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Autore: JennyPotter99    16/11/2020    0 recensioni
Sono qui, adesso.
Sto guardando le mie mani tremare e credo che quelle che scendono sulle mie guance siano lacrime.
In realtà non so perché sono dispiaciuta, lo conosco da neanche due mesi.
Eppure, mi dispiace, perché mi rendo conto che si è creato qualcosa di speciale.
Qualcosa che nemmeno lui si aspettava di trovare.
Lui è uno di loro ed io non posso farci niente.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Rumancek, Roman Godfrey
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Qualche settimana dopo
 
Le cose sembravano essersi calmate ad Hemlock Grove, anche se tutti cercavano Shelley dopo che lo sceriffo l’aveva incolpata degli omicidi.
Stavo pian piano approfondendo la mia amicizia con Roman, ma sembrava che a Destiny non stesse per niente bene.
Ogni volta che lo invitavo a casa per studiare, era sempre lì a spiarci, con sguardo serio, obbligandomi a rimanere con la porta aperta.
Quel giorno in particolare, Roman estrasse una scatola dallo zaino.- Sicuramente mia madre vorrà fare la tipica cena in famiglia per Natale, perciò ti ho preso questo.-
Lo guardai sorpresa.- Stai scherzando? I-io non ti ho preso niente.- balbettai, arrossendo.
-Non fa niente, so che saprai ripagarmi, un giorno.- ribatté lui, alzando le spalle.
Era una bottiglietta di profumo trasparente.
-E’ lo stesso che metto io.-
Ah, sì, quel buon profumo di paradiso.
Lessi l’etichetta e mi trattenni dal ridere: si chiama davvero Paradiso.
-Mi stai dicendo che puzzo?- aggiunsi sarcasticamente.
-Oh sì Lily, tu puzzi davvero.- affermò ridacchiando.
La sua risata era la cosa più dolce che avessi mai sentito.
D’un tratto mi resi conto come le cose non fossero cambiate.
Anzi, no, erano cambiate, perché Roman era una persona completamente diversa da Peter.
Ma forse, con Peter, non era destino.
La mia famiglia era piena di medium e noi ci crediamo in queste cose.
Successivamente, il telefono di Roman squillò.
-Ciao Letha, stai bene?- le chiese, quando gli si sgranarono gli occhi.- Sta per nascere?! Adesso?! Arrivo!-
La piccoletta stava per venire fuori, perciò ci precipitammo in ospedale.
Alla fine, Olivia aveva convinto Letha a farsi ricoverare nella clinica della Torre Bianca e partorire con il dottor Pryce.
Io, Roman e Peter aspettammo in sala d’attesa.
-Non ci credo… Zio Roman.- esordì Roman, mordendosi un labbro nervosamente.
Nonostante Letha non mi stesse molto simpatica, la nascita di una nuova vita era sempre una bella cosa.
Ed ero grata di farne parte con loro due.
Eravamo in tre contro il mondo e io mi sentivo al sicuro da tutto.
Afferrai le mani di entrambi e me le misi sulle gambe, come a tenerle in salvo.- Ah, i miei due ragazzi.-
La gioia però svanì subito.
Norman venne fuori dalla sala operatoria paonazzo in viso, con le lacrime agli occhi e il naso rosso.
-Che cos’è successo?- domandò Peter, confuso.
Norman non rispose e Roman scattò in piedi, nervosamente.- Che è successo?!- gridò.
Alla seconda volta che non ottenne risposta, Roman entrò in sala operatoria ed io e Peter con lui.
Letha era stesa sul tavolo operatorio, con la testa di lato, gli occhi fissi e il ventre talmente pieno di sangue che stava gocciolando sul pavimento.
Una vista orribile.
Peter scoppiò a piangere e Roman non riuscì a muoversi.
Sentii camminare dietro di me e vidi il dottor Pryce portare via il bambino: non si muoveva e sul piccolo viso aveva una membrava viscida e bianca.
La sacca amniotica.
Non si era salvato nessuno dei due.
Né la madre, né la figlia.
E quel giorno di gioia, divenne un incubo.
