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Autore: mgrandier    16/11/2020    8 recensioni
La vita è un rincorrersi di fasi differenti, nelle quali si alternano sentimenti, emozioni e priorità diverse, che ci inducono a compiere scelte e finiscono per dare un’immagine di noi parziale, evidenziando un aspetto piuttosto che un altro. Per questo, in un puzzle di fasi e punti di vista, ogni storia corre tra alti e bassi e modifica continuamente lo spunto per la lettura di quello che sta accadendo; per questo, volta per volta, è questione di …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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17. … fiducia
 
(un pomeriggio, inizio agosto)
 
Yuki aveva afferrato al volo il cellulare non appena aveva riconosciuto l’immagine sorridente dell’amica, rispondendo senza nemmeno attendere un secondo squillo. Si rilassò un poco, appoggiandosi allo schienale della sedia, mentre sistemava il telefono davanti a sé, fissandolo allo schermo del pc.
- Sanae! –
- Ciao! Finalmente riesco ritagliarmi un attimo per chiamarti … Ti disturbo o possiamo fare due chiacchiere? – l’espressione radiosa di Sanae raccontava di per sé di grandi e ottime novità e Yuki ebbe immediatamente la certezza che non fosse nemmeno da considerare la possibilità di rimandare quell’occasione ghiotta.
- Ma no, tranquilla! Anzi! Ho proprio bisogno di una pausa e Genzo è uscito a correre: è il momento perfetto! – sciolse la coda in cui aveva legato i capelli, trattenendo per un istante l’elastico tra le labbra, mentre con le mani riavviava le ciocche con gesti quasi automatici, per poi riprendere – Non ci sentiamo da un sacco di tempo … e poi adesso avrai qualche novità da raccontarmi, giusto? –
Aveva fatto rapidamente due conti con le poche informazioni ricevute da Tsubasa e, se la memoria non la tradiva, lui da qualche giorno era rientrato a casa per le vacanze estive, perciò qualche interessante novità doveva esserci per forza di cose. L’agitazione di Sanae, poi, era palese: non riusciva a stare ferma e nonostante Yuki avesse potuto intuire che lei la stesse chiamando dalla sua camera, in realtà tutto, attorno a lei, aveva continuato ad oscillare in modo vorticoso.
- Cielo, Yuki! Sono così felice e … così fuori di me! – esordì Sanae che, evidentemente non aspettava altro che alleggerirsi un po’ confidandosi con qualcuno – Yukari e le altre sono già partite per le vacanze e io … io non posso raccontare niente a nessuno, ma insomma, non faccio che pensarci! Non vedevo l’ora che tornasse da Barcellona e ero così agitata al pensiero che arrivasse, e adesso … Oh, non mi sembra vero! E sono anche così preoccupata che poi magari … -
Yuki non riuscì ad impedirsi di sorridere al vedere l’amica tanto agitata e in preda alla più totale confusione; tuttavia, in un certo senso, riusciva a comprendere quanto fosse frastornata e quanto totalizzante potesse essere quello che, immaginava, lei stesse sperimentando con Tsubasa. - Vedo che sei fuori di te, ma così non ci sto capendo molto, in realtà … - provò a chiarirle – Mi spieghi cosa sta succedendo? -
Sanae cercò di calmarsi, mettendosi a sedere sul letto e prendendo un profondo respiro.
– Dal giorno della telefonata di Tsubasa di cui ti ho parlato … quella, insomma, ci siamo sentiti spesso. Molto spesso. – iniziò a raccontare facendo un po’ di ordine, ma ancora molto agitata – Io sentivo davvero che le cose tra noi erano cambiate, nonostante la distanza, perché lui era diverso … e finalmente sembrava se stesso, come se non ci fosse più niente a trattenerlo. Era allegro e loquace … ma soprattutto parlava di calcio, delle sue giornate e … e di me, come se improvvisamente io non fossi più un argomento da evitare. Già questo mi aveva reso felice come non immaginavo di potermi sentire. Ma adesso … - Sanae si guardò attorno, cercando di nascondere il fatto che avesse già gli occhi lucidi - … adesso che è tornato e riusciamo a vederci ogni giorno, io … io … -
- Se riuscite a trascorrere tanto tempo insieme, certamente le cose sono cambiate: è impossibile stare vicini senza sentire il bisogno di un contatto più stretto! – le suggerì.
