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Autore: _Selenophile_    07/11/2020    1 recensioni
[erkenci kus]
[erkenci kus]Una ragazza dagli occhi ambra,Serena Monteforti,dopo un anno e mezzo a Londra,decide di ritornare nel paese universitario dove tutto è cominciato per affrontare i suoi demoni e riprendere in mano la sua vita.
Profondamente cambiata dal suo passato e da quello che è successo, non sa che è in arrivo per lei una sferzata di vita, totalmente inaspettata in un periodo come quello,in cui tutto era assopito e,quasi,dimenticato.
Un gruppo di ragazzi come tanti, che ha sogni,speranze, che lotta per emergere e per rimanere a galla. Un gruppo di ragazzi un po'strani e svampiti,che partorisce idee.
E un'idea,buttata lì un giorno di Ottobre, tra un aperitivo e una sigaretta.
Tutto questo causerà una tempesta violenta, dirompente e perfetta, da cui tutti usciranno diversi,cambiati.
Perchè un aquilone si alza solo con il vento contrario.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tra la ragione e il giusto c’è un confine abbastanza netto e riconoscibile.
Io avevo ragione.Lui aveva ragione.Le mie amiche e i ragazzi avevano ragione.
Ma chi di noi era nel giusto?
Ognuno con le nostre logiche,ognuno con le nostre motivazioni,ognuno con i nostri motivi per aver fatto quello che abbiamo fatto.
Ognuno di noi.
Forse tutti,forse nessuno.
Sapete,se c’è qualcosa che tutta quella situazione mi ha insegnato,è che si possono avere tutte le ragioni dalla propria parte,ma comportarsi in maniera totalmente sbagliata.
Oppure si può essere nel torto più marcio ma  avere un atteggiamento talmente giusto da essere affrancato da ogni cosa.
E allora,in una notte perfetta per innamorarsi,mi viene da pensare che il confine tra giusto e ragione non sia poi così netto.
 
Mi specchiai nel bagno dell’università,una ragazza pallida,con il viso scavato dal tormento e gli occhi ambra spenti mi stava guardando afflitta.
Erano passati quindici giorni da quel giorno;avevo provato più volte a parlargli ma lui non mi aveva ascoltata.
Se precedentemente mi aveva trattata come un’estranea,adesso si comportava come se non esistessi.
Le ragazze mi avevano convinta a non andare più in facoltà ma a presentarmi direttamente il giorno del suo esame per dimostrargli che non stavo buttando tutto all’aria;anche perché ormai ci eravamo lasciati,quindi ci sarebbe stato sicuramente lui.
In tutto questo,le mie amiche stavano ancora mantenendo il mio segreto per cercare di proteggermi.Sofia pur di non prendere una decisione aveva accettato di partecipare ad un corso di apicultrice in Umbria.
I ragazzi avevano capito che qualcosa non andava,ma le loro innumerevoli domande non ebbero risposta.
Eravamo in bilico su un grande tronco che dondolava e presto ci saremmo ritrovati tutti a terra.
 
Entrai in classe stringendomi ancora di più l’elastico della tuta,ero dimagrita visibilmente,ormai cominciava ad andarmi tutto largo.
Alzai lo sguardo e fui sorpresa nel vedere un uomo pelato ed il naso adunco seduto alla scrivania,l’uomo giocherellava con una penna nera e fissava lo schermo del pc.
«Buongiorno..» mormorai sedendomi.
L’uomo alzò lo sguardo.«Buongiorno,signorina..?!»
«Serena Monteforti.»
«Ah..» il professore prese un foglio e mise una spunta «Aspettiamo gli altri due iscritti e possiamo cominciare l’esame.»
Ero interdetta.«Come..!?»
«Il professor Ricci ha avuto da fare;per cui lo sostituisco io.Sono il professor Pambianchi.»
Il cuore sprofondò nel petto.Quando eravamo una coppia Andrea mi aveva detto che all’esame non ci sarebbe stato lui perché intaccava i suoi principi e la sua morale,ma pensavo che avesse cambiato idea,dal momento che mi aveva lasciata.
Non meritavo neanche questo?
«Signorina Monteforti,si sente bene?» lo sguardo del professore era preoccupato.
«No.Cioè…» cercai di regolarizzare il respiro «..potrei uscire a prendere un po’d’aria?»
«Certo!Rientri quando si sentirà meglio.»
 
