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Autore: KikiWhiteFly    14/11/2020    1 recensioni
[L\\\'Allieva]
[ L'Allieva | Tributo dedicato ad Alice Allevi e Claudio Conforti ]
"La scena non potrebbe essere più comica, ai limiti dell’assurdo, se solo ad Alice non sfuggisse con un fil di voce una frase che avrebbe segnato il proseguo della sua intera giornata.
«Tu hai del potenziale per farmi così male...».
È una frase volutamente incompleta, come lasciata in sospeso sulla corda di un equilibrista, che lo lascia per l’appunto sul filo del rasoio.
Il rumore metallico dell’anta che sbatte lo riporta alla realtà e Claudio pensa che sanno entrambi dove colpire e sarebbero potenzialmente in grado di scatenarsi delle guerre interiori l’uno contro l'altro – è questo il prezzo da pagare quando ci si dà in pasto alle emozioni?".
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Claudio sospinge istintivamente l’indice sulla sua colonna vertebrale, ben
sapendo che Alice non si sveglierà mai, anzi, al massimo le ha dato un motivo per
ronfare più a lungo, ma d’altro canto sono anche quelli i momenti in cui può
fermarsi a riflettere. Continua a ripetere nella sua mente quali parole potrebbe mai
proferire, in qual modo potrebbe esprimere ciò che prova, quali lemmi potrebbe
mai prendere in prestito dai grandi poeti.
Ma Claudio Conforti non è sicuramente un poeta, dacché ha sempre creduto con
fermezza nella straordinaria capacità comunicativa dei gesti: non è in grado di
scarabocchiare su un foglio spiegazzato i suoi sentimenti e, infine, giunge alla
conclusione che non dovrebbe nemmeno farlo.
La loro storia, d’altronde, è fatta di tante prime e significative volte, di un
percorso costellato da tappe inaspettate e di mirabolanti colpi di scena per quale
motivo il loro matrimonio dovrebbe esimersi dall’essere altrettanto stupefacente?
Alice scuote leggermente il capo, come quando ormai ha imparato a notare è
immersa profondamente nei suoi sogni e lungi da Claudio interromperli prima
della proverbiale sveglia.
Il flusso dei suoi pensieri viene distratto dal fatto che deve essere veramente tardi,
poiché ogni suono dapprima ovattato è oramai scomparso e non ha molto senso
pensare alle promesse che le farà, né alle sorprese che da lì a qualche ora
irromperanno nella camera di Alice.
Tutto quel che ha bisogno di sapere è che lei continuerà a sorridergli, a farlo
andare su tutte le furie e ad essere l’unica in grado di tenergli testa, ricordandogli
a tratti l’allieva che ha conosciuto tanti anni prima e a tratti la donna che ha
davanti nel presente: differente, certamente, eppure con la stessa esplosiva
ingenuità di sempre.
Indissolubilmente
“Have you stopped believing in fairytales and reveries?”.
Claudio non riesce ad accettare che la ragazzina che tiene nervosamente tra le
mani la telecamera, rischiando a più riprese di farla cadere, sia un medico; certo,
è difficile immaginarla in camice quando vede in primo piano le aberranti fantasie
del suo pigiama una visione che lo avrebbe perseguitato per giorni,
indubbiamente.
Ma, ancor più dei gusti opinabili, forse Claudio è attirato dall’ingenuità
disarmante e, a tratti imbarazzante, attraverso la quale quella ragazzina sembra
esaminare la scena e rivolgerglisi con un timido ‘Dottore’, a metà tra l’affranto e
il convenevole, atteggiamenti che non avrebbero avuto alcun effetto di sorta su di
lui.
Tra le tante cose che Claudio detesta, infatti, l’ingenuità si posiziona tra i
primissimi posti nella sua personale classifica: è un atteggiamento che non gli
appartiene, abituato com’è a navigare a vista nella professione e nella vita, cosa
che lo rende particolarmente incline a smontare chiunque sia affetto da tale
morbo.