- Contatto? – si intromise Sanae, con le guance improvvisamente arrossate, – Tuo fratello non sarà troppo esperto, ma aveva le idee molto chiare: quando è arrivato, sono andata a prenderlo all’aeroporto e prima ancora di salutarmi, mi ha baciata; così, davanti a tutti! – per poi affondare il viso nei palmi, in preda all’imbarazzo.
- Cosa ha fatto Tsubasa?! – chiese Yuki incredula – Veramente è la prima cosa che ha fatto? –
Sanae riemerse dal proprio imbarazzo, annuendo decisa, con gli occhi chiusi, sicuramente rivivendo la scena – Per fortuna tua madre aveva deciso di aspettarci in auto: sarei rimasta secca lì, all’istante, se ci avesse visti! Ma lui non sembrava nemmeno averci pensato: aveva una tale urgenza addosso che si è reso conto di quello che aveva fatto solo dopo … -
Yuki non riuscì a trattenere una risata – Ti giuro che avrei voluto vedervi! Beccare Tsubasa sul fatto dopo che ti ha fatto aspettare così tanto, sarebbe stato impagabile! –
L’espressione piccata che si disegnò sul viso di Sanae la rese in un istante la peste irruenta di un tempo. – Ti ricordo che non si tratta solo di Tsubasa! Ci sono di mezzo anche io! – si lamentò – E comunque a quanto pare lui ha intenzione di recuperare il tempo perso … -
- Cioè? – chiese subito Yuki, senza nascondere un certo interesse per i dettagli – Vuoi dirmi che sta andando diretto a … -
- Yuki! – la reazione di Sanae fu immediata – Cosa mi stai chiedendo?! –
Tuttavia, l’imbarazzo iniziale parve scemare rapidamente, nell’urgenza di andare oltre con il racconto – Anche se, a pensarci bene … mi ha detto che quando tornerà a Barcellona cercherà un appartamento tutto per sé, così potrò raggiungerlo e stare da lui ogni qualvolta mi sarà possibile … e allora, insomma, saremo proprio sempre soli e … e … - Sanae si morse le labbra per qualche istante, prima di sbottare – Ti rendi conto di come potrebbe essere abitare insieme, stare da soli nel suo appartamento in Europa? –
Yuki rimase in silenzio, tendendo le labbra per impedirsi di dire alcunché, mentre un brivido le percorreva la schiena, increspandole la pelle; immaginò di essere divenuta paonazza, perché sentì immediatamente le orecchie andare a fuoco e la reazione di Sanae, di fronte al suo evidente imbarazzo, non si fece attendere.
- Yuki? – la chiamò avvicinandosi allo schermo con gli occhi stretti a fessura, improvvisamente curiosa e indagatrice – Cosa sta succedendo? Per caso devi dirmi qualcosa? –
Scosse nervosa il capo, mentre levava le spalle tentando di mostrarsi indifferente e cercando di trattenersi dal raccontare tutto da cima a fondo; tuttavia Sanae non si fece mettere nel sacco e tornò alla carica, tirando rapidamente le somme.
– Non ci credo! – urlò quasi, con lo sguardo spalancato – Tu e Wakabayashi …? –
Yuki tentò di dare tutta la propria attenzione alla texture della parete di fronte a sé, evitando accuratamente lo schermo del telefono, mentre puntava gli incisivi nel labbro, nel disperato tentativo di controllarsi, ma l’amica non intendeva mollare la presa.
