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Autore: Bluemoon Desire    19/11/2020    0 recensioni
[L\\\'Allieva]
[L\'Allieva]SEQUEL DI "PAURA D'AMARE"
La storia si colloca idealmente durante gli eventi dell'attuale terza stagione della fiction RAI.
E' trascorso un anno.
Molte cose sono cambiate dentro e fuori dall'Istituto di Medicina Legale di Roma.
Malcomess è andato in pensione e al suo posto è arrivata una "Suprema" di tutto rispetto, gli ex specializzandi sono ormai medici legali a tutti gli effetti, Alice e Claudio fanno ufficialmente coppia fissa e una bimba meravigliosa è arrivata a rallegrare (e tormentare) le giornate di Alice e della sua famiglia allargata.
Insomma, tutto sembra filare per il verso giusto. Ma il passato non sembra voler mollare la presa. Il ricordo del rapimento continua a tormentare Alice, e una nuova indagine finirà per riaprire quella ferita mai risanata, spingendola ad affrontare i suoi demoni interiori...
ATTENZIONE: La storyline e la caratterizzazione dei personaggi prendono spunto sia dalla fiction che dai romanzi di Alessia Gazzola.
Genere: Commedia, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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                                                       CAPITOLO SECONDO 

                                                      "UNA BRUTTA GIORNATA" 



"I mostri più spaventosi sono quelli che si nascondono nelle nostre anime"


— Edgar Allan Poe

Nel corso della sua vita, Alice aveva sempre sperimentato tre categorie ben distinte di giornate tipo: quelle pessime, che solitamente coincidevano con dei risvegli mattutini alquanto turbolenti, quelle da dimenticare, terrificanti a tal punto da rientrare di diritto tra i traumi esistenziali degni di una freudiana rimozione selettiva, e poi le sue preferite, le giornate inaspettate, le sole che - tutto sommato – riuscivano a riservarle sempre qualche insospettabile momento di gioia.
Aprendo gli occhi, quella mattina, avvertì subito un vago e diffuso senso d'inquietudine e disagio.
Era sveglia ma si sentiva ancora tremendamente intorpidita, come se il suo corpo si rifiutasse categoricamente di mettersi in moto. Non riusciva a comprenderne la ragione, ma sentiva che qualcosa dentro di lei le stava suggerendo di rimanersene al calduccio sotto le coperte. 
Ovviamente non lo fece.

                 ・・・

"Alice...?"

"Sergio?!"

Aveva risposto così velocemente a quella chiamata, da non prestare neppure attenzione al nome riportato sullo schermo.

"Non mi faccio vivo da un po', scusami, è stato un periodo piuttosto turbolento tra il divorzio e gli impegni in Tribunale" proseguì dall'altro capo del telefono la voce calda e profonda di Einardi, che come al suo solito sembrava sempre indaffaratissimo "Prima che mi dimentichi...ti faccio le mie congratulazioni per l'ottima conclusione del tuo percorso di studi, non ho mai avuto dubbi sulle tue capacità!"

"Ti ringrazio, Sergio" rispose Alice, riuscendo a fatica a tenere a bada l'imbarazzo. 

Non era abituata a ricevere dei complimenti.

"A proposito di lavoro, immagino tu abbia già parlato con la Manes..." si affrettò ad aggiungere Sergio, puntando dritto al nocciolo della questione.

"Della tua richiesta di collaborazione? Sì certo, mi ha informata" confermò prontamente Alice, sbracciandosi goffamente in direzione di Claudio per cercare di richiamare la sua attenzione.

"Spero di non metterti in difficoltà con questa richiesta, Alice, ma poche ore fa hanno ritrovato un cadavere nei pressi del litorale e avrei bisogno di..."

