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Autore: RaElle    15/11/2020    2 recensioni
Le guance di Rose virarono presto al rosso. Tentennò qualche istante, poi si girò verso la madre con un sorriso imbarazzato e le rivelò la verità: "l'ho invitato io".
"Ah. Ahm..." Hermione cercò di fingere indifferenza per non mettere a disagio la figlia. "Beh, non c'è niente di male. Certo è che sti ragazzi il coraggio non sanno manco dove stia di casa" si lamentò sottovoce, ripensando a quando non ricevette mai l'invito di Ron ma quello inaspettato di Krum.
- Ron/Hermione
- Rose/Scorpius
[Storia partecipante al 'Falling in and out of love' contest indetto da Inzaghina.EFP sul forum di EFP]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Non esiste quella roba, La Maledizione Dell'Erede. [semicit Zio Vernon]
Come scritto qua sopra, non conosco l'opera quindi Rose e Scorpius li ho mossi come me li immagino io.
Verso la fine del testo ci sarà un link segnalato da un (*) che rimanda ad una canzone esterna, vi consiglio di ascoltarla durante la lettura di quel pezzo. Nulla di importante, il testo della canzone per primo non c'entra nulla con la storia che segue, è solo il ritmo che io ho trovato perfetto per l'insieme delle scene ;)

***

Le dita si strinsero attorno alla lettera, stropicciandola senza volerlo.
Ron sospirò, guardando il proprio riflesso nel vetro della finestra da cui stava ammirando il cortile pieno di foglie appena cadute. Come stava passando veloce il tempo? Il giorno prima scorrazzava nei corridoi di Hogwarts, e ora eccolo mentre leggeva una lettera che non era indirizzata a lui, scritta di pugno dalla figlia Rose, ora studentessa al sesto anno nella scuola di Stregoneria e di Magia di Hogwarts.
Il riflesso gli rimandò l'aria corrucciata che aveva assunto il suo volto. Le rughe attorno agli occhi si erano fatte più pronunciate, la leggera barba rossa gli dava un aria malandata e poco curata.
Ci passò sopra una mano, sovrappensiero, ricordandosi solo allora della lettera che ancora stringeva. Cercò di riportarla alla forma iniziale, lisciandola con le mani alla meno peggio, ma il foglio di pergamena rimase così com'era.
"Che fai?"
Hermione era appena entrata nella stanza, le mani piene di plichi di fogli e documenti, lo sguardo puntato su Ron e sulla missiva che aveva tra le mani. Strinse gli occhi, palesando così il suo fastidio a quella visione. "Perché stai leggendo le mie lettere?"
Aveva compiuto i pochi passi che li separavano e gli aveva strappato dalle mani la pergamena, guardandolo storto. "Da quando in qua invadi la privacy altrui?"
"Chi è lo stronzo di cui parla Rose?" chiese invece Ron, ignorando la sua frecciatina.
Hermione alzò gli occhi al cielo, dandogli le spalle. "Oh andiamo, Ron! Hai avuto anche tu 16 anni, non fare il papà geloso. C'è un motivo se Rose non ti parla di certe cose". Ron era esattamente quello che si poteva definire papà geloso, per quanto lui provasse a negarlo. Sentì un antico calore salirgli alle orecchie. Lui voleva bene alla figlia, e voleva solo il meglio per lei. 
Certo, un ragazzo avrebbe significato solo sofferenza, dolore, quindi per lei era meglio rimanere, almeno momentaneamente s'intende, da sola.
Ron si morse la lingua a sangue; potrebbe anche aver detto qualcosa circa un ipotetico ragazzo della figlia, qualcosa come avrebbe saputo lui dove ficcargli la bacchetta se solo li avesse beccati insieme...
Queste parole gliele aveva dette ogni anno quando si stavano per separare al binario 9 e 3/4, tornando poi soddisfatto dalla moglie dopo le rassicurazioni della figlia, che non aveva tempo da perdere con simili stupidaggini perché ho troppo da studiare per pensare ai ragazzi.
Hermione lo stava guardando con una faccia da chi la sapeva lunga, intuendo già cosa stesse pensando. "Povero ingenuo!"
Ron arrossì del tutto, balbettando qualcosa di indefinito, mentre la vergogna prendeva il sopravvento.
"Va bene, d'accordo" ammise infine, "potrei aver sbagliato,  ma questo non significa che mia figlia non possa confidarsi con me. Sono l'unico che rimane all'oscuro di tutto!"
Hermione si liberò dal peso dei documenti, riprese la lettera in mano e diede un ultima letta.
"Non farò la spia di mia figlia" disse, con Ron che le si era avvicinato per rileggere con lei. "Se vorrà, te ne parlerà lei".
Ron alzò le mani, arrendendosi senza fiatare.

