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Autore: Zappa    07/11/2020    3 recensioni
“Tra le più recondite stelle della galassia, dove anche i grandi avventurieri in caccia di sogni hanno fermato il loro passo e le grandi navi spaziali, ricche di diamanti e cristalli arthurianii, hanno deviato il loro lento incedere, laggiù, in uno dei luoghi più oscuri e silenziosi dell'universo, fluttuava placido, tra i confini di una galassia e il nascere di una stella, un grande e profondo buco nero.”
Un principe, un pirata, un’ambasciatrice e una dea.
Tutti vogliono lo stesso prezioso Libro della Pace, anche a costo di navigare lo spazio aperto per raggiungerlo.
#Remake di Sinbad, la Leggenda dei Sette Mari.
La storia è già completa, non voglio uccidere nessuno nell'attesa di nuovi capitoli.
Grazie se aprirete questa storia.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Goku, Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4


L’ambasciatrice


Le due guardie che si erano improvvisamente presentate al suo vascello l’avevano trascinato verso il Palazzo senza che i suoi compagni avessero potuto fare niente: una volta ammanettato e portato a forza verso le prigioni, i pirati della ciurma si erano resi conto che qualcosa di grosso pendeva sulla testa del capitano ed erano accorsi alla sala del Consiglio, dove di lì a poco si sarebbero riuniti gli ambasciatori delle Dodici Grandi Galassie.

Lo avevano gettato dentro la cella con forza, chiudendosi sonoramente dietro di sé la porta e Vegeta si chiese ancora una volta perché diamine alla fine aveva deciso di mettere piede sul quel pianeta se il Libro non l’aveva manco sfiorato. Dalla penombra della cella emerse Goku, serio in volto più che mai.

« Vegeta! »

« Goku! Era ora, direi! »

« Ti rendi conto della gravità della cosa? »

Vegeta scosse ampiamente il capo.

« E tu ti rendi conto di quante volte me l’hanno già detto? »

« Hai tradito il nostro pianeta! »

Sbottò, invece, il figlio del governatore, avvicinandosi pericolosamente al pirata e costringendolo a fare un passo indietro nella cella. Si fissarono furiosamente negli occhi.

« Rubare il Libro della Pace, quando sapevi cosa rappresenta per noi! »

Goku afferrò il pirata per il collo del suo ampio mantello nero, incapace di contenere la furia di emozioni che gli stavano attraversando il cuore, ma soprattutto incapace di credere che Vegeta, il suo amico di un tempo, alla fine avesse potuto veramente portare via il Libro e la preziosità che questo rappresentava per la vita delle Dodici Grandi Galassie.

Il capitano non smise un secondo di fissarlo negli occhi.

« Kakaroth, la cosa funziona così: prima commetto veramente un reato e poi mi si accusa di averlo commesso! »

Si staccò frettolosamente da lui, strattonandosi il mantello.

« E come lo spieghi, questo? »

Chiese allora Goku e tirò fuori dalla sua lunga veste argentata la spada laser di Vegeta la cui elsa catturò i pochi raggi di sole che ancora rischiaravano il pianeta.

La sua arma era ben distinguibile nell’oscurità della sera per via delle iniziali incise nell’elsa e dei riflessi violacei del metallo di fattura, riflessi che si aprivano in un continuo intreccio di simboli e richiami alla forza del mare stellare e alla potenza delle sue onde.

Vegeta spalancò gli occhi e fissò incredulo Goku.

La sua spada laser.

La spada laser che aveva creduta persa nella caduta nell’oceano di stelle quando quella piovra soprannaturale l’aveva afferrato e fatto precipitare per centinaia di metri nel vuoto, gettandolo tra le stelle.

Un freddo brivido gli passò lungo la schiena quando ricordò le fredde mani della morte che l’avevano dapprima sfiorato e dopo scaraventato nell’esplosione più nera. Paralizzato, guardò ad occhi sbarrati la sua spada come se fosse insicuro della realtà della situazione, finché realizzò la verità e dove aveva visto la sua spada per l’ultima volta.

« Lazuli… »

Bisbigliò, abbassando lo sguardo e mettendo finalmente assieme tutti i pezzi del racconto come un puzzle che presto si sarebbe intessuto tra le sue mani, ma che ancora era lungi dall’essere completato.

Il figlio del governatore non capì il perché del suo turbamento e storse le labbra.

« Cosa? »

« Lazuli, la dea del Caos! Mi ha incastrato! »

« Ascoltati quando parli, Vegeta… » fece disgustato Goku.

« Kakaroth, fidati: il Libro è a Tartaro, nel suo regno del Caos, sulla sua stella morente! »

Si avvicinò all’amico, vedendo che si stava dirigendo all’uscita della cella non più disposto ad ascoltare un’altra sua bugia, sempre più amareggiato per il suo comportamento.

