Se le anime degli elefanti trovavano conforto proseguendo il loro percorso ultraterreno, ciò che si lasciavano dietro diventava parte essenziale del Cerchio della Vita. La terra sacra era un luogo miracoloso anche per coloro che, alla ricerca disperata di sostentamento, si cibavano dei gusci ormai vuoti dei pachidermi, sopravvivendo così a loro volta.
Sin dall’insediamento del primo sovrano delle Terre del Branco, il Cimitero era un luogo rispettato dai predatori e naturalmente era considerato il peggiore dei tabù introdurvisi per disturbare la pace che avvolgeva quel luogo: per anni venne protetto e conservato a partire dal primo Re Leone, dal suo branco e dai suoi abitanti e le generazioni che seguirono rispettarono quella volontà… Finché non si consumò l’ascesa dei Signori della guerra: esseri spietati e arroganti, questi leoni venivano guidati solo ed esclusivamente dalla sete di potere e di sangue, pronti a uccidere chiunque intralciasse il loro inarrestabile dominio. Le lotte allietavano le loro giornate, la morte cullava il loro riposo, la sofferenza che causavano agli innocenti li divertiva e non gli bastava mai. Per un po’ regnò il caos nella Savana e il terreno circostante, alimentato solo dalla spropositata quantità di sangue versato in poco tempo cominciò a morire, devastato dalla desolazione che i crudeli predatori lasciavano alle loro spalle.
Tutto sarebbe andato perduto se non fosse stato per un coraggioso leone. Egli riuscì finalmente a scacciare i signori della guerra dalle Terre del Branco con l’aiuto dei principali gruppi di animali che vivevano lì; predicò che la cooperazione e la fiducia riposta negli altri fossero l’unico modo perché tutti potessero sopravvivere; tuttavia nemmeno la morte dei tiranni poteva essere la soluzione per curare la Savana, in quanto era fondamentale, più di qualsiasi altra cosa spezzare quella spirale di morte e distruzione per sconfiggerla completamente.
I signori della guerra sopravvissuti così vennero esiliati dalle Terre del Branco e si dispersero oltre i suoi confini: alcuni si insediarono in altri territori, fondando il loro branco; altri non ebbero altrettanta fortuna e divennero vagabondi. Il coraggioso leone venne nominato come nuovo Re succedendo al suo predecessore rimasto vittima delle lotte e con il suo saggio operato riuscì a far rifiorire le ormai morenti Terre, ma il Cimitero degli Elefanti, contaminato dalla morte e dalla sofferenza indotta, nonostante gli sforzi di tutti non si riprese mai, trasformandosi in una landa cupa e desolata, ingrigita dai resti e da una nebbia insistente causata dai gas che fuoriuscivano dai vulcani sotterranei, risvegliatisi per manifestare la propria ira.
A tempo debito il Re ebbe due figli, che chiamò Mohatu e Choyo, e visse fino alla fine dei suoi giorni cercando di trasmettere loro il suo credo e le sue convinzioni per proteggere le Terre che tanto amava.
Un gemito di sofferenza risuonò da lontano, squarciando malamente il cupo silenzio della notte.
Dalle profondità oscure di uno stretto cunicolo, i densi fumi che fuoriuscivano dalle numerose spaccature del terreno rendevano l’aria satura e irrespirabile. A causa della temperatura elevata, la crescita di qualsiasi forma di vita vegetale era del tutto impossibile. Eppure, proprio da lì provenivano le urla inconfondibili di un animale sofferente.
«E fa silenzio, lurido traditore» eruppe velenosamente qualcuno con voce infastidita, coprendosi le orecchie con le zampe. «Anche io mi trovo qui sotto a respirare gas tossici, eppure non è che mi stia lamentando così tanto».
