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Autore: _Selenophile_    16/11/2020    1 recensioni
[erkenci kus]
[erkenci kus]Una ragazza dagli occhi ambra,Serena Monteforti,dopo un anno e mezzo a Londra,decide di ritornare nel paese universitario dove tutto è cominciato per affrontare i suoi demoni e riprendere in mano la sua vita.
Profondamente cambiata dal suo passato e da quello che è successo, non sa che è in arrivo per lei una sferzata di vita, totalmente inaspettata in un periodo come quello,in cui tutto era assopito e,quasi,dimenticato.
Un gruppo di ragazzi come tanti, che ha sogni,speranze, che lotta per emergere e per rimanere a galla. Un gruppo di ragazzi un po'strani e svampiti,che partorisce idee.
E un'idea,buttata lì un giorno di Ottobre, tra un aperitivo e una sigaretta.
Tutto questo causerà una tempesta violenta, dirompente e perfetta, da cui tutti usciranno diversi,cambiati.
Perchè un aquilone si alza solo con il vento contrario.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi sono sempre detta che quando fossi morta sarei andata all’inferno.
Voglio dire,sono atea,a volte miscredente.Non metto piede in una chiesa da anni e non nego che mi è capitato, qualche volta, di aver nominato Dio in maniera non proprio religiosa;ho fatto l’amore prima del matrimonio e penso che la Chiesa sia un branco di ladri ipocriti.
Cosa ci farebbe un tipo come me tra San Pietro e Madre Teresa di Calcutta in mezzo a nuvole bianche e cori angelici?
E poi,parliamoci chiaro, all’Inferno ci sono i peccatori,i trasgressori della legge divina,coloro che non sono degni della beatitudine eterna,è molto più divertente!
Però mi aspettavo un ambiente più rumoroso e caldo,invece ero circondata solo dal gelo..e dal buio.
 
Andrea aveva la voce suadente mentre mi leggeva Via col vento,la mano destra,intrecciata alla mia,stazionava sulla mia pancia. Ero sdraiata con la testa sulle sue gambe e mi godevo la storia di Rossella O’Hara.
Dopo la centesima volta che avevo alzato la mano per scostargli il ciuffo,smise di leggere e mi guardò.«Ti piace proprio giocare con questo ciuffo.Eh,bimba?»
Stirai le labbra in un sorriso.«Sono morbidi!» continuai a giocherellare con quella ciocca di capelli «e poi sei tu che porti spesso i capelli in questo modo.»
Buttò il libro per terra e mi tirò,facendomi sedere sulle sue gambe.«Ti dirò un segreto,però deve essere una cosa solo nostra,va bene?»
Aggrottai le sopracciglia,curiosa di sapere questo grande segreto,anche se avevo la sensazione che mi stesse prendendo in giro.
«A me non piace avere questo ciuffo davanti agli occhi;però mi piace quando tu ci giochi e quindi lo lascio libero.»
 
«Ma quindi è in coma?» era la voce di Victor.
«No,ragazzi…» una voce sconosciuta rispose alla domanda del mio amico «..è solo svenuta.»
Svenuta?
«È stata due giorni sotto il gelo di Marzo e la pioggia battente. È fortemente disidrata e debilitata.» continuò la voce.
Io ero stata due giorni sotto la pioggia.Ma com’era stato possibile?Cosa era successo? Cercai di muovermi ma il mio corpo non rispondeva.
«Ma si riprenderà,dottore?» questo era  Mercorelli. Ma dov’ero finita?
«Ma certo!Dovete solo darle tempo!»
«Grazie a Dio!» la voce di Camilla era angosciata.
La foschia che mi annebbiava il cervello ritornò,volevo tanto reagire ma non ci riuscivo.Non avevo le forze.
 
Rumori indistinti,borbottii,suoni che non riuscivo a capire mi aggredirono,finchè non mi concentrai per cercare di capirci qualcosa.
Sentivo una mano grande e calda che racchiudeva la mia delicatamente,avvertivo il freddo dei suoi anelli.«Bimba..»era stato un sussurro appena udibile,eppure era arrivato nitidamente alle mie orecchie…Andrea!
«Per favore,non cominciamo a darci colpe a vicenda.» Daniele stava rimproverando qualcuno.
«Beh,facile adesso dire così..» Sofia sembrava arrabbiata «..l’avete aggredita senza darle la possibilità di spiegarsi!»
«Non è che tu abbia fatto diversamente,eh!»la botolò Diafa.
I ricordi degli ultimi giorni riaffiorarono alla mente,riavvolgendo il nastro.Era successo davvero un casino.
Cercai di parlare,ma le labbra rimanevano serrate,gli occhi chiusi. Tentai di sollevare una mano ma anche quella rimaneva ferma ed immobile.
 