« Parla con tuo padre, digli che sono- »

« La cosa è ben al di sopra di mio padre! » gli urlò invece Goku, cercando di non dimostrare apertamente il suo turbamento, ma che ormai gli si leggeva in faccia.

« Gli ambasciatori si stanno riunendo per il tuo processo! »

Vegeta non credette alle proprie orecchie: « Cosa? Non sono stato io! Ho lasciato il Libro sulla tua nave ed è l’ultima volta che l’ho visto! »

Goku era sempre più incerto e scuro in volto e Vegeta si aggrappò alla sua ultima speranza.

« Eri lì, Goku. Mi conosci... »

L’altro scosse ancora la testa e strizzò gli occhi in tacita furia.

« Davvero? Conoscevo un ragazzo... una volta… chi sei ora, Vegeta? »

I suoi occhi marroni cercarono, inquieti, una risposta negli occhi neri del pirata, aspettando uno spiraglio di sincerità nel suo sguardo.

« Guardami negli occhi e dimmi la verità… hai rubato tu il Libro della Pace? »

Il pirata non oppose barriere alla ricerca dell’amico di un briciolo di verità, verità che tanto aveva rinnegato e scampato negli anni e sospirò, afflitto.

« No... »

Goku ottenne sua risposta e se ne andò, lasciandolo al freddo della prigione.


Il processo convocato d’urgenza all’interno della grande sala del Consiglio era presidiato da decine di guardie in armi e una grande platea di pubblico e membri della corte erano accorsi per assistere alla seduta straordinaria. Tra le fila degli spettatori, alcuni membri della ciurma del capitano attendevano con aria agitata il verdetto della giuria. Nappa, il secondo in carica, aveva rimandato alla nave quasi tutti i componenti perché fossero pronti per partire, in caso di bisogno. Aggrottò le sopracciglia al pensiero uggioso di abbandonare lì il suo capitano in balia della giustizia di Earth24: aveva fiducia in Vegeta e qualcosa continuava a sussurrargli un cattivo presagio all’orizzonte.

E se la storia di Lazuli fosse stata vera?

Radish, l’artigliere, rimasto a fianco del secondo, si mordeva agitato le unghie e tamburellava le dita sulla grossa panca in mogano su cui erano seduti tutti i presenti. Ora osservava Nappa, sempre più nervoso quanto lui, ora osservava il centro della sala al cui banco degli imputati sostava il capitano, giudicato per direttissima per alto tradimento. Pregò gli Dei di poter tornare presto al largo nel mare di stelle, dove, sebbene fosse il luogo più pericoloso che esistesse, si sentiva al sicuro.

« Ne abbiamo abbastanza delle tue bugie! »

Dopo una lunga serie di domande e di un interrogatorio che si prefigurava senza capo né coda, il governatore Bardack sempre più infervorato nelle richieste era giunto al limite della sua pazienza.

« Vegeta, dacci il Libro! »

Il pirata, seduto al bancone degli imputati, ammanettato e stretto tra le guardie, invece, aveva una sola risposta da dare.

« Quante volte ve lo devo ripetere: io non ce l’ho! »

All’ennesima risposta negativa, il bancone dei giudici vide alzarsi il membro più onorato della giuria, il delegato da Sirio, stella natale dei combattenti di Odor, i guerrieri più forti e saggi delle Dodici Grandi Galassie. Quando si alzò, la sua presenza imponente e seria fece ammutolire la sala, finché i suoi occhi profondi e bianchi di secoli, schiacciati sulla pelle verdastra, non si posarono sul pirata.

« Molto bene… la delegazione delle Dodici Galassie ti giudica colpevole di tradimento. Pertanto, per la gravità dell’atto compiuto e per l’importanza vitale che ricopre il Libro della Pace nella vita delle Dodici Galassie, dobbiamo applicare la massima pena. Sei condannato a morte per decapitazione! »

Un fermento si alzò tra la folla e Vegeta sentì le voci dei propri compagni che s’agitavano per raggiungerlo e per liberarlo dalle mani forti e insidiose delle guardie, mentre urlavano, angosciati, di credere alla sua innocenza.

« Cosa? Siete tutti ciechi? » gridò il pirata, « Non sono stato io! »

Si strattonò dalla presa delle guardie, urlando a pieni polmoni la sua innocenza, quando si fece forte tra tutti la voce del principe ereditario Goku, che entrò nella sala.

« Invoco il diritto di sostituzione! » pronunciò con vigore il figlio del governatore, comparendo davanti al Consiglio e davanti agli spettatori del tribunale che si videro sconcertati davanti alla sua comparsa inaspettata.

« Prendete me, al suo posto! »

Bardack non capì il perché delle parole del figlio e si portò una mano alla testa, sentendosi venir meno le forze così come Bulma, anche lei ambasciatrice riunita in Consiglio, che temendo il peggio, sentì il suo cuore perdere un battito davanti alle parole coraggiose, ma sventurate del suo amato.

Quando tornò il silenzio nella sala carica d’attesa, il principe erede continuò.

