Dalle ceneri, risorgeremo.
La
pioggia cadeva fitta e pesante sul terreno ormai
zuppo. Nel silenzio, ogni singola goccia che s’infrangeva al
suolo, produceva
un rumore assordante, che squarciava il cielo a metà.
Clarke
osservava le fiamme muoversi, sinuose, in una
pericolosa danza. I suoi occhi, ora tornati al suo naturale blu, erano
vuoti e
infinitamente tristi. Il corpo di Titus era adagiato sulla pira funebre
che
aveva costruito poco prima. Nonostante la pioggia, il fuoco ardeva,
come se
fosse alimentato non dalla legna, ma dall’ira della bionda.
La
pioggia cessò pian piano, un timido sole, si face
largo tra le nuvole. Le ceneri di Titus vennero spazzate via dal vento.
Clarke
rimase immobile, a fissare quelle minuscole particelle andarsene
lontano.
<<
Mi dispiace… >> sussurrò.
La
tenda di Titus era avvolta dall’oscurità.
All’interno, il caos più totale regnava, ogni cosa
era sparsa sul pavimento:
libri, mappe, vestiti…
In
un angolo, nascosta, sedeva stanca, Lexa.
Il
viso gonfio per le troppe lacrime versate, gli
occhi rossi e spenti. Il suo respiro pesante, come se avesse corso per
moltissimo tempo.
Appena
aveva messo piede all’interno della tenda,
l’immagine del suo maestro la colpì
improvvisamente:
Il
primo giorno che l’aveva visto, alto e rigido,
nella sua postura. Imperturbabile.Poi gentile e calmo, mentre le
raccontava le
antiche storie degli Heda, prima di andare a dormire.Infuriato, quando
la
rimproverava. E poi, lì, di fronte a lei. Sanguinante e
morente, ma con una sguardo
di determinazione negli occhi.
Aveva
perso anche il suo amato maestro, per colpa
della sua debolezza.
Strinse
i pugni e, improvvisamente, iniziò a
scaraventare tutto per aria. Alla fine si ritrovò seduta
lì, in quell’ angolo.
Mentre
il suo sguardo vagava, perso, qualcosa attirò
la sua attenzione. Era un libro, aveva la copertina di pelle logora e
Lexa non
ricordava di averlo mai visto prima.
Si
alzò lentamente e lo raccolse.
Incominciò
a sfogliarlo e il respiro le si fermò in
gola.
Era
la scrittura di Titus.
Si
lasciò cadere nuovamente terra e iniziò a
leggerlo.
Wanheda,
così viene chiamato lo Spettro. WANHEDA. Penso sia un nome
strano ma
importante.
Oggi
ho pronunciato quel nome a voce alta per la prima volta, non sembrava
infastidita da quel nome, penso che inizierò a chiamarla
sempre così.
Devo
mangiare di più, Wanheda ha detto che sono troppo magro.
Devo diventare presto
grande e forte…voglio aiutarla.
Ho
provato a combattere con una spada oggi. Non sono molto bravo. Wanheda
mi ha
detto che devo imparare, se voglio sopravvivere. Ho sempre molta paura,
mi
ritorna, costanetemente in mente, l’attacco al villaggio.
Ogni tanto sento
quegli occhi blu posarsi su di me, sempre tristi che mi osservano.
<<
Devi imparare a controllare la tua paura, altrimenti ti
distruggerà
completamente. >>
Polis,
la mia nuova casa, queste sono state le parole di Wanheda, questa
città grande
e affolata, sarà la mia nuova casa. Casa…ho
alzato lo sguardo su di lei, mi ha
posato la mano sulla testa, delicatamente.
<<
Non avere paura >>.
Si,
questa sarà la mia casa.
Wanheda
oggi mi ha portato dal Fleimkepa, ha detto che dovrò
comportarmi bene e
imparare tutto quello che mi insegnerà.
Lexa
continuava a leggere. Perlopiù, erano periodi
brevi.
Le
giornate passano molto velocemente, il Fleimkepa dice che sto
migliorando
sempre di più. Bugiardo. Nei suoi occhi vedo solo disprezzo
e paura. Wanheda
continua a proteggermi come sempre.
Non
vedo l’ora che faccia ritorno, anche se le sue ferite
guariscono, i suoi occhi sono
sempre più tristi. Voglio dirle delle parole del Fleimkepa,
spero che le
facciano piacere.
Wanheda
è ritornata. Come sempre è molto turbata. Faccio
sempre finta di nulla quando
parla con gli spiriti, ma so che si accorge del mio sguardo. Deve
vederne davvero
molti, credo che le faccia male la testa.
Wanheda
mi ha detto che non mi devo fidare di nessuno. Le ho risposto che mi
fido solo
di lei. Non credo le sia piaciuta la mia risposta. La prossima volta
risponderò
solo “ ho capito”.
Il
nostro Heda è morto. Waneda è rimasta in silenzio
per tutto il giorno.
Continuava
a scorrere quelle pagine, capiva che il suo
Maestro non scriveva tutti i giorni:
Oggi
Tristan ha vinto il Conclave. Wanheda era contenta, ha detto che
promette bene.
Ho anniuto, ma, in realtà, Tristan mi fa davvero paura, i
suoi occhi sono come
il cielo grigio prima di riversare le sue acque sulla Terra.
Lexa
continuava a girare quelle pagine logore, immersa
nei ricordi del suo Maestro.
È
passato un po’ di tempo da quando ho scritto
l’ultima volta. Purtroppo i miei
studi si sono via via intensificati. Il Fleimkepa continua ad avere nei
miei
riguardi un atteggiamento sfuggente, la sua pupilla Gaia, fa sempre di
tutto
per mettermi nei guai. Non racconto mai nulla di tutto questo a
Wanheda, lei è
impegnatissima con l’addestramento di Tristan.
