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Autore: Picci_picci    16/11/2020    2 recensioni
Sono passati mesi da quando Ladybug e Chat Noir non si vedono più. Solo una muta promessa li unisce: non scordarsi mai l’uno dell’altra. Vanno avanti nel loro presente, ma continuano a vivere nel passato e nel loro ricordo. Marinette, ormai, è a tutti gli effetti la stagista personale di Gabriel Agreste, praticamente il Diavolo veste Agreste nella realtà, e Adrien sta tornando da Londra per imparare a gestire l’azienda di famiglia.
Cosa mai può andare storto?
Tutto, se ci troviamo alla maison Agreste.
Mettetevi comodi e preparatevi a leggere una storia basata sulle tre cose indispensabili di Parigi: Amore, Tacchi alti e...là Tour Eiffel.
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"Perché l'amore è il peggiore dei mostri: ferisce, abbandona, ti rende pazzo, triste ed euforico allo stesso tempo. Ma è anche l'unica cosa bella che abbiamo in questa vita."
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L’amour'
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Quando Monsieur Stronzo Agreste le aveva detto che avrebbe fatto un servizio fotografico, pensava che l'avrebbe diretto, che avrebbe controllato i vestiti, il make up e compagnia bella. Invece no; avrebbe dovuto fare tutto questo e posare. 

Lei.

Posare.

Lei che non riusciva a non inciampare ovunque, che era così goffa da versare una tazza di caffè su un completo bianco perla di Chanel, doveva posare.

Gabriel ieri sera si era veramente drogato!, lei ne era sicura, ma Adrien giurava che suo padre stava bene.

Ma fatemi il piacere, quando mai Gabriel Agreste era stato bene di mente?

Voleva morire, ufficiale.

Si trovavano sul set e lei stava guardando la macchina fotografica con tale odio che l’avrebbe potuta fare esplodere. La cosa che la innervosiva di più? Che il biondo principino non si era tolto di mezzo secondo dal viso quel ghigno.

“Andrà bene”, disse il soggetto dei suoi pensieri, venendole vicino.

“La fai facile tu, riesci ad essere bello in qualsiasi momento e in qualsiasi posa.”

“Mi stai dicendo che sono bello?”

Lei lo guardò di striscio, “lo afferma tutta la popolazione femminile della Francia, se non del mondo.”

“Ma a me interessa solo quello che pensi tu”, disse sussurrando vicino al suo viso.

Un colpo di tosse da parte di Gabriel la fece rinsavire.

Si girò verso il suo datore di lavoro e lo guardò con tutta la rabbia che possedeva in corpo.

“Anche se continui a guardarmi così, non cambio la mia decisione.”

“Probabile, ma mi farà star meglio.”

“Marinette”, disse Gabriel guardandola negli occhi, “è infantile.”

Lei sbarrò gli occhi, “pensi sia infantile? Ti ho detto che non voglio fare un servizio fotografico e tu per ripicca mi fai diventare il volto del nuovo numero di Vogue!”

“C’è gente che pagherebbe per essere al tuo posto.”

“Io. Non. Voglio. Essere. Su. Vogue.”

“Tu. Ci. Andrai”, disse Gabriel con un sorriso, “discussione chiusa.”

Adrien scoppiò a ridere, “solo tu potresti volere una cosa del genere, Marinette.”

“Concordo”, disse Paul uscendo dal camerino, “non  posso andarci io in copertina? Sarei fantastico.”

“L’intervista non è su di te.”

Marinette si girò a trecentosessanta gradi, puntando il dito contro Gabriel, “intervista?”

“Mia e tua. Dobbiamo avere visibilità dopo quello che sta succedendo alla nostra sfilata.”

 Marinette fece un respiro profondo, in parte era colpa sua per quello che stava succedendo e se con un servizio fotografico e un'intervista avrebbe potuto aiutare, lo avrebbe fatto.

“Bene”, esclamò lei, “vado a prepararmi”, e si diresse in camerino con Paul dietro.

Quando i due Agreste le avevano raccontato il piano malvagio, la prima persona che lei aveva chiamato era stata Paul che era subito venuto da lei per aiutarla e per farsi fare un autografo dal direttore di stile di Vogue. Amico carissimo che era.

