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Autore: Nymeria87    09/11/2020    2 recensioni
Finalmente eccovi il fantomatico prequel della long She Wolf:
dopo due anni dalla sua incoronazione quale Regina del Nord e due anni di assoluti silenzi, Sansa viene a sapere che Jon si trova a Nord della barriera con il Popolo Libero; incitata dalle parole di suo fratello Bran decide di intraprendere il viaggio che la porterà a calcare quei terreni selvaggi fino ad incontrare nuovamente lo sguardo di Jon.
Dal testo:
[...]“Non mel’hai resa per niente facile Jon” asserì costernata ma con occhi di ghiaccio.
“Immagino sia stato Bran a scomodarti per riportarmi indietro; mi chiedo solo il perché tu abbia accettato” replicò lui imperturbabile, con una punta di astio nel tono e un mezzo sorriso che non celava l’amarezza di quelle parole.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jon Snow, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il profumo speziato della carne si fondeva con quello balsamico della foresta e quello dell’aria fresca della sera; i fuochi e la brace incandescente, rilasciavano danzanti scintille lucenti di un rosso carminio, illuminando i volti ridenti del Popolo Libero. Erano stati allestiti diversi fuochi attorno ai quali si potevano inalare profumi diversi a seconda delle modalità di cottura dell’ingrediente principale; l’immensa pelle dell’orso era stata pulita dai residui di carne e di sangue ed ora, giaceva legata ben tesa ad una cornice di legno, per essere ammirata da tutti, in attesa che si asciugasse e procedere alla concia.
 
Jon era seduto su di un ceppo, intento ad accrezzare distrattamente Spettro steso ai suoi piedi, mentre ascoltava Thormund raccontare una delle sue numerose avventure, quando da sotto le dita sentì il suo bianco amico ridestarsi, alzare il muso e drizzare le orecchie, d’un tratto attento, prima di sgusciare via da lui ed incamminarsi verso la parte opposta del fuoco. Jon girò lo sguardo per cercare di capire cosa avesse colto l’attenzione del metalupo e attraverso lo scoppiettio delle lingue incandescenti del falò, intravide l’incedere di una figura ancestrale, come una visone di quelle streghe ammaliatrici, che erano solite assumere le fattezze di giovani donne dal viso d’angelo per legare al loro volere intrepidi cavalieri con la sola forza dello sguardo; erano le incantatrici che abitavano i racconti della vecchia Naan e Jon, esattamente come i malcapitati di quelle storie, si alzò lentamente dalla sua posizione per guardare meglio, come clamitato da una forza misteriosa.
Vide Sansa approcciarsi a Spettro con una carezza lieve, quando questi le si trovò a portata e quasi gli parve di percepire le seriche dita di lei tra i suoi stessi capelli, in un brivido estatico; un sorriso a rischiararle il viso ed un calore interno andò a scaldare le ossa di Jon, che rilasciò un sospiro frustrato e quasi sofferto senza che neanche se ne rendesse conto.
Indossava abiti del Popolo Libero eppure manteneva la regalità che da sempre la contraddistingueva. Toni grigi di diverse cromie la avvolgevano, i colori di casa Stark declinati in una gonna larga, insolitamente corta a coprirle il ginocchio ma stretta in vita da una delle sue cinture di pelle; una stola di pelo a scaldarle le spalle e i capelli raccolti in code e trecce, liberandole il viso grazie ad una fascia morbida che perfettamente si sposava col rosso dei suoi crini e nonostante la semplicità delle vesti, era tutto furchè ordinaria.
