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Autore: Kaiyoko Hyorin    13/11/2020    3 recensioni
Quando Kat si sveglia in mezzo a un boschetto rigoglioso, preda della nausea e di un forte mal di testa, non ha idea di ciò che l'aspetta.
Come questa ce ne sono altre di storie, imprese memorabili capitate per fortuna o per volere del destino a persone apparentemente ordinarie. Eppure ve ne propongo un'altra, sperando possiate trovarla una lettura piacevole.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bilbo, Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lo Hobbit'
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“Once they held the fury on a storm,
now the warriors are lying in a cold, dark abode.”
[ Under the Stone, Wind Rose ]




La Compagnia venne condotta al Reame Boscoso di Sire Thranduil e la maggior parte dei nani venne rinchiusa in celle scavate nella roccia, nelle immense caverne che erano la dimora del popolo degli Elfi.
Kat ebbe una prigione tutta per sé, ma questo non la rinfrancò affatto e soltanto quando venne portato loro da mangiare e da bere ella iniziò a sentirsi meglio… almeno fisicamente. Il posto era angusto e la luce proveniente dall'esterno appena sufficiente per distinguere le pareti sul fondo della propria prigione, ma Katla si lasciò sfuggire un gemito sconsolato non appena si rese conto che il buco nel pavimento, nell'angolo più lontano, era tutto ciò che le sarebbe stato concesso come bagno.
Si accasciò sull'unica panca in pietra, emulando un sospiro sconsolato che riecheggiò sulle pareti intorno a lei, e si piegò in avanti, prendendosi il capo fra le mani mentre la testa tornava a vorticarle di pensieri e ricordi recenti, la sua mente preda della necessità di elaborare quanto accaduto e la situazione in cui si trovava.
– Non ci credo che devo farla in un buco – si lagnò, non riuscendo a trattenersi dall'esprimere il proprio dissenso a parole.
– Almeno tu ne hai uno tutto per te, Piccola Furia.
Era stato Kili a riportarla alla realtà con la sua caratteristica voce intrisa d'ironia.
– Kili... dove sei? – esclamò la ragazza, tornando a rimettersi rapidamente in piedi e accostandosi alle sbarre.
– Proprio qui accanto – le rispose il nano.
Quelle parole provenivano dalla sua sinistra e Kat comprese che vi era un'altra cella attigua alla sua.
– E Fili?
– Sempre qui – le giunse la voce del nano biondo, priva di entusiasmo.
La giovane donna si ritrovò a sorridere, un poco più sollevata di aver qualcuno con cui parlare nei giorni di prigionia che sapeva attenderli da lì in poi; quindi si chiese dove fossero gli altri nani. Quando, con voce chiara, pose la domanda ad un tono mediamente alto, le risposte le giunsero da vari punti dell'ampia caverna in cui erano state collocate le prigioni ed ella riuscì a farsi un'idea della posizione di ogni nano, tutti tranne uno.
– ...e Thorin? – chiese.
– È stato portato dal Re degli Elfi – le rispose la voce di Balin, proveniente da un punto imprecisato sopra la sua testa.
Bastò quella notizia a far sfumare una parte del buon umore della ragazza, che si chiese meccanicamente come sarebbero andate le cose: se avrebbero seguito il corso che si aspettava o se avrebbero preso tutt'altra strada. Eppure non dovette attendere molto perché tale quesito trovasse risposta, giacché meno di venti minuti dopo un paio di guardie sfilarono dinanzi alla sua cella, scortando il capo della Compagnia. Le bastò uno sguardo alla sua espressione corrucciata per capire che no, le cose non avevano preso alcuna piega inaspettata e si erano svolte proprio come da copione.
Sospirò, abbandonandosi contro le inferriate, quindi si lasciò scivolare seduta sul pavimento roccioso, poggiando il capo all'indietro e chiudendo gli occhi in un momentaneo stato d'abbandono. Era stanca e la testa le doleva, per non parlare della spalla: da un paio di giorni aveva ripreso a pulsare, sebbene la ferita si fosse ormai quasi del tutto rimarginata, ed ora che era in un momento di relativa quiete la cosa le causava un certo fastidio.
Stava per abbandonarsi ad un pacifico torpore, la mente alla deriva, quando alle orecchie le giunsero le voci di Thorin e Balin che parlavano dell'esito dell'incontro con Re Thranduil. La voce aspra dell'erede al trono di Erebor le provocò una smorfia di insoddisfazione e, forse proprio a causa della stanchezza che si sentiva addosso, forse per il mal di testa, parlò a tono un po' troppo alto.
– Sarebbe bastato dargli quel che voleva, per una volta...
Il silenzio che seguì durò poco, perché fu proprio Thorin a risponderle.