Quando entrò, trovò già una stilista, un truccatore e una hair stylist.

“Tesoro”, disse la donna bionda con un atteggiamento di superiorità, “non preoccuparti abbiamo già scelto tutto, così non dovrai faticare.”

Eh, no. Se avrebbe posato, lo avrebbe fatto alla sua maniera e con il suo stile, su questo non si discuteva.

“Grazie, ma penso che deciderò io cosa indossare”, disse Marinette con il tono deciso da Ladybug, “voglio qualcosa che rispecchi il mio stile, ma anche le tradizioni cinesi di mia madre.”

Si avvicinò allo stand degli abiti e gli studiò con occhio critico, “avete un gonna in tulle rosa?”

“No”, rispose sempre la donna bionda con un pacchianissimo completo verde mela di Prada.

“Oh, sì invece”, intervenne Paul, “mentre gironzolavo qui intorno ho trovato uno stand che-”

“Paul”, disse Marinette con un’occhiata eloquente.

“Sì, giusto. Te la vado a prendere.”

Marinette continuò a cercare, fino a quando decise di optare per un top nero con il collo alla coreana rifinito in bianco e un giacchetto di jeans chiaro, corto e con le maniche a tre quarti arricciate decorate con perle e dietro il disegno di due dragoni intrecciati dai colori oro e rosa (e ovviamente con la scritta Agreste a caratteri cubitali, visto che quel capo dalla stagione scorsa lo aveva ideato lei).

Posò il tutto sulle mani della donna bionda, con un sorriso falso sul volto, “scelgo questi.”

“Come desidera.”

Con il truccatore e la parrucchiera fu più facile, adorarono l’idea di sperimentare qualcosa di nuovo come quel look e si misero subito all’opera.

“Come procede qua?”, disse Adrien palesandosi.

Lei si girò a guardarlo, con le iridi celesti che spiccavano a causa dell’enorme nero che gli contornava gli occhi e i capelli mezzi fermati da dei bigodini.

“Diciamo che va.”

“Adrien!”, esclamò la donna avvicinandosi a lui con quel completo verde mela, “è da un po’ che non ti vedo qui.”

“Hai ragione, Michelle”, rispose allontanandosi di un passo da quella donna che prontamente si riavvicinò. Cavolo, sapeva cos’era uno spazio personale? E questo profumo dolce che indossava gli stava facendo venire un attacco di nausea.

“Ero a Londra.”

“Oh, lo so sciocco”, disse arpionandoli un braccio, “è uscita la notizia su ogni rivista.”

Che qualcuno lo salvasse da quella donna.

Uno schiarimento di voce, fu la sua salvezza.

“Scusami, come ti chiami? Michela?”, chiese Marinette con un sopracciglio alzato mentre la parrucchiera le stava fissando i capelli.

“Michelle”, rispose a denti stretti.

“Ovvio, Michelle, cara, saresti così gentile da trovare Paul e quella gonna rosa? Non credo di poter fare un servizio fotografico con questa vestaglia di seta.”

Michelle con riluttanza annuì e dopo aver salutato Adrien con un “caloroso” abbraccio -anche troppo, aveva sentito il suo seno spiaccicarsi sul suo petto- , se ne andò.

“Tesoro”, disse la parrucchiera guardandola dallo specchio, “ho finito”, disse inserendo il fermaglio dal richiamo cinese nella acconciatura stile Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany”, “stai attenta come ti muovi, okay? Mi trovi sul set per gli ultimi ritocchi.”

Tutti e due la lasciarono da sola nel camerino con Adrien.

“Allora sei veramente la mia eroina”, esclamò lui appoggiandosi con il fianco alla postazione del trucco.

“Ho visto un micetto in difficoltà e ho pensato di aiutarlo.”

“Bè”, disse con uno slancio del bacino, avvicinandosi a lei, “il micetto ha apprezzato il tuo intervento.”

“Ne sono lieta”, disse lei, stavolta per niente intimorita (forse a causa di completo verde-mela o per quel ghigno di Adrien che lo faceva assomigliare terribilmente a Chat Noir), avvicinandosi a lui fino a sfiorare la punta del suo naso con il suo.

