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Autore: biscotti_panati    17/11/2020    1 recensioni
Taehyung si sente inutile e perso, l'unica cosa che vorrebbe è che l'inverno non finisse mai.
Jimin è bellissimo, tanto angelico quanto diabolico, ma ha un sogno che sa di non poter realizzare.
Jungkook sta crescendo, ha paura del futuro e di quello che potrebbe diventare, ma sa cosa non vuole essere.
Jin sembra perfetto, eppure nasconde segreti che faticano a restare nell'ombra.
Namjoon è chiaramente un genio, uno scienziato pazzo esemplare... se solo riuscisse a trovare una soluzione alle sue ricerche.
Yoongi non riesce ad accettare se stesso e quello che prova, ma seppellire i suoi sentimenti è impossibile.
Hoseok è interamente perso nel suo mondo, ma farebbe di tutto per i suoi amici.
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Wolf: Jin, Taehyung, Jimin, Jungkook
Human: Namjoon, Yoongi, Hoseok.
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Estratto
"Jungkook…" provò nuovamente a richiamarlo Taehyung, la voce poco più che un sussurro disperato. Dovevano andare via di lì alla svelta. Ma Jungkook ormai non c'era più e quello che emergeva era solo il suo lupo che cercava di prendere il sopravvento.
Dalla labbra del ragazzo uscì un urlo animalesco, di puro dolore, che non fece altro che sovraccaricare l'aria di tensione.
[...]
"È troppo tardi". Bisbigliò Jimin, il cuore stretto in una morsa.
****
Namjin, Sope
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Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Seokjin/ Jin, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO 8






Ottobre 2010

 

"Come mi sta?" Jimin si era messo in testa un cappellino di lana grossa. Di un bel colore rosso ruggine e con ricamati dei cervi bianchi stilizzati, l'indumento non lo faceva passare di certo inosservato. I pompon pendevano lunghi, ricadendo sul suo petto e dandogli quell'aria sognante che hanno i bambini nei film di Natale.

"Sei adorabile". Lo canzonò Taehyung, restando a guardare l'amico fare una smorfia e riporre l'oggetto al suo posto.

Non era importante quante volte Taehyung potesse varcare le porte scorrevoli dei magazzini Macy's, lì dentro riusciva sempre a trovare qualcosa.

"Ne avevo uno uguale una volta, ma mi stava talmente largo che mi cadeva sugli occhi". Si limitò a dire Jimin, scrollando le spalle.

"Quindi adesso vuoi rivendicarne uno della giusta misura per il tuo testone?"

"Perché no? Sta cominciando a fare freddo e i colori si abbinano al mio cappotto. Anche se questo berretto non è bello come quello che avevo da bambino, saprà tenermi al caldo". Jimin afferrò la cordicella dalla quale pendeva il pompon e la agitò in aria per qualche secondo. Forse era stato il tono di voce che aveva usato, o forse era stato quel gesto, ma per un attimo, sembrò davvero essere tornato bambino.

"Che aveva di speciale?" Chiese Taehyung.

"Il berrettino? Lo aveva fatto a mano mia madre; credo ci avesse spruzzato sopra uno di quei profumi per stoffe che sapeva di biscotti al forno". Sorrise al ricordo "Lo aveva fatto più grande a posta, così poteva andare bene per un paio di anni. Era il mio preferito, non uscivo mai di casa senza".

Questa volta, anche a Taehyung scappò un sorriso.

A volte Jimin raccontava la storia di una vita vera, vissuta prima del rifugio. Taehyung non glielo aveva mai detto, ma quando Jimin si perdeva tra gli anfratti dei suoi ricordi, rimaneva affascinato dalle sue parole e, in un modo o nell'altro, finiva sempre per farsi trascinare dal suo tono nostalgico. In quelle occasioni gli piaceva fantasticare e fare finta che quelle cose fossero successe a lui.

Gli piaceva fare finta di aver vissuto la vita di Jimin.

"Ce lo avevo anche quando mi hanno morso". Continuò il suo discorso, ma ora il sorriso che si era dipinto sulle sue labbra era scemato del tutto, e un'ombra nera aveva preso il suo posto.

"L'ho perso quella notte, per strada. È stata l'ultima cosa che ho visto. Era caduto per terra, sull'asfalto e si era sporcato di nero. Quel nero che perde la pace quando è bagnata. Ricordo che mi aveva dato fastidio vederlo così sporco e pieno del mio sangue. Così ho provato ad allungare una mano per prenderlo, ma non ci sono riuscito e quando è arrivata l'ambulanza, nessuno si è preso la briga di raccoglierlo e restituirmelo. Chissà se qualcuno lo avrà trovato e riportato a mia madre. È un pensiero piuttosto stupido, però…" Jimin sospirò, prendendosi un attimo prima di continuare "però mi farebbe piacere sapere che lo abbia lei".

Taehyung cercò di mettere su un sorriso che potesse sembrare vagamente rassicurante, ma si ritrovò a sentirlo poco veritiero. Lui non sapeva cosa poteva significare aveva dei genitori che fossero in pensiero per l'incolumità del proprio figlio.

Così allungò una mano e afferrò il berrettino dallo scaffale sul quale l'amico lo aveva riposto, poi glielo porse.

"Sono sicuro che lo starà conservando con cura. Avrà una scatola con tutte le tue cose, con i tuoi dentini da latte, i tuoi compiti di scuola e il tuo berretto preferito".

"Lo pensi davvero?"

"Certo. In fondo persino Jin ha conservato quegli orrendi disegni che facevamo da piccoli. Li tiene ancora fieramente esposti per tutti coloro che varcano la soglia della sua camera". Disse Taehyung con un po' di ironia.

Jimin si sforzò di fare una smorfia divertita.

"I tuoi erano orrendi, i miei erano sublimi".

"Giusto. I tuoi sono dei veri Picasso".

Pensando a quei disegni dalle forme strane e scomposte, Jimin sorrise per davvero. Era appena una curva leggermente all'insù su una pagina bianca; era piuttosto triste come sorriso, ma era sincero. Taehyung ne fu rincuorato e sentì la morsa che gli aveva stretto il cuore allentarsi un pochino.

