Lui mancato Serpeverde, – tanto ambizioso.
Lei mancata Corvonero, – tanto intelligente.
Però, da degni appartenenti alla casata rosso – oro, si giravano attorno come leoni famelici.
La sera era il loro momento. Che poi, “loro” è un termine azzardato. Semplicemente avevano meno sonno degli altri, più impegni e più tenacia: Hermione era l’unica del suo anno a studiare fino a tarda notte, Fred continuava a progettare scherzi ad oltranza anche quando George si defilava a dormire. Così rimanevano loro e il fuoco scoppiettante della sala comune.
Era un tacito accordo, ogni notte si ritrovavano lì, distanti ma compresenti nel medesimo silenzio.
Lui era sospettoso, – quando mai era successo che un essere umano (al di fuori della sua stessa famiglia) gli suscitasse interesse?
Lei era sospettosa, – come può una persona essere così intelligente e astuta per scopi tanto balordi?
Non si alzavano per andare a dormire finché l’altro non cedeva, botta e risposta continuo di vittorie e sconfitte.
Dei leoni avevano la regalità e il desiderio animalesco di fronteggiarsi e cogliere la sfida.
«Cosa possiamo realmente sapere degli altri?»
Era stata lei a interrompere quel religioso e sacro silenzio. Lui aveva alzato la testa da una pergamena sgualcita, l’aveva guardata dritta negli occhi dissimulando lo stupore con una risata; ci riuscì.
«Granger, pensavo tu sapessi tutto.»
«Di te, in realtà, non so nulla.»
Fred cercò ancora di dissimulare la sorpresa con una battuta; fallì.
«Quindi deduco che tu voglia saperne di più.»
Hermione non rispose, non perché non sapesse cosa dire, ma semplicemente perché non voleva. Quella notte aveva vinto lei.
«Granger ci ho pensato e in effetti hai ragione: potrei benissimo essere un furioso omicida che tenda di ucciderti.»
Lei rise, per davvero, e per lui fu un traguardo perché Hermione era il pubblico più difficile da far divertire.
«No non sei un furioso omicida, però sei certamente un pazzo: uno di noi due per forza dovrà esserlo.»
Lui, per la prima volta, spostò la sedia e si sedette vicino a lei, che non se ne lamentò.
«Forse lo siamo entrambi.»
Hermione non rispose, non perché non volesse, ma semplicemente perché non sapeva cosa dire. Quella notte aveva vinto lui.
Ci furono tante notti, tante vittorie, tanti sguardi felini e feroci da un lato all’altro di quella sala comune. Ci furono tanti baci (mai dati) e tante parole (mai dette). Poi lui lasciò perdere l’istruzione e lei lo lasciò semplicemente perdere.
Lui era sospettoso, – non poteva amarlo se rideva così poco alle sue battute.
Lei era sospettosa, – non poteva amarla se giudicava con leggerezza i suoi traguardi.
Avevano perso entrambi, perché non erano più leoni famelici, solo feriti.
Aveva fatto bene ad essere sospettoso, lei aveva finito per sposare suo fratello.)
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NDA:
Oggi continuo a partorire idee, mi succede una volta ogni morte di papa quindi colgo l’occasione.
Come scritto nell’introduzione questa storia partecipa al contest di Lita_EFP.
Non so se mi piaccia ciò che ho scritto, ma nella mia testa ha un senso!