Il
nuovo giovane Heda sta diventando sempre più forte, il suo
bell’aspetto e la
sua pacatezza crea nel popolo un’amore spontaneo, che
raramente mi è capitato
di leggere nei vecchi diari. Le sue spalle possenti, i capelli mossi
scuri e
quegli occhi grigi, gli conferiscono un’aurea quasi regale.
Tristan
ha sempre Wanheda al suo fianco, penso che passino praticamente tutto
il tempo
insieme. Non mi piace il suo sguardo, specialmente quello rivolto a
Wanheda,
sembra un lupo affamato, mi fa paura.
Oggi
ho incontrato una Natblida nella sala dei testi, non doveva essere li,
quando
le ho fatto presente la cosa, si è voltata verso di me e mi
ha detto di
mantenere il segreto. Strana, ho subito pensato. Ho ripreso le mie
letture, ma
il volto di quella ragazza mi tornava prepotentemente in mente.
Sha-ri,
è questo il suo nome, me l’ha detto un paio di
giorni dopo il nostro primo
incontro, nell’arena di allenamento dei Natblida. Io non ho
risposto, non mi è
permesso parlarle. Mi ha chiesto se una pantera mi avesse morso la
lingua.
Sempre più strana.
Prima
di andarmene le ho detto semplicemente: Titus.
Ha
sorriso.
Wanheda
è tornata ferita oggi, i suoi abiti erano strappati e il suo
viso era ricoprto
di abrasioni e lividi.
Mi
sono precipitato a prendere dell’acqua e un panno, per
pulirle il sangue.
Mentre tamponavo delicatamente il suo viso, mi sono accorto che niente
stava
passando, tutte le ferite erano lì.
La
mia mano si è fermata.
<< Queste non se ne andranno >> Ha allontanato la mia mano, con delicatezza e mi ha detto:
<<
Non c’è nulla di cui preoccuparsi,
ragazzo >>.
Sono
molto, molto preoccupato.
Oggi
sono rimasto, letteralmente, stupefatto. Quella natblida, Sha-ri, ha
fermato
Wanheda davanti a tutti gli altri Natblida e le ha chiesto se potesse
diventare
il suo secondo. Ho visto per la prima volta Wanheda colpita, ma subito
ha
scansato la ragazza, andandosene. Non pensavo che fosse così
coraggiosa, strana
sì, ma anche coraggiosa. Nessuno sbarra la strada a Wanheda.
I
giorni passano, e quella strana e coraggiosa ragazza, continua a
pedinare
Wanheda. Le chiede ininterrottamente di diventare il suo seondo. Penso
che
Wanheda stia per perdere la pazienza.
Oggi
Sha-ri, mi ha chiesto che cosa avesse quella bionda, in un primo
moemento non
ho capito a chi si stesse riferendo, dopo aver capito, non so
perché mi sono
uscite queste parole:
<<
Dovresti cercare di avere maggior rispetto per Wanheda, non vedi che la
stai
infastidendo? >>
<<
Ti piace Wanheda Titus? >> mi rispose, schietta.
La
guardai stupito.
<<
Il tuo comportamento ti metterà in pericolo
>> le risposi sinceramnete,
ignorando quell’assurda domanda.
Lei
sorrise e si avvicinò.
<<
Sei preoccupato per me? Per caso…ti piaccio?
>> mi disse con una smorfia.
Arrossì,
per la prima volta in vita mia.
Lei
si mise a ridere, poi tornò seria, improvvisamente.
<<
Gli occhi di Wanheda sono sempre così tristi, vero?
>>
Mi
stupì di quelle parole, lei mi guardò
intensamente negli occhi prima di
andarsene.
Con
mia grande sorpresa, Wanheda ha preso come secondo Sha-ri. Quella
giovane
natblida non ha la minima idea in cosa si è andata a
cacciare. L’allenamento è molto
duro, ciononostante, quella ragazza è sempre di buon umore.
Ma la cosa che mi
ha lasciato a bocca aperta è stato il fatto che ha inizato a
chiamare Wanheda,
Clarke.
<<
Titus, che ne dici di Clarke? Non è un nome perfetto?
>> mi chiese un
giorno tutta contenta.
Fissai
Wanheda dietro di lei, fece un leggero sospiro e sollevò un
sopracciglio, ormai
rassegnata.
<<
Clarke? >> ripetei.
Sha-ri
emise un gridolino di gioia entusiasta.
<<
Vedi a Titus piace! È perfetto! >> disse
voltandosi verso di lei.
Wanheda
la guardò e con mio grandissimo stupore, sorrise lievemente.
<<
Clarke… >> sussurrai,
sì… perfetto.
Gli
inverni passano velocemente e io, Sha-ri e…Clarke passiamo
sempre più tempo
insieme, più che altro, grazie a Sha-ri. Più il
tempo passa e più sento che i
miei sentimenti per la giovane Natblida cambiano, da semplice mera
curiosità si
sono trasformati in qualcosa di più forte. Come la mia
preoccupazione per
Clarke.
Sha-ri
è venuta da me la scorsa notte, era sconvolta. Ha detto di
aver visto Heda far
del male a Wanheda, non ho capito molto ma penso che non sia la prima
volta.
<<
Dobbiamo proteggere Clarke, Titus >> mi ha detto
spaventata.
Non
sapevo cosa dirle, proteggere Wanheda…anche il solo pensiero
mi era estraneo.
Nessuno proteggeva Wanheda, era lei a proteggere gli altri.
