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Autore: Ellery    19/11/2020    3 recensioni
Il Generale Hux scova un gatto a bordo del suo Star Destroyer, ma non sa assolutamente come prendersene cura. Chiedere aiuto a Kylo Ren potrebbe non essere così geniale, come idea...
{Personaggi principali: Kylo Ren, Armitage Hux, Millicent, Un po' tutti}
Che ci faceva un gatto sulla più potente nave del Primo Ordine? Apparteneva a qualcuno degli addetti oppure era semplicemente un clandestino? Ma in quel caso… come avrebbe potuto salire indisturbato e gironzolare tanto a lungo da finire in un condotto per la spazzatura? Non ne aveva idea, ma avrebbe risolto più tardi quegli interrogativi. La priorità ora era salvare il felino dall’aria tutt’altro che amichevole.
«Non ti faccio niente» promise, cacciandosi il tablet tra i denti e allungando la destra nel tentativo di raggiungere la creatura «Vie-nhi» biascicò.

[La ff prende spunto dal famoso twitter di Pablo Hidalgo , secondo cui Hux ha una gatta di nome Millicent; è ambientata subito dopo la fine di Ep. VII]
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ben Solo/Kylo Ren, Capitano Phasma, Generale Hux, Kylo Ren, Poe Dameron
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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36. In una galassia lontana, lontana…


Ben si affacciò sulla soglia dell’improvvisata sala riunioni, lasciando ricadere la tenda dietro di sé.

«Non riesci a dormire neppure tu?» chiese, spiando il volto rugoso della madre.

Il loro ritorno a Crait era stato accompagnato da un’allegria generale; i ribelli ne avevano approfittato per festeggiare, dando fondo alle migliori provviste. Non era riuscito a capire se fossero davvero contenti di vederli nuovamente umani… oppure se non aspettassero altro che una qualunque scusa per lasciar scorrere l’alcool. La seconda opzione sembrava la più probabile.

Tuttavia, dopo essere sopravvissuto ai balli di gruppo di Dameron, alle lamentele di Finn e alle prediche gratuite di Luke Skywalker, Hux si era dichiarato esausto e si era rannicchiato in un sacco a pelo; a differenza sua, era sprofondato nel sonno quasi immediatamente. Ciò, ovviamente, aveva concesso un po’ di riposo ai propri timpani, che non chiedevano altro che un momento di silenzio lontano dalle rimostranze continue del generale: si stava meglio quando si stava peggio; non era così male essere un gatto; non voglio dormire per terra; devo proprio fare la fila per il gabinetto? Non c’è un modo migliore per stabilire la priorità in base all’urgenza del bisogno fisiologico? Non puoi metterti una maglietta, Ren?

Solite lagne, che l’altro era tornato a produrre non appena rientrato in sé. Alla fine, aveva ceduto e si era infilato una camicia color senape e una vecchia giacca abbinata, indubbiamente appartenuta a Chewbacca vista la taglia.

Si era avvolto in una trapunta, solo per scoprire che il sonno tardava ad arrivare. Gli avvenimenti trascorsi erano talmente importanti e vasti che il suo cervello faticava a registrarli.

Probabilmente perché hai il quoziente intellettivo di un Porg, aveva sottolineato Hux.

Infine, si era arreso ed era sgusciato verso l’area riunioni, dove una candela illuminava la figura china dell’ex-principessa.

Leia sollevò immediatamente lo sguardo quando lo vide, chiudendo il libro che teneva sulle ginocchia:
«Accomodati Ben» lo invitò, accennando ad una cassetta rovesciata «Non proprio. Ho molti pensieri per la testa e questo non concilia il riposo.»

«Qualcosa ti turba?»

«Sì, in tutta onestà. Desideravo parlartene domani mattina, ma… visto che sei qui, ti andrebbe di affrontare l’argomento?»