«Quella telecamera non si stopperà da sola, lo sai, sì?», la bercia con lo sguardo,
sfilandosi i guanti di lattice.
«Ah sì. Certo, Dottore».
Di nuovo, Dottore, stavolta pronunciato col tono bambinesco di chi deve aver
scoperto di aver commesso un gran danno.
Claudio riprende la telecamera la ripresa, spia con la coda dell’occhio, non è
stata affatto interrotta, tanto per la cronaca , lasciandola in uno stato di trance di
fronte al corpo esanime della donna assassinata. Un’ultima occhiata di sufficienza
prima di raccogliere ulteriori prove e riflettere sul fatto che apparentemente
Sacrofano riserva ben più sorprese del previsto.
“You still have time to prove to yourself that life can smile at you”.
Le mattinate del Dottor Conforti sono molto più movimentate da quando il
cellulare squilla e sa già che Calligaris avrà qualcosa da dirgli a proposito della
sua nuova, straordinariamente irritante, eppure incredibilmente appassionata,
allieva in Istituto.
Claudio odia vedere la sua agenda, fisica e figurativa, stravolta dalle improvvisate
o da inaspettati piani B, ha avuto abbastanza sorprese nella sua vita e per evitarne
di ulteriori ha sempre preferito guardarsi in avanti, ignorando qualsiasi cosa
potesse provocargli una reazione di qualunque tipo.
O almeno era così ben prima che Jessica Fletcher in camice visitasse il suo ufficio
ogni singolo giorno, portandogli di volta in volta una prova o, meglio, presunta
tale , una teoria da discutere o un dato, precedentemente elaborato, da analizzare
a fondo.
Teme di doversi procurare un’altra pallina da tennis, dato che l’ha consumata
dall’arrivo di Alice Allevi all’Istituto di Medicina Legale e potrebbe doverla
sostituire con qualcosa di più pesante da lanciare.
Non passa giorno che Alice non gli riveli qualche sorpresa o nasconda pardon,
occulti qualcosa che lo farà andare su tutte le furie, eppure si ostenta a farlo.
Sembra che Alice voglia sfidare la sua pazienza, la sua tenacia e soprattutto i suoi
istinti con quei grandi occhioni che non si decidono a mollare la presa e Claudio
non riesce a capire se lo stia supplicando o sfidando a suon di sguardi.
Attirare Alice a sé è stato quasi naturale, è stato come iniziare a sbrogliare una
matassa che gli si aggrovigliava dentro da tempo e ora, alla luce di ciò che è
accaduto, non riesce a capire cosa si annidi davvero in lui.
Claudio sa solamente che tutte le bottiglie di vino ordinate, religiosamente in
solitaria, al ristorante non colmano l’assenza della sua presenza e inizia anche a
chiedersi quando debba aver cominciato ad avvertire lo strano sentore a cui non
sembra voler dare una definizione.
O forse sa darne una definizione, ma preferisce occultarla con i torpori del
costoso champagne che ha ordinato o infilarla sotto un polveroso tappeto, come
d’altronde ha fatto per gran parte della sua vita.
‘Le emozioni sono pericolose’, si ripete sommessamente, dondolando il bicchiere
tra le dita, ma non sono invisibili, è costretto ad ammettere a sé stesso, senza osar
però proferire quelle parole a voce, nemmeno sottovoce.
“But now close your eyes and fly away with your mind”.
Alice dorme serenamente al suo fianco e Claudio pensa, per la prima volta in
assoluto nella sua vita, di dover vegliare su quella scena in attesa dell’indomani.
Alice si volta in sua direzione, pur sempre con gli occhi socchiusi, accucciandosi
quanto basta per invadere il suo spazio e cercarlo incoscientemente in un
abbraccio.
Claudio tentenna per qualche istante, ma Alice cade letteralmente tra le sue
braccia e quel contatto lo fa sussultare come non era mai accaduto prima.
