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Autore: Ma_AiLing    15/11/2020    3 recensioni
E se la notte del 31 ottobre 1981 Sirius non fosse andato a cercare Peter Minus? Se fosse andato con Hagrid alla volta di Privet Drive per spiegare lo scambio di Custode Segreto a Silente? Da queste domande parte la storia, una what if di 4 capitoli che esplora questa possibilità.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, I Malandrini, Ordine della Fenice, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Seconde possibilità: la strada non presa
 
 
Capitolo 1: L’alternativa
 
«Vorremmo che tu gli facessi da padrino» aveva detto Lily, gli occhi sfiniti ma pieni di felicità. Sirius, in quella stanza del San Mungo, era rimasto senza parole. James gli sorrideva dalla sedia accanto al letto di Lily, in braccio teneva il piccolo Harry.
«E questo è il motivo per cui non hai ancora tenuto in braccio Harry» disse James, l’ombra di un ghigno che avanzava sul volto. «Metti caso che per la sorpresa l’avresti lasciato cadere!»
Ma Sirius non lo ascoltava più, era scoppiato in una risata fragorosa e si era lanciato ad abbracciare Lily, cadendole quasi addosso. «Grazie» le sussurrò, stringendola con delicatezza. Lily lo osservava con un gran sorriso mentre prendeva Harry per permettergli di abbracciare James.
«Non ve ne pentirete» gli disse.
«Lo so» gli rispose James, un sorriso commosso a travolgergli il viso. Poi prese Harry e glielo mise in braccio. Sirius solleticò i pugnetti del bimbo con un dito.
«Chi è il figlioccio più fortunato del mondo?» chiese, ma tutta l’ironia fu resa vana dalla tenerezza che straripava dalla sua espressione beata.
Sirius non capiva come fosse possibile che tenere in braccio un bambino appena nato lo riducesse a tale ammasso di commozione, ma al vedere quel visino così piccolo con un ciuffo di capelli neri -oh, sarà come James!- non poteva fare a meno di emozionarsi. Mentre cullava quel corpicino così indifeso e così sereno tra le sue braccia, Sirius si sentì in pace. E quando con la coda dell’occhio intravide gli sguardi pieni d’affetto che gli stavano rivolgendo James e Lily, i suoi migliori amici, capì che quel momento sarebbe stato ciò a cui avrebbe pensato d’ora in avanti per evocare un Patronus.
 