Riemersi di nuovo,ascoltando altre voci.
«..quindi è stata adottata?!» non potevo vedere Elisa,ma ero sicura che fosse sconcertata.
«Sì..» la voce della signora che mi aveva fatto da mamma per  anni era straziata «..quando ha preso la macchina era sconvolta..»
Percepivo la tensione nella stanza,tensione che mi trascinò di nuovo giù.
 
«..non ho fatto in tempo a fermarla..»  Andrea era di nuovo qui.
«Che cazzo vuol dire “non ho fatto in tempo a fermarla”,eh?!Por Dios!» le mie orecchie captarono il rumore di qualcosa di massiccio scontrarsi contro qualcosa di metallico.Ma che stava succedendo?
«Vi volete calmare?!»
«Calmare un cazzo!Sei una cazzo di bestia umana,e non sei riuscito a fermare uno scricciolo del genere?!» era ancora Joan a parlare.
«Oh,adesso basta!» sembrava strano che Mercorelli non avesse ancora urlato «Tutti noi abbiamo colpe.Chi più,chi meno.Ma tutti noi siamo colpevoli!»
Il silenzio ritornò di nuovo.
 
«..quindi l’hai lasciata in tronco senza chiederle spiegazioni?» era la signora Federica,il tono era di rimprovero.
«Più o meno..non ho ascoltato le sue motivazioni..» Andrea sembrava distrutto .«Mi sono comportato da bastardo egoista…è colpa mia se è in questa situazione..» la voce si piegò.
«Beh,di certo la ripicca dei documenti potevi evitarla!»
«Lo so,zia. Ma ero così arrabbiato…la sua voce era il nostro legame,capisci?Un legame così bello,forte e puro!» un rantolo bloccò quelle parole «Poi vederla tra le braccia di quel verme…oh,zia! Che cosa ho fatto?!»
«Bambino mio,purtroppo hai un carattere molto duro,e quando intaccano determinati capisaldi,perdi la testa..»
«..nessuno mi ha mai dato quello che mi ha dato lei..»
«Lo so,piccolo.Lei ti ha dato serenità.Il vostro legame è profondo,l’ho avvertito la prima volta che vi ho visti insieme,mesi fa..e fidati se ti dico che non è dovuto solo alla voce..»
«..le ho fatto così tanto male..»
«Sì,è vero.Però  Serena ti ama,sono sicura che supererete questa cosa.»
«Posso abbracciarti?»
Un singhiozzo sconnesso.«Aspetto questo momento da sedici anni,amore mio..»
Persi nuovamente il controllo con la realtà.
 
«Non hai proprio mangiato?» riconobbi la voce del signor Rodolfo.Se c’era anche lui,la situazione doveva essere peggio di quanto pensassi.
«No.Non mangerò e non mi muoverò da qui finchè non vedrò i suoi occhioni aprirsi.»
«Sei cocciuto,eh!»
«Non mi importa,non lascerò Serena sola.» la mano di Andrea strinse di nuovo la mia.
«Tua zia mi ha raccontato un po’..» una sedia venne spostata «..che caos!»
«Se solo potessi tornare indietro..»
«Purtroppo non si può,figlio.Ma quello che puoi fare è mettere da parte l’orgoglio e scusarti con lei.»
Cercai per l’ennesima volta di aprire gli occhi,ma rimangono ostinatamente chiusi;provai a muovere le gambe,ma rimanevano incollate al letto,le braccia sembravano bloccate da qualcosa. Maledizione!
«Sai bene che non è facile.»
«No,per niente..» un sospiro rumoroso «..ma se tua zia ha perdonato me,che sono l’incarnazione della testardaggine e del brutto carattere,sicuramente Serena perdonerà te.»
«Sono contento che tu sia qui,zio.»
 