- Yuki, dimmelo! – riprese Sanae, nella cui mente sveglia tutti pezzi del puzzle stavano prendendo la giusta collocazione – Allora è per questo che hai chiesto di rimanere ad Amburgo per un altro semestre! –
- Non lo sa nessuno! – esplose alla fine Yuki – Io non potevo certo dirlo a mia madre … e Genzo non sa come affrontare mio fratello! Perciò ti prego … non lasciarti scappare niente di niente! E’ … è importante … -
Sanae parve rifletterci, ritraendo le labbra in una espressione pensierosa, ma alla fine sospirò profondamente, annuendo con il capo, pur mantenendo la sua aria corrucciata – Ho capito e anche se non credo che sia una buona idea, farò come mi hai chiesto. Avrei dovuto iniziare a preoccuparmi quando hai cominciato a chiamarlo per nome, un secolo fa. Nessuno chiama Wakabayashi per nome. Nessuno! –
Yuki rilasciò finalmente il fiato che aveva trattenuto mentre aspettava la risposta dell’amica – In realtà, allora non avrei mai pensato che tra noi le cose potessero diventare come sono ora. Comunque, ti ringrazio Sanae … - ma l’altra non le diede modo di andare oltre.
- Io starò zitta, ma tu non pensare di cavartela così! Adesso mi spifferi immediatamente qualche dettaglio in più! – partì alla carica, quasi come se si fosse risvegliata dal broncio scuro di poco prima – Prima di tutto: da quanto va avanti? Perché sinceramente non mi pareva che foste così … intimi, prima della tua partenza! – osservò – E poi, stiamo parlando davvero di Wakabayashi, lo stesso ragazzino spocchioso e insopportabile che litigava con Ishizaki ogni volta che si incrociavano al campetto? Quel ritardatario immusonito e silenzioso che è uscito con noi a dicembre? A dire il vero stento a credere che crescendo sia diventato così … interessante; anzi! Va beh, un po’ meno borioso, posso concederlo; ma da qui a … -
Yuki annuì, portando una mano alla fronte, consapevole di doverle concedere qualche dettaglio – Allora, per cominciare, effettivamente non ci eravamo praticamente mai parlati prima del mio arrivo ad Amburgo. Però devo anche dire che io ero arrivata senza avere un’idea precisa di lui: quello che sapevo, era stato tutto filtrato da Tsubasa e, anche se capisco che non fosse esattamente l’immagine irritante che avevi tu di Genzo, ai miei occhi, era semplicemente un talentuoso compagno di squadra per cui mio fratello stravedeva. Tuttavia, fin dal primo incontro è filato tutto incredibilmente liscio. Non so come spiegartelo. –
Sanae restò immobile, concentrata nell’ascoltarla, nonostante Yuki si fosse interrotta, ma fu subito chiaro che quel poco che le era stato concesso non fosse per niente sufficiente – Provaci. Perché io ho ancora in testa il tizio legnoso che ho visto a dicembre. –
- Beh, è stato gentile. Subito e sempre. Ed è stato attento, protettivo e disponibile. – iniziò.
- In tutta franchezza, non credo che mi sarebbe bastato. – osservò piatta Sanae.
- E neanche a me, credimi. – riprese Yuki – Ma noi ci siamo girati attorno l’uno all’altra, con tempi lunghissimi, fino caderci addosso. Stare con lui è la cosa più naturale di questo mondo e avvicinarci è stato inevitabile; conoscerlo a fondo è stato illuminante. Ha una capacità di osservare ciò che lo circonda, compreso il suo passato, e di rifletterci, che è sorprendente e mi affascina profondamente. E’ corretto, piacevole, intelligente e … divertente. Assolutamente divertente. E affidabile: mi ispira sicurezza, sempre e comunque. –
Sanae inclinò il capo di lato, tendendo le labbra in un sorriso – Quello che mi colpisce, è che non hai parlato minimamente del fatto che sia un bel ragazzo, o che sia prestante, atletico o eccezionale come portiere … e questo significa che ti sei innamorata di Genzo e non del Wakabayashi che conoscevamo noi, né tantomeno del portiere dell’Amburgo o della sua immagine pubblica. Tu sei partita da zero. –
- Beh, io … non sapevo niente di lui. Eppure … – ammise.