"Ehi Tae". La voce di Jungkook gli arrivò chiara e forte, interrompendo quel momento e costringendo i due a mettere un punto alla loro conversazione.

Da mezz'ora il ragazzo girava tra gli scaffali ammucchiando il maggior numero di indumenti pesanti che le sue braccia riuscissero a contenere. Fino a quel momento aveva impilato sul suo braccio destro almeno tre maglioni pesanti, due berretti e quattro sciarpe.

"Tieni questi". Gli disse, porgendogli un paio di calzettoni pesanti.

Taehyung alzò un sopracciglio.

"Per sabato prossimo, i tuoi piedacci ghiacciati mi mettono i brividi". Spiegò. Il sorriso che prese spazio sul viso del ragazzino avrebbe dovuto essere sarcastico, ma Taehyung lo trovò solo adorabile.

Jungkook sapeva essere incredibilmente dolce senza nemmeno rendersene conto, eppure, come tutti gli adolescenti, cercava di nascondere questo suo lato. Taehyung non capiva se lo facesse per pudore o per cercare di sembrare più grande di quello che era, ma riusciva a scaldargli sempre il cuore.

"Grazie Kookie".

"Carini, a me non regali mai niente però". Si imbronciò Jimin, cercando di mascherare lo stato di inquietudine nel quale i suoi ricordi lo avevano accompagnato. Per distrarsi aveva affondato le dita, piccole e paffute, nella lana del cappello e ogni tanto martoriava i pompon con le unghie.  

"Tu non hai bisogno di nient'altro per essere perfetto". Rispose sornione Jungkook, non accorgendosi di nulla e concedendo all'amico del tempo per calmare il suo animo. 

"Tu non hai bisogno di nient'altro per essere perfetto". Scimmiottò Jimin, prima di aggiungere "Ruffiano".

Poi, ancora turbato, allungò la mano e con un gesto veloce scompigliò i capelli del ragazzo per il mero gusto di infastidirlo.

"Ehi, perché lo hai fatto?" Chiese Jungkook, cercando in fretta di sistemarsi.

In risposta, Jimin alzò le spalle.

"Ah si?" Riprese in tono allegro e, storcendo il naso e trafficando con i vestiti che aveva ancora in mano, cercò di bloccare le braccia di Jimin dietro la schiena.

Taehyung non ebbe il tempo per prendere parte a quella zuffa che una voce proveniente dall'altra parte del magazzino li fece sobbalzare tutti quanti.

"Ma tu guarda se quello non è Jungkookie con tutta la sua crew!".

Hoseok sapeva essere incredibilmente rumoroso, eppure né Yoongi, né Blake sembravano imbarazzati dal suo comportamento. Al contrario, non si erano nemmeno accorti che il tono di voce del loro amico fosse così alto e squillante da attirare l'attenzione di tutti gli altri clienti. Probabilmente, ad avere sempre intorno Hoseok con i suoi modi di fare stravaganti, si faceva il callo a comportamenti del genere.

Anche quel giorno, il ragazzo indossava vestiti capaci di attirare gli sguardi di tutti. La maglietta a maniche corte, di un colore arancione fluo, doveva essere di due taglie più grossa del necessario, facendolo sembrare ancora più smilzo di quello che era. Ad un look così morbido, aveva abbinato un paio di neri guanti lunghi senza dita, di un materiale piuttosto aderente che faceva risaltare le sue braccia ossute. I pantaloni invece erano attillati, adornati con diverse catene che gli pendevano fino a metà coscia. A coprire i capelli color castagna, il solito cappellino da pescatore.

A suo confronto, gli altri due ragazzi, quelli che stavano sempre un passo dietro di lui, sembravano sciatti e senza personalità.

In verità, chiunque, posto al suo fianco, sarebbe risultato senza nessun tipo di personalità.Yoongi e Blake, non erano esclusi, soprattutto perché entrambi erano vestiti con un paio di jeans e una felpa.

"Ragazzi" la voce di Jungkook pareva essergli morta in gola "che ci fate qui?"

"Un giro. Suga doveva comprare un paio di mutandoni di lana". Disse Hoseok con nonchalance.

Dietro di lui, Yoongi arrossì fino alla punta delle orecchie.

"N-non sono per me". Balbettò soltanto cercando di nascondersi ancora di più dietro le spalle del suo amico per poi tirargli uno scappellotto sulla nuca.

"Ahi!"

Blake cercò di nascondere una risata, ma non fece nessun commento.

Taehyung si disse che era la loro presenza, quella sua e di Jimin, che rendeva l'ambiente teso. Probabilmente, se non ci fossero stati loro, si sarebbero tutti fatti una risata.

"Beh è una fortuna avervi incontrati, almeno avrò dei pareri sinceri su questo cappello". Jimin decise di prendere in mano la situazione, evitando a Yoongi di sprofondare nel mare di imbarazzo nel quale stava annegando.

Si ficcò in testa il berretto e cominciò a far ciondolare il collo, in cerca di pareri.

"Sembri un bambino Chimmy". Hoseok lasciò che un grosso sorriso illuminasse il suo volto, arrivando a contagiare anche i suoi occhi. La cosa bella di Hoseok era che quando sorrideva lo faceva con tutto se stesso.

Non si trattenne, non ne sarebbe stato capace, e arrivò a pizzicare le guance di Jimin.

Anche Jungkook sorrise, ma Taehyung non avrebbe saputo dire se per la reazione di Hoseok o per il fatto che il loro amico risultasse terribilmente tenero.

In ogni caso, Jimin storse il naso.

"Mi rende infantile? Non dovrei comprarlo quindi?" Chiese soppesando lo sguardo degli altri per avere un commento.

Jimin si nutriva anche di quello, delle attenzioni che gli altri gli davano. Era come se volesse sempre essere sul palcoscenico con un riflettore puntato contro. Tutti dovevano guardare lui, ammirare lui, pendere dalle sue labbra. Ma lo faceva senza quasi rendersene conto. Senza doppi fini e senza voler ferire nessuno. Semplicemente amava terribilmente essere guardato.

"Certo che dovresti comprarlo, ti sta bene, e ti da un'aria da cucciolo. Farai strage di cuori con questo. Non è vero ragazzi?" Disse Hoseok, cercando la collaborazione anche dei propri amici.