Aprii gli occhi e mi guardai intorno.Mentre la nebbia si diradava un po’,mi resi conto di essere in un’asettica stanza bianca di ospedale,l’odore di disinfettante era quasi soffocante.
Un sospirò portò a girarmi verso la mia destra,notando la sagoma di Andrea;era appoggiato allo stipite della finestra  con una spalla,le braccia incrociate e l’aria di chi stesse portando sulle spalle il mondo intero.
Mi presi qualche istante per ammirarlo:era scarmigliato e sconvolto,ma era bellissimo.
Improvvisamente si girò e si illuminò a giorno.«Serena!» si precipitò verso di me,accarezzandomi il viso e i capelli «Grazie a Dio!Come stai?»
«Boh..» ero un po’confusa da tutta la situazione e dalla sua vicinanza.
«Aspetta,chiamo un medico…» mi accarezzò i capelli e si precipitò fuori.
Delle urla di giubilo,misti ad espressioni di vittoria,anticiparono l’arrivo di un giovane e attraente ragazzo in camice bianco.«Salve,signorina Monteforti.Sono il dottor Luca Menghi.»
Cominciò a visitarmi accuratamente.Prima mi puntò una piccola torcia negli occhi,poi studiò i miei riflessi,mi auscultò la spalla.Aveva delle maniere dolci e rassicuranti.Arrivò un’infermiera che misurò la mia pressione.
Premette le dita tra le mie costole ed avvertii un leggero dolore. Andrea non distoglieva lo sguardo da me.
«Hmm..» il medico alzò lo sguardo su di me «Come si sente?»
«Sono un po’intontita,e mi sento la testa pesante.»
«Immaginavo.» asserì pragmatico «Va tutto bene,signorina. Non ha più la febbre e i polmoni sono completamente liberi.È solo un po’stanca,per questo le consiglierei di dormire. Se continua così,potremmo anche decidere di dimetterla a breve!»
Andrea alzò il pugno in aria,in un simbolo di vittoria,facendomi ridacchiare.
«È sveglia?!»la testa scapigliata di Joan sbucò oltre la spalla dell’infermiera «È sveglia,ragazzi!»
I miei amici invasero la stanza e il mio spazio vitale,sotto gli sguardi inebetiti del dottore e della donna.
«Scusate…» il medico provò a tenere a bada quella banda,senza riuscirci.
I miei amici si affaccendarono intorno a me,sospirando e urlando di gioia.Da quando erano così affettuosi?!
«Non farci più uno scherzo simile,brutta stronza!»
«Ci hai fatto prendere un infarto,disgraziata!» Elisa,incurante della flebo attaccata,mi strinse talmente forte da farmi mugolare di dolore.
«Signora,mi scusi…» l’infermiera era contrariata «…stia attenta…non..»
«Un attimo!» la cicchettò Camilla «Ce la faccia almeno salutare!»
«Signorina,si è appena svegliata!È ancora debole!»
«L’infermiera ha ragione!» il medico ci guardava serio,cercando di trattenere un sorriso indulgente.
«Che diamine!Abbiamo diritto a farle almeno un saluto,no?!» Mercorelli sbracciando urtò l’asticella dov’era attaccata la flebo,l’ago si spostò all’interno della mia vena,causandomi un gemito sommesso.
«Attenzione!» dagli occhi dell’infermiera uscivano lampi.
«Lo vedi che combini ogni volta?!»Diafa diede una sberla sulla nuca del mio amico.
Si sollevò un grande vociare intorno all’assurdo battibecco tra Diafa e Mercorelli;nessuno dei miei amici forse si era reso conto chre fossimo in ospedale.
«Una curiosità..» il giovane medico si trovava tra Andrea e Daniele «..ma voi siete sempre così?!»
«Di solito siamo anche peggio,dottore…» il mio amico ci guardava tutti con lo sguardo di un maestro che porta la sua scolaresca in gita «..anche peggio..»
 
