First Date____
Hey Andy!
Liz?
No, il fantasma
formaggino. Certo che sono io!
Dovevamo
metterci d’accordo per l’uscita. Quando puoi?
24 ore su 24, a parte quando sono a
scuola.
E
non dormi?
Sì che dormo. Ma non vado mica a letto con le
galline!
Ok.
Allora facciamo così, vengo a prenderti in moto sabato e andiamo alla torretta.
Grande! A che ora passi?
Alle 17
va bene per te, essere notturno?
Certo. Ci vediamo domani in treno Andy.
D’accordo,
Liz.
Quel sabato alle 17…
Divertiti Liz.
E cerca di non fare cose brutte. Che se no tra un po’ ci tocca cambiare
pannolini.
Gemelle cretine che non siete altro!
Ma vi pare che lui si mette a pensare a certe cose al primo appuntamento?!
Stupide. Io vado. È già arrivato, e
non voglio che il caro Giovanni mi veda uscire con un ragazzo.
Heilà! Che bella moto!
Ti intendi di moto?
No, ma mio padre ne aveva una e mi è rimasta la
passione. Cos’è? Una 250?
No, non posso ancora guidarla, è un 125. In teoria
non potrei nemmeno portarti.
Eh va beh, fa niente.
Andiamo?
Certo. Ma prima dammi il casco.
Sì capo. Tieni.
Andrew mise in moto,
e puntò verso la famosa torretta, per arrivarci si doveva percorrere uno
sterrato, e in quel tratto Jackie si era aggrappata a lui, anche se lui
dubitava fosse per paura di cadere.
Eccoci.
Wow. Sembra medievale.
Sì, lo è, in effetti. È del 1400.
Ed è ancora in piedi?
Beh, è stata restaurata un sacco di volte. Saliamo?
Ok, perché no?
La vista in cima
alla torretta era stupenda. E probabilmente qualche decennio prima sarebbe
stata anche migliore, senza quelle fabbriche a disturbare la visuale, che
rimaneva comunque stupefacente. Si vedeva il lago e l’orario era perfetto. Il
tramonto. Il cielo aveva un colore strano, andava dall’azzurro, al rosa, tendeva
perfino al verdino, in alcuni punti. E il lago che si vedeva rifletteva tutti
quei colori. Se non fosse stato per quelle fabbriche sarebbe stato un luogo
magico e fuori dal tempo.
Jackie era bloccata
a guardare il paesaggio davanti a sé. Era come se si fosse scordata di non
essere sola. Ma ad Andrew questa cosa non dava poi tantissimo fastidio, almeno così
poteva guardarla senza sembrare un idiota.
Lei era vestita
molto semplicemente, aveva un maglione blu abbastanza pesante e un po’ scollato,
che in realtà non faceva vedere granché (con una punta di dispiacere di
Andrew), però lasciava spazio a numerose collanine, ognuna con un ciondolo
diverso. Tre simboli giapponesi, che lui sapeva significare notte, gatto nero e
amore. I pantaloni erano semplicissimi jeans scuri, ma non era certo quella la
parte che aveva catturato il suo sguardo. La sua espressione era di stupore,
meraviglia, e pace. Era come una bambina a cui regali un gelato senza che lei
ti abbia chiesto niente, come se le leggessi nel pensiero. Gli occhi erano
aperti, anche se ogni tanto li chiudeva, come per imprimersi quelle immagini
nella mente, erano truccati di nero, ma non tanto da farla sembrare un panda.
Le labbra erano appena dischiuse, e sembravano urlare silenziosamente “baciaci”.
Andrew era tanto
rapito da lei quanto lei lo era del paesaggio. Però, dopo che fu calato
completamente il buio, lei parve risvegliarsi da quella specie di trance.
Che bello il tramonto, vero?
Andrew era ancora
totalmente e completamente perso dal “panorama”, quindi la sua risposta fu un
semplice Eh sì…
Dobbiamo stare qui sopra ancora per molto? Sai,
comincia a piovere.
Ah davvero?
Hey! Ma che diavolo ti è preso? Hai visto un fantasma?
No, qualcosa di infinitamente più bello. Mannaggia! Com’era
smielato! Troppo…
Sì? Beh, dato che piove io me ne andrei anche, che
ne dici?
Evidentemente quel
ragazzo si era fumato qualcosa, prima di andare a prenderla! Insomma, era lì
con l’espressione che aveva lei davanti a un mazzo di rose bordeaux! E già
quella era abbastanza ridicola.
Oh, sì. Andiamo al cinema? Ti va?
Beh, quanto è lontano da casa tua e da qui?
Da qui una ventina di minuti
E casa tua quanto dista?
Meno di cinque minuti, in moto.
Ok, andiamo a casa tua.
O-ok…
Elizabeth non si era
certo resa conto che quella proposta poteva essere interpretata male, insomma,
al primo appuntamento, il chiedere esplicitamente di andare a casa può essere
frainteso. Di sicuro aveva messo a disagio Andrew.
