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Autore: Nike90Wyatt    13/11/2020    2 recensioni
Una lettera da Milano sconvolge la vita di Marinette Dupain-Cheng, paladina di Parigi nei panni di Ladybug e neo Guardiana della Miracle Box; una serie di circostanze, insieme ai suggerimenti dell’inseparabile Tikki e dei suoi genitori, la spingeranno a prendere una decisione che stravolgerà il suo futuro e le sue relazioni.
Intanto, Gabriel Agreste, ossessionato dalla vendetta nel nome di sua moglie Emilie, vola in Tibet, accompagnato dalla sua fedele assistente, nonché amica e complice, Nathalie Sancoeur, con un unico obiettivo: scoprire i segreti dei Miraculous che si celano tra le mura del Tempio dei Guardiani.
Genere: Azione, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12

Luka aprì gli occhi. Aveva il cuore che gli galoppava nel petto e la fronte madida di sudore. Sbatté più volte le palpebre nel tentativo di mettere a fuoco l’ambiente che lo circondava: era nella sua stanza, sul Liberty. Timidi raggi solari penetravano attraverso le veneziane.

Si sedette a metà letto. Un lieve aroma di agrumi gli toccò le narici. Sbuffò e si alzò. Aveva avuto un incubo, di quelli tremendamente reali. Per fortuna ricordava solo alcuni flash, immagini sfocate che andavano diradandosi nella mente. Era certo che al centro dell’incubo ci fosse Marinette, ma non fu in grado di ricostruire l’intera scena.

Dopo essersi preparato, aprì il cassetto della scrivania e prese l’orologio di Vivica da portare dall’orologiaio per farlo riparare. Uscì sul ponte: sua madre Anarka stava intonando un motto piratesco, Juleka ascoltava la musica col suo ipod. Le salutò e si avviò verso l’orologiaio.

Entrato nel negozio, un uomo corpulento con una smorfia di rabbia dipinta sul volto lo urtò con la spalla ed imprecò: l’odore acre di agrumi si fece più intenso e gli causò un capogiro. Una scossa gli fece ritrarre il polso. Osservò attraverso la vetrina l’uomo allontanarsi.

«Tutto bene ragazzo?» L’orologiaio, un ometto calvo con occhialoni marroni, fece capolino da dietro il bancone.

Luka si voltò ed annuì. Gli consegnò l’orologio e si raccomandò di trattarlo con cura. Vivica l’avrebbe impiccato alla maniera piratesca se gliel’avessero rotto.

Uscendo dal negozio, incrociò Marinette. L’odore di agrumi tornò ad infastidirgli il naso.

«Stai bene?» Marinette gli aveva appena raccontato che Alessio era tornato a Milano per un servizio fotografico ed una pubblicità di un profumo. «Mi sembri un po’ pallido.»

Luka aggrottò la fronte, lo sguardo vacuo e confuso. «Ho una strana sensazione di deja-vu.»

Marinette fece spallucce. «Capita spesso anche a me.»

Alle loro spalle, rimbombò un fragoroso boato e il rumore di vetri rotti. Proveniva dal negozio dell’orologiaio.

Luka afferrò Marinette per il polso e la incitò ad allontanarsi da lì. Attraversarono il dedalo di strade cittadine e assistettero alla scena straziante di un uomo colpito da un akumizzato corazzato dalla testa ai piedi. Luka era certo di aver già assistito a quella scena. Sul Pont Royal, Marinette suggerì di dividersi in modo che entrambi potessero raggiungere casa incolumi.

Per un istante, Luka ebbe l’istinto di seguire Marinette in modo da non lasciarla sola. Poi, decise di fidarsi del suo suggerimento ed avviarsi verso casa.

Sulle scale che conducevano al molo dov’era attraccato il Liberty, Ladybug atterrò davanti a lui. «Luka Couffaine, ti affido il Miraculous del Serpente, lo userai per un bene superiore.»

Luka restò per un attimo interdetto. Prese la scatolina ed indossò il braccialetto. Una scarica elettrica si propagò su per il braccio. Luka barcollò all’indietro, la vista annebbiata. L’odore di agrumi era soffocante.