- Non dire altro Yuki. – la fermò Sanae decisa – So abbastanza da essere certa di volerti difendere quando Tsubasa darà fuori di testa. –
 
Genzo si sistemò su una delle sedute che, dal piano terra, gli permettevano un’ampia veduta anche sulla galleria del piano superiore e sulle lunghe scale mobili che collegavano i due livelli, in modo da poter tenere d’occhio buona parte delle zone da cui lei avrebbe potuto raggiungere il loro punto d’incontro. Si erano recati al centro commerciale in tarda mattinata, dopo la lunga corsa di allenamento che lui non rinunciava mai a fare, nemmeno durante le vacanze, e quando Yuki aveva lavorato alla sua tesina quanto bastava per sentirsi finalmente soddisfatta del proprio lavoro. Insieme, avevano riletto il capitolo preparato, aggiustando grammatica e sintassi laddove le incerte conoscenze di tedesco di Yuki avevano fatto qualche danno, e grazie all’esperienza di Genzo e ai suoi preziosi consigli, lei aveva chiuso il pc senza sensi di colpa, pronta a concedersi un pomeriggio di svago insieme a lui, proprio come si erano promessi di fare.
Non era la prima volta che si recavano all’Elbe Einkaufszentrum[i], perché in quello stesso centro commerciale Genzo l’aveva accompagnata in altre occasioni nelle quali lei aveva avuto bisogno di fare acquisti per sé, ma questa volta, giunti sul posto, si erano scambiati un’occhiata complice e si erano dati appuntamento di lì a un paio d’ore almeno, concedendosi tutto il tempo necessario a fare compere separatamente. Lui aveva lasciato che lei si discostasse, aveva atteso che si voltasse per salutarlo, quando già si era allontanata, e poi l’aveva vista scomparire tra la folla; solo allora si era guardato attorno e si era mosso, con passo deciso, verso il primo dei negozi che si era prefissato di visitare. Non era stato semplice, per lui, dedicarsi agli acquisti, attività che detestava consapevolmente e che considerava solitamente inutile; tuttavia, con la determinazione che sempre riusciva a sfoderare quando ne aveva veramente bisogno, Genzo era passato da un negozio all’altro riuscendo persino a divertirsi mentre ai suoi polsi si accavallavano le maniglie delle borse con il risultato dei suoi sforzi.
Mettendosi comodo, con le gambe accavallate e la schiena rilassata, passò in rassegna gli acquisti fatti, riordinando le borse perché alcune in particolare restassero nascoste tra le altre e poi si mise in attesa, osservando distrattamente i passanti, per alcuni minuti. Cominciava ad avvertire una leggera agitazione, una strana sensazione di vuoto all’altezza dello stomaco, che si faceva più acuta ogni volta che si soffermava con lo sguardo sui pacchetti e la mente correva di conseguenza, al momento in cui ne avrebbe svelato il contenuto. Si stupì di se stesso, perché non era avvezzo a certe debolezze, eppure nonostante quel vago disagio non accennasse a scemare, si sorprese a pensare che l’avrebbe fatto di nuovo, prima o poi, perché anche quello cominciava a non sembrargli tanto male.
L’attesa comunque, non durò a lungo, visto che poco dopo Genzo vide spuntare Yuki in cima alla scala mobile, il sorriso raggiante a illuminare il viso e una quantità di borse multicolori appese alle braccia.
