BEST FRIENDS
*
Capitolo
12 – Buon Natale
*
Nell’aria
si poteva respirare ormai, da quasi un mese, l’atmosfera natalizia.
La
Tour Eiffel, era stata addobbata a festa, con luci kilometriche e piantine di
aghifogli sparsi, ed ai suoi piedi, era stato posizionato un enorme pino con
vicino la casetta di Babbo Natale, dove i bambini, nel dopo scuola, potevano
portagli la letterina e farsi una foto con lui.
Era
stata allestita anche una pista di pattinaggio all’aperto, dove Marinette e i suoi compagni, passavano pomeriggi
spensierati, se il tempo e la temperatura fosse stata dalla sua parte, oppure
non avessero le prove della recita annuale, natalizia.
Quest’anno,
la classe della professoressa Bustier, aveva ideato
una commedia, scritta da Marc, dove Nathaniel ne aveva curato l’aspetto
scenografico e le ambientazioni, mentre Marinette, si
era proposta come addetta ai costumi.
Il
resto della classe, avrebbe invece recitato.
La
storia, aveva come protagonista Chloè, ovvero la Principessa
di Ghiaccio, viziata ed unica erede al trono, che voleva sempre tutto per se, e non dava mai agli altri.
Ma
un giorno, ricevette la visita di Babbo Natale, che l’accompagnò, insieme ad un
mago, in un viaggio verso il passato, il presente e il futuro, mostrandogli com’era
la sua vita, come la stava vivendo e cosa sarebbe diventata, se presto, non
avrebbe cambiato il suo atteggiamento.
Il
racconto di Marc, era piaciuto talmente tanto alla signorina Bustier, che si era imbattuta per caso nella sua stesura,
da proporre al ragazzo di adattarla per la recitazione.
Inutile
dire, che Nathaniel si era proposto successivamente per creare le scene, e Marinette, per ideare i vestiti, recitare sarebbe stato
fuori discussione, avrebbe sicuramente inciampato più e più volte, dimenticando
anche le battute, meglio starsene in disparte, e lasciare sotto i riflettori
chi era già abituato.
*
“Dov’è
il mio vestito?” Chiese Chloè a Marinette
con il solito tono imperativo.
La
quale scorse velocemente i vestiti sull’ arella, e ne prese uno sfarzoso sui
toni dell’azzurro.
“Tieni,
il corpetto l’ho sistemato come volevi” Le disse porgendole delicatamente
l’abito debitamente dentro la sacca trasparente.
“Mi
passi il mio per favore, Marinette?” Le domandò
gentilmente grattandosi il casco biondo.
C’era
un qualcosa di strano nel suo tono di voce e atteggiamento, sembrava avesse
paura ad avvicinarsi a lei, e a rivolgerle persino la parola.
La mora,
aveva anche notato che Adrien, tendeva ad evitarla se capitava di ritrovarsi da
soli, soprattutto dopo che lei e Chat Noir, avevano, per così dire, troncato il
loro rapporto.
Il
gatto non si era più presentato a casa sua, e non lo aveva nemmeno più visto in
veste di Lady Bug.
Papillon
non attaccava ormai da settimane.
“Eccolo!
Ho tolto quella rifinitura che non ti donava, sembravi senza collo” Risero
all’unisono.
“Grazie”.
“Aspetta”
Lo fermò per un braccio.
“Dimmi”
Le disse con tono serio.
“Ho
fatto qualcosa di sbagliato?”
“Che
vuoi dire?” Si era reso conto che, negli ultimi giorni, era stato abbastanza
freddo con lei, ovviamente non poteva capire il perché.
Si
sentiva uno stupido per non essere in grado di dichiararsi apertamente con lei,
così facendo, stava rovinando anche quello che restava della loro bellissima
amicizia.
“Ecco…vedi…perchè mi eviti?”
“Marinette, il mio vestito, dove lo posso trovare?” Chiese
Alix pentendosi subito di averla disturbata. “Scusate, non volevo interrompervi,
torno dopo”.