 
Guardò il suo viso alzarsi a curiosare intorno, incontrando lo sguardo di Meera, che seduta su di un tronco disteso non lontano da lei, era intenta ad intagliare animaletti di legno commissionati dai bimbi più piccoli. Vide Tharon avvicinarsi ed inchinarsi alla sua Regina, la quale lo salutò con un sorriso affettuoso; lo vide parlare con lei ed osservò Sansa sorridere e replicare qualcosa mentre si lisciava e rimirava gli abiti che le erano stati offerti. Nonostante provasse simpatia per lui e lo ritenesse un uomo fidato e corretto, tanto da averlo suggerito lui stesso come Capitano della Guardia, Jon provò un retrogusto amaro in bocca nel vederlo così in confidenza con la cugina; impercettibilmente iniziò a morsicarsi l’interno guancia prima di vederla muoversi ad osservare curiosa le pietanze che le donne stavano cucinando. La guardò parlare e sorridere e vide anche come gli uomini si voltavano al suo passaggio o alzavano i corni invitandola a brindare con loro. Vide Marran ergersi in tutta la sua altezza mentre si sistemava i folti capelli e vide Damian, euforico dalla caccia, sciolto nella parlantina, intento a raccontare come avevano attorniato l’orso prima di finirlo, cercando di calcare la mano sulle dinamiche per affascinare la deliziosa ascoltatrice. Tra risate, commenti e manate di approvazione, Jon vide Sansa sorridere e complimentarsi con loro mentre brindava il loro compagnia; i palmi presero a pizzicargli e i nervi ad irrigidirsi, poi i tamburi iniziarono a suonare e quando i corni si unirono al ritmo, accompagnati da canti antichi e vocalizzi primordiali, qualcuno iniziò finalmente a ballare alla luce dei fuochi.
Damian non perse tempo, prese la mano di Sansa trascinandola con se e facendola roteare su se stessa; la ragazza riuscì a malapena a rifilare il corno che teneva in mano alla prima persona che gli capitò a tiro, prima di ritrovarsi totalmente coinvolta da quelle danze, tra le braccia di Damian che la conduceva fieramente e senza troppe cerimonie. Se Sansa ne fosse imbarazzata, non fù cosa che diede a vedere, il delizioso rossore delle sue guance poteva essere comunque dato dal latte fermentato o dalla frenesia di quella danza a cui non era solitamente avvezza; quello che terrorizzò Jon fù riconoscere in lei, una fulgida giovane donna che sembrava essersi d’un tratto liberata da quelle opprimenti sovrastrutture che il suo rango le imponeva: ad ogni giravolta Sansa rideva e lo faceva tra le braccia di un’altro.
Un ringhio interno, basso e feroce si fece strada dentro il petto di Jon, prima che una mano sulla spalla lo riportò al di fuori dei suoi tormenti.
“Sembra che tua sorella di trovi bene qui tra il Popolo Libero” ghignò Thormund in sfida aperta.
“Cugina” rispose Jon senza neanche voltarsi a guardarlo.
“Sorella, cugina, in ogni caso pare che le piaccia la compagnia del nostro cacciatore di Orsi” decretò Thormund dandogli una sonora pacca sulla spalla come a calcare le sue parole.
“Sembrerebbe di si” replicò fra i denti Jon, mentre ancora osservava i due e meditava su quale dito della mano gli avrebbe frantumato per primo, se solo avesse catturato con lo sguardo un qualsiasi gesto troppo inappropriato da parte di Damian.
Come in un prolungamento dei suoi stessi pensieri, ad un tratto Spettro iniziò ad infrapporsi tra Sansa e la sua controparte, fino a che la ragazza non dovette cedere alle richieste del metalupo e con la scusa di assaggiare una delle pietanza preparata della donne, liberarsi dalla presa ferma di Damian, con la promessa che avrebbe ballato ancora.
Spettro le agguantò tra le fauci un lembo della gonna, trascinandola via dal caos dei bagordi.
Jon, osservando da lontano, aveva goduto soddisfatto di quanto i sui pensieri si fossero allineati in un propizio frangente con quelli del metalupo.
Avanzò verso di loro senza che Sansa se ne accorgesse fino a che non se la ritrovò davanti.
Occhi azzurri e grandi ad incontrare i suoi più scuri e sottili nel contemplarla.
“Jon...” respirò lei colta alla sprovvista, mentre un sorriso imbarazzato andava ad apparirle in viso ed inconsciamente portava una mano a sistemarsi una treccia dell’intricata acconciatura.
Jon rimase un momento a guardarla, affogando in una dimensione parallela nella quale Sansa rimaneva al suo fianco, tra il Popolo Libero, sorridendogli caldamente mentre danzava tra le sue braccia, prodigandogli un bacio ad ogni suo risveglio, al quale ne conseguivano naturalmente altri e più appassionati, nell'intimità della loro tenda...
