Anime & Manga > Violet Evergarden
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Autore: LatazzadiTea    19/11/2020    7 recensioni
Dal testo: Violet era la persona più sola che avesse mai conosciuto, per questo andava protetta. Invece, accecato dalla propria arroganza Dietfried l'aveva presa e strappata alla sua terra, pagando quella scelta disumana con la vita dei suoi uomini. Così, comprendendo solo troppo tardi la gravità di quell'errore, al fratello non era rimasto altro che sbarazzarsene.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claudia Hodgins, Dietfried Bougainvillea, Gilbert Bougainvillea, Violet Evergarden
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cap 9.

Rivelazioni.

 
Dopo quella scioccante verità, Violet si era gettata a capofitto nella fuga, orientandosi solo grazie alla luce dei lampi che a tratti le illuminavano il cammino. L'unica cosa che voleva in quel momento era scappare da quel luogo il più lontano possibile, e questo malgrado il temporale si fosse intensificato, mutandosi presto in una tempesta. Non rallentò il passo nemmeno quando la pioggia scrosciò più forte, iniziando a frustarle prima la faccia e poi il corpo, infradiciandole i capelli e i vestiti che aveva addosso. Non era più sul campo di battaglia, eppure, l'atmosfera era quella: coi tuoni che sembravano bombe e i sibili del vento, che da lontano, parevano grida.

Ora come allora, Violet sentiva di precipitare. Come se a ogni passo sprofondasse sempre più a fondo, inghiottita dalle stesse fauci aperte della terra. L'unica vera sofferenza che avesse mai sperimentato in guerra era stata quella fisica, ma più ci pensava, più tutte quelle privazioni sembravano nulla al pari del dolore che provava ora. Non era stata capace di comprendere cosa lei e il Maggiore sentissero veramente l'uno per l'altra, e ancora, per quanto si sforzasse, stentava a capirlo. Le aveva detto di amarla ma poi l'aveva abbandonata, arrivando a farle credere di essere morto pur di farla uscire dalla sua vita. Gilbert si era liberato di lei proprio come aveva fatto Dietfried molti anni prima, sebbene il più vecchio dei fratelli Bougainvillea potesse addurre delle scuse più credibili, si disse, arrivando al lago mentre spumeggiava in preda ai violenti spasmi delle correnti d'aria che ne agitavano la superficie.

Violet si fermò, resistendo appena alla loro forza incalzante, per poi lasciarsi trasportare verso la fine naturale di quel vecchio pontile che si deformava, scricchiolando pericolosamente sotto il peso del suo corpo. Sarebbe potuta cadere e scomparire davvero fra quelle onde: sarebbe stato meglio piuttosto che tornare, pensando che non sarebbe servito. Cosa avrebbe risolto, dopotutto? Che avrebbe ottenuto? Saperlo vivo l'aveva colmata di una gioia e una disperazione tali da non riuscire a capire più nulla di se stessa ne di ciò che sentiva; voleva vederlo più di qualsiasi cosa, ma al contempo, con altrettanta forza e determinazione, desiderava scordarlo. Che povera illusa era stata, e Gilbert e Dietfried, come avevano potuto ingannarla a quel modo?

Sussultò, voltandosi verso chi la chiamava. L'immagine di Dietfried le apparve davanti agli occhi nitida come il freddo della notte, riversandosi dentro di lei con la stessa violenza delle sue crudeli affermazioni. Un fiume di cattiveria capace di travolgere e devastare ogni cosa senza alcun diritto di replica, pensò ancora Violet, sempre più sconvolta. Com'era riuscito a raggirarla a quel modo? Come aveva potuto permettergli di avvinarsi così tanto a lei? Avrebbe voluto odiarlo per averla ammaliata, sapendo quanto non fossero state quelle parole, ne come le aveva usate a ferirla così tanto. Ciò che la faceva stare veramente male era come Dietfried l'avesse baciata e stretta a sé, pensando ancora di lei e del Maggiore, tutte quelle cose orribili. Dunque, il serpente velenoso era veramente tornato? No, probabilmente non era mai andato via. E come era stato bravo a nascondere la sua vera natura, si convinse la ragazza, talmente bravo da sembrare innocuo e farle credere di essere veramente cambiato, arrivò a concludere piangendo.



