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Autore: Kristen92    07/11/2020    1 recensioni
"Mai avrei creduto, invece, di vedere con i miei occhi la morte prendere forma. Di poterla sentire e toccare. La morte che terrorizza anche il più crudele e vile degli uomini. Lei.
Non è niente, non è nessuno. È morte. Lei è Wanheda. Colei che comanda la morte. Colei che ha la forza di distruggere ogni cosa e ogni persona, colei che vede i morti".
Clarke e Lexa sono due anime diverse ma, forse, destinate ad un futuro condiviso. Dove odio, vendetta,lealtà, fiducia, coraggio, amicizia e amore si incontrano e si scontrano.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Titus, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CW; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.






Dalle ceneri, risorgeremo.




 

La pioggia cadeva fitta e pesante sul terreno ormai zuppo. Nel silenzio, ogni singola goccia che s’infrangeva al suolo, produceva un rumore assordante, che squarciava il cielo a metà. 

Clarke osservava le fiamme muoversi, sinuose, in una pericolosa danza. I suoi occhi, ora tornati al suo naturale blu, erano vuoti e infinitamente tristi. Il corpo di Titus era adagiato sulla pira funebre che aveva costruito poco prima. Nonostante la pioggia, il fuoco ardeva, come se fosse alimentato non dalla legna, ma dall’ira della bionda.

La pioggia cessò pian piano, un timido sole, si face largo tra le nuvole. Le ceneri di Titus vennero spazzate via dal vento. Clarke rimase immobile, a fissare quelle minuscole particelle andarsene lontano.

<<  Mi dispiace… >> sussurrò.

 

 

 

 

La tenda di Titus era avvolta dall’oscurità. All’interno, il caos più totale regnava, ogni cosa era sparsa sul pavimento: libri, mappe, vestiti…

In un angolo, nascosta, sedeva stanca, Lexa.

Il viso gonfio per le troppe lacrime versate, gli occhi rossi e spenti. Il suo respiro pesante, come se avesse corso per moltissimo tempo.

Appena aveva messo piede all’interno della tenda, l’immagine del suo maestro la colpì improvvisamente:

Il primo giorno che l’aveva visto, alto e rigido, nella sua postura. Imperturbabile.Poi gentile e calmo, mentre le raccontava le antiche storie degli Heda, prima di andare a dormire.Infuriato, quando la rimproverava. E poi, lì, di fronte a lei. Sanguinante e morente, ma con una sguardo di determinazione negli occhi.

Aveva perso anche il suo amato maestro, per colpa della sua debolezza.

Strinse i pugni e, improvvisamente, iniziò a scaraventare tutto per aria. Alla fine si ritrovò seduta lì, in quell’ angolo.

Mentre il suo sguardo vagava, perso, qualcosa attirò la sua attenzione. Era un libro, aveva la copertina di pelle logora e Lexa non ricordava di averlo mai visto prima.

Si alzò lentamente e lo raccolse.

Incominciò a sfogliarlo e il respiro le si fermò in gola.

Era la scrittura di Titus.

Si lasciò cadere nuovamente terra e iniziò a leggerlo.

 

Wanheda, così viene chiamato lo Spettro. WANHEDA. Penso sia un nome strano ma importante.

Oggi ho pronunciato quel nome a voce alta per la prima volta, non sembrava infastidita da quel nome, penso che inizierò a chiamarla sempre così.

 

Devo mangiare di più, Wanheda ha detto che sono troppo magro. Devo diventare presto grande e forte…voglio aiutarla.

 

Ho provato a combattere con una spada oggi. Non sono molto bravo. Wanheda mi ha detto che devo imparare, se voglio sopravvivere. Ho sempre molta paura, mi ritorna, costanetemente in mente, l’attacco al villaggio. Ogni tanto sento quegli occhi blu posarsi su di me, sempre tristi che mi osservano.

<<  Devi imparare a controllare la tua paura, altrimenti ti distruggerà completamente. >>

 

Polis, la mia nuova casa, queste sono state le parole di Wanheda, questa città grande e affolata, sarà la mia nuova casa. Casa…ho alzato lo sguardo su di lei, mi ha posato la mano sulla testa, delicatamente.

<< Non avere paura >>. 

Si, questa sarà la mia casa.

 

Wanheda oggi mi ha portato dal Fleimkepa, ha detto che dovrò comportarmi bene e imparare tutto quello che mi insegnerà.

 

Lexa continuava a leggere. Perlopiù, erano periodi brevi.

 

Le giornate passano molto velocemente, il Fleimkepa dice che sto migliorando sempre di più. Bugiardo. Nei suoi occhi vedo solo disprezzo e paura. Wanheda continua a proteggermi come sempre.

Non vedo l’ora che faccia ritorno, anche se le sue ferite guariscono, i suoi occhi sono sempre più tristi. Voglio dirle delle parole del Fleimkepa, spero che le facciano piacere.

Wanheda è ritornata. Come sempre è molto turbata. Faccio sempre finta di nulla quando parla con gli spiriti, ma so che si accorge del mio sguardo. Deve vederne davvero molti, credo che le faccia male la testa.

 

Wanheda mi ha detto che non mi devo fidare di nessuno. Le ho risposto che mi fido solo di lei. Non credo le sia piaciuta la mia risposta. La prossima volta risponderò solo “ ho capito”.

 

Il nostro Heda è morto. Waneda è rimasta in silenzio per tutto il giorno.

