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Autore: Red Owl    06/11/2020    0 recensioni
Quando un terremoto distrugge la sua città natale, Annabel lascia Epona e si trasferisce su Nantos-A, un pianeta scarsamente abitato. Lei e Seth, il suo fidanzato, intendono sposarsi e dare vita a una nuova famiglia, ma le leggi e le superstizioni del luogo li costringono a separarsi. Annabel si ritrova così legata a un uomo silenzioso e dal passato oscuro. Piena di rabbia e di rancore, la ragazza è determinata a non piegarsi a quell'ingiustizia, ma presto le diventa chiaro che la realtà è ben più complicata di quanto non sembri al primo sguardo. Ricongiungersi a Seth adesso non è più il suo unico obiettivo: deve anche restare in vita.
Genere: Hurt/Comfort, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Seth si è svegliato solo pochi minuti prima dell’atterraggio ed è ancora un po’ instabile sui piedi. Quando si affacciano alla scaletta che permetterà loro di scendere a terra, Annabel è tentata di afferrarlo per il retro della felpa per evitare che le sue gambe cedano e che lui ruzzoli indecorosamente fino allo spiazzo di terra battuta che li aspetta qualche metro più in basso.

Il giovane si aggrappa saldamente al corrimano e inizia la sua discesa. La ragazza tira un sospiro di sollievo e poi, in maniera inaspettata, incrocia lo sguardo della hostess dai capelli rossi. “Buona fortuna” le dice la donna con un sorriso, e Annabel deve impedirsi di rispondere con una smorfia irritata. Per qualche motivo, quell’augurio le pare di cattivo auspicio.

Appena mette piede a terra, Annabel viene investita da una folata di aria umida e carica di un odore che non conosce, dolce e penetrante. Accanto a lei, Seth sorride e le passa un braccio attorno alle spalle. “Senti”, le dice, “non c’è odore di smog! Questo posto già mi piace!”

Annabel annusa ancora l’aria e poi si concede un sorriso piccolo, ma che Seth sa come intercettare. “È vero” riconosce. Non è una brutta sensazione, quella di essere in grado di respirare dell’aria pulita, ma la ragazza ha imparato con l’esperienza che spesso la prima impressione non è quella più corretta. Le servono almeno un paio di giorni per stabilire se quel nuovo pianeta sia migliore o peggiore di Epona, per capire se quel villaggio che l’aspetta e di cui ancora non conosce il nome possa rivelarsi una casa migliore di Yuba.

Il rumore metallico della scaletta che inizia a ritirarsi nella pancia della nave attira la sua attenzione e Annabel si volta verso l’uomo in uniforme militare che sta scambiando un ultimo saluto con il pilota: si tratta del Maggiore Nelson, l’ufficiale che li ha accompagnati per l’ultima tratta. L’uomo fa scorrere gli occhi chiari sullo sparuto gruppetto di persone che gli sta davanti. Oltre ad Annabel e a Seth, ci sono la ragazza dalla treccia nera e il suo compagno e una famiglia composta da due genitori sulla trentina e tre bambini piccoli, due femmine e un maschio. C’è anche una donna sola, con brillanti occhi neri e lineamenti duri, da falco. Non per la prima volta, Annabel si chiede che cosa ci faccia lì: non è giovane, deve avere almeno sessant’anni, ed è vestita con abiti semplici. 

Prima che la ragazza possa porsi troppe domande, il Maggiore Nelson inizia a parlare. “Vi do il benvenuto su Nantos-A” dice, e malgrado le sue siano indubbiamente parole di rito, Annabel crede di scorgervi un calore e una sincerità che calmano un po’ l’inquietudine che le fa ribollire lo stomaco. “Come voi, anch’io sono nativo di Yuba. L’ho lasciata molti anni fa per viaggiare nello spazio e per servire la nostra Patria, ma il mio cuore è sempre rimasto lì. Yuba è casa. Non è perfetta, ha molti problemi, ma è casa, e ciò che le è successo fa soffrire me quanto fa soffrire voi. Il fatto di viaggiare così tanto mi ha però insegnato che la casa non è solo un luogo fisico, ma anche qualcosa che vive dentro di noi e che ci portiamo nel cuore.”