– Non scenderò a patti con un traditore del mio popolo e non intendo concedergli una sola moneta del tesoro che è nostro di diritto – risuonò, dura, la voce del nano sopra di lei.
Kat drizzò il capo di scatto e si morse la lingua, maledicendosi per quel momento di distrazione, ma poi reclinò la testa di lato, optando per non tirarsi indietro, per una volta.
– E perché? Che ve ne fate di qualche gemma bianca, con tutto l'oro che c'è in quella montagna?
Nuova pausa di silenzio.
– Come fai a sapere delle gemme?
E Katla tornò a mordersi la lingua, scuotendo il capo castano in un moto di auto-commiserazione. Non lasciò che passassero più di un paio di secondi tuttavia, prima di rispondergli con più fermezza di prima.
– So' parecchie cose, finanche sui popoli della Terra di Mezzo, ricordi? È per le mie conoscenze che sono diventata un membro di questa Compagnia.
La spiegazione parve abbastanza convincente da non far indagare ulteriormente Thorin e la ragazza si concesse un lieve sospiro di sollievo, prima che la voce di lui tornasse a redarguirla.
– Quali che siano tali conoscenze in tuo possesso, questo non è affar che ti riguardi – sbottò, austero.
La giovane a quel punto si rimise in piedi, sentendo la collera tornare a montare, preda facile della stanchezza e dell'insofferenza nata dalla situazione in cui si trovava. Si affacciò al passaggio e quasi si lasciò sfuggire un verso ironico e sprezzante, mentre replicava.
– Fammi indovinare: è perché non sono un uomo, vero?!
– È perché non sei un Nano – ribatté cupamente Thorin. 
Lei si ritrovò a stringere le sbarre della propria cella, al culmine dell'incredulità e della contrarietà.
– Be', anche se non ho la barba, ho una folta peluria che farebbe invidia a qualsiasi altra nana della Terra di Mezzo da tutt'altra parte! – esclamò d'impulso, dando voce ai suoi pensieri più reconditi e sfogando con essi la sua personale frustrazione, mentre già le gote le si imporporavano.
Qualcuno trattenne rumorosamente il respiro al di fuori del suo campo visivo ed in sottofondo udì qualche esclamazione soffocata di sconcerto ed imbarazzo, cosicché Kat si rese effettivamente conto di aver appena urlato qualcosa di compromettente e si ritrovò a trattenere il fiato.
Sicuramente l'avevano appena sentita in tutta Bosco Atro.
Gemette di sconsolatezza, scostandosi da quelle sbarre a cui era rimasta aggrappata per lasciarsi scivolare a terra, contro la parete. Impiegò un paio di istanti a rendersi effettivamente conto che quello che stava vivendo non era un incubo, ma ci pensò la voce di Kili a darle il colpo di grazia, dall'altra parte del muro.
– ..e se questa non era una proposta, non saprei proprio come definirla – commentò il giovane nano, dalla cella accanto alla sua, prima che un lievissimo tonfo ne anticipasse l'esclamazione di dolore – Ahi!
Abbracciandosi le ginocchia al petto, Katla non rispose, e seppur avrebbe dovuto essere grata della sensibilità di Fili, rinchiuso col fratellino e sicuramente artefice della punizione dello stesso, l'umiliazione a cui si era esposta da sola stava già scavando una grossa e dolorosa voragine nel suo petto. Nascose il volto fra le braccia senza una sola parola, mordendosi il labbro inferiore con gli incisivi mentre tentava di reprimere il magone che le stava salendo come un groppo dal fondo della gola. Era stata davvero una sciocca a cedere alla rabbia ed alla frustrazione che le parole di Thorin le avevano instillato nel petto.
Bella mossa Kat, si disse amaramente.


– ..mettendo per un attimo da parte ciò che la Piccola Furia ha appena asserito – gli stava dicendo Balin, con il suo solito fare accomodante – non credi di essere un po' troppo severo, con lei?
A quelle parole, Thorin strinse le labbra e finalmente abbandonò l'immobilità che al pari di una statua lo aveva tenuto avvinto alle sbarre della sua cella, permettendogli di scoccare all'amico uno sguardo in tralice prima di scuoter il capo in segno di diniego.
– Nient'affatto – negò, caparbio.
Vide il nano nella cella di fronte alla sua esternare un sospiro a bocca chiusa e, cogliendone la nota di biasimo nello sguardo, deviò il proprio sguardo di nuovo verso il fondo della sua prigione, serrando le labbra in una smorfia tesa. Sapeva di essere davvero molto duro con la giovane donna che da mesi viaggiava insieme a loro, ma non vi era modo per lui di impedirselo, giacché quando si trattava di lei ogni suo raziocinio prendeva il volo ed ogni emozione gli si risvegliava nell'animo con intensità, mettendo a dura prova la sua decisione di tenerla a distanza. E questo lo portava conseguentemente ad essere sempre di malumore, tanto da arrabbiarsi continuamente per ogni minima cosa, soprattutto da quando si erano avventurati in quella foresta.