 

Continuava a scorrere quelle pagine, capiva che il suo Maestro non scriveva tutti i giorni:

 

Oggi Tristan ha vinto il Conclave. Wanheda era contenta, ha detto che promette bene. Ho anniuto, ma, in realtà, Tristan mi fa davvero paura, i suoi occhi sono come il cielo grigio prima di riversare le sue acque sulla Terra.

 

Lexa continuava a girare quelle pagine logore, immersa nei ricordi del suo Maestro.

 

È passato un po’ di tempo da quando ho scritto l’ultima volta. Purtroppo i miei studi si sono via via intensificati. Il Fleimkepa continua ad avere nei miei riguardi un atteggiamento sfuggente, la sua pupilla Gaia, fa sempre di tutto per mettermi nei guai. Non racconto mai nulla di tutto questo a Wanheda, lei è impegnatissima con l’addestramento di Tristan.

Il nuovo giovane Heda sta diventando sempre più forte, il suo bell’aspetto e la sua pacatezza crea nel popolo un’amore spontaneo, che raramente mi è capitato di leggere nei vecchi diari. Le sue spalle possenti, i capelli mossi scuri e quegli occhi grigi, gli conferiscono un’aurea quasi regale.

Tristan ha sempre Wanheda al suo fianco, penso che passino praticamente tutto il tempo insieme. Non mi piace il suo sguardo, specialmente quello rivolto a Wanheda, sembra un lupo affamato, mi fa paura.

 

Oggi ho incontrato una Natblida nella sala dei testi, non doveva essere li, quando le ho fatto presente la cosa, si è voltata verso di me e mi ha detto di mantenere il segreto. Strana, ho subito pensato. Ho ripreso le mie letture, ma il volto di quella ragazza mi tornava prepotentemente in mente.

 

Sha-ri, è questo il suo nome, me l’ha detto un paio di giorni dopo il nostro primo incontro, nell’arena di allenamento dei Natblida. Io non ho risposto, non mi è permesso parlarle. Mi ha chiesto se una pantera mi avesse morso la lingua. Sempre più strana.

Prima di andarmene le ho detto semplicemente: Titus.

Ha sorriso.

 

Wanheda è tornata ferita oggi, i suoi abiti erano strappati e il suo viso era ricoprto di abrasioni e lividi.

Mi sono precipitato a prendere dell’acqua e un panno, per pulirle il sangue. Mentre tamponavo delicatamente il suo viso, mi sono accorto che niente stava passando, tutte le ferite erano lì.

La mia mano si è fermata.

<< Queste non se ne andranno >>  Ha allontanato la mia mano, con delicatezza e mi ha detto:

<< Non c’è nulla di cui preoccuparsi, ragazzo >>.

Sono molto, molto preoccupato.

 

Oggi sono rimasto, letteralmente, stupefatto. Quella natblida, Sha-ri, ha fermato Wanheda davanti a tutti gli altri Natblida e le ha chiesto se potesse diventare il suo secondo. Ho visto per la prima volta Wanheda colpita, ma subito ha scansato la ragazza, andandosene. Non pensavo che fosse così coraggiosa, strana sì, ma anche coraggiosa. Nessuno sbarra la strada a Wanheda.

I giorni passano, e quella strana e coraggiosa ragazza, continua a pedinare Wanheda. Le chiede ininterrottamente di diventare il suo seondo. Penso che Wanheda stia per perdere la pazienza.

 

Oggi Sha-ri, mi ha chiesto che cosa avesse quella bionda, in un primo moemento non ho capito a chi si stesse riferendo, dopo aver capito, non so perché mi sono uscite queste parole:

<<  Dovresti cercare di avere maggior rispetto per Wanheda, non vedi che la stai infastidendo?  >>

<<  Ti piace Wanheda Titus? >> mi rispose, schietta.

La guardai stupito.

<< Il tuo comportamento ti metterà in pericolo >>  le risposi sinceramnete, ignorando quell’assurda domanda.

Lei sorrise e si avvicinò.

<< Sei preoccupato per me? Per caso…ti piaccio? >>  mi disse con una smorfia.

Arrossì, per la prima volta in vita mia.

Lei si mise a ridere, poi tornò seria, improvvisamente.

<< Gli occhi di Wanheda sono sempre così tristi, vero? >>

Mi stupì di quelle parole, lei mi guardò intensamente negli occhi prima di andarsene.

 

 

Con mia grande sorpresa, Wanheda ha preso come secondo Sha-ri. Quella giovane natblida non ha la minima idea in cosa si è andata a cacciare. L’allenamento è molto duro, ciononostante, quella ragazza è sempre di buon umore. Ma la cosa che mi ha lasciato a bocca aperta è stato il fatto che ha inizato a chiamare Wanheda, Clarke.

<< Titus, che ne dici di Clarke? Non è un nome perfetto? >> mi chiese un giorno tutta contenta.

Fissai Wanheda dietro di lei, fece un leggero sospiro e sollevò un sopracciglio, ormai rassegnata.

<< Clarke? >> ripetei.

Sha-ri emise un gridolino di gioia entusiasta.

<< Vedi a Titus piace! È perfetto! >> disse voltandosi verso di lei.

Wanheda la guardò e con mio grandissimo stupore, sorrise lievemente.

<< Clarke… >> sussurrai, sì… perfetto.

 

 

Gli inverni passano velocemente e io, Sha-ri e…Clarke passiamo sempre più tempo insieme, più che altro, grazie a Sha-ri. Più il tempo passa e più sento che i miei sentimenti per la giovane Natblida cambiano, da semplice mera curiosità si sono trasformati in qualcosa di più forte. Come la mia preoccupazione per Clarke.