«Quale?» il giovane aggrottò la fronte, senza riuscire a comprendere. A cosa si riferiva sua madre? Fece un rapido esame di coscienza, come quando era un adolescente: aveva combinato qualcosa senza rendersene conto? A parte l’aver tradito la fiducia dei genitori, essere fuggito dalla scuola di Luke dopo averla distrutta, essersi affidato a Snoke per diventare potente nel Lato Oscuro, essersi integrato nel Primo Ordine, aver ucciso Han, torturato Poe e Rey, aver ferito Finn… c’era altro? Cercò di fare mente locale e sussultò quando un’improvvisa ispirazione lo colse «Mi dispiace, amh… non sapevo che i taralli nella dispensa fossero tuoi!» esclamò, spazzolandosi frettolosamente i vestiti per togliere le briciole residue di quel recente furto.

Ricevette un sorriso accondiscendente:
«Oh, mio caro! Non mi importa affatto dei taralli. Parlavo di te, in realtà… del tuo futuro.»

«Il mio futuro?»

«Sì» la sentì sospirare pesantemente e crollare il capo, afflitta «So che sei appena tornato e, credimi!, niente mi renderebbe più felice che poter passare il resto dei miei giorni al tuo fianco, ma… temo dovrai andartene.»

«Cosa?! Come? Io… pensavo d’essermi comportato bene. So che ho fatto cose terribili, mamma, ma… mi avete perdonato, giusto? Tu, lo zio Luke, Rey e tutti gli altri.»

«è così, infatti. Nessuno ti serba rancore. Tuttavia, non posso tenerti rinchiuso per sempre. Cosa accadrà quando prenderai il Falcon e te ne andrai a spasso per l’universo? Cosa accadrà se qualcuno dovesse riconoscerti come Kylo Ren?»

«è morto, mamma. Non è più in me.»

«Io lo so, ma il resto della galassia no. Se ti trovassero? Se ti dessero la caccia e ti riportassero al Lato Oscuro?»

«Non mi lascerò coinvolgere di nuovo. Snoke è scomparso e…»

«Ben, non sto dicendo che non mi fido. Al contrario. Sono fiera di ciò che sei diventato, ma… ho anche paura per te. Paura che qualcuno possa vendicarsi e farti del male. Non hai neppure più la Forza a proteggerti. Devi riabituarti a molte sensazioni: sei sempre stato particolarmente dotato e posso solo immaginare come sia essere privati all’improvviso di un potere simile.»

«è… non so descriverlo. Mi sento completamente svuotato e le mie percezioni sono minori. Non sono più coinvolto in ciò che mi accade attorno. Riesco a sentire solo ciò che i sensi mi trasmettono, ma null’altro. È tutto così diverso, ora. Ho provato a espandere le mie sensazioni, ma raccolgo soltanto silenzio.»

La vide annuire pensierosa:
«Come temevo» Leia gli strinse una mano, per fargli coraggio «Ecco perchè sono preoccupata, capisci? So che sai cavartela in molte situazioni, ma devi ancora prendere le misure di questa nuova vita; non è sicuro tenerti qui, ma non posso neppure privarti della libertà. Credo sia più saggio lasciarti andare, Ben… su un pianeta dove nessuno potrà riconoscerti.»

«Capisco» annuì piano, sforzandosi di non cedere allo sconforto.

Provava sentimenti contrastanti: delusione e disprezzo verso sé stesso, ormai ridotto ad un comune essere umano; amore e attaccamento verso la madre e gratitudine per le sue premure; un profondo e sincero dispiacere, come se rimpiangesse già quanto aveva costruito nel suo breve periodo felino: il rinnovato legame con lo zio, i nuovi amici, gli attimi spensierati divisi tra karaoke e gare di limbo. Gli sarebbe mancato tutto questo. Chissà come avrebbe ingannato il tempo, su un qualunque pianeta desolato dell’Orlo Esterno.

«Hux?» chiese infine.

«Gliene ho già parlato. La prospettiva dell’esilio non lo alletta particolarmente, ma credo sappia di non avere altra scelta. Se venisse riconosciuto a zonzo, verrebbe indubbiamente linciato sul posto. Francamente, non me ne stupirei poi troppo.»

«Verrà con me?»

«Solo se lo desideri. Altrimenti troveremo un’altra soluzione.»