"Si, ti sta bene". Yoongi guardò Jimin.

Non c'era bisogno di molto per capire che Yoongi pensasse che Jimin fosse bello. Taehyung non credeva nemmeno che il ragazzo si sforzasse di nasconderlo. Ma quello che non sapeva era che Yoongi era per davvero affascinato dal suo migliore amico.

Terribilmente affascinato dal modo naturale che aveva di apparire perfetto. Sempre così fresco e curato, come se essere una specie di idolo fosse una cosa che non gli costasse nemmeno il minimo sforzo. E meno si sforzava di apparire bello, più lo era, e più si agghindava con accessori inutilmente ridicoli, e più era bello.

E Yoongi, questa cosa, non la sopportava.

Era, in qualche modo, geloso di Jimin. Del fatto che fosse una calamita per gli sguardi di tutti, e che fosse così gentile, che avesse sempre una buona parola, che fosse simpatico e attraente e che tutti, tutti, il suo migliore amico incluso, avessero un debole per lui.

"Dovreste comprarne uno ciascuno, così sarete davvero una crew". Disse Blake, e le sue parole parvero risvegliare Yoongi dal vortice nel quale era caduto.

La ragazza, forse accortasi dallo strano comportamento del suo migliore amico, decise di prendere in mano la situazione. Avanzò quel tanto che le serviva per sfilare un indumento preciso dalla pila che Jungkook teneva stretta a sé.

Il berretto era uguale a quello di Jimin, ma invece di essere rosso era di un bel verde petrolio.

Blake fece abbassare la testa a Jungkook prima di infilargli il berretto e fare un fiocco con le stringhe dei pompon sotto il suo mento.

"Ecco". Soddisfatta, osservò Jungkook arrossire prima di spostare la sua attenzione su Taehyung, prendere un berretto dallo scaffale di fianco, e infilarlo anche sulla sua testa corvina.

Ritrovatosi a calare il capo per facilitarle il movimento, Taehyung sentì una vampata di imbarazzo prendere il sopravvento. 

Non era mai stato bravo con le ragazze, e dopo aver provato quella strana sensazione l'ultima volta che si erano visti, aveva accuratamente evitato di ripensare a quell'episodio.

Non sapeva, e forse non voleva nemmeno spiegarsi, il perché di quella sensazione. Era davvero una cosa stupida da parte sua. Non era successo niente, si erano solo parlati e lui già gridava alla stranezza. E poi era solo Blake. Solo una ragazza carina con cui stava avendo una conversazione, e anche piuttosto sterile visto che a malapena spiccicava parola.

Forse era solo dovuto al fatto che Blake fosse carina per davvero e che ne subisse un po' il fascino, ma Taehyung si sforzava comunque di non pensarci.

"Ah! ora si che siete proprio stupendi". Proruppe Hoseok soddisfatto.

 

Quando uscirono da Macy's i tre abitanti del rifugio avevano le orecchie ben coperte da un berrettino di lana pesante. Era ancora pomeriggio, e di quel pallido sole che avrebbe dovuto scaldare la giornata, si intravedeva solo la forma sferica, nascosta dietro ad uno strato di nebbia alto. L'aria era umida e fredda e il vento soffiava gelido.

Jungkook rabbrividì e incassò le spalle, rintanandosi nel suo maglione pesante. Si affrettò a tirare la lampo del cappotto fin sotto al mento e ad infilarsi il paio di guanti che aveva appena comperato, poi si strinse più vicino a Taehyung.

Il suo corpo sembrava scosso da piccoli brividi, ma non disse una parola al riguardo.

"Ehi Chim, qualche giorno fa avevo chiesto al pastore della chiesa se potessi usare la sala conferenze per fare delle prove. Non è certo lo studio di danza a cui sei abituato, ma è gratis. Il piano era di andare a sgranchirmi un po' e cercare di fare sgranchire anche questi pezzi di legno". Disse Hoseok, indicando con un pollice Yoongi e Blake; entrambi avevano l'aria di due che di sgranchirsi non avevano voglia. "Perché non venite anche voi? Mi avevi promesso che avremmo ballato insieme".

Gli occhi di Jimin si accesero in un istante.

"Oh, i-io… n-non saprei… vedi" Cominciò a balbettare prima di rivolgere il suo sguardo verso Jungkook e Taehyung.

Se non fosse stato per il fatto che Taehyung conosceva Jimin da quando aveva nove anni, avrebbe detto che il suo comportamento mirasse a chiedere un silenzioso pretesto per declinare quella proposta. Invece era tutto il contrario: stava cercando di sondare il terreno per assicurarsi che i suoi amici non si fossero sentiti costretti ad assecondarlo.

"Se vuoi andare per me va bene". Disse dunque Taehyung "È davvero da troppo tempo che non ti vedo ballare. Potresti trovare spunti per la nuova coreografia che stavi mettendo su, quella di cui continui a parlare".

"Lo stesso vale per me". Lo assecondò Jungkook, battendo un po' i denti per il freddo.

Taehyung gli passò una mano sulla schiena con forza, cercando di scaldarlo. Non vedeva l'ora di portare il ragazzo in macchina e accendere la stufa per farlo smettere di tremare.

Jungkook doveva restare al caldo.

"Ma, insomma, non deve essere poi così tanto divertente vedermi ballare. Siete davvero sicuri che vada bene?" Chiese Jimin, ma i suoi occhi tradivano già la felicità e l'emozione che non riusciva a celare.

"Certo". Risposero all'unisono.

"Davvero davvero?" Diede un ultimatum, se ancora avessero risposto in maniera affermativa avrebbe proprio dovuto dire a Hoseok che accettava la sua proposta. Il sorriso che si formò sul suo viso andava già da un orecchio all'altro.

"Sì Jimin, davvero davvero". Disse Taehyung.

"Okay, beh, allora certo! Sarà fantastico, sembra una vita che non ballo più con qualcuno. Cavolo non ho nemmeno portato un cambio".

"Nessun problema Chim, ho un paio di pantaloni in più nel borsone. Ci cambiamo quando arriviamo". Sorrise Hoseok, felice di aver finalmente ottenuto quello che voleva: ballare insieme a Jimin.