Sha-ri è venuta da me la scorsa notte, era sconvolta. Ha detto di aver visto Heda far del male a Wanheda, non ho capito molto ma penso che non sia la prima volta.

<< Dobbiamo proteggere Clarke, Titus >> mi ha detto spaventata.

Non sapevo cosa dirle, proteggere Wanheda…anche il solo pensiero mi era estraneo. Nessuno proteggeva Wanheda, era lei a proteggere gli altri.

Ho stretto forte Sha-ri in un abbraccio, è stata l’unica cosa che mi è venuta in mente.

 

È successo, credevo di essere una persona diversa, grazie ai miei studi e alla guida del Flaimkepa. Credevo di non poter provare questi sentimenti, ma, credo, di essermi sbagliato.

L’amore è debolezza.

Sono queste le parole che ci ripeteva, in continuazione, Wanheda. Come se sapesse, come se vedesse. Credo che se ne sia accorta, le scuse blande, le nostre sparizioni, gli sguardi e le carezze rubate. Dovrei avere paura? Il fatto, puro e semplice, è che non ne ho. Sono felice, con lei, sono immensamente felice.

So che Wanheda sarà contraria, lei è un sangue nero, è proibito. Non m’importa…non soffocherò questa felicità, anche se, così facendo, deluderò Clarke.

 

Io e Sha-ri abbiamo parlato con Wanheda, oggi. Come immaginavo, sa tutto e non l’ha presa molto bene. Sono spaventato ora, perché ho visto preoccupazione nei suoi occhi blu. Wanheda ha un progetto per Sha-ri. So che per lei, rappresenta l’Heda migliore che potesse incontrare, quella che aspettava da sempre e, ora, le porto via questa occasione. Sono consapevole di essere una grande delusione per lei.

 

Sha-ri vuole andarsene da Polis, vuole fuggire insieme a me e a Clarke. Sono giorni che non mi parla d’altro, ogni volta che ci incontriamo, come fossimo due clandestini, nell’oscurità, bisbigliando. È terrorizzata da Tristan. L’Heda giovane e promettente, era cambiato. Crudele, ossessivo e calcolatore. I suoi occhi sono completamente vuoti. Tutti hanno il terrore di stargli accanto, tranne Wanheda. A volte manca per settimane, so che Tristan la tiene rinchiusa in quella maledetta stanza. È ossessionato dall’idea di perderla, che quel potere gli venga portato via. Quindi parlare di fuggire e portare Clarke con noi, è un’idea molto, molto pericolosa.

 

 

Sha-ri è incinta.

 

Diventerò padre.

 

Se dovessi descrivere il momento perfetto, credo sia stato ieri notte. Noi tre insieme, seduti attorno al fuoco, in una bellissima radura. Sha-ri rideva felice, io che passavo loro da mangiare e da bere, gli occhi di Clarke, quei occhi caldi e blu,  che posavano su di noi, come una carezza. Non parlavamo di nulla d’importante. In quell’istante non eravamo né l’orfano studioso, la giovane natblida e né la spaventosa e gloriosa Wanheda.

Ma solo Titus, Sha-ri e Clarke.

Famiglia.

Ecco cosa eravamo, cosa siamo e seremo per sempre. Una famiglia.

Io e Sha-ri ci siamo guardati negli occhi, è stata lei...ecco il pensiero che abbiamo condiviso in quel preciso momento, è stata lei…a trovarci.

 

Quando Lexa sfogliò la pagina, un’altra e un’altra ancora, non trovò nulla, solo pagine bianche. Continuò, affamata di trovare altre parole del suo maestro, quando una semplice frase comparve sotto ai suoi occhi.

 

Sono stato io, l’ho uccisa io.

 

Lexa capì, che il suo amato maestro aveva perso tutto, capiva bene quel dolore. Proseguì e trovò altre pagine scritte, sembravano recenti.

 

Lexa,

se leggerai questo quaderno, io non ci sarò più. Come credo, dalle parole pronunciate da Becca, questo è l’unico modo. Mi dispiace, davvero. Sai ho moltissimi rimpianti, ma su di una cosa sono sempre stato certo: Tu.

Dalla prima volta che ti vidi, lì, poco più che una bambina, capì che saresti diventata una grande Heda. Perché, nei tuoi occhi verdi e profondi, vidi subito Lei. Hai gli stessi occhi, la stessa fiamma che ardeva con ardore e calore in Sha-ri. Rimasi scosso all’inizio, non ci potevo credere. Ti chiedo perdono per essere stato così duro con te. Ma sai, dopo averti conosciuta, in me si insinuò subito un sentimento che credevo di non poter più provare…la paura di perdere ancora una persona cara.

Così ho cercato di prepararti, tenendomi a distanza, ho cercato di proteggerti come Clarke ha cercato di fare con noi. L’amore è debolezza, questo era fondamentale, perché sapevo bene quanto potesse essere doloroso.

Ma non è bastato. Dopo Costia sono diventato ancora più distante e mi dispiace, sapevo bene che cosa stessi provando, ma non sapevo come aiutarti…non sapevo guarire le mie ferite, come avrei potuto lenire le tue?

Poi ho capito, quando ti ho vista con Clarke.

Sai, Clarke non ha mai guardato nessuno come guarda te.

Dopo Costia, non hai cercato vendetta, hai aspettato e hai pensato prima al tuo popolo, anche se eri distrutta dal dolore. È stato in quel momento che ho pensato che quel potere, non ti avrebbe cambiata, trasformandoti in un mostro.