***

Pur arrendendosi, non aveva sotterrato l'ascia da guerra.
Così, quando qualche mattina dopo il gufo di famiglia era entranto sbatacchiando con le ali nella cucina, Ron drizzò le orecchie e si alzò di colpo dalla sedia.
Fu Hermione a prendere la posta e a consegnargli la sua, e con suo sommo piacere, vide che Rose gli aveva scritto.
Ron spostò dal tavolo i piatti con cui ancora stavano facendo colazione, aprì la pergamena e la lesse tutto d'un fiato, col sorriso ebete dipinto in faccia.
Quando finì di leggerla, il sorriso era svanito.
E per assicurarsi di non aver saltato qualche pezzo, la rilesse ancora una volta.
Rose non accennava a nessun ragazzo.
Si girò verso Hermione per farglielo notare, ma quando vide la lettera che la moglie stava leggendo, si zittì. Perché a lui aveva scritto quella miseria mentre alla madre aveva mandato quel papiro di roba?
Sbuffò contrariato, e Hermione non potè non sorridere alla frustrazione del marito.
Quando lei ebbe finito di leggere la lettera della figlia, la ripiegò e la mise via sulla mensola dietro il tavolo, tornando a gustarsi la sua colazione.
Ron la fissò allibito. "Non dici niente?"
"Cosa dovrei dire?" gli chiese Hermione mentre metteva via le stoviglie, finendo di mangiare. 
"Rose non mi ha parlato di nessun ragazzo, a te ha detto qualcosa?"
"Certo che me ne ha parlato, cosa credi?" lo punzecchiò, guardandolo di traverso dal lavatoio. Scosse la bacchetta e i piatti iniziarono a lavarsi da soli. "Penso che immaginava di non poter nascondere a lungo sta cosa. Nella mia lettera dice che se vuoi, puoi leggerla anche tu, tant-"
Ma non le diede mai il tempo di finire la frase, Ron era balzato dalla sedia e aveva preso con foga la lettera della figlia.
Hermione si stupì dell'impazienza del marito, ma non disse nulla quando lo vide uscire fuori di casa.
Ron lasciò che la porta si richiudesse alle sue spalle, e si tuffò nel prato. Il terreno era un tripudio di colori, il rosso e il giallo delle foglie secche coprivano in parte la terra bagnata dalle recenti piogge.
Aprì la lettera, appoggiandosi alla grande quercia che separava in parte il loro giardino da quello dei vicini.
Rose aveva una scrittura sottile e fine, come lo era quella di Hermione quando era ancora studentessa. 
Le orecchie diventarono rosse, e Ron si chiese se era veramente il caso di leggere per intero quella missiva.
In precedenza non si era fatto problemi a sbirciare, ma ora gli sembrava di spiare qualcosa di scomodo, e un antico sentimento simile all'imbarazzo si fece spazio in lui.
Gettò un occhiata veloce alla casa, e una volta certo di essere solo, si decise a dare una possibilità alle parole che Rose aveva scritto.

Hermione gli si avvicinò cercando di non fare più rumore del dovuto, e una volta arrivatagli alle spalle, gli mise una sciarpa attorno al collo. "Comincia a fare freddo" gli disse, prendendolo di sorpresa.
"Ah, sì" disse lui con indifferenza, ancora turbato dalla lettera. "Non capisco, di cosa parla Rose? Di quale evento sta parlando? Lo stronzo non mi ha invitata, ma anche se dovesse farlo ora, rifiuterei" rilesse ad alta voce. "E da quando in qua si lascia andare a sti paroloni?!" disse con aria sconvolta. "Per sentire te dire una sola parolaccia mi ci sono voluti sette anni!"
Hermione scosse le spalle, sorridendo sarcastica. "E te l'eri meritata tutta!"
Ron fece finta di non sentirla, ma le guance virarono comunque presto al rosso. "Allora, di che si tratta?"
Lei si prese qualche secondo di tempo, forse per riordinare le idee. "A quanto pare..." tentennò, indecisa o meno sul rivelare la vera entità dei messaggi della figlia. "A quanto pare quest'anno si terrà il Ballo del Ceppo, a Hogwarts" disse, spiando si soppiatto quali potessero essere le reazioni del marito.
E infatti...
"Cosa? Il Ballo del Ceppo?! Quindi si farà il Torneo Tremaghi?!"
Ron non se ne era accorto, ma dalla foga con cui aveva parlato, era finito per sputazzare qua e la. Hermione si allontanò di un passo, conscia di aver sconvolto il marito. "Ron, no. Il Torneo Tremaghi lo faranno quando e se si scorderanno mai che l'ultima volta uno dei campioni è morto! No, ci sarà solo un ballo scolastico, ma hanno mantenuto quel nome per non so quale motivo".
Ron, così come era partito in quarta dopo la scoperta della novità adottata ad Hogwarts per quell'anno, si afflosciò a quelle parole. "Ah".
Hermione lo vide rimuginare su quelle parole, forse aveva realizzato cosa questo volesse dire per Rose e il mancato invito di chissà chi.
"Si aspettava un invito che non è arrivato?"
Hermione incrociò le braccia, lo sguardo deciso e tagliente rivolto verso il marito. "E forse non sa che suo padre ha fatto la stessa cosa, quando era studente!"
Ron fece un sorriso tirato, sperando di non tirare fuori quell'argomento spinoso, si tolse la sciarpa e la mise addosso a lei. "Fa freddo. Cambiati che andiamo a sceglierle il vestito. Nella lettera ti ha veramente chiesto un tacco? E quando ha imparato ad indossarli?"
Hermione sbiancò tutto d'un colpo. "Devo farle avere il più bel vestito esistente! Chissà che colore vuole! E le scarpe? Tacchi larghi o zeppa? Non ha mai imparato ad andare sui tacchi, peggio di me! Vorrà sicuramente una borsetta abbinat-"
"Calma!" Ron le circondò il volto con le mani. "Respira. Fai un bel respiro... e con calma le prenderemo tutto". 

"Rosso o blu?"
Ron si era fatto convincere ad andare nella Londra babbana per fare shopping alla figlia, e quello era il quarto negozio in cui entravano.
Hermione era piuttosto puntigliosa in quel momento, aveva provato decine di abiti che aveva finito per scartare per i minimi difetti. Rose aveva dalla sua parte la fortuna di avere un fisico minuto identico a quello della madre, quindi le aveva chiesto di provarne uno e mandarglielo per il grande evento.
Hermione non se l'era fatto ripetere due volte.
Aveva provato e scartato abiti lunghi, corti, senza spalline, aderenti e larghi in vita, con le balze o tutti in tulle.
Ron sospirò, guardando Hermione chiudersi ancora una volta dentro il camerino con tre abiti dai tagli differenti.
Si era scordato quanto fosse noioso e stancante girare per negozi senza un'idea precisa, ma Hermione non sembrava accontentarsi di nulla. 
Si stava giusto stropicciando gli occhi quando le tende del camerino di fronte a lui si spalancarono, mostrando la moglie fasciata da un abito stretto lungo fino alle caviglie, di un rosa imbarazzante.
"Bocciato", le disse solamente, senza sprecarsi in ulteriori commenti.
Hermione fece una faccia offesa e si richiuse dietro le tendine, rischiando di tirarle giù dai rispettivi gancetti.
Ron si stirò le gambe e buttò un'occhiata al negozio in cui si trovavano, quindi si alzò per spulciare tra le grucce e i manichini esposti.
Dopo aver girato nei vari reparti e aver visto alcuni abiti inguinali, decise che sarebbe stato meglio seguire l'istinto e il buon gusto di Hermione.
Non era capace nemmeno a trovare un abito decente. 
Ritornò al proprio divanetto in tempo per vedere la moglie uscirne con un abito blu... molto carino.
Dal sorriso che aveva dipinto in faccia, Hermione sembrava piuttosto soddisfatta.
L'abito fasciava dolcemente il seno e aderiva al corpo fino a metà coscia. Un cinturino in tinta col vestito posto in vita faceva da passante per una larga gonna che arrivava fino ai piedi.
"Volendo, questa gonna potrebbe rimuoverla. Sotto questa fascia la gonna è trattenuta da una zip", gli disse, facendo un giro e portando lo spacco sulla gamba. "Che ne dici?"
Ron stava guardando i capelli di Hermione. Dopo tutte quelle prove, la coda si era sfatta, le guance rosse dalla corsa infinita in cui si erano ritrovati quel giorno, e le labbra rilassate in un sorriso felice.
"Dico che ti sta bene" ammise senza imbarazzo, "e dico che è parecchio sbarazzino, a Rose piacerà".
Hermione alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi, e le guance diventarono rosse senza volerlo. "B-bene. Paghiamo e andiamo, ora tocca alle scarpe!"