La casa di Lily e James era distrutta. Si intuiva che aveva avuto due piani, ma il piano superiore non esisteva più, come fosse stato spazzato via da un’esplosione. Non c’erano dubbi che fosse successo qualcosa di terribile, e Sirius si maledì. Ma ciò che lo sconvolse di più fu notare che sul lato dove sapeva esserci la cameretta di Harry, il muro non esisteva più. No, no, no. Non Harry! Non poteva essere vero... Aveva la nausea, eppure non riusciva a togliere gli occhi da quello squarcio nella casa. James, Harry, Lily… Non poteva essere arrivato troppo tardi! E la mente iniziò a valutare ipotesi diverse, come avrebbe dovuto agire per evitare tutto questo. Perché se solo si fosse smaterializzato forse… Ma no, Sirius aveva fatto le cose come andavano fatte, la Smaterializzazione avrebbe lasciato una Traccia Magica che non potevano concedersi, la moto era stata la scelta migliore. E l’assenza di Peter non doveva per forza significare che aveva tradito. Non Peter!
Eppure ti sei precipitato qui, disse una vocina nella sua testa che suonava terribilmente come Malocchio. Si era dato del paranoico, si era detto, scherzando tra sé, che il vecchio Auror l’aveva influenzato troppo con quel suo continuo Vigilanza costante!, ma ora la precauzione della moto era solo un peso sullo stomaco. Se fosse arrivato prima… Cosa? Cosa avrebbe potuto fare contro Voldemort?
Era ancora a cavalcioni della moto quando vide la porta aprirsi. La speranza zampillò il Sirius, forse non era tutto perduto! Non si era accorto di aver trattenuto il respiro fino a quando non intravide l’imponente sagoma di Hagrid stagliarsi sulla soglia, inconfondibile anche nel buio della notte.
«Hagrid» si sentì dire con una voce che non riconosceva.
«Sono… Non sono… Non sono…»
«Morti» ululò Hagrid, scosso dai singhiozzi.
No.
No!
No, no, no!
Sirius si accasciò sul sedile, non poteva essere vero. Non James, non James e Lily, non Harry! Non Ramosetto, non la peste che adorava e che a solo un anno sfrecciava sulla scopa giocattolo come se fosse nato per stare per aria. Non Harry!
Hagrid intanto era avanzato e Sirius aveva notato che aveva qualcosa tra le braccia, di cui Hagrid aveva una cura che cozzava con la sua figura minacciosa. Non qualcosa, Harry.
Sirius sentì il senso di nausea avanzare. Non poteva essere vero, era sicuramente un incubo. Era vittima dei Dissennatori e vedeva la realtà distorta, o era vittima di un Molliccio particolarmente potente e vivido. Non poteva essere vero. Non Harry.
Hagrid si trascinò avanti, le lacrime a goccioloni che scendevano nella barba fitta. La nausea era ormai padrona di Sirius, era certo che di lì a poco avrebbe vomitato. Non poteva essere Harry il corpicino che Hagrid teneva tra le braccia, non lo stesso Harry che Sirius aveva tenuto tra le braccia appena nato, così innocente, così indifeso… Ma avrebbe riconosciuto quella zazzera di capelli neri tra mille. Qualcosa riluceva sul viso, e quando Hagrid fu vicino capì con orrore che era sangue. Ma con sua enorme sorpresa, poté notare un’altra cosa: i singhiozzi fragorosi di Hagrid coprivano il piagnucolio del bambino. Harry piangeva. Harry respirava. Harry era vivo.
Lo osservò con attenzione per assicurarsi di non essersi immaginato tutto, ma sì, Harry si muoveva!
«Hagrid» disse con un urgenza. «Hagrid, Harry! Harry è vivo!». Era vivo. Vivo, vivo!
Hagrid tirò su con il naso. «O sì, piccolino, era nella culla che piangeva disperato, e Lily…» ma non terminò mai la frase, scoppiando a piangere di nuovo.
Sirius cercò di non pensare alle sue parole. James e Lily erano lì a pochi metri, ma Sirius non osava avanzare. Non James e Lily, i corpi di James e Lily. Si sentì un codardo, ma non riusciva a muoversi. Non voleva vederli morti, perché avrebbe reso la loro morte definitiva, e finché non li vedeva poteva illudersi che forse… forse…
«Posso?» chiese a Hagrid indicando Harry.
Hagrid sembrò riscuotersi. «No, no, devo portarlo dai suoi zii» disse con nuova risolutezza.
«Ma io sono il suo padrino» disse Sirius leggermente confuso. «Hagrid…»
«Ordini di Silente, ragazzo» disse deciso, tirando su col naso. «Mi aspetta a Little Whinging con il piccolo».
«Little Whinging?» chiese Sirius sorpreso. «Ma James e Lily l’hanno affidato a me. Sono il suo padrino, Hagrid! E i suoi zii chi sarebbero? La sorella di Lily e suo marito?»
«Esattamente» rispose Hagrid. «Crescerà con i suoi parenti Babbani, volere di Silente»
«Chi se ne frega di Silente! Andiamo, Hagrid! Petunia odia Lily! Odia la magia, l’ha sempre odiata, credi sarà diverso con Harry?»
«Sono gli ordini di Silente, Sirius» ripeté Hagrid, e Sirius si sentì oltraggiato. Che diritto aveva Silente di interferire con la volontà di James e Lily?
«Non mi importa cosa vuole Silente» diise arrabbiato. «Sono il suo padrino!». Contro i suoi stessi intenti, la sua replica sembrava tanto una preghiera. «Me ne prenderò cura io, Hagrid, era ciò che desideravano James e Lily…»
Ma poi Sirius capì cosa implicava l’ordine di Silente. Era un ragionamento da pazzi, ma Silente non era mai stato un mago normale. Silente sapeva che Sirius era il padrino di Harry, sapeva che James e Lily avrebbero voluto che loro figlio venisse affidato a lui. E non aveva senso che Silente lo reputasse un pericolo, ma al tempo stesso lo aveva, perché per Silente Sirius era stato anche il Custode Segreto dell’Incanto Fidelius su casa Potter. E allora aveva senso che Silente volesse Harry dalla sorella di Lily. Sirius conosceva Silente e sapeva che aveva fatto due più due: se Lily e James erano morti era solo e unicamente perché il loro Custode Segreto li aveva traditi. Silente credeva che lui fosse la spia.
Devo trovare Peter.
Doveva trovare Minus e fargliela pagare, perché ormai era ovvio che la spia non fosse Remus. Non era mai stato Remus. O, come aveva giocato bene le sue carte, il piccolo Codaliscia! Sirius iniziava a vedere chiaramente tutti gli inganni. L’avrebbe trovato e l’avrebbe ucciso.
 
