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Autore: fantaysytrash    18/11/2020    6 recensioni
[Gellert!Centric | accenni Gellert/Albus | Introspettivo | What If…? | Canon Divergence | Triwizard Tournament!AU | 1898] [Questa storia ha partecipato al contest “Torneo Tremaghi” indetto da Artnifa sul forum di EFP]
Durante il Torneo Tremaghi del 1898, Gellert Grindelwad viene scelto come Campione di Durmstrang e dovrà destreggiarsi tra le varie prove per poter vincere l’ambito trofeo. Ma ha tutte le intenzioni di conquistare anche il Campione di Hogwarts.
#1 – You Should Be Scared of Me: “Un tremore gli percorse la schiena, facendolo rabbrividire. C’era qualcosa negli occhi dei due ragazzi che non aveva mai visto prima d’allora. Pietà. Sdegno. Commiserazione.”
#2 – In the Dead of Night, the Brightest Light: “Un calore gli si propagò per tutto il corpo, scacciando il freddo innaturale portato del Dissennatore e colorandogli le guance di un rosso vivido, effetto della rievocazione tanto quanto del cambio di temperatura.”
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a J.K. Rowling. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 


 

TORNEO TREMAGHI [GELLERT]

#1 – YOU SHOULD BE SCARED OF ME


Nella camera adiacente a quella adibita per la prima prova del Torneo Tremaghi regnava un silenzio innaturale – sicuramente l’effetto di un incantesimo Muffliato –, intervallato solo dal battere ritmico del piede del Campione di Hogwarts.

Gellert lo osservava da poco lontano, studiando la postura rilassata e lo sguardo apparentemente distratto, come se stesse fantasticando a occhi aperti durante una lezione particolarmente noiosa invece di stare aspettando il suo turno per mettersi alla prova di fronte a centinaia di persone.

Albus – così si chiamava – era un ragazzo di due anni più grande di cui aveva fatto la conoscenza solo poche settimane prima, ma con cui aveva già capito di condividere determinati aspetti, come una mente acuta e un desiderio impellente di mostrare il proprio valore.

Definirsi amici era forse un’esagerazione, ma il giovane mago apprezzava la sua compagnia più di quella dei suoi compagni di scuola, troppo intenti a temerlo e invidiarlo per comprendere davvero il suo potenziale e il suo genio.

Essere scelto dal Calice di Fuoco non era stata una sorpresa – non per lui, almeno – ma aveva accentuato ancora di più il divario insormontabile che era stato aperto da svariato tempo, sottolineando ancora una volta come un semplice quindicenne fosse più in gamba di studenti dell’ultimo anno.

Gellert se ne compiaceva ogniqualvolta la nozione passasse per la sua testa, tronfio dell’ennesima prova della sua superiorità.

I suoi pensieri di gloria vennero interrotti dal cigolio della porta che si apriva, lasciando intravedere uno degli inservienti del Ministero inglese – troppo banale e noioso per essere considerato dal mago – che annunciò il termine della prova per il Campione di Beauxbatons.

Gellert si alzò con agilità, procedendo spedito verso il suo destino.

“Buona fortuna,” sentì dire alle sue spalle.

Gellert si girò per un breve momento, lanciando un’occhiata all’interlocutore, prima di ghignare e uscire dalla stanza con aria spavalda.

Non appena mise piede nella grande aula vi fu un boato di applausi e grida che accese immediatamente una scintilla di eccitazione nell’animo di Gellert, facendolo avanzare a grandi passi con le braccia alzate in saluto. Si prese un lungo momento per osservare la folla riunita tutt’intorno a lui, spostando lo sguardo dal Preside di Durmstrang, a cui diede un cenno di assenso, alla miriade di facce indistinte che lo acclamavano a gran voce.

Hogwarts aveva messo a disposizione la stanza più ampia del castello, ma gli spettatori apparivano comunque stipati nei loro posti, radunati in semicerchio intorno a un palco rialzato su cui vi era un grosso armadio di legno nero.

Gellert sfoderò la bacchetta e vi si avvicinò, intuendo già di cosa si potesse trattare. Non appena le luci si affievolirono, l’armadio si aprì. La creatura che ne uscì si propagò per diversi metri sotto forma di fumo prima di assumere una forma solida, e Gellert non poté fare a meno di inarcare un sopracciglio sorpreso quando riconobbe due dei suoi compagni – Ivan e Mikhail – che lo additavano ridendo sguaiatamente.

“Ma guarda chi è venuto a giocare,” lo schernì il primo.