Concordato che avrebbero passato il resto del pomeriggio insieme, i due gruppi di ragazzi si separarono di nuovo, ciascuno rivolti verso la propria macchina. Una volta dentro l'abitacolo della Volvo, Taehyung alzò il riscaldamento al massimo. Suggerì che fosse Jungkook a sedersi sul sedile anteriore, in modo che potesse avere un accesso diretto ai bocchettoni dell'aria calda.

Jimin non protestò nemmeno, e prese posto sul sedile posteriore. Doveva essere parecchio emozionato dall'idea di ballare insieme ad Hoseok perché non la smetteva più di parlare e di chiedere se davvero non fosse un problema passare il resto del pomeriggio nella sala conferenza di una chiesa pastorale.

Anche se era attento ai suoi discorsi, con la coda dell'occhio Taehyung non perdeva di vista Jungkook, che se ne stava rannicchiato a cercare di reprimere il freddo che provava.

"Senti tanto freddo?" Chiese dunque al ragazzo, sfruttando l'unico momento morto che Jimin avesse concesso loro.

"Sopportabile". Rispose Jungkook sfregandosi le mani insieme prima di soffiare sulla stoffa dei guanti.

"Lo sai che non ti devi sforzare vero? Se è troppo per te, devi dircelo subito e andiamo dritti filati al rifugio".

"Ce la faccio Tae".

"Oh Kookie… io…" Balbettò Jimin. Era stato così tanto concentrato sui suoi desideri che nemmeno si era reso conto del fatto che Jungkook stesse tremando come una figlia.

"Non ti preoccupare Jiminie" Jungkook girò appena la testa per rivolgergli un sorriso "a volte vale la pena congelarsi per vedere una buona esibizione, no?"

Al suono di quelle parole, il cuore di Jimin si sciolse e un urletto davvero poco virile scappò dalle sue labbra.

"Smielato" lo canzonò Taehyung "vedi solo di coprirti bene quando scendi dalla macchina".

Prese una curva larga e fece scivolare la vettura sull'asfalto ancora per un centinaio di metri.

Dai magazzini Macy's fino alla First Congressional Church la strada era breve; poco più di dieci minuti d'auto. Jungkook non ebbe nemmeno il tempo di sentire il corpo riprendere torpore che Taehyung già stava fermando la macchina nel parcheggio, davanti all'entrata secondaria della chiesa.

La First Congressional Church era un grosso edificio di mattoni rossi in stile gregoriano, costruito negli anni Cinquanta da un gruppo di pastori protestanti emigrato dal Maine. La torre campanaria era la più alta tra le chiese di St. Albans, e l'abside, ben visibile dal parcheggio nel quale si trovavano, presentava una serie di cinque absidiole dalla pianta a semicerchio, che ricordavano quasi i petali di una margherita. Una margherita rossa.

Per accedere all'ingresso principale bisognava percorrere un sentiero asfaltato e ben curato che dal parcheggio costeggiava la chiesa per i suoi due terzi. Lì, a pochi passi, c'era la sala conferenze. 

Benché fosse stata una costruzione recente rispetto alla struttura originaria, la sala conferenza non era molto utilizzata. Il pastore se ne serviva solo quando doveva prendere delle decisioni collegiali per la comunità, ma per la maggior parte del tempo era libera ed inutilizzata. Per questo, da buon uomo di chiesa, la metteva a disposizione per tutti quei giovani che avevano bisogno di un luogo di ritrovo.

Dall'esterno non sembrava una struttura particolarmente curata ed appariva molto più brutta rispetto alla mastodontica casa di Nostro Signore. Sembrava quasi come se gli architetti avessero voluto schiacciare un cubo di mattoni forati per poi sormontare la struttura con un tetto spiovente.

A prima vista, più che un luogo per le riunioni della comunità, sembrava il capannone degli attrezzi di un giardiniere. L'unico elemento che faceva gridare alla fede era la grossa croce in ferro battuto, saldata sulla parete esterna dell'ingresso. 

Hoseok trafficò con la serratura per un paio di minuti, prima che uno scatto metallico potesse avvertire che la porta era stata aperta.

Taehyung buttò giù a vuoto. Era dal 1998 che non aveva alcun contatto con la religione. 

Jin non era credente e nemmeno lui aveva una particolare vocazione religiosa, ciò nonostante non storse il naso quando annusò quell'aria di polvere e sacralità che si respirava al suo interno.

Si prese qualche secondo per guardarsi intorno.

Se all’esterno la sala conferenze era sembrata come un capannone, dall’interno sembrava un piccolo auditorium. Ad occhio e croce si poteva dire che la stanza -perché di stanza si stava parlando- era giusto qualche metro più grande del salotto del rifugio. Era stata organizzata in uno spazio unico aperto, che sembrava essere molto più ampio di quanto non fosse in realtà.

L'elemento più di spicco tra quelle quattro mura, era un palchetto in legno, grande quanto metà della stanza e posto in rialzo, rispetto al piano pavimentato, di appena un gradino. Le assi scure erano vecchie e consunte, e sebbene scricchiolassero ad ogni passo, sembravano solide e capaci di sopportare salti e giravolte.

Al centro era stato collocato, probabilmente dal parroco, uno di quei leggii da comizi, anch'esso in legno. Non essendo stato fissato al pavimento però, si poteva spostare per lasciare grande spazio di movimento.

Alla spalle del palco, una grande vetrata colorata occupava per lungo gran parte del muro, ed era l'unica fonte di luce. Le restanti pareti, affrescate di bianco, era spoglie e immacolate.

Tutt'intorno, in un semicerchio ordinato, una schiera di seggiole di plastica aspettavano di essere utilizzate.

Hoseok fece scattare l'interruttore, e la fredda luce delle lampade al neon cadde dritta come un riflettore sulle assi di legno.

"Non è molto, ma può andare". Disse soddisfatto il ragazzo, appoggiando il borsone per terra, prima di frugarci dentro e cercare un paio di pantaloni da lanciare a Jimin. Senza avere altre possibilità, i due cominciarono a cambiarsi.

Blake distolse lo sguardo, ma senza manifestare nessun segno di imbarazzo. Più che altro cominciò a trafficare con il telefono cellulare, cercando nella sezione musica qualche canzone da poter collegare ad un piccolo amplificatore che si era portata dietro.

