BEST FRIENDS
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Capitolo
11 – L’ ultimo bacio
*
Marinette sospirò e si
lasciò cadere sul materasso, aveva appoggiato come al solito la cartella sulla
sedia della scrivania, riposandosi, prima di iniziare a studiare e a fare i
compiti assegnati.
“Stai
bene, Marinette?” Chiese Tikki
avvicinandosi alla padrona.
“No”.
Rispose secca portandosi entrambe le mani sugli occhi.
“Ne
vuoi parlare?”.
La
guardiana dei miraculous sospirò, non ci sarebbe
stato molto da dire e nessuna l’avrebbe potuto darle un aiuto concreto.
Doveva
decidere tra chi dei due ragazzi, amava di più, tra Chat Noir ed Adrien.
Una
scelta difficile.
Adrien,
lo vedeva tutti i giorni a scuola, ed aveva notato un cambiamento nei suoi
confronti, sembrava essere più freddo e distaccato del solito.
Si
limitava al saluto, non le rivolgeva più la parola come faceva prima.
Che
si fosse in qualche modo stancato della sua goffaggine?
Era
intenzionata ad affrontarlo nei prossimi giorni, le dispiaceva che non ci fosse
più il feeling di prima, doveva capire se questo, dipendeva da lei.
Dall’altro
lato, aveva le attenzioni di Chat Noir, anche se, non si faceva vedere da circa
una settimana, e quella lontananza, la stava uccidendo interiormente.
Era
stata lei a cacciarlo via l’ultima volta, senza ulteriori chiarimenti, e si era
ripromessa, nel caso in cui si fossero rivisti, di spiegargli il perché di
quell’allontanamento.
“Non
sai chi scegliere vero?”.
Marinette si sedette al
bordo del letto.
“Credo
di amarli entrambi, anche se questo non è possibile”.
“Prova
ad analizzare la situazione, Marinette”
“Come
farebbe LadyBug?”
“Tu
sei LadyBug, Marinette. Non
provare nemmeno a pensare di non essere la stessa persona.”
Tikki aveva ragione.
“A
volte lo dimentico”. Sospirò guardando fuori dalla finestra, come se dovesse
aspettare l’arrivo di qualcuno.
“Non
devi mai e poi mai dubitare delle tue capacità, nemmeno difronte ad una
situazione amorosa.”
“Fare
una scelta, non è facile, potrebbe rivelarsi sbagliata.”
“Se
la fai con il cuore, non sarà mai sbagliata, anche se questa non ti porterà a
quello che cercavi.”
“Credo…credo
che Adrien, sia la scelta giusta.”
“Ne
sei sicura?”
Marinette annuì con il capo
“C’è sempre stato lui, anche se non mi dispiacciono le attenzioni che mi dà
Chat Noir, ma se mai lo rivedrò, come Marinette s’intende”
Precisò poi, in quanto, sicuramente lo avrebbe rivisto nei panni di LaduBug “…dovrò dirgli come stanno le cose, che non
possiamo continuare così”.
“Lo
sai che volesse, ti rivelerebbe la sua identità”.
“Non
dovrà accadere, Tikki”.
*
“Era
ora, ti sei deciso allora, moccioso?” Incalzò Plagg.
Adrien
sospirò “Non sarà facile, ma è giusto che glielo dica”.
“E’
la cosa giusta da fare, anche se questo le spezzerà il cuore”
“Ma
io la amo, Plagg, e credimi, non è facile lasciarla”.
“Basterà
che ti dichiari come Adrien”.
“E
quando scoprirà che sono io Chat Noir, come la prenderà?”
“Non
è tenuta a saperlo” Il piccolo kwami della distruzione,
addentò con noncuranza un pezzo di formaggio.
Adrien
non era molto d’accordo con quell’affermazione, era sempre stato del parere che
non avrebbe mai nascosto la sua identità, alla ragazza che amava.
“Non
sarebbe giusto, metti caso che io e Marinette, ci
mettessimo insieme, e per qualche strana ragione Papillon attaccasse, che scusa
potrei inventare per allontanarmi da lei?”.