Fuori mi accesi una sigaretta,inebriandomi di quel veleno che riempiva i miei polmoni.
Era proprio vero che i gesti a volte feriscono più delle parole. E lui mi aveva ferita in tutti i modi possibili.
Era passato poco tempo da quando aveva scoperto di Morrovalle,anche se a me sembrava un anno in cui vivevo nella costante delusione verso me stessa.
Avevo sperato con tutte le mie forze che lui alla fine avesse riflettuto a mente lucida e avesse capito le mie ragioni,l’avevo lasciato in pace proprio per questo;invece avevo ricevuto solo sguardi freddi e accusatori.
Ogni volta che ci incontravamo anche per caso,il suo corpo e il suo atteggiamento dimostravano tutto il suo distacco nel tentativo di dominare i propri nervi e le proprie azioni,tentativo mal riuscito dal momento che la sua anima mi prendeva e mi sbatteva al muro tutte le volte.
Io lo sentivo.
Ma allora perché non aveva raccontato niente ai ragazzi?! Perché,lui che amava così tanto la verità e la chiarezza,mentiva sulle ragioni della nostra rottura?
Strinsi la mano in un pugno così stretto e che le unghie si conficcarono nella carne,doveva rispondere del suo comportamento come stavo facendo io.
Mi fiondai in direzione delle scale,cercando l’ennesimo confronto che mi avrebbe lacerato.
 