Ho
stretto forte Sha-ri in un abbraccio, è stata
l’unica cosa che mi è venuta in
mente.
È
successo, credevo di essere una persona diversa, grazie ai miei studi e
alla
guida del Flaimkepa. Credevo di non poter provare questi sentimenti,
ma, credo,
di essermi sbagliato.
L’amore
è debolezza.
Sono
queste le parole che ci ripeteva, in continuazione, Wanheda. Come se
sapesse,
come se vedesse. Credo che se ne sia accorta, le scuse blande, le
nostre
sparizioni, gli sguardi e le carezze rubate. Dovrei avere paura? Il
fatto, puro
e semplice, è che non ne ho. Sono felice, con lei, sono
immensamente felice.
So
che Wanheda sarà contraria, lei è un sangue nero,
è proibito. Non m’importa…non
soffocherò questa felicità, anche se,
così facendo, deluderò Clarke.
Io
e Sha-ri abbiamo parlato con Wanheda, oggi. Come immaginavo, sa tutto e
non
l’ha presa molto bene. Sono spaventato ora, perché
ho visto preoccupazione nei
suoi occhi blu. Wanheda ha un progetto per Sha-ri. So che per lei,
rappresenta
l’Heda migliore che potesse incontrare, quella che aspettava
da sempre e, ora,
le porto via questa occasione. Sono consapevole di essere una grande
delusione per
lei.
Sha-ri
vuole andarsene da Polis, vuole fuggire insieme a me e a Clarke. Sono
giorni
che non mi parla d’altro, ogni volta che ci incontriamo, come
fossimo due
clandestini, nell’oscurità, bisbigliando.
È terrorizzata da Tristan. L’Heda
giovane e promettente, era cambiato. Crudele, ossessivo e calcolatore.
I suoi
occhi sono completamente vuoti. Tutti hanno il terrore di stargli
accanto,
tranne Wanheda. A volte manca per settimane, so che Tristan la tiene
rinchiusa
in quella maledetta stanza. È ossessionato
dall’idea di perderla, che quel
potere gli venga portato via. Quindi parlare di fuggire e portare
Clarke con
noi, è un’idea molto, molto pericolosa.
Sha-ri
è incinta.
Diventerò
padre.
Se
dovessi descrivere il momento perfetto, credo sia stato ieri notte. Noi
tre
insieme, seduti attorno al fuoco, in una bellissima radura. Sha-ri
rideva
felice, io che passavo loro da mangiare e da bere, gli occhi di Clarke,
quei
occhi caldi e blu, che
posavano su di
noi, come una carezza. Non parlavamo di nulla d’importante.
In quell’istante non
eravamo né l’orfano studioso, la giovane natblida
e né la spaventosa e gloriosa
Wanheda.
Ma
solo Titus, Sha-ri e Clarke.
Famiglia.
Ecco
cosa eravamo, cosa siamo e seremo per sempre. Una famiglia.
Io
e Sha-ri ci siamo guardati negli occhi, è stata lei...ecco
il pensiero che abbiamo
condiviso in quel preciso momento, è stata lei…a
trovarci.
Quando
Lexa sfogliò la pagina, un’altra e
un’altra
ancora, non trovò nulla, solo pagine bianche.
Continuò, affamata di trovare
altre parole del suo maestro, quando una semplice frase comparve sotto
ai suoi
occhi.
Sono
stato io, l’ho uccisa io.
Lexa
capì, che il suo amato maestro aveva perso tutto,
capiva bene quel dolore. Proseguì e trovò altre
pagine scritte, sembravano
recenti.
Lexa,
se
leggerai questo quaderno, io non ci sarò più.
Come credo, dalle parole
pronunciate da Becca, questo è l’unico modo. Mi
dispiace, davvero. Sai ho
moltissimi rimpianti, ma su di una cosa sono sempre stato certo: Tu.
Dalla
prima volta che ti vidi, lì, poco più che una
bambina, capì che saresti
diventata una grande Heda. Perché, nei tuoi occhi verdi e
profondi, vidi subito
Lei. Hai gli stessi occhi, la stessa fiamma che ardeva con ardore e
calore in
Sha-ri. Rimasi scosso all’inizio, non ci potevo credere. Ti
chiedo perdono per
essere stato così duro con te. Ma sai, dopo averti
conosciuta, in me si insinuò
subito un sentimento che credevo di non poter più
provare…la paura di perdere
ancora una persona cara.
Così
ho cercato di prepararti, tenendomi a distanza, ho cercato di
proteggerti come
Clarke ha cercato di fare con noi. L’amore è
debolezza, questo era
fondamentale, perché sapevo bene quanto potesse essere
doloroso.
Ma
non è bastato. Dopo Costia sono diventato ancora
più distante e mi dispiace,
sapevo bene che cosa stessi provando, ma non sapevo come
aiutarti…non sapevo
guarire le mie ferite, come avrei potuto lenire le tue?
Poi
ho capito, quando ti ho vista con Clarke.
Sai,
Clarke non ha mai guardato nessuno come guarda te.
Dopo
Costia, non hai cercato vendetta, hai aspettato e hai pensato prima al
tuo
popolo, anche se eri distrutta dal dolore. È stato in quel
momento che ho
pensato che quel potere, non ti avrebbe cambiata, trasformandoti in un
mostro.
In
realtà, dopo ho capito che avevo bisogno del tuo aiuto. Per
salvarla.
Clarke
vive i suoi giorni nell’oscurità, sempre in
tensione, che la bestia che dimora
dentro di lei si scateni. Ma quando vi guardo, quando vi ho viste
lì su
quell’isola. Non avevo mai visto Clarke così
felice e in pace. Ci sei riuscita.
Grazie.