Mentre si abitua lentamente a quella transizione, si rende anche conto che
qualcosa lo tormenta con insidia e da quell’armata della quale è andato sempre
così fiero subentra ora una fessura, un timido e fioco spiraglio che sembra
abbatterglisi addosso con forza bruta. Alice mugola a occhi chiusi uno strascicato:
‘F-fa freddo’, poche sillabe che lo distolgono dai suoi pensieri e ancor più quando
le sue braccia si sporgono istintivamente in cerca del suo fianco, portando
Claudio a scaldarla con un calore che non credeva di essere in grado di poter
donare.
E quindi restano così, pelle contro pelle, Alice che si rifugia in lui anziché
rifuggirgli e, forse non se ne rende davvero conto, ma quel contatto che sta
stabilendo non è meramente fisico forse sta sfiorando anche la sua anima, forse
gli duole ammetterlo ma anche Claudio Conforti ne possiede una.
Per la prima volta non può prevedere come sarà il suo indomani, quali sentimenti
li sveglieranno e in qual modo reagiranno alle conseguenze delle loro azioni, ma
in quel momento nulla sembra avere molta importanza ed è come se il mondo
fosse racchiuso nello spicchio fiocamente illuminato di quel casolare, tra le
lenzuola che sanno di tenerezze vissute in gran segreto e la consapevolezza che
nulla sarà più come prima.
“Did your dreams turn into fears?”.
«Claudio, c’è un motivo per cui sono nei bassifondi dell’obitorio», lo fulmina
Alice, non lasciandogli neppure il tempo di aprire la porta.
Se Claudio avesse in mano la celeberrima pallina da tennis, ora sarebbe un gran
momento per lanciarla contro una parete a ripetizione e sfogare così la sua ira.
Da quando hanno litigato o meglio, da quando l’ha affrontata, dato che Alice
continua a giocare a nascondino in maniera assai ridicola e inopportuna ,
Claudio sembra incrociarla più di prima e la situazione inizia ad assumere dei
contorni paradossali.
In particolar modo ora che le ha confessato i suoi sentimenti, quei sentimenti che
non riesce proprio a pronunciare, sembra tutto talmente ridicolo che persino
incrociarsi tra le scale lo fa sentire a nudo.
A nudo non esiste espressione che potrebbe descriverlo al meglio , come
svestito delle sue pesanti vestigia, a tal punto che ormai non riesce più a
distinguere se facciano più parte di lui o se le abbia cucite addosso col tempo.
«Mi duole informarti, Allevi, che l’obitorio non risulta essere una tua proprietà
privata», la informa con calma e, tuttavia, un pizzico di sagacia.
«Tanto ho quasi concluso...».
Ad un tratto gli sembra di veder nuovamente l’Alice che aveva conosciuto, con
la testa un po’ china e un po’ imbarazzata, ancor più mentre la osserva
pronunciare quella frase senza riuscire a sfilarsi i guanti di lattice.
Claudio vorrebbe avvicinarsi per aiutarla, ma effettivamente la scena demotivante
che gli si presenta davanti è molto più gradevole da osservare e riflette su quanto i
ruoli sembrino essersi improvvisamente invertiti: ora è lei, chiacchierona
estroversa di natura, a rimbeccarlo con mezze frasi, mentre lui elargisce articolate
spiegazioni.
«Il lavoro è lavoro, Alice», incalza Claudio, osservando oltre il vetro che separa
quasi ironicamente la vita dalla morte. «E in ogni caso non hai nessuna macchina
dietro la quale nasconderti stavolta, quindi va da sé che tu debba scappare. Molto
coerente, se non altro».
La spia con la coda dell’occhio, fingendosi indaffarato, sa già di aver avviato una
bomba ad orologeria con quel commento.
«Io non scappo!», gli inveisce contro e potrebbe giurare di aver sentito un
rimbombo tra le pareti dell’anticamera.
Una risata isterica, marcatamente sarcastica, si leva nell’aria e Alice sta
assumendo diverse colorazioni in viso, mentre si avvia con un pesante faldone
verso l’uscita.
La scena non potrebbe essere più comica, ai limiti dell’assurdo, se solo ad Alice
non sfuggisse con un fil di voce una frase che avrebbe segnato il proseguo della
sua intera giornata.