Però lei se n’era
accorta.
Oh, scusami… non pensare
male, è solo che casa tua è più vicina, e stare venti minuti sotto la pioggia
in moto non mi sembra il massimo, dato che mi sa che sarà un gran bel temporale
primaverile. Quindi, ci muoviamo? Non mi piace fare la doccia all’aperto.
Sì, subito. Vieni, andiamo alla moto.
Le previsioni di
Jackie erano quanto mai azzeccate, avevano fatto in tempo a iniziare a scendere
la rampa di scale che era venuto giù un diluvio della miseria. Insomma, trenta
secondi dopo erano quasi fradici.
Tieni il casco. E tieniti forte, che qua c’è anche
lo sterrato.
Ok, ok. Tu cerca di non farci cadere tutti e due.
Con un sorriso
Andrew le aveva passato il casco, e poi si era messo il suo. Aveva messo in
moto e, come era prevedibile, dato il tempo, il ritorno era stato un po’ meno
comodo dell’andata, e Elizabeth gli era rimasta avvinghiata per tutto il tempo.
Hey… guarda che siamo arrivati, puoi anche lasciarmi
andare, adesso.
Oh. Scusami.
Fecero di corsa il vialetto, continuava a diluviare,
poi si fiondarono direttamente dentro la casa, senza pensare che, entrando
completamente fradici, avrebbero bagnato un pochino il pavimento. Arrivarono al
salotto, poi si resero conto del pasticcio appena combinato, si guardarono in
faccia, guardarono indietro, poi si riguardarono in faccia e…
scoppiarono a ridere.
E adesso tua madre cosa dirà?
Oh, non c’è mica la moquette! Si asciuga da solo,
il pavimento.
Seee lo dici tu. Ma tua madre non è in casa?
No, è andata a Roma, mi pare.
Oh, deve avere un bel lavoro.
Beh, è avvocatessa. Una delle migliori.
Uao! Non vantiamoci troppo, mi raccomando!
Io? Ma mica mi vanto, eh.
Noooo, solo un pochetto.
Allora, stiamo qua a parlare tutta la sera dello stupendo lavoro di tua madre?
No. Ma cosa possiamo fare?
Beh, potremmo guardare un film, ma sei tu il
padrone di casa, saprai meglio di me cosa potremmo fare.
Beh, disse Andrew con uno sguardo un pochino, ma
giusto un po’, malizioso verso il maglione bagnato e appiccicato al busto della
ragazza, io un’idea ce l’avr..ahia!
Essì, un potente
schiaffo gli era arrivato inaspettato sulla guancia destra.
Che ho detto?
Niente, ma l’hai pensato.
E cosa avrei pensato? Disse lui alzando un
sopracciglio
Oh, lo sai.
Beh, non è colpa mia se piove, e che cavolo.
Nemmeno mia! Eppure non mi metto a pensare chissà
cosa anche se i pantaloni così fradici ti fanno un culo da favola!
Ops! Doveva imparare a
stare zitta, ogni tanto. E poi, giusto per sottolineare la lievissima
figura di cacca, era arrossita.
Insomma, beccata!
Come scusa? Cosa hanno i miei pantaloni?
Eh? Cosa? E chi ha parlato dei tuoi pantaloni? Io
no. Allora… dove mi posso levare questi vestiti?
Mah, anche qui se vuoi.
Ma dai! Ma pensi subito male!
E cosa dovrei pensare? Mi sembrava una domanda
piuttosto diretta.
Intendevo, Elizabeth de Lioncourt, calmati, e stai attenta a quel cazzo che dici,
di figuracce ne hai già fatte due in tre minuti, dove posso cambiarmi, dato che questi vestiti sono
un tantino fradici?
Ah… se vuoi posso prestarti qualcosa di mio, e intanto
mettiamo quei vestiti ad asciugare.
Visto? Non era difficile da capire.
Sì. Vado su a prenderti i vestiti, aspettami qui.
Ok.
Elizabeth era rimasta
sola più o meno dieci minuti, e nel frattempo si era guardata un po’ intorno,
il salotto era davvero bello, c’erano tre divani di pelle nera, uno con tre
posti e gli altri due con due. In mezzo ai divani c’era un tavolino basso e,
oltre il tavolino una TV LCD da più o meno 30 pollici. Nella stanza c’era anche
una libreria molto fornita, soprattutto di libri Horror, Fantasy, ma c’erano
anche libri che sicuramente erano della madre di Andrew, infatti parlavano di
legge e di diritto.
Dando uno sguardo un
po’ più “approfondito”, Elizabeth aveva notato un quaderno, semplice, nero, che
ad un occhio un po’ meno attento sarebbe sicuramente sfuggito. La curiosità
ebbe la meglio su tutto il resto, e lei aprì il quaderno. Era di Andrew, ne era
sicura. Era un… un diario? No, non poteva essere.