“Pensa davvero di avere una possibilità… carino.”

Un tremore gli percorse la schiena, facendolo rabbrividire. C’era qualcosa negli occhi dei due ragazzi che non aveva mai visto prima d’allora. Pietà. Sdegno. Commiserazione.

Una terza figura si erse all’improvviso accanto a quelle già presenti, assumendo la forma austera di suo padre, completo dei suoi tipici abiti scuri e del profondo cipiglio che lo accompagnava ovunque andasse.

“Non sei degno di essere il mio erede,” disse senza alcuna inflessione della voce. “Non sei degno di niente.”

Il cuore gli batteva all’impazzata e per un momento – un lungo, interminabile attimo – si sentì paralizzato. Non necessariamente dalla visione di un paio di menti inferiori che lo deridevano quanto piuttosto dall’improvviso e inaspettato senso di profonda vergogna che si era acceso in lui.

Ma un altro sentimento si fece ben presto largo nel suo animo, una divampante e cocente rabbia che era pronta a radere al suolo l’intera scuola.

“Crede di essere il migliore, ma è a malapena mediocre.”

No, pensò Gellert mentre l’ira divampava e sfrigolava dentro di lui. Io diventerò il mago più forte del mondo.

“Ha un bel faccino, ma in quanto a capacità magiche è davvero…”

Ridicolo, non trovi?”

Vi mostro io chi è ridicolo.

Riddikulus!” pronunciò a gran voce, autoritario e sicuro, mentre la sua mente visualizzava in modo nitido la perfetta punizione da infliggere a individui tanto sudici.

Un suono secco si propagò nella quiete che era calata nella sala, e il Molliccio si trasformò all’istante. Ivan e Mikhail divennero due poppanti ignudi, mentre il signor Grindelwald scomparve quasi del tutto alla vista nel minuscolo corpo di un verme.

Mentre la folla esultava rumorosamente – seppur con un alone di confusione –, Gellert scoppiò in una risata cristallina.







Note dell’Autrice

Note a fine storia per la prima volta, ma se le avessi messe nella solita posizione vi avrei spoilerato praticamente tutto.

Allora, che dire? Innanzitutto qualche informazione di contesto: la storia è ambientata nel 1898, quando Gellert ha quindici anni e Albus ne ha diciassette, ed entrambi sono stati scelti come Campioni delle rispettive scuole – ovviamente, il focus sarà su Gellert, ma già in questo primo capitolo li vediamo rapportarsi, seppur brevemente.

Come credo abbiate capito – magari anche leggendo le altre storie partecipanti al concorso apparse in quest’ultimo periodo nella sezione – il tema della prima prova ruotava attorno alla paura, personificata – com’è naturale che sia – in un Molliccio.

Ora, è la mia personale visione che il Gellert ragazzino possa avere come paura principale quella di essere deriso, compatito e in generale di non essere preso sul serio. Più del fallimento in sé, teme di non venire considerato come un degno rivale e di venire schernito ancor prima di mettersi in gioco. Da questo punto di vista, scegliere un personaggio così poco definito nella sua gioventù non è stata proprio una genialata, ma era l’unico su cui avessi delle idee solide – e anche la scelta per ciò che potesse divertire Gellert non è stata facile, e alla fine ho optato per un ribaltamento della sua paura, ovvero mostrare gli altri come inferiori e insignificanti. Non fa proprio ridere nel senso stretto del termine, ma l’ho trovato in linea con quello che potrebbe essere il suo personaggio.

Spero davvero di avere l’occasione di partecipare anche alla seconda prova, anche se da quello che ho capito posso proseguire anche in caso di squalifica, cosa che farò sicuramente perché quest’idea ormai mi ha preso troppo per essere lasciata a metà. E credo anche che espanderò questo universo – dopo la fine del concorso – con anche altri dettagli, come il Ballo del Ceppo o la cerimonia in cui vengono selezionati i Campioni.

Infine vi dico che il titolo del capitolo è tratto dalla canzone “Control” di Halsey e l’ho inteso come il fatto che sono gli altri a dover aver paura di Gellert, e non il contrario; quello della raccolta, invece, è stato dettato dal contest stesso, e verrà probabilmente cambiato una volta terminata la sfida per dare alla storia un tocco un po più personale.

(Comunque solo io posso leggere un bando del genere e pensare immediatamente a come incorporare una coppia dove non ce n’è il minimo bisogno). Oh, well.

Grazie a chiunque abbia letto fin qui!

Federica ♛

   
 
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