Hai donato amore alla nostra Clarke. Sha-ri e io abbiamo sempre voluto
questo
per lei. Una vita normale e serena, piena di gioia.
Clarke
mi ha salvato la vita, arricchendola con l’amicizia e
l’amore. Le sarò sempre
grato per questo. Io e Sha-ri volevamo proteggerla, ma sai una cosa?
Clarke non
ha bisogno di protezione, ha bisogno solamente di essere presa per
mano. Stalle
accanto e sorreggila nei momenti difficili, tutto il resto
verrà da sé.
Ti
ho amato come una figlia, Lexa.
Grazie
per avermi reso così orgoglioso.
Per
sempre,
Titus.
Gli
occhi di Lexa erano piani di lacrime, la vista
annebbiata. Le parole del suo maestro le spezzavano il cuore.
Alzò lo sguardo e
davanti a lei, in mezzo alla tenda, si ritrovò Clarke.
Spalancò gli occhi,
sorpresa.
<<
Clarke… >> sussurrò.
Lo
sguardo della bionda era fisso su di lei. Quegli
occhi, prima neri e vuoti, ora erano di un blu scuro, tristi. Lexa si
alzò,
ancora il volto rigato dalle lecrime. Non sapeva cosa dire.
Vergogna.
Questo provava, una grande vergogna. Per
colpa sua, per il suo egoismo, aveva perso il suo Maestro, e, di
conseguenza,
aveva distrutto la persona più importante.
Ricordò quel campo pieno di morti.
Come poteva guardarla negli occhi? Alzò, incerta lo sguardo.
La bionda stava
ancora lì in piedi, immobile.
<<
Io… >> provò a parlare, ma
scoppiò
ancora in lacrime.
Mentre
stava piangendo, sentì i passi della bionda
farsi sempre più vicino. Ma non osova, ancora, alzare lo
sguardo.
Ad
un tratto, si sentì avvolgere delicatamente dalle
braccia della bionda. Immobile, Lexa guardava dritta verso
l’entrata della
tenda, incredula che dopo tutto quello che fosse successo Clarke
potesse anche
solo toccarla. Sentiva le braccia stringersi sempre di più
attorno a lei. Il
corpo di Clarke, nonostante i vestiti bagnati, emanava un forte calore.
Le era
mancata così tanto, pensò.
La
testa di Clarke era vicino al suo viso, sentiva i
suoi pesanti sospiri.
<<
Stai bene…grazie agli spiriti, stai bene
>> sussurrava, con voce tremolante.
Gli
occhi di Lexa si riempirono, copiosamente, di
nuove lacrime.
La
sua Clarke era tornata e la prima cosa…la prima,
era stata preoccuparsi per lei.
<<
C-Clarke…. >> disse, piangendo.
<<
Mi dispiace….mi dispiace così tanto
>>
continuò singhiozzando. Ricambiò
l’abbraccio, le sue mani si stringevano, con
forza, alla maglia della bionda.
Clarke
continuò ad abbracciarla, senza dire nulla.
Si
ritrovarono sedute, una accanto all’altra, circondate
da quella devastazione, provocata poco prima dalla bruna.
Lexa
aveva la testa appoggiata sulla spalla della
bionda. Le loro mani intrecciate.
<<
I miei errori sono davvero arrivati ad un
livello inimagginabile… >> sospirò
Lexa.
<<
Errare è umano, Lexa. Non devi angustiarti
per quello che è successo. È stata una scelta di
Titus >> rispose le
bionda, accarezzandole la mano.
<<
Ti ho tradito…io che avevo promesso di non
farlo…come puoi perdonarmi? >> chiese,
ricacciando le lacrime.
Clarke
sospirò.
<<
Nessuno, prima d’ora…nessuno, aveva mai
lottato così per me. Anche se hai sbagliato, i tuoi
propositi erano buoni…Io e
Titus abbiamo commesso l’errore di tenerti
all’oscuro, per proteggerti >>
<<
Ti ho allontanata da me…non merito il tuo
perdono. E Titus… >> disse, voltando lo
sguardo rigato di lacrime.
Clarke
le girò delicatamente il volto, per guardarla
negli occhi.
<<
Lexa…io ti amo. Titus, ti amava. Ha seguito,
semplicemente, il suo cuore. Come io seguo il mio >> le
asciugò una
lacrime con le dita.
<<
Gli sarò, per sempre grata. Ti ha salvata da
me >> disse, ricordando le atrocità che aveva
fatto.
Lexa
notò la sua tristezza.
<<
Clarke…niente di quello che è successo
è
colpa tua. Non eri in te >> cercò di
consolarla, ma Clarke aveva provato
talmente tante volte quei sentimenti, quella colpa, che sorrise
amaramente.
Rimasero
in silenzio per un po’. Poi Lexa le chiese:
<<
Cosa faremo adesso? >> Clarke capì che in
quella domanda, era racchiuso tutto il loro futuro. La bionda sapeva
cosa fare.
Aveva raggiunto la piena consapevolezza, mentre osservava le ceneri di
Titus
volare via.
Guardò
Lexa negli occhi. Le prese il viso tra le mani
e la baciò, dolcemente. Dopo posò la sua fronte
su quella della bruna. Con le
mani le accarezzava i capelli.
<<
Potremo andarcene…tornare a casa >>
sussurrò la bruna, in un disperato tentativo. Aveva capito
benissimo le
intenzioni di Clarke. Aveva capito tutto da quel bacio che sapeva di
addio.
Clarke
sorrise.
<<
Casa.. >> sospirò.
<<
Si…nella nostra bellissima spiaggia…
>>
sussurrò Lexa, calde lacrime le rigavano il viso.