E se Blake era sembrata così tranquilla alla vista di due ragazzi che si spogliavano, quello che invece non era affatto tranquillo era Yoongi. 

Taehyung non poté evitare di constatare come si fosse irrigidita la sua schiena e lo sguardo, quasi possessivo, sembrava attento ad ogni piccolo movimento di Hoseok. Le sue orecchie poi, erano rosso fuoco. 

"Cosa vuoi che ti metta Hobi?" Chiese Blake con gli occhi ancora incollati sul telefono, incerta su cosa selezionare.

"Metti una canzone qualsiasi di Ricovery, per riscaldarci andrà più che bene". Rispose sbrigativo l'altro, intento a fare un fiocco ai pantaloni della sua tuta in modo che non gli scivolassero sui fianchi. Si cambiò anche la maglietta ma lasciò i guanti lunghi a fasciargli le braccia.

"Non ho altre magliette per te Chimmy. Mi spiace". Disse continuando a frugare nel borsone.

"Non fa niente, quella che ho adesso va bene". Jimin si tolse la felpa e rimase unicamente con una maglietta nera a maniche lunghe.

"Pronti?" Chiese Blake, facendo partire la traccia di On Fire. La voce graffiante di Eminem accompagnò i due ragazzi fino al palco per dare inizio al loro riscaldamento.

Taehyung prese posto di fianco a Jungkook che, nel frattempo, si era andato ad appollaiare su una sedia di plastica al centro della sala. Il ragazzo aveva incassato la testa ancora di più nel suo giubbotto caldo e aveva ritirato i piedi in posizione fetale per farsi più calore. 

Senza pensarci due volte, Taehyung si sfilò il cappotto e lo passò al ragazzo.

"Non c'è bisogno Tae". Tentò di dire lui.

"Invece sì. Mettilo tu, io non ho freddo". Disse poggiandolo sulle sue gambe e cercando di coprirlo interamente.

"Davvero non c'è bisogno…"

"Ti prego Kookie, fammi stare tranquillo".

A quella richiesta Jungkook abbassò il capo e assecondò il volere di Taehyung.

"Senti freddo Kookie?" Blake si sedette sull'altra sedia, alla destra di Jungkook e gli posò una mano sul braccio, cercando di scaldarlo come prima aveva fatto Taehyung.

"Un po', ma non ti preoccupare. Sto bene". Le rivolse un sorriso.

Quella scena turbò Taehyung. A lui le bugie non piacevano proprio. Soprattutto non gli piaceva dirle a coloro che non lo meritavano e che, al contrario, si erano sempre dimostrati gentili e generosi.

Gli amici di Jungkook erano convinti che il ragazzo avesse una strana malattia rara, che sparisse per lunghi periodi dell'anno per sostenere delle cure farmacologiche a Boston, in Massachusetts. Di quella bugia architettata, al rifugio nessuno ne andava fiero, eppure non avrebbero trovato altri modi per spiegare l'assenza prolungata del ragazzo.

Taehyung non sapeva con esattezza cosa si era dovuto inventare Jungkook per fare in modo che tutto suonasse plausibile, ma era riuscito a cavarsela bene fino a quel momento. Forse, la storia della malattia combinata a quella dell'affidamento spingeva i suoi amici a non fare troppe domande sul suo passato.

In ogni modo, sembrava che tutti fossero molto attenti ai suoi bisogni e che lo aiutassero senza mortificarlo né trattarlo come un essere fragile e caritatevole.

"Sicuro? Se ti senti debole ho una barretta di cioccolato nella borsa". Disse Blake.

"No, davvero, ti ringrazio".

"Io mi sento debole. Debolissimo". Disse Yoongi, cercando di impietosire l'amica.

"Tu sei solo ingordo". Ribatté lei.

"Ehi non è vero. Guarda come sono pallido e sudato, ho chiaramente una carenza di zucchero".

"Non credo che la carenza di zuccheri centri con il sudore Yoongs". Disse Jungkook, un sorrisetto sornione ad illuminargli il viso.

"Questo perché tu non ne sai assolutamente niente di scienza del corpo umano". Fece l'altro.

"Scienza del corpo umano? Quanto tecnicismo. Quando torno a casa chiedo a Namjoon, così ti farò vedere che ho proprio ragione".

"Namjoon? E chi sarebbe?" Chiese Blake.

Jungkook spalancò gli occhi in maniera quasi impercettibile.

Avrebbe dovuto mordersi la lingua. 

Era ovvio che i suoi amici non sapessero niente di Namjoon. Nessuno sapeva che, nascosto nel rifugio decadente di una piccola cittadina, uno scienziato stesse facendo ricerca sul branco di lupi che popolava il bosco.

"Nam-Namjoon è…" balbettò il ragazzo.

"Un mio amico". Intervenne Taehyung per salvare la situazione "È all'ultimo anno di università. Vuole diventare uno scienziato. Da quando gliel'ho presentato, Kookie è diventato il suo fan numero uno". Disse cercando di allentare la tensione. E ci riuscì alla svelta.

"Non sono il suo fan numero uno". Protestò il ragazzo.

"Ma se ti brillano gli occhi quando lo vedi".

"Non è vero!" Jungkook arrossì.

In realtà era vero. Jungkook ammirava molto Namjoon e restava incantato quando lo vedeva trafficare con i suoi arnesi da scienziato. Taehyung sapeva che a Jungkook sarebbe piaciuto diventare come quel ragazzo: intelligente e con una marcia in più. A volte sembrava non crederci abbastanza, forse perché non aveva la costanza nello studio e aveva sempre bisogno di essere stimolato, ma da quando aveva conosciuto Namjoon, a Jungkook si era aperta una porta sul mondo.

"Sappi solo che sono molto geloso." Disse Taehyung, ma nella sua voce c'era una sfumatura dolce. E anche se quello che disse fu vero, voleva solo prenderlo un po' in giro.

"Sei comunque il mio preferito". La voce del ragazzo fu solo un sussurro, ma ciò nonostante le sue orecchie divennero del colore del fuoco.

Blake, che era stata attenta alla conversazione, sorrise in silenzio, e Taehyung la imitò senza dire altro.

"Ehi Blake, metti la traccia 6 per favore?" Chiese Hoseok dal palco sul quale aveva appena finito si riscaldarsi.