La voce di Einardi cominciò pian piano ad attenuarsi fin quasi a spegnersi del tutto, soffocata dal rumore assordante e confuso dei suoi pensieri. 
Oddio, stava accadendo davvero? 
Sergio stava per assegnarle il suo primo caso ufficiale? 
E mentre il panico cominciava lentamente ad attanagliarle le viscere, non poté evitare di sentirsi una perfetta idiota.
Che cosa si aspettava, di rimanere un'allieva per il resto della sua vita? 
Ormai la specializzazione era terminata, era tempo di mettere in pratica quanto imparato. 
Già...ma se avesse combinato uno dei suoi soliti casini, o peggio ancora, se avesse commesso qualche grave errore di giudizio? Era davvero pronta ad una simile responsabilità?

"...Alice, te la senti di eseguire la perizia?"

Un lungo e teso silenzio accompagnò queste parole. 
In piedi accanto a lei, Claudio le sorrise incoraggiante.
Il suo sguardo trasudava fierezza e orgoglio, molto più di quanto Alice avrebbe mai potuto immaginare.
O perfino sperare. 
Non sopportava l'idea di deluderlo.

"...conta pure su di me, Sergio."

Dopo aver concluso in fretta la telefonata con Einardi, promettendogli di raggiungerlo entro un'ora sul luogo prefissato, Alice si fiondò nella sala relax versandosi una generosa tazza di caffè all'americana.
Se non altro, una bella dose di caffeina l'avrebbe tenuta sveglia e vigile. 
Pochi chilometri soltanto la separavano dalla sua prima scena del crimine in qualità di medico legale ufficialmente nominato dalla Procura, e già l'ansia stava cominciando a divorarla. Ripensandoci bene, forse non era stata poi una grande idea abbondare con il caffè, sarebbe stato meglio optare per una bella tisana rilassante.

"Hai paura di addormentarti sulla scena del crimine?" la prese bonariamente in giro Claudio, fissandola con un mezzo sorrisetto beffardo mentre tracannava la sua tazza di caffè fino all'ultima goccia.

"Sei simpatico" lo zittì prontamente lei con un'occhiataccia.

"Qual è il problema, Alice?" domandò Claudio, allungandosi leggermente verso di lei, entrambi i gomiti ben puntati sul bancone "Mi hai affiancato per anni sulle scene del crimine e non mi sembra di averti mai vista così in crisi...anzi...hai sempre adorato farlo! Mi spieghi cos'è cambiato?"

"Tutto, Claudio, tutto è cambiato!" replicò Alice d'istinto, con un tono che suonò esasperato ma anche vagamente malinconico "Non lo so, è che...mi sembra che stia accadendo tutto così in fretta! Appena pochi mesi fa mi preoccupavo ancora degli esami, e adesso..."

"Non dirmi che ti manca essere un'allieva, perché non ti credo!"

"Sarebbe così strano?"

"Piuttosto direi che sarebbe una stronzata!"

Alice s'incupì di colpo.

"Non siamo tutti degli automi privi di sentimenti, Claudio, ma capisco che per te sia difficile da comprendere!" sbottò, innervosita dalla sua totale mancanza di empatia.

Amava follemente quell'uomo, ma a volte mostrava così poco tatto e sensibilità da darle quasi sui nervi.
Possibile che non riuscisse mai a vedere le cose dal suo punto di vista?

La ruggente rimbeccata di Alice sembrò cogliere Claudio totalmente alla sprovvista, al punto tale che non riuscì neppure a risponderle a tono come avrebbe fatto in qualsiasi altra occasione.
Forse fu proprio questa mancanza a far fare ad Alice un rapido passo indietro. 
Aveva esagerato.

"Scusami, Claudio...non volevo" mormorò con dolcezza, allungando una mano a cercare quella di lui in un tenero gesto di rappacificazione.

Claudio scosse la testa, abbozzando un sorriso.

"Lo so che hai paura di sbagliare o combinare qualche guaio..." replicò comprensivo "...so sempre quello che ti passa per la testa, Sacrofano. Forse dovresti imparare a fidarti di più di me, e anche di te stessa."