« Vegeta dice che Lazuli, la dea del Caos, ha preso il Libro. Io credo alle sue parole! »

Il capitano tirò un sospiro di sollievo, guardando di sottecchi il Consiglio riunito come se sentisse la sua libertà raggiungerlo presto, ma tutto si aspettò tranne che l’erede di Earth24 continuasse il suo discorso.

« Che vada a Tartaro a recuperare il Libro! »

Un’onda di agitazione percorse tutto il Consiglio e subito i delegati si consultarono tra di loro per ragionare e considerare la versione depositata dal figlio erede del governatore.

« Che stai facendo? »

Vegeta si liberò dalla presa delle guardie e strattonò l’amico, incredulo davanti alle sue parole così ingenue e avventate.

« Affermi che Lazuli ha rubato il Libro. Rubalo a lei, è il tuo campo... »

« Apri le orecchie » sibilò in un filo di rabbia, invece, il capitano, « non sarò responsabile della tua vita!»

Goku lo guardò negli occhi e Vegeta rimase interdetto della sincerità e della fiducia che vi lesse.

« Tu faresti lo stesso per me... »

« No, per niente! »

Il silenzio che crebbe tra di loro venne, però, spezzato da Bardack.

« Se Vegeta potrà lasciare il pianeta, non farà più ritorno! Figlio, da’ ascolto alla ragione! »

Intervenne in maniera concitata il vecchio governatore che fece appello alla ragionevolezza dei giudici, ma il figlio gli si avvicinò con volto composto. Si avvicinò poi alla corte che, ora, era chiamata a decidere in modo affrettato sulle sorti di un ladro e di un principe erede.

« No, padre, ascolta tu… »

Al centro della sala, guardò i dodici consiglieri e si schiarì la voce.

« O Vegeta ha rubato il Libro o sta dicendo la verità e il Libro è a Tartaro, la stella morente… in ogni caso è la nostra unica speranza per ritrovarlo! »

Il delegato di Sirio, guerriero forte e saggio delle Dodici Grandi Galassie, portò i suoi occhi bianchi di secoli sul figlio del governatore, riconoscendo in lui la fierezza e il coraggio che a suo tempo erano appartenuti a suo padre, durante la spedizione ai margini dell’Universo. Considerando la proposta, con voce grave, si rivolse al principe.

« Goku, ti rendi conto che se Vegeta non farà ritorno, tu verrai messo a morte al suo posto? »

Le parole sentenziate dal vecchio consigliere si persero tra l’ampio salone come un nero annuncio di morte. La sua eco abbracciò i commensali e strisciò, avida di sangue, fino al cuore del principe che sospirò, cercando di ignorare il presagio funesto che l’avrebbe atteso per sua stessa volontà.

« Certamente… »

« E così sia… Vegeta ha trenta giorni di tempo per riportare il Libro »

Bardack strinse i pugni, ormai rassegnato al verdetto, e ordinò alle guardie di rilasciare il pirata per arrestare suo figlio.

Le guardie obbedirono all’ordine del governatore e si avvicinarono al principe ereditario del pianeta, arrestando il loro comandante e il valoroso eroe che aveva riportato, sebbene per una sola serata, il Libro della Pace al suo pianeta. Lo arrestarono, stringendogli le mani in catene e lo portarono via, sotto lo sguardo ammutolito del re e della ambasciatrice Bulma.

Prima che l’erede di Bardack venisse portato via, gli occhi azzurri della ambasciatrice e quelli neri del capitano pirata s’incrociarono e Vegeta vi lesse il sentimento di odio che sempre scorgeva sul volto di chi aveva truffato e derubato e che, ora, a malincuore, leggeva anche negli occhi cerulei della futura governatrice del pianeta. Mentre veniva scortato dai soldati all’uscita, pensò che probabilmente quel sentimento di odio nei suoi confronti l’avrebbe accompagnato per tutta la vita.


La lieve brezza di Earth24 gonfiò con un suono pacifico e silente le scattanti vele del bastimento pirata, ma la sua aria calda e accogliente venne presto sostituita dall’aria rarefatta e tagliente dello spazio, man mano che si allontanavano dall’atmosfera. I motori si accesero adagio, aumentando man mano l’incedere della imbarcazione; gli uomini aprirono le ali intessute di energia solare e l’Eatherium li trascinò nello spazio aperto, immergendoli nella continua e immensa marea astrale. La nave Saiya si librò nell’aria, lasciando dietro di sé, a terra, la promessa di un ritorno e una lieve speranza di ritrovare il Libro della Pace.

Il capitano si appoggiò al parapetto della nave, mossa dal ritmo costante e sfrecciante del vento solare della stella vicina. Alzò lo sguardo verso i suoi uomini che, agli ordini del secondo in carico, spiegavano le vele sull’albero maestro e sul bompresso, perché si riempissero di vento cosmico. Si attivarono gli scudi di protezione per la gravità e gli scudi per isolarsi dalle esplosioni di radiazioni gamma che le stelle rilasciavano nel loro continuo illimitato bruciare.