«Ehi, Hagrid». Il Guardiacaccia stava finendo di pulire il viso di Harry dal sangue. «Come te la cavi con le moto?»
«Come?» gli chiese.
«Prendi la mia moto» disse scendendo, un po’ traballante, ancora scosso dalle ultime novità e dai suoi stessi ragionamenti. «Per portare Harry da sua zia. È sconsigliato smaterializzarsi con i bambini, e la moto non lascia traccia magica» spiegò. «E se anche ci fossero Mangiamorte in agguato, sfido io a raggiungerti con questa» aggiunse con uno slancio d’orgoglio. Quella moto e le migliorie che avevano aggiunto lui e James erano sempre state motivo d’orgoglio. Meglio delle scope, diceva sempre a James, il che li portava a discussioni infinite, con buona pace degli altri due Malandrini che si erano adeguati a doverli ascoltare mentre decantavano i loro mezzi di locomozione preferiti.
«Sei sicuro?» gli chiese Hagrid perplesso.
«A me non servirà più» rispose Sirius cupo. No, gli bastava smaterializzarsi seguendo le tracce di Peter. La moto era solo ingombrante.
«Be’, è gentile da parte tua. Te la riporterò, ovviamente»
Sirius scosse le spalle noncurante. In testa aveva solo un pensiero: avrebbe ucciso Peter. E poi… Poi qualcosa sarebbe successo. Ma il traditore doveva morire.
«Posso abbracciarlo? Un’ultima volta?» Un’ultima volta prima di diventare un assassino. La voce gli tremò più di quanto si aspettasse.
«Su, su, non è certo l’ultima volta che lo vedi, il piccoletto» disse Hagrid. Ma alle braccia tese di Sirius farfugliò qualcosa con imbarazzo. «Eh… no» disse senza guardarlo negli occhi. «Non posso lasciarlo in mano a nessuno, anche se sei il suo padrino. Nessuno, ordini di…»
«Silente» sbuffò laconico Sirius. Il Preside lo riteneva già colpevole. Un moto di stizza lo prese nei confronti del vecchio: possibile che non si fidasse di lui? Dopo tutto quello che aveva dimostrato, dopo che aveva combattuto per l’Ordine, dopo che aveva rinunciato alla sua famiglia, a suo fratello, per i valori in cui credeva… Possibile che lo credesse il traditore?
Salutò Hagrid senza più cercare di avvicinarsi a Harry, quando la rivelazione di quanto aveva già pensato lo colpì: Silente non si fidava di lui. E forse… La lampante logica di quella catena di affermazioni lo lasciò basito: Silente aveva mandato Hagrid a prendere Harry, anche se sapeva che Harry aveva un padrino; Silente aveva detto a Hagrid che Harry sarebbe vissuto con gli zii, anche se aveva un padrino. Silente aveva detto a Hagrid di non lasciare Harry a nessuno, anche se aveva un padrino che aveva tutti i diritti di crescere Harry, di prendere Harry con sé! Silente lo credeva il traditore, e lo aveva già condannato. E Sirius aveva visto Silente all’opera contro i nemici per sapere che non li sottovalutava: se il Preside lo credeva la spia, probabilmente aveva già avvertito l’Ordine, forse anche il Ministero, di guardarsi da lui. Era da un anno che cercavano la spia tra i loro ranghi, e la morte di James e Lily era un indizio sufficiente di chi fosse. Forse gli Auror lo stavano già cercando.
«Aspetta Hagrid!» lo chiamò mentre l’altro era già in sella alla moto, il piccolo Harry nel sidecar. «Vengo con voi».
 