“No,
tranquilla, non hai interrotto niente” La mora congedò il biondo, che andò
subito ad indossare l’abito.
Ad Alix
porse il vestito da coniglio bianco e rosa “Scusami, non mi ero accorta che eri
con lui, tutto bene?”
“Non
stavamo facendo niente, gli ho dato solo il costume” La sua espressione però,
faceva trasparire ben altro.
“Senti…forse
adesso non è il momento più adatto, ma finita la recita andremo tutti quanti a
festeggiare, so che viene anche lui, puoi approfittarne per parlargli, sempre
se ti va”.
“Il
problema è vedere se lui, vuole parlare con me”.
“Che
vuoi dire?”
“Non
so perché, ma mi sta evitando”.
“Allora,
è meglio se gli parli, magari vi chiarirete, e scoprirai che in realtà non è
così”.
“Forse…grazie
Alix” Le due amiche si abbracciarono.
“E
di che? Le amiche servono a questo” Ammiccò.
*
Uno
dopo l’altro, gli studenti andarono a prendere il proprio costume.
E la
mora, si preoccupò di controllare che tutto fosse in ordine, tra il pubblico,
ad assistere alla rappresentazione, ci sarebbero stati sia Gabriel Agreste, nonché
la nota critica ed esperta di moda, Audrey Bourgeois, non poteva permettersi
figuracce.
“Vestito
fantastico Marinette, mi sta alla perfezione” Si
complimentò Adrien, che si presentò difronte a lei con quella creazione.
“Tu
sei fantastico, cioè volevo dire grazie” Balbettò volgendo lo sguardo in
basso dalla vergogna.
“Aspetta”
Gli disse prima di voltarsi.
Prese
del filo e un paio di forbici, una delle cuciture in basso e seminascosta dal
mantello, aveva un filo volante.
“Non
lo avrebbe notato nessuno”.
“Si,
solo che tra il pubblico c’è tuo padre e la madre di Chloè”.
Adrien
le sorrise “Andrà tutto bene, non siamo ad una sfilata, non sarai giudicata se
gli abiti hanno qualche sbavatura sulla cucitura.”
“Sono
pignola, mi piace che tutto sia in ordine”. Si giustificò.
“Senti
Marinette…vieni anche tu alla festa dopo?” Le chiese.
“S-si”.
“Dovremo
parlare”.
La
corvina mancò un battito, avrebbe voluto parlare lì, subito, e al diavolo la
recita, chi se ne importava, adesso sarebbe rimasta col dubbio di cosa, Adrien,
le volesse dire, per almeno un’ora buona.
“Certo,
va, va bene” Balbettò vedendolo sparire dietro il sipario.
*
“E
così la principessa sciolse il suo cuore di ghiaccio, regalando a tutti i sui
sudditi momenti indimenticabili, rendendola la sovrana più amata di tutta la
storia”
La
recita terminò con il monologo di Alya, abile voce narrante della
rappresentazione, mentre i presenti, seduti comodamente sulle loro poltrone di
velluto, applaudirono gli studenti con una standing ovation.
“Bravi”
Urlarono i parenti, mentre gli studenti ad uno ad uno venivano rivelati dal
sipario rosso, che lentamente si stava aprendo.
“Complimenti
Gabriel, Adrien, se non fosse già un modello affermato, sarebbe un attore
incredibilmente in gamba”.
“Cara
Audrey, ha preso tutto da sua madre”.
“E
quei vestiti…incredibili, assolutamente incredibili”.
“Sono
d’accordo con te…Marinette è davvero brava” Disse
sistemandosi gli occhiali sopra il naso.
“Se non
avesse declinato il mio invito, adesso sarebbe la più giovane stella nascente
della moda”.
I
due critici, vennero interrotti da Alya, che prese il microfono e la parola,
facendolo involontariamente stridere.
“Scusate,
ehm…” Improvvisamente tutti in sala ripresero i loro posti e rimasero in
silenzio, dando modo alla giovane di parlare.