Respirò l’aria rarefatta e fredda del cosmo e si isolò involontariamente ascoltando, sotto lo scafo, il dolce crepitio dei cristalli di ghiaccio che stridevano lungo la chiglia per l’impatto della nave con il vento gelido della notte perenne.

Le vele a specchio ad energia solare che scendevano dagli alberi, calandosi sul ponte, rifletterono le luci abbacinanti e tremanti della Costellazione in cui si erano immersi. Il flemmatico bisbiglio della nebulosa che incontrarono dipinse di viola elettrico i contorni spinosi del pirata, stregandolo con le sue fattezze sfumate e ceree.

Vegeta abbassò le palpebre, per lasciarsi trasportare dentro l’anima della stella scomparsa e contemplò l’orizzonte davanti a sé per rincorrere, tra le sue linee sfumate, una traccia della sua fine. Fu rincuorato all’idea che quell’orizzonte, probabilmente, non avrebbe mai avuto una fine e che sebbene si pensasse di essere arrivati al suo termine, la vastità dell’Universo continuava anche dove la luce non toccava.

Prosegui verso Ovest, oltre le Dodici Galassie e oltre la Costellazione della Fornace, finché non arriverai alla mia stella morente. Una volta lì, prosegui oltre ciò che tocca la luce…”

Chiuse gli occhi e, per un istante, gli parve di sentire le lunghe mani gelide di Lazuli afferrargli il cuore per strapparglielo dal petto.

Nappa diede ordine agli uomini di prestarsi a bracciare i pennoni a seconda della direzione dell’Eatherium e di disporsi per nuovi ordini. Aspettò indicazioni dal capitano, posto al parapetto della nave a scrutare con occhi distanti la nebulosa di Orione. La bellissima nebulosa, composta da un ammasso aperto di stelle giovani unite dalla reciproca attrazione gravitazionale, tracciava l’orizzonte davanti a loro, creando, tra le moltitudini di sfumature di colori arcobaleno, una via tra le stelle verso una meta oscura e lontana.

Il capitano si avvicinò al tavolo di comando, mettendosi al fianco di Nappa.

« Allora, hai idea di come arrivare a Tartaro? »

Vegeta si riscosse dal suo torpore alla domanda e lo guardò di sbieco.

« Tartaro? Oh no, no, no… ci sono le anime perdute a Tartaro, le anime dimenticate… »

Nappa sollevò un sopracciglio.

« E dove stiamo andando? »

Vegeta dischiuse velocemente sul tavolo di rotta una vecchia cartina accartocciata, con sopra il disegnino di una improbabile danzatrice a dieci braccia dell’Hula con tanti graziosi fiorellini che le ronzavano attorno come una marea di zanzare in festa.

« Alle Stelle Fiji! »

Esclamò, portando le braccia alla cintola e cercando di sottolineare con espressione ridente l’unicità della propria idea.

Nappa vide come sotto al cappello nero stesse indossando l’espressione più falsa che avesse a disposizione. Con mano stanca, gli raddrizzò in testa la folta coda di piume di Aquila di Ghiaccio, che a suo tempo, era riuscito a rubare da un nido disperso sulla Via Argentata e che ora adornavano in maniera scomposta il suo copricapo.

Lo tornò a guardare negli occhi.

« Alle Stelle Fiji… in questo periodo? »

« Pensa alle spiagge dorate, con quella sabbia dai riflessi rosei e caldi come il sole delle Regioni Azzurre... »

Il secondo si chiese quante bugie si sarebbe inventato il capitano pur di convincerlo della bontà della propria scelta.

« Ci sono le zanzare carnivore giganti, Vegeta... »

« Pensa alla luce della stella che le illumina! »

Scosse la testa.

« L’ultima volta che ho controllato, alle Stelle Fiji una stella si è trasformata in una Nana Bianca irradiando tutt’intorno di energia solare negativa ed emanando radiazioni letali… »

Vegeta alzò le braccia al cielo.

« Ahh, pensa alle donne, allora! »

« Sono tra i peggiori mostri della galassia, Vegeta, e sono... cannibali »

« Esatto! » Sorrise maliziosamente il capitano, facendo però alzare gli occhi al compagno.

« E dai, Nappa… » si lamentò il più piccolo allargando le braccia, e all’omone parve di vederselo davanti ancora quindicenne quando si lagnava di non poter conquistare tutte le stelle azzurre della Costellazione dell’Orsa Minore perché non abbastanza esperto nella navigazione e nell’arte del combattimento.

« È tuo amico... »

Vegeta alzò gli occhi al cielo e portò gli occhi al sole, ormai lontano, della Via Lattea e alla piccola cometa bianca che ancora una volta girava attorno al sole di Earth24 senza mai stancarsi di farlo, senza mai venire meno al proprio compito e ruolo, in quel piccolo ecosistema ai margini dello spazio.