“Tempo
al tempo ragazzo mio”.
“Ancora
questa frase” Sbuffò “…mi fai venire strani dubbi”.
“Tipo?”
“Che
Marinette e LadyBug, siano
la stessa persona”.
Plagg sputò tutto il
formaggio che stava masticando, sulla camicia del biondo, che fece una smorfia
disgustata, cambiandosi d’abito.
“E
cosa te lo fa credere?”
“Il
tuo atteggiamento, non sai mantenere un segreto, e so che tu sai chi è in
realtà LadyBug, ma non me lo vuoi dire, per
torturarmi”.
Tikki lo avrebbe
probabilmente ucciso, se avesse solo accennato alla cosa.
“Toglitelo
dalla testa, moccioso. Non pensare più a chi si nasconde dietro la maschera di LadyBug”.
“Tanto
prima o poi lo scoprirò, con o senza il tuo aiuto”.
“Sicuramente
senza il mio aiuto”. Plagg portò su il mento in segno
di offesa.
“Comunque
ora, dobbiamo andare a spezzare il cuore ad una ragazza.” Sospirò.
“Non
farlo, se non è quello che vuoi”.
“Plagg, trasformami!” Gli ordinò prima di cambiare idea.
*
Chat
Noir, rimase immobile sulla balaustra del terrazzino qualche minuto, pensando
alle parole più giuste da dire.
Era
anche intenzionato a raccogliere una rosa da portarle come dono, ma sapeva già,
che dopo il suo discorso, probabilmente Marinette,
avrebbe usato la punta per trafiggergli un occhio.
Fece
un bel respiro profondo e bussò alla botola.
A Marinette improvvisamente le si seccò la gola, ed iniziò a
tremare vistosamente, dopo aver udito il picchiettare sulla porta.
Era
lui.
Era
arrivato.
“E’
qui, Tikki”. Non era mai stata così terrorizzata.
“Apri,
no?”
Deglutì
rumorosamente e prendendo coraggio, aprì la botola e facendo entrare Chat Noir.
Entrambi
concordavano, nel loro inconscio, che non potevano andare avanti così.
Lui
era andato da lei per dirglielo.
Lei
lo aspettava, per dirglielo.
Si
guardarono negli occhi senza dire niente, ma con uno sguardo si capirono, ed
ambedue avevano già capito, che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro.
Si
avvicinarono ed abbracciarono, Marinette poggiò la
testa nell’incavo del suo collo, lui la cinse la schiena.
“Mi
sei mancata” Le sussurrò.
Anche
lui gli era mancato, e tanto anche.
Una
lacrima le rigò il volto.
“Non
piangere, principessa. Ti prego, non per colpa mia.”
“Chat,
baciami” Suonò come una supplica, un bisogno di sopperire alla mancanza dei
giorni precedenti.
Non
se lo fece ripete due volte, Chat Noir posò dolcemente le labbra a quelle di
lei.
Marinette lo abbracciò più
stretto, ne aveva bisogno.
Si
coricarono, senza staccarsi, sulla chaise longue, mentre i loro baci
diventavano sempre più passionali.
Iniziando
facendo incontrare le loro lingue, in una danza senza fine.
Si staccarono
solo qualche secondo, per riprendere fiato e guardarsi negli occhi carichi di
desiderio.
Marinette, addentrò le mani
nei capelli biondi e setosi di lui, l’unica cosa che poteva toccare sentendola
autentica, come la parte del suo volto, scoperto dalla maschera nera.
Gemette
quando sentì le mani guantate di Chat Noir, insinuarsi dentro la maglietta e
sfilargliela.
Lo
lasciò fare senza obiettare, il contatto con la sua tuta e la pelle, era caldo,
contro ogni aspettativa, si ritrovò a pensare che il travestimento, fungesse da
seconda pelle.
In tutti
quei mesi, non aveva avuto bisogno di chiederselo.
Si
unirono di nuovo, e Marinette, iniziò ed esplorare il
corpo di lui, pensando di chiedergli di sciogliere la trasformazione, solo per
sentire il contatto pelle con pelle, avrebbe spento la luce, per non rivelare
l’identità del super eroe.