Bussai ed entrai senza aspettare il permesso.Lo trovai seduto alla sua scrivania,davanti al computer e con le pietre che sfregavano tra di loro.
Piantai i palmi delle mani sul tavolo.«Non merito neanche di stare nella stessa tua aula?!» cominciai aggredendolo di parole.
Lui aveva lo sguardo fisso sul computer,il silenzio rotto solo dal click ritmico di quel piccolo topo.
Continuai imperterrita.«Perché non sei venuto tu all’esame?» continuava a sfregare le pietre tra loro «Me lo dici?»
Lui mi diede le spalle,si diede una spinta con la sedia e afferrò una cartellina azzurra dalla biblioteca al muro,cominciando a sfogliarla.
Misi le mani sui fianchi.«Almeno mi guardi?»
Continuava nel suo mutismo ostinato,finchè in preda a uno scatto di rabbia con entrambe le mani presi un tomo che non era per niente leggero e lo lanciai contro il muro alle sue spalle.«Ho detto guardami!»
Alzò gli occhi dalla cartellina e li puntò sul mio viso. Fu come se la vita che mi aveva abbandonato fino a quel momento tornò di nuovo nel mio corpo.
«Finalmente ho la tua attenzione.»
Si svaccò sulla sedia,allargando le gambe e appoggiando i gomiti sui braccioli,deglutì ma continuava a non parlare.
Il mio sguardo si trovò involontariamente a percorrere il suo corpo tonico,i muscoli compatti sotto il maglioncino nero strappato strategicamente lungo il petto ampio,le collane dondolavano a ritmo del suo respiro. I capelli tirati indietro nella sua mezza coda e la barba in ordine.
Sentii il cuore pompare più velocemente e le gambe farsi molli per il desiderio improvviso che si era impadronito del mio corpo,mentre pensavo all’ultima volta che lo avevamo fatto sulla sua scrivania.
«Non..» mi schiarii la voce «..perchè non mi parli?!Non puoi fare finta che io non esista.»
Avevo sempre odiato i suoi silenzi. Ogni volta che qualcosa non andava,la prima cosa che faceva era mettere un muro invalicabile tra di noi. Inizialmente avevo pensato che fosse perché non gli importasse di discutere;era stato lui poi a confidarmi che in realtà lo faceva per tenere a freno il suo impeto.
Si barricava dietro questo muro per evitare di farmi del male verbale. Forse era così anche in questo momento.
Raccolsi tutta la forza della mia disperazione e gli parlai apertamente per l’ennesima volta.«Ascoltami..» la voce si incrinò «..io…lo so che ho sbagliato a firmare quel contratto,ma è stata una scelta sconsiderata dovuta alla paura che avevo di perderti per sempre..» sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi «..e lo sai anche tu!»
Sorrise debolmente e spostò lo sguardo verso un punto alle mie spalle.
Quel debole sorriso mi diede coraggio.«Il sentimento che ti lega a me è ancora molto forte,lo dimostra il fatto che non riesci a guardarmi,non riesci a parlarmi..non hai detto nulla neanche ai ragazzi..mi stai proteggendo come al solito.»
Riportò lo sguardo su di me e si alzò dalla sedia,camminando lentamente verso la mia direzione.Istintivamente arretrai e mi trovai con le spalle al muro.
Era così vicino che il suo respiro si infrangeva sul mio viso.«Cosa..cosa stai facendo?» non ero più abituata ad averlo a quella distanza.Aveva ancora in mano le sue pietre il cui sfregamento mi attraversava tutto il corpo.
Il respiro accelerò senza che io potessi fare nulla per fermarlo. Lui continuava a fissarmi con quello sguardo così intenso che mi spogliava e accarezzava ovunque,come tante volte avevano fatto le sue bellissime mani.
Cominciai a sudare,le guance si tinsero di rosso e schiusi le labbra,desiderando quel bacio e quell’uomo sopra ogni altra cosa.
«Non ti guardo perché in te ormai vedo solo una ragazza come tutte le altre.Tu per me sei una ragazza qualsiasi di una provincia qualsiasi.» quelle parole mi si strinsero in gola «Ho preferito non esserci io all’esame perché ti avrei fatto domande talmente difficili che ti avrebbero portato a una bocciatura sicura. E non puoi permettertelo dal momento che sei indietro con il tuo piano di studi..»
Tutto il desiderio passò istantaneamente.«Come..?!»
«Per quanto riguarda i ragazzi,invece,non ho detto nulla perché sto aspettando che lo faccia tu,prendendoti la respondabilità della tua scelta..» il suo sguardo era diventato nero «..e,comunque,fossi in te non tirerei troppo la corda.»
Mi aveva parlato con occhi di ghiaccio,usando parole di ghiaccio che mi avevano lasciato ancora di più di ghiaccio.
Non una volta la sua voce si era incrinata,non una volta il suo sguardo si era abbassato. Mi sentivo come se una frusta di cuoio e chiodi mi avesse colpito il cuore.
«Non…» una lacrima sfuggì al mio controllo «..non puoi parlare sul serio. Fino a qualche giorno fa mi decantavi amore…»
Andrea seguì con gli occhi il percorso della mia lacrima lungo la guancia,aspettando che si schiantasse al suolo.«Non provo più niente per te.È finito tutto.Le tue bugie hanno cancellato tutto.»
«Sei un bugiardo!» lo accusai.
Scosse le spalle con noncuranza.«Pensala come vuoi,ormai non mi interessa più..»
Non era giusto.Io non meritavo questo trattamento.
La mia mano si alzò,pronta a colpirlo,ma lui fu più veloce e la bloccò.«Ah ah..» mi stringeva così forte da farmi male «..mi hai già colpito una volta..» mi lasciò «..fallo di nuovo e ti denuncio per oltraggio a pubblico ufficiale. Perché io..» calcò il pronome «..da adesso in poi sarò solo il tuo professore.»
Era diventato un mostro.Mi rifiutavo di credere che la persona che avessi davanti fosse stato il mio ragazzo fino a qualche giorno prima.
Le lacrime cominciarono a scorrere.«Io ti odio!»  mi diressi come una furia fuori dal suo ufficio,e fuori dalla sua vita.
 