Sul volto di Alice si dipinse un'espressione intenerita. In uno slancio istintivo, si mosse rapida verso di lui catturandogli le labbra in un bacio. Claudio ricambiò con iniziale riserbo, per poi prenderle con dolcezza il mento tra due dita, imprimendo a quel bacio un ritmo sensuale e trascinante che spedì il fragile e innamorato cuore di Alice dritto nell'iperuranio.

D'un tratto, alle loro spalle, qualcuno si schiarì rumorosamente la voce, facendoli sussultare. 
Si voltarono insieme, incrociando con una punta d'imbarazzo lo sguardo imperioso e austero della Suprema.
Immobile sulla soglia della saletta relax, Andrea Manes li osservava con espressione indecifrabile, anche se ad Alice non sembrò granché felice di vederli impegnati in quelle tenere effusioni pubbliche. 

"Claudio, hai un minuto?" soggiunse la Suprema dopo un breve silenzio, lanciando un'occhiata traversa in direzione di Claudio, che già stava facendo il giro del bancone per raggiungerla dall'altro lato.

Un po' intristita, Alice seguì Claudio con lo sguardo mentre si allontanava lungo il corridoio seguendo la scia della Suprema. Aveva sperato fino all'ultimo di poter ricevere un incoraggiante "in bocca al lupo" da parte sua, e magari – perché no? - anche qualche dritta per evitare di fare la peggiore figuraccia della sua vita.

Un acuto BEEP di notifica del cellulare attirò di colpo la sua attenzione.
Era un messaggio. Da parte di Claudio.
                       
                                                      "Segui il tuo istinto e andrà tutto bene.
                                                                     Sono fiero di te."


                                                    ・・・


"Dottoressa Allevi, è bello rivederla!"

La voce squillante di Visone la accolse sulla scena del crimine, regalandole un piacevole e nostalgico flashback del passato. 
Quante cose erano cambiate in così poco tempo! 
Lei era diventata un medico legale a tutti gli effetti, Claudio non era più lì al suo fianco a guidarla passo dopo passo e a vegliare sul suo operato, e all'appello mancava anche il buon vecchio Calligaris, che aveva deciso di prendersi un anno sabbatico per riprendersi dall'agguato che gli era quasi costato la vita qualche mese prima.
Qualcuno in Istituto le aveva riferito dell'arrivo di un nuovo Vice Questore, ma lei non era ancora riuscita ad incontrarlo di persona. Gli ultimi esami e la tesi di specializzazione l'avevano assorbita così tanto da farle dimenticare per almeno un paio di mesi che cosa significasse avere una vita sociale. O semplicemente una vita.

"Fabrizio, ti trovo in gran forma!" ricambiò Alice, abbracciandolo calorosamente.

"Eh, Dottoressa...lei è sempre troppo gentile..." gongolò Visone, neanche troppo velatamente, per poi offrirle - come al suo solito - un aiuto con il problematico trasporto dell'attrezzatura video fotografica.

Fortuna che almeno Visone era rimasto nei paraggi, pensò Alice sollevata. 
Non avrebbe sopportato di perdere anche lui, Tutti quei cambiamenti rischiavano di destabilizzarla.

"Come procedono le cose in Questura?" gli domandò incuriosita, mentre percorrevano fianco a fianco il lungo sentiero che conduceva al cuore verde della suggestiva Pineta di Castelfusano, il luogo del ritrovamento del cadavere.

"Insomma, Dottoressa...il sostituto di Calligaris non è proprio un tipo facile..."

"Ah no?"

"Eh no, è una vera arpia!"

"Arpia?" esclamò Alice, fermandosi di colpo a metà strada.

"E' una donna, sì. La Dottoressa Barni" spiegò Visone, bloccandosi a sua volta.

"Hai detto "Barni"?" ripeté Alice, mentre un vago sospetto cominciava a prendere forma nella sua mente "Silvia Barni?"
Sul volto di Visone si dipinse una certa confusione.

"La conosce?"

Alice scoppiò a ridere.