- Eccomi! – lo salutò quando ancora era lontana, per poi raggiungerlo quasi correndo, fino a fermarsi ad un passo da lui, con una espressione sorpresa dipinta sul viso.
– Questi sono i tuoi acquisti? – gli chiese mentre le sopracciglia scure si inarcavano e lui rispondeva silenziosamente annuendo - Non ti avevo mai visto comprare più dello stretto necessario … e di solito si tratta di qualcosa da mettere sotto i denti! –
- In realtà, mi sono accorto di aver bisogno di rinnovare un po’ l’armadio. Avevo i miei programmi e li ho rispettati alla lettera. – le spiegò mentre si alzava dalla panchina e raccoglieva il tutto, forzandosi di nascondere al meglio le proprie emozioni; – E’ stato meno peggio di quanto avessi immaginato e c’è pure qualcosa per te. – ammise poi.
- Ti sei divertito! – esclamò allora Yuki, puntandogli l’indice sul petto e sollevando lo sguardo per cercare i suoi occhi – Te lo leggo in faccia! – ma lui si limitò ad una alzata di spalle, forzando un’espressione disinteressata e passando oltre, evitando di approfondire.
- Forza, andiamo a casa … - la invitò muovendosi verso l’uscita del centro commerciale e subito poté intuire i suoi passi svelti dietro le spalle - … Con tutta questa roba, sarà il caso di chiamare un taxi. –
 
- Adesso posso darti il tuo regalo? – Yuki lo guardava impaziente mentre lui riemergeva dall’armadio del disimpegno – Ormai hai visto tutte le borse che ho portato a casa … non ha senso aspettare ancora! –
Lui la fissò per qualche istante, prima di raggiungerla in soggiorno: era chiaro che lei fosse impaziente e questo la rendeva forse ancor più ragazzina di quanto non gli sembrasse in alcuni momenti, ma Genzo continuava a restare affascinato dal modo inusuale con cui Yuki fondeva dentro di sé aspetti istintivi e genuini con altri più maturi e consapevoli, da adulta. In lei convivevano l’entusiasmo incontenibile di fronte ad una sorpresa, anche la più piccola, con la determinazione e la forza di volontà nell’affrontare le sfide, come quelle che un indirizzo di studi come il suo, intrapreso all’estero, potevano rappresentare. E questi lati opposti, in Yuki, costituivano un intreccio che Genzo aveva notato fin da subito, che aveva osservato di nascosto per mesi e da cui continuava ad essere attratto in modo irrazionale ma innegabile.
– Sono pronto! – dichiarò lasciandosi cadere seduto sul divano – Ma qualcosa mi dice che il mio ego potrebbe uscirne ferito … - la punzecchiò.
Yuki rise, andando a recuperare uno dei sacchetti riportati dal centro commerciale e consegnandoglielo con fare solenne – Questo è esattamente quello che mi ero proposta di prenderti. –
Genzo la guardò da sotto in su, notando il classico logo del giocatore di polo a cavallo, consapevole che, qualunque cosa avesse scelto di comprargli in quel negozio, Yuki aveva speso certamente parecchio; troppo, considerato il suo status di studentessa fuori sede. Rimase con le mani ferme ai lati del sacchetto, corrugando la fronte, e lei parve comprendere al volo le sue perplessità.
- Non ho speso una fortuna, se è questo che ti preoccupa: c’erano i saldi e delle ottime occasioni. – gli spiegò senza troppi giri di parole – E comunque questa mi piaceva proprio; l’avrei comprata comunque. –
Più o meno soddisfatto, cercò di concentrarsi sul regalo; ruppe con cura i sigilli e estrasse dal sacchetto un incarto di velina, per poi aprire anche quello e dispiegare tra le proprie mani la stoffa blu di una camicia dal taglio decisamente moderno. Chinò il capo di lato, assottigliando lo sguardo sulla stoffa scura, per poi cercare gli occhi di Yuki che, dopo essersi sistemata al suo fianco, lo fissava con una certa aria di sfida. Rimasero in silenzio, seri e immobili, in uno scontro di occhiatacce che durò fino a quando, entrambi, non scoppiarono a ridere.