Mosse nuovamente il capo in un cenno affermativo:
«Ti dirò…» riprese, con uno sbuffo divertito «Non mi dispiace averlo tra i piedi. È petulante, testardo, orgoglioso e una pigna in culo, detto proprio fuori dai denti…»

«Ben! Non ricordo di averti insegnato espressioni simili!»

«…ma è ciò che mi resta del passato. Un fastidioso promemoria vivente, se vogliamo dargli una definizione. Inoltre, lo conosco: c’è sempre bisogno di qualcuno che lo tenga d’occhio» sogghignò «A lui sta bene?»

«Suppongo di sì. Ha detto che gli era indifferente, ma credo ci rimarrebbe piuttosto male se vi separassi.»

«Dove ci manderai?»

Leia sorrise, arruffandogli le ciocche nere:
«In una galassia lontana, lontana…»
 

***


Da Gatto Rosso a Termosifone
 
Ho ricevuto una trasmissione da Falco Uno. È vero che ti sposi? Diamine! Non è un po’ prematuro? Insomma, so che è la donna della tua vita, eccetera, eccetera, ma… forse dovreste prima provare a convivere, non credi?
Non voglio fare il guastafeste, intendiamoci. Volevo solo darti un consiglio, ma… se sei convinto della tua scelta, allora non posso che essere felice per te.
Felice per te”, capito? Mi sto davvero rammollendo.
A parte questo, ti ringrazio per averci inviato le partecipazioni. Ammetto che il logo del Primo Ordine l’avrei voluto un pochino più grande, ma… beh, ormai le hai fatte stampare.
Purtroppo, dobbiamo declinare l’invito. Presto, io e “Sono-Ben” partiremo alla volta di un nuovo pianeta. Organa non ha voluto darmi altri dettagli, so soltanto che è… lontano. Molto lontano. Crede sia il luogo giusto per un esilio, dove nessuno potrà riconoscerci e darci noie.
Spero sia un posticino grazioso, comunque… magari senza leader, così potrò organizzare un colpo di stato ed autoproclamarmi imperatore.

Abbi cura di te e della mia nave, soprattutto.
Lunga vita al Leader Supremo.
 

***
 

Ben fissò la navetta cargo, che Poe e Finn stavano finendo di preparare per il decollo.
Scivolò accanto a Luke, fissando l’anziano sottecchi.

«Contento, zio? Finalmente non sarò più un tuo problema.»

«Puoi dirlo forte!»

«FINALMENTE NON SARò Più UN…»

«Diamine Ben! È un modo di dire, non c’è bisogno di urlarmi nelle orecchie.»

«Scusa…» borbottò, tendendo poi la destra davanti a sé «Comunque, volevo ringraziarti… per quanto hai fatto per me. Per avermi educato, istruito alla Forza, per avermi aiutato con questa faccenda dei gatti e… per aver perdonato i miei errori. Sono orgoglioso di averti come zio, davvero.»

«Oh, Ben! Potessi dire lo stesso di te…» Luke si asciugò gli occhi lucidi, afferrando poi la mano del nipote e usandola per attirarlo a sé «In realtà, tu sei stato una spina nel fianco dai cinque anni in poi. Non sono così sicuro che sentirò la tua mancanza, ma… sì, i tuoi errori appartengono ad un passato che non tornerà. Sta lontano dal Lato Oscuro, dai guai e dalle cattive compagnie. Una te la porti appresso, a quanto vedo…»

«Ehi!» la lamentela del generale cadde nel nulla, mentre Skywalker proseguiva imperterrito:

«…ricorda però che ti voglio bene, ragazzo. Sei un uomo migliore, Ben Solo. Rendi onore a ciò che sei diventato.»

«Grazie zio» Ben tirò su col naso, stringendo le spalle gracili del parente per ricambiare quell’abbraccio. Si allontanò dallo zio solo quando colse un sinistro scricchiolio e, tra le imprecazioni del vecchio Jedi, si rese conto d’avergli lussato una spalla «Ops… scusa.»

Ignorò il “disastro di un nipote!” che risuonava ormai nell’hangar, concentrandosi sulla figura immediatamente accanto. Anche Leia aveva gli occhi lucidi e tra le mani stringeva un fazzoletto già bagnato.