In realtà, dopo ho capito che avevo bisogno del tuo aiuto. Per salvarla.

Clarke vive i suoi giorni nell’oscurità, sempre in tensione, che la bestia che dimora dentro di lei si scateni. Ma quando vi guardo, quando vi ho viste lì su quell’isola. Non avevo mai visto Clarke così felice e in pace. Ci sei riuscita.

Grazie. Hai donato amore alla nostra Clarke. Sha-ri e io abbiamo sempre voluto questo per lei. Una vita normale e serena, piena di gioia.

Clarke mi ha salvato la vita, arricchendola con l’amicizia e l’amore. Le sarò sempre grato per questo. Io e Sha-ri volevamo proteggerla, ma sai una cosa? Clarke non ha bisogno di protezione, ha bisogno solamente di essere presa per mano. Stalle accanto e sorreggila nei momenti difficili, tutto il resto verrà da sé.

Ti ho amato come una figlia, Lexa.

Grazie per avermi reso così orgoglioso.

 

Per sempre,

Titus.

 

Gli occhi di Lexa erano piani di lacrime, la vista annebbiata. Le parole del suo maestro le spezzavano il cuore. Alzò lo sguardo e davanti a lei, in mezzo alla tenda, si ritrovò Clarke. Spalancò gli occhi, sorpresa.

<< Clarke… >> sussurrò.

 

 

Lo sguardo della bionda era fisso su di lei. Quegli occhi, prima neri e vuoti, ora erano di un blu scuro, tristi. Lexa si alzò, ancora il volto rigato dalle lecrime. Non sapeva cosa dire.

Vergogna. Questo provava, una grande vergogna. Per colpa sua, per il suo egoismo, aveva perso il suo Maestro, e, di conseguenza, aveva distrutto la persona più importante. Ricordò quel campo pieno di morti. Come poteva guardarla negli occhi? Alzò, incerta lo sguardo. La bionda stava ancora lì in piedi, immobile.

<< Io… >> provò a parlare, ma scoppiò ancora in lacrime.

Mentre stava piangendo, sentì i passi della bionda farsi sempre più vicino. Ma non osova, ancora, alzare lo sguardo.

Ad un tratto, si sentì avvolgere delicatamente dalle braccia della bionda. Immobile, Lexa guardava dritta verso l’entrata della tenda, incredula che dopo tutto quello che fosse successo Clarke potesse anche solo toccarla. Sentiva le braccia stringersi sempre di più attorno a lei. Il corpo di Clarke, nonostante i vestiti bagnati, emanava un forte calore. Le era mancata così tanto, pensò.

La testa di Clarke era vicino al suo viso, sentiva i suoi pesanti sospiri.

<< Stai bene…grazie agli spiriti, stai bene >> sussurrava, con voce tremolante.

Gli occhi di Lexa si riempirono, copiosamente, di nuove lacrime.

La sua Clarke era tornata e la prima cosa…la prima, era stata preoccuparsi per lei.

<< C-Clarke…. >> disse, piangendo.

<< Mi dispiace….mi dispiace così tanto >> continuò singhiozzando. Ricambiò l’abbraccio, le sue mani si stringevano, con forza, alla maglia della bionda.

Clarke continuò ad abbracciarla, senza dire nulla.

 

Si ritrovarono sedute, una accanto all’altra, circondate da quella devastazione, provocata poco prima dalla bruna.

Lexa aveva la testa appoggiata sulla spalla della bionda. Le loro mani intrecciate.

<< I miei errori sono davvero arrivati ad un livello inimagginabile… >> sospirò Lexa.

<< Errare è umano, Lexa. Non devi angustiarti per quello che è successo. È stata una scelta di Titus >> rispose le bionda, accarezzandole la mano.

<< Ti ho tradito…io che avevo promesso di non farlo…come puoi perdonarmi? >> chiese, ricacciando le lacrime.

Clarke sospirò.

<< Nessuno, prima d’ora…nessuno, aveva mai lottato così per me. Anche se hai sbagliato, i tuoi propositi erano buoni…Io e Titus abbiamo commesso l’errore di tenerti all’oscuro, per proteggerti >>

<< Ti ho allontanata da me…non merito il tuo perdono. E Titus… >> disse, voltando lo sguardo rigato di lacrime.

Clarke le girò delicatamente il volto, per guardarla negli occhi.

<< Lexa…io ti amo. Titus, ti amava. Ha seguito, semplicemente, il suo cuore. Come io seguo il mio >> le asciugò una lacrime con le dita.

<< Gli sarò, per sempre grata. Ti ha salvata da me >> disse, ricordando le atrocità che aveva fatto.

Lexa notò la sua tristezza.

<< Clarke…niente di quello che è successo è colpa tua. Non eri in te >> cercò di consolarla, ma Clarke aveva provato talmente tante volte quei sentimenti, quella colpa, che sorrise amaramente.

Rimasero in silenzio per un po’. Poi Lexa le chiese:

<< Cosa faremo adesso? >> Clarke capì che in quella domanda, era racchiuso tutto il loro futuro. La bionda sapeva cosa fare. Aveva raggiunto la piena consapevolezza, mentre osservava le ceneri di Titus volare via.

Guardò Lexa negli occhi. Le prese il viso tra le mani e la baciò, dolcemente. Dopo posò la sua fronte su quella della bruna. Con le mani le accarezzava i capelli.