«Bene…» Diafa chiuse il manuale di Diritto Privato II «..aperitivo?!»
«Hmmm,ci sto…però al volo perché dopo ho kick boxing
«Alla fine cominci oggi Eli?» le chiese Camilla.Aveva finito prima in laboratorio e ci aveva raggiunto.
«Bevete anche da parte mia.» mi intromisi nella conversazione «Io preferisco andare a casa,farmi una doccia e mettermi a letto.»
«Oh,tesoro…» Camilla mi prese le mani «..non puoi continuare così.»
Sospirai e appoggiai la fronte sulle braccia incrociate sul tavolo.Non avevo dato l’esame,ero troppo sconvolta per cercare anche solo di articolare una frase.
«Serena devi reagire.» Elisa mi si accucciò accanto «Più hai questo comportamento,più lo perdi.»
«L’ho già perso,Eli..» la mia voce si incrinò «..l’ho perso nel momento in cui ho accettato quel dannato incrontro al Clemy’s
La mia amica dagli occhi miele mi accarezzava la spalla.«Dagli un altro po’di tempo,lui ti ama tanto. Vedrai che tornerà sui suoi passi.»
«Tu non c’eri nel suo ufficio,mi ha detto cose terribili!»
«Era dovuto alla rabbia momentanea.Fidati di me..»
Ebbi l’istinto di dirle che lei era l’ultima persona che poteva capirci qualcosa,come dimostrava il suo triangolo dell’anno precedente,e la Serena pre Andrea l’avrebbe sicuramente fatto;ma la Serena post Andrea aveva capito che non sarebbe servito a niente sputare veleno su una persona che non c’entrava niente.
Elisa cercava solo di aiutarmi.
«Dai,forza!» ci spronò Diafa «Spritz al volo e poi tutte a casa..» mi puntò l’indice «..non accetto risposte negative.»
 
Le ragazze erano andate a prendere la macchina mentre io sistemavo i libri.Una penna scivolò sul pavimento e mi chinai per raccoglierla,ma un giramento di testa improvviso mi fece perdere l’equilibrio.
Chiusi gli occhi e mi preparai a toccare il pavimento freddo,ma qualcuno mi afferrò,impedendomi di cadere.
Un forte profumo maschile mi stordì le narici,mentre mi aggrappavo al cardigan del mio salvatore.
Aprii gli occhi e mi scontrai con quelli neri di Stefano.«Tutto bene?»
«Sì..io…» cercai di rimettermi in piedi, ma lui mi stringeva la vita «..grazie!»
Lui lanciò uno sguardo oltre la mia spalla.«Oh,non mi devi ringraziare,trovavi sempre scuse per stare tra le mie braccia.» spostò lo sguardo su di me «Puoi ammetterlo che anche adesso è così!»
«Che cosa stai dicendo?!» farfugliai un po’sorpresa.
Sentivo un dolore lancinante alla schiena,come se qualcuno avesse sfondato la gabbia toracica con un pugno e mi avesse stretto il cuore.
Mi girai appena in tempo nel  vedere il cappotto di Andrea volatilizzarsi su per le scale.Aveva visto tutto.
«Sei un bastardo!»
Spinsi via il ragazzo e mi diressi all’inseguimento del mio ormai ex fidanzato per spiegargli come davvero fossero andate le cose,ma vidi solamente il grande suv nero sfrecciare imbestialito.
La mia schizofrenia esplose:mi gettai sul mio ex,che nel frattempo mi aveva seguito fuori,aggredendolo alla cieca e sfogando tutta la mia rabbia. Riuscii a colpirlo con numerosi schiaffi sulle guance,lui tentava di parare i colpi ma avevo trovato un’agilità non indifferente in tutto quel dolore.
Elisa mi prese per le spalle,trattenendomi a stento. «Ma che sta succedendo?!»
Io continuavo a insultare Stefano e a sbracciare,finchè la morsa della mia amica non si fece più forte. «Serena,basta!»
«Che cosa è successo?!» Camilla aveva gli occhioni ghiaccio sgranati.
«Lui..lui ha creato un fraintendimento..Andrea..» piangevo a dirotto cercando di farmi capire «..Andrea mi odia..»
Il mio ex si rialzò da terra,tenendosi la guancia con una mano.«Tu sei pazza.»scosse la testa «Sei completamente pazza.» mi accusò allontanandosi.
 