***
Non sentii né Peter né Roman per un paio di giorni.
Li capivo, avevano bisogno di tempo per stare da soli.
Quello che avevamo visto non si digeriva facilmente.
Io, invece, ero stata contattata dal dipartimento di polizia e invitata ad andarci.
Non seppi il perché, ma quando mi scortarono nell’ufficio dello sceriffo, notai che il nome era cambiato.
Sulla targhetta c’era il nome di Micheal Chasseur: forse un parente di Clementine, di cui, a proposito, non avevo avuto più notizie da quando aveva cercato di catturare Peter.
Che l’avesse uccisa lui?
-Ciao Lily, sono Micheal Chasseur, il nuovo sceriffo, prego, siediti pure.- mi disse, invitandomi a sedermi.
Confusa, mi sedetti davanti a lui.- Dov’è finito lo sceriffo Swarn?-
-Si è dimesso: dopo quello che è successo alle figlie, non se la sentiva più di lavorare qui.-
Se fosse stato il fratello di Clementine, probabilmente anche lui faceva parte dell’ordine del drago.
Erano molto simili: entrambi con la pelle scura e gli occhi verdi, ma lui, mi parve più minaccioso.
-Speriamo solo che riescano a prendere la colpevole.- continuò.
-Non è stata colpa di Shelley!- invenni subito, ma poi mi ricordai di non poter parlare di Christina, non potevo rivelare quel mondo segreto di Hemlock Grove.
Sempre che lui non lo sapesse già.
-Insomma, almeno credo.- balbettai, per tentare di correggere la mia frase precedente. -Lei è il fratello di Clementine?-
-Esatto, Lily.- affermò, unendo le mani.- Lei è scomparsa.-
Cazzo, Peter doveva averla uccisa veramente.
-Temo che mia sorella abbia sfidato le persone sbagliate: quel tipo di persone alla quale non mi piace che ci si immischi nei suoi affari.-
E questo che centrava con Peter?
-Ma non è per questo che l’ho convocata qui.- continuò, sorridendomi. -Mia sorella mi ha telefonato la settimana scorsa, dicendomi che se le fosse accaduto qualcosa, sarei dovuto esser io ad informarla su quello di cui Clementine stava indagando.-
Ero ancora più confusa di prima.- E si tratta di me…?-
-Tutti noi, all’ordine dal drago, sappiamo la sua storia, signorina Dimitri.-
Questo confermava i miei dubbi.
-Sappiamo che i suoi genitori erano dei medium e che lei è orfana da quando aveva quattro anni.-
Da come mi stava parlando in modo serio, iniziai a preoccuparmi. -Arrivi al punto.-
-Sospettiamo…Anzi, siamo sicuri che i suoi genitori non sono morti per un incidente. Abbiamo riesumato i corpi e…-
-Cosa?! Avete aperto la bara dei miei genitori senza il mio consenso?!- sfuriai, innervosita.
-Il consenso ci è stato dato da una parente stretta…- spiegò lui, prendendo un fascicolo per leggere.- Una certa Destiny Rumancek.-
Ora sapevo perché c’erano certe cose che non mi diceva: stava facendo tutto alle mie spalle.
Avevo paura di sapere cosa avessero scoperto.- E?-
-Il medico legale ha esaminato le loro ferite: i loro corpi sono bruciati, ma sui loro colli, ci sono degli evidenti segni di morsi.- raccontò Micheal.
Oh mio Dio.
Non sta per dire quello che penso stia per dire, vero?
Non è possibile.
Ma si spiegava tutto.
Il perché Destiny e Peter si preoccupavano di come stessi vicino a Roman.
Mi avevano mentito da sempre, tutti e due.
Non riuscivo a respirare, non riuscivo a metabolizzare quella notizia.
-Scusi, non mi sento bene.- bofonchiai, alzandomi lentamente dalla sedia per andarmene.
-Dovrà iniziare a conviverci, signorina Dimitri.- affermò lo sceriffo, prima che girassi la maniglia.- I suoi genitori sono stati uccisi da un Upir.-
   
 
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