<< Potremo andarcene…tornare a casa >> sussurrò la bruna, in un disperato tentativo. Aveva capito benissimo le intenzioni di Clarke. Aveva capito tutto da quel bacio che sapeva di addio.

Clarke sorrise.

<< Casa.. >> sospirò.

<< Si…nella nostra bellissima spiaggia… >> sussurrò Lexa, calde lacrime le rigavano il viso.

<< Clarke….torniamo a casa? >> chiese, disperata.

Clarke sorrise, le baciò quelle lacrime. Lexa aveva capito. Non aveva bisogno di una risposta, le intenzioni di Clarke erano chiare. Sapeva che dovevano portare prima la pace a Polis. Per Titus, Indra, Anya…per tutti i popoli. Era compito loro.

<< Io e te insieme. Questa volta non ci divideremo >> le sussurrò Clarke all’orecchio, abbracciandola forte.

Lexa annuì, baciandola con passione.

 

Prima di uscire dalla tenda, per andare a parlare con gli altri, Lexa porse il diario di Titus a Clarke. Clarke scosse il capo:

<< Tienilo pure tu, non era destinato a me. Loro due saranno con me per sempre, in fin dei conti siamo una famiglia >> disse con un lieve, amaro sorriso.

 

Appena uscirono dalla tenda, ad attenderli c’erano Anya, Indra, Lincoln e Octavia con le spade sguainate. Lexa capiva, avevano il timore che Clarke potesse essere ancora quella Wanheda.

Quando la bionda uscì, subito dopo di lei, tutti s’irrigidirono.

<< Potete rinfoderare le votre spade >> ordinò con tono autoritario.

Clarke, al suo fianco, lì fissò uno ad uno. Quando i suoi occhi incontrarono quelli degli altri, tutti, pian piano abbassarono le armi.

<< Wanheda…siete voi? >> chiese Lincoln, speranzoso.

<< Si sono di nuovo io, Lincoln… >> fece un passo in avanti e fece un leggero inchino col capo.

<< Vi chiedo perdono, per quello che ho fatto. Ho mancato al mio compito di proteggere Heda, chiedo, umilmente, il vostro perdono >> disse, sempre col capo chino.

Indra rifoderò la spada, il braccio bendato per via della ferita. Posò una mano sulla spalla di Clarke:

<< Siamo contenti che la nostra Wanheda sia tornata >>  Clarke alzò lo sguardo, rincuorata.

Tutti sorrisero e annuirono. Anya si avvicinò e le porse il braccio, Calrke lo strinse.

<< Non scomparire mai più in quel modo, intesi? >>

<< Questo è il piano >> rispose la bionda sorridendo.

<< Mi dispiace per Titus…ho pianto per lui >> disse sinceramente.

Clarke le mise una mano nella spalla.

<< Anche a me >>

 

Entrando nella grande tenda, i rapresentanti rimasti degli Skaikru, Trikru e degli altri popoli, aspettavano le parole di Heda.

<< Allora qual’è il piano? >> chiese Raven, subito. Anya la guardò torva, lei sussurrò un “ scusa “.

Lexa guadò Clarke poi si fece avanti e disse:

<< Ora combattiamo >>

<< Sappiamo che Ontari è nella torre, gli Azgeda non si sposteranno lontano sapendo che la loro Heda è vulnerabile >> continuò.

<< Siamo certi che sia vulnerabile? >> chiese Bellamy.

<< Quando sono tornata in me…ho sentito il legame che si spezzava. Senza il mio potere e con la pazzia di Ontari, la fiamma è instabile >> spiegò Wanheda.

<< La torre sarà assediata dai suoi uomini, dobbiamo trovare il modo di sfondare le loro difese >> disse Indra.

<< Non vi chiedo questo. Ci serve solamente un diversivo, così io e Clarke entreremo >> spiegò Lexa.

<< Non potete entrare da sole, ci saranno altri uomini all’interno >> si oppose Indra subito.

<< Io andrò con loro >> si propose subito Anya.

<< Anche io >> disse Octavia.

Lexa e Clarke si guardorono, non potevano rifiutare.

<< Va bene… >>

<< Scusate se faccio la guastafeste…ma come intendete sconfiggere Ontari? Il cip amplifica le sue capacità fisiche, specialmente adesso che è instabile, non sarà facile ucciderla e, sinceramente, credo che sia impossibile >> si ritrovò tutti gli occhi puntati addosso.

<< Cosa intendi con impossibile? >> chiese Anya.

Raven sospirò.

<< A.L.I.E. ha contaminato la fiamma, pensate che una spada o le pistole possano fermarla? Insomma…fermano per caso Wanheda? No. Anche se arrivate a lei, non potrete comunque ucciderla >> spiegò la latina.

Tutti riflettevano su quelle parole.

<< Raven ha ragione >> disse Wanheda.

<< Concentriamoci sul piano per entrare nella torre, poi penseremo al resto >> disse Lexa, avvicinandosi al tavolo.

<< Raven posso parlarti? >> chiese Wanheda.

Lexa si voltò, interrogativa, verso la bionda.

<< Si dimmi >>

Clarke si avvicinò alla latina.

<< In privato se non ti dispiace >> Raven stupita, guardò incerta Anya che annuì, preoccupata però per la bionda.

Quando le due uscirono dalla tenda, lo sguardo di Anya si sposto verso Lexa, che fissava, turbata, l’uscita.

 

 

Andarono a parlare nella tenda degli Skaikru, dove Raven teneva le sue attrezzature.