«Luka!» Ladybug gli passò un braccio dietro la schiena. Lo aiutò a sedersi a terra poggiato con le spalle al muretto.

Luka piantò i palmi delle mani a terra e si affidò alle tecniche di rilassamento delle quali faceva spesso uso. Un paio di minuti furono sufficienti a fargli recuperare le facoltà. «Ora sto meglio. Ho avuto un forte capogiro.»

Ladybug gli accarezzò la schiena. «Se non te la senti, non è necessario che tu corra rischi.»

«No.» Luka si alzò. «Sto bene. Sass, trasformami!»

«Abbiamo a che fare con un akumizzato che controlla in qualche modo gli attimi temporali di individui e oggetti. L’importante è non farsi colpire dalle sue sfere di energia.»

Viperion scostò la levetta sul bracciale all’indietro. «Second Chance!» Di nuovo quella scossa. Strinse il pugno.

«Prima di andare», Ladybug lo fermò posandogli una mano sul petto, «è bene che tu sappia che non ho idea di dove sia Chat Noir. Ho provato a contattarlo ma non risponde. Non so se si unirà alla battaglia, ma meglio prepararci all’eventualità che possa non venire.»

“Tutto ciò è già successo. Ne sono certo.”

 

Il passo dell’akumizzato – di nome Chronosium – era lento e spietato. Viperion seguì Ladybug fino a giungere a Avenue Champ-Elysèes.

«Non sa che ho un alleato» disse lei. «Trova un punto da cui puoi osservare i suoi movimenti senza che lui ti scorga.»

Seguendo il suggerimento di Ladybug, Viperion balzò di tetto in tetto, diretto alla ruota panoramica di Place de la Concorde. Gli sembrava il luogo ideale, ma un brivido gli corse lungo la schiena e lo fece desistere.

Si acquattò, dunque, dietro un furgone bianco, parcheggiato all’incrocio con Rue Royale.

Chronosium agitò il forcone tra le mani e lo piantò a terra. Scintille azzurre invasero la pavimentazione stradale in un arco di decine e decine di metri. Viperion si aggrappò al maniglione del portello posteriore del furgone e sollevò le gambe in modo da non essere colpito dalle scariche. Erano molto simili a quelle che brillavano nel momento in cui aveva evocato il Second Chance. Sporse la testa al di là del furgone.

Ladybug era appollaiata su un lampione. Schivò a fatica una sfera di Chronosium, il quale accorciò le distanze con lei.

“Un attacco diretto non è la scelta migliore.” Viperion si issò sul tetto del furgone. “Forse c’è la possibilità di ritorcergli contro il suo stesso attacco.”

Ladybug era alle corde. C’era poco tempo per agire.

Viperion pizzicò le corde dell’arpa. Il suono attirò l’attenzione di Chronosium che si volse a guardarlo. Viperion gli lanciò contro l’arpa. Chronosium si parò d’istinto con il forcone, l’arpa impattò e cadde a terra. Viperion balzò in avanti e colpì il petto corazzato di Chronosium con un calcio. Gli scavalcò la testa, gli avvolse le gambe intorno al collo, serrò le mani sul forcone e si diede una spinta all’indietro, riuscendo a sradicarglielo.

Chronosium barcollò e cadde in avanti, lo zigomo sinistro impattò sull’asfalto. Il volto era l’unico punto non corazzato. Lanciò un urlo di dolore e ritrasse la mano. Le scintille si diradarono.

«Spezzalo!» Ladybug indicò il forcone.

Viperion sollevò il forcone sulla testa e lo proiettò sulla sua coscia sollevata con un colpo secco, spezzandolo in due. «L’akuma non è qui.» Fece un verso di stizza.

Chronosium si rialzò da terra con un ghigno. «Credevi davvero di potermi battere con tanta facilità?» Contrasse le braccia ed espose il petto. L’orologio a cipolla appeso sul petto ciondolò, si illuminò e sibilò. «Bum!» Un raggio di energia colpì Ladybug in pieno volto e la sbalzò via.