"Diciamo che ci conosciamo vagamente sì..." ammise poi, guardandosi bene dal confessargli che si conoscevano praticamente fin dalla culla, lasciando così il povero Visone a domandarsi cosa ci trovasse di così divertente nelle sue avvilenti sciagure personali.

Era assurdo che Silvia non le avesse mai accennato a quell'incarico in Questura!
L'ultima volta che si erano viste, qualche mese prima, la sua amica era appena rientrata a Roma dopo aver vagato in giro per il mondo per quasi un anno intero, inseguendo uomini e carriera...come al suo solito.
Le aveva parlato di un importante concorso in ballo, ma era convinta che si trattasse di quel famigerato concorso per Magistrati che inseguiva inutilmente ormai da anni. 
E invece eccola lì, ad occupare a sorpresa la poltrona vuota di Calligaris.

"Alice, vieni...siamo qui!"

La voce tonante di Einardi la riscosse bruscamente dai suoi pensieri.
Scrutando attorno a sé, riconobbe a poche centinaia di metri la familiare silhouette del simpatico PM, affiancata ad un'altra figura, femminile e slanciata, altrettanto familiare ai suoi occhi.

"Vice Questore Barni, quale onore!" esordì Alice con un largo sorriso, affrettandosi verso la sua migliore amica che la stava fissando preoccupata, a debita distanza, come se temesse la sua reazione a quella novità.

"Avrei dovuto dirtelo prima, lo so" ribatté Silvia, facendosi avanti per abbracciarla "E' accaduto tutto così in fretta...i risultati del concorso, la chiamata in Questura, il nuovo trasloco a Roma...non ero neppure sicura che avrei accettato!"

"Sono felice che tu l'abbia fatto" concluse Alice sorridente.

In piedi dietro di lei, Visone emise una specie di soffocato squittio di disapprovazione.
Di certo lui avrebbe gradito tutt'altro.

"Il cadavere si trova da questa parte...vieni..."

Silvia la guidò con passo sicuro attraverso un'area densamente boschiva della riserva, fino al luogo esatto del ritrovamento.

Piuttosto isolato e fuori dal mondo, qui" osservò Alice, dando una rapida occhiata d'insieme per farsi un'idea ben precisa dell'estensione ambientale della scena del crimine.

"Già" confermò Silvia con una certa mestizia "Sarà un miracolo se riusciremo a trovare dei testimoni oculari"

Quando lo sguardo di Alice intercettò il cadavere riverso sul terreno, i suoi occhi si velarono subito di lacrime.
Fu una reazione istintiva, la sua, priva di qualsiasi controllo. 
Era solo un bambino, e a giudicare dall'aspetto non doveva avere più di 8-9 anni d'età. 
Non sembrava neppure morto, piuttosto...addormentato.

"Tutto bene, Alice?" le domandò Silvia, sfiorandole piano una spalla.

"Sì, tranquilla" la rassicurò prontamente lei, prima di avvicinarsi al cadavere per esaminarlo da vicino.

La sua prima perizia autoptica e le capitava di avere a che fare proprio con la morte di un povero bambino.
Le riusciva difficile immaginare un esempio di ingiustizia cosmica peggiore di quella.

"Giovane maschio, apparente etnia ispanica, età stimata tra i 7 e i 10 anni..."

Con una stretta al cuore, provò ad immaginare come si sarebbe comportato Claudio se si fosse trovato al suo posto, e le sembrò quasi di sentire la sua voce severa riemergere ruggente da qualche angolo nascosto del suo sub inconscio..."Mantieni la lucidità, Alice, non lasciarti distrarre dalle emozioni". 

Così, sforzandosi di mantenere il controllo, cercò di non lasciarsi distrarre dall'immagine avvilente di quel corpicino esanime, focalizzando tutte le sue energie sul lavoro. Recuperò in fretta gli strumenti del mestiere dalle mani del solerte Visone e iniziò ad esaminare analiticamente l'intera scena del crimine, registrando, fotografando e repertando con attenzione ogni singola traccia o dettaglio potenzialmente utile alle indagini, concentrandosi sia sul corpo del bambino che sull'ambiente circostante.