Quella giornata infernale sembrava non avere fine.Avevo ricevuto un messaggio lapidario di Joan in cui mi diceva di vederci da Daniele.
Il messaggio conteneva poche e dirette parole,non un’emoticon,non una parola d’affetto. Mi sentivo oppressa da un senso di afflizione da quando avevo aperto il testo:non era da lui parlarmi in quel modo.
Il mio istinto mi diceva che era appena cominciato l’ultimo atto di tutta quella mia grande menzogna.
La porta era già aperta e quindi entrai.«Ciao?!»
«Siamo in soggiorno,Serena.» la voce di Daniele era fredda.
Attraversai il corridoio impregnato da un’aria cupa ed entrai nel grande salone;c’erano tutti i ragazzi,incluso Andrea.
Lui era appoggiato al muro con le braccia incrociate e mi fissava serio.Victor mi dava le spalle mentre si versava da bere,potevo vedere la sua mascella contratta. Daniele era seduto sul divano,i gomiti appoggiati alle cosce e le mani incrociate davanti al viso;Joan,seduto sul bracciolo della stessa poltrona, mi guardava con lo sguardo accusatorio.
Capii tutto nel momento in cui il mio sguardo si fissò su Mercorelli che a sua volta fissava dei fogli sul tavolino basso con le mani tra i capelli e lo sguardo vitreo.
Incontrai lo sguardo indifferente di Andrea:lui aveva parlato ai ragazzi.
«Bene…» si staccò dal muro e si diresse verso l’uscita «..ho fatto quello che dovevo. Da adesso in poi è un problema vostro.»
Quando mi passò accanto,non ebbi la forza di guardarlo.
«Ragazzi,posso spiegarvi..» cominciai titubante.
«Lascia perdere.» mi interruppe Joan«Andrea ci ha detto tutto.»
Cominciai a torturarmi le mani con aria sempre più colpevole.
«Giusto una domanda…» Victor mi puntò addosso i suoi occhi azzurri «..perchè?»  aprii la bocca per dire qualcosa,ma lui mi interruppe «A prescindere da Andrea;intendo,perché non ci hai detto nulla?»
Quella domanda l’avevo posta a me stessa molte volte.«Io..» scossi le spalle «..ero completamente in crisi.Non sapevo cosa fare.»
Mercorelli alzò lo sguardo trasparente.«Tu eri in crisi..» la voce era afona «..e non hai minimamente pensato di avvisarci,eh!» con quell’ultima frase andò in escandescenza «Cosa cazzo credevi?!» continuava a urlare «Non ti avremmo aiutato,al contrario delle altre volte!?»
Incassai la testa nelle spalle;il mio amico era sempre allegro,lui era una di quelle persone perennemente positive,solari e con un modo di fare tale da ricordare una simpatica macchietta dei cartoni animati.
Lui non vedeva mai il bicchiere mezzo vuoto,non vedeva mai il cielo grigio e le brutture della vita. Era molto ansioso,è vero,e spesso i suoi attacchi d’ansia erano difficili da gestire,ma era dotato di una personalità così bella che alla fine ci si passava sopra.
Era stato lui che più di ogni altro aveva creduto nei BLJ come qualcosa con cui riscattarsi, e io avevo distrutto quel sogno.
«Ragazzi,possiamo  trovare una soluzione insieme…»
Dopo quello scatto, il mio amico si risedette di nuovo sul tappetto,le mani tra i capelli e lo sguardo completamente perso tra i frammenti della sua ambizione.
«Adesso vuoi trovare una soluzione,eh Serena?» Daniele manteneva il tono di voce calmo,ma era deluso dal mio atteggiamento.
«Dovevi pensarci prima di firmare.»lo spalleggiò Victor.
Dopo la sfuriata di Mercorelli,nessuno di noi adesso stava urlando,nessuno di noi lanciava improperi e maledizioni;ognuno di noi parlava in maniera pacata e senza scomporsi minimamente;eppure le nostre parole urlavano a gran voce tutta la nostra amarezza.
«Mi dispiace.» riuscii a mormorare.
«Lo sai quello che ci fa più rabbia?!» fu Joan a parlare «Ogni volta,ogni santissima volta in cui tu avevi qualche problema,noi eravamo lì a proteggerti e a tutelarti.» gli occhi neri del mio amico divennero lucidi «Siamo stati sempre dietro di te per risolvere tutti i tuoi guai, e credimi che ultimamente ne hai avuti un bel po’.»
«Joan,per favore non dire così.» cominciai a piangere.
Lui alzò la mano.«Fammi finire,chica..» deglutì «..ti avremmo aiutato anche in questo caso,come sempre.»
«Ma tu hai preferito voltarci le spalle e andartene..» fu Victor a terminare la frase.