Accanto a lei, Seth annuisce appena e anche la ragazza con la treccia sembra convinta di ciò che dice il Maggiore. Annabel è più incerta: non sa se nel cuore ha Yuba o solo la paura di averla persa per sempre.

La città non è perduta” continua Nelson, quasi le avesse letto nel pensiero. “Ci vorranno anni e molto impegno, ma rinascerà. Io spero che rinasca migliore di prima, più sicura, più pulita, più luminosa. Lo spero davvero, anche se so che non tornerò mai più ad abitarvi. Lei, però, vivrà per sempre in me ed è questo ciò che vi auguro: che possiate portarla sempre nel cuore e che la sua presenza in voi vi dia la forza e la serenità per iniziare una nuova vita, come è stato per me. Ricordate ciò che in bene e in male vi ha insegnato e mettetelo in pratica qui per creare delle vite migliori di quelle che avete lasciato.”

Annabel si morde le labbra, divisa tra la disillusione e la speranza. Non ha mai apprezzato particolarmente i discorsi e quello del Maggiore la mette un po’ a disagio. Vorrebbe dire a qualcuno - almeno a Seth - che non è il caso di spendere tante parole per un ammasso di ferro e mattoni, che è praticamente impossibile che qualcuno che è cresciuto com’è cresciuta lei ami veramente Yuba. Una vocina nella sua testa le suggerisce però di stare zitta, perché un commento troppo spavaldo rischierebbe di mettere a nudo i suoi sentimenti e di far capire alle persone che la circondano quanto profonda sia in realtà la sua sofferenza. 

Quindi Annabel tace e annuisce quando annuiscono gli altri.

Nelson sorride. “Bene. Detto questo, alcuni dettagli.” L’uomo consulta rapidamente il palmare che tiene tra le mani e poi lo ripone nella tasca della giacca. “Il villaggio in cui abiterete si chiama Huim e conta al momento circa duecento abitanti, bambini compresi. La gente coltiva principalmente l’orzo, ma gli orti rendono bene ed è possibile farvi crescere un po’ di tutto, dalle carote, ai pomodori, alle patate. L’attività principale, però, è la pesca, che la gente pratica soprattutto utilizzando delle imbarcazioni allungate che chiamano frecce. Il pesce non manca mai.”

Annabel aggrotta la fronte. Lei non l’ha mai provato, il pesce, e non può che sperare che le piaccia. Non che sia schizzinosa, comunque.

La struttura sociale è… piuttosto particolare. Diversa da quella che conoscete voi, indubbiamente. Come scoprirete, la comunità è molto unita: in un certo senso, si potrebbe dire che non esiste l’individuo, ma che l’unità minima è il gruppo famigliare. L’unica eccezione è costituita dalle Sapienti del tempio, un gruppo di donne anziane che fungono da ago morale per l’intera comunità.”

Gli occhi di Annabel scorrono verso la donna che viaggia da sola, cercando di valutarne la reazione. Il suo volto rimane però impassibile, le rughe profonde come scolpite nella pietra, e la giovane torna a concentrarsi sul Maggiore: sono informazioni importanti, quelle. 

Per quanto riguarda il potere politico…” Nelson esita, e i suoi occhi incrociano quelli della giovane madre. “Signore, temo purtroppo che tutto l’universo sia paese: come su Epona, anche qui il potere politico è nelle mani degli uomini. In maniera esclusiva, direi, ma la cosa non deve preoccuparvi, dal momento che dubito che qualcuna di voi ambisse a diventare capo villaggio o qualcosa del genere.“

Annabel è percorsa da un tremito di irritazione. Di certo lei non ha né l’ambizione né la voglia di buttarsi in politica, ma che ne sa il Maggiore Nelson? Pensa forse che le sue umili origini la rendano una stupida?

Una mano calda e asciutta le avvolge il polso in una stretta rassicurante. Istintivamente la giovane alza lo sguardo e incrocia quello di Seth, che la sta osservando con un’espressione carica di affetto. Lascialo perdere, sembra dirle il suo sorriso gentile, e Annabel prova un improvviso moto di gratitudine nei suoi confronti. A volte si dimentica di quanto ami Seth, ma basta un solo gesto per ricordarglielo. Stringendogli a sua volta la mano, la ragazza sposta il peso verso il suo fidanzato, appoggiandosi al suo fianco alla ricerca di calore e di sicurezza. Il contatto la rasserena all’istante.