«Tu hai del potenziale per farmi così male...».
È una frase volutamente incompleta, come lasciata in sospeso sulla corda di un
equilibrista, che lo lascia per l’appunto sul filo del rasoio.
Il rumore metallico dell’anta che sbatte lo riporta alla realtà e Claudio pensa che
sanno entrambi dove colpire e sarebbero potenzialmente in grado di scatenarsi
delle guerre interiori l’uno contro l'altro è questo il prezzo da pagare quando ci
si dà in pasto alle emozioni?
“I don’t want to show the details of my mind”.
Quando Alice sbatte la porta, una scena che in verità avviene piuttosto di
frequente, Claudio può sentire la scia di profumo che ha lasciato dietro di sé e il
calore dell’abbraccio in cui l’ha stretta permea ancora sul suo corpo.
Razionalmente sa che le sue deduzioni non hanno fondamento alcuno, ma si sta
iniziando a chiedere se ciò che prova abbia ben poco a che vedere col raziocinio,
in fondo.
Ammettere a sé stesso che forse, molto probabilmente, far da scudo al suo stesso
scudo interiore anziché farsi breccia tra i suoi sentimenti non porterà a nulla di
buono è impensabile, insostenibile e dannatamente autodistruttivo.
Allora si convince che sia meglio vivere come ha sempre fatto, da solo e senza
appoggio alcuno, d’altronde essere così integerrimo lo ha portato a far carriera, ad
abitare nei quartieri migliori, a non avere bisogno di presentazioni.
Per quale motivo dovrebbe cambiare una vita che non ha fatto altro che
compensarlo?
Alice gli lancia un’occhiata di sufficienza dall’altra parte del corridoio, quanto
basta per far sì che rimetta in discussione tutto ciò di cui si è appena convinto
qualche istante prima e tutto ciò per un maledetto abbraccio, un incontro di ‘mi
manchi’ soffocati nella sua spalla e di sospiri malcelati.
Claudio abbassa lo sguardo, dirigendosi verso i suoi preziosissimi beni materiali,
lasciandosi sfiorare dal pensiero che nulla di tutto ciò colmerà mai il calore che ha
provato abbracciandola.
Ora, alla luce delle parole di Alice, di quelle irraggiungibili paroline che vorrebbe
tanto poter dire, appare più che mai lampante il fatto che è lei, tra i due, ad essere
la persona più audace e coraggiosa.
È lei ad essere disposta a sentire i pettegolezzi di corridoio, ad essere l’argomento
delle conversazioni sottovoce in caffetteria, mentre Claudio a cosa è disposto
davvero?
È molto più facile raggirare l’ostacolo anziché affrontarlo, è molto più semplice
costruirsi delle barriere autoprotettive e schermarsi dalla realtà invece di
concedersi un po’ di tregua ed è decisamente meno rischioso rifiutare di esporsi
in pubblico, in modo così plateale, piuttosto che darla vinta ai suoi sentimenti.
Ogni tanto Claudio si chiede quali fossero stati quei segnali che li avrebbero
portati a scontrarsi, urlarsi contro e baciarsi nel giro di pochi minuti, il tutto sotto
gli occhi dell’intero Istituto. Ogni tanto si domanda come sia possibile che Alice
sia arrivata ad occupare una fetta così importante della sua vita e che, anzi, ne sia
diventata una presenza in grado di imprimere una svolta alle sue giornate, tanto in
positivo quanto in negativo.
Claudio non riesce proprio a superare quel limite, a far sì che il mondo veda
ufficialmente quanto esista tra di loro anche se, in verità, non è un segreto ben
celato, dubita che esistano colleghi che non abbiano sentito i centoventi decibel di
Alice durante le loro litigate –, ma questo significherebbe anche mostrare un’altra
faccia. Un altro volto della proverbiale medaglia, il rovescio della monetina,
l’anima all’interno dell’armatura: Claudio sa bene che non riuscirà mai a dire
tutte queste cose ad Alice a voce e va da sé che sia molto più facile rifiutare le sue
labbra protese verso una zona di conforto e strisciar via da quella scena ben poco
familiare, per poi dannarsi la sera stessa al riguardo, con un bicchiere di vino in
mano e l’anima in tumulto.