La iena di fronte a lui boccheggiò disperatamente in cerca di ossigeno. Aveva un aspetto orribile: lunghi e profondi graffi sanguinolenti gli percorrevano tutto il corpo; la pelliccia, una volta liscia e curata, era completamente arruffata e diversi ciuffi erano stati strappati via; una delle zampe era inclinata in modo innaturale e penzolava in disarmonia con il resto del corpo. Il petto del canide si alzava e abbassava rapidamente, ma gli occhi iniettati di sangue erano fissi sul suo simile, che in quel momento gli voltava le spalle.
«Credevo…Di essere un buon leader» mormorò affannosamente. «Ho sempre…messo…il bene del clan al primo posto…» continuò, lasciandosi sfuggire un lamento. L’altra iena, tuttavia, lo ignorò.
«Cos’è che ho sbagliato?» Domandò nuovamente il ferito dopo un lungo silenzio.
«Hai tradito il tuo clan, Rashid» rispose la iena di fronte a lui, lanciandogli un’occhiata obliqua. «Sai, quando si tradisce la propria razza accadono delle conseguenze, e sono sicuro che rimarrai sconvolto, ma qualcuno potrebbe un tantino rivoltartisi contro» proseguì sarcasticamente. «E incredibilmente, proprio contro ogni pronostico, è esattamente quello che è successo! Per tutti i cagnacci della savana, ma a che pensavi quando sei sceso a patti con Mohatu?» chiese con aggressiva incredulità.
«Ma…Io l’ho fatto per noi…» rispose Rashid, cercando di sostenere il suo sguardo. «Le iene hanno rischiato di essere distrutte dai signori della guerra… Mohatu ci ha permesso di…» ma a quel punto fu interrotto da una terza voce, preceduta da una risata agghiacciante. «…renderci i suoi schiavi!» esclamò la nuova arrivata.
«Ah no, aspetta… Usiamo le tue parole. Forse intendevi che quel sacco di pulci ci ha permesso di vivere in armonia con le bellissime Terre del Branco, facendoti credere che fosse il favore di un amichetto, magari?» e nuovamente scoppiò a ridere.
Rashid chinò il capo. «Io e Mohatu siamo davvero amici…Kifo» borbottò, prima di tossire e sputare una spropositata quantità di sangue.
«Ancora con questa storia? Tsk, Rashid, credevo che avessi imparato la lezione…» la femmina fece qualche passo verso ciò che rimaneva del vecchio leader, il quale istintivamente iniziò a tremare. «Ecco… è questo che io voglio vedere da tutti coloro che mi si oppongono. La paura nei loro occhi, il terrore che divora la carne a ogni passo che faccio…» alzò una zampa e la affondò nella carne di Rashid, il quale urlò nuovamente di dolore, «il rispetto adeguato che spetta alla nostra specie».
«Per…Quanto tu possa negarlo…», biascicò la iena morente «non potrai mai cambiare ciò che è stato… Stai commettendo un grave errore…»
Kifo digrignò i denti, ma poi sorrise nuovamente. «Caro, dolce, piccolo Rashid… è proprio qui che ti sbagli… Chi ha commesso l’errore sei proprio tu, non io... Ricorderai come la maggior parte del clan ti si sia rivoltata contro non più tardi di una luna piena fa, no?» cominciò a girare intorno al corpo della iena ferita, con calma. «E ricorderai altrettanto chiaramente come tutti, stanchi del tuo atteggiamento servile verso quegli sporchi leoni, abbiano deciso di dare una svolta alla loro misera condizione. Io sono solo il rappresentante della nostra volontà, Rashid. Nient’altro»
«Kifo, tu vuoi la guerra contro le Terre del Branco… Non te ne importa nulla del clan…» disse Rashid, tossendo un’altra volta.
«Vero…» asserì, poi morse la zampa ferita del suo simile, facendolo urlare di dolore, «e falso» aggiunse con uno strattone.
Ignorando i pietosi guaiti del canide lanciò lontano l’arto reciso, facendolo finire in uno dei crateri da cui fuoriusciva il fumo incandescente.
