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Autore: FrancyF    14/11/2020    1 recensioni
Zac Efron sta passando un periodo complicato e vuole solo prendersi del tempo per stare da solo con sè stesso. Vanessa Hudgens, invece, vuole solo stare vicino al suo fidanzato, e sperare che la felicità tanto conquistata a fatica non la lasci mai. Ma il destino ha altri piani per loro, e presto i fili rossi dei due giovani finiranno nuovamente per ingarbugliarsi e li legheranno come mai prima d’ora.
Secondo la tradizione orientale ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Il filo ha inoltre la caratteristica di essere indistruttibile: le due persone sono destinate, prima o poi, a incontrarsi e a sposarsi.
“Fate is pulling you miles away and out of reach from me. But you're here in my heart, so who can stop me if I decide that you're my destiny?” - “Rewrite the stars” The Greatest Showman
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Vanessa Hudgens, Zac Efron
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao! Grazie a chi ha letto il primo capitolo... questo è il secondo! Ci vediamo sabato con il terzo capitolo. 
- Fran

“Well, I won't give up on us
Even if the skies get rough
I'm giving you all my love
I'm still looking up”
- “I Won’t Give Up”  Jason Mraz

Maui, Hawaii - Agosto 2010
Zac premette il pulsante della sua micro macchina digitale e impresse per sempre quel momento: la sua ragazza che correva e rideva nella risacca dell’oceano Pacifico. Vanessa indossava semplicemente un bikini rosso con una canottiera nera e un paio di occhiali da sole, ma a lui pareva sempre perfetta e senza neanche sforzarsi. Aveva sempre avuto una passione per le foto e lei era il suo soggetto preferito da ritrarre.
-Hai finito Zac?- lei gli sorrise, felice, e il cuore del ragazzo fece un tuffo all’indietro. Si sistemò il capello di paglia sulla testa e gli occhiali da sole e le porse la macchina fotografica.
-Me ne avrai fatte cinquecento…-.
Il ragazzo fece una smorfia e sorrise.
-E’ solo che … lo sai… voglio ricordare ogni cosa dei nostri viaggi-.
Non l’aveva detto con l’intento di sedurla, ma Vanessa arrossì e si sentì in dovere di baciarlo. Aveva il migliore ragazzo del mondo accanto a sè. 
Zac la fissò e chiuse gli occhi, baciandole la fronte, mettendole le mani nei lunghi capelli scuri. L’amava più di se stesso. Lei era il suo mondo e non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via. Lei era la cosa più preziosa e delicata che possedeva e che avrebbe mai posseduto, non i soldi ne la fama. Ma lei. Le era eternamente grato perché lei gli permetteva di amarla da cinque anni. E niente lo rendeva più felice. 
-Ti amo- sussurrò la brunetta levando il capello dalla testa del fidanzato e scompigliandogli i capelli. 
-Ti amo anch’io-  Zac rise di gusto e la baciò nuovamente. Era così grato per quella vacanza. Solo lui e Vanessa e nessun’altro. Era stato un anno impegnativo ed entrambi avevano davvero bisogno di quella pausa estiva. 
-Lo sai vero che ci stanno fotografando da almeno dieci minuti?-  Vanessa inforcò gli occhiali da sole e squadrò l’orizzonte, in cerca dei paparazzi. Un uomo, vestito in incognito da innocuo bagnate,era in precario equilibrio su un peschereccio e brandiva una gigantesca macchina fotografica.
-Già…-.
Zac sospirò: veramente non se ne era accorto. Era troppo preso da lei, ma le accarezzò una guancia per rassicurarla. Odiavano entrambi i paparazzi e la loro mania di invadere la loro privacy. Ma ormai ci convivevano da cinque anni e si erano quasi abituati a vedere i loro volti nelle principali riviste scandalistiche mondiali. Anche se entrambi mantenevano sempre un basso profilo a riguardo della loro vita sentimentale con i media, nelle interviste e durante i red carpet. 