Dietfried la raggiunse dove il bosco degradava verso la campagna, mentre correva sul pontile che si allungava nel lago in lontananza. L'intensità del vento a quel punto era calata, e il cielo ormai totalmente sgombro di nubi, permetteva alla luna di illuminare il paesaggio notturno ormai privo di colore. Violet appariva minuscola nella vastità di quel panorama, muovendosi con la stessa incerta lentezza di un fantasma che vagava su una terra ormai ostile, pensò Dietfried. Era sempre stata una ragazza forte, ma ora era distrutta, ed era solo sua la colpa. Ci avrebbe messo un po' a raggiungerla, ma l'avrebbe fatto. Anche a costo di rimetterci le penne, visto il modo in cui la sua ferita aveva riniziato a sanguinare durante quella corsa disperata contro il tempo.

"Che diavolo pensi di fare, eh? Torna subito indietro, mi hai sentito!", urlò l'uomo alle sue spalle.

"E se non lo facessi? Se mi gettassi?", chiese lei con rabbia, voltandosi di scatto verso il suo interlocutore.

"Ti seguirei, e allora moriremmo entrambi, Violet... ", replicò Dietfried, ansimando per la stanchezza.

"Bugiardo! Lei non lo farebbe... Perché dovrebbe? L'unica cosa che vuole è vedermi morta, giusto? Ne approfitti allora, mi lasci andare!", lo sfidò Violet, girandosi pericolosamente verso il lago.

"Scommettiamo? Sarebbe la più grande soddisfazione della mia vita, credimi. Ma non posso lasciarti andare, non dopo quello che Gilbert ha fatto per te.", le ricordò serio l'uomo, provocandola.

Dietfried si morse la lingua: era stato crudele e lo sapeva, sebbene avesse dovuto per farla reagire in qualche modo. Infatti, solo approfittando di quell'attimo di turbamento e confusione riuscì ad afferrarle le braccia, cosa di cui si pentì immediatamente quando lei lo respinse, facendolo precipitare malamente a terra.

"Il Maggiore mi ha abbandonata al mio destino, lo faccia anche lei!", gli urlò in faccia Violet.

"Abbandonata? Non dire sciocchezze, Gilbert ti ha salvata, ecco cosa... Se non avesse accettato il nuovo incarico avuto dal governo in cambio della tua libertà, a quest'ora, forse, sareste morti entrambi...", la corresse lui con rabbia, cercando comunque di bloccarla.

Violet si fermò, guardandosi attorno nuovamente smarrita, dandogli così il tempo di gettarsi su di lei mentre si divincolava per sottrarsi alla sua presa. Era esausto, stanco e dolorante oltre ogni possibile limite umano, ma non mollò finché non la sentì arrendersi fra le sue braccia. L'aveva fatto: era riuscito a fermarla, imprigionandola sotto di sé solo grazie al peso del suo corpo. Pronto a pagarne tutte le conseguenze però, perché Violet tornò a combattere, colpendolo ripetutamente più e più volte mentre lo insultava gettandogli in faccia tutto il suo incommensurabile disprezzo.

"Lei è un mostro! Mi lasci! Mi lasci andare, ho detto!", si ribellò lei ancora una volta, cercando inutilmente di scansarselo via di dosso.

"E tu una vigliacca se pensi che gettarti in quel lago risolva qualcosa... Ascoltami Violet, Gilbert non ha avuto scelta. Lo capisci? Anch'io credevo che l'avesse, e invece no, non l'ha mai avuta...", reagì l'ufficiale, estremamente provato dall'evidente disperazione di Violet.

"Allora, perché? Perché l'ha fatto? Non capisco!", singhiozzò alla fine lei.

"Per amore, solo per questo...", le assicurò Dietfried, tenendola saldamente stretta a sé.

"Ha sempre avuto ragione lei, se fossi morta, tutto questo non sarebbe successo...", aveva replicato Violet, abbandonandosi completamente al pianto.

Cosa stavano facendo? Com'erano arrivati a quel punto? Dietfried si morse nuovamente il labbro fino a farlo sanguinare, cercando di asciugarle inutilmente le lacrime mentre singhiozzava senza minimamente cercare di opporsi. L'unica cosa che avrebbe voluto era stringerla più forte e chiederle perdono, ma non sapendo come rimediare, pur restando immobile sopra di lei ciò che pensò di fare fu aprirle semplicemente il suo cuore.

"No, è sempre stato Hodgins ad avere ragione, non io. Se avessi avuto un po' di compassione per te quando ti trovai, non saremmo mai arrivati a questo. Perciò è mia la colpa, solo e soltanto mia!", ammise totalmente Dietfried, passandole una mano sul viso per toglierle i capelli inzuppati dagli occhi.

