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Autore: ladypink88    10/11/2020    4 recensioni
Laura non è e una ragazza famosa, tanto meno un personaggio importante. Ma quello che si ritrova a vivere è l'incubo di una dipendenza da una droga legalizzata : per risolvere un problema, si ritrova poi a doverne affrontare un altro più grande. Ma questa è anche la storia di un cammino che la porterà verso una silenziosa, ma avvincente vittoria. Intrecci, storie, sentimenti. Un amicizia, un amore, un amante. Due vite che si uniscono in una promessa che sa di eterno.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Manuel tornò a casa molto prima di quanto avesse pianificato.
Si chiuse la porta alle sue spalle e si accasciò sulla poltrona del salotto. L’orologio segnava le 19.
Per un attimo si era dimenticato che sua madre fosse via per il week-end, e se da una parte questo lo consolava perchè non avrebbe dovuto fingere per non farla stare in pensiero,d’altro canto il silenzio e la solitudine che regnavano in quella casa risultavano davvero opprimenti.

“ Sbagliato! La solitudine opprime il tuo cuore, e te la porterai ovunque se prima non l’affronti!”

Eh sì, poteva mentire agli altri, ma di certo non a sè stesso.
Nei suoi 25 anni di vita se c’era una cosa che aveva imparato era che i dispiaceri nella vita vanno guardati dritto negli occhi e processati. Solo in questo modo col tempo riusciremo a liberarcene e ad andare avanti.
Invece le due donne più importanti della sua vita di fronte alle difficoltà avevano reagito in modo totalmente diverso : avevano deciso di appartare il dolore rifugiandosi in un farmaco che dona loro un temporaneo sollievo, ma che di certo non risolve alla radice il problema.

Ovviamente le due donne in questione erano sua madre Anna e la puffa.

Del dolore della prima conosceva tutte le sfumature, lo aveva vissuto con lei ed era stato anche il suo dolore, anche se per lui era totalmente diverso.
Ed in qualche modo era riuscito a scuoterla mentre lei era nel suo abisso.
Gli venne in mente un flashback che aveva accantonato in uno degli angoli più reconditi della sua mente.

Erano i primi di dicembre di due anni prima.
Manuel stava rientrando a casa dalle lezioni e l’atmosfera natalizia attorno a lui lo rendeva profondamente malinconico.
Quello sarebbe stato il primo Natale che avrebbe trascorso senza suo padre.
Se lo immaginava a spassarsela con la sua nuova compagna dall’intimo fiammante,mentre lui sarebbe rimasto solo con sua madre, il cui umore nelle ultime settimane era andato peggiorando fino a toccare la più profonda depressione.
Anna aveva reagito molto male alla separazione, non si sarebbe mai aspettata che la sua famiglia, alla quale aveva dedicato tutta sè stessa avrebbe potuto un giorno andare distrutta.
Non riusciva a farsene una ragione e ultimamente trascorreva le sue giornate a letto nella sua stanza , con la luce spenta, e cercava sollievo nel grigio torpore che le donava il far uso di benzodiazepine.
Erano più i momenti in cui la trovava addormentata , stordita dall’effetto di quei farmaci, che quelli in cui era lucida ed in grado di parlare.
Gli venne un’idea per tentare di scuoterla.
Le avrebbe proposto di andare a fare un giro in centro il giorno successivo con la scusa di comprare qualche regalo. Per lo meno sarebbe uscita di casa e si sarebbe un attimo svagata.
Gli parve un’ottima iniziativa e decise che si sarebbe messo all’opera non appena rientrato in casa.
Al suo arrivo nessuno lo salutò.
Ma aveva poca importanza. Ci aveva fatto l’abitudine.
Si diresse verso la camera di sua madre e aprì la porta. Come di consueto giaceva lì sul letto e la luce era spenta.
La accese e disse dissimulando un’allegria che non provava :

“ Ciao mamma! Allora sei ancora a letto? Hai scambiato la notte col giorno? Sono venuto perché ho un’idea da proporti!”

Ma non ebbe alcuna risposta.