Hagrid lo guardò sorpreso.
«Hai detto che Silente ti aspetta dalla sorella di Lily, giusto?»
«Sì, ma…»
«Devo parlargli» lo interruppe Sirius. «E puoi stare nel sidecar con Harry» disse, accompagnando le parole da un lieve svolazzo di bacchetta. «Incantesimo di Estensione Irriconoscibile» spiegò in risposta alla confusione sul viso del guardiacaccia. Sorrise amaramente: ci stavano James, Remus e Peter stretti insieme, lì dentro, quando per scherzare si facevano scarrozzare in giro da Sirius come se fosse un tassì babbano. Ignorò la stretta al cuore e aspettò che Hagrid si sistemasse con Harry nel sidecar.
«Ci stiamo comodi davvero!» commentò divertito, strappando un sorriso a Sirius.
Salì in sella alla moto e guardò un’ultima volta la casa semi distrutta in cui avevano vissuto i suoi amici fino a qualche ora prima. Là dentro c’erano i corpi senza vita di James e Lily, i suoi migliori amici. Non era neanche riuscito a vederli, ma cosa c’era da vedere? Se fosse entrato non sarebbe più uscito, e già il dolore lo soffocava a momenti alterni. La lucidità cercava di prevalere: sarebbe venuto il momento per piangerli, ma non ora. Sirius era consapevole più che mai della situazione delicata in cui si trovavano lui e l’Ordine, con Peter in fuga. Non adesso. In seguito, una volta che Peter fosse stato riconosciuto come traditore. Allora avrebbe trovato il tempo per le lacrime, per il dolore, per la rabbia che covava. Ma per il momento sarebbe rimasto lucido, concentrato: avrebbe avvisato tutti di stare al sicuro. Vigilanza costante! Risuonò nella sua testa l’avvertimento di Malocchio. Ma per la prima volta non suonava come il ringhio dell’Auror, ma come la voce preoccupata di James, prima dell’ultima missione insieme per l’Ordine, quando non sapevano ancora che di lì a poco James non sarebbe più potuto uscire di casa. Vigilanza costante! Era la voce calda e rassicurante di James, finita la missione, quando allegro scimmiottava l’Auror.
Mandò con il pensiero un saluto a James e Lily, e inghiottendo la disperazione mise in moto la motocicletta, e il rombo del motore echeggiò nella notte mentre si alzavano in volo.
 
Il volo fu tranquillo. Non parlarono molto, lui e Hagrid. Il Guardiacaccia era attento a tenere stretto Harry e Sirius era concentrato sul volo per seguire la giusta rotta evitando i centri babbani. Ogni tanto Sirius lanciava un’occhiata al suo compagno di viaggio e al bambino che sembrava finalmente sereno tra le braccia del mezzogigante. Hagrid gli ricordava tanto Remus: entrambi si vergognavano di ciò che erano, dimenticando che persone magnifiche fossero e che chiunque li avesse conosciuti non vedeva altro che la loro bontà. Se solo chi aveva dei pregiudizi avesse visto la cura e la tenerezza con cui Hagrid stava tenendo Harry, o a come lo teneva Remus, non avrebbe mai osato dar loro dei mostri. James e Lily avevano lottato anche per questo, per un mondo libero dai pregiudizi della gente come Voldemort. E tutti loro dell’Ordine, tutti loro che erano rimasti, avrebbero continuato a combattere per un mondo più giusto, perché Sirius sapeva che non era ancora finita. E avrebbero lottato anche per coloro che non c’erano più. Scosse piano la testa tornando a scrutare le scie di lampioni sottostanti. Sarebbe stato un lungo viaggio.
 