La nave, ormai lontana dal pianeta, aveva sostituito alla notte calma di Earth24 la notte costante ma luminescente dell’oceano spaziale e gli spruzzi di colore delle stelle nascondevano alla perfezione i sentimenti contrastanti che passavano sul volto del giovane pirata.

« Ma sentiti, sembri mia madre… Goku se la caverà! »

A Nappa non sfuggì il suo tono scocciato e gli parve di intravedere una nota di rammarico nelle sue parole, come un tocco di malinconia e di quello che, forse, poteva chiamarsi timore.

« Tutt’e due sappiamo bene che Bardack non farà mai giustiziare il suo unico figlio ed erede... »

« Perciò scappiamo? » lo punzecchiò l’altro.

Vegeta iniziò a spazientirsi e chiuse velocemente la conversazione con il suo secondo che, alle volte, diveniva un po’ troppo il suo fidato consigliere, quasi fosse il padre che non aveva mai avuto.

« Ci ritiriamo, non ci serve un altro colpo! Ricchezze ne abbiamo abbastanza… »

Il suo ordine fu piuttosto acido e sanzionatorio al vedere Nappa alzare ancora una volta gli occhi al cielo, per niente contento della presa di coscienza del capitano verso tutta quella storia.

« Fai rotta verso le Fiji, subito! »

La ciurma fu più che felice di obbedire agli ordini del capomastro e subito si mise all’opera per sistemare vele e pennoni verso il paradiso dei pirati. Si issarono più salde le vele e si legarono le cime del bompresso ai piedi dell’albero di prua, per spianare al vento la grande tela argentea che dava la rotta e assorbiva il vento solare più feroce.

La chiglia della nave sfiorò, ancora una volta, il mare di cristalli sotto di loro e i motori diedero propulsione, muovendo la nave come in una lenta ninnananna verso Est. La luce delle stelle venne assorbita dalle tele a specchio, nascondendo la piccola imbarcazione tra i colori cangianti e variopinti dello sfondo e la Costellazione di Orione venne lasciata alle spalle.


Vegeta scese velocemente nel boccaporto e si affrettò a raggiungere la sua cabina, stufo e stanco di sentirsi dire quello che doveva fare. Era sempre stato uno spirito libero, senza vincoli: proprio per questo aveva abbandonato Earth24, per sfuggire alla pressione di un mondo con troppe regole, che dopo un po’ l’avevano soffocato. La sua sua amicizia con Goku ne era stato un chiaro esempio: finché erano stati entrambi piccoli e giovani avevano potuto divertirsi, fuggire dal palazzo e ripararsi all’ombra del loro nascondino segreto per poi mostrare l’un l’altro i tesori che anche quel giorno avevano collezionato.

L’elmo di un soldato, il medaglione di un ricco mercante di Azergh, l’osso curvo di una antica creatura sepolta dal tempo… oppure la spada del governatore Bardack.

Ridacchiò a ricordare quanto avessero litigato quella volta, Goku insistendo che bisognasse assolutamente restituirla al padre, mentre lui, ladruncolo di strada, avrebbe preferito venderla per un bel sacco di cristalli arthuriani.

Quando erano cresciuti, però, erano stati messi davanti alle loro responsabilità: Goku in primis, in quanto figlio del governatore del pianeta ed erede del ruolo di responsabile per la pace e la prosperità di Earth24.

Vegeta si era fatto man mano in disparte nella vita di Goku, fino al giorno in cui aveva deciso di scappare e di volare lontano nello spazio, quando la nave con a bordo il futuro di Goku era giunta allo Spazioporto di Syracysis. Scacciò con un gesto stizzito quel pensiero.

« Nappa… Goku… il Libro… dannazione! »

Si chiese perché i suoi problemi non avessero mai fine e soprattutto perché in questi problemi avesse dovuto improvvisamente comparire pure la Dea del Caos. Che cosa questa volesse veramente da lui era un mistero.

Adesso che il Libro l’aveva preso lei, non era più vincolato dalla promessa.

O no? Perché allora incastrarlo?

Sfiorò con la mano il lettore digitale che riconosceva le sue impronte, fece per aprire la porta della cabina, ma all’ultimo la richiuse con uno scatto che si augurò fosse il più silenzioso possibile.

Si appoggiò alla porta di metallo, bianco come un lenzuolo.

Nella stanza, ignara di essere stata appena scoperta, c’era una donna che, indisturbata, si aggirava per la cabina commentando i piccoli trofei e la mercanzia che, nel tempo, tra una ruberia e l’altra, aveva recuperato in giro per il Cosmo.

Si affacciò ad osservarla, mentre questa si avvicinava al vecchio scheletro ormai calcificato di un mostro di terra recuperato nelle lontane Stelle a Settentrione: l’orrenda creatura a dieci braccia l’aveva attaccato quando, sceso dalla nave, stava facendo ricognizione nelle sabbie steppose e acide del pianeta su cui erano capitati. Quel mostro con denti aguzzi e dall’aspetto di un polpo gli si era appioppiato alla gamba destra ed ancora portava la cicatrice del suo morso.