Non era abituato a girare nelle vie babbane, nonostante ci fosse stato svariate volte.
La tentazione di usare la bacchetta per ogni minimo impedimento era tanta, poi però Hermione gli assestava una gomitata nello stomaco e solo allora si ricordava che non poteva palesare la magia in mezzo ai babbani.
Avrebbe fatto volentieri fluttuare davanti a sé le borse e borsine che si stava tirando dietro, ma era costretto a tenerle in mano per non destare sospetti. 
Hermione invece era rapita dalla città. Si erano di poco allontanati dal centro, finendo in un lungo viale alberato dominato dalle varie tonalità del giallo.
Le poche foglie sopravvissute alla caduta dai rispettivi rami dondolavano instancabili, resistendo alla forza del vento.
Hermione spostò una borsa da una mano all'altra, e col braccio libero si aggrappò al braccio di Ron. "Comincia a fare freddo veramente" constatò, mentre il vento innalzava le foglie secche dal terreno disperdendole attorno a loro, lungo il viale.
Hermione tirò fuori dalla propria borsa una polaroid, reliquia del suo tanto amato mondo babbano, mentre Ron sbuffava alla sola vista. "Perché ostinarsi a fare foto che rimangono immobili?"
"Perché siamo in terra babbana e non possiamo fare altrimenti. Dai, non vedi la bellezza dell'autunno? Avvicinati".
Ron si piegò sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza, non senza aver borbottato qualche frase sconclusionata, e sorrise all'obiettivo.
"Questa la mandiamo a Rose insieme al vestito", decise lei.
"Manca un mese al ballo, non credi che sia presto?"
Ma Hermione si era già allontanata senza degnarlo di una risposta, avvolgendosi la sciarpa di seta attorno al volto per proteggersi dal freddo sferzante che si era alzato in quegli ultimi minuti.

***

Le settimane si susseguirono in un batter d'occhio, il cortile di casa Weasley-Granger era passato pian piano dai caldi colori autunnali fino a diventare un giardino completamente spoglio, ora ricoperto da un leggero strato di neve caduto nella notte precedente.
Ron era in pigiama, davanti al camino acceso con l'ausilio della magia, tra le mani una tazza di cioccolato bollente.
Aveva appena finito di leggere l'ultima lettera arrivata da Hogwarts, ma non c'erano novità che lo riguardassero.
Quando anche Hermione fece il suo ingresso in cucina, ancora assonnata, Ron le tese la pergamena. "Leggila, penso che Rose abbia bisogno del tuo aiuto. Ho preparato una cioccolata anche per te, se vuoi" disse passandole una tazza piena.
Hermione prese la tazza e si mise in piedi vicino al camino, tenendo nell'altra mano la corta lettera della figlia.
Natale era tra due giorni, e il Ballo del Ceppo si sarebbe tenuto in quella serata.
 
Ho fatto le prove di trucco e parrucco, ma non riesco a fare nulla che mi soddisfi! Hugo poi non fa che prendermi in giro, per lui tutta questa storia del ballo è stupida, non vuole nemmeno andarci! Puoi chiedere alla mamma di raggiungermi dopo il pranzo di Natale? Avrete già finito i vostri festeggiamenti, te la rubo per qualche ora, giusto il tempo di rendermi presentabile per il Ballo!
Anche se in anticipo, buone feste papà.
 
Ai saluti, Rose aveva allegato un emoticon svolazzante che era di uso tra i giovani.
"Quindi... devo andare da lei", concluse, guardando il marito e sorseggiando il cioccolato. "Ma non ha amiche che siano portate per queste cose?"
"Che ti costa andare lì? Sarà questione di un'ora neanche, no?"
Hermione strinse le labbra, indecisa. "Lo so, ma è il ballo, il suo ballo! Voglio dire, sarò forse l'unica mamma presente lì, non pensi che sia strano?"
Ron sorrise e le andò incontro. Prese tra le dita un ciuffo dei morbidi capelli di Hermione e ci giocò per qualche secondo. "Nessuno dice che dovrai stare lì durante il ballo, credo che neanche Rose lo vorrebbe. Ma almeno rendile il momento indimenticabile, non ha chiesto tanto".
Hermione lo squadrò con sospetto, e Ron iniziò a sudare freddo.
"Mi stai dicendo che non mi vuoi con te, questo Natale?"
Ron si staccò da lei, il tempo di tirare un sospiro di sollievo senza essere visto, poi si lasciò andare ad una sonora risata. "Ma noi pranzeremo insieme, che è la cosa più importante!" alluse lui, facendole alzare gli occhi al cielo.
"Pensi sempre al cibo..."