“Hiding the strange things in a drawer you can’t find”.
Pronunciare quelle parole tanto desiderate, più e più volte rimaste sulla punta
della lingua, è stato come vedersi aperta una gabbia entro la quale si trovava il
suo cuore. Anche ora che Alice poggia la testa sul suo petto, avvolgendolo con un
braccio in una semicirconferenza che aspira ad essere un abbraccio, Claudio non
riesce a credere di essere rimasto sulla terraferma, fisicamente e figurativamente,
nonché di averle detto per la prima volta ‘ti amo’.
Forse è anche per quel motivo che Alice lo trattiene così fermamente, affinché
ricordi che può contare su di lei e che non è da solo come pensa quando ci si
abitua a contare sulle proprie forze, pensa Claudio, è difficile ammettere di aver
bisogno del supporto degli altri.
Claudio non sarebbe mai stato pronto a lasciarla andare, ragion per cui aveva
scelto di salutarla alla vecchia maniera, così lo avrebbe sempre ritrovato nelle
parole era il suo modo di esser presente pur senza esserlo fisicamente.
Avrebbe anche potuto restituire la famosa scatolina rossa, ma quello era il solo e
unico modo di dimostrarle quanto la amasse le parole non erano certo il suo
forte , anche a costo di non vederlo al suo anulare.
Claudio si era detto pronto per Baltimora, a recidere il filo che li aveva fatti unire
e dividere al tempo stesso, ma la vita continuava a stupirlo esattamente come
qualche anno addietro e la sensazione non poteva essere più paradossale di così.
Quando Alice lo aveva rincorso sino all’aeroporto, trafelata e impacciata come
solo lei era in grado di essere, Claudio aveva provato una stretta fortissima e si
era reso conto che, per la prima volta nella sua vita, doveva fare i conti col fatto
che da alcune cose non si scampa e non si vorrebbe mai scampare, per quanto
irreali e assurde esse sembrino.
E anche ora che la sente respirare sul suo petto inizia a rendersi conto di quanta
strada abbiano fatto e di quante circostanze avrebbero potuto dividerli, invece
hanno sortito l’effetto opposto – e Claudio trova straordinario, forse un po’
irragionevole considerando che si tratta di una funzionalità dell’encefalo, che
tutto ciò sia avvenuto attraverso alcune sillabe.
Sono le stesse che Claudio continua a ripetere sottovoce, come una sorta di
incantesimo, sperando che raggiungano Alice nei suoi sogni.
“All the camellias are blooming for us in the garden of our past”.
«Si può sapere perché non stai toccando nulla? Cos’ho combinato stavolta?»,
inveisce Alice, gesticolando con la forchetta.
«Mangerei comunque se avessi combinato qualcosa, Alice», ribatte lui, con un
tono che tradisce la sua impalpabile sicurezza.
«Sì, sì, certo, come no… Sono io quella che dovrà effettuare la sua prima
autopsia. Anzi, promemoria per la prossima volta: non si fissano autopsie dopo
pranzo».
Alice prende appunti mentalmente e, ammette Claudio tra sé e sé, quella che sta
osservando è una scena quasi tenera, una vispa dolcezza che non abbandona mai
il suo volto, pur dopo tanti anni.
Claudio non riesce ad abbandonare la maschera di finto ammonimento e osserva:
«Se ci sarà una prossima volta...», guadagnandosi un’occhiata piuttosto brusca.
«Ah-Ah. Che senso dell’umorismo, Dottor Conforti. Io lo dico che quando non
mangi sei ancor più acido… oddio, non che normalmente tu sia tanto meglio».