Viperion raccolse l’arpa e la lanciò. Chronosium la respinse con un movimento pigro, come se si stesse annoiando. Caricò un altro raggio. «Pensaci bene a schivare questo colpo» gli disse con espressione beffarda. «Alle tue spalle c’è quella bella ruota panoramica. Sarebbe un peccato se tu ti spostassi e io la centrassi.»

L’orologio si illuminò. Un bastone argenteo colpì Chronosium alle spalle, facendolo barcollare.

«Non è un po’ presto per la fiera medievale?»

Viperion sollevò la testa.

Chat Noir si trovava su un lampione, la mano serrata sul bastone, l’altra chiusa a pugno sul fianco. «È un piacere rivederti, serpentello.»

Viperion non ricambiò il sorriso. Era preoccupato per la sorte di Ladybug. «Coprimi!» Si voltò e prese a correre.

Chronosium gli urlò alle spalle. Si udì un clang seguito da altre imprecazioni dell’akumizzato.

Viperion corse zigzagando tra le automobili lasciate sulla strada. Trovò a terra due piccoli oggetti rossi: gli orecchini di Ladybug. Doveva averli persi nell’impatto con il raggio.

«Ladybug?»

Non ci fu risposta.

Al di là di una vettura verde pisello, c’era il corpo inerme di una ragazza. Lunghi capelli corvini, una t-shirt di Jagged Stone e leggins rosa. Viperion ebbe un tuffo al cuore. «Marinette.» La pelle era di un colorito spettrale, gli occhi chiusi, le labbra violacee.

Un fascio di luce bianca e nera gli passò accanto sfiorandogli la spalla. Si infranse contro una Renault rossa, le lamiere della carrozzeria si piegarono verso l’interno creando un incavo, i vetri si frantumarono. Chat Noir sprofondò tra lamiere. Si rimise in piedi, vacillò e le gambe gli cedettero. Cadde a faccia in avanti.

Alle spalle di Viperion, echeggiò una serie di botti. Era Chronosium che avanzava lento per la via, un ghigno vittorioso sotto gli enormi baffoni.

Viperion non aveva più opzioni. Con Ladybug e Chat Noir fuorigioco non avrebbe mai potuto fronteggiare un avversario tanto potente, men che meno purificare l’akuma.

Appoggiò la mano sul bracciale e ricorse al suo potere. Un bagliore bianco lo investì, il corpo fu attraversato da milioni di scintille elettriche. Poi tutto intorno si oscurò.

 

Luka si svegliò di soprassalto nel suo letto. Le mani gli tremavano per un misto di paura e rabbia, il cuore gli martellava in gola. Non era un incubo: stava rivivendo la stessa giornata ciclicamente. Aveva perso il conto delle volte in cui l’akumizzato aveva avuto la meglio. Ad ogni reset ricordava un dettaglio delle precedenti battaglie. Il potere di Chronosium a contatto con il Miraculous aveva mandato in tilt il Second Chance e, anziché resettare di pochi attimi, la giornata ricominciava.

Si sedette sul bordo del letto ed affondò le mani nei capelli. Ripercorse nella mente le fasi della giornata: il tizio che usciva furioso dall’orologiaio, l’incontro con Marinette, il negozio che esplodeva, Ladybug che gli consegnava il Miraculous, l’arrivo di Chat Noir, e la loro sconfitta. Tutte le strategie preventive erano state inutili. Anche evitare l’akumizzazione si era rivelato un fallimento.

Si alzò dal letto e ripeté i gesti per l’ennesima volta. Salì sul ponte, salutò la sorella e la madre e si incamminò verso l’orologiaio. Incrociò l’uomo massiccio fuori al negozio, l’odore di agrumi tornò a torturargli l’olfatto. Ci aveva messo un po’, ma poi aveva capito che quello era un segnale del suo Miraculous, una sorta di messaggio che solo lui poteva recepire: in passato, Sass gli aveva confidato che il suo cibo preferito erano gli spicchi di arancia.