"Mamma!"
Hermione aveva circondato Rose in un abbraccio come non se ne davano da mesi.
Si erano date appuntamento nel locale di Madama Rosmerta, e avevano passato la prima mezz'ora a spettegolare come solo una mamma e una figlia che non si vedono da mesi possono fare.
"Ma con chi ci vai? Malfoy non ti ha invitata, come mai hai cambiato idea? Hai trovato qualche altro accompagnatore?" disse Hermione, camminando in mezzo alla neve con la figlia verso Hogwarts, dove l'avrebbe aiutata col trucco.
Le guance di Rose virarono presto al rosso. Tentennò qualche istante, poi si girò verso la madre con un sorriso imbarazzato e le rivelò la verità: "l'ho invitato io".
"Ah. Ahm..." Hermione cercò di fingere indifferenza per non mettere a disagio la figlia. "Beh, non c'è niente di male. Certo è che sti ragazzi il coraggio non sanno manco dove stia di casa" si lamentò sottovoce, ripensando a quando non ricevette mai l'invito di Ron ma quello inaspettato di Krum. Scosse la testa, divertita al ricordo. 
"Non è un grifondoro, mamma, cosa ti aspettavi? A proposito, papà come l'ha presa?" chiese Rose, tenendo d'occhio le reazioni della madre. "Su Scorpius, intendo..."
"Non gli ho detto niente, non è una cosa che deve riguardare noi" e le sorrise, passandole una mano tra i morbidi capelli rossi che aveva. "Deve piacere a te. Anche se è un Malfoy, non importa".
"Meno male" sospirò lei, passandosi una mano sulla fronte con fare teatrale.
Quando raggiunsero l'ingresso di Hogwarts, Hermione avvertì un forte senso di nostalgia. Erano anni che non ci metteva piede... chissà com'era cambiato quel posto. 
Seguì la figlia su per le grandi scalinate, fino al terzo piano, dove entrarono in un aula deserta.
La luce del sole inondava la stanza dal grande balcone posto in fondo all'aula, ma il crepitio della legna in un piccolo camino donava calore tutto intorno.
Su un banco c'era il vestito che Hermione aveva fatto recapitare a Rose, ancora imballato, e un enorme astuccio contente trucchi di vario tipo.
"Pronta, mamma?" chiese Rose, con un sorriso emozionato.
"Diciamo di sì" rispose Hermione, augurandosi di non creare un macello. "Proviamoci".
E ci provò con tutta sé stessa a non commettere errori.
Le mani tremarono all'inizio, poi pian piano trovò confidenza coi pennelli.
"Non... non sembra male", disse Hermione quasi un'ora dopo, ammirando il proprio operato. "Oddio, almeno spero!" le disse, passandole uno specchietto, agitata per il responso della figlia quasi come se fosse tornata giovane e stesse aspettando il risultato di qualche esame. 
Rose si guardò e riguardò da varie angolazioni, prima di decretare con un sorriso radioso il suo gradimento. "Ci sta!"
Hermione sospirò, mentalmente esausta ma anche lieta di aver fatto un buon lavoro.
"Mamma, c'è ancora tempo! Fammi provare" e prima che Hermione potesse capire, Rose si era impossessata di un pennello e aveva iniziato a truccarla.
Rose la spinse delicatamente sulla sedia da cui si era alzata da poco, e si era inginocchiata per stare alla sua altezza. Le acconciò in fretta anche i capelli, rendendoli quasi eleganti.
"Ecco fatto!" ci mise poco meno di una decina di minuti, e Hermione si guardò allo specchio.
"Rose... ma sei bravissima! Si può sapere perché mi hai fatta venire fin qua se sai fare questo?" e nel dirlo, Hermione si indicò il volto, ancora sorpresa dalle qualità della figlia. Non era un trucco esagerato quelle che le aveva messo, aveva solo calcato di poco la mano su gli occhi con un bel colore antracite, rendendoli accattivanti. 
"Perché volevo essere certa di essere bella" le rispose, mostrando la lingua in una smorfia giocosa.
Hermione scosse la testa, incredula. "Rose, tu sei bellissima, con o senza trucco!"
"Certo mamma, certo" disse Rose con tono sarcastico. "Ora mi cambio, tu aspettami!"
Prese l'abito e uscì dalla porta, forse per entrare in qualche aula altrettanto vuota. 
Hermione, rimasta sola, decise di prendersi una boccata d'aria.
Uscì sul balcone, andando incontro al freddo gelido di dicembre. Eppure, quella visione le scaldò il cuore.
Il sole stava tramontando, dipingendo il tutto di un caldo color rosso. 
Laggiù, poco distante da lei, l'immensità della Foresta Proibita che andava disperdendosi fin dove l'occhio arrivava, e poco più lontano ancora c'era il lago, che rifletteva la luce ancora viva del sole.
Stava pensando a quanto fosse poetica la visione a cui stava assistendo, quando la voce spezzata di Rose la fece ritornare coi piedi per terra. "Cos'è sta roba, mamma?" 
Hermione si voltò di colpo, allarmata. Rose aveva gli occhi lucidi e il labbro tremante.
Il vestito blu che le avevano comprato settimane prima le cascava sul corpo.
La fascia che avrebbe dovuto trattenere il seno era flaccida, le spalline cadenti le arrivavano ai gomiti... l'abito era largo nei punti sbagliati. 
"Non capisco" fece Hermione, controllando l'abito in ogni punto. "L'abbiamo comprato e non aveva alcun difetto. Quando l'hai provato tu come ti stava?"
Rose scosse la testa. "Questa è la prima volta che lo provo" e nel dire questo, tirò su col naso.
Hermione non riusciva a capire. "Non, no- non metterti nulla in testa, ora troviamo una soluzione!" disse cercando di suonare sicura alle orecchie della figlia, ma non sapendo da che parte iniziare. "Forse con la magia..." Hermione si diresse verso la propria borsa per tirare fuori la bacchetta, ma si fermò all'istante.
"Mamma!" sbottò Rose, mordendosi un labbro per impedire alle lacrime di fare capolino dagli occhi. "Per-perché mi stai facendo questo?!"
Hermione strabuzzò gli occhi, presa in contropiede. "Io? Non sto facendo nulla e mai mi permetterei! Aspetta un attimo, Rose, non agitarti! Una soluzione la troviamo, non-"
Ma tutto il duro lavoro fatto nell'ora precedente, divenne vano: il trucco calò a picco con le lacrime di Rose, che dalla rabbia si tolse l'abito senza alcuna cura, per poi rimettersi i propri vestiti in fretta e furia. 
Hermione si allontanò di un passo dalla figlia disperata, e riprese in mano l'abito, cercando di capire cosa gli fosse preso.
Era un abito babbano, che questo avesse un effetto strambo sullo stesso una volta giunto a Hogwarts?
Hermione si diede della stupida e scacciò via dalla mente quella ipotesi, quando Rose le strappò via di mano il vestito.
"Hai detto che prima di comprarlo l'hai provato. Che papà aveva approvato. Ora voglio proprio vedere come ti stava!" disse Rose con una cattiveria che Hermione fece fatica a comprendere. "Dai mamma, mettiti il vestito che hai comprato per la tua cara figliola per il giorno del ballo!" aggiunse con una risata isterica. 
Hermione guardò atterita Rose, ormai senza parole.
"Mettilo, o hai paura di mostrarmi il risultato?"
"Stai vaneggiando" rispose in un sussurro Hermione, guardando la figlia come se d'un tratto fosse diventata un'estranea.
"No, mamma!" e calcò con palese malignità sulla parola. 
"Tutte balle che non avessi problemi contro Malfoy. Hai preso un vestito che egoisticamente sapevi che sarebbe stato bene su di te, forse, non a me! Chissà, magari speravi che facessi una misera figura al ballo e quindi con lui..." e nel dire questo, Rose tirò fuori la bacchetta e la puntò su Hermione, che per un istante troppo lungo temette di ricevere una fattura dalla figlia.
"Dai, mamma" singhiozzò Rose, le lacrime che scorrevano senza freni sulle guance. "Mettilo, voglio vedere!"
"Non devi permetterti, Rose. Non permetterti!" sbottò Hermione, delusa da tutta quella situazione tanto quanto dalla figlia. Ma quando Rose fece un passo in avanti, avanzando verso di lei con la bacchetta tesa, Hermione sorrise mestamente. 
Si tolse la giacca e gettò tutto per terra, guardando la figlia con sguardo di sfida, nonostante lei fosse ancora in lacrime. 
Quando tutti gli abiti diventarono un mucchietto ai loro piedi, Hermione si infilò l'abito su per la testa, chiedendosi chi glielo avesse fatto fare.
Nonostante il gelo presente nella stanza, Hermione non si accorse della differenza di temperatura.
Il vestito si adattò alle forme del suo corpo come per magia.
Rose sorrise, sprezzante. "Come non detto. Grazie per avermi rovinato il ballo, mamma". Rose alzò il mento in alto e agitò la bacchetta. Hermione attese, ma non le accadde nulla. Rose si limitò invece a far sparire dalla stanza tutti i  vestiti con cui la madre era arrivata lì.
"Buon rientro a casa, mamma".