<< Cosa c’è Clarke? >> chiese subito la latina.

<< Hai trovato la fonte vero? Becca… >>

Raven si stupì, non credeva che Clarke sapesse.

<< Non so cosa sono esattamente, ma quando non ero in me…ho visto delle cose, ricordato alcune parole di Becca >> disse guardando la latina.

<< So che Lexa sa, riesco a vederlo nei suoi occhi e so, che non vuole ferirmi… >> Raven la guardava preoccupata.

<< Puoi spiegarmi bene cosa hai scoperto esattamente? >> chiese, seria la bionda.

Raven fece un sospiro e iniziò a raccontarle a grandi linee, quello che avevano scoperto. Delle parole di Becca e della storia di A.L.I.E. Vedeva, pian piano, lo sguardo della bionda rassegnarsi, come se si aspettasse quelle parole.

<< Mi dispiace Clarke… >> le disse Raven, quando concluse il racconto.

<< Ho sempre saputo di essere diversa…è bello poter darmi una definizione precisa >> sorrise.

<< Tu sai come fare vero? Sai come poter sconfiggere Ontari. >> le chiese, aveva visto lo sguardo di Raven nella tenda.

<< Non ne sono sicura…ma credo di si. E credo che lo sappia anche tu >> disse tristemente.

Clarke sorrise. Si, pensò, aveva capito come fare. Ma a Lexa non sarebbe piaciuto per niente.

<< A Lexa non piacerà per niente >> Raven diede voce ai suoi pensieri.

<< Non c’è bisogno che lei lo sappia adesso >> disse la bionda.

<< Ma… >>

<< Raven....al momento giusto, Lexa avrà tutte le informazioni e allora spetterà a lei, unicamnte a lei, prendere questa decisione >> le spiegò Clarke.

<< È così crudele >> disse Raven.

Clarke le mise una mano sulla spalla.

<< Sono certa che non sarà così…lei ha voi >> disse, con un sorriso.

 

Al momento di ritirarsi per la notte, Lexa aspettò Clarke all’uscita della tenda.

S’incamminarono nel bosco. Indra, appena le vide, voleva fermarle, ma Anya le disse subito:

<< Lasciale andare….hanno bisogno di stare un po’da sole. Torneranno prima dell’alba >>

 

 

Clarke camminava davanti a Lexa, la bruna fissava la sua grande schiena. Si ricordò di quando l’aveva conosciuta, quella stessa schiena, adesso sembrava più piccola, più stanca.

Non si era accorta che Clarke si era voltata e la fissava.

<< Che c’è? >> le chiese.

<< Camminiamo insieme >> le disse, porgendole la mano.

Lexa la prese subito, la sensazione che le trasmetteva il tocco della bionda era subito di sicurezza.

Camminarono per un po’ mano nella mano, in silenzio.

<< Raven ti ha parlato di quello che abbiamo scoperto, vero? >> chiese subito Lexa.

<< Si >>

Lexa si fermò e fece voltare Clarke verso di lei, per guardarla negli occhi.

<< Non c’è bisogno di agitarsi Lexa, sapevo che non ero normale >> disse Clarke cercando di rassicurarla.

<< Sono su questa terra da molto tempo, in realtà credo di averlo sempre saputo, solo che col tempo penso di averlo quasi dimenticato… >> spiegò, con un mezzo sorriso.

Lexa la guardò dritta in quei occhi blu.

<< Per me, sei sempre stata solo e unicamente Clarke >> le disse, prendendole il viso fra le mani.

<< La mia dolce e coraggiosa Clarke >> ripetè, baciandola con passione.

Clarke ricambiò il bacio, stringendo la bruna forte fra le sue braccia.

<< Quando tutto questo sarà finito, torneremo a casa e vivremo felici, per tutto il tempo che ci resta >> disse Lexa, sperando che le sue paure scomparissero.

Clarke sorrise, accarezzandole i capelli.

<< Ai Houmon…Ti amo >> le disse, prima di baciarla ancora una volta.

Quella notte, si amarono così intensamente, che sembrava che i loro cuori, come i loro corpi, si fondessero insieme. Sentendosi al sicuro, felici, come quando correvano insieme nella loro splendida spiaggia. Senza pensare al domani, ma, vivendo solo, quel meraviglioso momento.

 

 

Lexa indossava ancora una volta la sua armatura, erano tutti schierati insieme, come un unico popolo. Al suo fianco Wanheda indossava la sua armatura, la spada di Sha-ri nella sua mano.

Lexa guardò Clarke, con gli altri avevano pianificato di estrarre la fiamma da Ontari e poi gli Skaikru, guidati da Raven avrebbero studiato un modo per neutralizzare A.L.I.E.

Lexa sapeva che era rischioso, se non ci fossero riusciti, senza un Natblida, Clarke non sarebbe sopravvissuta, come stava accadendo in precedenza. Ma vivere anche solo altri momenti, come quello della scorsa notte, era abbastanza. Non sarebbe stata più egoista, il suo unico pensiero, era Clarke. Nient’altro importava, solo la sua bellissima sposa.

<< Uniti!! >> urlò con ardore.

<< Uniti!! >>  ripeterono tutti e, insieme, si scagliarono contro gli avversari. Non c’erano più schieramenti, un unico fronte, composto insdistintamente da Trikru e Skaikru. 

Tutti insieme, si scagliarono in battaglia.

 

Lexa e Clarke riuscirono, grazie agli altri a passare le linee nemiche e ad entrare nella torre. Al loro seguito, agguerrite più che mai, stavano Anya e Octavia.