Avevano volato tutta la notte, restando abbastanza in alto per non essere visti, ma neanche troppo da perdere l’orientamento. Di tanto in tanto in lontananza si vedevano esplodere fuochi d’artificio, e Sirius sapeva che non erano babbani: ne avevano fatti esplodere troppi a Hogwarts per non riconoscere i fuochi Filimbuster. Gli venne da sorridere al pensiero dei Babbani che avrebbero trovato inspiegabile tutta quell’agitazione, ma al tempo stesso era crudele che stessero festeggiando la caduta di Voldemort, visto che James e Lily erano morti con lui.
All’alba aveva preferito fermarsi per riposare. Hagrid gli aveva spiegato come Silente li attendesse quella sera, e non prima, dato che aveva previsto un viaggio con i mezzi babbani, quindi tanto valeva fare una pausa. Anche perché era difficile far passare inosservata una moto volante, e dopo la notte di viaggio Sirius aveva davvero bisogno di riposare. Avevano trovato riparo in un boschetto vicino a una fattoria. Erano bastati degli incantesimi difensivi per rendere sicura l’area, e mentre i proprietari della fattoria erano assenti Sirius era sgattaiolato a rubare qualcosa da mangiare per lui, Hagrid e Harry. Pane e frutta per lo più, cose di cui non si sarebbe notata la mancanza.
Avevano mangiato in silenzio e Hagrid si era finalmente convinto che Sirius non fosse una minaccia per Harry, e aveva lasciato che fosse lui ad aiutare il piccolo a mangiare. Era stato quasi dolce il suo imbarazzo nel darglielo in braccio, sapendo di contravvenire agli ordini di Silente, ma fortunatamente il buon senso l’aveva fatta da padrone.
Era bello tenerlo in braccio, e poterlo cullare per farlo addormentare. Perché Sirius conosceva bene Ramosetto e sapeva che peste fosse: finché erano nascosti era meglio per tutti se se ne stava buono, e l’unico modo perché stesse quieto era farlo dormire.
 
«Spiegami come fai!» aveva chiesto James indignato. «Non è possibile che prima piange, poi lo prendi in braccio tu e il moccioso smette!».
Sirius ghignò compiaciuto cullando Harry, ora calmo, mentre Remus se la rideva sotto i baffi. Erano a casa Potter per passare un pomeriggio in compagnia e come al solito Ramosetto, come l’aveva ribattezzato Sirius, era presto diventato il centro dell’attenzione.
«Vedi Ramoso, fa parte dell’essere un Potter avere un debole per il sottoscritto, vero Ramosetto?» chiese accomodandosi in una poltrona con il bambino in braccio, ma quello si era già addormentato tra le sue braccia.
«Vedila così, James» disse Remus, trattenendo a stento le risate, «Se Harry si sveglia di notte piangendo puoi chiamare Sirius e lui si precipiterà ad assolvere i suoi doveri di padrino».
Un terribile ghigno si formò sul volto di James.
«Oh no, non osare…»
 
«Se vuoi dormire un po’, sto io di guardia».
Il salotto dei Potter sparì, e Sirius si ritrovò nel verde del bosco accanto a Hagrid. Annuì e gli passò Harry, ormai addormentato.
«Uno scricciolo, eh?» commentò Hagrid tirando su col naso. Sirius fece un cenno d’assenso, non riuscendo a rispondere a parole. Era sfinito, stanco della realtà, ma come chiuse gli occhi rivide flash degli ultimi momenti passati con James e Lily, le ultime parole, le ultime risate, gli ultimi sorrisi, gli ultimi abbracci. Sarebbe stato quasi meglio non provare niente.
 