"Dannati adolescenti!" sbottò Hermione al nulla, affacciandosi dal balcone, col vestito che doveva essere di Rose e i piedi scalzi. Il sole era ormai completamente tramontato, il poco calore che emanava aveva lasciato posto al vento che smuoveva le fronde degli alberi della foresta proibita. 
Era troppo agitata per pensare a stupidaggini come il freddo, e oh, al diavolo, che freddo!
Rientrò nella stanza e prese le uniche scarpe presenti.
Rose non le aveva neanche provate. E dire che le aveva preso un paio di tacchi larghi ma eleganti, per farla sentire a proprio agio e stare comoda. 
Hermione si passò una mano sugli occhi, alla disperata ricerca di una risposta su come avrebbe potuto rimediare a quel casino.
Perché, perché gli adolescenti sono così stupidi?
Questo lato del carattere l'ha preso da Ron, naturalmente! 
E poi, che cavolo aveva quel vestito? Era stregato? Perché su Rose aveva fatto l'effetto di una tovaglia?
Hermione tese l'orecchio, in ascolto. Dei passi fuori dalla porta, qualcuno stava parlando.
Quando anche le loro voci divennero lontane, Hermione capì che il ballo stava per iniziare, o forse era già iniziato. 
Si mise i tacchi che dovevano essere di Rose, e sperando di passare inosservata, uscì dalla classe.
Non c'era nessuno.
E spero di non incontrare nessuno, si augurò.
Scese le scale tenendosi attaccata al muro, sia per evitare una rovinosa caduta, sia per potersi nascondere in caso qualcuno le fosse passato accanto.
Anche volendo, non poteva più essere scambiata per una studentessa.
I tacchi battevano sul pavimento in pietra, ma Hermione li sentiva a malapena, coperti dalla musica proveniente dalla sala. 
Dovevano essere tutti impegnati nelle danze, dal terzo piano fino al piano terra non incontrò anima viva...
Almeno fino all'ingresso. In fondo alle scale, vicino alla porta d'ingresso della sala grande, c'era Scorpius Malfoy, che aveva tutta l'aria di starla aspettando.
Hermione aveva il cuore che batteva a mille. 
Cosa gli aveva raccontato Rose? Che la madre voleva rubarle la scena e si era messa il suo vestito? 
Sospirò, poi scese le ultime scale, fino a raggiungere il ragazzo.
Scorpius Malfoy era piuttosto alto, già più alto della stessa Hermione con tanto di tacchi. Aveva gli stessi capelli platinati del padre, forse un pochino più lunghi, gli occhi glaciali ma un portamento tutt'altro che malvagio. Non sembrava cattivo. 
Scorpius si aggiustò una manica della camicia verde, chiaro richiamo alla sua casa, forse agitato o intimorito dalla sua presenza. Aveva la fronte aggrottata, ma anche se era deciso a parlarle, non disse mai nulla. 
Hermione si schiarì la voce. Cercò di abbassare quanto più poteva l'orlo del vestito sulle ginocchia, e in quel preciso istante uscì Rose dalla buia sala grande. 
Indossava un normale vestitino nero che si era portata a Hogwarts all'inizio dell'anno, per eventuali uscite con il suo ragazzo.
Il suo ragazzo che... stava fissando le cosce della madre?
Rose strinse gli occhi ancora lucidi, puntò su entrambi uno sguardo deluso e poi rientrò dalla stessa porta da cui era uscita.
"Rose, no!" Hermione alzò le braccia al cielo e le lasciò ricadere sui fianchi, esasperata da tutti quegli equivoci.
Ignorò il ragazzo che ancora le stava immobile di fronte e imboccò la porta della sala grande.
La musica risuonava alta, ma della Sala Grande non si vedeva nulla.
Non era così che se la ricordava Hermione, il Ballo del Ceppo del suo quarto anno era illuminato, gioioso...
Le sembrava di avere davanti una fitta nebbia scura che ricopriva l'intero ambiente. Fece un passo avanti tendendo la mano davanti a sé e cercando di capire da dove proveniva il ritmo ora incalzante di una canzone tipicamente babbana.
Poi, come per incanto, la nebbia si dissipò e la famigliare Sala Grande le si presentò davanti in tutta la sua maestosità. Sembrava quasi la Polvere Buiopesto Peruviano, storica invenzione dei gemelli. 
Oltre la coltre scura, Alberi di natale capeggiavano in ogni angolo della sala, mentre tavoli eleganti circondavano la pista da ballo semi vuota. Il lungo tavolo dei professori era addobbato a festa, ma Hermione intravide in lontananza solo la preside McGrannit e il professor Paciock. 
Inspirò, prima di fare il primo passo verso il tavolo in cui c'era una Rose disperata, con la testa nascosta tra le braccia appoggiate al tavolo, e un implacabile Albus che cercava di tirare su di morale la cugina. 
Hermione afferrò la gonna del vestito per evitare di inciamparci sopra coi tacchi e la tirò su di poco, decisa a parlare con la figlia.
"Ehi, Hermione". 
Ron apparve al suo fianco, una mano tesa verso la sua direzione e un sorriso incerto.
"Ron? Che ci fai qui?" chiese lei, spostando ora lo sguardo dalla figlia al marito. "Ti ha chiamato lei? È solo un malinteso!"
Ron aggrottò le sopracciglia, fingendo di non capire, ma nell'istante in cui aprì bocca per parlare, Hermione lo zittì.
"Rose ha provato sto vestito, dannazione, ma le stava come un lenzuolo! Io non lo volevo, non volevo rovinarle la festa, perché-"
"Ma guarda che a te sta benissimo" fece Ron, sorridendo con più sicurezza. E nel dire questo, prese una mano di Hermione che ancora teneva la gonna e la invitò a seguirlo. "Permettimi di invitarti a questo Ballo del Ceppo".
"Cosa?"
Hermione non l'aveva notato prima, ma Ron vestiva con un elegante completo nero e... "ti sei fatto la barba" mormorò, a corto di parole.
"Già, mi faceva troppo vecchio" rise Ron, guidando una Hermione molto perplessa verso la pista da ballo.
"Ron, cosa stai facendo?"
Hermione si stava guardando attorno, allarmata. Doveva ancora riparare al danno fatto a Rose, che seduta al tavolo da sola, li stava fissando.
"Ron, dobbiamo fare qualcosa per nostra figlia" lo supplicò, vedendo altre lacrime inondare il volto di Rose.