<<
Clarke….torniamo a casa? >> chiese,
disperata.
Clarke
sorrise, le baciò quelle lacrime. Lexa aveva
capito. Non aveva bisogno di una risposta, le intenzioni di Clarke
erano
chiare. Sapeva che dovevano portare prima la pace a Polis. Per Titus,
Indra,
Anya…per tutti i popoli. Era compito loro.
<<
Io e te insieme. Questa volta non ci
divideremo >> le sussurrò Clarke
all’orecchio, abbracciandola forte.
Lexa
annuì, baciandola con passione.
Prima
di uscire dalla tenda, per andare a parlare con
gli altri, Lexa porse il diario di Titus a Clarke. Clarke scosse il
capo:
<<
Tienilo pure tu, non era destinato a me. Loro
due saranno con me per sempre, in fin dei conti siamo una famiglia
>>
disse con un lieve, amaro sorriso.
Appena
uscirono dalla tenda, ad attenderli c’erano
Anya, Indra, Lincoln e Octavia con le spade sguainate. Lexa capiva,
avevano il
timore che Clarke potesse essere ancora quella Wanheda.
Quando
la bionda uscì, subito dopo di lei, tutti
s’irrigidirono.
<<
Potete rinfoderare le votre spade >>
ordinò con tono autoritario.
Clarke,
al suo fianco, lì fissò uno ad uno. Quando i
suoi occhi incontrarono quelli degli altri, tutti, pian piano
abbassarono le
armi.
<<
Wanheda…siete voi? >> chiese Lincoln,
speranzoso.
<<
Si sono di nuovo io, Lincoln… >> fece
un passo in avanti e fece un leggero inchino col capo.
<<
Vi chiedo perdono, per quello che ho fatto.
Ho mancato al mio compito di proteggere Heda, chiedo, umilmente, il
vostro
perdono >> disse, sempre col capo chino.
Indra
rifoderò la spada, il braccio bendato per via
della ferita. Posò una mano sulla spalla di Clarke:
<<
Siamo contenti che la nostra Wanheda sia tornata
>> Clarke
alzò lo sguardo,
rincuorata.
Tutti
sorrisero e annuirono. Anya si avvicinò e le
porse il braccio, Calrke lo strinse.
<<
Non scomparire mai più in quel modo, intesi?
>>
<<
Questo è il piano >> rispose la bionda
sorridendo.
<<
Mi dispiace per Titus…ho pianto per lui
>> disse sinceramente.
Clarke
le mise una mano nella spalla.
<<
Anche a me >>
Entrando
nella grande tenda, i rapresentanti rimasti
degli Skaikru, Trikru e degli altri popoli, aspettavano le parole di
Heda.
<<
Allora qual’è il piano? >> chiese
Raven, subito. Anya la guardò torva, lei sussurrò
un “ scusa “.
Lexa
guadò Clarke poi si fece avanti e disse:
<<
Ora combattiamo >>
<<
Sappiamo che Ontari è nella torre, gli Azgeda
non si sposteranno lontano sapendo che la loro Heda è
vulnerabile >>
continuò.
<<
Siamo certi che sia vulnerabile? >>
chiese Bellamy.
<<
Quando sono tornata in me…ho sentito il
legame che si spezzava. Senza il mio potere e con la pazzia di Ontari,
la
fiamma è instabile >> spiegò
Wanheda.
<<
La torre sarà assediata dai suoi uomini,
dobbiamo trovare il modo di sfondare le loro difese >>
disse Indra.
<<
Non vi chiedo questo. Ci serve solamente un
diversivo, così io e Clarke entreremo >>
spiegò Lexa.
<<
Non potete entrare da sole, ci saranno altri
uomini all’interno >> si oppose Indra subito.
<<
Io andrò con loro >> si propose subito
Anya.
<<
Anche io >> disse Octavia.
Lexa
e Clarke si guardorono, non potevano rifiutare.
<<
Va bene… >>
<<
Scusate se faccio la guastafeste…ma come
intendete sconfiggere Ontari? Il cip amplifica le sue
capacità fisiche,
specialmente adesso che è instabile, non sarà
facile ucciderla e, sinceramente,
credo che sia impossibile >> si ritrovò tutti
gli occhi puntati addosso.
<<
Cosa intendi con impossibile? >> chiese
Anya.
Raven
sospirò.
<<
A.L.I.E. ha contaminato la fiamma, pensate
che una spada o le pistole possano fermarla? Insomma…fermano
per caso Wanheda?
No. Anche se arrivate a lei, non potrete comunque ucciderla
>> spiegò la
latina.
Tutti
riflettevano su quelle parole.
<<
Raven ha ragione >> disse Wanheda.
<<
Concentriamoci sul piano per entrare nella
torre, poi penseremo al resto >> disse Lexa,
avvicinandosi al tavolo.
<<
Raven posso parlarti? >> chiese
Wanheda.
Lexa
si voltò, interrogativa, verso la bionda.
<<
Si dimmi >>
Clarke
si avvicinò alla latina.
<<
In privato se non ti dispiace >> Raven
stupita, guardò incerta Anya che annuì,
preoccupata però per la bionda.
Quando
le due uscirono dalla tenda, lo sguardo di Anya
si sposto verso Lexa, che fissava, turbata, l’uscita.
Andarono
a parlare nella tenda degli Skaikru, dove
Raven teneva le sue attrezzature.
<<
Cosa c’è Clarke? >> chiese subito la
latina.
<<
Hai trovato la fonte vero? Becca… >>
Raven
si stupì, non credeva che Clarke sapesse.
<<
Non so cosa sono esattamente, ma quando non
ero in me…ho visto delle cose, ricordato alcune parole di
Becca >> disse
guardando la latina.