Attese l’arrivo di Marinette. Incontrarla era fondamentale, o lei, nei panni di Ladybug, non gli avrebbe mai affidato il Miraculous. La vera impresa fu apparire naturale ai suoi occhi.

Quando Chronosium fece la sua comparsa, Luka lasciò andare Marinette senza remore, ben consapevole che lei cercava una scusa per allontanarsi e trasformarsi. Corse verso il molo del Liberty ed attese l’arrivo di Ladybug. «Tre, due, uno...»

Ladybug atterrò davanti a lui.

Luka l’accolse con un sorriso. «Ti stavo aspettando.»

Ladybug aggrottò la fronte. «Sapevi che sarei venuta a chiederti aiuto?»

«Devo raccontarti tante cose. So che faticherai a credermi – d’altronde anche altre volte non mi hai creduto subito – ma ti assicuro che ciò che ti dirò è tutto vero.»

«Ti ascolto.»

Le raccontò delle innumerevoli volte che avevano affrontato Chronosium, i piani falliti, il Lucky Charm – un pacchetto di petardi cinesi – del quale non si riusciva a trovare un utilizzo, lo strano effetto che aveva avuto la collisione tra il potere di Viperion e la sfera di energia.

«Tutto ciò va ben oltre quello che ho combattuto finora» commentò Ladybug. «E credimi se ti dico di averne viste di tutti i colori.»

«Immagino.» Luka si accigliò. «Finora non siamo mai riusciti a trovare una soluzione. Sembra imbattibile.»

«Dov’è l’akuma?»

«L’orologio a cipolla che porta al collo. Anche quello può essere usato come arma. Spara un raggio frontale.»

«Chat Noir ha provato a distruggerlo con il Cataclisma?»

«Non è mai riuscito ad avvicinarsi abbastanza. Nonostante la mole, è incredibilmente agile e sembra prevedere le nostre mosse.»

«Non è lui.» Ladybug scosse la testa. «È Papillon a suggerirgli le contromosse. Conosce fin troppo bene il nostro modo di agire.»

Luka fece un cenno d’assenso. «È probabile che abbia previsto anche la tua fuga strategica per cercare aiuto. Il nostro unico vantaggio, al momento, è essere già a conoscenza di tutto questo. Ma per ora…» Fece una pausa. «È stato tutto inutile.»

Ladybug poggiò la schiena sul muro in pietra, la testa china sul petto, braccia conserte e gli occhi chiusi.

Luka immaginò gli ingranaggi muoversi nella testa di lei, alla ricerca di una soluzione per evadere dalla gabbia temporale. Sorrise al pensiero di quanto le qualità di Marinette si riflettessero nell’atteggiamento di Ladybug. Chiunque le conoscesse entrambe, avrebbe impiegato poco tempo per fare due più due. Era evidente e lui non riusciva ad immaginare un’altra persona dietro quella maschera. Ma non poteva dire nulla: era stata Ladybug stessa ad impedirgli di parlare al successivo reset. Con riluttanza, Viperion aveva accettato.

Ladybug sollevò la testa e schioccò le dita. «Devo farti una domanda, Luka. Pensaci bene perché è fondamentale.» C’era un’improvvisa certezza nel suo tono. «Viperion ha preso parte attivamente ad ogni scontro con Chronosium?»

Luka ci rifletté un istante. «Sì. Ogni volta che l’hai fronteggiato, Chronosium ti ha messo con le spalle al muro. Sono intervenuto per aiutarti, il più delle volte invano.»

«Allora stavolta non dovrai farlo.»

Luka sussultò. «Dovrei lasciare che ti colpisca?»

«Resta nelle retrovie e attendi l’arrivo di Chat Noir. Impediscigli di intervenire. Quando sarà arrivato avvisami pizzicando le corde dell’arpa. Digli dell’orologio, di attivare il Cataclisma e di aspettare il segnale. Lui capirà.» Ladybug strinse una mano sulla spalla di Luka. «È vitale che tu resti in disparte per tutto il tempo. Fidati di me.»

«Mi fido.» Luka non sentì il bisogno di pensarci. Prese un lungo respiro, preparandosi alla scarica elettrica che lo avrebbe colpito una volta indossato il Miraculous del Serpente.