"Okay capo". Disse la ragazza, riprendo il telefono e smanettando per cercare la canzone richiesta.

Quello che partì dalla cassa fu una musica Hip-hop con un beat molto forte e accentuato realizzato al mixer e che segnava un ritmo molto scandito.

"All'inizio faccio sempre un po' di improvvisazione, ti spiace?" Hoseok si rivolse a Jimin.

"Affatto. Anzi, inizia a muoverti, io ti vengo dietro". Rispose, facendo sorridere l'altro.

"Okay, ma sta bene attento. Io sono veloce".

Hoseok cominciò a muoversi come a scatti seguendo il tempo della base.

Taehyung era abituato a vedere ballare Jimin, con il suo stile contemporaneo, le sue linee dritte e i movimenti ampi e cadenzati, ma quello che faceva Hoseok era tutto un'altra cosa. 

Si muoveva con movimenti rigidi, decisi, precisi al millimetro, che sembravano seguire una sequenza predefinita e alla stesso tempo incredibilmente unica. Se alzava un braccio poi doveva dar seguito a quel movimento accompagnandolo con la mano. Se era un piede quello che muoveva, allora era la gambe che si spostava per far risultare il movimento del busto meno rigido.

Controllava con precisione ogni articolazione, stoppandosi giusto un attimo per muovere quella successiva. Eppure niente di quello che faceva sembrava sgraziato. Al contrario, nel complesso, quel suo movimento robotico era incredibilmente armonico e fluido e a guardarlo Taehyung restò incantato.

Mentre la base dava vita ad un suono più magnetico, il ragazzo si mosse quasi spasmodicamente, come se un'onda attraversasse tutto il suo corpo. Le assi del palco scricchiolarono quando le toccò prima con un ginocchio e poi con l'altro. Accompagnò quell'onda di energia con le braccia, poi si rimise in piedi velocemente, senza il minimo sforzo, come se pochi secondi prima non fosse inginocchiato, come se fosse una molla.

Ed era davvero veloce.

"Sembra una marionetta". Bisbigliò senza nemmeno accorgersene.

"Hobi è un mago del popping". Sentì dire a Blake, ma la ragazza non distolse lo sguardo dal suo amico.

Era impossibile farlo. Hoseok ballava così bene che non era concepibile l'idea di distogliere lo sguardo da lui. Taehyung riuscì a leggere sul suo viso le emozioni che quella base, così poco significativa, voleva comunicare.

Jimin stette a guardare Hoseok con attenzione per qualche minuto, studiando bene i suoi gesti prima di cominciare a muoversi a specchio. Ma i movimenti di Jimin non erano niente in confronto a quelli dell'altro. Erano giusti, corretti al cento per cento, perché li stava copiando dal ragazzo al suo fianco, eppure apparivano meno intensi, più delicati e leggeri. Rispecchiavano il suo animo e la sua danza.

Poi ad un certo punto Hoseok fermò il corpo con un movimento netto. Portò le mani in avanti, e per un attimo Taehyung pensò che avrebbe fatto ballare anche le sue dita. Ma poi fece ballare le sue dita per davvero. Le mosse così velocemente e con una tale fluidità che il ragazzo non riuscì a cogliere i movimenti in sé, eppure le immagine delle figure che componeva e scomponeva risultarono ugualmente chiare.

Jimin rise. 

Non ci provò nemmeno a copiare quel movimento, ma la sua risata fece ridere di cuore anche Hoseok che si fermò del tutto e si girò verso l'altro.

"Sei stato al passo?" Chiese.

"Fino a quando non hai cominciato a fare tutting. Me lo devi insegnare!" Urlò un po' Jimin per sovrastare la base che ancora stava risuonando nella stanza.

Hoseok fece un segno con la mano a Blake che doveva significare di spegnere la musica e si accostò a Jimin.

"Metti le mani davanti alla tua faccia". Cominciò a istruire per poi muovere lentamente le dita spiegando a Jimin ogni singolo movimento, in modo che lo potesse replicare.

"Wow". Taehyung si voltò verso Jungkook.

"È la prima volta che lo vedi ballare?" chiese il ragazzo.

Jungkook non era nuovo alle esibizioni di Hoseok, come anche non lo erano Yoongi e Blake, eppure guardare il suo amico che muoveva ogni sua articolazione era sempre affascinante.

"Già. Non mi avevi detto che era così bravo".

"Saranno anni che lo guardo fare le stesse cose" disse Yoongi, entrando nel discorso a gamba tesa "Le stesse canzoni, gli stessi movimenti, le stesse coreografie. Eppure non mi annoio mai".

"Lo stesso vale per me con Jimin". Asserì Jungkook rannicchiandosi ancora di più sotto il giubbotto di Taehyung per nascondere l’ennesimo brivido. "Quando lo guardo ballare non riesco mai a distogliere lo sguardo".

"Deve ballare piuttosto bene se riesce a stare dietro ad Hobi". Rifletté Blake.

"È sublime". La voce di Taehyung non era mai stata così decisa. "Prima, quando copiava i movimenti di Hobi, era bravo e sapeva stargli dietro, ma se lo vedi ballare un suo pezzo non riesci a guardare nient'altro che lui. Vorresti che si muovesse a quel modo in eterno".

"Addirittura?" Sfidò Blake.

Taehyung girò appena la testa e incontrò lo sguardo della ragazza. "Dopo vedrai".

Per qualche secondo, nessuno disse niente, poi lei sorrise e distolse lo sguardo da quello di Taehyung.

Il gruppo di spettatori dovette aspettare almeno un'ora, il tempo necessario ad Hoseok per insegnare qualche mossa di Hip-hop e popping a Jimin, prima di fruire di un'altra esibizione mozzafiato.

"Fammi fare una pausa Chim. Vuoi dell'acqua?" Disse Hoseok.

"No grazie, sono a posto".

"Perché allora non fai vedere agli altri qualcosa di tuo, scommetto che rimarranno tutti a bocca aperta". Sorrise, andando poi a sedersi sulla seggiola a fianco a Taehyung.