"Non sono ancora in grado di stabilire se si tratti di morte naturale oppure no, ma posso dire senza ombra di dubbio che questa non è la scena primaria del crimine" osservò d'un tratto, ad alta voce, voltandosi verso Silvia, Sergio e Visone che la osservavano in disparte, raccolti in un silenzio assorto "Le ipostasi confermano uno spostamento del cadavere, inoltre ho rilevato evidenti segni di trascinamento in quella direzione...li vedete?" e così dicendo, Alice indicò chiaramente con la mano ai tre colleghi le tracce presenti sul terreno "Il corpo presenta varie ecchimosi, ma a giudicare dall'aspetto devono essere vecchie di qualche giorno. Non rilevo invece presenza di ferite esterne o tracce ematiche rilevanti...qualcuno deve averlo trascinato qui quando era già cadavere, probabilmente contando sul fatto che nessuno lo avrebbe mai ritrovato..."

"Ora del decesso?" domandò Silvia, passando a Visone il suo block notes affinché prendesse appunti al posto suo.

"...basandomi sulla temperatura corporea e sullo stato di rigor mortis del corpo, direi...non più di 5 o 6 ore fa...ovviamente potrò essere più precisa soltanto..."

Alice non riuscì però a terminare la frase, battuta sul tempo da Visone ed Einardi che, in una perfetta sincronia vocale, sotto lo sguardo interdetto di Silvia, esclamarono "DOPO L'AUTOPSIA!".  
Ormai anche loro avevano imparato a memoria il mantra sacro di Claudio.

                                                   ・・・

Rientrata da sola in Istituto, un paio di ore più tardi, filò dritta alla sua scrivania per compilare le varie documentazioni di rito e riordinare un po' le idee.  C'era così tanto a cui pensare, anche se avrebbe preferito di gran lunga non doverlo fare da sola. Si sentiva così triste e demoralizzata da non desiderare altro che di correre a casa ad abbracciare la piccola Camilla.

"...sei tornata."

Sussultò bruscamente nel sentire la voce di Claudio irrompere così all'improvviso tra i suoi pensieri, ma si voltò ugualmente a sorridergli.

"Com'è andata?" proseguì lui, avanzando lentamente verso la sua scrivania, le mani affondate nelle tasche del camice.

Avrebbe voluto dirgli che tutto era filato liscio come l'olio e che, per la prima volta, lì fuori, si era sentita un vero medico legale, determinata e sicura di sé, ma il ricordo di quel corpicino esanime era ancora troppo vivido nella sua mente per permetterle di concentrarsi su tutto il resto.

"E' andata" si limitò a rispondere, con un tono di voce un po' spento, perfino inespressivo. Decisamente sospetto.

Avrebbe dovuto immaginare che Claudio non ci sarebbe mai cascato.
La conosceva troppo bene.

"Alice...che è successo?" le domandò infatti, tirando a sé una delle sedie per poi prendere posto accanto a lei.

Alice tirò un sospiro profondo, combattuta. 
Non voleva scaricargli addosso i suoi problemi, quella perizia era una sua responsabilità, non di Claudio.
D'altro canto, sentiva di non essere in grado di reggere quel peso da sola.

"E' un bambino" disse infine, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi. Se solo avesse incontrato il suo sguardo, sarebbe scoppiata di sicuro a piangere, ed era l'ultima cosa che voleva fare.

Quelle tre semplici parole bastarono a far comprendere a Claudio molto più di quanto Alice avrebbe mai potuto esprimere a parole. Non era necessario essere un esperto del mestiere per riuscire ad immaginare che cosa le stesse passando per la mente in quel momento. Chiunque davanti al cadavere di un bambino avrebbe perso il senno, perfino un tipo emotivamente distaccato come lui.