Per tutta risposta, Ron le cinse la vita con una braccio, facendo così scontrare con dolcezza i loro corpi. "Rose sta bene" le disse guardandola negli occhi. "Non è proprio a lei che devi pensare" e la spinse in un primo passo instabile, mentre la musica cambiava e le note di un lento inondavano la sala.
Hermione continuò ad alternare sguardi dal marito a tutto intorno, confusa. 
Non c'erano...
"Ma dove sono gli studenti?"
Ron, che stava cercando di ballare ma pur stando attento a non pestarle i piedi, scoppiò in una risata mal trattenuta. "Hermione, e meno male che sei stata definita a più riprese la strega più brillante dei tuoi tempi" frecciò lui, mentre le orecchie gli diventavano di un rosso vivace.
"Aspetta un attimo" disse Hermione confusa, staccandosi dal marito.
Si guardò attorno, e dopo un primo istante di smarrimento, capì che qualcosa non tornava.
Non c'erano studenti, e neanche il corpo insegnanti.
Non c'era nessuno se non...
"La famiglia Weasley al completo" venne in suo soccorso George, facendole un occhiolino. Due secondi dopo stava lanciando una minuscola boccetta ad Albus Severus, che la prese al volo.
"Harry!" sbottò Hermione nel vederlo apparire all'interno della Sala Grande, e non era il solo. Ma non fece in tempo a parlare con l'amico, che Ron la riprese di nuovo tra le proprie braccia.
"Non è carino abbandonare il compagno durante un ballo".
"Spiegami cosa sta succedendo!" impose lei con un tono di voce che non ammetteva repliche. "Perché Rose non sta avendo il ballo dei suoi sogni e invece sta piangendo da sola seduta ad un tavolo?!"
Ron tese la testa, a disagio, indicando con un gesto il tavolo in cui sedeva la loro figlia. "Non credo che stia così male" le disse, spingendola a guardare a sua volta in quella direzione. 
Rose stava ancora piangendo.
Con lei, a parte Albus che da dietro le stava tenendo le braccia ben ferme ai lati della sedia, e Hugo che le bloccava i piedi, si era aggiunto Scorpius.
Il giovane Malfoy le stava tappando il naso e cercava invano di farle bere il contenuto della boccetta che poco prima era stata consegnata loro da George.
"Ma che stanno facendo?" chiese Hermione allarmata, salvo poi notare che Rose era tutt'altro che triste o bisognosa d'aiuto. 
Stava ridendo di gusto, nonostante le lacrime.
Accanto al cugino e a Scorpius, stava ridendo e con fare scherzoso si stava dimenando e scalciando per sfuggire alle loro mani. 
"Cosa diavolo sta succedendo" mormorò Hermione, che odiava non avere tutte le informazioni del caso. 
Scorpius riuscì infine a far digerire il liquido trasparente a Rose, buttandosi la boccetta dietro le spalle dopo averla svuotata. Nell'istante in cui il liquido aveva superato le labbra della ragazza, le lacrime smisero di colpo di scendere. 
In quella sala c'erano solo conoscenti...
Hermione avvertì quella che sarebbe stata la prima di tante vampate di calore partirle dallo stomaco fino a raggiungerle le guance e tingerle di un rosso acceso. 
"La pianti di pensare a loro e dedichi cinque minuti del tuo tempo a me? Grazie!" il tono finto offeso di Ron le fece fare il giro su se stessa, e ancora una volta faccia a faccia col marito, si lasciò andare al primo sorriso consapevole della giornata.
"Tu sei tutto scemo!"
Ron arrossì. "Ah, grazie tante" borbottò, tornando a intrecciare le mani con quelle di lei e tirandosela addosso per l'ennesima volta. "E io che volevo fare qualcosa di carino, sono solo 25 anni che stiamo insieme".
Accanto a loro, anche Bill e Fleur presero parte alle danze, mentre Ginny era andata a prendere da bere. 
"Fammi capire, hai organizzato tutto tu?" chiese lei, mentre tutti i tasselli di un puzzle finora rimasto incompleto si stavano incastrando alla perfezione. 
Ron annuì, lieto di poter finalmente smettere di mentire. 
"Questo Ballo del Ceppo è completamente opera tua? Hai chiamato il parentando intero e l'hai..."
"Invitato a prendere parte a questo piano, sì" terminò la frase Ron. "È stato piuttosto facile, il difficile era nasconderti la verità".
Hermione scosse la testa, ancora incredula. "Anche Rose e Hugo sapevano?"
"Soprattutto loro" annuì Ron. "Senza Rose sarebbe stato tutto inutile".
La stessa Rose che si era appena appoggiata con la fronte sulla spalla di Malfoy, le braccia attorno al suo collo mentre si muovevano entrambi lentamente, nell'angolo più lontano del piccolo palco dove stavano tutti ballando. 
La mano di Ron su Hermione si tese, mentre lo sguardo passava da marito innamorato a papà geloso
"Quindi hai finto anche quando si parlava di Scorpius?" gli chiese Hermione, intuendo che forse qualcosa non andava.
Ron scosse la testa, distogliendo lo sguardo dalla figlia. "Oh no, quella è l'unica cosa vera di tutto, a quanto pare! Non avevo idea che si vedesse con Malfoy. Voglio dire, Malfoy? Ma stiamo scherzando?"
Hermione assunse una faccia da e ti pareva, ma non trovò mai il tempo di dire nulla che la musica cambiò.
*Una nuova canzone travolse la sala col suo ritmo tipicamente babbano, scatenando nel giro di pochi secondi braccia rivolte verso l'alto e urla che si levarono in aria con la voce decisa del dj.
Hermione si ritrovò di colpo immersa in un ballo di cui non si credeva capace. Si era del tutto plasmata al corpo di Ron, che la teneva stretta con un braccio alla vita, mentre tutt'attorno a loro iniziò il delirio di corpi che si spintonavano dall'euforia generale. Ron le sorrise a due centimetri dalle sue labbra, mentre sottovoce cercava di canticchiare a sua volta le parole della canzone, forse per dissimulare l'ansia che lo stava divorando. Hermione non riuscì a staccargli gli occhi di dosso, eccitata da quella novità. Non era da Ron fare una cosa simile.
O forse, ne aveva fatte di cose senza che lei riuscisse mai ad apprezzarle. Le labbra si tesero in un sorriso grato e quanto mai innamorato, e quando avvertì anche gli occhi pizzicarle, Hermione si staccò dal marito alla ricerca del proprio respiro. 