-Ti dà fastidio… vuoi che andiamo in quel chiosco sulla spiaggia a prendere due cose per cena?- chiese, premuroso.
La piccola mano di Vanessa strinse la sua e la baciò.
-Torniamo in camera Zac… voglio stare da sola con il mio ragazzo prima che parta nuovamente…- c’era una velata ombra scura sul volto della ragazza. I suoi profondi occhi scuri erano limpidi per Zac e la tradirono: sapeva che lei odiava quando vivevano da separati, ma con le loro carriere agli inizi e una fitta agenda da riempire, non potevano fare altrimenti. Per questo quei giorni estivi assieme a lei erano momenti preziosi da assaporare. 
-Zac?- lo riprese lei.
-Che c’è?-
-Hai sentito quello che ho appena detto?-
-No- si scusò lui –ero… ero…-
Per un attimo temette di averla ferita: ultimamente Vanessa gli faceva notare più spesso le sue mancanze e Zac se ne dispiaceva. Sapeva che non lo faceva con cattiverie, stavano crescendo e lei voleva di più: stabilità, ma lui era così immerso nella frenesia della vita da non accorgersene. Lei però scoppiò a ridere e il ragazzo potè tirare un sospiro di sollievo: la vacanza stava avendo i suoi effetti positivi per entrambi. Erano decisamente più rilassati.
-Scusa piccola- le baciò la testa –stavo solo pensando a quando sono fortunato ad averti e… e a quanto siano stati meravigliosi questi giorni, solo tu e io e… beh e i fotografi-. 
Lei gli si avvicinò in modo da potergli sussurrare in un orecchio.
-Zac… che c’è ne importa dei fotografi? Ho detto che credo sia una bella idea quella della cena, ma in camera. Voglio godermi le ultime ore da sola con te-. Gli occhi le brillavano e un sorriso malizioso comparve sul volto della giovane donna. 
-Oh- Zac la strinse a se –beh questa è senza dubbio un’idea migliore Mrs. Hudgens- sogghignò.


Zac si svegliò di soprassalto. Sentiva come un ticchettio dentro la testa. Gli ci vollero circa cinque secondi per rendesi conto che in realtà, il ticchettio, era il bussare impaziente di suo fratello alla porta della sua vecchia stanza.
-Ehi Zac ti vuoi dare una mossa?! Sono già le nove!  Mamma sta facendo i waffles e non voglio perdermene neanche uno! Ti avviso che se non porti il tuo culo giù in cucina entro dieci secondi, saranno tutti andati dritti dritti nel mio stomaco!-.
Il ragazzo corrucciò la fronte e si stirò per bene. Avendo vissuto sempre assieme a Dylan, Zac era ben consapevole del fatto che suo fratello non stesse affatto scherzando: se non si dava una mossa non avrebbe mangiato nemmeno un waffle. Solo allora si accorse che aveva dormito non nel suo letto, ma in una camera da letto vuota. Dalle veneziane alle finestre, che i suoi genitori avevano comperato per facilitare la vendita della casa, entrava un fiotto di luce.  Era sdraiato sulla vecchia moquette della sua vecchia camera da letto, immerso in un sacco a pelo. Ecco perché sentiva un lieve dolore alla schiena.  Si mise supino e fissò le ventole sul soffitto. Era dannatamente assurdo stare nella sua vecchia stanza completamente vuota. Dov’era finito il suo letto king size? Dov’erano finiti i poster dei Lakers appesi alle pareti? Dov’erano tutte le sue foto d’infanzia? Dov’era la vetrina con tutti i suoi premi?
-Tutto questo è assurdo…- borbottò sottovoce, scostandosi dal suo giaciglio e prendendo da terra i suoi vecchi jeans.