Balenò una luce, ma non in cielo, bensì dentro di lei. Era tutto talmente assurdo da non sembrare vero malgrado lo fosse, e forse, per la volta in vita sua, Dietfried era sincero. Si era servito di lei e le aveva mentito era vero, ma solo per trovare Gilbert, e a quel punto gli credeva. Anche se non capiva perché, ne come o quanto il Sig.Hodgins fosse coinvolto in quella storia, a meno che, realizzò Violet, non fosse sempre stato lui il suo reale obbiettivo.

"Il Maggiore è vivo, dunque...", esordì lei, rivolgendo lo sguardo al cielo notturno tappezzato di stelle.

"Sì, vivo e vegeto!", le confermò Dietfried, senza tuttavia lasciarla andare.

"Sono contenta...", riuscì solo a dire, non trovando le parole giuste per esprimere la reale felicità che stava provando in quel momento.

"Lo so', anch'io! Anche se gliela farò pagare per averci lasciato a quel modo, te l'assicuro questo.", ebbe il fegato di scherzare Dietfried.

"Capitano?", lo chiamò lei, cercando i suoi occhi.

"Sì, sono qui, Violet.", la rassicurò dolcemente lui.

"Ma se il Sig.Hodgins sapeva tutto, perché si è servito di me per arrivare al Maggiore?", gli domandò Violet.

"Beh, semplicemente perché il piccolo Hodgins non avrebbe mai vuotato il sacco, altrimenti... Sapevo quanto mi detestasse, per questo quando ho saputo che mia madre ti voleva alla villa gli ho lasciato credere di essere io il committente. Ti ha sempre voluto molto bene Violet, non biasimarlo per averti mentito: Claudia non lo merita.", le chiarì l'uomo.

"Piccolo?", volle sapere Violet incuriosita.

"Hodgins è sempre stato un centimetro più basso di me, e da ragazzi, quando glielo facevo notare lui si arrabbiava sempre... Ed era un vero spasso, credimi, con quei capelli rossi e la faccia piena di lentiggini, diventava subito paonazzo...", rise divertito l'altro, rilassandosi d'improvviso al ricordo di quei giorni lontani.

Ora che la tensione era scemata, Dietfried sentì la fatica abbattersi su di lui come un macigno. Era alla frutta, si disse, cercando inutilmente di alzarsi da terra e rimettersi in piedi. Togliersi quel peso di dosso era stato liberatorio, quanto sentire Violet stringersi lui malgrado le cose terribili che aveva detto. Sarebbe rimasto con lei se il tempo dell'indugio non fosse finito, ma Gilbert era ancora in pericolo, e loro dovevano trovarlo. Riappacificarsi fu per entrambi come tornare a respirare dopo una lunga apnea, ma un altro tuono li scosse: la tempesta, di certo non era finita.

"Dobbiamo andare da lui, subito!", si riprese Violet, tornando a ragionare lucidamente. "Certo, corri a casa e dì a Hodgins di chiamare l'Ammiragliato: ci penseranno i miei uomini a scortarvi in città, mentre andate a cercare Gilbert...", le rispose Dietfried.

"Pensa veramente che il Maggiore sia qui, a Leiden?", volle sapere Violet.

"Non sarebbero venuti a cercarlo fino a casa, non credi?", replicò Dietfried. Violet annuì, era ovvio che avesse ragione.

A quel punto solo Hodgins poteva sapere dove si trovasse il Maggiore, suppose la giovane, ma c'era un altro problema da risolvere. Dietfried era troppo stanco per seguirla, lasciarlo lì era l'unica soluzione possibile se voleva raggiungere la villa in fretta ed evitare il peggio.

"Andrò, ma come facciamo con lei?", titubò la ragazza. "Mi trascinerò fino a casa se necessario, ma tu vola! Corri da lui, Violet... Sbrigati!", ripeté Dietfried con fermezza.

"Sissignore!", ubbidì finalmente la giovane, lanciandosi verso il proprio obbiettivo senza più esitazioni.

Aveva già sperimentato quell'angosciosa sensazione di tristezza e privazione in passato, sentì Violet. Temere per chi si amava era qualcosa d'atroce, una sofferenza capace di spezzare la volontà di chiunque, si disse, ma non la sua. Ora sapeva cosa aveva provato Gilbert il giorno in cui l'aveva lasciata: alla fine, come l'uomo aveva sempre sperato che accadesse, ora anche lei era in grado di capirlo. E questo perché quei sentimenti erano sempre stati dentro di lei, arrivò a concludere la ragazza. Non era stata capace di riconoscerli prima, ma ora, grazie al Sig.Hodgins, alla Signora Bougainvillea e a tutte le persone che l'avevano amata, poteva. Compreso Dietfried, dovette ammettere con se stessa. Continuando a scivolare e inciampare su quella fangosa stradina di campagna, resa ancora più impraticabile dall'immane quantità d'acqua appena caduta. Sapeva benissimo quanto fosse necessario sbrigarsi, eppure, le era bastato fare un solo passo lontano da lui per sentirsi nuovamente sprofondare e stringere il cuore. Era certa di amarlo quanto aveva amato Gilbert, sicura di poter vincere qualsiasi battaglia e sconfiggere qualunque nemico per lui, proprio come il suo Maggiore aveva fatto per lei.