<< Andate! Ci pensiamo noi a loro >> disse Anya, in direzione degli uomini di Azgeda che controllavano l’ingresso della sala del trono.

Le due annuirono ed entrarono dentro.

Nella stanza c’erano quattro guardie e poi Ontari, che appena le vide urlò:

<< Uccidetele!! >>

Le guardie partirono subito all’attacco, ma in poche mosse, Clarke e Lexa le neutralizzarono.

Col respiro pesante per lo sforzo della battaglia e il viso imbrattato del sangue dei nemici, le due ragazze si fecero avanti.

<< Insieme >> le disse Clarke.

<< Questa volta, l’affronteremo insieme >> continuò voltandosi un attimo verso la sua sposa, che annuì.

 

Una risata agghiacciante riempì tutta la sala. Ontari sguainò la spada.

<< Come osate presentervi qui?? Come osate sfidarmi!! >> urlò, il suo corpo era in preda a degli spasmi, la faccia era contorta dalla collera e il suo respiro non sembrava manco più umano.

<< La Fiamma…la sta uccidendo >> disse Lexa.

Clarke si fece avanti.

<< Ontari, ascoltami! Fatti aiutare da noi, la fiamma ti sta distruggendo dall’interno, è instabile, ti prego….non deve andare per forza in questo modo >> Clarke tentò, come aveva fatto con tantissimi altri Heda prima, come aveva fatto con Tristan tantissime volte.

<< Aiuto?? Non mi serve nessun aiuto! Voi due morirete, vi sventrerò come animali >> disse ridendo.

<< TU!!! >> urlò poi verso Lexa.

<< Sei stata tu!! Tu mi hai portato via il potere! È COLPA TUAAA !!! >> urlò piena di rabbia e si scaraventò sulle due.

La sua spada si scontrò subito con quella di Clarke, che prontamente la fermò. Lexa andò subito in suo aiuto. Le tre iniziarono subito un scontro durissimo. Ontari aveva una forza sovraumana, Clarke stessa faceva fatica.

<< Non riuscirete mai a sconfiggermi!! >> urlò Ontari, colpendo il braccio di Lexa con un fendente.

La bruna cadde all’indietro, ma prima che Ontari potesse colpirla nuovamente, Clarke si scagliò contro di lei. Le due iniziarono un duello all’ultimo sangue.

<< Ti ridurrò in cenere!! Finalmente sarò libera dal tuo controllo!! >> il suono della sua voce non sembrava nemmeno più umano.

Clarke strinse i denti e con una mossa, velocissima, riuscì ad atterrarla. Prese il coltello e le fece un’incisione sulla parte posteriore del collo.

<< Ascende superius >> disse, ma delle scosse elettriche fuoriuscirono del taglio.

Lexa si precipitò ad aiutarla e con la punta del pugnale, riuscì a far uscire il cip, che cadde poco lonatano da loro, a terra, ancora vibrando elettronicamente.

Lexa si precipitò a prenderlo, quando Ontari con un movimento inaspettato si mise in piedi e infilzzò Clarke al petto.

<< Clarkeee!!! >> urlò Lexa.

La bionda afferrò Ontari per il braccio e la bloccò, imprigionandola tra le sue braccia.

<< Fallo Lexa!! >> urlò la bionda, guardandola negli occhi.

Lexa era impientrita.

<< Nooo!! >> ulrò Ontari cercando di divincolarsi.

<< Fallo!! >> le urlò nuovamente la bionda.

Lexa scuoteva la testa, nel suo viso la disperazione e l’indecisione.

Clarke la guardò, i suoi occhi blu erano calmi e rassicuranti. Annuì sorridendole.

E in quel momento, Lexa prese la sua decisione.

Con forza, colpì il cip con la sua spada. L’impatto fu talmente forte, che ci fu un esplosione.

Lexa caddè all’indietro, poi il silenzio.

 

Sentì Clarke cadere in ginocchio, aprì gli occhi e la vide sfilarsi la spada dal petto, tossì sangue.

<< C-Clarke…CLARKE!! >> urlò, correndo, disperata verso di lei. Andò subito al suo fianco, abbracciandola.

<< L-Lexa…. >> sussurrò la bionda, la bocca le si rigò di sangue.

<< No, no, no! Guardami! Clarke guardami >> le disse frenetica, le controllò la ferita, stava perdendo molto sangue.

<< Vedrai che adesso passerà, ok? Passa sempre >> le disse, premendo sulla ferita.

<< AIUTO!! >> urlò, disperata.

<< Le…Lexa >> la chiamò ancora Clarke. Lexa la guardò negli occhi.

<< Ci sei…ci sei riuscita >> disse la bionda, sorridendole.

<< Ti…Titus aveva ragione…eri tu, sei sempre stata tu >> disse con fatica, bloccata dai colpi di tosse.

<< Andrà tutto bene mi senti, starai bene >> continuava Lexa, vide Anya e Octavia comparire alla porta.

<< Octavia chiama Niko, presto!! >> urlò Anya, precipitandosi dalle due, appena vide il cip distrutto a terra, si mise una mano in faccia. Adesso sapeva che non c’era più nulla da fare.

<< Adesso arriverà Niko e ti guarirà ok? Starai bene >> le disse, sistemandola bene tra le sue braccia.

<< Ho…ho sempre saputo che ci saresti…ri..riuscita >> disse la bionda guardandola.