Benché fosse sudato e accaldato dallo sforzo fisico, Jimin arrossì nel modo adorabile in cui sapeva arrossire. Annuì appena e poi chiese a Blake se potesse prendere il suo telefono e selezionare un pezzo di musica classica da far risuonare nello stereo. A Taehyung bastò ascoltare la canzone per capire cosa avrebbe ballato.

Jimin lasciò che alcune note si perdessero nello spazio attorno a lui, spostando appena il collo da destra a sinistra.

Quando avanzò, lo fece in maniera così delicata da non sembrare umano. Aprì le braccia, stese i gomiti e cominciò a muoversi piano. Non c'era una singola parte di lui che stesse fermo. Il suoi movimenti partivano dalle caviglie, arrivando a contagiare le gambe, le cosce, il torso, le braccia, i polsi. I suoi piedi sembravano non toccare terra, i suoi gesti erano leggerissimi. Nei punti dove la musica era più forte e decisa, accelerava, dove era più lieve rallentava.

Era estremamente diverso da Hoseok, che aveva una forza esplosiva. Tutta un'altra cosa, eppure non meno spettacolare.

Forse era la musica, forse era il fatto che sembrava non avere peso, ma Jimin appariva come un angelo. I suoi lineamenti bellissimi e raffinati, il modo di muoversi leggiadro, la sua attitudine naturale a stare sul palco.

Fece un passo avanti e aprì le braccia, arrivando ad accarezzare l'aria come se fosse la sua migliore amica. Il suo sguardo vagò lontano, oltre le sue dita stese. Ancora un passo, poi un altro, sollevò i gomiti e mossa gli avambracci come se fossero le ali di un uccello. Ruotò su se stesso, le gambe toniche e muscolose rigide come stecche di metallo. Poi, seguendo l'andamento naturale della musica, si lasciò cadere delicato come una piuma che si poggia sul terreno.

Taehyung già sapeva quale sarebbe stato il prossimo movimento, quale sarebbe stata la prossima espressione, ma quando la vide, la trovò diversa dalle altre mille volte in cui aveva assistito alla sua esibizione.

Era un'arte particolare quella di Jimin, capace di stregare i cuori.

Fece un salto, uno di quelli acrobatici dove ci si ritrova a volare a testa in giù. La luce della vetrata illuminò la sua schiena e per un attimo a Taehyung sembrò davvero di vedergli spuntare le ali.

La musica finì e Jimin si accasciò al suolo.

Le assi di legno scricciolarono. Nella stanza si sentiva solo il respiro irregolare del ragazzo angelo, stremato dal volo, ma con il sorriso più grande di sempre.

"Allora…" chiese una volta rialzato, appoggiando le mani sulle ginocchia e curvandosi un pochino in avanti, cercando di riprendere fiato "com'era?"

Hoseok lo fissò estasiato "Sei bellissimo". Rispose solo.

Jimin arrossì di nuovo.

"Già. Meraviglioso, non ho mai visto niente di simile". Gli occhi di Yoongi erano appena umidi, le labbra secche e la faccia incantata.

"Davvero?" Jimin sorrise, asciugandosi con una mano la fronte. Il suo sorriso non era mai stato così grande.

"Davvero". Rispose Yoongi "Hai qualcosa che non ha nessun altro, Jimin".

La faccia di Jimin era rossa come un peperone "Oh Yoongi, grazie… io… non so cosa dire".

"Te lo concedo". Disse Blake girandosi verso Taehyung, gli occhi che cercavano quelli del ragazzo "è stato memorabile".

Questa volta fu Taehyung a sorridere.

 

Quando uscirono dalla sala conferenza della Fist Congressional Church il sole era calato e il vento aveva preso a soffiare di più. Era una serata fredda, e la temperatura era notevolmente cambiata rispetto al pomeriggio.

Jimin era sudato dalla testa ai piedi perché non aveva fatto un minuto di pausa. Dopo il suo assolo, aveva cercato di insegnare ad Hoseok un pezzetto della sua coreografia. Doveva ammettere che il ragazzo era riuscito a cavarsela malgrado quello stile non fosse nelle sue corde. 

"Dobbiamo davvero rifarlo. Siamo due stupidi. Perché abbiamo fatto passare così tanto tempo dall'ultima volta che abbiamo provato insieme?" Chiese Jimin mentre ripercorrevano il vialetto che costeggiava la chiesa per arrivare al parcheggio. 

Era estasiato dalla giornata appena trascorsa. 

"Non lo so, ma è davvero bello ballare con te". Concordò Hoseok, mettendosi in testa il cappellino da pescatore.

Il vento soffiò forte di nuovo, facendo accapponare la pelle a Jungkook. 

Il ragazzo non aveva fatto altro che tremare per tutto il tempo, e ormai non riusciva a reprimere gli spasmi. Taehyung cominciava ad essere davvero preoccupato.

"Devo riportare le chiavi al pastore. Mi aspettate? Ci metto giusto un minuto". Disse Hoseok avviandosi verso la porta secondaria della chiesa, quella che dava sul parcheggio. E siccome Jimin non la smetteva di parlare ed era troppo esaltato, dovettero restare ancora esposti al vento di Ottobre.

Ogni minuto che passava era un minuto di angoscia per Taehyung che avrebbe solo voluto accelerare l'attesa. Si avvicinò a Jungkook e gli passò un braccio attorno alle spalle, non sapendo come altro fare per tenerlo al caldo. Ma quando sentì il suo corpo smosso da brividi troppo forti e i denti battere per il freddo, non resistette più.

"Jimin, forse è meglio se andiamo". Disse alla fine, troppo preoccupato per poter aspettare anche solo altri due minuti.

Jimin finalmente interruppe lo sproloquio che aveva in atto con Yoongi e si girò a guardare il ragazzo.

"Oh certo. Scusatemi tanto". Proferì appena i suoi occhi si posarono su Jungkook.

"Ehi, è tutto okay?" Chiese Yoongi guardando il suo amico essere smosso da uno spasmo più forte degli altri. Taehyung si trovò costretto a stringerlo per evitare che cascasse al suolo.

"Si. Deve solo riscaldarsi un po'. Lo portiamo in macchina. Ci dispiace, salutate voi Hobi da parte nostra". Disse Jimin affrettandosi verso Jungkook per poi affiancarlo e posargli una mano sul braccio. "Andiamo".