«Mi mancherai» gli disse, appoggiando il capo al suo petto e respirando a fondo, come se volesse imprimersi nella memoria il profumo, il timbro robusto della voce, i capelli morbidi e i profondi occhi del figlio «Confido che ci rivedremo, prima o poi, se la Forza lo vorrà. Abbi cura di te.»

«Lo farò.»

Le dita grinzose si posarono sulle sue guance, in una carezza affettuosa:
«Ti voglio bene Ben.»

Ben Solo abbassò il capo, posando le labbra carnose sulla fronte della madre:
«Anche io, mamma.»
 

***
 

Hux assistette a quegli addii in disparte, con le braccia incrociate al petto e il piede destro che batteva impaziente sul sale di Crait.

Quante smancerie inutili, si sussurrò, il volto storto in una smorfia irritata, ma quanto ci mette?!

Sussultò, tuttavia, quando Organa gli fece cenno d’avvicinarsi.

«Io?» chiese, indicandosi incerto.

«Quanti altri generali Hux vedi su questo pianeta?»

Si mosse cauto, accostandosi alla ex-principessa. Spiò sottecchi il suo volto ancora emozionato, solcato dalle tracce delle recenti lacrime.
«Posso fare qualcosa per te?» chiese imbarazzato, domandandosi se offrirle un pacchetto di fazzoletti di carta sarebbe stato giudicato invadente o meno.

«Desideravo salutarti.»

«Oh…» non riuscì a nascondere lo stupore. All’infuori di un breve cenno di Luke e di un caffè bevuto con Kalonia, nessun altro gli aveva rivolto alcunché. Chewbacca gli aveva rifilato un sonoro ruggito, il cui unico effetto era stato arruffargli le ciocche rossicce. Strinse incerto la mano tesa di lei.

«Ricordi quello che ti ho detto? Ti è stata data una seconda possibilità. Non sprecarla, d’accordo?»

Dondolò leggermente la testa:
«Non lo farò» promise, dicendo addio alle fantasticherie sui colpi di stato.

«Non so se ci rincontreremo, ma… sappi che non ho scordato la nostra scommessa. Se mai ci rivedremo, dovrai far galleggiare una porta con uno Wookie sopra. Altrimenti, beh… mi offrirai una cena nel ristorante più lussuoso di Coruscant.»

«Affare fatto» sogghignò, consapevole d’avere già la vittoria impugno. Ammesso che lo Wookie non gli avesse strappato le braccia prima dell’esperimento…
 

***
 

Hux mosse il pezzo sulla scacchiera, fischiettando allegramente.

«Ho vinto di nuovo, Ren.»

«Sono Ben.»

«Quattordici a zero, giusto? Ho perso il conto dei tuoi insuccessi.»

«Odio quando fai così. Potevi almeno lasciarmene vincere una!» scorse l’altro rifilargli un’occhiata seccata «Se avessi ancora la Forza, ti lancerei contro un muro e ti obbligherei a perdere.»

«Peccato tu sia soltanto un banale essere umano, ormai…» gettò uno sguardo oltre il finestrino.

La superficie brillante di Coruscant si faceva sempre più vicina. L’immenso insediamento che ricopriva ogni centimetro del pianeta assomigliava ad una gigantesca ragnatela luminosa. Quel posto era talmente affollato che non si possedeva una stima precisa dei suoi abitanti; i dati più accurati oscillavano tra i sette e i quattordici triliardi di persone.

«Non manca molto!» Rey scivolò nello scompartimento, seguita da Finn «Poe sta per avviare la procedura d’atterraggio e mi ha chiesto di spiegarvi i prossimi passaggi. Prima di tutto, dovrete indossare questi.»

Hux fissò con orrore le restrizioni metalliche e il cappuccio che la ragazza aveva lasciato scivolare sulla scacchiera.

Scosse frettolosamente il capo, producendo una nota stridula:
«No! Organa… ha promesso che non mi avrebbe venduto alla Repubblica! Ha detto che…»

«Nessuno sta pensando di consegnarti, infatti.»