Ero in piedi in mezzo alla sala di quella che ormai consideravo casa mia,mentre il soffitto si abbassava lentamente.
Ormai non aveva neanche senso parlarne,loro non capivano,e non lo avrebbero mai fatto.
Volevo solo sistemare le cose con tutti gli altri e lasciarmi tutta questa situazione alle spalle. «Cosa posso fare per rimediare?»
«Tanto a cosa serve?!» cominciò Mercorelli «Comunque ormai hai firmato.A prescindere da come andrà il concorso, non sarai dei nostri.»
«Posso trovare una soluzione a tutto.»
«La soluzione c’è ed è solo una:rinunciare.»
Guardammo tutti Mercorelli con gli occhi sgranati,era impossibile che proprio lui avesse detto quella frase.
«Come..?!»
«Avete altre soluzioni!?Avanti!Sono curioso di ascoltarle.» si alzò e incrociò le braccia in attesa.
Il quel momento Mercorelli,il nostro amato Mercorelli,quello dagli atteggiamenti comici e il sorriso buffo,quello dalla personalità frizzantina era sparito,risucchiato negli abissi del suo alter ego.
Lui annuì piano al nostro silenzio.«Già.Non abbiamo alternativa.» prese i fogli e me li lanciò addosso «Non ne abbiamo!» mi urlò contro.
Potevo sopportare la rabbia di Andrea,potevo farmi carico di quel fardello tutte le volte che sarebbe stato necessario,ma non potevo sopportare anche l’ira del mio amico,era troppo.
Mi si avvicinò a una spanna dal viso.«Sei una stronza egoista!Hai sempre e solo pensato a te già da quando ci hai lasciato in tronco e sei partita per Londra!»
«Calma,Merco!» Victor,il suo fratellone,cercò di blandirlo posandogli una mano sulla spalla.
«Sono stanco di stare calmo!» lui continuò a sbraitare «Sono stanco di essere sempre quello che non deve mai lamentarsi!Sono stanco di essere quello che deve sempre essere allegro e gioioso!Sono stanco di vedere ogni fottutissima cosa in cui credo sbriciolarsi!Sono stanco!» due lacrime scesero sui suoi zigomi alti «Per me questo non era un capriccio..» si battè il petto «..era un sogno!»
Piansi anche io con lui,ormai non potevo fare altro.
«Vaffanculo,Serena!» continuò a urlarmi addosso «Vaffanculo!»
Nel dirigersi all’esterno mi urtò con la spalla,ma non ci fece caso o non volle farci caso.
Portai due mani al viso,cercando di reprimere i singhiozzi che ormai mi sopraffacevano.
«Complimenti.» alzai gli occhi verso Victor «Spero che adesso sarai contenta.»
Mi lanciò un ultimo sguardo che mi trapassò il corpo e anche lui seguì il suo amico fuori.
«Daniele…Joan..» ormai riponevo la mia ultima speranza in loro.
«Cosa,Serena?!» Daniele scrollò le spalle «Cosa mai dovremmo fare,adesso?!»
«Beh..non lo so..possiamo pensare a qualcosa..»
Il mio amico biondo si avvicinò.«Ormai è non c’è più niente da fare. Che ti serva da lezione.» mostrò in quel momento tutto la maturità dei suoi trent’anni:benchè fosse deluso e triste,si limitò a darmi un consiglio quasi paterno e andò via anche lui.
«Joan..» mi diressi verso il mio amico chiamandolo con voce strozzata «Per favore,non lasciarmi anche tu.»
L’altro si limitò ad alzare le mani sopra la testa.«Mi dispiace,ma adesso non riesco nemmeno a guardarti in faccia..» deglutii un fiotto di saliva con la desolazione nello sguardo «..magari con il tempo,sì.»
«Per favore…» lo implorai «…non sono disposta a perdere anche te.»
Se per Mercorelli la mia firma aveva significato distruggere la sua unica via per dimostrare di aver fatto qualcosa di buono;per Joan invece significava una vera e propria mancanza di rispetto e fiducia nel nostro rapporto.
Ci eravamo aiutati più e più volte in ogni situazione,spalleggiandoci a vicenda e facendoci del bene reciproco.Io ero un po’la sua sorellina da proteggere.Per me, invece, lui era oltre che il mio migliore amico,la mia spalla,il mio complice,mio fratello.
Neanche l’arrivo di Andrea lo aveva spodestato dal suo ruolo,benchè tra i due non ci fosse paragone che reggesse:il mio ormai ex fidanzato era una spanna sopra tutto e tutti.
Si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte.«Cerca di stare bene.»
Mi diede un buffetto sulla guancia e si diresse anche lui all’uscita,lasciandomi completamente da sola in quell’immenso salone a piangere in silenzio la sfilza di errori che da mesi commettevo senza sosta.