Alice continua a fare una lista, in verità piuttosto fitta per esser stata pensata al
momento, dei tratti più acuti del suo carattere, ma la mente di Claudio non riesce
ad osservare l’immancabile botta e risposta all’ordine del giorno poiché è rivolta
ad altri pensieri. Ripensando alla loro storia, Claudio sa bene di aver fatto i
cosiddetti ‘grandi passi’ in avanti, al punto tale che far pranzo insieme è diventata
parte di una routine che non avrebbe mai pensato di poter desiderare e tornare a
casa la sera, sapendo di potersi abbandonare tra le sue braccia, un sicuro rifugio
nel quale poter abbandonare qualsivoglia maschera.
Eppure, la conosce abbastanza il prezzo da pagare in una relazione stabile,
dopotutto da aver notato che l’espressione di Alice dopo aver letto il biglietto di
Calligaris è stata un tripudio di eccitazione e malinconia condita ad un pizzico di
delusione e Claudio non riesce ad accettare quell’ombra sul suo viso.
Un’ombra che gli tiene ben nascosta, beninteso, ma che aleggia nell’aria al
cospetto delle battute dell’irriducibile nonna o nelle veloci sbirciate al brillante,
che Claudio finge di ignorare, prima o dopo un’autopsia.
Bensì Claudio non circoscriva assolutamente il matrimonio come una tappa
fondamentale, qualcosa a cui non sa dar bene una denominazione sembra
attraversagli la colonna vertebrale sino ad arrivare alla sua mente e la futura
prospettiva di vita non gli è mai parsa tanto nitida.
Claudio abbozza un mezzo sorriso, si è appena reso conto di sapere esattamente
quando le farà l’attesa proposta e non potrebbe esservi occasione più adatta.
«Questo silenzio significa che non mi ritieni pronta?», lo redarguisce Alice, la
quale ha appena concluso un monologo degno di nota.
«No, sei pronta Alice. Sei pronta», sottolinea Claudio, picchiettando le dita sul
tavolo.
E in realtà lo ripete anche a sé stesso, in una sorta di improvvisato dialogo
interiore, ben sapendo che si arrischierebbe a qualsiasi prova per lei.
“’Cause if you love me tonight my heart won’t be a lonely stranger”.
Claudio non riesce proprio a sollevare le palpebre, non quella notte, perché il
mondo gli apparirebbe il lugubre palcoscenico qual è; inoltre, gli occhi sono gonfi
e pesanti ed è un immenso sforzo trascinarsi da una stanza all’altra.
Ne è ben consapevole, lo stato d’animo al quale Alice sta assistendo è in tutto e
per tutto una vera novità e, pur tuttavia, un avvenimento al quale la sta rendendo
partecipe, lasciandosi leccare le ferite che gli sono state inferte.
Il profumo di Alice si spande sui suoi vestiti, sulla sua pelle e forse penetra ben
oltre il visibile, mentre con estrema delicatezza solleva gli orli della camicia e lo
riempie di piccoli baci qua e là, continuando a ripetergli a bassa voce: ‘Io sono
qui’.
Claudio si lascia guidare inaspettatamente dalla forza della sua voce e del suo
calore, cedendo alle effusioni di tenerezza e, anzi, appigliandosi alla soave
leggerezza che solamente il suo tocco può procurargli.
Al suo cospetto Claudio sente di poter dar adito alle fragilità interiori, ai tormenti
che da una vita porta con sé e che ora sembrano ancor più amplificati dalla
presenza di Giacomo, l’unico testimone di un vissuto tenuto ben sottochiave.
È come se Alice avesse accesso ad una serratura non più di sua esclusiva
proprietà e Claudio non saprebbe dire quando ciò sia avvenuto o quando lei abbia
avuto il permesso di accostarsi al suo dolore e le abbia permesso di vedere il volto
dell’uomo meno trasparente, ma sta di fatto che ciò è accaduto ed è stato come
poter respirare per la prima volta.