“…penso
di parlare a nome di tutta la classe adesso, col ringraziandovi di essere
venuti oggi, ad assistere alla nostra rappresentazione del Natale.
La storia
è stata scritta dal nostro amico Marc” Lo indicò facendogli segno di
avvicinarsi a lei, mentre veniva acclamato dalla folla “…e le ambientazioni
soni state curate, in ogni minimo dettaglio dal nostro artista Nathaniel” Anche
il rosso raggiunse poi in prima fila “…ed infine, ma non per importanza, la
nostra costumista, Marinette”
“Oddio,
lo sapevo” Si portò entrambe le mani a coprirsi il viso.
“Coraggio
Marinette, non fare la timida, vieni qui” La invitò
Alya.
“Vai
a prenderti gli applausi” La spinse Kim, che ammiccò alla castana.
“Vuoi
dire qualcosa?” Le passò il microfono.
“Ehm…no!”
“Ok,
ok, basta che non fari così quando diventerai famosa, e dovrò intervistarti”.
I
presenti risero.
“Grazie
anche a tutta la nostra classe, per l’impegno nella recitazione, siete stati
grandi! E ora, tutti all’hotel di Chloè a festeggiare…yhuuuuuuu”.
*
L’intera
classe, dopo la rappresentazione, venne accolta nell’immensa sala per i
ricevimenti, dell’hotel di Chloè, non che ne fosse entusiasta,
questo era certo, ma non poteva dire di no al suo amico Adrien, era stata sua l’idea,
di passare una giornata di festa, e poi suo padre avrebbe sicuramente
acconsentito, se la celebrazione, si fosse fatta dai Bougeois.
“Marinette, quando possiamo riportarti i vestiti?” Le
chiesero i suoi amici.
“Cosa?
No, teneteli. Considerateli un mio regalo di Natale”.
Tutti
insieme l’abbracciarono, facendole sentire il loro calore.
Tutti
tranne Chloè, che si limitò a ringraziarla, e che era
il minimo, visto che stava occupando la stanza solo per loro.
“Chloè” La rimproverò Adrien, alzando la voce “…non hai
imparato niente dal tuo personaggio” Le sussurrò.
“Suvvia,
andiamo Adrien caro, mandiamo via questa plebaglia, ed andiamo a divertirci con
quelli del nostro rango”. Cinguettò sogghignando.
“Questa
plebaglia, come la chiami tu, sono nostri amici e compagni di classe, e sono le
persone più vere che conosca”. Disse in tono duro, irrigidendo i tratti del viso.
Chloè arricciò le
labbra in segno di dissenso e dispiacere.
“Scusa…cercherò
di comportarmi bene” Si segnò un’ aureola immaginaria
sopra la testa.
“Così
mi piaci” Le sorrise, volgendo poi lo sguardo verso il balcone, dove Marinette si era appollaiata sulla ringhiera “…scusami Chloè” Si congedò.
Mentre
zigzagava tra i suoi amici, cercando di raggiungere Marinette,
il biondo ripassava nella sua mente che cosa dirle, e nel frattempo, le
immagini del loro ultimo incontro nella sua mansarda, diventavano sempre più
nitide nella sua mente.
Deglutì
fermandosi a qualche metro da lei, mentre era di spalle, osservava il cielo, e
scrutava i tetti, che stesse cercando lui?
Scacciò
via quel pensiero, era d’accordo col non presentarsi più da lei, nei panni di
Chat Noir, ma solo come Adrien.
Ma
era davvero sicuro di dirle la verità? Oppure si sarebbe solo dichiarato?
“Coraggio,
non fare il timido” Gli disse il kwami sotto la sua
camicia.
“Shh…” Lo zittì continuando a camminare verso la sua musa.
“Tra
poco nevicherà” Gli disse dopo che anche lui si appollaiò sulla ringhiera.
“Dici?”
Annuì
con il capo, l’aria si stava facendo sempre più fredda, e le nuvole, invisibili
a causa del buio, avevano oscurato sia le stelle che la luna piena.