<<
So che Lexa sa, riesco a vederlo nei suoi
occhi e so, che non vuole ferirmi… >> Raven la
guardava preoccupata.
<<
Puoi spiegarmi bene cosa hai scoperto
esattamente? >> chiese, seria la bionda.
Raven
fece un sospiro e iniziò a raccontarle a grandi
linee, quello che avevano scoperto. Delle parole di Becca e della
storia di
A.L.I.E. Vedeva, pian piano, lo sguardo della bionda rassegnarsi, come
se si
aspettasse quelle parole.
<<
Mi dispiace Clarke… >> le disse Raven,
quando concluse il racconto.
<<
Ho sempre saputo di essere diversa…è bello
poter darmi una definizione precisa >> sorrise.
<<
Tu sai come fare vero? Sai come poter
sconfiggere Ontari. >> le chiese, aveva visto lo sguardo
di Raven nella
tenda.
<<
Non ne sono sicura…ma credo di si. E credo
che lo sappia anche tu >> disse tristemente.
Clarke
sorrise. Si, pensò, aveva capito come fare. Ma
a Lexa non sarebbe piaciuto per niente.
<<
A Lexa non piacerà per niente >> Raven
diede voce ai suoi pensieri.
<<
Non c’è bisogno che lei lo sappia adesso
>> disse la bionda.
<<
Ma… >>
<<
Raven....al momento giusto, Lexa avrà tutte
le informazioni e allora spetterà a lei, unicamnte a lei,
prendere questa
decisione >> le spiegò Clarke.
<<
È così crudele >> disse Raven.
Clarke
le mise una mano sulla spalla.
<<
Sono certa che non sarà così…lei ha
voi
>> disse, con un sorriso.
Al
momento di ritirarsi per la notte, Lexa aspettò
Clarke all’uscita della tenda.
S’incamminarono
nel bosco. Indra, appena le vide,
voleva fermarle, ma Anya le disse subito:
<<
Lasciale andare….hanno bisogno di stare un
po’da sole. Torneranno prima dell’alba
>>
Clarke
camminava davanti a Lexa, la bruna fissava la
sua grande schiena. Si ricordò di quando l’aveva
conosciuta, quella stessa
schiena, adesso sembrava più piccola, più stanca.
Non
si era accorta che Clarke si era voltata e la
fissava.
<<
Che c’è? >> le chiese.
<<
Camminiamo insieme >> le disse,
porgendole la mano.
Lexa
la prese subito, la sensazione che le trasmetteva
il tocco della bionda era subito di sicurezza.
Camminarono
per un po’ mano nella mano, in silenzio.
<<
Raven ti ha parlato di quello che abbiamo
scoperto, vero? >> chiese subito Lexa.
<<
Si >>
Lexa
si fermò e fece voltare Clarke verso di lei, per
guardarla negli occhi.
<<
Non c’è bisogno di agitarsi Lexa, sapevo che
non ero normale >> disse Clarke cercando di rassicurarla.
<<
Sono su questa terra da molto tempo, in
realtà credo di averlo sempre saputo, solo che col tempo
penso di averlo quasi
dimenticato… >> spiegò, con un
mezzo sorriso.
Lexa
la guardò dritta in quei occhi blu.
<<
Per me, sei sempre stata solo e unicamente
Clarke >> le disse, prendendole il viso fra le mani.
<<
La mia dolce e coraggiosa Clarke >>
ripetè, baciandola con passione.
Clarke
ricambiò il bacio, stringendo la bruna forte
fra le sue braccia.
<<
Quando tutto questo sarà finito, torneremo a
casa e vivremo felici, per tutto il tempo che ci resta >>
disse Lexa,
sperando che le sue paure scomparissero.
Clarke
sorrise, accarezzandole i capelli.
<<
Ai Houmon…Ti amo >> le disse, prima di
baciarla ancora una volta.
Quella
notte, si amarono così intensamente, che
sembrava che i loro cuori, come i loro corpi, si fondessero insieme.
Sentendosi
al sicuro, felici, come quando correvano insieme nella loro splendida
spiaggia.
Senza pensare al domani, ma, vivendo solo, quel meraviglioso momento.
Lexa
indossava ancora una volta la sua armatura, erano
tutti schierati insieme, come un unico popolo. Al suo fianco Wanheda
indossava
la sua armatura, la spada di Sha-ri nella sua mano.
Lexa
guardò Clarke, con gli altri avevano pianificato
di estrarre la fiamma da Ontari e poi gli Skaikru, guidati da Raven
avrebbero
studiato un modo per neutralizzare A.L.I.E.
Lexa
sapeva che era rischioso, se non ci fossero
riusciti, senza un Natblida, Clarke non sarebbe sopravvissuta, come
stava
accadendo in precedenza. Ma vivere anche solo altri momenti, come
quello della
scorsa notte, era abbastanza. Non sarebbe stata più egoista,
il suo unico
pensiero, era Clarke. Nient’altro importava, solo la sua
bellissima sposa.
<<
Uniti!! >> urlò con ardore.
<< Uniti!! >> ripeterono tutti e, insieme, si scagliarono contro gli avversari. Non c’erano più schieramenti, un unico fronte, composto insdistintamente da Trikru e Skaikru.
Tutti
insieme, si
scagliarono in battaglia.
Lexa
e Clarke riuscirono, grazie agli altri a passare
le linee nemiche e ad entrare nella torre. Al loro seguito, agguerrite
più che
mai, stavano Anya e Octavia.
<<
Andate! Ci pensiamo noi a loro >> disse
Anya, in direzione degli uomini di Azgeda che controllavano
l’ingresso della
sala del trono.