Avrebbe dovuto fugare da quei pensieri e da quel languore che gli sussurrava la mente, ma Sansa era troppo bella quella sera e lui era troppo soddisfatto di averla tutta per se, lontano dalla frenesia della festa anche se per poco, ma soprattutto sotto gli occhi di tutti.
Che sappiano, che tutti vedano e che non ci provino neanche a pensare di potere avere una chance con la Lupa Rossa, Regina del Nord.
Jon sentiva gli sguardi su di loro e in risposta azzardò un passo lento verso Sansa, andò a recuperare la mano di lei, intenta a sistemarsi l’acconciatura e con una mossa ardita la fece roteare su se stessa, allontanandola appena per poterla guardare meglio, mai lasciandole la mano. Lei sorrise divertita ed ammaliata da quel gesto plateale, davvero inconsueto per Jon che però accolse con zigomi stesi e lievemente rosati mentre manteneva la posa: “ti piace?” gli chiese tornandolo a guardare, lusingata dal suo sguardo che già le preannunciava la risposta.
“Ne vedo ogni giorno a centinaia di donne vestite così...”
"ma...” chiese in tutta risposta lei inarcando le soppraciglia, avvicinandosi di un passo prima che un sorrisetto comparisse sul suo viso: temeraria e alla ricerca di qualcosa di più.
Jon arricciò le labbra per trattenere una risata compiaciuta; fugò il suo sguardo per un attimo mentre con la lingua andò ad umettarsi il labbro inferiore prima di tornare a guardarla ed avvicinarsi a sua volta: “ma tu indossi qualunque cosa come se fosse intessuta di sogni e di miele, Mia Signora” le sussurrò lui, iridi scure ed avvolgenti in un tono roco e basso della voce, che arrivò a toccare le corde più profonde dell’animo della ragazza.
Sentì Sansa trasalire e tendersi nella schiena, come se un brivido l’avesse percorsa da sotto gli abiti.
Vide Damian osservarli in lontananza ed iniziare a muovere i suoi passi verso di loro; gli scoccò un’occhiata dura in ammonimento, prima di stringere ancora la mano della cugina e voltarsi per trascinarla via.
“Jon, ma che...” cercò di trattenerlo lei.
“Dobbiamo parlare” sentenziò fermo lui, continuando a muovere i suoi passi verso la tenda che le aveva ceduto per la notte.
La condusse dentro e chiuse i lembi dell’ingresso ponendo Spettro di guardia.
“Jon, ma...E la festa? Non voglio recare offesa a...”
“nessuna offesa, sono io che ti ho portata via e per una buona ragione” si voltò ad affrontarla lui.
Lei lo soppesò, donandogli la sua più completa attenzione: “bene allora, di cosa volevi parlarmi? Ho promesso diverse danze stasera e...”
“e sceglierai il tuo amante in base a come danza?” chiese lui con tono derisorio e leggermente irritato.
Sansa si portò le mani ai fianchi assottigliando lo sguardo: “non credo che la cosa ti riguardi Jon” rispose d’un tratto più nervosa.
“Mi riguarda eccome, invece” intervenne aggressivo lui, “ho promesso di proteggerti e lo farò sempre Sansa, è l’unico giuramento a cui sembra io riesca a tener fede e non lascerò che qualcun altro possa farti del male” ringhiò sommesso arrivando ad un palmo di naso da lei.

Il su profumo anticipò il suo incedere: cuoio, legna bruciata e una punta amara leggermente agrumata.
Sansa respirò la sua furia, la gelosia delle sue parole e la frustrazione elettrica delle sue mani che cercavano di trattenersi dal toccarla.
Si inabissò nel suo sguardo di pece, scuro come il peccato e luminoso come l’assoluzione.
Tutto di lui le dava alla testa, l’aveva sempre fatto e a giudicare dal tormento di Jon la cosa doveva essere sicuramente reciproca, ma osò calcare la mano per assicurarsene.
“Ma loro non devono farmi del male, Jon” lo provocò con voce di seta e labbra maliziose.
Fulminee le mani di lui arrivarono a trattenerla per le braccia: “smettila di fare così Sans”,
“così come?” chiese in sfida lei tra i denti,
“come se lo facessi deliberatamente per farmi impazzire” si lasciò sfuggire lui frustrato.