– Sappiamo entrambi quale sarebbe la cosa giusta da fare...
– Sì – ribadì Thorin, irritato, stoico nella posizione presa sino a quel momento – la cosa giusta sarebbe non farle proseguire il viaggio. La cosa giusta sarebbe rispedirla indietro o persino lasciarla qui, anziché permetterle di mettere ancora una volta a rischio la sua vita per una causa che non le appartiene!
– Dopo tutto quello che abbiamo passato, io non ne sarei così sicuro...
– Non è una Nana.
– No, non è una Nana – convenne diplomaticamente Balin, scrutando il suo Re con comprensione – ..ma io credo che, arrivati a questo punto, anche tu ti sia reso conto che questo non ha più alcuna importanza.
E nel silenzio ostinato che seguì, Thorin ebbe l'impressione che non stessero più parlando della stessa cosa.


La ragazza si sentiva sul punto d’impazzire.
Non sapeva quanto tempo fosse passato: forse poche ore, oppure giorni interi, ma le parole di Thorin avevano continuato a riecheggiarle nella mente sin dall'inizio, scavando in lei un solco doloroso nel ventre.
Perché lei non era una figlia di Durin e questo non sarebbe mai cambiato, per quanto fortemente potesse desiderarlo.
La melodia le affiorò spontaneamente nella mente e lei si lasciò cullare da essa, finendo per darle forma nella penombra in cui era immersa, fioca come un sussurro che prende forza al pari di un'onda.

Quest'ombra enorme è già sopra di me, [*]
è pesante e non sto respirando.
Riesco a sentire la mia voce che
pian piano sta ormai crollando.

Fu come a Gran Burrone, quando aveva cantato dinanzi a Re Elrond, e chiuse gli occhi, abbandonata contro le sbarre con la schiena, lasciandosi trasportare per sfogare il tumulto dell'anima. Era il peso della menzogna, la consapevolezza di non poter rivelare a nessuno la verità su sé stessa e sul mondo che la circondava, a farla soffocare; ma nonostante questo, non poteva fare altrimenti. Non poteva parlare con nessuno dei suoi reali pensieri. Era questo il suo fardello, il prezzo da pagare per vivere quei momenti... e l'avrebbe sopportato sino alla fine.

Ma io so già che se vacillo e tremo
chiunque saprà zittirmi e levarmi il fiato.
Io voglio urlare,
indomita come il mare.
Non mi posso più fermare,
questa voce nessuno la spegne..

La brezza natale intorno le scivolò sulla pelle, carezzandola dolcemente e insinuandosi in lei, prima di spegnersi con il calare della sua stessa voce. E quando il silenzio tornò ad avvolgerla, Katla, che durante la marcia sotto le fronde della foresta aveva avuto il tempo di elaborare almeno in parte le parole di Gandalf, schiuse le palpebre e non ebbe bisogno di distinguere l'ombra dell'elfo alle sue spalle per indovinarne la presenza.
– Mi chiedevo quando saresti venuto.. – mormorò a mezza voce, pacatamente.
– Ho domande a cui spettano delle risposte – ribatté, freddo e controllato, Legolas.
Kat abbozzò un mezzo sorriso fra sé e sé, prima di farsi sfuggire un sospiro. 
Quindi, la sua mente di nuovo all'opera, si mosse, rimettendosi finalmente in piedi e fronteggiando la slanciata figura del principe del Reame Boscoso.
Quando i loro occhi si incrociarono, ogni tentennamento in lei scomparve del tutto.
– Prima dovrai portarmi da tuo padre – affermò, con un tono che non ammetteva repliche.
E, nonostante un primo accenno di fremito nelle palpebre dell'elfo, non ve ne furono.


Quando Thranduil vide il figlio fare il suo ingresso nella sala del trono, non si aspettava di vederlo accompagnato dalla piccola straniera che aveva fatto rinchiudere con gli altri viaggiatori nelle sue celle. Non vi fu alcun fremito tuttavia a tradire le sue emozioni, giacché esse erano pari ad una delicata brezza in un animo antico ed imperturbabile, pur dotato di un'impetuosità che non era comune nei popoli elfici ad Ovest del suo regno.
Così, con i suoi occhi d’un azzurro trasparente, il Re del Reame Boscoso rimase accanto al proprio trono, osservando algido la figuretta che si fermava poco dietro al principe, ai piedi della scalinata scolpita nella roccia calcarea che scendeva dalla piattaforma del trono.