Il leggero bussare mi distrasse dalla stupida telenovela che davano in tv. I miei amici erano andati via con la promessa di venirmi a trovare la sera,anche se il dottor.Menghi e l’infermiera avevano faticato non poco per mandarli a casa.
«Ciao!» il viso di Andrea era dolce mentre mi salutava «Come stai?»
«Tranquilla..» mormorai imbarazzata.Non ero più abituata ad averlo così vicino nella stessa stanza.
Lui rise,una di quelle risate di gusto che riuscivo a causargli solo io.
«Ascolta..» si sedette sul letto e mi prese una mano tra le sue «..Camilla e Diafa ti hanno mandato un paio di cambi.Andiamo a fare una passeggita,una volta tanto che c’è il sole.»
«Non penso che possa uscire,Andrea..»
Mi strizzò l’occhio.«Ho corrotto il medico,ti concede mezz’ora.»
Andrea uscì dalla stanza,con molta cautela scesi dal letto e mi avvicinai alla poltroncina dove il mio professore aveva poggiato un piccolo trolley,lo aprii ed esaminai il contenuto:qualche cambio,biancheria intima pulita,i miei detergenti viso,spazzolino e dentifricio,asciugamani puliti,addirittura un paio di assorbenti;praticamente tutta casa mia stava in quel trolley.
Dopo essermi lavata e cambiata,mi sentivo rinata e mi diressi alla ricerca di Andrea.
Stava parlando con il medico,era di profilo con il peso portato su una sola gamba.Ascoltava annuendo,anche se il viso continuava a essere tirato.
Buttai fuori l’aria,cercando di darmi un contegno,non mi sarei mai abituata alla sua bellezza.
I due si salutarono con una pacca sulla spalla e lui si diresse verso di me.
«Sembri una bambina!»
Avevo indossato un pantalone della tuta grigio,con una maglia bianca e un cardigan corto dello stesso colore. Non avendo fatto lo shampoo,avevo legato i  capelli in una pony tail spettinata.
«Sei dimagrita tantissimo ultimamente..» constatò con lo sguardo d’acciaio.
Strinsi le spalle senza rispondere.Non avevo mangiato granchè nelle ultime settimane,un brutto vizio che mi portavo dall’adolescenza.
«Dai,camminiamo un po’.» sembrava quasi un ordine.
Cominciammo a camminare in totale silenzio ed imbarazzo. Lo spiai con la coda dell’occhio e lo vidi tamburellare le mani sulle cosce mentre impacciato si mordeva il labbro. Un comportamento davvero molto strano.
Continuai a sbirciarlo,il jeans scuro attillato,la maglia di un bianco sporco quasi trasparente,la crocchia ordinata e gli occhiali che molleggiavano appesi alle collane,gli donavano una sensualità ed uno charme che mi faceva male.
Mi feci coraggio e ruppi quell’imbarazzo.«Quanto tempo sono stata svenuta?»
«Tre giorni.Più due giorniin cui sei stata sotto la pioggia ed il vento..» mi indicò una panchina «..sei fortunata che non ti sia venuta una polmonite.»
Deglutii saliva,pensando a quei momenti così dolorosi.
«Serena..» sospirò e unì le mani,sedendosi vicino «..dobbiamo parlare..»
Torturai le maniche del cardigan,ormai era inevitabile.
«Perché eri a casa mia in quello stato?Cosa è successo?»
Spostai lo sguardo su un aiuola di lavanda davanti a noi,non volevo rispondergli.
Portò gli occhi al cielo e mi si accucciò di fronte,coprendo la mia visuale.«Guarda che sappiamo che sei stata adottata.»
Lo guardai seria.«E allora perché chiedi?!E poi…» aggrottai le sopracciglia «..come fai a saperlo?»
«I tuoi gen..» si bloccò quando vide i miei occhi «..la coppia che ti ha adottata è venuta in ospedale,ci ha raccontato..» cominciavo a ricordare dei frammenti.
«Perché sei scappata da casa mia?!»
Sul mio viso si dipinse una smorfia interrogativa,certe volte avevo la sensazione che non fosse così intelligente come pensavo.«Secondo te perché?!»
Sbattè un attimo le palpebre e si accigliò.«Per avermi visto con Melissa.»
«Cento punti!Hai vinto il pesciolino!» borbottai visibilmente irritata «Che cosa vuoi Andrea?!Vuoi continuare a farmi domande stupide ad oltranza?!»
Sgranò i suoi bellissimi occhi alla mia reazione.«Dovevi parlarmi,non andartene in quel modo.E,soprattutto,non dovevi metterti in macchina in quelle condizioni!»
Ero incredula.Mi aveva lasciata,umiliata,mi aveva messo contro i miei amici,stava per baciare Melissa e adesso si permetteva anche di rimproverarmi come se fossi una bambina.
«Sei un grandissimo imbecille!» sbottai alzandomi «Ti sei reso conto di quello che dici?!»
«Serena,cambia tono..» nel suo sguardo comparve una fiamma irosa «Sono incazzato a morte con te per il tuo gesto completamente folle!Ti sei comportata da incosciente.»
Mi aprii in una risata isterica,mentre portavo le mani sui fianchi.«Tu sei folle!» urlai «Vuoi parlare?!Bene!Parliamo della reazione che hai avuto tu al mio malinteso con Stefano..»
«Non è quello il discorso!»
«Oh,sì,invece!» ero spiritata «Stefano l’ha fatto apposta a farti credere che mi fossi buttata tra le sue braccia;ma la verità è che stavo avendo un mancamento dovuto alla tensione e alla tristezza per il tuo comportamento di merda da stupido stronzo egocentrico.» ero completamente senza freni«Ma tu come al solito mica mi hai concesso l’opportunità di spiegarti,preferendo vendicarti mettendomi contro tutti gli altri.»
«Io non ti ho messo contro proprio nessuno!» si avvicinò di un passo «Avevano diritto di sapere.»
«Certo!Ma tu l’hai fatto volontariamente per vendicarti!» non mi rispose «Abbi le palle di dirmelo!»
Sentivo la sua e la mia rabbia scontrarsi ed emettere un campo magnetico talmente potente da rendere l’aria elettrica.
«Ti calmi?!Non ti fa bene agitarti.»
«Adesso ti importa?!» una coppia di anziani che passava lì vicino ci lanciò uno sguardo.
«Mi è sempre importato di te,lo sai..»
«Mi hai aggredita,mi hai umiliata senza darmi l’opportunità neanche di provare a farti capire il perché del mio gesto!E,non contento,hai continuato volontariamente a farmi stare male.E tu questo lo sapevi!»
«Lo so,mi dispiace per questo.Ma…»
«“Ma..” cosa,eh?!» non gli davo neanche l’opportunità di spiegarsi «Ti ho detto più volte quanto questi tuoi atteggiamenti mi sconvolgano,ma tu continui e continui..» le lacrime mi pizzicarono gli occhi «..ogni volta siamo al punto di partenza..» cercai di ingoiare il magone «..e ogni volta corri da lei..»
«Io?!» si puntò entrambe le mani al petto «È lei che mi ronza intorno.»
«Perché tu glielo permetti!»
Adesso basta.Qualcuno doveva pur dire la verità;tanto ormai non avevo niente da perdere.
La mia ultima frase si cristallizzò in aria,incombendo su di noi come una grande stalattite pronta a staccarsi e a trafiggerci.
Nessuno dei due parlava,continuavamo a squadrarci come due cani pronti a sbranarci da un momento all’altro. Voleva la verità?Avrebbe avuto la verità.
«Ogni volta,ogni volta che faccio qualcosa che attacca i tuoi capisaldi,o quello in cui credi,me la fai pagare in maniera orribile..» cominciai a piangere «..questo non è amore.Questo è martirio.»
Il ragazzo di fronte a me non si muoveva,mi guardava con il viso che mostrava tutto il suo cruccio,lo sguardo lucido di chi è stato messo al tappeto dalla persona che amava.Sentivo chiaramente il suo dolore come se fosse il mio.
Stavo malissimo a vederlo in quello stato,lo amavo immensamente,ma era arrivato il momento di essere chiari.
Mi asciugai una lacrima e lo guardai prima di ammettere qualcosa che avrebbe distrutto entrambi.
«Melissa quella volta ha avuto ragione..» le mie labbra tremarono «Non siamo fatti per stare insieme.»
 