Fu un momento e gli occhi di Sansa si posarono sulle labbra di Jon prima di dischiudere le sue e tornare a guardarlo con occhi grandi e iridi improvvisamente più scure e profonde: “ma io lo faccio, deliberatamente, per farti impazzire”.
Lo sguardo del ragazzo vagò sugli occhi di lei mentre la sua mente registrava il significato di quelle parole; inclinò leggermente il viso, incredulo: “Sans?” sussurrò quasi guardingo, aggrottando le sopracciglia.
Portò le dita affusolate a ghermirgli la casacca per trattenerlo a se, per paura che potesse scappare nuovamente da lei, le fronti ad incontrarsi a sostegno l’una dell’altra. Conosceva quello sguardo, c’era desiderio nei suoi occhi ma troppo onore a surclassarlo e il  corpo di Sansa ora voleva di più: “coraggioso, gentile e forte...” ricordò in un respiro sommesso lei a occhi socchiusi, mentre le parole si infrangevano sulle labbra piene di Jon.
“Cosa?” cercò di chiedere lui, ma fu un attimo e le labbra di lei si scontrarono con sue in bacio dalla brama disperata, un bacio che Jon non si sarebbe aspettato mai.
Le mani di Sansa gli arrivarono al collo prima che le dita si insinuassero sulla nuca e tra i ricci scuri, quelle di Jon risposero al bacio prima che la sua mente potesse realizzare e arrivarono ad avvolgerla per la vita incatenandola ancora di più a se, schiudendo le labbra solo leggermente, come a chiederle quell’accesso che gli venne concesso con estrema rapidità.
Fu una danza che dalla perdizione passò velocemente all’urgenza estrema della passione, permettendo ad entrambi di assaporarsi l’un l’altro, tra tocchi e carezze.

Per gli Dei, il suo profumo di fiori, gli era mancato tanto da fargli male, ma la freschezza ardente dei suoi baci era un sapore totalmente nuovo, che Jon non si sarebbe mai immaginato... Stava davvero accadendo?
Jon aprì gli occhi e con enorme sforzo si distaccò da quel paradiso in terra; si ritrovò a fissare il viso di Sansa con gli occhi ancora socchiusi e le labbra deliziosamente arrossate così come le gote.
"Sansa?" chiese senza sapere cosa aggiungere ulteriormente.
"Non sai da quanto tempo avrei voluto farlo..." sussurrò lei con occhi umidi prima che lui in uno slancio emotivo tornasse a baciarla, con ancora più enfasi, per dar voce a quel desiderio reciproco che era rimasto inespresso e gelosamente custodito nella parte più nascosta di lui.
Un gemito di piacere uscì dalle labbra di Sansa, nonostante il bacio non venne mai interrotto e quando Jon sentì le mani di lei iniziare a slegargli i lacci del farsetto, anche le sue iniziarono ad adoperarsi con la fibbia della cintura di lei per liberarla dagli abiti.
“Sei sicura?” chiese lui titubante, interrompendo il bacio per un istante prima che lei riprendesse a cercarlo e ad incitarlo con la sua lingua; “mai stata più sicura di qualcosa” sussurrò urgente ad occhi socchiusi non riuscendo a stare lontana dalle labbra di lui, mentre ancora armeggiava con i lacci.
A quelle parole lui non riuscì a trattenere la sua foga, la prese per la vita, facendola girare fino a che non la addossò con la schiena a uno dei grandi pali che sostenevano la tenda. Sansa godette quasi dell’urto quando sentì le labbra di Jon indugiare prepotentemente a vezzeggiarle il collo: “solo gli Dei sanno per quanto tempo ho atteso questo momento...” gemette lei mentre lui continuava a lambirle la pelle con la lingua; le sue mani grezze sotto le gonne a ghermirle le cosce e carezzare bramose ogni strato di pelle.
“Potrei prodigarmi per te all’infinito, Mia Signora” le sussurrò voglioso lui, prima che Sansa potesse recuperargli il viso tra le mani e tornare a baciarlo su quelle labbra carnose che tanto agognava.
Jon si accostò ancora di più a lei, forzando il suo corpo sul suo e lasciando che il desiderio parlasse per lui visto che le labbra erano intente in ben altre occupazioni.