Manuel decise che non avrebbe desistito. Si avvicinò al letto e sfiorando delicatamente la mano di sua madre, le disse quasi sussurrando :
“ Ciao mamma, sai , mentre tornavo dalle lezioni ho visto che tutti si stanno dando da fare per il Natale, e invece noi non abbiamo neanche tirato fuori l’albero e le decorazioni. Che ne dici se domani pomeriggio andiamo a fare un giro in centro così iniziamo a prendere qualche regalo?”
Le reggeva la mano con estrema dolcezza  ed il tocco venne percepito da Anna che finalmente aprì gli occhi.
Erano completamente vitrei ed il tono di voce che uscì dalle labbra diede spazio ad una voce roca ed apatica
“ Manuel se vuoi vai da solo a comprare i regali di Natale. Non ne ho voglia. Lasciami qui in pace per favore”
E richiuse gli occhi.
Il ragazzo assunse un tono più nervoso e contestò severo:
“ Insomma Anna, per quanto tempo ancora hai intenzione di andare avanti così? Sei sempre qui sdraiata ormai da settimane!! Hai intenzione di lasciarti morire solo perchè papà se ne è andato con un’altra! Sempre a prendere quelle schifose pastiglie che non fanno altro che farti dormire! Quando deciderai di affrontare la realtà?”
La donna riaprì gli occhi e il suo sguardo da vitreo divenne dapprima collerico e poi disperato. Urlò fuori di sè :
“ Sì Manuel è esattamente questa la mia intenzione! Voglio lasciarmi morire! Non me ne frega niente dei regali, non me ne frega niente del Natale! Tu e tuo padre eravate la mia famiglia, la mia ragione di vita, e ora non mi è rimasto più niente …. Non vedo perché dovrei andare avant….”

Anna non riuscì a finire la frase.

Una mano si avventò con rabbia sulla sua guancia destra lasciandole un segno violaceo e il suo viso si riempì di lacrime.

Manuel strinse i pugni e replicò con voce rassegnata :
“ Perfetto! Assolutamente perfetto! Papà se ne è andato e tu vuoi lasciarti morire perché hai perso la tua famiglia che era la tua unica ragione di vita. Peccato Anna, perchè sai, anche io pensavo di far parte della tua famiglia e sono tre mesi che aspetto che esci da quella porta e che ti decidi a ricominciare a vivere!Se le cose stanno così, non verrò più a disturbarti. Sei libera di vivere la tua vita come ritieni più opportuno.”

Uscì e si chiuse la porta alle sue spalle.

Sentì sua madre esplodere in un lungo e amaro pianto.
Pianse tutte le lacrime che aveva.

Ma dal mattino successivo cambiò tutto.

Manuel si alzò come di consueto per andare a lezione ma non si era accorto che sua madre era in piedi e gli stava preparando la colazione.
Lo accolse con un sorriso e gli disse : “ Buongiorno tesoro! Ecco qui la tua colazione! Vado a farmi la doccia, e se l’offerta vale ancora, questo pomeriggio verrei volentieri in centro a prendere qualche regalo di Natale”.
Il ragazzo non proferì parola ma fece un cenno di assenso.

Sorrise.

Evidentemente il trattamento d’urto aveva funzionato.

Quello era stato l’inizio della ripresa.
Certo, avrebbe dovuto intraprendere un lungo cammino per riprendersi dalla depressione in cui era caduta ed eliminare quelle maledette benzodiazepine di cui non riusciva a fare a meno quando il dolore diventava più forte di lei.
Quello era un percorso che si sarebbe concluso a Verona.

Ma quella era un’altra storia.

Lo stomaco di Manuel stava iniziando a brontolare e istintivamente il ragazzo andò verso il frigorifero sperando che sua madre gli avesse lasciato una delle sue prelibatezze che era solita preparare quando andava via.
Aprendo l’anta del freezer il biondino vide una splendida miniteglia di lasagne preparate da Anna da scongelare e poi da mettere direttamente nel forno.

Sorrise all’idea.

Tolse quella piccola teglia dal freezer  e decise che quella sera aveva voglia di trattarsi bene.
Andò nella stanza che una volta era l’ufficio di suo padre e che adesso era adibita a “cantina dei vini”.
Prese una bottiglia di Cartizze e la mise nel frigo.

Aveva bisogno di fare mente locale.
Si fece una doccia più lunga del solito e uscendo dal bagno indossò solo l’accappatoio.
D’altronde un lato positivo dell’essere soli è la totale libertà d’azione no?
Prese la bottiglia di Cartizze e afferrò un calice che riempì generosamente.
Lo bevve avidamente.

“Non era affatto male.” Pensò  soddisfatto.

Se ne riempì un secondo calice altrettanto generoso.
Ma decise che questo se lo sarebbe gustato.
Era esattamente ciò di cui aveva bisogno per portare a termine ciò che aveva in mente.
Diede un’occhiata alla miniteglia di lasagne che si era scongelata al punto giusto e la mise nel forno.
Una mezzoretta e sarebbe stata pronta.

“ Una mezzora è esattamente il tempo di cui ho bisogno”.