<< Sei l’Heda che ho sempre aspettato, de…desiderato…gra…grazie, per avermi liberata >> gli occhi di Anya si riempirono di lacrime. Lexa le accarezzò il viso, anche lei stava piangendo.

<< Non dire così ok? Abbiamo tempo…abbiamo ancora tempo >>

La mano tremante di Clarke le accarezzò lievemente il viso.

<< Ai …Ai Houmon, gr…grazie per avermi amato >> sussurrò.

<< Clarke! Clarke! Guardami! Non abbiamo ancora finito io e te ok? Resisti! Dobbiamo tornare a casa ricordi? Nella nostra casa, in riva al mare, nella nostra bellissima spiaggia…do..dove tu mi porterai sempre dei fiori diversi e io indosserò quel vestito che ti piace tanto….resisti ok…perché dobbiamo andare a casa! >> disse singhiozzando.

Il corpo di Clarke piano piano iniziò a svanire, sembrava che stesse bruciando dall’interno, stava diventando cenere.

<< Ca…sa >> sussurrò la bionda, con un sorriso.

<< NO! A…aspetta! ASPETTA!! CLARKE!! CLARKEE!! >> Lexa osservava impietrita il corpo della sua Clarke svanire. Frammento, dopo frammento, volare via…fino a quando non rimase nulla.

Octavia arrivò in quel momento con Niko, i due rimasero contriti.

Lexa era inginocchiata a terra, gli occhi spalancati e impietriti fissavano il nulla.

<< AAAHHHHHHHHHHHH!!!!! >> la bruna urlò talmente forte, che tutti udirono quel suono straziante.

Si buttò a terra, piegata dal dolore, non riusciva più a respirare.

Anya si precipitò subito al suo fianco, abbracciandola.

<< NOOOOO!! >> urlò ancora la bruna, disperata.

Anya la teneva fra le braccia, cercando di sorreggerla, quando per un attimo alzò lo sguardo e rimase pietrificata da quello che vide.

<< Le…Lexa, guarda… >> disse, spaventata.

Quando Lexa alzò lo sguardo, davanti a lei vide un sacco di ombre, prima indistinte e poi sempre piu nitide. Lexa spalancò gli occhi sorpresa.

Davanti a lei, un ragazzo. Alto, con i capelli neri e gli occhi grigi.

<< Tristan… >>

Heda, pensò. Tutti gli Heda erano lì, in quel momento.

Tristan le sorrise e poi inchinò la testa. Tutti gli Heda, la salutarono con rispetto. E lì Lexa capì. Erano liberi, adesso potevano riposare in pace. Quegli spettri, che torturavano e seguivano sempre Clarke…adesso potevano riposare.

In un attimo scomparvero.

<< Heda >> disse Anya, guardandola negli occhi.

Lexa ricambiò il suo sguardo, le lacrime le rigarono il viso e si accasciò sopra il suo mentore.

 

 

Tempo dopo…

 

Dopo quel giorno, molte cose cambiarono. Polis, distrutta da quella guerra, ritornò pian piano la città rigogliosa di un tempo. Tutto venne ricostruito e vennero messe le fondamente per Arcadia, la nuova città degli Skykru. Lexa riunì i capi di tutti i clan e lasciò loro la decisione sul da farsi.

Tutti erano d’accordo. Non più clan divisi, ma un unico popolo governato dalla loro Heda. Tutti s’inchinarono davanti a Lexa, non per dovere o per costrizione, ma per scelta. Tutti volevano lei al comando.

Octavia diede alla luce un bellissimo bambino, Clarke. Lexa sorrise, quando Lincoln le chiese il permesso.

<< Come me, lei ne sarebbe onorata >> gli rispose, con un sorriso.

 

Anya e Raven stavano insieme a Polis, Lexa era felice per il suo mentore. Tutto stava tornando alla normalità…niente più fiamma, niente più Natblida, niente più guerre. Azgeda aveva capitolato, dimostrandosi un popolo fedele. Finalmente si respirava aria di pace.

 

Lexa guardava il panorama, seduta sulla soglia della sua finestra. Nella sua veste nera da notte, la sua mano accarezzava il suo ciondolo blu. Blu come i suoi occhi. Subito dopo quel giorno, aveva provato rabbia verso la bionda. Pensava di poter avere più tempo, invece si era sbagliata. Come al solito, Clarke aveva un piano tutto suo. Ora sorrise, tristemente. Il vuoto che sentiva era qualcosa che la divorava. Amava così tanto Clarke che il pensiero di non averla più con sé, di non vedere più il suo sorriso, di non sentire più il suono della sua voce….pensava d’impazzire.

Chiuse gli occhi e le vide, quelle due pozze blu, così calde e intense.

<<  Mi manchi… Ai Houmon >> .

Note dell'Autrice: Salve a tutti, carissimi lettori e lettrici! Esatto, sono io! Non sono scomparsa, anche se vi ho dato modo da dubitare!! Sorry! Non mi dilungherò tantissimo. Finalmente ecco l'ultimo capitolo di questa storia, il prossimo sarà l'Epilogo. Spero che questa conclusione vi sia piaciuta, quanto è piaciuta a me scriverla. Mi auguro che, nonostante il brutto periodo che tutto il mondo stia vivendo in questo momento, voi e tutti i vostri cari stiate bene!
Coraggio a tutti/e!! Se volete, fatemi sapere cosa ne pensate! ( Anche se so di non meritarlo! Visto il mostruoso ritardo! ).

Grazie ancora per il vostro supporto e per la pazienza immensa!
Spero alla prossima!
  
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