« Guarda quanta roba! Non ci posso credere… »

La sentì sussurrare meravigliata.

« Ah, ma questo deve essere falso... sarebbe troppo delicato se fosse - »

Tic! Un piccolo artiglio dallo scheletro del mostro rimbalzò debole a terra.

« Ops… »

Vegeta pensò veloce come fare, improvvisamente intimorito dalla presenza della donna. Dannazione, tutto si aspettava tranne che questo impiccio! Come diamine aveva fatto ad entrare nella nave, a manomettere il suo sistema di riconoscimento digitale e ad entrare indisturbata in cabina? L’inaspettata genialità della donna non gli piacque per niente.

E poi, tra tutti, proprio lei, tra tutte le donne, doveva ritrovarsi a gironzolare nella sua cabina personale?

Proprio Bulma?

La donna aveva cambiato il suo sontuoso abito in un abbigliamento più leggero e decisamente più idoneo alla navigazione in mare. Un paio di semplici calzoni la sorreggevano mentre ancora si guardava attorno nella cabina e Vegeta notò che in realtà portava i capelli corti, accorciati sulla nuca da un taglio regolare, tranne per qualche ciuffo sulla fronte che le ricadeva sul viso. Senza tutti i fronzoli e i pendenti con cui l’aveva vista al Palazzo stava meglio, sembrava più… viva.

Si sentì stupido a fare queste considerazioni e prendendo un respiro, si stampò sulla faccia la migliore espressione rilassata che potesse fare.

« Ah, ora sì che ci siamo… rubato a Venice, sulla stella Nord-Orientale di Europe… a Neo-Astrid… »

Bulma afferrò, infine, un sontuoso ed esotico reggiseno dalle forme abbondanti, che era appeso come trofeo di guerra sopra uno degli oblò.

« … in un bordello di Syracysis! »

« Indovinato! »

L’ambasciatrice si girò di scatto e si ritrovò alle spalle il pirata, che l’aveva sorpresa con le mani nel sacco e con poca voglia di darle il benvenuto.

« Cosa sei venuta a fare? »

Nonostante lo spavento, non si fece trovare impreparata e gli rispose con altrettanta stizza.

« Ad assicurarmi che tu recuperi il Libro della Pace… o a riportare il tuo cadavere, se fallisci »
Vegeta sorrise malignamente, squadrando la piccola principessa i cui occhi azzurri, adesso, non gli ricordavano più la pace eterna delle Stelle di Ghiaccio, ma le steppe nevose e desolate delle Terre Estreme del Nord-Orientale del Cosmo, tra le zone più fredde dell’universo.

« Davvero? »

Le girò attorno lento, come un leone terrestre fa con una piccola antilope ferita, prima di azzannare i denti nella sua morbida e gustosa carne setosa.

« E come pensi di sbrogliartela? »

« Con ogni mezzo necessario! » puntò i piedi l’ambasciatrice delle Regioni del Sud, portando le mani ai fianchi e gonfiando orgogliosa il petto, mossa che non sfuggì all’occhio veloce e vigile del capitano che s’impose d’ignorare ciò che aveva appena visto.

Riportò gli occhi sul suo sguardo azzurro vivo. La faccenda si stava facendo interessante.

« Hai un equipaggio? »

« Io… no »

« Sai arrivare a Tartaro? »

« Ehm… no »

« Sai navigare da sola? »

« Sì! » esclamò trionfalmente Bulma, sorridendo vittoriosamente al pirata.

« Benissimo! Allora scaricherò le tue chiappe su una barca e potrai fare una bella remata fino a Syracysis, perché noi andiamo... alle Stelle Fiji! »

Rise di gusto il capitano, avvicinandosi al suo comodo letto e buttandocisi sopra con poca grazia, per poi stiracchiarsi.

Si abbassò la visiera del cappello sugli occhi, intenzionato ad iniziare la sua vacanza in quel preciso istante e di godersi il viaggio nell’oceano sonnecchiando, fino al paradiso dei pirati.

« Alle Stelle Fiji? »

Vegeta annuì sonoramente alla domanda della donna, che terse le labbra in un sorriso amaro.

« È come pensavo… non sei poi un tipo tanto complicato, sai? »

L’uomo scrutò la donna da sotto il suo cappello e rimase ad osservare il suo volto contrito in una maschera di rabbia e delusione.

« Uno deve solo immaginare qual è l’azione più vigliacca ed egoista e tu sceglierai quella! »

« Hey, non è un problema mio: io non ho rubato il Libro! » le rispose piccato Vegeta e si assicurò di scandire per bene le sue parole.