Avevano chiacchierato seduti sul divano, preoccupati per la guerra là fuori, ma come se avessero tutto il tempo del mondo, perché erano sicuri che ne sarebbero usciti insieme. Avevano parlato di Harry, perlopiù, e di come Ramosetto (James amava quel soprannome) amasse volare sulla scopa giocattolo e di come ormai non si limitasse più a gattonare,  ma camminava, correva, e cadeva -innumerevoli volte- per poi rialzarsi e tornare a correre di nuovo per casa. Un’ombra offuscava sempre lo sguardo dei suoi amici al pensiero di dover restare rinchiusi, in trappola a casa loro, per un tempo indefinito. Sirius leggeva loro il disagio in faccia e li capiva, memore delle estati chiuso a Grimmauld Place.
«Passerà» era stata l’ultima parola che aveva detto loro prima di salutarli con un abbraccio per l’ultima volta, senza sapere che il loro tempo assieme era scaduto nel momento in cui se n’era andato.
 
Sirius riaprì gli occhi cercando aria. Non… Se iniziava… Non  poteva… Ma i singhiozzi lo travolsero prima che potesse anche solo pensare di non lasciarsi andare. Era scosso dalle lacrime che non si fermavano, e si sentiva così impotente, così inutile, vulnerabile e vuoto. Vuoto. La felicità non sarebbe più esistita, non come prima. Si rese conto, amaramente, che non sarebbe più potuto essere completamente felice, non senza James. Non senza suo fratello. Perché anche se erano rimasti tutti gli altri dell’Ordine, non sarebbe più stata la stessa cosa. Non senza James, non senza James e Lily.
Non… non doveva lasciarsi dominare dal dolore, eppure gli sembrava di avere lacrime al posto del sangue, e ora che aveva iniziato a piangerli sembrava impossibile potersi fermare. Percepì vagamente Hagrid sedersi accanto a lui e posargli una mano sulla spalla per confortarlo. Lo vide attraverso un velo di lacrime, ma serrò subito gli occhi, che non riaprì finché non riuscì a regolarizzare il respiro.
«Ha-Harry?» gorgogliò.
«Sempre qui» rispose Hagrid, indicando con un cenno della testa il bimbo accoccolato nell’incavo dell’altro braccio. «Non gli tolgo gli occhi di dosso, sai? Tranquillo».
«Io…» provò a dire Sirius, asciugandosi le lacrime, ma ciò che uscì fu solo un altro singhiozzo. Hagrid gli strinse la spalla per fargli forza.
«Tranquillo» disse tirando su col naso.
«Bella coppia siamo» commentò Sirius cercando di fare dell’ironia. Hagrid aveva sbuffato divertito, ma si era presto commosso.
«Oh, qui non andiamo da nessuna parte!» scherzò Sirius tra le lacrime.
Era esasperato e sfibrato dal dolore. Ma anche se si sentiva devastato, il pensiero di Harry era costantemente presente. Lo sfilò dolcemente dalla presa di Hagrid, che ormai singhiozzava selvaggiamente.
Harry era il suo pensiero principale. Doveva pensare a lui. Si ridistese sul tappeto di foglie trasfigurato in coperta e provò di nuovo a chiudere gli occhi, concentrandosi sull’odore di bimbo di Harry e sul suo respiro calmo. Riuscì ad addormentarsi, anche se si svegliava di tanto in tanto, messo sul chi vive da ogni rumore. Quando si risvegliò dopo qualche ora di sonno continuo, il primo pensiero andò a James, e Sirius si sentì ancora svuotato. Hagrid aveva preso Harry qualche ora prima, e al momento a distanza di qualche metro approfittava dell’ultima luce del sole per cambiarlo.
«Ripartiamo?» gli chiese Sirius avvicinandosi. Fece apparire degli sbuffi di fumo colorati per far giocare Harry, come faceva James.
 