Legolas non fece più di un passo in più rispetto ad ella, prima di porgergli omaggio con un inchino.
– L'attesa è dunque già finita? – gli domandò Thranduil, sondando il figlio con lo sguardo.
Eppure, sin da subito, gli apparve chiaro come qualcosa rendesse inquieto il principe del Reame Boscoso, qualcosa legato alla figlia degli Uomini chinata dietro di lui.
– Costei è più di quanto l'occhio possa cogliere – gli rispose il giovane elfo, andando a ruotare per includere la figura della ragazza nel suo campo visivo e lasciarle al contempo spazio. Eppure i suoi occhi azzurri la sondarono al pari del Signore degli Elfi, mentre quella tornava a sollevare il capo.
Come i suoi occhi grigi incrociarono i suoi, Thranduil notò le sottili venature verde-foglia che le costellavano, dettaglio insolito per un membro della sua razza.
– Mio Signore – esordì, e la sua voce era limpida e ferma, certamente non tipica di un comune membro del popolo degli Uomini – ho chiesto io a vostro figlio di portarmi al vostro cospetto, giacché vi è qualcosa di cui debbo parlarvi.
– Parla dunque – concesse il Re, senza concedere alcun barlume di interesse – se devi.
– Il mio nome è Katla – si presentò – ed ho l'ardire di proporvi un accordo.
– E cosa mai potrebbe offrire una straniera di terre lontane che nulla possiede ad un Re?
Perché sì, Thranduil poteva vedere come quella piccola donna tanto esotica apparisse fuori posto, nonostante vestisse gli abiti della Terra di Mezzo e sembrasse sapere come muoversi su di essa. Erano la sua saggezza elfica e gli innumerevoli anni passati a calcare il mondo, un'Era dopo l'altra, a dargli quella certezza.
– Posso darvi ciò che più bramate del tesoro di Thror, Re sotto la Montagna – suscitando l'interesse del Sindar – ..le gemme di luce stellare che vi furono negate in passato. Sappiamo entrambi che sono ancora là, custodite gelosamente dal drago.
E Thranduil, che eppure possedeva un cospicuo tesoro, avvertì subito il suo interesse risvegliarsi, giacché quanto da ella detto era vero e quelle gemme bianche erano qualcosa che la sua anima bramava da un tempo considerevole. Nonostante questo, non lasciò che tale pensiero sviasse il suo acume di creatura millenaria né mancò di sondare con rinnovata insistenza la figlia degli Uomini.
– E tu saresti davvero disposta a tradire i tuoi compagni e l'erede di Durin per guadagnarti il mio favore? – le domandò, restando impassibile mentre si muoveva, iniziando a discendere verso lei e suo figlio – Dimmi, giovane donna, come potrei fidarmi della parola di una traditrice?
– Io non sono una traditrice! – esclamò d'impulso lei, in uno scatto che le fece guadagnare la pronta reazione del principe.
Legolas estrasse rapido e silenzioso una delle sue lame e gliela puntò alla gola, ma lei dopo un primo istante ed un'occhiata in tralice all'elfo biondo al suo fianco tornò a puntare quei suoi occhi grigi sul Re, ed in essi egli colse ardore e fermezza, in una misura che non si sarebbe aspettato, non in quelle circostanze.
– Io intendo salvare Thorin – ribadì ancora lei serrando i pugni lungo i fianchi e tornando a parlare ad un tono meno alto di prima, ignorando Legolas e la lama che le sfiorava la pelle – ..lo salverò, finanche da sé stesso. È questo il mio unico obiettivo e, se per farlo dovrò sottrargli qualche piccola pietra preziosa, non esiterò nemmeno per un secondo!
Il Signore del Reame Boscoso si fermò proprio di fronte a lei e poté vedere purezza e verità in quel suo sguardo caparbio e luminoso, due doti che riconobbe e apprezzò, abbastanza da decidersi a concedere a quella straniera la sua attenzione.
– Dimentichi che vi è ancora un drago a vegliare su quel tesoro – le fece notare, squadrandola dall'alto in basso – ..e che non vi lascerò andare sulla base della parola di una giovane straniera che non ha alcun diritto su di esso. Come vedi – e prese a girarle attorno con passo candenzato – non avete alcuna possibilità di uscire dalla vostra incresciosa situazione, se Thorin Scudodiquercia non accetterà la mia offerta.
– Scommettiamo?
Questa volta Thranduil non riuscì a non guardare la giovane con un velo di stupore a deturpare i suoi lineamenti, cosa che lo indusse a riprendere a muoversi con andatura placida ed aggraziata al contempo, tornando a porsi di fronte ad ella in tutta la sua austerità.