Lui le accarezzò una guancia, “è sempre stato così difficile raggiungerti. Eppure mi sembra che ora sia più facile.”

“Forse è perché voglio farmi raggiungere.”

“Perché sono Adrien Agreste?”

Lei spalancò gli occhi, ma non si mosse di un centimetro. Come poteva il suo chaton pensare una cosa del genere?!

“No”, disse lei con la voce strozzata, “non lo pensare mai più. Mi sarò innamorata di Adrien Agreste, ma l’amore della mia vita è il mio compagno d’avventure, il mio partner in battaglia...e quello sei tu, mon chaton.”

Adrien sorrise e… Cavolo i suoi occhi erano sempre stati così splendenti?

“Eccomi!”, il tonfo della porta e l’arrivo di Paul fece allontanare di scatto i due.

“Oh”, disse il castano con un sorriso folle sul volto, la gonna di tulle rosa in mano e un boa fucsia al collo, “se volete io-”

“No”, disse Adrien, interrompendolo, “stavo andando.”

Tempo che il biondo chiudesse la porta che Paul si era già fiondato su Marinette, “allora quelle malelingue avevano ragione: esci veramente con Adrien Agreste.”

Cosa fare? 

Negare, ovviamente.

“Ma cosa dici?! Siamo solo amici.”

“Gli amici non voglio portarsi a letto a vicenda.”

“Parlando di altro”, disse Marinette con un gesto della mano, “cosa ci fai con quel boa di piume fucsia?”

Lui alzò le sopracciglia, “vuoi veramente saperlo?”

“No, passo.”

Lui sorrise, sfregandosi le mani, “bene, indossiamo questa gonna?”

***

Lei sospirò guardandosi allo specchio. Non pensava che la gonna sarebbe stata così corta, ricordava un po’ il tutù di una ballerina. Indossò le decolleté nude e scosse la testa. 

“L’amore della mia vita”, lo aveva definito così.

Cosa cazzo aveva fatto?

Come aveva potuto dire una cosa del genere?

Cavolo se era deficiente!

Si torturò le mani; lui non aveva risposto.

Non aveva detto niente a quella sua ammissione, era rimasto lì a guardarla con quegli occhi verdi così splendenti.

“Mari, basta”, disse Tikki volandole vicino, prima di aver controllato di essere sole nel camerino.

“Sono stata così stupida.”

“No, no, sei stata coraggiosa.”

Marinette si girò a guardare la kwami, “non dovevo. Non posso pretendere nulla da lui, non dopo averlo respinto per così tanti anni, non dopo averlo mandato via da Parigi.” 

“Mari, tu..”

“Io niente, non cercare di scusarmi”, rispose con gli occhi pieni di lacrime; ma non ne avrebbe versata una, anche lei aveva sofferto abbastanza.

Puntò di nuovo il suo sguardo sul suo riflesso, non sembrava più la ragazza dolce e onesta. 

Non era più la super eroina coraggiosa.

Non era nulla.

 

Sorrise davanti all’ennesimo messaggio di Adrien.

“Incredibile quanto tu e Adrien state legando in questo periodo, non riuscite più a staccarvi”, osservò Tikki.

Marinette annuì, dandole mentalmente ragione.

Erano passati solo quattro giorni da quando Papillon si era arreso e lei aveva detto addio a Chat Noir; e al solo pensiero del gatto nero, il suo stomaco si contorceva in una morsa.

Dopo nemmeno un giorno da quell’avvenimento aveva incontrato Adrien Agreste per strada, accidentalmente o forse per volere del destino.

Avevano passato la giornata che rimaneva assieme, ridendo e scherzando, lei senza balbetti ma con un po’ di timidezza; quando arrivò il momento di tornare alle loro abitazioni, si promisero di sentirsi il giorno dopo.

E così era successo, dando il via a un continuo messaggiare e incontrarsi. 

Fu il commento fatto da Tikki che la portò a riflettere per una giornata intera, non rispondendo ai messaggi del biondo.