Erano di nuovo in viaggio. Non erano lontani dalla meta, in verità, ma avevano perso un po’ di tempo a fare avanti e indietro per assicurarsi di non essere seguiti (Malocchio sarebbe stato fiero di lui). E poi, finalmente, erano giunti in vista di Little Whinghing.
Quando atterrarono però l’accoglienza non fu delle migliori. Appena il professor Silente lo identificò il suo volto si trasformò e fu su di lui così velocemente che Sirius si stupì della sua agilità. Non fece in tempo a scendere dalla moto che aveva una bacchetta puntata contro.
«Hagrid, allontana Harry e tienilo al sicuro» disse Silente senza mai distogliere lo sguardo da Sirius.
«Professore…» disse Hagrid incerto.
«Ora, Hagrid».
Hagrid dovette allontanarsi tenendo Harry stretto a sé, sotto lo sguardo di Sirius per niente impressionato.
«Sirius» lo salutò Silente addolorato, apparendo di colpo molto più vecchio.
«Professor Silente» ricambiò Sirius, le mani ancora ferme sul manubrio. «Non ero io il Custode Segreto». Perché era meglio chiarire subito come stavano le cose, prima che Silente lo attaccasse. Sirius dubitava lo avrebbe fatto, ma non poteva neanche sottovalutarlo. Se il professore fu sorpreso dalle sue parole, non lo diede a vedere.
«James in persona mi aveva detto che saresti stato tu, quando io stesso mi proposi» disse Silente, calmo come sempre, ma con la bacchetta ancora puntata. Sirius deglutì il boccone amaro. Sì, sarebbe dovuto essere lui. Se fosse stato Silente, James e Lily sarebbero ancora vivi.
«C’è stato uno scambio. Abbiamo pensato fosse più sicuro che non fossi io. Non ha senso instituire un Custode Segreto se tutti possono facilmente immaginare chi è». Eppure per loro la logica non aveva funzionato. Perché un Custode Non Segreto sarebbe stato meglio di un traditore. Sirius sarebbe morto piuttosto che consegnare James, Lily e Harry a Voldemort. Aveva dato per scontato fosse così per tutti.
Silente sembrava incuriosito. Un bene, secondo Sirius, perché almeno stava considerando la possibilità di dubitare quanto credeva di sapere.
«Perché dovrei chiederti?»
«Perché non dovrebbe? Professore, sono io» replicò fintamente oltraggiato. Ma evidentemente non era sufficiente per Silente. Sirius respirò profondamente prima di parlare. Il tempo dei giochi era finito da un pezzo.
«Mi può credere perché ci ha visto crescere» disse serio. «Sa che avrei dato la mia vita per James. Sa che lo considero… consideravo un fratello. Non l’avrei mai tradito, mai. Sarei morto per lui. Se sono qui, se ho accompagnato Harry qui, è perché non ero io il Custode Segreto. Era… Peter». Tutta la sicurezza che credeva di avere svanì quando pronunciò il suo nome. Si sgonfiò, come un palloncino la cui aria viene aspirata via. Faceva male dirlo. Anche se lo sapeva da ore, anche se era tutto già successo e non poteva cambiare il passato, affermare a voce alta che uno dei suoi migliori amici li aveva traditi faceva un male cane. Oh, maledizione!
«Peter Minus?». Il sussurro sembrava quasi scappato dalle labbra di Silente. Lo fissava con quei penetranti occhi azzurri pieni di domande da dietro gli occhiali a mezzaluna. Sirius si sentì leggere dentro. Che Silente vedesse tutto il suo dolore, tutto il rammarico che provava! Che gli credesse!
Il professore sbatté le palpebre e la sensazione simile alla Legilimanzia svanì come era arrivata.
«Finché non verrà provata la tua innocenza sarai prigioniero». Dopodiché appellò la sua bacchetta e gli ordinò di scendere dalla moto, le mani ben in vista. Come fu in piedi delle funi spuntarono dalla bacchetta di Silente per attorcigliarsi strette attorno a Sirius.
«Harry?» chiese Sirius con urgenza, mantenendo a stento l’equilibrio.
«Sarà al sicuro» disse Silente. Diede una lettera alla professoressa McGranitt che si era avvicinata e li scrutava preoccupata.
«Albus, cosa…»
«Il signor Black e il signor Minus sono sospettati di tradimento» disse grave Silente. La professoressa McGranitt sbiancò e fece qualche passo indietro, ma si riprese velocemente e puntò la bacchetta contro Sirius.
«Sono disarmato e legato come un salame, professoressa. E sono innocente».
Gli occhi della donna sembrarono improvvisamente lucidi, ma non poteva star piangendo, vero? Era la professoressa McGranitt, dura come la roccia e sempre d’un pezzo. Vedere le sue lacrime, vere lacrime, scosse Sirius, ma non poteva fare niente per consolarla.
Silente si allontanò momentaneamente con lei e le disse qualcosa che parve farla tornare in sé. Quando tornò da lui prese un oggetto dalla tasca che sembrava un accendino babbano e lo fece scattare dodici volte, facendo tornare la luce ai lampioni. Forte, pensò Sirius, e una parte di lui pensò agli scherzi che avrebbe potuto fare con James, prima che il ricordo della sua morte tornasse violento. Niente più scherzi per loro due. Senza che Sirius lo realizzasse, Silente lo prese per un braccio e si smaterializzò portandolo con sé.
 