Rimasero
in silenzio per qualche secondo, aspettando che uno dei due dicesse qualcosa per
primo.
“Grazie
per il vestito, ci hai reso molto felici”.
“Ma
ti pare, e poi che cosa ne avrei fatto di tutti quegli abiti fuori taglia?” Le
sorrise.
“Mio
padre ha detto di pregevole fattura, credo che abbia un po' il timore che
diventi più brava di lui”.
Marinette arrossì
nonostante la temperatura rigida “Wow, davvero gli sono piaciuti?”.
“Non
solo a lui, ma anche ad Audrey. Non hanno fatto altro che parlare di questo in
macchina”.
“Dici
sul serio?” Lo abbracciò d’istinto, troppo contenta per contenere tutta quell’eccitazione
“Oh! Scusa, non volevo”.
“Non
ti preoccupare…anzi, devo ringraziarti, mi hai scaldato un po'” Le sorrise.
“Se
hai freddo, rientriamo” Gli disse mentre i primi fiocchi di neve iniziavano a
cadere sopra di loro, e Marinette cercò di prenderli
con la mano, come faceva da bambina.
“No,
e poi sta nevicando, non vorrai perderti uno spettacolo simile”.
“Ti
piace la neve?”
“Mi
piaci tu” Avrebbe voluto dirle, ma non capiva il perché, ma non era ancora
arrivato il momento giusto per dirglielo, e di conseguenza avrebbe dovuto
rivelargli di essere Chat Noir. “Si, mi ricorda le feste quando c’era ancora
mia madre”.
“Immagino
cosa sta passando, non è facile, ma sai che puoi contare su di me, ti sono
amica.”
“Amica”
Pronunciò a mezze labbra abbassando lo sguardo.
Marinette gli posò la sua
mano guantata, sopra la sua e si guardarono negli occhi. “Puoi sempre contare
su di me”.
Il
biondo guardò le sue labbra muoversi mentre pronunciava quelle parole, avrebbe
voluto tanto baciarle come era solito fare quando era trasformato in Chat Noir.
“Lo
so, Marinette, e sai che anche tu puoi contare su di
me”. Si limitò invece, a dirle.
Parlarono
del più e del meno, mentre la neve scendeva ora più copiosa, era già riuscita a
coprire interamente i tetti della città, facendo dimenticare a Marinette, o a far così credere ad Adrien, di aver scordato
che le doveva parlare.
“A
che pensi?” Le chiese notando il suo sguardo preoccupato.
“Non
ridere però”
Adrien
si disegnò una croce sul cuore immaginaria “…chissà cosa starà facendo Chat
Noir adesso”.
Il
biondo deglutì rumorosamente “Perché proprio lui?”
“Così…sai,
mi è capitato di parlare qualche volta con quel ragazzo”.
“Davvero?”
Si finse sorpreso “…avete solo parlato, oppure…”.
A Marinette si strinse il cuore “…sai come si dice…la curiosità…”
Si avvicinò pericolosamente al suo volto, per poi spostarsi sull’orecchio “…uccise
il gatto” Gli sussurrò andandosene, non prima di voltarsi e fargli l’occhiolino.
*
Marinette ritornò a casa, e
qualcosa dentro il suo cuore, le aveva detto di salire sul terrazzo.
Aprì
la botola, facendo ricadere lo strato di neve sottile all’indietro, notando un
pacchettino rosso e una rosa dello stesso colore appoggiata sul tavolino.
Lo
prese e lesse il bigliettino.
“Buon
Natale Principessa, Chat” Lo strinse al cuore ed annusò la rosa, quanto le
mancavano quei pensierini.
Scartò
il regalo e dentro la scatola di velluto nera, vi trovò un bracciale d’argento,
con un pendente a forma di rosa, lo indossò senza pensarci due volte e sorrise.
Quando
rientrò nella sua stanza, la figura nera longilinea, nascosta dietro il
comignolo, poté ritornarsene a casa compiaciuto, trovando anch’esso un regalo
sopra il suo letto ad aspettarlo.
*
continua