Ci pensò Fred jr a darle un attimo per riprendersi, che si era avvicinato allo zio per ringraziarlo di aver organizzato quella rimpatriata.
Non erano i soli che condividevano la gioia di essersi rivisti, notò Hermione ammirata, lo sguardo illuminato di gioia e il cuore impazzito.
Percy aveva appena riaccompagnato la madre Molly al suo posto accanto ad Artur, dopo averla costretta a ballare con un lui almeno una volta. Victoire e Teddy Lupin invece si erano fatti vedere giusto per qualche minuto prima di sparire dalla circolazione. Hugo, che notoriamente odiava ballare, si era allontanato da tutti e stava parlando con il guardiacaccia, caro amico suo e dei suoi genitori, mentre Rose ora saltava tutta contenta, un braccio attorno alle spalle di Albus Severus, l'altro braccio che circondava Scorpius Malfoy. Tutti e tre ridevano e cantavano insieme, nonostante non conoscessero a fondo il testo della canzone. 
Tutti in quella Sala, dal più grande al più piccolo tra i figli dei suoi cari amici, si stavano divertendo. Non ce n'era uno che fosse immune da quel clima festoso e di convivialità che si era venuto a creare... 
Hermione vide il tutto attraverso la patina opaca delle lacrime, e un nodo alla gola che difficilmente se ne sarebbe andato via.
Lo stesso Ron che aveva organizzato il tutto, stava gesticolando e parlando con Harry, per quanto la musica lo permettesse, ed entrambi ridevano di cuore.
Hermione si passò una mano sugli occhi, sperando di non rovinare il trucco che qualche ora prima le aveva messo Rose con l'inganno.
Non essere stupida!
Sospirò una, due e poi tre volte, e dopo essersi imposta di darsi una calmata per evitare di rovinare la sua serata e quella di Ron, decise di tornare sulla pista.
Tenne alta la gonna, e con il respiro corto, coprì quei pochi passi che la separavano dall'uomo con cui stava, tra alti e bassi, da ormai un quarto di secolo.
Ron, che si era già allontanato da Harry, la stava aspettando sul lato esterno della pista, una mano tesa nella sua direzione. 
Hermione la afferrò, e nell'abbracciarlo una volta arrivatagli davanti, fece scontrare le loro labbra.
Nonostante indossasse i tacchi, era molto più bassa.
Si alzò sulle punte inutilmente, approfondendo il bacio e facendo scontrare le loro lingue, mentre Ron le inclinava con dolcezza la testa da una parte per meglio godersi quel contatto.
Si staccarono qualche istante, e vicini come si trovavano, Hermione notò le orecchie quasi fosforescenti del marito. Nonostante tutto, nonostante tutti gli anni in cui erano stati insieme, riusciva ancora ad imbarazzarsi come un ragazzino.
Hermione sorrise divertita, e riprese subito da dove aveva interrotto, spingendosi contro di lui e rientrando nel pieno della calca umana che si stava agitando accanto a loro su quel palco.
"Non ti credevo capace di tutto questo" gli disse alle orecchie, stringendo le braccia attorno al suo collo.
Ron fece una smorfia seccata. "Sempre questo tono sorpreso" le disse, scoccandole quella frecciatina a sua volta all'orecchio, per sovrastare la musica. Le diede un morso fugace al lobo e poi uno sulla mandibola, tornando poi a divorarle le labbra in un bacio tanto bramato in quello che era stato l'unico e originale Ballo del Ceppo, ma dove nulla era mai accaduto.
La mano scese dal fianco su cui era appoggiata fino alle gambe, coperte dalla lunga gonna larga, per poi perdersi lì in una carezza senza fine. "Sei bellissima con questo vestito" sussurrò, staccando appena le labbra dalle sue per pronunciare quelle parole.
Hermione annuì, spaesata da quell'improvviso romanticismo. Si passò la lingua sulle labbra. "Grazie".
Ron alzò gli occhi al cielo, facendola ridere di cuore per quella reazione così naturale. "Beh, non potevo aspettarmi molto altro" concluse.
Lei negò, andando alla ricerca delle parole mentre la canzone si avviava verso la fine. "No Ron, ti meriti molto, tanto altro. Per ora, per avermi invitata a questo ballo, anche se con 28 anni di ritardo... beh, non me lo sarei mai aspettata. Non so-"
"Non ti devi giustificare con me, guarda che stavo scherzando" la bloccò Ron, temendo di rovinare tutto con una delle sue uscite poco felici. "Lo so, e spero di averlo reso come la prima volta doveva essere. Non ho bisogno che tu mi ringrazi o che faccia o dica nulla. Il fatto che tu non sia scappata dopo aver scoperto l'inganno di questi mesi è già tanto" rise lui, contagiandola.
"Non mi spiegavo come mai non avessi incontrato nessuno in tutto il castello, ora però mi spiego tante cose" ammise lei, indicando l'intera famiglia Weasley/Potter e tutti gli amici attorno a lei. "Se ti fa piacere, questo ballo è meglio di quanto avrebbe mai potuto esserlo quello organizzato nel nostro quarto anno" gli disse, giocando con i suoi capelli rossi, gli occhi che non si staccavano gli uni dagli altri. "Sei stato parecchio folle, Ronald Weasley". 
Ron chiuse gli occhi quando vide il viso della moglie avvicinarsi ancora una volta per un bacio a stampo. 
Ron si schiarì la voce, a disagio. "Lo sappiamo tutti, no? Quando l’amore non è follia, non è amore".
Hermione spalancò gli occhi a quella mezza dichiarazione, poi gli appoggiò la fronte contro la guancia, mentre uno scroscio di applausi si levava alto per la fine della canzone che li aveva fatti scatenare.
Hermione e Ron si staccarono, piano, quasi in punta di piedi per non spezzare l'incantesimo vissuto in quei pochi minuti. Ron venne accerchiato da Angelina e Harry, forse per parlare dell'ultima partita di Quidditch a cui avevano entrambi assistito dal vivo, mentre Hermione era stata tirata da una parte da Luna e Hannah Abbott, che come Neville erano stati invitati alla rimpatriata, come l'aveva scherzosamente chiamata Fred jr.
Hermione, accanto alle sue amiche, non perse mai di vista Ron, e Ron, insieme ai vecchi compagni di Quidditch, non perse mai di vista Hermione.