La sua mente vagò nel vuoto per una frazione di secondo. Sapeva di averla sognata di nuovo. E sapeva anche la sua mente stava attuando il suo solito meccanismo di difesa: ignorare i frammenti del sogno finchè il suo cervello non gli avrebbe dimenticati, rimossi. L’aveva sognata di nuovo, anche se non ne comprendeva a pieno il perché. A volte la sognava spesso e a volte non la sognava per intere settimane. Gli odiava quei sogni perché erano ricordi così vividi nella sua mente, anche se erano passati già quattro anni da quella vacanza che lui e Vanessa Hudgens avevano fatto alle Hawaii. 
Hawaii, Caraibi, Filippine. Erano quelle le loro mete preferite. Luoghi di evasione dove potevano passare un po’ di tempo assieme; tempo ritagliato tra le riprese di un film e uno spettacolo teatrale. Vecchi ricordi che gli facevano ancora terribilmente male. Perché nonostante la separazione senza drammi, nonostante i due ragazzi fossero anche stati amici per un periodo… ora era tutto finito. Da quando lei stava con Austin le telefonate si erano fatte più rade e le visite sporadiche, fino ad arrivare a cessare del tutto. E Zac capiva perfettamente il perché e non li biasimava affatto.  Perché lui avrebbe fatto lo stesso se fosse stato nei panni di Austin Butler.
Lei, Vanessa... lei era l’essere più speciale che lui avesse mai incontrato e quindi, quando stavano assieme, l’aveva protetta con tutto se stesso. Adesso Austin faceva la stessa cosa: la proteggeva dal resto del mondo, la proteggeva dai media e da eventuali persone che avrebbe potuto ferirla. E Zac sapeva che in quell’elenco di persone c’era anche lui. 
Evidentemente, pensò tra se e sé Zac, infilandosi una vecchia felpa, il fatto di essere tornato a casa aveva riacceso qualche meccanismo malato nella sua mente. Lui e Vanessa avevano passato giorni splendidi in compagnia della famiglia di lui ad Arroyo Grande. Adesso Zac ringraziava il Cielo che la sua vecchia camera fosse vuota: non avrebbe retto alla vista di tutte le sue vecchie foto con Vanessa, foto che sua madre aveva mantenuto appese per anni alle pareti. Inoltre Zac aveva preferito dormire sul pavimento, piuttosto che coricarsi nel suo vecchio letto, letto nel quale lui e Vanessa avevano fatto innumerevoli volte all’amore, prima di essere svegliati dall’odore della colazione o da tutto il baccano che produceva Dylan quando era un ragazzino. 
-ZAC!-.
L’urlo di suo fratello gli perforò quasi i timpani. 
-Sto scendendo!- sbraitò di rimando, prima di gettare un’ultima occhiata piena di vecchi ricordi alla sua stanza. 

Il dolce aroma dei waffles ai mirtilli di sua madre lo guidò fino alla cucina. O meglio, in quella che ormai non era quasi più una cucina. Il tavolo e le sedie erano già stati portati via, così l’intera famiglia Efron si era dovuta sedere al bancone della cucina con degli sgabelli di fortuna.
Zac osservava suo fratello minore annegare il suo dolore e i mille dubbi sul divorzio dei genitori in un pila di waffles e sciroppo d’acero.
Anche lei adorava i waffles ai mirtilli. Zac aveva imparato a farli solo per lei. Si alzava ogni mattina alle cinque e mezzo per preparaglieli, prima che lei iniziasse le prove di qualche film o di qualche spettacolo teatrale.
-Zac…- la voce di suo padre lo riportò indietro. Di nuovo. Zac si grattò la testa e si finse disinvolto. La verità era che anche lui adesso si stava iniziando a pentire di essere tornato in quella casa. Dylan aveva ragione quando affermava che dentro quelle quattro mura c’era una vita intera.
-Dormito bene ragazzi?- era chiaro che sua madre si stava sforzando di mantenere una conversazione, con scarsi risultati però.