Ma
si bloccò, quando, in un momento di lucidità, considerò il fatto che avrebbero
potuto andare ben oltre al semplice bacio e strusciarsi a vicenda.
C’erano
tutti i presupposti.
E se
doveva accadere, non sarebbe stato di certo quella notte, non così.
Era
incredibile come Chat Noir, tremasse al passaggio delle sue mani, dapprima
sulla schiena, per poi scendere sempre più giù, arrivando fino a metà gluteo.
La
prima volta che si erano lasciati andare, non si erano spinti così avanti.
C’era
stato più di qualche bacio e qualche carezza, ma nulla più.
Ora
era diverso, si desideravano sempre di più e sembrava che non ne avevano mai
abbastanza l’uno dell’altro.
Con
naturalezza, e facendosi trasportare dal momento, Marinette
aprì le gambe, facendolo sistemare meglio sopra di lei, e perché il peso del
suo corpo, sugli arti, le stava bloccando il sangue, facendole intorpidire.
Iniziarono
a muoversi, a strusciarsi, provocandosi piacere a vicenda.
Marinette, poteva sentire
solo qualcosa di compatto spingere sulla sua intimità, era il rinforzo della
tuta di Chat Noir, messa apposta perché non si facesse male durante il
combattimento.
Non
se n’era mai accorta, anche perché quello era l’ultimo dei suoi pensieri.
Arrossì,
pensando a cosa ci poteva essere lì sotto, portando la sua mente, altrove.
Lo strofinare
diventò sempre più frenetico, come i loro baci, sempre più avidi e desiderosi.
Le
venne da stringere gli occhi, e soffocò un gemito dentro la sua bocca, quando
dei piccoli spasmi, che s’intensificarono sempre di più, iniziarono a pulsarle
dal basso ventre.
Chat
Noir, si bloccò di colpo, e anche lui soffocò i suoi gemiti, quando sentì del
liquido uscire da lui.
La
sensazione più bella mai provata fino ad ora.
Chat
Noir staccò le labbra dalla bocca, iniziando a darle dei baci in tutte la parti del corpo, passando dal lato della bocca, fino a
tracciare un percorso dal collo, fino all’ombelico, le baciò anche un seno, la
parte che rimase scoperta dall’intimo di pizzo nero.
Ed
infine appoggiò la testa nell’incavo del collo, cullato dal petto che si alzava
ritmicamente ad ogni suo respiro.
Intrecciarono
le dita della mano, sembravano così diverse all’apparenza.
Sfiorò
l’anello del gatto, quando iniziò a suonare, guardarono entrambi l’ora:
mancavano cinque minuti alla mezzanotte.
“Sei
peggio di Cenerentola” Lo schernì.
“Uff…sarei
stato volentieri un altro po'” Sbuffò rimettendosi seduto.
Marinette raccolse la
maglietta dal pavimento e se la infilò, senza il calore di Chat noir, sentiva
freddo.
“Ti avrei
ospitato tutta la notte”.
Le
prese entrambe le mani, e la guardò dritta negli occhi “Mi basta una parola per
farlo”.
Doveva
sbrigarsi a dirgliela, i gommini sull’anello stavano diventando due.
“Vai,
non costringermi a fare qualcosa di cui ci pentiremo entrambi”.
A
malincuore, dovette rispettare la sua scelta e s’incamminò verso la botola, per
poi librarsi sui tetti di Parigi.
Chat
Noir si voltò verso di lei, non sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe
vista, ma questo lei non lo poteva sapere.
“Marinette, io…”
“Ti
prego non dirlo” Lo zittì con un dito.
Aveva
ragione, dirle che l’amava, avrebbe reso quell’addio ancora più doloroso per
lei.
Doveva
confessarle quello che provava come Adrien, e non come Chat Noir.
Il
gatto sorrise “Ci vediamo, principessa”.
“Addio,
Chat Noir”. Lo salutò con un sorriso appena accennato e gli occhi lucidi.
*
continua
*