Che sciocca era stata a pensare che lui avesse potuto tradirla o abbandonarla. Ma ancor di più, a sentirsi così profondamente e irrimediabilmente sola visto che in realtà, lui c'era sempre stato. Ora poteva, anzi, doveva vederlo, fosse stato anche per l'ultima volta. Ne aveva bisogno, quasi il solo saperlo ancora in vita non bastasse a convincerla del contrario. E le fu sufficiente per costringersi ad accelerare il passo, malgrado anche lei ormai fosse stanca e quasi completamente priva di forze.



Lo sguardo ceruleo di Claudia si specchiò nel riflesso ambrato e ipnotico del liquore che stava sorseggiando, mentre immerso nei suoi pensieri lo faceva roteare nel palmo della mano per scaldarlo e sprigionarne l'aroma. Era forte, e ne bevve volentieri un altro sorso prima di riuscire a spiccicare una sola parola riguardo alle cose che aveva saputo dalla Signora in quegli ultimi e interminabili minuti d'attesa.

"So che è difficile da credere, ma è esattamente tutto quello che è successo durante la permanenza di Violet alla Villa.", finì di dire l'anziana.

"Capisco... Ma sapendo di Gilbert, perché non li ha fermati?", volle sapere Hodgins, sforzandosi di mantenere la calma.

"In realtà ci ho provato, seppur goffamente, e questo malgrado sia convinta che certe cose siano comunque destinate ad accadere...", rispose la Signora Bougainvillea, guardandolo con un'espressione totalmente disarmante in volto.

"Quindi, cosa si aspetta che faccia adesso?", chiese Claudia.

"Mio caro ragazzo, da lei non mi aspetto proprio nulla... Anche se a malincuore, penso che sarà proprio Dietfried a mettere fine a tutto questo...", sospirò la donna.

"E di Violet, che mi dice? Che ne sarà di lei? A questo punto sono abbastanza sicuro che provi qualcosa per Dietfried... Le sembra giusto tutto questo?", domandò ancora Hodgins, scuro in volto.

"Violet percorrerà la sua strada da sola, vedrà! Confido tantissimo in lei e nel suo giudizio, tanto da essere sicura che farà la scelta più giusta quando avrà fatto chiarezza nel suo cuore. Ad ogni modo, non sarò certo io a ostacolarla se è quello che teme...", cercò di tranquillizzarlo la Signora, bevendo a sua volta un abbondante sorso di liquore alle arance.

Claudia tacque di nuovo, accettando quelle parole come veritiere. Dopo di che alzò lo sguardo dal suo bicchiere, dirigendolo verso la grande portafinestra che dava sugli splendidi spazi aperti della Villa. Si doveva godere di una vista incantevole durante il giorno, si disse Hodgins, impressionato dall'incredibile limpidezza delle gocce d'acqua così simili a lacrime che ne imperlavano le enormi vetrate. Lacrime... Come quelle sul volto arrossato di Violet dopo averlo sentito parlare, si rimproverò. O quelle che Gilbert e Dietfried avrebbe dovuto ancora versare, pensando alle rivelazioni scioccanti della Signora Bougainvillea sulla sua salute e il poco tempo che le restava. Per non parlare di quello che aveva saputo su Violet e Dietfried, e ciò che era successo fra loro.

Non sapeva cosa stesse accadendo veramente tra l'uomo e la ragazza, l'unica cosa certa, dopo aver parlato con la Signora, era che Gilbert fosse vivo e al sicuro in quel momento, informazione che quei due ancora non avevano. Avvertì una scossa di rabbia al pensiero di cosa avesse passato Violet in quegli anni, e di come si fosse sentita all'idea che Gilbert fosse sopravvissuto dopo averlo creduto morto a causa sua. Avevano sbagliato a tenerla all'oscuro per così tanto tempo, e a quel modo, per giunta. Hodgins finì di bere, ma prima che potesse anche solo pensare di posare il bicchiere, quattro camionette appartenenti alla marina militare invasero il parcheggio sotto casa a sirene spianate. Gli uomini di Dietfried erano giunti in fretta per arrestare e prendere in custodia il ribelle Gardarik ferito da Violet, così, lasciò la spinosa questione in mano a loro prima di decidere di uscire di nuovo per andarli a cercare.