Sansa trasalì da quanto esplicita fosse la sua smania, ma la accolse in tutta risposta ancorandogli una gamba al fianco, come a dargli libero accesso alla parte più intima di se: “fa l’amore con me Jon” sussurrò lei con occhi languidi e una voce impastata dal desiderio.
Jon si staccò appena per incontrare i suoi occhi, dilaniato nel dar voce alle sue emozioni contrastanti: “non posso darti quello che vuoi Regina del Nord: non sarò padre di un figlio che non posso crescere come mio” le disse lui, con voce quasi feroce nella sua ferita aperta, “per quanto io ti voglia Sans, per quanto io ti abbia sempre voluta, non sarò il padre fantasma per i tuoi Lord”.
Sansa inaspettatamente gli catturò nuovamente le labbra, riconducendolo nei meandri della passione, come se Jon le avesse rivolto le parole più belle di questo mondo.
Le sue delicate e abili mani a prodigarsi per slacciargli l’allacciatura dei pantaloni.
Jon andò urgente a prenderle il viso tra le mani, per far cessare quella tortura e avere una risposta effettiva dalla cugina: “hai sentito quello che ho detto?”.
Sansa si fermò richiamando le mani a se: “non ti voglio per i mie Lord, non ti voglio per far crescere un figlio nel mio grembo, se tu non vuoi: ma ti voglio Jon e ti voglio adesso” disse lei liberandosi della stola di pelo, dalle maglie stratificate e della gonna ampia fino a che non restò totalmente nuda di fronte a lui.
Jon trattenne il respiro a quella visione celestiale che cercava di annebbiargli la mente da tutta quella logica che fino ad un minuto prima, sosteneva tutti quei dubbi che sembravano assillarlo.
La sua pelle diafana risplendeva alla luce fioca e guizzante delle candele che sembravano decantarne una morbidezza ultraterrena. Con un ulteriore gesto, Sansa si slegò l’acconciatura dalla stoffa che tratteneva i suoi capelli, lasciando che le ricadessero sulla schiena, ancora in parte intrecciati.
Jon si allontanò ancora di un passo, quando lei ne avanzò due per cercare di raggiungerlo: “lo vorrei un figlio da te non lo nego: ne vorrei a decine in realtà, vorrei sentirli crescere dentro di me e ascoltare le loro voci risuonare per le mura di Grande Inverno, vorrei ammirarli giocare dalla balconata che si affaccia sul cortile” continuò lei con occhi lucidi, “ma se per te è un problema non te lo chiederò nuovamente” sussurrò con un velo di tristezza negli occhi, mentre cercava di ricacciare indietro le lacrime.
“Sansa, non fraintendere...”,
“non mi interessa” lo interruppe lei raggiungendolo, “non mi interessa ora e non preoccupartene oltre Jon: sono prossima alla mia luna di sangue, quindi non c’è pericolo di una gravidanza” ammise lei, leggendo l’espressione tormentata del cugino.
Jon serrò le labbra, soppesandola sofferente quando lei andò a prendergli la mano, solo per condurla sul suo corpo, sul suo collo, fino a farla discendere sul seno e regalargli quel calore che lui tanto anelava.
Un sospiro frustrato fuoriuscì dalle sue labbra, prima che lei potesse ripetere ancora, con occhi languidi: “fai l’amore con me Jon” facendo crollare in un attimo tutte le barriere che lui aveva tentato nuovamente di frapporre tra loro, raggiungendola in un bacio bramoso e stringendola a se prima di prenderla in braccio e condurla sul suo letto di pellicce, mentre imperterrito continuava a godere dell’edenico calore della sua pelle di seta e dei suoi baci afrodisiaci.
 













Nota dell'autrice:
scusate l'attesa ma ero in ferie e mi sono presa una pausa su ogni fronte, ma direi che ho ripagato con un capitolo che mette finalmente tanta carne (d'orso) al fuoco, e che fuoco!
Davvero intenso questo capitolo, quello che ne uscirà sconvolgerà diversi equilibri come già sappiamo da SheWolf, l'evoluzione della storia tra Sansa e Jon sembra quasi completa ma in realtà non è così, nei prossimi capitoli avremo necessariamente alcuni sbalzi temporali, vi aspetto al prossimo capitolo!
Un abbraccio accogliente dal cortile di Grande Inverno a tutti!
 
   
 
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