-Si- fu tutto quello che riuscì ad ottenere da Zac. Mentre Dylan alzò le spalle e sbuffò: era chiaro che il malumore non era evaporato neppure grazie ai waffles.
-Io e Dylan mangiamo e ci mettiamo in macchina. Il viaggio fino a L.A. dura tre ore e non voglio beccare traffico-.
-Tra due ore arriva il camion dei traslochi e porta via le ultime cose, quindi questa non sarà più casa nostra- bofonchiò suo padre in tutta tranquillità, come se li stesse comunicando la sua marca di cereali preferita.
Dylan fece stridere la sua forchetta contro il piatto come per sottolineare la sua disapprovazione.
-Dyl- lo rimbeccò Zac.
-Che vuoi?-
-Nicholas Dylan Harrison Efron!- Starla gettò al figlio minore uno sguardo severo –finiscila di rispondere così a tuo fratello. Sta solo cercando-
-Di aiutarmi lo so’- borbottò Dylan contrariato. Di certo non gli serviva una predica da sua madre. Non alla veneranda età di ventidue anni perlomeno.
-Posso dimostrare il mio disappunto in qualche modo o sono l’unico della famiglia al quale è rimasto un po’ di sale in zucca?!-.
-Dylan io e tua madre ci abbiamo riflettuto a dovere, credimi. Abbiamo… abbiamo passato almeno un anno a tentare di salvare il nostro matrimonio-
-Più di un anno- si intromise Starla –io e vostro padre avevamo problemi dalla tua laurea Dylan, dal 2013 ma abbiamo… abbiamo temporeggiato-
-Potevate temporeggiare ancora-.
-Dylan- Zac gli mise una mano su una spalla –non puoi costringere qualcun’altro ad amarti-.
-Ah si? Beh tu sei stato innamorato solo una volta fratellone. E non mi sembra che tu e Nessa siate amici adesso-.
Nominare la sua ex era stato un colpo basso: poche volte Zac aveva sentito il nome “Vanessa” uscire dalla bocca di suo fratello dopo la loro rottura e altrettante poche volte aveva visto suo fratello così arrabbiato. 
-Dylan!- Starla lanciò uno sguardo carico di commozione al figlio maggiore. Sapeva che Zac odiava anche solo sentire qualcuno pronunciare il nome della sua ex. 
-Non stiamo parlando di Zac adesso. Prima accetterei questa cosa meglio sarà per tutti. Credi che a tuo padre piaccia mettere in vendita la casa che lui stesso ha costruito?-.
-Ti aspetto fuori Zac- Dylan si alzò dallo sgabello con rabbia, facendolo cadere per terra. Era chiaro che non aveva alcuna intenzione di stare seduto nella sua vecchia casa ad ascoltare le giustificazioni dei genitori.  
-Zac- tentò di scusarsi sua madre.
-No mamma è tutto ok. Dylan è… è arrabbiato e confuso. Lo sai che mi prende di mira in queste situazioni. E poi ha ragione. Io e Vanessa non siamo amici e non ci parliamo da quasi tre anni ormai. Sono l’ultima persona che può avere da ridere sull’argomento divorzio o rottura-.
Aveva pronunciato quel discorso usando un tono di voce mesto: erano parole che si era ripetuto così tante volte nella sua mente che ora gli sembravano vere. Non provava quasi più nulla nel pronunciarle. 
-Cerca di stare vicino a tuo fratello Zachary- lo supplicò suo padre –ho cercato di chiamarlo in queste settimane, ma non vuole rispondere. E a me e tuo madre dispiace avervi trascinati qui. So’ che Ashley vi aveva invitato al suo matrimonio-
-Ashley non sa nulla di voi- ammise Zac. Non aveva rivelato a nessuno, nemmeno alla sua migliore amica, i suoi problemi famigliari. Non l’aveva fatto perché voleva proteggerla, ma anche perché voleva proteggere se stesso. In qualche modo si era illuso che se non ne avesse parlato con nessuno i sui genitori avrebbero cambiato idea. Ma non era successo. E ora doveva trovare il modo di dirlo ad Ashley.