– Tale sfrontatezza non è ammessa al mio cospetto – la ammonì, osservandola ancora e determinando una volta di più come apparisse una semplice piccola figlia degli Uomini, al suo attento esame – tuttavia, privarti della vita mi porterebbe più svantaggi che benefici... ma non abusare oltre della mia benevolenza.
– Mio Signore – corresse il tiro lei, con un lieve cenno del capo verso il basso in segno di referenza, un gesto che riportò Thranduil ad un umore più accomodante – vi propongo una scommessa: accetterete l'accordo che sono qui a proporvi, nel caso la mia Compagnia riesca a lasciare la vostra gentile ospitalità.
– E cosa ne verrebbe a me, se accettassi tale scommessa?
– Be' – esordì lei, facendo spallucce – non avreste motivo di tirarvi indietro, giacché so che non siete un codardo e che non avete imposto al vostro popolo di estraniarsi dagli accadimenti del mondo per capriccio, ma perché avete a cuore la vita di ogni elfo del Reame Boscoso. E poi – aggiunse, abbozzando un tenue mezzo sorrisetto – non vi annoiate nemmeno un poco? Potrebbe essere divertente, non trovate?
Quella sottile provocazione infarcita di lodi attecchì suo malgrado nell'animo del Re degli Elfi Silvani e, pur essendo consapevole di questo, egli dopo un istante di silenzio infine cedette ad essa, proprio a causa di quella noia che ella aveva tanto astutamente riportato alla sua attenzione. Il tempo delle grandi guerre era finito e, per quanto amministrare un regno non fosse cosa da poco, per un Signore come lui la vita al sicuro fra le sale del suo reame era effettivamente priva di particolari stimoli.
– Potrebbe esserlo – confermò seppur enigmaticamente a quella ragazza, senza mutare il proprio contegno o portamento, prima di riprendere a camminare per la sala e fare un cenno a suo figlio.
Legolas rinfoderò la spada elfica, pur facendosi sfuggire una nota contrariata nella piega delle sopracciglia, ma suo padre non gli fece caso e tornò a rivolgersi a Katla.
– Dunque, cosa sei venuta a propormi, figlia degli Uomini?
– Le gemme in cambio del vostro supporto presso le porte del Regno di Erebor, quando giungerete con le vostre armate a rivendicare ciò che vi appartiene dopo che il drago sarà morto.
– Tu dai per scontato che riuscirete a prevalere su Smaug – le fece notare, non senza una nota di sfiducia.
– I tempi stanno cambiando. – insistette lei, senza distogliere lo sguardo dal suo – La profezia si avvererà ed il lago sarà dato alle fiamme.
– Conosco quella profezia – ribadì Thranduil – giacché è stato il mio popolo a formularla.
La ragazza finalmente parve sorprendersi, ma il Re degli elfi del Reame Boscoso non indugiò su quella piccola vittoria e fece un passo avanti, chinandosi per meglio osservarla dritto in quei suoi occhi carichi di emozioni contrastanti.
– Ma essa non è altro che questo: una profezia. Non è dato sapere a nessuno su questa terra quando essa si compirà e dubito – concluse, tornando a drizzare la schiena – che ciò avverrà a breve.
– Mio Signore.. – insistette lei, ma venne interrotta da Legolas.
Il principe del Reame Boscoso si frappose fra loro, rivolto verso la ragazza, e Thranduil non ebbe bisogno di vederlo per indovinare l'espressione dura che gli era comparsa sul volto elfico.
– Sai molte cose – esordì, distaccato e al contempo intransigente – troppe. Chi sei?
Thranduil a quel punto, cogliendo quanto il proprio figlio fosse prossimo a perdere la pazienza, si accostò a lui, ponendo una mano sulla sua spalla. Legolas ebbe appena un leggero cenno del capo in reazione, eppure bastò quel singolo gesto perché entrambi fronteggiassero la prigioniera con identiche espressioni di placida austerità.
Katla parve non riuscire a sostenere altrettanto bene la pressione che il Re sapeva starle riversando addosso e fessurizzò lo sguardo, seguitando a studiarla mentre quella infine annuiva con un cenno del capo.
– Sono amica di Gandalf, il Grigio – iniziò, pacatamente – e, pur provenendo da molto lontano, so molte cose di queste terre e dei popoli che le abitano, compreso il vostro, Thranduil, figlio di Oropher. Sono anche amica di Elrohir ed Elladan, figli di Elrond, della Valle di Imladris – e nel dirlo posò lo sguardo sul principe – ed è grazie a loro se sono qui davanti a voi, oggi. Non siamo nemici, io e voi, stiamo dalla stessa parte – insistette ed a quel punto i suoi occhi, luminosi e vividi, incontrarono quelli del Re – e per quanto possiate illudervi di potervene restare rintanati qui, al sicuro nel vostro isolamento, sapete anche voi che il male presto tornerà a minacciare i popoli liberi della Terra di Mezzo.