Lei stava iniziando a dipendere da Adrien e lui da lei, stavano continuando a cercarsi ininterrottamente e questo la spaventava perché un rapporto del genere lo aveva avuto solo con il suo Chaton. Rimase con quel pensiero nella mente per tutto il pomeriggio, tanto che quando suonarono alla porta si spaventò.

“Tutto apposto?”, chiese Adrien sulla soglia di casa sua.

“Sì, come mai?”,rispose lei, sbalordita.

“Non mi stavi rispondendo ai messaggi da tutto il pomeriggio e mi stavo preoccupando.”

“Oh”, disse Marinette spiazzata, “avevo dei progetti da finire e la suoneria del cellulare bassa, non ho visto il telefono per tutto il pomeriggio. Scusami.”

“Di niente”, disse lui con un sorriso sollevato, “hai voglia di fare un passeggiata?”

Lei mise su un sorriso di scuse, “devo finire il vestito per l’università, domani ho la scadenza. Facciamo domani?”

Lui sorrise, quanto era bello quando lo faceva?, e annuì; poi si avvicinò e le lasciò due baci sulla guancia. 

Dopo che ebbe chiuso il portone, Marinette si rifugiò in camerina. Quello che era appena successo confermava ancora di più la sua ipotesi: si stavano innamorando, un amore malato alla ricerca di una persona che non c’era più. 

Perché lei poteva far finta di nulla, ma l’abbandono di Chat Noir l’aveva colpita più di quanto pensasse e, forse, Adrien cercava di colmare il vuoto di sua madre -se non ci fosse stato quel piccolo problema delle identità segrete, Marinette avrebbe saputo che il vuoto che cercava di colmare Adrien era quello della sua lady.

Lei doveva mettere un punto a quella storia o si sarebbero fatti del male a vicenda e Adrien era l’ultima persona su questo pianeta a cui lei voleva fare del male.

 

Provò a stare un giorno senza contattare Adrien, ma fallì miseramente. Lui la attirava come una falena è attirata dalla luce.

Doveva trovare un altro modo per non far soffrire il biondo e in fretta, perché più giorni passavano, più lei gli donava una parte di se.

 

A notte fonda si alzò e attivò il cellulare.

“Mari”, disse Tikki con voce assonnata, “che fai a quest’ora?”

“Uno sbaglio”, disse cliccando sul nome di Chloè.

Da quella scelta non si tornava più indietro.

 

Due giorni dopo, Adrien si sarebbe imbarcato nel volo di linea Parigi-Londra delle 17.00 p.m e lei sarebbe andata a salutarlo, con un sorriso sul volto, come fanno le vere amiche.

Stranamente, Chloè non si era opposta più di tanto a quella sua malsana idea: era dell’opinione che il suo migliore amico di infanzia stesse sbandando e che l’allontanamento da Parigi gli avrebbe fatto solo del bene - “lo faccio solo ed esclusivamente per lui, mica per te Dupain Cheng-, ma Marinette la ringraziò lo stesso.

Quel master era l’occasione della vita di Adrien (gliene aveva parlato qualche giorno fa, ma aveva già deciso di non partecipare, e forse la causa era proprio lei) e Marinette non voleva essere la causa dell'infelicità del ragazzo, non voleva precludergli delle possibilità che si meritava.

Aveva fatto un passo indietro e lo aveva fatto solo per lui.

***

“Marinette”, disse Paul entrando, “smetti di pensare riesco a vedere da qui il fumo del tuo cervello.”

Venne vicino a lei e la guardò nello specchio, “forza, aspettano solo te di là.”

La notizia che andava a peggiorare sempre di più la sua giornata.



Angolo Autrice
Mi scuso tantissimo per il ritardo di questo capitolo, ma la scuola mi sta uccidendo! Spero di essermi fatta perdonare rivelando il perché Marinette abbia allontanato Adrien (come direbbe Gabriel Agreste: "Ah, l'amour"). Come potete notare, anche nella mia storia questi due sono proprio dei tonni quando si parla di relazioni amorosi, ma ehi, nessuno è perfetto.
Ringrazio ancora tutti i lettori e tutte le persone che mi supportano per questo mio viaggio.
Un bacio,
Cassie
   
 
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