Le
due annuirono ed entrarono dentro.
Nella
stanza c’erano quattro guardie e poi Ontari, che
appena le vide urlò:
<<
Uccidetele!! >>
Le
guardie partirono subito all’attacco, ma in poche
mosse, Clarke e Lexa le neutralizzarono.
Col
respiro pesante per lo sforzo della battaglia e il
viso imbrattato del sangue dei nemici, le due ragazze si fecero avanti.
<<
Insieme >> le disse Clarke.
<<
Questa volta, l’affronteremo insieme >>
continuò voltandosi un attimo verso la sua sposa, che
annuì.
Una
risata agghiacciante riempì tutta la sala. Ontari
sguainò la spada.
<<
Come osate presentervi qui?? Come osate
sfidarmi!! >> urlò, il suo corpo era in preda
a degli spasmi, la faccia
era contorta dalla collera e il suo respiro non sembrava manco
più umano.
<<
La Fiamma…la sta uccidendo >> disse
Lexa.
Clarke
si fece avanti.
<<
Ontari, ascoltami! Fatti aiutare da noi, la
fiamma ti sta distruggendo dall’interno, è
instabile, ti prego….non deve andare
per forza in questo modo >> Clarke tentò, come
aveva fatto con tantissimi
altri Heda prima, come aveva fatto con Tristan tantissime volte.
<<
Aiuto?? Non mi serve nessun aiuto! Voi due
morirete, vi sventrerò come animali >> disse
ridendo.
<<
TU!!! >> urlò poi verso Lexa.
<<
Sei stata tu!! Tu mi hai portato via il
potere! È COLPA TUAAA !!! >> urlò
piena di rabbia e si scaraventò sulle
due.
La
sua spada si scontrò subito con quella di Clarke,
che prontamente la fermò. Lexa andò subito in suo
aiuto. Le tre iniziarono
subito un scontro durissimo. Ontari aveva una forza sovraumana, Clarke
stessa
faceva fatica.
<<
Non riuscirete mai a sconfiggermi!! >>
urlò Ontari, colpendo il braccio di Lexa con un fendente.
La
bruna cadde all’indietro, ma prima che Ontari
potesse colpirla nuovamente, Clarke si scagliò contro di
lei. Le due iniziarono
un duello all’ultimo sangue.
<<
Ti ridurrò in cenere!! Finalmente sarò libera
dal tuo controllo!! >> il suono della sua voce non
sembrava nemmeno più
umano.
Clarke
strinse i denti e con una mossa, velocissima,
riuscì ad atterrarla. Prese il coltello e le fece
un’incisione sulla parte
posteriore del collo.
<<
Ascende superius >> disse,
ma delle scosse elettriche
fuoriuscirono del taglio.
Lexa
si precipitò ad aiutarla e con la punta del
pugnale, riuscì a far uscire il cip, che cadde poco lonatano
da loro, a terra,
ancora vibrando elettronicamente.
Lexa
si precipitò a prenderlo, quando Ontari con un
movimento inaspettato si mise in piedi e infilzzò Clarke al
petto.
<<
Clarkeee!!! >> urlò Lexa.
La
bionda afferrò Ontari per il braccio e la bloccò,
imprigionandola tra le sue braccia.
<<
Fallo Lexa!! >> urlò la bionda,
guardandola negli occhi.
Lexa
era impientrita.
<<
Nooo!! >> ulrò Ontari cercando di
divincolarsi.
<<
Fallo!! >> le urlò nuovamente la
bionda.
Lexa
scuoteva la testa, nel suo viso la disperazione e
l’indecisione.
Clarke
la guardò, i suoi occhi blu erano calmi e
rassicuranti. Annuì sorridendole.
E
in quel momento, Lexa prese la sua decisione.
Con
forza, colpì il cip con la sua spada. L’impatto fu
talmente forte, che ci fu un esplosione.
Lexa
caddè all’indietro, poi il silenzio.
Sentì
Clarke cadere in ginocchio, aprì gli occhi e la
vide sfilarsi la spada dal petto, tossì sangue.
<<
C-Clarke…CLARKE!! >> urlò,
correndo,
disperata verso di lei. Andò subito al suo fianco,
abbracciandola.
<<
L-Lexa…. >> sussurrò la bionda, la
bocca le si rigò di sangue.
<<
No, no, no! Guardami! Clarke guardami
>> le disse frenetica, le controllò la ferita,
stava perdendo molto
sangue.
<<
Vedrai che adesso passerà, ok? Passa sempre
>> le disse, premendo sulla ferita.
<<
AIUTO!! >> urlò, disperata.
<<
Le…Lexa >> la chiamò ancora Clarke.
Lexa la guardò negli occhi.
<<
Ci sei…ci sei riuscita >> disse la
bionda, sorridendole.
<<
Ti…Titus aveva ragione…eri tu, sei sempre stata
tu >> disse con fatica, bloccata dai colpi di tosse.
<<
Andrà tutto bene mi senti, starai bene
>> continuava Lexa, vide Anya e Octavia comparire alla
porta.
<<
Octavia chiama Niko, presto!! >> urlò
Anya, precipitandosi dalle due, appena vide il cip distrutto a terra,
si mise
una mano in faccia. Adesso sapeva che non c’era
più nulla da fare.
<<
Adesso arriverà Niko e ti guarirà ok? Starai
bene >> le disse, sistemandola bene tra le sue braccia.
<<
Ho…ho sempre saputo che ci
saresti…ri..riuscita >> disse la bionda
guardandola.
<<
Sei l’Heda che ho sempre aspettato,
de…desiderato…gra…grazie, per avermi
liberata >> gli occhi di Anya si
riempirono di lacrime. Lexa le accarezzò il viso, anche lei
stava piangendo.