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Buonasera,mie care lettrici,come state?

Allora,è un capitolo abbastanza pieno,ma era prevedibile che Andrea prima o poi avrebbe vuotato il sacco,anche se qui è palese che l'abbia fatto per ripicca.
Vorrei un attimo spiegarvi il comportamento,molto insolito,di Mercorelli:non so se ricordate,ma in un capitolo avevo spiegato la sua storia famigliare e avevo detto che reprimeva la sua parte razionale,Giovanni,per distaccarsi dalla sua famiglia;reagisce in quel modo perchè lui era quello che ci credeva più di tutti in quel sogno,ed è normale che una volta che crolla l'unica possibilità di riscatto che avesse,perde un attimo la brocca e si lascia sopraffare dalla sua parte cattiva.

Potete immaginarlo come un moderno Dottor Jekyll e Mr Hyde.

In copertina,infatti,abbiamo Bradley James e Colin Morgan,rispettivamente i prestavolto di Victor e Mercorelli.Ho deciso di mettere loro perchè questo è il capitolo in cui anche i BLJ  scoprono la verità;e,almeno per me,dire Black Leather Jackets equivale a dire Giovanni Mercorelli;e dove c'è Mercorelli,automaticamente c'è colui che considera un fratello,Victor,che lo spalleggia e lo difende.

Il prossimo capitolo sarà devastante per Serena,ma per una volta non c'entrano nè Andrea,nè Melissa,nè Tatiana e Stefano.
Vi lascio una foto che troverete tra poco:

 

Cosa succederà?!E perchè lei è vestita in questo modo?

Sbizzarritevi con la vostra fantasia!

Grazie mille per il vostro affetto e il vostro calore,non sapete quanto questo mi scaldi il cuore!
Un abbraccio,
S.
 
   
 
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