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Autore: Lilith_Rose    21/08/2009    3 recensioni
Destino? No di certo, in fin dei conti, lui nel destino non ci credeva. Probabilmente era lei che faceva la sua parte, probabilmente studiava tutto. La cosa potrebbe sembrare inquietante, ma per lui non lo era, anzi il “pedinamento” lo lusingava e lo incuriosiva. Ora anche lui la osservava, per capire cosa frullasse nella testa di quella ragazza.||E' una storia d'amore, ma non è troppo mielosa o melensa, almeno così mi sembra. Non sarà una storia semplice e ci sarà, come al solito, gente che si metterà in mezzo. Non so che altro dire qui. Per eventuali citazioni o cose simili ci sono le note alla fine di ogni capitolo.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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First Date____

Hey Andy!

Liz?

            No, il fantasma formaggino. Certo che sono io!

            Dovevamo metterci d’accordo per l’uscita. Quando puoi?

            24 ore su 24, a parte quando sono a scuola. 

            E non dormi?

Sì che dormo. Ma non vado mica a letto con le galline!

Ok. Allora facciamo così, vengo a prenderti in moto sabato e andiamo alla torretta.

Grande! A che ora passi?

Alle 17 va bene per te, essere notturno?

Certo. Ci vediamo domani in treno Andy.

D’accordo, Liz.

 

 

Quel sabato alle 17…

            Divertiti Liz. E cerca di non fare cose brutte. Che se no tra un po’ ci tocca cambiare pannolini.

            Gemelle cretine che non siete altro! Ma vi pare che lui si mette a pensare a certe cose al primo appuntamento?!

            Stupide. Io vado. È già arrivato, e non voglio che il caro Giovanni mi veda uscire con un ragazzo.

 

 

Heilà! Che bella moto!

Ti intendi di moto?

No, ma mio padre ne aveva una e mi è rimasta la passione. Cos’è? Una 250?

No, non posso ancora guidarla, è un 125. In teoria non potrei nemmeno portarti.

Eh va beh, fa niente.

Andiamo?

Certo. Ma prima dammi il casco.

Sì capo. Tieni.

Andrew mise in moto, e puntò verso la famosa torretta, per arrivarci si doveva percorrere uno sterrato, e in quel tratto Jackie si era aggrappata a lui, anche se lui dubitava fosse per paura di cadere.

Eccoci.

Wow. Sembra medievale.

Sì, lo è, in effetti. È del 1400.

Ed è ancora in piedi?

Beh, è stata restaurata un sacco di volte. Saliamo?

Ok, perché no?

La vista in cima alla torretta era stupenda. E probabilmente qualche decennio prima sarebbe stata anche migliore, senza quelle fabbriche a disturbare la visuale, che rimaneva comunque stupefacente. Si vedeva il lago e l’orario era perfetto. Il tramonto. Il cielo aveva un colore strano, andava dall’azzurro, al rosa, tendeva perfino al verdino, in alcuni punti. E il lago che si vedeva rifletteva tutti quei colori. Se non fosse stato per quelle fabbriche sarebbe stato un luogo magico e fuori dal tempo.

Jackie era bloccata a guardare il paesaggio davanti a sé. Era come se si fosse scordata di non essere sola. Ma ad Andrew questa cosa non dava poi tantissimo fastidio, almeno così poteva guardarla senza sembrare un idiota.

Lei era vestita molto semplicemente, aveva un maglione blu abbastanza pesante e un po’ scollato, che in realtà non faceva vedere granché (con una punta di dispiacere di Andrew), però lasciava spazio a numerose collanine, ognuna con un ciondolo diverso. Tre simboli giapponesi, che lui sapeva significare notte, gatto nero e amore. I pantaloni erano semplicissimi jeans scuri, ma non era certo quella la parte che aveva catturato il suo sguardo. La sua espressione era di stupore, meraviglia, e pace. Era come una bambina a cui regali un gelato senza che lei ti abbia chiesto niente, come se le leggessi nel pensiero. Gli occhi erano aperti, anche se ogni tanto li chiudeva, come per imprimersi quelle immagini nella mente, erano truccati di nero, ma non tanto da farla sembrare un panda. Le labbra erano appena dischiuse, e sembravano urlare silenziosamente “baciaci”.

Andrew era tanto rapito da lei quanto lei lo era del paesaggio. Però, dopo che fu calato completamente il buio, lei parve risvegliarsi da quella specie di trance.

Che bello il tramonto, vero?

Andrew era ancora totalmente e completamente perso dal “panorama”, quindi la sua risposta fu un semplice Eh sì…

Dobbiamo stare qui sopra ancora per molto? Sai, comincia a piovere.

Ah davvero?

Hey! Ma che diavolo ti è preso? Hai visto un fantasma?

No, qualcosa di infinitamente più bello. Mannaggia! Com’era smielato! Troppo…

Sì? Beh, dato che piove io me ne andrei anche, che ne dici?

Evidentemente quel ragazzo si era fumato qualcosa, prima di andare a prenderla! Insomma, era lì con l’espressione che aveva lei davanti a un mazzo di rose bordeaux! E già quella era abbastanza ridicola.