Prese il suo calice di bianco ed il cellulare e andò a sedersi sulla poltrona del salotto.
L’idea gli era venuta mentre stava andando verso la stazione di Milano per andare a prendere il treno.
In quel mentre aveva pensato fosse una sciocchezza poichè emozione e razionalità spesso collidono, ma raramente vanno di pari passo.
Ma dopo averci ragionato aveva deciso che fosse una cosa sensata quella che stava per fare.

Finì il secondo calice di Cartizze tutto d’un fiato e digitò quel numero.
Si sorprese di come se lo ricordasse a memoria dopo tutto quel tempo.
Il telefono dall’altro capo stava squillando.
Dopo qualche squillo rispose una voce tanto conosciuta quanto sorpresa :
“ Manuel, che sorpresa! A cosa devo questa tua chiamata?”
“ Ciao papà! Nulla di speciale, mi hai detto tu di chiamarti se avessi avuto bisogno di un favore o sbaglio?”
“ Devo dire che vai dritto al sodo e non perdi tempo! Comunque sì è vero, dimmi Manuel di cosa hai bisogno?”
“ Tu conosci un certo Lorenzo Ghezzi o sbaglio?”
“ Oh vedo che ti sei fatto furbo figlio mio! Buon sangue non mente!” .
A Manuel questo commento diede enormemente fastidio, tuttavia decise di andare in fondo alla cosa e di non perdere di vista il suo obiettivo.
“ Bè se lo dici tu! Perché dici che mi sono fatto furbo Alfredo?” gli venne spontaneo prendere le distanze e assumere un tono più neutro.
“ Che domande Manuel! Lo sai perfettamente che Lorenzo Ghezzi è il rettore dell’università che frequenti! Cosa vuoi che faccia? Vuoi che metta una buona parola per farti passare qualche esame ?”

A Manuel si raggelò il sangue e la repulsione che provava per quell’uomo andò aumentando esponenzialmente. Non avrebbe mai pensato che il padre di Serena fosse il rettore dell’università e ancor meno poteva immaginare che suo padre avrebbe pensato che suo figlio potesse essere così sfacciatamente opportunista.
Pur tuttavia doveva mantenere i nervi saldi e rispose con tono fermo e sarcastico:

“ No papà, d’altronde per quel che ne so io lui neanche sa che hai un figlio, o mi sbaglio?”
Dall’altra parte il ragazzo percepì silenzio e disappunto.
Dopo qualche secondo suo padre continuò : “ E va bene Manuel. Dimmi esattamente cosa vuoi. Per quanto riguarda i nuovi accordi per il mantenimento ho già parlato con tua madre. Lei non vuole più  avere nulla da me ma volevo dirti a questo proposito che è mia intenzione alzare la cifra del tuo assegno mensile…”
Il biondino iniziava a dare segni di cedimento.
Doveva arrivare al punto e doveva farlo velocemente, altrimenti le cose avrebbero preso una brutta piega.
“ Non ti ho chiamato per questo papà. Devi sapere che Lorenzo Ghezzi, il rettore della mia università, ha una figlia. Questa ragazza è una mia amica e oggi è il suo compleanno. Per poter pranzare con te lui ha rinunciato a pranzare con sua figlia!”
“ Lo so bene che ha una figlia, oltretutto un gran pezzo di ragazza! Cos’è ci hai messo gli occhi sopra Manuel?”
“ Ascolta papà ciò che voglio che tu faccia è che tu dica al tuo amico che è corretto che onori in qualche modo l’impegno che aveva preso con sua figlia per il suo compleanno. Anche loro avevano l’abitudine di andare insieme alle Gardenie. Se quel posto significa ancora qualcosa per te hai il potere di fare una buona azione.”
Suo padre tentennò. “ Manuel… io…”
Il tono di voce del ragazzo divenne incalzante : “ Papà dovresti conoscere meglio di me la loro situazione. E quindi? Qual’è la tua risposta?”
Alfredo sospirò, rassegnato : “ Quindi dirò a Lorenzo che anche io ho un figlio, visto che l’avevo omesso per i miei assurdi sensi di colpa. Va bene Manuel, non mi hai mai chiesto niente in questi anni. Se per te questa cosa è importante vedrò cosa posso fare.”
“ Per me è molto importante. Sono sicuro che farai tutto il necessario. Buona serata”
E chiuse la conversazione.

Dalla cucina un delizioso profumino fece capire al biondino che la sua cena era pronta.
La giornata era stata tutt’altro che semplice.
Ma si era tolto ben due enormi pesi dalla coscienza : aveva detto la verità alla puffa ed era riuscito a telefonare a suo padre.
Si sentiva decisamente più leggero.
A pancia piena e con un altro paio di calici di Cartizze sarebbe riuscito sicuramente a prendere sonno.

   
 
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