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Autore: Mondschein    15/11/2020    1 recensioni
Dal testo:
Sakura guardò l’entrata con cipiglio e quando abbassò lo sguardo si vide davanti un bambino di almeno tre o quattro anni: capelli biondi, occhi dalle iridi celesti, tre segni su ogni guancia. Non poteva essere!
“Naruto?”
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Un rumore secco e rumoroso destò Naruto dal suo sonno profondo e senza sogni. Quello continuò inesorabile, spaventandolo e facendolo cadere rovinosamente a terra e, al contempo, qualcosa catturò la sua attenzione. La maglia del pigiama gli stava larga il doppio, come il cappellino che utilizzava per la notte, e i pantaloni erano scivolati dalle sue piccole gambe corte. 

“Naruto, ti vuoi svegliare?” La voce risonante di Sakura lo fece sussultare: chiara, concisa e spaventosa. Si alzò dal pavimento con fatica, camminando velocemente verso la porta d’ingresso superando vari ostacoli che v’erano a terra. L’immondizia in casa sua regnava sovrana. 

Sentì Sakura minacciare di buttare giù la porta, prima di riuscire ad aprirla per un pelo, tirando giù la maniglia mentre si alzava in punta di piedi. Fece due passi indietro trovando Sakura davanti a lui che era più alta di quanto ricordasse. Alta… era un colosso! 

Sakura guardò l’entrata con cipiglio e quando abbassò lo sguardo si vide davanti un bambino di almeno tre o quattro anni: capelli biondi, occhi dalle iridi celesti, tre segni su ogni guancia. Non poteva essere! 

“Naruto?” Portò le mani sui fianchi, spostando tutto il peso su una gamba. “Se vuoi farmi uno scherzo non è affatto divertente! Perché diamine sei ancora qui a gongolare come un idiota?!” Lo prese per un orecchio, tirandolo, e ciò che successe dopo spaventò Sakura. 

Colto di sorpresa, Naruto scoppiò in lacrime, facendo indietreggiare la sua compagna di squadra. “M-Ma che diamine-” Sgranò gli occhi quando il bambino si buttò a piangere a terra, strillando come un forsennato. Se fosse stata la tecnica di trasformazione, tempo pochi secondi sarebbe tornato il Naruto di sempre, ma in quel caso ci stava mettendo troppo. E la cosa fece preoccupare Sakura all’inverosimile. 

Lo prese in braccio e lo portò nel primo luogo che le venne in mente: a casa di Sasuke. Avrebbe potuto aiutarla, magari insieme a lui avrebbero trovato una soluzione. 

La strada più veloce era saltare sopra i tetti delle case del villaggio così non perse tempo. Il piagnisteo del bambino si chetò non appena la ragazza si mise a correre fuori, saltando da un tetto all’altro, e sfociò una ilare risata. 

Ma tu guarda che razza di situazione, pensò Sakura arrivando davanti casa di Sasuke. Fortunatamente, dopo aver bussato un paio di volte, il ragazzo aprì la porta. Osservò la ragazza e il bambino, e uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Si fece spiegare brevemente tutta la storia: aveva pensato a un altro stupido scherzo di Naruto, perché non era la prima volta che facesse giochetti del genere. 

Lo vestirono con abiti che fossero appropriati a lui -grazie ai vicini che avevano ben tre figli-, e poi decisero che il modo migliore di affrontare quel problema era aspettare. 

 

Naruto non capì bene cosa gli fosse successo. Era tranquillo, e questo era ciò che gli importava, aveva voglia di giocare e giocare. Non pensava ad altro. E Sakura era tanto gentile con lui che nemmeno la riconosceva. La solita ragazza che lo sgridava per ogni minima cosa era diventata una amorevole ragazza dai modi gentili. Si era occupata di fargli un bagno caldo e quando lo rivestì lo affidò a Sasuke. Quest’ultimo, non avrebbe mai permesso ai suoi due compagni di entrare a casa sua, e Naruto lo sapeva bene. Non aveva mai visto il suo appartamento e sicuramente era tutto l’opposto del suo: pulito e ordinato. Nulla da dire. 

“No, Naruto, vedi di colorare sul foglio!” Portò il pennarello cascato a terra sul tavolo, e indicò il pezzo di carta pasticciato di inchiostro. Quello che per Naruto era sempre stato un rivale, adesso, si era trasformato in un bravo fratello maggiore. Inutile dire che si sentiva protetto e circondato da persone fidate, capaci di prendersi cura di lui con mera attenzione. 

Sasuke cercò di insegnargli come tenere il pennarello in mano; le dita corte erano incapaci di avere una presa salda, perciò colorare veniva difficile per un bambino di tre anni. Era felice di quelle attenzioni, mentre colorare con il suo compagno di squadra era entusiasmante. 

Sakura, invece, aveva pensato di preparargli una merenda ed effettivamente Naruto sentiva una certa fame. Si era messa ai fornelli con il consenso di Sasuke e, preso dal colorare forme strane che lui stesso disegnava, non si accorse che Sakura canticchiava allegra. 

Ebbe modo di vederla appena mise in tavola un piatto fumante. 