«Davvero? Perché non mi viene a mente nessuna altra spiegazione.»

«Se mi lasci il tempo di illustrarti i dettagli… ora ci arrivo, pazienta un attimo!» Rey prese posto accanto a lui, ignorando le sue occhiate torve e nervose «Né io né Finn conosciamo il pianeta a cui siete destinati. Solo Poe lo conosce, quindi posso solo riferirvi le sue parole. Comunque… si trova in una galassia diversa dalla nostra. Sospettiamo che anche lo scorrere del tempo sia differente, da quelle parti. Per un salto del genere, dobbiamo cambiare mezzo di trasporto. Ci occorre una navetta più veloce e solida di questa. Una rodata. Atterreremo in un’area poco frequentata per non attirare l’attenzione su di voi. A quanto pare, il nostro pilota è pratico di viaggi simili: ne ha già fatti e ha i giusti agganci per noleggiare un veicolo simile. I crediti non ci mancano, naturalmente. Leia ha messo a disposizione l’intero budget della Ribellione.»

«Una domanda…» Ben alzò educatamente la mancina «Perché Dameron conosce quel pianeta? Trasporta spesso esiliati?»

«Non che io sappia. Credo abbia intessuto dei rapporti commerciali con la gente del posto. Solitamente, barattiamo viveri, materie prime, nuove tecnologie e cultura. Per esempio… non è raro che torni con dei nuovi brani musicali incisi su un holodisk. Da dove pensate abbia preso l’ispirazione per i suoi continui balletti e le sue gare di limbo?»

«Capisco…» attaccò il generale, quasi sprezzante «Quindi è un pianeta di spostati! Splendido. Non vedevo l’ora! Sono certo che Ren si troverà a suo agio tra ballerini improvvisati e gente che canta sui balconi per ingannare il tempo» sbuffò, tornando a squadrare la superficie del tavolo con diffidenza. Indicò le manette e il sacchetto di tessuto scuro «In tutto ciò, questi a cosa servono?»

«Mi sembra evidente» sospirò Rey, consapevole di dover regalare ulteriori rassicurazioni «Anche se scenderemo in un’area poco frequentata, esiste la possibilità che qualcuno vi veda e vi riconosca. È una misura temporanea, naturalmente… ma dobbiamo nascondervi mentre effettuiamo il cambio di navicella.»

«Ottima idea, spazzino. Sono certo che due ostaggi incappucciati non daranno assolutamente nell’occhio.»

«Tuttavia, così sarà più semplice farvi passare per prigionieri politici. Nessuno farà troppe domande, a detta di Poe.»

«Bene! Ora ci fidiamo anche del giudizio di Dameron che, vi ricordo, da quando è iniziata questa storia non ne ha imbroccata una.»

«Non è vero!» una voce piccata giunse dall’abitacolo.

Rey scrollò le spalle, decisa a tranciare sul nascere qualunque discussione. Non aveva tempo per rimostranze o revisioni del piano. Presto il trasporto avrebbe toccato il suolo di Coruscant e dovevano essere pronti ad ogni evenienza.
Afferrò le restrizioni, accostandosi ad Hux:

«Posso?» chiese infine.

Il generale tese i polsi, sforzandosi d’apparire indifferente:
«Se non abbiamo un’idea migliore…» rispose, mentre un velo scuro gli calava davanti agli occhi.
 
 
***
 

«Certo che è buio qui sotto, vero?»

«Di preciso, Ren… come ti aspettavi che fosse? È un fottuto cappuccio nero.»

«Sono B…»

«Lo so! Se pensavi di trovarci il cielo stellato, comunque… deve essere stata una grossa delusione per te.»

«Uff, guastafeste.»


***
 

La rampa del trasporto si aprì e cadde sul suolo della pista d’atterraggio con un secco tonfo. Poe scese immediatamente, precedendo il resto del gruppetto, sforzandosi di non badare a quanto accadeva alle proprie spalle: Finn stava trascinando Hux, che continuava ad incespicare e lamentarsi di conseguenza.

«Non puoi stare un po’ attento, FN-2187?» stava ringhiando contro il malcapitato soldato.