«No,lì no!»Sofia era vicina al divano «La poltrona è più comoda.»
Tra le braccia di Joan,che mi teneva come una principessa,scossi la testa,esasperata.
«Allora..» Daniele arrivò in sala tenendo in mano due vasetti cilindrici «..in quello con il tappo rosa ci sono gli analgesici,invece in quello con il tappo giallo le aspirine..»
«E le pillole anticoncezionali?!» Victor fu colpito da un cuscino che gli fu lanciato da Elisa.
«Questo dove lo metto?!» Andrea entrò portando il mio trolley.
«Dove sta la tisana ai frutti rossi?!» la voce di Camilla proveniva dalla cucina.
«Aquì..» il mio amico colombiano mi coprì le gambe con un plaid.
Un rumore di qualcosa di pesante che sbatteva più volte prima di infrangersi sul pavimento ci distrasse.
«Mercorè ma che diavolo!» Elisa rimproverò il mio amico,chissà che aveva combinato.
«Ah,sono io,adesso?!Ma se voi giocate a tetris con le stoviglie!»
«Io domani vado a chiedere il porto d’armi.» la mia coinquilina sudafricana aveva le mani sui fianchi «Sparo a chiunque si avvicini a meno di due chilometri al nostro condominio!»
«Non capisco perché non ci voglia qui!» Joan arricciò le labbra.
«Io vi voglio qui…» gli rispose la mia coinquilina arrotolandosi le maniche della felpa «..il problema è che il dottore ha raccomandato a Serena riposo e calma..» indicò i ragazzi «..e voi sembrate una mandria di bisonti!»
Non potetti fare a meno di sorridere.
«Chi vuole la tisana?»
Victor e Daniele andavano avanti e indietro per il corridoio.«Qualcuno ha visto le analisi?!»
«Sicuro che non ci siamo dimenticati niente?!»
Urla,schiamazzi e via vai di persone riempivano il silenzio di casa mia. Finalmente mi avevano dimessa, e i miei amici mi avevano accompagnata.Stavano diventando invadenti.
«Ma che casino che fate!» borbottò Andrea.
Elisa lanciò uno sguardo al trolley.«Che ci fa questo in mezzo al corridoio?!»
«Ragà la tisana è pront..» Mercorelli inciampò nel trolley e cadde addosso a Daniele,che perse l’equilibrio finendo rovinosamente sul tappeto,con la spalla urtò la lampada da soggiorno che tremò pericolosamente.
«Ma che..ah!»Sofia scivolò sul liquido che si era versato sul pavimento,venendo presa al volo da Andrea.
Diafa chiuse gli occhi.«È deciso:domani vado.» sospirò forte «Mi apposto sul tetto e col cazzo che faccio passare chiduno
 