Furono quelle ultime parole a far irrigidire il Re del Reame Boscoso, giacché racchiudevano una grande verità: egli sapeva, sin dai tempo dell'assedio di Barad-dûr, che Sauron sarebbe un giorno tornato.
– Non è più tempo per nascondersi, – continuò lei con una nota più impetuosa, tipica di quello che doveva essere il suo temperamento – ma per rinsaldare alleanze ed antichi legami, in vista dei tempi bui che verranno. Perché tutti saremo costretti a combattere, che lo vogliamo o meno.
E Thranduil, attraverso quei suoi occhi, lesse nel cuore di lei, e per la prima volta credette ad una creatura che in altre circostanze avrebbe considerato inferiore... e riprovò lo stesso timore di un tempo per un orrore che il resto del mondo aveva ormai dimenticato. Fece un passo indietro, lasciando scivolare la mano che sino a quel momento aveva tenuto posata sulla spalla del figlio, attirando per questo anche la sua attenzione.
– Parole di un certo peso, per una creatura tanto giovane ed inesperta – commentò senza alcuna inflessione particolare a tradirlo. Si voltò, dandole le spalle mentre tornava ad avvicinarsi alla scalinata che conduceva al suo trono – Legolas aveva ragione: vi è più di quanto l'occhio colga in te, Katla, amica di Elfi e Stregoni. E Nani – ed il tono con cui lo disse tradì una nota di biasimo che ella colse, giacché egli la sentì trattenere il fiato.
– Mio Signore.. – stavolta la sua voce gli suonò incerta e velata di una supplica malcelata, ma il Re degli Elfi non si smosse, prendendo a salire i gradini con lo stesso passo cadenzato e regale con cui li aveva scesi.
– Prenderò in considerazione la tua offerta, ma nulla di quanto ti auspichi avverrà, giacché non vi sono possibilità che tu o chiunque altro dei tuoi compagni lasciate le vostre celle se non per mia volontà – quindi fece soltanto un cenno al figlio, prima di prendere posto sul suo trono.
Legolas lo colse e senza ulteriori indugi tornò ad accostarsi alla ragazza, afferrandola per un braccio.
– ..no... no! Vi prego.. – cercò di divincolarsi lei, senza successo, giacché la presa del principe si rinsaldò, facendola sussultare, e persino a Thranduil parve chiaro come lo sforzo dovesse averle causato dolore alla spalla destra; ma poi incrociò il suo sguardo ancora una volta ed esso scavò in lui almeno quanto egli scavò dentro il suo animo tormentato – Scommetto la mia vita!
Legolas indugiò un solo istante e suo padre, dall'alto della sua posizione, gli comunicò con una sola fugace occhiata di aspettare il tempo necessario per farla concludere.
– La mia vita, in cambio della vostra parola e di Orcrist, che raggiungeremo la Montagna Solitaria e avremo ragione del drago!
– La Fendiorchi è un cimelio inestimabile per il mio popolo.
– Lo so, – gli rispose lei, con quell'aria sofferente – ma è necessario che scenda ancora una volta in battaglia contro gli Orchi del Nord. La mia vita – ripeté – per quanto poco valore essa possa avere ai vostri occhi, ed i miei servigi, in cambio della spada e della vostra parola, Re Thranduil.
Il Sindar lasciò intercorrere soltanto un secondo di riflessione prima di darle la sua risposta, e quando lo fece, fu per un presagio impalpabile ed un'alta sicurezza di sé che le concesse quella che, ai suoi occhi, era soltanto una vana e fugace gentilezza. Perché sì, era vero, quella situazione iniziava ad incuriosirlo, pur convinto che avrebbe condotto a un nulla di fatto, ma ancor di più lo incuriosiva il mistero che avvolgeva quella piccola forestiera.
– Accetto la tua scommessa, Katla. Prova pure a fuggire, se credi, ma non illuderti. E se anche uno solo della vostra Compagnia dovesse rimanere indietro, tu avrai perso ed io esigerò il pagamento del tuo debito.
Quindi fece cenno a suo figlio di procedere e Katla venne condotta di nuovo in cella, mentre Thranduil restava nuovamente solo nelle sue sale. Dopo quel colloquio inaspettato aveva molto su cui riflettere.


Kat procedette in silenzio lungo i corridoi ed i camminamenti sopraelevati del Reame Boscoso, condotta da Legolas verso la sua prigione, ma ad un certo punto non poté più ignorare quella fastidiosa barriera che il  principe sembrava aver eretto contro di lei.