Ladybug glielo porse.

Luka infilò il bracciale, dal quale comparve Sass. La scarica elettrica e l’odore di agrumi non si fecero attendere.

«Cosa succede?» chiese Sass in un sibilo, mentre Luka gemette di dolore.

Ladybug restò rigida. «Ora passa.»

Luka chiuse a pugno le mani lungo i fianco. «Sono pronto. Mettiamo fine a questa storia. Sass, trasformami!»

 

Viperion fece come gli aveva ordinato Ladybug: si appostò su un albero del lungo viale ed attese l’arrivo di Chat Noir, sapendo che sarebbe giunto da Sud. Non appena avesse scorto la sua sagoma, lo avrebbe intercettato ed insieme avrebbero raggiunto Place de la Concorde. Per evitare che l’istinto prendesse il sopravvento e lo spingesse a gettarsi a capofitto nella battaglia, decise di estraniarsi da ciò che accadeva in strada, a pochi metri da lui.

La gamba aumentava il ritmo del movimento sussultorio man mano che passava il tempo. Finalmente, un puntino nero si palesò dalla cima dell’Arco di Trionfo.

Viperion lo intercettò a metà strada e gli fece cenno con una mano di nascondersi alla vista.

Chat non nascose la sua sorpresa. «Viperion? Anche tu ti unisci alla giostra?»

«Non ho tempo per spiegarti. Ho bisogno che tu faccia esattamente ciò che ti dico.»

«Ho capito. Hai già vissuto tutto questo. D’accordo serpentello, ti ascolto.»

«Seguimi.» Viperion si diresse verso Rue Royale. L’ansia lo stava divorando al pensiero delle condizioni di Ladybug. Lui e Chat Noir atterrarono sul Musèe Maxim’s. Con grande sollievo, Viperion constatò che Ladybug stava tenendo testa all’akumizzato, adottando una strategia difensiva. Pizzicò le corde dell’arpa. «Evoca il Cataclisma e aspetta il segnale di Ladybug» disse. «Punta all’orologio che porta appeso al collo.»

«Adoro questi piani misteriosi.» Chat Noir sollevò la mano destra in alto. «Cataclisma!»

Ladybug, destreggiandosi come l’acrobata di un circo, saltava di lampione in lampione. A metà salto, evocò il Lucky Charm. Il pacchetto di petardi cinesi cadde tra le sue mani. Schivò una sfera di energia e tirò la cordicella attaccata al primo petardo della fila. Ad un sibilo seguì una serie di scoppi, uno sciame di scintille esplose a mezz’aria.

Ladybug tirò indietro il corpo e alzò una gamba, assumendo la posizione da lanciatore di baseball. Lanciò il pacchetto contro il viso di Chronosium. Alcuni petardi esplosero ben prima dell’impatto, generando una nube di fumo che si ampliava ad ogni scoppio. Chronosium, d’istinto, alzò un braccio per proteggersi il volto.

«È il momento!» Chat Noir si gettò in strada con il corpo proteso a mo’ di proiettile. Piombò alle spalle di Chronosium, scivolò sotto le sue gambe ed appoggiò la mano destra sull’orologio che pendeva al collo. Al tocco, andò in frantumi.

Una farfalla nera si librò in volo. Ladybug la catturò, la purificò e la liberò. Raccolse da terra la striscetta, in parte bruciata, che teneva insieme i petardi e la lanciò in aria. «Miraculous Ladybug.»

Uno sciame di coccinelle magiche avvolse la città. Viperion si sentì rinascere: niente più scosse, niente più odore di agrumi. Solo profumo di vittoria, profumo di libertà.

L’akumizzato era tornato normale. Ladybug e Chat Noir lo consolarono e si scambiarono il consueto gesto di vittoria. Alzarono entrambi lo sguardo ed invitarono Viperion ad unirsi a loro. Lui, però, sorrise e li salutò, declinando l’invito.

Ne aveva avuto abbastanza per quel giorno. E lui, quel giorno, l’aveva vissuto più e più volte.

 

 

 

   
 
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