"Vuoi che domani ti dia una mano con l'autopsia?" le propose con l'accenno di un sorriso sulle labbra, allungando una mano per sfiorarle la guancia con una carezza.

Alice non rispose. Posò la sua mano su quella di Claudio e gliela strinse forte. 
Un gesto che non ebbe alcun bisogno di ulteriori chiarimenti.

"Ascolta...perché non te ne vai un po' a casa a riposare?" le propose a quel punto Claudio, fissando con infinita tenerezza – e un accenno di preoccupazione – i suoi occhi stanchi, cerchiati di rosso "Ci penso io a coprirti con la Manes"

"Non preoccuparti, sto bene..."

"Non mentire, non con me"

"Ma non sto---"

"Alice, chiunque altro al tuo posto ne sarebbe rimasto sconvolto...avere a che fare con la morte ogni giorno non ci rende immuni alla sofferenza, ci rende soltanto più consapevoli"

Alice annuì, abbassando piano lo sguardo, mentre un improvviso singulto le soffocava la voce.

"Era così...piccolo. Mi ha spezzato il cuore."

"Lo so."

"Non faccio altro che pensare ai genitori che probabilmente ancora non sanno che è morto, e..."

"Vai a riposare, ne hai bisogno."

"Ci sentiamo più tardi?"

Claudio annuì, sorridendole. 
Si alzò dalla sedia e, chinandosi verso di lei, le depositò un ultimo tenero bacio tra i capelli, poi si diresse spedito fuori dalla saletta.

                                               ・・・
            
Rientrata nel suo appartamento, Alice liquidò in fretta e furia la sequela infinita di domande di Cordelia, il cui infallibile sesto senso talvolta le rendeva davvero difficile nasconderle qualcosa, e si rifugiò nella sua camera da letto, nel vano tentativo di riuscire a riposare un po' gli occhi, e magari anche ad allontanare quei brutti pensieri che le affollavano la mente. 
A farle compagnia, la solita fastidiosa emicrania da stress che già le martellava furiosamente nel cranio, come un esercito di picchi esagitati impegnati a trapanargli senza sosta la nuca.

Le sembrò di essersi appena addormentata, dopo aver pianto per almeno mezz'ora di fila, quando si sentì avvolgere da un'inaspettata e piacevole sensazione di calore. Un dolce tepore rigenerante che, lentamente, la spinse a riaprire gli occhi. 
Il respiro di qualcuno le stava scaldando dolcemente la guancia. 
Avrebbe riconosciuto ovunque il SUO profumo. 
Inconfondibile, familiare...rassicurante.

"Claudio...?" sussurrò Alice nell'oscurità.

"Scusami, non volevo svegliarti..." rispose lui, baciandole teneramente una tempia, mentre le sue braccia continuavano a stringerla forte contro il proprio petto, scaldandole il corpo ma soprattutto il cuore.

"Che ci fai qui?" domandò Alice, appoggiando la propria mano su quella di Claudio, sfiorandone piano il dorso con lente carezze "Non avevi detto che non ti saresti più fermato a dormire da me?"

"Ti amo...e avevi bisogno di me" sussurrò Claudio tra i suoi capelli, baciandole con dolcezza la nuca.

Alice sorrise, sopraffatta dalla dolcezza inaspettata di quel momento, e si abbandonò totalmente tra quelle braccia forti e rassicuranti, lasciando che la cullassero ancora per un po', facendola sentire protetta e al sicuro. 
Era incredibile come certi abbracci riuscissero ad accogliere e a lenire anche le sofferenze peggiori di questo mondo.


ANGOLO DELL'AUTORE: 
Lo so, lo so...ho gettato la nostra povera Alice in una situazione davvero spiacevole.
Ma si sa, a volte è proprio dalle sfide peggiori della vita che nascono le migliori crescite personali.
Come singolo e anche come coppia. Meno risate e più emotività in questo secondo capitolo, ma non temete: torneranno i sorrisi, le liti esilaranti...e molto altro ancora!

 
 
   
 
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