-Ecco, così sei perfetto amore- Vanessa aggiustò la cravatta di Austin e gli poggiò delicatamente una mano sul petto, accennando un lieve sorriso. –Sei sicuro di volere venire?-.
Gli occhi del ragazzo erano privi di luce. Si stavano veramente vestendo per un matrimonio dopo aver sepolto sua madre? Lo trovava profondamente ingiusto, ma sapeva anche che se si fosse rifiutato di andare alla cerimonia, la sua fidanzata si sarebbe arrabbiata non poco.  E poi Austin adorava Ashley, era anche una dei suoi più cari amici. Non se lo sarebbe mai perdonato se non si fosse presentato il giorno del suo matrimonio. 
-Sì, lo sono. Voglio davvero andare a questo matrimonio-.
Vanessa fece una smorfia poco convinta e Austin le accarezzò teneramente una guancia, come per convincerla.
-Ness, va tutto bene. Sono ancora in grado di vedere dei nostri amici. Chiaro?-.
-E’ solo che… che non voglio forzarti. Ti capirei se decidessi di stare a casa-
-Nessa non è chiudendomi in casa a piangere che supererò la casa. Chris e Ash ci hanno fatto impazzire con i preparativi del matrimonio. Devo presentarmi o Chris avrà un crollo nervoso-.
Vanessa sapeva che l suo ragazzo aveva perfettamente ragione. Per quanto entrambi fossero legati ad Ashley e Chris, persino lei doveva ammettere che durante i mesi precedenti i due futuri sposi avevano stressato amici e famigliari con i preparativi del matrimonio. Senza di loro non sarebbero sopravvissuti a quel giorno e nemmeno il dolore per la morte di Lori sarebbe stato una giustificazione plausibile per assentarsi all’evento.
Nessuno dei due parlò granchè durante il viaggio fino alla cappella che Chris e Ashley avevano scelto. Ashley e Chris avevano trovato una cappella molto intima e carina appena fuori le strade trafficate di Los Angeles. Non appena la coppia fece il suo ingresso nella location Vanessa andò a cercare la sua migliore amica. La trovò in sala prove tutta assorta dalla prova finale del vestito.
-Come stai?- la bionda non le diede nemmeno il tempo di entrare nella stanza prima di stringerla in un forte abbraccio. 
Vanessa tentò di rivolgerle un sorriso, sicura che Ashley  avrebbe capito tutto anche con un solo sguardo. 
-Come sta?- Ashley sbirciò lungo il corridoio. Era appartenente deserto, ma la donna era sicura che il suo futuro marito avrebbe senza dubbio mandato qualcuno a spiarla.
-Sta… bene credo-
-Credi?-
-Non lo so’. Sai non è che parli molto- Vanessa giocherellò con una ciocca di capelli tra le dita –non ne vuole parlare e io cerco di rispettare la sua decisione. Insomma, io non saprei come reagirei se mi capitasse una cosa del genere. Cerca di non piangere e di dimostrami che è forte, ma ho paura che crolli. Voglio stargli vicino, lo amo Ash. Lo amo davvero molto e mi sta uccidendo comportandosi in maniera così passiva. Ho anche provato a dirgli di parlare con qualcuno… con un professionista, ma lui dice che vuole solamente prendersi del tempo per stare un po’ solo con i suoi pensieri-..
Ashley fece una smorfia.
-Sai probabilmente Chris direbbe la stessa cosa. Sono uomini Ness, vogliono… vogliono essere lasciati soli con il loro dolore-
-Sì, ma è stupido-
-Esattamente. Ma io non l’ho visto male. Vedrai che gli farà bene questa giornata di festa. E sono contenta che ci siate. Non so’ come avrei fatto senza di voi-.
Vanessa la abbracciò stretta. Neanche lei sapeva come avrebbe fatto senza Ashley.
   
 
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