Violet si fermò un solo secondo a riprendere fiato, sentendo un impeto di rinnovato coraggio quando si sentì nuovamente chiamare, nel silenzio stellato della notte. Riconobbe il Sig.Hodgins in quella voce, ma non era solo: c'erano altri cinque uomini con lui, tutti appartenenti alla Marina.

"Violet, grazie al cielo! Stai bene? Sei ferita?", le domandò premurosamente Claudia.

"Sì, io... io sto' bene... Il Maggiore piuttosto, avete notizie?", chiese prontamente Violet.

"Certo, devi sapere che Gilbert è salvo! Si trova in città adesso, al sicuro in una delle celle di detenzione dell'Ammiragliato...", la rasserenerò Hodgins.

"In arresto? Il Maggiore, ma come è possibile?", volle sapere Violet, piena di sconcerto.

"Questo dovresti chiederlo a Dietfried non credi? A proposito, dove si trova il Capitano ora?", replicò Claudia alla fine.

"Al vecchio pontile, a circa un chilometro e mezzo... Era esausto, e non è riuscito a seguirmi...", gli rivelò Violet.

Uno dei sottufficiali di Marina accorsi ad aiutarli aveva immediatamente fatto cenno agli altri di seguirlo, mettendosi a correre in direzione del lago dopo aver saputo da Violet dove il loro Comandante si trovasse. Mentre scrutava con occhi sempre più increduli il Sig, Hodgins, la giovane si sentì scuotere da un brivido quando lo vide arrivare portato a peso dai suoi uomini. Dietfried aveva mantenuto la parola, trascinandosi a stento lungo quel sentiero fangoso pur di raggiungere lei e il fratello. Una cosa che ci si poteva aspettare solo da lui, realizzò Violet, sapendo quanta determinazione si nascondesse in quell'uomo così adorabilmente irritante e folle. Così lo aspettò, gettandosi letteralmente fra le sue braccia sotto lo sguardo attonito di tutti i presenti, incurante di ciò che loro o il Sig. Hodgins potessero pensare.

"È vivo... Il Maggiore è vivo! E sta' bene...", gli mormorò Violet all'orecchio, poggiandogli istintivamente una mano contro il petto.

"Vedi, che ti avevo detto? Alla fine c'è l'abbiamo fatta a riportarlo a casa!", rispose Dietfried, baciandola istintivamente sul capo e sulla fronte.

Ad Hodgins mancò il fiatò, restando ad osservare quell'incredibile scena come si trattasse dell'opera prima di uno spettacolo teatrale. Da quando aveva ricevuto le fotografie che lo ritraevano in compagnia dello sconosciuto che aveva poi scoperto essere suo fratello, Dietfried non si era più fermato, cntinuando a farli seguire. Senza minimamente aspettarsi un simile epilogo, quei marinai avevano costantemente protetto Gilbert, finendo per arrestarlo e trattenerlo al quartier generale della Marina pur di sottrarlo al pericolo. Nessuno sapeva come i ribelli Gardarik avessero scoperto la sua vera identità, ne come fossero arrivati fino a casa, scambiandolo per Dietfried.

L'unica cosa certa era che senza Dietfried, Gilbert non c'è l'avrebbe mai fatta, constatò.

"Andiamo adesso: lui ci starà aspettando, immagino...", li interruppe Claudia, seppur con estremo imbarazzo.

"Certo! Va' da Gilbert, Violet... Io vi raggiungerò più tardi, dopo aver parlato con mia madre ed essermi fatto medicare.", le promise l'ufficiale.

Annuirono entrambi, e Dietfried si fermò un istante a guardarla dritto negli occhi prima di congedarsi. Lei non capì, ma il messaggio era chiaro. E Claudia gliene diede conferma, spingendo Violet a seguirlo all'Ammiragliato anche senza di lui. Dunque, era così che quell'idiota intendeva rimediare? Mentendole, per poi sparire dalla sua vita come aveva già fatto il fratello? L'avrebbero scoperto presto, si disse Hodgins, mettendo in moto la macchina mentre Violet saliva a bordo con gli abiti sporchi e pieni di fango.

"Sei pronta?", volle assicurarsi l'uomo prima di partire.

"Sì, prontissima!", si sentì rispondere.


 
   
 
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