«Rognosa figlia di p…» guaì Rashid in lacrime tremando dal dolore, ma ancora una volta fu interrotto dalla iena di fronte a lui. «A me importa tanto, tantissimo del nostro clan. Molto più di quanto importi a te, in effetti».
«IO DESIDERO SOLO LA LORO SICUREZZA!» Abbaiò Rashid, in un ultimo impeto di orgoglio, ma Kifo scoppiò a ridere sguaiatamente.
«La loro sicurezza! Quindi per te va bene renderci tutti dei fantocci alla mercé dei leoni, stare alle loro regole e farci comandare a bacchetta?!» sibilò, furiosa.
«Mohatu…non è così…Lui è… diverso… dagli altri…» replicò l’altro, ormai con gli occhi che faticavano a restare aperti. «Stupido vecchio, sei cieco. Un leone delle Terre del Branco non può cambiare la sua natura. Tratterà noi iene sempre come spazzatura». Contrariamente a ciò che si aspettava, Rashid ridacchiò.
«Ti pentirai… Di ciò che stai facendo… Rivoltarti contro Mohatu non risolverà il tuo problema…»
«Ah, davvero? Io dico di sì, invece» ribatté la iena. «Spodestarti e prendere il controllo del clan è stata una delle migliori decisioni della mia vita, e anche la cosa migliore che potesse capitare a tutti noi. Non saremo più costretti a chinare il capo ai leoni e alle loro assurdità di regole sul Cerchio della Vita! Non ci saranno più confini di territorio, non ci sarà più l’insulso rispetto che dobbiamo alle nostre prede, il nostro CIBO! Ci prenderemo tutto ciò che vogliamo, quando vogliamo! Saremo superiori a qualsiasi razza, nessuno sovrasterà il clan di Kifo!»
«Buona fortuna…allora…» ridacchiò Rashid tossendo, «non riuscirai mai da sola a distruggere Mohatu e il suo branco…»
Kifo però, a quelle parole, assunse un’espressione di finto sgomento. «Da sola? E chi ha detto che sono da sola?» gli chiese, e si compiacque di vedere la paura comparire un’altra volta negli occhi del suo predecessore.
«Naturalmente, avrei preferito che i nostri ranghi fossero più folti per poter sbrigare questa faccenda da noi…» proseguì la leader, «ma dato che siamo ancora in inferiorità, è abbastanza scontato che abbia bisogno di alcuni… alleati che si uniscano alla causa e cancellino per sempre quelle macchiette».
«Quale folle si unirebbe alle iene per rovesciare il Re delle Terre del Branco…» sogghignò Rashid, cercando di dissimulare la sua preoccupazione.
Kifo lanciò un’occhiata alla terza iena, rimasta in disparte. «Vai a chiamare il nostro ospite» le ordinò; quando si fu allontanata abbastanza rivolse nuovamente l’attenzione al canide morente. «Considera la soddisfazione della tua curiosità come ultimo desiderio, Rashid».
«Mi domando quale genere di feccia…» chiese a fatica quest’ultimo «possa aver accettato di scendere a patti con una squinternata pazzoide come te…»
Kifo scoppiò a ridere. «La risposta ti sorprenderà parecchio! Ti stupiresti di quanti esseri odino chi governa le Terre del Branco, sai».
«Vedi, forse Mohatu e la sua banda di criminali adesso potranno giocare a fare i Re, le Regine e i principi degli animali, atteggiandosi a salvatori della terra, con la tipica spocchiosità che solo degli esseri boriosi come i leoni possono possedere. Ma la verità è che nessuno li ha messi in quella posizione. I suoi antenati si sono autoproclamati superiori a tutti gli altri, senza che nessuno glielo chiedesse hanno dato il via alla nostra decadenza».