– Ciò che ho detto è la verità – esordì a bassa voce, cupa, come poche altre volte lo era stata.
Sapeva che egli l'avrebbe sentita ugualmente e così fu, seppure non vi furono cambiamenti d'andatura o nella stretta con cui la teneva saldamente per un braccio.
– So che non ti fidi di me, ma..
– No, non mi fido – le confermò finalmente Legolas, freddo e impersonale come lo era stato suo padre prima di lui – perché c'è qualcos'altro che nascondi.
Katla trattenne il fiato, chiedendosi come facesse l'elfo ad averlo capito, poi rammentò a sé stessa che era soltanto una ragazza di un altro mondo e che non era mai stata brava a fingere, così non ci provò nemmeno. Si fermò ed ignorando la pressione della lama che le premeva sulla schiena, fastidiosamente tagliente, incrociò lo sguardo azzurro del principe del Reame Boscoso ancora una volta.
– È vero – confermò, senza più alcun indugio – c'è dell'altro, ma è qualcosa che riguarda me soltanto e che non posso rivelare.. non mi crederebbe nessuno.
Abbassò per riflesso lo sguardo, rattristata.
– Come puoi saperlo?
– Lo so – gli rispose senza indugio lei, tornando a sollevare il capo e serrando le labbra in una smorfia – e anche se adesso non puoi fidarti, un giorno spero che arriverai a farlo perché, come ho detto a tuo padre, noi combattiamo dalla stessa parte e, quando tutto questo sarà finito, spero potremo salutarci da amici.
Fu sincera e questo parve comprenderlo anche Legolas, perché le concesse uno sguardo prolungato prima di infrangere la loro immobilità e spingerla nuovamente avanti. Sapeva che le sue parole dovevano esser risuonate come una mera ed ingenua fantasia, ma ella sperava anche che avessero attecchito almeno un poco nell'animo di lui, giacché aveva imparato che gli elfi erano d'indole buona e gentile, per quanto induriti fossero dalle avversità e dall'orgoglio della loro stirpe.
Quando infine giunsero a destinazione e la porta della sua cella tornò a chiudersi dietro di lei, Kat si voltò e l'elfo ricambiò un'ultima volta il suo sguardo, prima d'essere infine lasciata alla sua prigionia.
Una volta rimasta sola, Kat si lasciò ricadere a terra, cedendo alla tensione ed alla spossatezza che quell'incontro le aveva causato, così come a svuotarla di ogni cosa era stata la decisione che aveva preso d'impulso, sotto suggerimento di un'intuizione. Sin da quel momento il piano che l'avrebbe condotta alla salvezza dei figli di Durin aveva pian piano preso forma nella sua mente e stava sviluppandosi persino adesso, fra quelle mura di pietra scavata, sola eppure circondata dai suoi amici e compagni di viaggio.
Si chiese distrattamente se Bilbo fosse in salvo, se fosse riuscito ad entrare e poi, con un brivido, se avesse involontariamente assistito al suo colloquio col re, ma un attimo dopo si impose la calma. Era necessario che nessuno sapesse del suo piano, né dell'accordo che aveva osato proporre a Thranduil, perché esso agli occhi di chiunque altro sarebbe parso senza ombra di dubbio come un tradimento a Thorin ed alla sua volontà... ed in un certo senso era così, ma come aveva detto anche al Re del Reame Boscoso, Kat era disposta a qualunque gesto per salvarli, finanche a sporcarsi le mani. Non era più tempo degli indugi.
La ruota aveva ormai preso a girare e lei non poteva più restarsene ferma a guardare.
– Kat.. – la voce di Fili dall'altra parte della parete la richiamò al presente e lei tornò a volgere lo sguardo all'esterno della propria prigione.
– Sì?
– Che ti è successo? Stai bene? Dove ti hanno portata?
Quella valanga di domande una di seguito all'altra l'assalì e seppur il tono del nano biondo era contenuto e sommesso, in esso ella riuscì a coglierne l'ansia e la preoccupazione. Abbozzò un sorriso, ricacciando in fondo all'animo il senso di colpa che strisciante stava minacciando di venire a galla, giacché tutto ciò che aveva fatto e avrebbe fatto da quel momento in avanti, era anche per lui e suo fratello.
– Katla? – la incalzò ancora Fili, un poco più forte di prima.
– Sto bene – replicò allora, cercando di frenarlo, con voce pacata – ...è successo qualcosa durante la mia assenza?
– Niente.. a parte Kili che s'è messo a fraternizzare col nemico – le rispose Fili, riscuotendo il suo interesse.