“E questo lo chiamo cibo?” chiese Sasuke controllando che razza di merenda avesse preparato. 

Sakura gonfiò le guance. “Tieni naruto, metti via i giochi e mangia un po’ di questo! Sono uova strapazzate al latte!” 

Naruto spostò pennarelli e fogli per prendere il piatto, avvicinandolo. Afferrò il cucchiaio e, aiutato dalla ragazza, mangiò una generosa cucchiaiata di quella vettovaglia, ma la sua faccia al primo ingurgito assunse un’espressione disgustata. 

“Bleh!” esclamò, voltando la testa dall’altra parte. 

“Non fare quel verso Naruto! E’ da ineducati!” 

Sasuke assaggiò quel coso e cercò di essere sincero ma, allo stesso tempo, delicato con le parole. “Questo lo chiami cibo?” 

“Ramen! Ramen! Voglio Ramen!” replicò Naruto battendo i pugni sulla superficie del tavolo. Se volevano nutrirlo, pensò con astuzia, dovevano accontentarlo con il suo piatto preferito nel suo locale preferito: il Ramen Ichiraku. 

Sakura sospirò sonoramente e a quelle richieste, che Naruto continuava a ripetere, cedette dopo pochi minuti. Fu d’accordo anche Sasuke e per la felicità del bambino, andarono al Ramen Ichiraku. 

Naruto era estasiato quando arrivarono al locale. Si sedettero sugli sgabelli, davanti a loro Teuchi cucinava i più buoni e famosi piatti di Ramen di Konoha, e l’odore invitante fece venire a tutti e tre l’acquolina alla bocca. Accontentare il capriccio di Naruto non era stato poi uno sbaglio, c’era un bel cielo terso e il Sole splendeva alto nel cielo. Avrebbero potuto fare una passeggiata dopo mangiato. 

Le tre ciotole arrivarono calde e fumanti. Sakura aiuto Naruto con le bacchette ma lasciò stare appena si rese conto che riusciva ad utilizzarle da solo. 

Il piccolo trangugiò il suo piatto, rischiando di macchiarsi la maglietta più volte. Se non ci fosse stato Sasuke a mettergli un tovagliolo come bavaglia, si sarebbe sbrodolato tutto e sporcato. 

“Rimani pur sempre una seccatura” commentò lanciando un’occhiata truce a Naruto, ma lui si mise a ridere come risposta. Anche Sakura diede ragione a Sasuke, accarezzando la testa bionda del bambino. I suoi capelli erano perennemente scompigliati, e nulla era servito spazzolarli dopo il bagno. 

Se non fosse stato che avessero dodici anni a testa, Naruto avrebbe pensato che quello sarebbe potuto essere un esempio di nucleo familiare. Certo, Naruto non si sarebbe mai potuto immaginare Sasuke con un figlio: con il suo caratteraccio dubitava che sarebbe stato in grado di badare a una creatura tanto ingenua quanto vulnerabile. Ma vederlo lì con lui che si atteggiava anche solo minimamente come uno pseudo padre, avrebbe anche potuto ricredersi. 

Sakura, invece, era dolce e il suo carattere forte avrebbe messo in riga chiunque. 

I tre percorsero la strada a piedi dopo aver finito di mangiare e pagare, Naruto al centro che teneva le mani ai suoi compagni, camminava in maniera irregolare. Saltellò, imitò la camminata prima di Sasuke e poi di Sakura e saltellò ancora. 

“Dovremmo portarlo a casa sua e stare lì con lui” pensò Sakura ad alta voce. Sasuke scrollò le spalle e poi si sentì scivolare via la manina del bambino che stava indicando qualcosa. 

Videro il parchetto per i bimbi, che a quell’ora non andava mai nessuno per il troppo caldo. Poiché non avessero nulla da perdere, Sakura fu felice di accontentarlo. 

Accompagnò Naruto sulle altalene e sugli scivoli, ed egli quasi non scoppiò in lacrime quando si sbucciò il ginocchio. La ragazza lo curò con le sue blande conoscenze di arti mediche, dopodiché sotto le proteste di Sasuke, andarono a casa di Naruto. 

Il piccolo si sentiva stanco che avrebbe voluto farsi una bella dormita. I suoi due amici gli sistemarono il letto scombinato e lo misero a letto dopo una veloce sciacquata alle mani e alla faccia. 

Naruto aveva passato la giornata più strana di sempre, con i compagni di squadra che si erano presi cura di lui. Se fosse rimasto bambino ancora per un po’ non gli sarebbe sicuramente dispiaciuto, al contrario, avrebbe goduto giocare ancora quel ruolo. 

Sakura passava le dita tra i suoi capelli, districandoli, rassicurandolo sul fatto che, quando si sarebbe risvegliato, non sarebbe stato da solo. 

I ricordi della sua infanzia non erano belli o allegri, forse quella strana metamorfosi era stata voluta per far sì che vivesse una giornata degna di un bambino. Ne era soddisfatto, e desiderò di restare ancora un po’ con quel minuscolo corpo e farsi coccolare dalle mani gentili di Sakura. 

 
   
 
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