«Così giovane… Così ignorante…» commentò amaramente Rashid, scuotendo il capo. «Chi ti ha raccontato questo mucchio di sciocchezze, Kifo? Non è ciò che ho insegnato quando ero il leader…»
«Perché tu non ci hai mai raccontato altro che bugie!» scattò rabbiosa la femmina, digrignando i denti. «Bugie che soltanto una iena senza spina dorsale, leccapiedi dei leoni poteva propinarci».
«Oh Kifo… Che cosa sei diventata…» Rashid scosse il capo con le lacrime agli occhi. Capì che non c’era più nulla da fare per farla rinsavire.
«Ero l’ombra di me stessa, vecchio. Ma ora ho capito chi sono» replicò la leader con un ghigno malvagio, mentre un ringhio sinistro e minaccioso si levò alle sue spalle.
«Io sono destinata a guidare questa stirpe di iene fino alla più magnifica delle grandezze, non rimarremo dei miseri cagnolini scodinzolanti come ci hai imposto tu!» proseguì Kifo.
«Sei la disgrazia che ha quasi portato all’estinzione la vera natura di noi iene, Rashid. Ma non temere… Presto non sarai che un mero, lontano ricordo»
Un’ombra minacciosa oscurò la vista dell’ex leader. Per ultimo ciò che riuscì a percepire fu un tremendo ruggito e la stretta mortale delle fauci intorno al collo.
Poi, con un secco ‘crack’, tutto divenne buio.
«Lascialo andare, quella feccia è già abbastanza martoriata di suo». Il predatore misterioso obbedì all’ordine e lanciò lontano il corpo ormai inanimato di Rashid.
«Davvero carino da parte tua, farmi usare il tuo ex capoclan come stuzzicadenti» esordì questi con voce roca. «Avevo proprio qualcosa di fastidioso incastrato tra i denti».
Kifo si contorse in una smorfia disgustata. «Lieta di esserti stata utile» replicò.
«Devo dire che lo avevate conciato male anche senza il mio aiuto, comunque» proseguì l’animale accanto a lei. «Penso che sarebbe morto da solo per le ferite, tra atroci sofferenze. Gli hai solo fatto un favore facendomi rompere il suo collo»
«Ti è servito come antipasto. Spezzare le ossa a Mohatu sarà molto più soddisfacente, te lo assicuro…» Kifo ghignò, voltandosi a guardarlo. «Del resto, non c’è bisogno che dica a un leone discendente dagli antichi Signori della Guerra quanto sia soddisfacente fare a pezzi un membro usurpatore della sua specie, giusto?»
Il leone non rispose. Con passo calmo si avvicinò al guscio ormai vuoto di Rashid e affondò le zanne sul suo corpo, imbrattandosi il muso di sangue. Scosse la folta criniera color della pece e fletté i muscoli delle possenti zampe per spiccare un salto, atterrando su una piattaforma rocciosa piuttosto alta. Illuminato dalle luci rossastre che provenivano dai crateri vulcanici, Kifo poté notare come il corpo vigoroso del leone fosse segnato da vecchie ma grosse e profondi cicatrici, quasi come a testimoniare lo stile di vita del guerriero che aveva di fronte.
«Non sono il tuo galoppino, Kifo» disse con la voce ridotta a un sussurro. «Voglio uccidere Mohatu perché le Terre del Branco devono essere mie, a ogni costo. È solo un caso il fatto che entrambi desideriamo la sua morte, niente di più».
Kifo rise nervosamente, sentendosi addosso lo sguardo assassino del suo ‘alleato’. «Certo che no, non voglio sfruttarti, figuriamoci…Io e il mio clan saremo ben felici di aiutarti nel tuo piano, mio spaventoso amico…»
«…A patto che tu riceva il meritato compenso, ovvero una libera prolificazione dei tuoi cagnacci. Giusto?» la interruppe il leone con uno sguardo di ghiaccio.
«Non temere, avrai ciò che ti spetta per la tua collaborazione…Dopotutto sono da solo, per ora» asserì poi con aria annoiata.