Oh, sì. Andiamo al cinema? Ti va?

Beh, quanto è lontano da casa tua e da qui?

Da qui una ventina di minuti

E casa tua quanto dista?

Meno di cinque minuti, in moto.

Ok, andiamo a casa tua.

O-ok…

Elizabeth non si era certo resa conto che quella proposta poteva essere interpretata male, insomma, al primo appuntamento, il chiedere esplicitamente di andare a casa può essere frainteso. Di sicuro aveva messo a disagio Andrew.

Però lei se n’era accorta.

Oh, scusami… non pensare male, è solo che casa tua è più vicina, e stare venti minuti sotto la pioggia in moto non mi sembra il massimo, dato che mi sa che sarà un gran bel temporale primaverile. Quindi, ci muoviamo? Non mi piace fare la doccia all’aperto.

Sì, subito. Vieni, andiamo alla moto.

Le previsioni di Jackie erano quanto mai azzeccate, avevano fatto in tempo a iniziare a scendere la rampa di scale che era venuto giù un diluvio della miseria. Insomma, trenta secondi dopo erano quasi fradici.

Tieni il casco. E tieniti forte, che qua c’è anche lo sterrato.

Ok, ok. Tu cerca di non farci cadere tutti e due.

Con un sorriso Andrew le aveva passato il casco, e poi si era messo il suo. Aveva messo in moto e, come era prevedibile, dato il tempo, il ritorno era stato un po’ meno comodo dell’andata, e Elizabeth gli era rimasta avvinghiata per tutto il tempo.

Hey… guarda che siamo arrivati, puoi anche lasciarmi andare, adesso.

Oh. Scusami.

Fecero di corsa il vialetto, continuava a diluviare, poi si fiondarono direttamente dentro la casa, senza pensare che, entrando completamente fradici, avrebbero bagnato un pochino il pavimento. Arrivarono al salotto, poi si resero conto del pasticcio appena combinato, si guardarono in faccia, guardarono indietro, poi si riguardarono in faccia e… scoppiarono a ridere.

E adesso tua madre cosa dirà?

Oh, non c’è mica la moquette! Si asciuga da solo, il pavimento.

Seee lo dici tu. Ma tua madre non è in casa?

No, è andata a Roma, mi pare.

Oh, deve avere un bel lavoro.

Beh, è avvocatessa. Una delle migliori.

Uao! Non vantiamoci troppo, mi raccomando!

Io? Ma mica mi vanto, eh.

Noooo, solo un pochetto. Allora, stiamo qua a parlare tutta la sera dello stupendo lavoro di tua madre?

No. Ma cosa possiamo fare?

Beh, potremmo guardare un film, ma sei tu il padrone di casa, saprai meglio di me cosa potremmo fare.

Beh, disse Andrew con uno sguardo un pochino, ma giusto un po’, malizioso verso il maglione bagnato e appiccicato al busto della ragazza, io un’idea ce l’avr..ahia!

Essì, un potente schiaffo gli era arrivato inaspettato sulla guancia destra.

Che ho detto?

Niente, ma l’hai pensato.

E cosa avrei pensato? Disse lui alzando un sopracciglio

Oh, lo sai.

Beh, non è colpa mia se piove, e che cavolo.

Nemmeno mia! Eppure non mi metto a pensare chissà cosa anche se i pantaloni così fradici ti fanno un culo da favola!

Ops! Doveva imparare a stare zitta, ogni tanto. E poi, giusto per sottolineare la lievissima figura di cacca, era arrossita.

Insomma, beccata!

Come scusa? Cosa hanno i miei pantaloni?

Eh? Cosa? E chi ha parlato dei tuoi pantaloni? Io no. Allora… dove mi posso levare questi vestiti?

Mah, anche qui se vuoi.

Ma dai! Ma pensi subito male!

E cosa dovrei pensare? Mi sembrava una domanda piuttosto diretta.

Intendevo, Elizabeth de Lioncourt, calmati, e stai attenta a quel cazzo che dici, di figuracce ne hai già fatte due in tre minuti, dove posso cambiarmi, dato che questi vestiti sono un tantino fradici?

Ah… se vuoi posso prestarti qualcosa di mio, e intanto mettiamo quei vestiti ad asciugare.

Visto? Non era difficile da capire.

Sì. Vado su a prenderti i vestiti, aspettami qui.

Ok.

Elizabeth era rimasta sola più o meno dieci minuti, e nel frattempo si era guardata un po’ intorno, il salotto era davvero bello, c’erano tre divani di pelle nera, uno con tre posti e gli altri due con due. In mezzo ai divani c’era un tavolino basso e, oltre il tavolino una TV LCD da più o meno 30 pollici. Nella stanza c’era anche una libreria molto fornita, soprattutto di libri Horror, Fantasy, ma c’erano anche libri che sicuramente erano della madre di Andrew, infatti parlavano di legge e di diritto.