Riordinata casa e sistemati i vari disastri,sorseggiavamo la tisana in soggiorno. Avvertivo un’aria tesa,i ragazzi si scambiavano delle occhiate silenziose e qualche gomitata,sembravano in difficoltà.
«C’è qualcosa che dovete dirmi?»
Victor diede un’altra gomitata a Mercorelli,che si passò una mano tra i capelli prima di parlare.«Ecco,Serena..» tirò fuori una scatola «..questo è per te,con le nostre scuse.»
Posai la mia tazza e aprii la confezione,al suo interno c’era un microfono elegantemente incartato.
«Che vuol dire?!»
«Beh,ecco…»  Daniele si strinse nelle spalle «..abbiamo un po’esagerato con te. Volevamo chiederti se ti facesse piacere tornare con noi.»
E in quel salotto,su quel divano,in un luogo così famigliare,attorniata dai miei amici, l’imponenza degli ultimi avvenimenti si aprì sopra di me investendomi.
«Serena..»
Cominciai a piangere,ripensando a tutto quello che era successo dal mio incontro con Morrovalle.
Smettila di renderti ridicola e vattene.
La frustrazione,la paura di perdere Andrea,le sue parole cattive,il suo sguardo accusatorio.
Non ti guardo perché in te ormai vedo solo una ragazza come tutte le altre.Tu per me sei una ragazza qualsiasi di una provincia qualsiasi.
Ricordo la mia tristezza desolante,quella sensazione di abbandono,di essere senza nessuno.
Vaffanculo,Serena!
E l’ira di Mercorelli,il processo all’intenzione che tutti i miei amici mi avevano fatto.
Non pensi che dovremmo dirle di essere stata adottata?!
E ricordai io che guido sconvolta,correndo verso l’ignoto, e l’immagine di Andrea e Melissa ritornò nella mia mente.
Camilla mi fece una carezza.«Calmati.Sei a casa,adesso.»
Mi asciugai le lacrime e portai i capelli indietro.«Una domanda, a cui dovete rispondere o no…»
«Certo,ti ascoltiamo..» rispose Joan.
«Se non avessi avuto quell’incidente,mi avreste proposto di tornare?!»
Non risposero,trasformando quel no nella risposta più affermativa che ci sia mai stata.
Passai lo sguardo tra i miei amici,nessuno di loro mi guardava,nessuno di loro aveva mai alzato lo sguardo.Continuavano a scambiarsi occhiate preoccupate tra loro,ma nessuno aveva avuto il coraggio di guardare me
Puntai lo sguardo su Andrea, era appoggiato al muro e mi guardava afflitto.
Fu come avvicinare una tanica di benzina al fuoco.«Prendete i  vostri sensi di colpa e ficcateveli su per il culo.» mi alzai furibonda «E già che ci siete,andatevene al diavolo!»
«Per favore,ascoltaci,Serena..» uggiolò Mercorelli. Erano completamente spiazzati dal mio scoppio d’ira.
«Voi mi avete ascoltata prima di aggredirmi?!Mi avete lasciato la possibilità di spiegare?!»
Ancora silenzio.Ancora nessuna risposta.
«Fuori da casa mia.» era la prima volta che cacciavo i miei amici di casa.
«Serena..» mi richiamò Diafa.
«Fuori!O me ne vado io!» a quella minaccia,tutti andarono via,disperdendosi come formiche.
 
