioni
[Alien: La Clonazione/Resurrection Special Edition]
Questa storia è una postilla integrativa superfluff, in quattro atti, che segue la mia precedente fanfiction dal titolo Strangers in a Strange Land. Un particolare momento di vita quotidiana, da tre POV.
Grazie a: AwkwardArtist, GirlWithChakram, Reaperonzolo e Silvietta. ^___^
Alien e i suoi personaggi non mi appartengono e questa storia è stata scritta senza nessuno scopo di lucro.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Strangers'
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Call si morse il labbro, non tanto per reprimere un leggero moto d'imbarazzo, ma soprattutto per controllare i segnali fisici che il suo corpo sintetico le stava inviando. Benché cominciasse ad abituarcisi, le sue reazioni la incuriosivano ancora.

Già sull'Auriga, dal momento in cui l'aveva conosciuta e aveva cominciato a interagire con lei, aveva notato l'insolito comportamento del suo corpo, sembrava che il suo programma principale spedisse, oltre ai normali comandi base, dei segnali che in qualche modo attivavano aree che non avrebbero dovuto essere coinvolte in quelle determinate circostanze.

Le stringhe di software relative a quella serie di organi avevano tutte la stessa sintassi e corrispondevano alla semplice funzione denominata if-then-else, in pratica, "SE si determina questa situazione, ALLORA fai questo, ALTRIMENTI non fare nulla-slash-fai quest'altro." Così aveva eseguito una diagnostica di sistema, ma, non trovando errori nel codice, non riuscì a risolvere. E siccome questo glitch non interferiva con le sue normali funzioni, lo classificò come un'anomalia a basso rischio, certamente curiosa, ma trascurabile.

Poi aveva subito un grosso danno quando quello psicopatico di Wren le aveva esploso un colpo di pistola nell'addome, e vi aveva attribuito lo strano formicolio all'altezza del torace che aveva iniziato ad avvertire, a ondate casuali, di lì a poco.

In entrambi i casi, omise, forse volontariamente, di notare che certe sensazioni si palesavano sempre alla presenza della donna che era andata a uccidere.

Le cose tra loro si erano fatte più serie e intime, dopo l'atterraggio di fortuna a Parigi, specialmente durante la loro avventura nell'estrazione di Newt. Di pari passo, anche i glitch erano aumentati e, sebbene non interferissero in maniera rilevante con la sua operatività, l'androide valutò l'eventualità, per quanto assurda, che non dipendessero affatto da una variabile booleana.

Quando aveva avuto modo di confrontarsi coi suoi simili, nella base della Cerchia di Auton, aveva avuto la conferma certa ai suoi sospetti.

Fu a quel punto che le cose tra loro cambiarono, quando Call smise di considerare la curiosità verso la creatura clone Ripley 8 e la sensazione di formicolio vicino alla ferita provocata dallo sparo, come guasti al sistema e stronzate booleane e cominciò a chiamarle rispettivamente attrazione e innamoramento. Da quel momento in poi la varietà di apparenti "glitch" che aveva sperimentato era aumentata esponenzialmente.

Ripley le generava tutta una serie di risposte che non sempre erano localizzate in qualche punto del suo corpo fisico. C'era quel sentimento profondo, persistente, radicato, solido sebbene in costante evoluzione, non poteva che chiamarlo amore. Era sempre presente, faceva ormai parte di sé, che fosse fisicamente insieme a quella donna oppure no, quella consapevolezza non se ne andava mai. C'era la sensazione di avere le farfalle nello stomaco, provocata da uno scambio di sguardi o da una carezza… a volte la sperimentava al solo pensiero di Ripley, senza la necessità di trovarsi nella stessa stanza con lei.

La vista della donna a pochi centimetri da lei che annaspava nel tentativo di esprimersi: farfalle nello stomaco e tenerezza. E qualcos'altro, di più corporeo. Erano i segnali fisici quelli cui stava prestando più attenzione, in quel'istante, in parte perché erano i più recenti, in parte perché li aveva già conosciuti in passato, tranne che, al tempo, rispondevano esclusivamente alla stronzata booleana cui erano collegati.

Il cliente entrava nel bordello, pagava alla reception, una comunicazione Wi-Fi inviava i dati relativi alla prestazione scelta e relativa durata, e nel tempo che egli impiegava a raggiungere il suo cubicolo, lei era già pronta all'uso, e lo sarebbe stata fino a che il suo timer interno non avesse segnato lo 00.00.00, semplice e lineare.

Era curioso e interessante sentir fiorire desiderio ed eccitazione sessuale spontaneamente, al solo pensiero d'intimità con Ripley. Era, avrebbe osato dire, elettrizzante!

Decise di porre fine all'agonia della donna baciandole con amore il palmo della mano. "Forse doveva essere un momento privato…", affermò con dolcezza. Un fievole senso di rammarico la sfiorò, al pensiero che la loro vicinanza fisica era ostacolata dalla presenza della piccola Newt. Come se la bambina avesse percepito una qualche vibrazione da parte sua, la vide sedersi e la salutò con un sorriso accogliente, sentendosi persino un po' in colpa quando la bimba le lasciò sole. Le accese la luce nel corridoio col suo modulo Wi-Fi, la sua statura minuta le avrebbe richiesto di muovere almeno un passo nel buio prima che la fotocellula la rilevasse, e l'androide sapeva che il buio la metteva in soggezione. Col medesimo istinto protettivo, le accese anche le luci della camera nella quale era diretta.

Ripley aveva ancora lo sguardo assorto sulla porta ormai chiusa, strisciò verso di lei cercando la sua mano, "Se la caverà, vedrai…", affermò con sicurezza, le posò un bacio su una spalla, le si appiccicò addosso e mosse una gamba infilandola tra quelle della donna. Il contatto con la sua pelle le diede un piacevole brivido lungo la schiena. "Dicevamo?", esordì alzando contemporaneamente un sopracciglio e l'angolo della bocca dallo stesso lato, nel tentativo di mascherare il lieve imbarazzo.

La donna la strinse a se e le posò una mano calda sul volto, si lasciò invadere da una struggente sensazione. "Grazie, amore mio.", le mormorò dopo un lungo silenzio colmato dal reciproco sguardo innamorato.

I primi baci furono teneri e delicati, ognuno scandito dai sussurri di Ripley, che continuava a farsi eco, "Amore mio, amore mio…", e da un'ondata di calore che le nasceva nel torace e scendeva fino al basso ventre, lasciando una traccia persistente lungo il cammino che non aveva tempo di svanire prima della successiva, ogni ondata si spingeva un po' più in là, come flutti sulla spiaggia mentre sale la marea.

Call assaporò ognuno di quegli impulsi fino a perderne il conto, dopo qualche tempo non seppe più trattenersi, allora affondò una mano tra i capelli della donna e l'attirò a sé in un ennesimo lungo bacio che si fece via via più profondo, e la marea e le ondate l'avvolsero, e si dimenticò di elaborare con curiosità le sensazioni del suo corpo eccitato, le accolse, le assecondò, le nutrì come qualcosa di raro e prezioso.

   
 
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