Dando uno sguardo un po’ più “approfondito”, Elizabeth aveva notato un quaderno, semplice, nero, che ad un occhio un po’ meno attento sarebbe sicuramente sfuggito. La curiosità ebbe la meglio su tutto il resto, e lei aprì il quaderno. Era di Andrew, ne era sicura. Era un… un diario? No, non poteva essere. Insomma, i maschi non scrivono diari. Infatti non era niente di simile. Erano disegni. Manga, fiori, paesaggi, c’era di tutto, ma quasi niente di scritto, se non il nome soggetti dei disegni.

Sfogliandolo, aveva trovato una ragazza che era stata disegnata più volte. Non ci poteva credere, lui l’aveva disegnata. Ed era anche molto più bella che in originale. I ricci erano disegnati stupendamente, in ogni disegno. E vicino ad ogni disegno, come fosse il suo nome, c’era scritto My Little Purple Rose”, la mia piccola rosa viola.

Si era persa nei suoi ritratti, quasi sempre aveva uno sguardo perso, c’era anche la sua versione manga… com’era carina! Con quel sorriso esagerato e il pollice alzato, sembrava Rossana. Poi, ecco un altro disegno, completamente diverso, sembrava una specie di angelo dannato, un disegno tanto realistico da sembrare una foto.

Ehm ehm…

Elizabeth si era voltata di scatto, ma, per fortuna, non c’era nessuno, era stato uno scherzo della sua mente… però aveva sentito una porta che si chiudeva, e quindi aveva deciso che mettere via il quadernino sarebbe stata una saggia decisione. Infatti, aveva appena fatto in tempo a metterlo via che “qualcuno” le bussò su una spalla…

Yuhuuu.. ci sei?

Eh, sì , certo. I vestiti?

Tieni. Vai in bagno a cambiarti, il bagno è la seconda porta sulla destra.

G-grazie. C’è un phon?

Sì, è nel cassetto di fianco al lavandino.

Oh, grazie, torno subito.

Fai con calma, sono solo le sei e mezza.

Ok. Tu intanto magari prendi il film…

Sì, tu vai a cambiarti. Al resto ci penso io.

Ha visto i disegni. Non l’ho beccata, ma ha rimesso il quaderno nel posto sbagliato, eh sì, si crede furba, la demoiselle, ma io la batto. Almeno su questo. Chissà se le sono piaciuti i disegni? La mia rosa di porpora*.

____________________________________________________________

Diec venticinque minuti dopo…

Eccomi!

Oh, meno male che ti dovevi sbrigare!

Uff.. tu intanto che hai fatto?

Ti ho spiato dal buco della serratura… bello il reggiseno nero con su la rosa rossa.

La mano della mora era partita di corsa, ma lui se l’aspettava, e l’aveva bloccata, come, dopo più o meno mezzo secondo, aveva bloccato l’altra.

E adesso? Cosa vuoi fare? E comunque. Non ti ho spiata. Si vede, dato che la maglia che hai su è chiara.

Uff. Non dovresti guardare lì.

Tu mi guardi il culo.

Hey! Non è colpa mia se… uff, lascia perdere. Cosa mangiamo?

Pizza. Ti va bene?

Sì. Gusto?

Quello che vuoi. Ma lasciami indovinare, pomodorini?

S-sì. Come fai a saperlo?

Ho sparato a caso. Aspetta, le metto in microonde, poi le mangiamo davanti al film.

Che sarebbe?

Beh, io avevo pensato a un film che di sicuro saprai a memoria.

Ah sì? E dimmi, quale sarebbe questo film che mi piace così tanto?

Orgoglio e Pregiudizio, del 2005.

Tu sai troppe cose di me.

Tu dici?

Sì. Io dico.

 

Lilith’s space

Note

* purple vuol dire sia viola che porpureo, ma purpureo non mi piaceva, e ho messo di porpora J

Lo so. Ho troncato il capitolo, scuuusatemi u-ù. Però tutto intero era troppo lungo, e poi avrei dovuto postare tra qualche giorno, e già sono in ritardo [sì, di due giorni, anche se non ve ne siete nemmeno accorti xD].

Grazie a:

nene_cullen (per i due cantanti ti dico una cosa: i gusti son gusti u-ù e ti spiego perché ho scelto loro due..allora, Jared perché i suoi capelli sono uguali a quelli ipotetici di Andrew e poi Gerard..lo so che è “bruttoso” però Andy non è figo nel senso canonico del termine; è fascinoso, e poi la faccia di Jared è troppo lunga rispetto alla mia idea di Andy)

Winona (mi spiace, il castello non ha un ruolo poi così fondamentale –crai. Non voglio farti venire il diabete… spero che questo capitolo sia meno “dannoso” e poi, per la storia di Jay te l’ho già spiegato *zizi*. Fai bene ad avere paura di quei due *shhht non posso dire altro xD*. Io ho messo il continuo, ora tu commenta *dito*)

PS. I commenti sono graditi, come sempre =) e scusatemi per quelle rigacce in più, ma non sono riuscita a levarle >.<

 

 

Au Revoir

Lilith_Rose

 

 

  
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