Camilla mi guardò disorientata.«Non pensi di aver esagerato un po’?»
Non risposi e mi avvicinai alla finestra.
Sofia provò a toccarmi ma mi scostai.«Ascolta,lo so che sei arrabbiata con noi..» lasciò cadere la mano «..ti capisco, e ti chiedo ancora scusa a nome di tutti,ma così la situazione non ha mai fine.»
«Se non fossi finita in ospedale,la situazione,come la definisci tu, sarebbe rimasta identica,o sarebbe peggiorata…» mi asciugai una lacrima con il dorso della mano «..si sentono in colpa ed ora vogliono recuperare.»
«Invece non è così.» Elisa mi si avvicinò «Sono stati giorni infernali per tutti.Ognuno di noi era arrabbiato con te,ma anche con noi stessi perché non abbiamo potuto fare nulla.»
Mi morsi le labbra,mentre guardavo la luce dei lampioni illuminare il grande parcheggio e il dondolo mio e di Andrea.
«I ragazzi erano sconvolti.» continuò la mia amica «Mercorelli è stato malissimo per averti detto quelle cose.»
«Tutti loro sono stati male.Sanno bene quanto te di essere stati ingiusti.»
«Ma,soprattutto..» terminò Camilla «..sanno che hanno fatto una grandissima stronzata a cacciarti dal gruppo.»
Non risposi a nessuna,cercando di analizzare ogni sillaba di quelle parole.Nessuno metteva in dubbio che fossero stati male per quello che era successo,a me faceva male il loro tentativo di pulirsi la coscienza.
«Non è come pensi.» Elisa parve leggermi nel pensiero «Hanno capito quasi subito che senza di te non sarebbero andati avanti.»
«Certo..» la mia voce uscì tremolante «..nessuno scriveva più canzoni.»
«Guarda che di parolieri ne esistono a migliaia..» mi rimproverò Camilla «…è a livello di cuore che si ha difficoltà a trovare qualcuno.»
«L’hai detto tu,voi funzionate insieme..» la spalleggiò Sofia.
«..e ricorda che nulla può dividere ciò che nasce unito.»

______________________

Buonasera a tutte,carissime!

Eheheh Serena is on fire! :) Diciamo che non sempre svalvola,ma quando lo fa non risparmia nessuno,incluso Andrea!

Questo capitolo è un capitolo un po'di transizione,serviva un po'a me,ma anche a voi,per riprendere fiato da tutta quella tragedia;infatti ho inserito qualche parte simpatica per strapparvi un sorriso. Mi scuso per la lunghezza forse eccessiva,ma prima di pubblicare il prologo mi sono posta dei limiti con i capitoli,per non rendere la storia pesante. Quindi,qualche volta devo fare dei capitoli un po'più lunghi del solito per rientrarci.

Purtroppo ci stiamo avvicinando alle battute finali,ma stavo pensando di fare un probabile sequel. Anche se questa è solo un'idea,per adesso;poichè ho altre storie da completare.

Spero di sapere il vostro parere sul capitolo.

Vi ringrazio sempre immensamente per il grandissimo affetto che mi dimostrate.Siete meravigliose!

Un bacio,
S.
   
 
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