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Autore: TheGhostOfYou0    20/11/2020    1 recensioni
Questa storia partecipa al contest "Hold my Angst (Flash contest - Edite ed inedite) - Seconda edizione" indetto da BessieB sul forum di EFP.
"Dura appena un istante, tanto fugace che quasi non riesce ad afferrarlo, eppure c’è.
È un tempo sbagliato in cui la guerra non esiste e George si sveglia nel suo letto, con le coperte sopra la testa che sembrano soffocarlo ed ha di nuovo sei anni, o tredici o anche diciannove, a dire il vero non importa neppure così tanto.
Qualsiasi prima è migliore dei suoi ora."
Dopo la morte di Fred, George fatica a riprendersi e deve fare i conti con una nuova normalità per molti incomprensibile.
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angelina Johnson, Famiglia Weasley, Fred Weasley, George Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il tempo sbagliato
 
Dura appena un istante, tanto fugace che quasi non riesce ad afferrarlo, eppure c’è.
È un tempo sbagliato in cui la guerra non esiste e George si sveglia nel suo letto, con le coperte sopra la testa che sembrano soffocarlo ed ha di nuovo sei anni, o tredici o anche diciannove, a dire il vero non importa neppure così tanto. 
Qualsiasi prima è migliore dei suoi ora.

  C’è questo tempo sbagliato in cui non esiste il dolore e quello squarcio nel petto che non vuole smettere di sanguinare non è altro che un minuscolo graffio che s’ è fatto giocando con Fred. 
Fred, oh, lui è ancora qui. Se si concentra può sentirlo muoversi per la stanza, afferra abiti e oggetti il più rumorosamente possibile solo per infastidirlo.  
Si concede di crederci, immagina di doversi alzare il prima possibile anche se è stanco e non vuole, perché suo fratello lo sta aspettando e George sa di non poter perdere tempo.
Ha imparato nel più doloroso dei modi che il tempo è il suo più grande nemico e che niente è eterno, neppure loro due.

“Piano Freddie.” Borbotta, con la voce ancora impastata dal sonno.  
Lui continua incurante,apre i cassetti, li sbatte, li richiude, lancia i vestiti sul suo letto con forza ma non risponde. 
Non parla.
I morti non lo fanno, George lo sa ha solo bisogno di illudersi un po'.
 
Perde le speranze di rimettersi a dormire, sbuffa e decide che non ha altra scelta se non alzarsi. Lui e Fred hanno delle responsabilità ormai. 
Anche se è strano –quasi impensabile –per due casinisti come loro, il lavoro è una cosa che prendono piuttosto seriamente, un po’ perché un negozio non si gestisce da solo, un po’ perché quello è il loro sogno.
È il loro regalo per un mondo troppo triste.

C’è chi entra nella leggenda per il male che compie, chi lascia un segno per il suo altruismo, la saggezza o l’eroismo, chi invece con l’arte, ma nulla di tutto ciò gli si addice molto.  
Il loro è un destino diverso, faranno ridere la gente ed invecchieranno tra quelle quattro mura che lasceranno ai loro figli.
Andrà bene così, saranno felici.

E poi, come ha detto Fred una volta, quando al sesto anno hanno preso la pozione invecchiante e si sono ritrovati due lunghe barbe bianche, saranno incredibilmente affascinati anche da vecchi, che è già  di per sé una grande fortuna. 
George non ha il cuore di fargli notare che sarà comunque lui il più bello.

Poi lo realizza, si rende conto che quella sarà per sempre l’unica volta in cui avrà visto il suo gemello con i capelli bianchi, e l’illusione finisce. 

 
Fred è morto, non potrà mai più essere nulla di diverso da questo.
Fred Weasley è un morto, uno dei tanti, e non ci saranno ristate nel ricordarlo, solo il vuoto che lasciano gli sconfitti.
 
 George scuote la testa e cerca di riprendersi quel momento perfetto in cui tutto è ancora dove dovrebbe essere. Fred è qui, a qualche metro da lui. 
Lo aspetta.
 George lo sa, Fred lo ha sempre aspettato.
 
Ma il tempo finisce ed il peso della realtà cade su di lui come un macigno, riapre quello squarcio maledetto che chissà perché gli sembra ogni volta più profondo.
Magari mi ammazzerà, pensa e non ha neppure la forza di sentirsi in colpa.
 
Il dolore rende le persone egoiste, George lo capisce mentre immagina sua madre piangere per la perdita di un altro figlio e non prova altro che un estremo senso di pace, un allarmante, disumano sollievo.  
È così facile morire. Un secondo prima decidi di perdonare tuo fratello, quello dopo hai smesso di respirare per sempre.
George spera capiti qualcosa di simile anche a lui, mentre l’immagine di Molly si compone davanti ai suoi occhi chiaramente, come se ce l’avesse davanti.

 È rannicchiata e fragile, così piccola davanti a tutto quel dolore da sembrare una bambina e non riesce a parlare, singhiozza forte, in preda a spasmi violenti che le spezzano il respiro. Nessuno l’ avrebbe detto mai, ma la loro mamma ha esaurito la voce per rimproverarli di quell’ultimo, atroce scherzo che le hanno fatto.
Il peggiore.
 