Insomma, i maschi non scrivono diari. Infatti non era niente di simile. Erano
disegni. Manga, fiori, paesaggi, c’era di tutto, ma quasi niente di scritto, se
non il nome soggetti dei disegni.
Sfogliandolo, aveva
trovato una ragazza che era stata disegnata più volte. Non ci poteva credere,
lui l’aveva disegnata. Ed era anche molto più bella che in originale. I ricci
erano disegnati stupendamente, in ogni disegno. E vicino ad ogni disegno, come
fosse il suo nome, c’era scritto “My
Little Purple Rose”, la mia piccola rosa viola.
Si era
persa nei suoi ritratti, quasi sempre aveva uno sguardo perso, c’era anche la
sua versione manga… com’era carina! Con quel sorriso
esagerato e il pollice alzato, sembrava Rossana. Poi, ecco un altro disegno,
completamente diverso, sembrava una specie di angelo dannato, un disegno tanto
realistico da sembrare una foto.
Ehm ehm…
Elizabeth
si era voltata di scatto, ma, per fortuna, non c’era nessuno, era stato uno
scherzo della sua mente… però aveva sentito una porta
che si chiudeva, e quindi aveva deciso che mettere via il quadernino
sarebbe stata una saggia decisione. Infatti, aveva appena fatto in tempo a
metterlo via che “qualcuno” le bussò su una spalla…
Yuhuuu.. ci sei?
Eh, sì sì, certo. I vestiti?
Tieni. Vai in bagno a cambiarti, il bagno è la
seconda porta sulla destra.
G-grazie. C’è un phon?
Sì, è nel cassetto di fianco al lavandino.
Oh, grazie, torno subito.
Fai con calma, sono solo le sei e mezza.
Ok. Tu intanto magari prendi il film…
Sì, tu vai a cambiarti. Al resto ci penso io.
Ha visto
i disegni. Non l’ho beccata, ma ha rimesso il quaderno nel posto sbagliato, eh
sì, si crede furba, la demoiselle, ma io la batto. Almeno
su questo. Chissà se le sono piaciuti i disegni? La mia rosa di porpora*.
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Diec venticinque minuti dopo…
Eccomi!
Oh, meno male che ti dovevi sbrigare!
Uff.. tu intanto che hai fatto?
Ti ho spiato dal buco della serratura…
bello il reggiseno nero con su la rosa rossa.
La mano
della mora era partita di corsa, ma lui se l’aspettava, e l’aveva bloccata,
come, dopo più o meno mezzo secondo, aveva bloccato l’altra.
E adesso? Cosa vuoi fare? E comunque. Non ti ho
spiata. Si vede, dato che la maglia che hai su è chiara.
Uff. Non dovresti guardare lì.
Tu mi guardi il culo.
Hey! Non è colpa mia se… uff, lascia perdere. Cosa mangiamo?
Pizza. Ti va bene?
Sì. Gusto?
Quello che vuoi. Ma lasciami indovinare,
pomodorini?
S-sì. Come fai a saperlo?
Ho sparato a caso. Aspetta, le metto in microonde,
poi le mangiamo davanti al film.
Che sarebbe?
Beh, io avevo pensato a un film che di sicuro
saprai a memoria.
Ah sì? E dimmi, quale sarebbe questo film che mi
piace così tanto?
Orgoglio e Pregiudizio, del 2005.
Tu sai troppe cose di me.
Tu dici?
Sì. Io dico.
Lilith’s space
Note
*
purple vuol dire sia viola che porpureo,
ma purpureo non mi piaceva, e ho messo di porpora J
Lo
so. Ho troncato il capitolo, scuuusatemi u-ù. Però tutto intero era troppo lungo, e poi avrei dovuto
postare tra qualche giorno, e già sono in ritardo [sì, di due giorni, anche se
non ve ne siete nemmeno accorti xD].
Grazie a:
nene_cullen
(per i due cantanti ti dico una cosa: i gusti son gusti u-ù
e ti spiego perché ho scelto loro due..allora, Jared perché
i suoi capelli sono uguali a quelli ipotetici di Andrew e poi Gerard..lo so che
è “bruttoso” però Andy non è figo
nel senso canonico del termine; è fascinoso, e poi la faccia di Jared è troppo lunga rispetto alla mia idea di Andy)
Winona
(mi spiace, il castello non ha un ruolo poi così fondamentale –crai. Non voglio farti venire il diabete…
spero che questo capitolo sia meno “dannoso” e poi, per la storia di Jay te l’ho
già spiegato *zizi*. Fai bene ad avere paura di quei due *shhht
non posso dire altro xD*. Io ho messo il continuo,
ora tu commenta *dito*)
PS.
I commenti sono graditi, come sempre =) e scusatemi per quelle rigacce in più, ma non sono riuscita a levarle >.<
Au Revoir
Lilith_Rose