« E non intendi perdere il sonno per questo, vero? »

Vegeta si girò, arrabbiato, dall’altro lato del letto, dando le spalle alla donna, che ancora insisteva a parlargli. Bulma lo guardò con disgusto. « Io invece non troverei pace nel letto, sapendo di essere viva... perché ho lasciato morire il mio amico! »

Si allontanò insofferente dal letto e Vegeta, colto nel segno, la seguì, sbracciando.

« Argh! Questo pasticcio non è colpa mia! Non ho chiesto io a Goku di rischiare la pelle per me! » Subito Bulma lo interruppe, puntandogli un dito al petto.

« È chiaro che non posso appellarmi al tuo onore… ma ho altri modi... per convincerti »

Il capitano rimase un attimo inebetito davanti alle sue parole.

Gettò un’occhiata al corpo di Bulma un secondo di troppo e la donna decise di sfruttare la situazione a suo vantaggio.

« E... come pensi di riuscirci? »

La vide avvicinarsi a lui un po’, un po’ troppo, per i suoi gusti, e senza accorgersi deglutì sonoramente, rimanendo abbacinato dai grandi occhi azzurri della donna. Ad un palmo dal suo naso, l’ambasciatrice sorrise maliziosa e si portò ad un soffio dalle sue labbra.

« Parlando la tua lingua! »

Quando Vegeta, ormai, iniziava a pensare a delle cose non propriamente opportune per il ruolo che ricopriva la donna e per il suo ruolo di capitano nella Saiya, gli passò sotto il naso una brillante gemma arthuriana.

La donna notò come gli si illuminarono gli occhi e come afferrò al volo il cristallo. Il capitano considerò qualche istante il cristallo nella mano e valutò il suo peso. Gli occhi neri del pirata guizzarono d’interesse.

« Esprimiti… » Le soggiunse con curiosa avidità.

La donna gli afferrò la mano e riversò su di essa un sacchetto di piccoli cristalli azzurri, che riverberarono nella cabina colorando il soffitto di un incantevole mosaico brillantino. Il capitano soppesò la proposta dell’ambasciatrice e a Bulma parve soddisfatto della piccola trattativa appena firmata.

« Sì, mi hai convinto… » le rispose Vegeta, appoggiando i preziosi sulla sua scrivania.

« ma... non per la prima classe! »

Questa volta fu Bulma ad impallidire.


I pirati a bordo della nave vennero riscossi dalle loro mansioni da un grido isterico che provenne dalla cabina del capitano.

Poco dopo, assistettero a bocca aperta alla scena del capitano che, con tutta la forza che aveva in corpo, era risalito dalla stiva con sulle spalle, a mo’ di sacco di patate, una donna che stava facendo di tutto per liberarsi dalla sua presa. Disperata, agitava gambe e braccia, cacciando calci e pugni nell’aria, dimenandosi come un’anguilla.

Turles rimase appeso a testa in giù sulle cime che pendevano dall’albero maestro e chiese spiegazioni a Nappa che fece spallucce, all’oscuro della situazione quanto lui.

« Come puoi vedere, siamo equipaggiati per soddisfare i gusti regali più esigenti… »

« Mettimi giù, bruto! »

Gridò Bulma e Vegeta afferrò al volo un calcio che, se non avesse mosso la testa, gli sarebbe finito diretto sulla mascella.

Radish, che sul ponte stava preparandosi per grattare via il ghiaccio dalla murata della nave, non seppe se ridere o piangere: la prima volta che una donna metteva piede sulla Saiya e il capitano la trattava così?

« Abbiamo una magnifica vista sul mare cosmico... »

Bulma riuscì finalmente ad afferrargli la faccia. Vegeta cacciò un urlo, sentendosi strattonare dalla bocca. Fu costretto a mollare la presa, per poi risistemarsi la gentile principessa tra le braccia, afferrandola per le caviglie e lasciandola penzolare a testa in giù.

La donna urlò tutta la sua rabbia al Cosmo, cercando ancora di colpire il pirata con un calcio o con un pugno, ma inutilmente, visto che all’ultimo venne rovesciata con poca grazia dentro il magazzino che stava poco distante dalla prua della nave.

Si ritrovò a terra, circondata da una fila di alti scaffali ripieni di munizioni, cibo e altre chincaglierie che avevano il suo perché all’interno della stiva della nave.

Vegeta allargò le braccia, presentandogli quella che di lì in avanti sarebbe stata la sua cabina, ossia il deposito munizioni che dava direttamente sulla stiva, il posto più scomodo ed interno della nave e, di sicuro, non adatto al transito di persone.

Fece il suo peggior sorriso e pensò che mai avrebbe visto espressione più acida di quella che gli stava rivolgendo Bulma in quel momento.

« E alloggi lussuosissimi! Con tre pasti raffinati al giorno, cetriolini, uova e… cetriolini! »

Non si accorsero di Broly che, silenzioso e mesto come sempre, si era avvicinato ad orecchie basse al capitano fermandosi a guardarlo, curioso.

« Oh, Broly, sei qui! »

Vegeta lo vide accanto a sé e lo strinse in un abbraccio, spazzolandogli la testa con la mano, presentandolo a Bulma.