«Non è colpa mia se non sai mettere un piede davanti all’altro. Nel Primo Ordine non vi insegnano a camminare?»

«Ne sono perfettamente in grado e… se ci vedessi, sarebbe tutto molto più semplice.»

«Impossibile. Non intendo ascoltare ulteriormente le tue rimostranze.»

«Peggio per te! Perché non intendo smettere di lamentarmi, se questo ti consola…»

Il battibecco in sottofondo non era neppure la cosa peggiore, ovviamente. Il pilota scoccò un’occhiata verso Ben Solo e Rey. L’apprendista Jedi sembrava quasi intimorita dall’imponente presenza al suo fianco. Anzi, no… non intimorita, ma imbarazzata. Le sue dita scorrevano continuamente lungo il prominente bicipite del cavaliere di Ren, saggiandone ripetutamente la consistenza robusta, tracciando il solco dei muscoli ed esplorando le vene superficiali.
Il volto della ragazza era leggermente paonazzo e lei stava cercando di dissimulare:

«Fa piuttosto caldo, non trovi?» stava dicendo, mentre Solo scuoteva la testa da sotto il sacchetto.

«No. Anzi, ho quasi freddo…»

«Ah, hai ragione. Ma sai... Coruscant è nota per i suoi improvvisi cambi di temperatura» Rey sventolò una mano accanto al viso, mimando un ventaglio.

«Non lo sapevo. Quante cose che conosci, Rey! Sei molto saggia.»

Lei sorrise orgogliosa, gongolando un poco per quel complimento:
«Ah, grazie. Merito del maestro Skywalker… mi ha insegnato un sacco di cose» ridusse poi la voce ad un sottile pigolio «A proposito, Ben… prima che tu parta, c’è una cosa che vorrei chiederti.»

«Tutto ciò che desideri!»

Sollevò lo sguardo, fissando la borsa di stoffa scura. Diamine, non era possibile! Stava per avere la conversazione più romantica della sua vita con… un sacchetto nero. Beh, pazienza. Il tempo era tiranno e non doveva accontentarsi.

«Ben…» pigolò «Tu… come mi trovi? Voglio dire… da uomo a donna, ecco.»

Lo vide fermarsi e immaginò il morbido sorriso bagnare le labbra carnose, accompagnato da un pudico rossore adolescenziale. Fantasticò sulla capigliatura morbida, sulle sopracciglia folte e sugli occhi castani, che indubbiamente l’avrebbero fissata colmi d’amore e riconoscenza.

Oh Rey…” si sussurrò, mimando la voce altrui “Ti amo. D’accordo… in passato ho commesso molti sbagli. Ti ho rapita per estorcerti informazioni; ho duellato contro di te. Ho cercato di ucciderti. Ho spesso sognato di investirti con un Caccia TIE, ma… in realtà, mi sono accorto di amarti negli ultimi cinque minuti. Voglio passare la vita con te, Rey…”

La ragazza sospirò, il cuore in tumulto per quel disegno passionale e devoto. Ben si sarebbe dato a lei e viceversa. Si sarebbero sposati e avrebbero avuto due… tre… no, magari quattro! splendi bambini.

«Io…»

La voce dell’uomo la strappò da quei pensieri, riportandola bruscamente alla realtà:
«Sì, Ben?» incalzò.

«…ti trovo piuttosto bassa, lo ammetto!»

Poco dopo, Ben Solo venne recuperato agonizzante al centro della pista, con le mani strette sul basso ventre e un’espressione di puro dolore dipinta sul volto nascosto.


 
Angolino: 'sera... ho aggiornato un po' rapidamente, a questo giro. La pausa pranzo di oggi - chiusa in macchina per mancanza di bar e tavole calde dove poter pranzare - si è rivelata proficua per proseguire la ff. Mancano davvero pochissimi capitoli, ormai... stimo un 2-3, poi le disavventure di Ren e Hux saranno finite (forse!).
Al solito, non posso che ringraziarvi ancora e ancora per le recensioni, per aver letto fin qui e per aver tenuto duro ben... trentasei capitoli. 
Grazie
Un abbraccio a distanza

E'ry

 
  
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