Apparirono in una camera avvolta dal buio. Si sentiva un quieto russare, il proprietario dell’abitazione stava dormendo. Si svegliò quando Silente lasciò la presa su Sirius, che rovinò goffamente al suolo.
«Protego!» urlò il padrone della casa in cui erano arrivati, e il lampo dell’incantesimo illuminò la stanza.
«Ho bisogno del camino» disse Silente, tirando in piedi Sirius e dirigendosi verso il caminetto. Aberforth, perché di lui si trattava, li mandò a quel paese in modo colorito e si girò dall’altra parte, tornando a dormire.
«Sempre cordiale» commentò Silente divertito. Dopodiché con una manciata di Metropolvere trasportò se stesso e Sirius a Hogwarts, nel suo ufficio.
Appena arrivati evocò un Patronus che inviò come messaggero. La sola presenza dell’animale argentato aveva riempito Sirius di speranza: doveva essere ottimista, ce l’avrebbe fatta.
Silente si accomodò nella sua poltrona dietro la scrivania e levitò dolcemente Sirius fino a una poltroncina antistante in modo che potesse stare leggermente più comodo, anche se legato.
«Ancora non mi crede, vero?» chiese Sirius.
«Posso crederti, ma non è detto che sia la verità».
Furono interrotti dalle fiamme verdi del camino. Remus apparve, bianco come un cencio, ma quando vide Sirius gli si gettò addosso, il volto deformato dalla rabbia.
 


 
Note:
A fine giugno ho visto questa immagine:
IMMAGINE:https://i.pinimg.com/originals/6a/c7/2f/6ac72fb60bfb2aa69904693fb73db1f2.png
Il pensiero fulmineo che ho avuto è stato: “Harry sarebbe stato così felice con Sirius…”
E ho iniziato a scrivere. Ho scritto fino a metà agosto quella che da one-shot è diventata una storia di quattro capitoli. Poi mi ci è voluto da agosto a novembre per copiarla a computer, ma dettagli!
Questa What if è stato un esperimento perché erano anni che non scrivevo più ff. Ho pubblicato scritti vecchi, ma mettermi penna in mano e quadernone, era un’esperienza che mi mancava da tanto, e con questa ff mi sono divertita un sacco (la mia amica Moony -che ringrazio- ne sa qualcosa, dato che le inviavo messaggi tutta esaltata senza dirle cosa avevo effettivamente scritto). Ma basta divagare! Questo è il primo di quattro capitoli, conto di postare sempre la domenica.
Il titolo è ripreso da una poesia di Robert Frost: “The road not taken”.
Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima!
 
Ail

I personaggi non mi appartengono.
 
Ispirazione pt. 2: quando ho iniziato a scrivere questa storia avevo appena finito di leggere "Innocent" di MarauderLover7 (su FanFiction.Net). Credo mi sia stata di ispirazione, perché nella sua storia Sirius scappa da Azkaban quando Harry ha otto anni, lo va a trovare dai Dursley e lo porta con sé. La storia è evidentemente diversa da questa, ma forse la voglia di scrivere questa What If mi è venuta leggendo la sua storia, mi sembrava giusto scriverlo. Anche perché se ve la cavate con l'inglese, è una storia fantastica (una delle mie ff preferite, ma mi fermo qui prima di fare spam).
   
 
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