- Non c’era verde? - chiese Genzo, inframezzando parole e sbuffi delle risa, e Yuki sbarrò lo sguardo, prima di realizzare il significato di quella richiesta.
- Cosa?! – gli urlò contro – Stai veramente …? – e lui non la lasciò proseguire, perché si sporse a zittirla, baciandola deciso e trattenendola per le braccia, quasi volesse immobilizzarla, concedendole appena lo spazio per un respiro, prima di risalire con le mani fino al suo viso e poi più dietro, affondando le dita tra i suoi capelli. Quando si separò dalle sue labbra, ogni pensiero di sfida e di provocazione sembrava dimenticato da entrambe le parti, sostituito da sguardi scuri e quasi affamati, che si intrecciavano nello sfiorarsi lento di un naso contro l’altro.
- Sarà la mia preferita. – dichiarò sulla sua tempia.
- Che ne dici di provarla? – gli propose lei, mentre già le sue mani raggiungevano il collo della camiciola che lui indossava – Mi sono resa conto del fatto che comprarti qualcosa da vestire non fosse così semplice … e sono andata un po’ a occhio. –
Genzo annuì arretrando un poco con il busto, lasciando spazio a Yuki e ai suoi movimenti lenti attorno ai bottoni che, uno dopo l’altro, scivolavano dalle asole, scoprendogli sempre più pelle. Rimase ad osservarla, mentre le sue dita sottili sfioravano la stoffa separando i due lembi della camicia e i suoi occhi, stretti in due fessure, si puntavano sul suo petto. Il fiato si fece improvvisamente corto e la pelle reagì increspandosi quando Yuki, come ipnotizzata, spostò le mani portandole sotto la stoffa. Fu allora che Genzo sentì scattare qualcosa dentro di sé: la afferrò per la vita, tirandosela addosso e accompagnandola deciso la fece accomodare sulla proprie gambe, con le ginocchia ai lati dei propri fianchi, e Yuki si mosse istintiva, portando le mani dietro il suo collo e facendo scivolare la camicia oltre le spalle e poi lenta, giù lungo le braccia, incastrandola all’altezza dei gomiti. Bastarono pochi, pochissimi respiri, per trovarsi di nuovo con le labbra unite, a rubarsi il sapore come se non l’avessero mai fatto. Baci quasi irruenti, quelli di Yuki, che sembrava essersi accesa nel preciso istante in cui lui l’aveva legata a sé, mostrandosi viva e vorace come non l’aveva mai sentita; gesti decisi, quelli delle sue mani che plasmavano le sue spalle a scendevano fameliche lungo la sua schiena, per poi salire a incastrarsi tra i capelli della nuca, stringendo e tirando quasi, come se volesse di più e non potesse dirlo, se non con quella stretta possessiva.
Genzo frugò tra la stoffa, sfilandole la maglia dalla cintola dei pantaloncini; trovò la sua pelle, liscia a caldissima, e prese a percorrere a palmi aperti la sua schiena, leggendo la curva delle sue vertebre e seguendone ogni movimento; con le dita, si insinuò sotto l’arco del reggiseno, percorrendolo e cercandone l’apertura, per poi prendere un lembo, strattonandolo un poco per aprirlo, finché non riuscì a farlo sganciare con uno schiocco. Allora, forse colta di sorpresa, Yuki lasciò le sue labbra, scostandosi appena dal suo viso per cercare i suoi occhi, e Genzo rimase stregato allo scorgere la sua espressione di fuoco.