– Come? – domandò subito, spalancando gli occhi – ..e chi?
– Un'elfa silvana – borbottò scontrosamente – ..è sempre stato affascinato dal popolo degli Elfi, benché sapesse dei trascorsi fra loro e la nostra gente.
Kat dopo un paio di secondi di silenzio si alzò in piedi, accostandosi alle sbarre in ferro e facendovi passare un braccio, protendendo la propria mano destra verso la cella attigua. Non disse nulla, attese e basta, e di lì a poco, seppur con un po' di titubanza, avvertì la mano dell'altro nano arrivare a stringere la sua in una presa che andò pian piano rafforzandosi.
Sorrise.
– Vedì? – domandò, retoricamente – Non è difficile: basta tendere una mano e vedrai che, prima di quanto immagini, il gesto verrà ricambiato. Basta davvero poco per mutare il corso degli eventi e trovare la luce ove non si pensava potesse esservene.
Avvertì la mano altrui allentarsi e lei per contro la strinse con più forza, rifiutandosi di lasciarla andare, cercando di trasmettere attraverso quel contatto la sicurezza e la gentilezza necessarie a vincere le naturali riserve del nano. Poco dopo egli tornò a ricambiare con la stessa energia quel gesto, prima di ritrarsi.
– Per quanto diversa sia la lunghezza delle nostre vite, a volte riesci a pronunciare parole degne del più anziano e saggio dei figli di Durin – commentò Fili dal suo lato, con un sospiro – ma temo che non vi sarà alcuna mano protesa fra Elfi e Nani, non in quest'Era. Perché un nano non dimentica facilmente un torto.
Katla si appoggiò alle sbarre con il busto ed il capo, sospirando di sconsolatezza.
– Lo so.. – mormorò, non riuscendo a mascherare la propria delusione – ..eppure giungerà anche quel tempo, Fili. Dov'è Kili?
– Sta dormendo nel suo angolino. È da quando l'ho affrontato che vi si è rintanato e, conoscendolo, farà l'offeso ancora per un po'.
Suo malgrado, Katla scosse il capo, abbozzando un sorriso fra sé e sé.
– Non trattare male il tuo fratellino – lo redarguì – Non ha fatto niente di male e la sua lealtà resta a vostro zio ed alla nostra impresa, nonostante tutto... e tu lo sai bene, lo conosci meglio di chiunque altro.
Una breve pausa e poi, finalmente, l'assenso che sperava.
– Hai ragione... è che mi preoccupo.
– Come ogni degno fratello maggiore.
Ed indovinò come, finalmente, anche sul volto di Fili dovesse essere comparso un sorriso, pur non potendo vederlo. Ne ebbe conferma appena udì la voce dell'altro nano oltre la parete.
– Ed in quanto fratello maggiore, comprenderai allora anche la mia preoccupazione per la mia sorellina, giusto? – le domandò a tradimento – Non mi hai ancora risposto: dove ti hanno portata?
La giovane serrò nuovamente la presa sul ferro battuto delle sbarre della sua porta, mentre una sensazione agrodolce le colmava il petto. Le piaceva sentirsi appellare a quel modo dai due nani, sin troppo forse, e scelse di non mentire loro. Non del tutto.
– Sono stata al cospetto di Re Thranduil... ho cercato di averne ragione a parole.
– Davvero? E com'è andata?
– Be'.. sono qui, no? – ribatté in tono volutamente ironico, mentre si mordeva di rimando il labbro inferiore.
Attese, trattenendo il fiato e tendendo le orecchie, ma non dovette aspettare a lungo.
– Vero – commentò infatti il discendente di Durin, riconoscendo la logicità della sua osservazione.
A quel punto Kat si scostò dalla porta della sua prigione, provando nuovamente un opprimente senso di colpa serrarle la base della gola. Avrebbe preferito patire una qualunque altra sofferenza se ciò avesse condotto alla salvezza che bramava per i nani che le erano divenuti tanto cari, ma ci aveva pensato e ripensato e non aveva trovato altra soluzione. 
Per questo non aveva altra scelta: da quel momento sarebbe stata sola nella sua battaglia.


continua...




~ LEGENDA ~

Grassetto = titoli.
Corsivo = evocativo (flashback, canzoni, citazioni, parole in altra lingua o toni dal timbro particolare).
MAIUSCOLO = toni alti.
[1, 2, 3..] = si tratta di annotazioni e/o traduzioni che aiutano il lettore a comprendere al meglio il testo. Basta sostarvi sopra con il mouse perché compaia la nota cui fanno riferimento.
[*] = facendovi click con il mouse aprono il link al video cui il testo fa riferimento (musiche, canzoni, ecc).

   
 
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