«Ma…tu hai noi! È più che sufficiente per annientare il branco di Mohatu, no?» domandò Kifo interdetta, ma l’altro scoppiò a ridere.
«Cosa credi che possa fare contro un branco intero?» chiese sarcasticamente il leone. «Mohatu non è certo da solo. La sua regina è una delle leonesse più letali che conosca, anche se è una femmina non è il tipo da sottovalutare… Per non parlare di tutto il resto del suo numeroso branco... No, ancora non siamo in grado di sconfiggerli».
La iena aggrottò la fronte, pensierosa. «Ma se non ora… Quando colpiremo?»
«Chi ha detto che non faremo alcuna mossa?» ruggì nervosamente il leone, facendola indietreggiare di parecchi metri. «Non siamo ancora in grado di distruggere tutto il branco… Perciò procederemo per gradi. Prima toglieremo di mezzo la parte più debole… Poi rimpolperemo i nostri ranghi».
«Quando intendi… la parte più debole… vuoi dire…» chiese ancora la iena. Cominciò a prendere consapevolezza di quelle parole e un ghigno malevolo le si dipinse sul muso. «Oh, ho capito… I cuccioli…» disse, infine.
Il leone annuì appena. «Senza alcun successore, il Re sarà costretto a produrre un nuovo erede. Ciò causerà l’indebolimento del branco, senza contare il devastante trauma psicologico che quell’essere patetico subirà con la perdita di suo figlio».
«Le Terre del Branco non hanno alleati da diverse stagioni ormai, sin dai tempi del padre di Mohatu, e nessuno pare abbia voglia di avere niente a che fare con loro, al momento» continuò. «Dopo aver distrutto il suo futuro, noi approfitteremo di quel lasso di tempo per raccogliere altri alleati… E nel momento in cui penserà di aver finalmente rimesso insieme tutti i pezzi frantumati delle sue speranze…
Lo schiacceremo completamente».
Angolo dell'autore:
"Ciao a tutti!
Dopo una luuunga attesa (a quasi tre settimane dal precedente, complimentoni lion...) ecco il tredicesimo capitolo!
Come vi avevo anticipato, ecco l'inizio di una fase un po' dark della storia. Com'era già evidente, Kifo è uno dei villain... Ma non è l'unico! Anzi, direi che abbiamo conosciuto anche il vero e proprio antagonista principale, anche se ancora aleggia in lui un certo alone di mistero... Come avrete notato, non ho ancora rivelato la sua identità, ma quel momento arriverà presto.
Anche nel prossimo capitolo, in base a ciò che ho in serbo per il development della storia, preparatevi a vedere diverse scene cruenti... Anche peggiori di queste. Spero di riuscire a rendere bene tutto ciò che ho già in mente (e scritto: il motivo principale per cui perdo tanto tempo ad aggiornare la fan fiction è che cerco di riadattare, a volte quasi del tutto integralmente, veri e propri pezzi che avevo già steso tempo fa e che rileggendoli non sono più adatti al compimento della storia fino a questo punto... Pubblico soltanto quando il capitolo mi soddisfa al 100%, sono molto esigente!).
Sono ancora indeciso se suddividere il prossimo capitolo in due parti... Probabilmente, se farò così, tra la pubblicazione della prima e seconda parte non passerà moltissimo, perché mi assicurerò di completarlo per intero... Il problema è quando pubblicherò la prima parte XD spero di avere l'ispirazione e mettermi al lavoro subito, chissà.
Come al solito... (messaggio preimpostato in arrivo)
Sentitevi liberi di lasciare una recensione, una critica o anche dei suggerimenti, sono sicuro che mi aiuteranno molto con il prosieguo della storia.
Numerosi feedback possono tornare molto utili!
Rimango inoltre a disposizione in caso di eventuali domande sui personaggi o su qualcosa che è risultato poco chiaro nella lettura.
Al prossimo capitolo!
Un saluto da Lion"