***
#N.D.R
Sono anni che ho in mente questa storia, ho la prima bozza ancora salvata risalente al 2016.
L'occasione per scriverla è finalmente giunta grazie al contest Falling in and out of love sul Forum. 
Il titolo, per chi non lo conoscesse, è un libro di Sparks che io letto un decennio fa, di cui ricordo giusto la trama a grandissime linee: un uomo che ha sposato per la seconda volta sua moglie, solo che lei era convinta di star organizzando il matrimonio della figlia. E invece no! Così come Rose qui ha tratto in inganno Hermione per un piano ben studiato da Ron. 
Ogni tanto anche lui fa cose giuste! 


***
"Non è farina del tuo sacco, quella frase sulle follie d'amore" disse Hermione inarcando le sopracciglia in un gesto allusivo, mentre l'abito lasciava il suo corpo per diventare un mucchietto informe per terra. 
Ron si tolse la giacca del completo, attento a non sgualcirla e riponendola nella propria gruccia con cura. "L'ho- beh, l'ho letta in uno dei tuoi libri babbani" ammise imbarazzato, il volto rosso quanto i suoi capelli. "Perché devi sempre smontarmi così, Hermione Jean Granger?"
"Non ti sto smontando affatto" gli rispose, aiutandolo a sfilarsi la maglia e buttandola da qualche parte nella stanza. "È ammirevole che tu ti sia messo addirittura a leggere i miei libri" disse schioccandogli un bacio a fior di labbra. 
Ron alzò le braccia al cielo in un gesto esasperato, e borbottò qualcosa che suonò come un stupido io che cerco di fare il romantico.
Hermione assunse una smorfia colpevole poi gli avvinghiò le braccia attorno al collo, coinvolgendolo in un bacio che tolse il fiato a entrambi. "Ma a me piaci tantissimo quando sei romantico".

Quando l’amore non è follia, non è amore.
(Pedro Calderon De La Barca)
   
 
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