La mano di Alice si posa con movimenti circolari sul suo petto, come a voler
quietare il suo animo in tempesta; può anche sentire un flebile ‘shh’ pendere dalle
sue labbra e istintivamente Claudio le afferra la mano libera e la porta
delicatamente tra le sue. Anche se in quel momento è soprattutto lui ad aver
bisogno di lei, cerca di farle capire che non dà quella sua dolcezza per scontato e
che l’arte di esserci andrebbe esercitata reciprocamente. Claudio pensa che se
potessero dare un volto al loro legame sarebbe proprio la scena che li vede or ora
protagonisti e che se potesse sposarla in quel momento, ignorando qualsiasi cosa
stia accadendo loro attorno, lo farebbe e desidererebbe solo una vita in grado di
coinvolgerli così ogni notte, attraverso un’intesa solamente loro.
“Let’s make our dreams come true once and for all”.
«Non sono così sicura che il mondo sia pronto a vedere CC sposato...», lo
ammonisce scherzosamente Alice, rivolgendo una particolare occhiataccia al
GPS.
«Eh, Sacrofano, lei risponde solo ai comandi tesoro e cara… mi sa che avrai una
rivale», ribatte Claudio, spingendo sull’acceleratore con l’usuale delicatezza.
Claudio le prende istintivamente la mano, tenendo l’altra ben salda al volante,
dandole un bacio sulle nocche e sfregandole tra le sue dita: quel gesto, così
innocuo eppure tanto intimo, è qualcosa che non avrebbe mai potuto immaginare
di potersi permettere.
Come, d’altro canto, non si sarebbe certamente visto all’altare per giunta, di
fronte ad un prete –, con un piano d’azione a sorpresa pensato nei minimi dettagli
pur di vederla felice.
Ma, in fondo, non è proprio questo l’amore? Una felice ubriacatura che dissipa i
sensi, ma non gli effetti.
«Dovresti fissare molto di più la strada anziché me», tuona Alice, distogliendolo
dai suoi pensieri. «Puoi andare in panico una volta che avrai parcheggiato...».
Alice continua ad ammonirlo con frasi sardoniche e a ripetere quanto non voglia
rischiare nulla con la sua guida distratta, in particolar modo avvolta dal vestito da
sposa di sua nonna, mentre Claudio riflette sul fatto che ci sia un ritmo tra di loro
da rispettare e che lei si aspetti un suo commento maligno, eppure quanto più la
sente chiacchierare senza sosta tanto più la sua espressione si distende
armoniosamente.
«Ecco qui, Sacrofano, breve e indolore, non come quella lunga cerimonia», la
bercia sagacemente Claudio, frenando la macchina.
Ed è in quel momento, osservando Alice che lotta con il riso tra i capelli e un
lembo del vestito incastrato nello sportello, che si rende conto di essere in
procinto di attraversare una casa che sarà per la prima, vera volta loro e che ogni
cosa gli apparirà al plurale d’ora in avanti. Claudio bisbiglia tra sé e sé, ben
accorto a non farsi udire da lei: ‘E va benissimo così’.
_____________________________
Note:
I versi delle canzoni citate sono, nell’ordine: “8/11”, “Just for Fun”, “Love Me
Tonight”, degli The Shalalalas.
L’idea iniziale era quella di omaggiare l’ultimissimo episodio, poi però ho iniziato a
pensare a tutti i paralleli dalla prima alla terza stagione e allora ho deciso di dedicar loro
una serie di piccoli momenti che dovrebbero coprire le tappe fondamentali della loro
storia. Spero che gli episodi ai quali mi riferisco si capiscano, ho voluto lavorare sia di
fantasia che di introspezione.
Inoltre, questa è la prima parte ce ne sarà una seconda dal punto di vista di Alice, in
parallelo con questi spezzoni dal punto di vista di Claudio, che non è stato così facile
da analizzare.
Dato che con questa serie sono letteralmente impazzita (non scrivo fan fiction da più di
tre anni, ecco quanto sono stati importanti per me), mi sembrava giusto dedicar loro un
tributo, pensato come una raccolta di ‘prime volte di Alice e Claudio’, accompagnato dai
versi della band The Shalalalas.
Grazie a tutti voi lettori per esservi soffermati fin qui, a breve la seconda e ultima parte!
   
 
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