<<
Non dire così ok? Abbiamo tempo…abbiamo ancora
tempo >>
La
mano tremante di Clarke le accarezzò lievemente il
viso.
<<
Ai …Ai Houmon, gr…grazie per avermi amato
>> sussurrò.
<<
Clarke! Clarke! Guardami! Non abbiamo ancora
finito io e te ok? Resisti! Dobbiamo tornare a casa ricordi? Nella
nostra casa,
in riva al mare, nella nostra bellissima spiaggia…do..dove
tu mi porterai
sempre dei fiori diversi e io indosserò quel vestito che ti
piace
tanto….resisti ok…perché dobbiamo
andare a casa! >> disse singhiozzando.
Il
corpo di Clarke piano piano iniziò a svanire,
sembrava che stesse bruciando dall’interno, stava diventando
cenere.
<<
Ca…sa >> sussurrò la bionda, con un
sorriso.
<<
NO! A…aspetta! ASPETTA!! CLARKE!! CLARKEE!!
>> Lexa osservava impietrita il corpo della sua Clarke
svanire.
Frammento, dopo frammento, volare via…fino a quando non
rimase nulla.
Octavia
arrivò in quel momento con Niko, i due
rimasero contriti.
Lexa
era inginocchiata a terra, gli occhi spalancati e
impietriti fissavano il nulla.
<<
AAAHHHHHHHHHHHH!!!!! >> la bruna urlò
talmente forte, che tutti udirono quel suono straziante.
Si
buttò a terra, piegata dal dolore, non riusciva
più
a respirare.
Anya
si precipitò subito al suo fianco,
abbracciandola.
<<
NOOOOO!! >> urlò ancora la bruna,
disperata.
Anya
la teneva fra le braccia, cercando di
sorreggerla, quando per un attimo alzò lo sguardo e rimase
pietrificata da
quello che vide.
<<
Le…Lexa, guarda… >> disse,
spaventata.
Quando
Lexa alzò lo sguardo, davanti a lei vide un
sacco di ombre, prima indistinte e poi sempre piu nitide. Lexa
spalancò gli
occhi sorpresa.
Davanti
a lei, un ragazzo. Alto, con i capelli neri e
gli occhi grigi.
<<
Tristan… >>
Heda,
pensò. Tutti gli Heda erano lì, in quel momento.
Tristan
le sorrise e poi inchinò la testa. Tutti gli
Heda, la salutarono con rispetto. E lì Lexa capì.
Erano liberi, adesso potevano
riposare in pace. Quegli spettri, che torturavano e seguivano sempre
Clarke…adesso potevano riposare.
In
un attimo scomparvero.
<<
Heda >> disse Anya, guardandola negli
occhi.
Lexa ricambiò il suo sguardo, le lacrime le rigarono il viso e si accasciò sopra il suo mentore.
Tempo
dopo…
Dopo
quel giorno, molte cose cambiarono. Polis,
distrutta da quella guerra, ritornò pian piano la
città rigogliosa di un tempo.
Tutto venne ricostruito e vennero messe le fondamente per Arcadia, la
nuova
città degli Skykru. Lexa riunì i capi di tutti i
clan e lasciò loro la
decisione sul da farsi.
Tutti
erano d’accordo. Non più clan divisi, ma un
unico popolo governato dalla loro Heda. Tutti s’inchinarono
davanti a Lexa, non
per dovere o per costrizione, ma per scelta. Tutti volevano lei al
comando.
Octavia
diede alla luce un bellissimo bambino, Clarke.
Lexa sorrise, quando Lincoln le chiese il permesso.
<<
Come me, lei ne sarebbe onorata >> gli
rispose, con un sorriso.
Anya
e Raven stavano insieme a Polis, Lexa era felice
per il suo mentore. Tutto stava tornando alla
normalità…niente più fiamma,
niente più Natblida, niente più guerre. Azgeda
aveva capitolato, dimostrandosi
un popolo fedele. Finalmente si respirava aria di pace.
Lexa
guardava il panorama, seduta sulla soglia della
sua finestra. Nella sua veste nera da notte, la sua mano accarezzava il
suo
ciondolo blu. Blu come i suoi occhi. Subito dopo quel giorno, aveva
provato
rabbia verso la bionda. Pensava di poter avere più tempo,
invece si era
sbagliata. Come al solito, Clarke aveva un piano tutto suo. Ora
sorrise,
tristemente. Il vuoto che sentiva era qualcosa che la divorava. Amava
così
tanto Clarke che il pensiero di non averla più con
sé, di non vedere più il suo
sorriso, di non sentire più il suono della sua
voce….pensava d’impazzire.
Chiuse
gli occhi e le vide, quelle due pozze blu, così
calde e intense.
<< Mi manchi… Ai Houmon >> .
Note dell'Autrice: Salve a tutti, carissimi lettori e lettrici! Esatto, sono io! Non sono scomparsa, anche se vi ho dato modo da dubitare!! Sorry! Non mi dilungherò tantissimo. Finalmente ecco l'ultimo capitolo di questa storia, il prossimo sarà l'Epilogo. Spero che questa conclusione vi sia piaciuta, quanto è piaciuta a me scriverla. Mi auguro che, nonostante il brutto periodo che tutto il mondo stia vivendo in questo momento, voi e tutti i vostri cari stiate bene!Coraggio a tutti/e!! Se volete, fatemi sapere cosa ne pensate! ( Anche se so di non meritarlo! Visto il mostruoso ritardo! ).
Grazie ancora per il vostro supporto e per la pazienza immensa!
Spero alla prossima!