Si sorprese, rendendosi conto di quanto si fosse perso di lei, nel buio della loro camera, e un brivido caldo risalì lungo la sua schiena quando la vide increspare le labbra e poi inumidirle rapidamente, prima di muoversi, con uno scatto, sistemandosi ancora meglio sopra di lui e poi afferrando la propria maglia, per sfilarsela completamente di dosso, prima di tornare a cercare le sue labbra.
Sentì pulsare il desiderio, forte tanto da accecargli la mente, e d’istinto si sollevò dal divano, portando con sé Yuki, e facendola distendere su di esso, per poi piegarsi su di lei osservandola, rapito da quell’immagine nuova e disarmante. Vederla con le labbra rosse e umide, i capelli sciolti, sparsi sul cuscino del divano, e il corpo nudo, coperto appena dal reggiseno incastrato malamente alle spalle, gli tolse il fiato, lasciando in debito di ossigeno: una bellezza vera, sanguigna, senza filtri, che bruciava come fuoco in un corpo minuto accendendo di riflesso ogni sua fibra, tanto da spezzargli il fiato. Sorreggendosi sulle ginocchia e puntando una mano a lato del suo viso, afferrò il pizzo del reggiseno, sfilandoglielo senza troppo pensare, e calò sul suo corpo senza darle preavviso, portando le lebbra sul suo seno, curioso e goloso, perso nell’immagine di lei e nel soffio disordinato in cui si accese il suo respiro sotto le labbra che cercavano, trattenevano e saggiavano, sempre più curiose.
Riemerse dalla bruma solo quando comprese che lei stava strattonando la sua cintola, sfilando il bottone e cercando di far scorrere la zip verso il basso; si sollevò sedendosi sui talloni e si liberò della camicia che ancora lo intralciava, fissando lo sguardo su di lei e piegando il capo di lato, mentre un pensiero gli tendeva le labbra in un sorriso di traverso - Stai buona, Yuki … non mi sembra il caso di … -
Tuttavia, Genzo trovò sotto di sé lo stesso sorriso provocatore e affilato, che non gli diede modo di ribellarsi, mentre le mani di Yuki trovavano la via tra gli strati di stoffa, puntando dritto a ciò che nel suo corpo, in quel momento, non avrebbe saputo mentire. Ogni buon proposito scacciato in un istante, di riflesso, anche lui portò le mani ai suoi shorts, cercando il bottone per aprirli, ma quelle di Yuki furono svelte e decise a fermarlo, riportandole più su, all’altezza del seno, con un’occhiata che non ammetteva repliche. Le mani di Yuki, corse di nuovo là fino dove a pochi istanti prima stavano armeggiando, ripresero a toccarlo, precise, come ormai lei aveva imparato a muoverle, impedendogli di pensare a qualsivoglia protesta, e lui tornò a cercare il suo sguardo bisognoso di lei e sempre più in affanno.
Trattenne il fiato, nell’affondare in quegli occhi scurissimi e profondi, riuscendo a mala pena a sorreggersi, puntellandosi con entrambi gli avambracci, quando il piacere, già denso, parve montare sempre più forte, oscurandogli la vista e facendogli girare tutto attorno, in un disordinato turbinare di pareti e oggetti, intenso, sempre più inarrestabile; non seppe opporsi e non volle farlo, perché ancora una volta, ebbe la certezza che non avrebbe saputo farlo, senza poi imboccare una via che lo avrebbe condotto ancora più oltre.
 
[i] Ho cercato tra i centri commerciali di Amburgo quello che, per estetica e negozi presenti, fosse più adatto ai miei scopi. Il Centro commerciale citato esiste davvero.

Angolo dell'autrice: mi scuso immensamente per il ritardo nella risposta alle recensioni del capitolo precedente: farò del mio meglio per porre rimedio quanto prima. Intanto, vi lascio questo capitolo ... con il quale si sblocca ina questione non indifferente: quello della segretezza.
Colgo l'occasione per irngraziare chi legge e continua a dare fiducia a questa storia.
Un abbraccio grande
Maddy
  
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