Nelson sta ancora parlando. “... ma ne parleremo più tardi, non voglio confondervi con troppe informazioni non fondamentali” dice, e Annabel si chiede se si sia persa qualcosa di importante. “In ogni caso”, continua il Maggiore, “sappiate che non siete soli: Epona non vi abbandona. Io non sarò qui con voi tutto il tempo, ma il Governo effettuerà delle verifiche periodiche per accertarsi del fatto che vada tutto bene. Abbiamo a cuore la salute dei nostri concittadini. Se dovessero emergere delle serie problematiche, verremo immediatamente a riprendervi.” 

E quel dettaglio, Annabel deve ammetterlo, è davvero confortante.

Ora”, continua il Maggiore, “un rapido accenno a ciò che vi aspetta. A livello abitativo, intendo.”

Così dicendo, l’uomo estrae nuovamente il palmare dalla tasca e Annabel ne approfitta per stringersi un po’ di più a Seth, mentre un brivido di eccitazione nervosa le scorre lungo la schiena. Nonostante tutto, non può negare di essere curiosa di scoprire dove andrà ad abitare: non può essere tanto peggio del monolocale in cui abitavano a Yuba, incastonato in un vecchio palazzo che conteneva centinaia di appartamenti identici al loro. A meno che non la costringano a vivere in una capanna, ovviamente.

Dunque” fa Nelson, distogliendo gli occhi dall’apparecchio elettronico e portandoli sulla sua piccola platea. “Noah e Holly Gower: a voi e ai vostri bambini verrà immediatamente assegnata un’abitazione nella zona centrale del villaggio, nell’area dedicata alle famiglie con dei figli piccoli. In questa comunità non esiste il concetto di educazione come lo intendiamo noi, nel senso che non si va a scuola: la maggior parte della gente non sa leggere né scrivere. Voi sarete naturalmente liberi di continuare a educare i bambini come meglio credete, ma ci si aspetterà che Conor impari presto a pescare, diventando apprendista su una freccia. Grace dovrà invece imparare a riconoscere le erbe commestibili e quelle con virtù medicinali. Lily, infine, è ancora piccola e la sua educazione non inizierà prima dei quattro anni. Hai ancora tempo per giocare, piccina” aggiunge, rivolgendo un sorriso alla bimbetta bruna che lo guarda con gli occhi sgranati.

Di tutto quel discorso, l’unica informazione che penetra nella mente di Annabel è che la gente del posto non sa leggere: per la prima volta nella sua vita si sente culturalmente superiore a qualcuno.

Kabir Emami e Kalika Sharma. E anche voi, Seth Rivera e Annabel Jensen. Voi vi sposerete presto, nel giro di una settimana al più tardi.” Il Maggiore si interrompe per un istante e incontra gli occhi dei quattro giovani, rivolgendo loro un sorriso incoraggiante. “Ne approfitto per farvi i miei migliori auguri. Fino al giorno delle nozze vivrete nella casa comune dedicata agli ospiti. Quando vi sarete sposati vi verranno subito assegnate delle case nella parte più esterna del villaggio. Quando e se avrete dei figli, infine, vi sposterete nella stessa zona in cui vivranno i signori Gower.”

Infine, l’attenzione del militare si sposta sulla donna con il volto da rapace. “Signora Becker… lei sa già tutto.” La donna annuisce e i suoi occhi neri - che forse non sono affatto neri, a guardarli bene, ma che sono intensi come carboni ardenti - si puntano in quelli del Maggiore.

Ad Annabel non piacciono gli estranei, ma quella donna la affascina. Così come, tutto ad un tratto, la affascina l’idea di una casetta tutta per lei, ai margini del bosco, da condividere con Seth. E non lontano dalla ragazza con la treccia nera, che la sta ancora guardando con uno sguardo di vaga speranza e che, a pensarci bene, ha quasi un’aria simpatica.

   
 
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