« Ti presento Broly, il tuo compagno di cuccetta! »

Al ragazzone s’illuminarono gli occhi quando scorse la figura afflosciata e bloccata di Bulma tra le ceste di cibo ed, entusiasta, si fece avanti andando ad abbracciarla tra le sue enormi braccia muscolose. Bulma si sentì soffocare nella stretta vigorosa che il ragazzone le stava riservando, ma l’omone non sembrava farci caso, compiaciuto della nuova compagnia.

« Veramente sei tu la sua compagna di cuccetta, la cuccia è sua... Sai, lui come tutti noi avrebbe il suo posto in stiva, ma a lui piace dormire qui la maggior parte delle notti, vai a capire il bambinone! »

Il capitano fece spallucce, ridendo.

« Ti auguriamo un piacevole soggiorno a bordo della Saiya… ah, se ti si avvinghia alla gamba e vuole poggiare la testa sulla tua spalla, vuol dire che gli piaci! »

Indicò il ragazzone che era la stava abbracciando per la vita e cercava di guardarla negli occhi, curioso di fare la sua conoscenza.

Le strizzò l’occhiolino, Bulma non ci vide più dalla rabbia e fece per scagliarsi contro il capitano, ma questo fu più svelto. Richiuse l’entrata del magazzino ed inserì il codice numerico per bloccarla, così da tenere la loro cara ospite al sicuro per un po’.

Un ultimo grido della donna lo fece sogghignare, divertito.

Vegeta risalì, dopo, i gradini del magazzino per tornare al ponte.

« Come c’è salita sulla nave? » sussurrò tra sé e sé, contemplando la lucentezza del cristallo che aveva tra le mani, quando, senza volerlo, s’accorse che tutti sul ponte, avevano tra le mani dei cristalli arthuriani. Quando i membri la ciurma s’avvidero che il capitano li aveva colti in fragranza, nascosero immediati le gemme dove meglio capitava, tornado alle loro mansioni.

Questo non fece altro che infastidire maggiormente il capitano che si avviò a grandi falcate al ponte di comando.

« Signori miei, la rotta è cambiata. Ci dirigiamo a Tartaro! »

Radish, che aveva ficcato la gemma in bocca nella foga di nasconderla, protestò. « Che ne è delle Stelle Fiji? »

Toma si lamentò con lui, portandosi una mano al cuore. « Addio belle spiagge… »

Vegeta berciò loro di tornare immediatamente ai loro posti e di smetterla di lamentarsi. Una volta al ponte trovò Nappa che lo stava aspettando, le braccia appoggiate mollemente al timone e un’espressione sorniona in viso di chi aveva già previsto tutta la scena.

« Lo faccio solo per i soldi… »

Nappa si sforzò di non ridere.

« Allora... come ci arriviamo? »

Prosegui verso Ovest, oltre le Dodici Galassie e oltre la Costellazione della Fornace, finché non arriverai alla mia stella morente. Una volta lì, prosegui oltre ciò che tocca la luce…”

« Verso Ovest, dobbiamo superare le Dodici Galassie… »

Indicò la strada in avanti, verso l’Universo più oscuro. Si avviarono i motori al massimo e il forte vento dell’Eatherium spinse la piccola Saiya verso le stelle.


Lazuli si specchiò in una goccia d’acqua, che cadde al suolo in un suono sfumato e dolce, bruciata dal contatto la superficie cocente, e lesse ciò che stava succedendo lontano, ma non poi così tanto, nel Cosmo.

« Però… il nostro ladruncolo ha deciso di non scappare… »

Arricciò infastidita il naso, giocando con la lacrima d’acqua che era sfuggita al suo calice, bagnandole le dita. La distese nell’aere senza sole, facendo fluttuare la minuscola goccia tra le stelle. Contemporaneamente due astri, a milioni di chilometri di distanza, colpiti dalla piccola pioggia, si spensero, sbuffando in una nuvola in lontananza.

« Crede di venirci a fare una visitina… »

Le creature mistiche intorno a lei sibilarono, infastidite. Lo Scorpione mosse le sue chele luminescenti e vibrò, con una lieve scossa di terremoto, la stella rossa Antares nel cuore della costellazione.

Lazuli gli sorrise.

« Offriamogli della musica, allora... »

La dea giocò ancora con il calice, dipingendo tra le pieghe del liquido delle righe sfumate, che presero vita e s’immersero dentro la coppa, finché l’acqua non si chetò, placida.



Continua…





Angolo dell’autrice


Spero che questa storiellina vi stia sempre più piacendo.

Adesso anche Bulma ha fatto il suo colossale ingresso sulla Saiya e Lazuli è già sul piede di guerra.

Ringrazio tutti coloro che hanno deciso di leggere questa storiellina.

Fatemi sapere che ne pensate, mi farebbe immensamente piacere.

Al prossimo capitolo!




   
 
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