Dalla bocca di Jungkook uscì un ringhio. Il tono di voce era basso e gutturale, ma il lamento risuonò chiaro nella notte fredda.

"Jungkook". Lo chiamò Taehyung cercando inutilmente di trascinarlo via. Il suo corpo non rispondeva più ai comandi e il tremore era inarrestabile.

"Kookie, stai bene?" Chiese Blake confusa, cercando di avvicinarsi al ragazzo.

"Blake, per favore, sta lontana". Disse di getto Taehyung, in maniera così decisa che l'altra non poté che fare un passo indietro."Jungkook, ti prego, andiamo via". Continuò prendendolo per mano e trascinandolo sempre di più verso la macchina.

Jungkook, che fino a quel momento era rimasto con la testa calata, alzò il volto in direzione di Taehyung. 

Lo sguardo che il ragazzo gli rivolse non aveva nulla di umano.

Taehyung non poté che inorridire non appena vide un rivolo di sangue colare dalla sua bocca, proprio dove due canini aguzzi avevano lacerato la pelle. Come triangoli, quei denti affilati, svettavano più alti di tutti gli altri, lucenti e del colore della luna. 

Il sangue colava lentamente, marcando due scie ai lati della bocca che arrivavano ad intrecciarsi sotto il mento. Piccole goccioline scure si depositavano lì, nell’attesa di farsi sufficientemente pesanti per cadere al suolo.

Bastò quella vista per bloccare il cervello di Taehyung che, involontariamente allentò la presa sul braccio del ragazzo.

"Taehyung!" Cercò di richiamarlo Jimin, che nel frattempo tentava ancora di tenere in piedi Jungkook. Il ragazzino aveva preso a tremare talmente forte da non riuscire più a rimanere dritto sulle sue gambe. Malgrado la presa che l’amico esercitava su di lui, le ginocchia crollarono e le mani si aprirono sull'asfalto del parcheggio.

"Jungkook!" Chiamò Yoongi, cercando di avvicinarsi per aiutare il ragazzo, ma trovando il braccio di Jimin a tenerlo a distanza.

"No Yoongi, sta lontano". Cercò di dire, prima di urlare il nome di Taehyung ancora una volta. 

"Taehyung, ti prego". Implorò alla fine. 

Taehyung cercò di riscuotersi e di non farsi impressionare dalle macchie di sangue sull'asfalto. Quante volte aveva visto una scena del genere? 

Mandò giù a vuoto un paio di volte poi, con mani tremanti, cercò di aiutare Jimin nell'impresa di rimettere in piedi Jungkook. 

Ma non appena Taehyung cercò di afferrargli il braccio, quello gli ringhiò di nuovo.

Le dita, che fino a quel momento si erano aggrappate all'asfalto con forza, cominciarono ad affinarsi. Le sue unghie smangiate crebbero in maniera troppo veloce, portandosi dietro residui di sangue e pelle. Le falangi si ritrassero, producendo un rumore di ossa compresso. Il pollice sembrò quasi sparire completamente, diventando poco più di un’unghia affilata. 

In maniera troppo rapida, i suoi arti si riempirono di una lieve peluria scura che cresceva sempre più folta di secondo in secondo. 

"Jungkook…" provò nuovamente a richiamarlo Taehyung, la voce un sussurro disperato. Dovevano andare via di lì alla svelta. Ma Jungkook ormai non c'era più e quello che emergeva era solo il suo lupo che cercava di prendere il sopravvento.

Dalla labbra del ragazzo uscì un urlo animalesco, di puro dolore, che non fece altro che sovraccaricare l'aria di tensione. Si sentì il rumore delle sue ossa che si spezzavano e si ritraevano.

"È troppo tardi". Bisbigliò Jimin, il cuore stretto in una morsa.

La stoffa del giubbotto si ruppe, lasciando esposta la schiena nuda di Jungkook, e le scarpe si forarono lì dove, poco prima, c’erano stati le sue dita. I suoi piedi, ricoperti di sangue, erano mostruosamente deformati.

Jimin tentò ancora di afferrarlo per trascinarlo via, ma Jungkook lo morse squarciando la tenera pelle del suo braccio. Il grido di dolore di Jimin si unì a quello di Blake. 

La ragazza aveva gli occhi spalancati, fissi sul volto trasfigurato del suo amico.

Su quella bocca che si apriva a dismisura, come se fosse un buco nero pronto a risucchiare tutto. Il rumore della pelle che si lacerava e la vista delle gengive nere che disegnavano il contorno delle fauci del lupo, le fecero orrore. 

Altro sangue colò sull'asfalto e altro ancora rimase bloccato sul pelo che spuntava sempre più fitto dalla sua pelle. 

Il visto si contorse, il naso parve allungarsi in avanti, rimpicciolendosi prima di cominciare a farsi sempre più scuro. La testa si appiattì e i capelli si accorciarono.

Sembrò quasi che la faccia di Jungkook si sciogliesse per poi ricomporsi in un’altra faccia, una che non era la sua.

Taehyung non aveva mai assistito ad una trasformazione così veloce. 

Di Jungkook ormai non restava altro che il suo lupo, tremante dalla testa ai piedi e impaurito fino alla morte.

L'animale mosse la testa in più direzione sentendosi accerchiato e cercando una via di fuga. Jimin provò ad avvicinarsi di nuovo a lui, ma quello ringhiò scoprendo i denti. Inclinò il corpo in avanti, puntellandosi sulle zampe anteriori, pronto a saltare e a difendersi da ogni attacco. Quando vide Jimin che provava ad avanzare lentamente verso di lui, si scansò con un gesto rapido e corse a perdifiato nel vasto spazio del parcheggio.

"Jungkook". Chiamò Jimin, cercando inutilmente di corrergli dietro: Jungkook era troppo veloce. Il lupo si lanciò nella strada deserta e ben presto sparì alla vista di tutti.

Taehyung cadde a terra stremato, guardando il punto in cui il ragazzo lupo se n’era andato.

"Cosa diavolo ho appena visto?" Chiese Hoseok fermo sull'uscio della chiesa.











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P.S. 
Questo capitolo è stato revisionato. Spero non ci siano errori di battitura. Nel caso scusatemi, ma il mio cervello è fuso e riesce più a vederli!!

 
   
 
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