 Si aggrappa alle loro tombe –la sua e quella di Fred, vicine come deve essere– più prostrata, stanca ed invecchiata di quanto non l’abbia già resa la guerra ed accarezza il marmo freddo delle lapidi nella speranza che il suo amore basti a trasformarle nei corpi caldi e vivi dei suoi bambini.
Dietro di lei George distingue chiaramente i suoi fratelli, macchie rosse di capelli che sembrano persino più accesi del solito sul pallore dei loro volti.
Può specchiarsi dentro i loro sguardi disorientati e leggerci il senso di colpa di chi ha abbassato la guardia troppo presto.
 
Hanno già perso Fred, non pensavano di doversi preoccupare di poter perdere anche lui probabilmente.
 
  Ginny abbraccia disperatamente a Ron, affonda la testa nell’incavo tra la sua spalla ed il suo collo per non guardare, come faceva con lui e Fred quando smetteva di fingersi grande e decideva che per una volta poteva avere paura anche dei suoi stupidi incubi, perché infondo era ancora poco più che una bambina e per loro lo sarebbe stata sempre: Ginny, loro sorellina coraggiosa che ogni tanto aveva bisogno dei suoi fratelli.

Suo padre stringe la spalla di Molly e anche se non grida, non strepita e non si dispera, qualche lacrima silenziosa gli riga le guance ormai scavate dalle preoccupazioni e da dolori che non è mai stato pronto neppure ad immaginare. 
 Non ha mai creduto che un genitore potesse seppellire il proprio figlio -e comunque non ha mai considerato l'idea potesse toccare a lui - figuriamoci due.


 Ognuno di loro si chiede come farà a sorridere di nuovo e a George, francamente, non importa.
Gli hanno strappato il cuore dal petto e gli hanno lasciato una ferita aperta, non ha tempo di preoccuparsi di chiunque altro ora, neppure delle persone che ama di più al mondo. 
Se ne faranno una ragione. 

  “Magari mi ammazzerà.”  
Il pensiero si trasforma in una preghiera straziante.
 
È che lui senza Fred non è. Non è e basta.
E gliel’hanno portato via per sempre.
 
Deve raggiungerlo.
Fred lo aspetta.
 
George si alza di scatto, liberandosi dall’armatura di coperte e c’è Molly ferma sull’uscio della porta. Sta cercando in lui un segno di miglioramento come ogni giorno nelle ultime infinite settimane e in cuor suo crede che se il suo bambino inizierà a stare meglio, poi potrà farlo anche lei.
George incurva le labbra in una smorfia che vorrebbe essere un sorriso, ma Molly non ci fa caso.La verità è che lo vede ma non riesce a guardarlo e non lo chiama mai per nome, perché ha paura di sbagliare e di ritrovarsi ad aspettare una battuta che non arriverà.
George la capisce.
 
“Io non sono Fred! Lui è Fred! Parola mia donna, e dici di essere nostra madre?”
“Scusami George.”
Una risata lontana, irraggiungibile.
Oh, quella risata.
“Te l’ho fatta! Io sono Fred!”
 
 
Certe volte anche lui dimentica chi è, per questo ha coperto ogni specchio.
Desidera così tanto rivedere Fred che sa finirebbe per trovarlo a sorridere nel suo stesso riflesso, a prenderlo in giro per tutte le lacrime versate.
Sorpresa fratellino, possibile che nessuno abbia capito che era uno scherzo. Contavo su di te.”  
 
Ma lui non c’è mai.
Al riflesso manca sempre un orecchio ed un pezzo di cuore.
 
Così ha coperto gli specchi ed ha evitato i suoi fratelli, perché la verità è che qualsiasi cosa gli ricorda Fred, persino i loro maledetti capelli rossi.
Ha finito per odiarli, per odiare ogni cosa.
Persino la luce del tramonto gli fa male. È rossa anche lei, dopotutto.
 
Molly prende un respiro profondo e si avvicina a lui, il passo svelto di chi ha paura di non riuscire a rimanere in piedi sulle proprie gambe troppo a lungo.
Si lascia cadere sul suo letto pesantemente e lo stringe forte a sé, posseduta dalla paura neanche tanto irrazionale che George non riesca ad andare avanti.
 
  
Eppure, contro ogni aspettativa, succede.
Passano i mesi e gli specchi sono ancora coperti, ma George riprende ad uscire dalla sua camera, accetta di buon grado le visite sempre più frequenti di Angelina Johnson e non evita più i suoi fratelli.  
Nel cuore della notte, mentre si muove come uno spettro per la Tana in cerca di conforto, Molly può sentire Ginny zampettare a piedi nudi verso la camera di George, come quando era bambina, e quasi la può vedere intrufolarsi nel suo letto e abbracciarlo, per cullare il dolore di entrambi via e cancellarlo con un sonno profondo.
 
Sempre più spesso George si ferma davanti alla finestra ad osservare il tramonto, rivede nel riflesso del sole che si addormenta i colori di Fred ma non ne ha più paura.
I ricordi fanno un male diverso, quasi piacevole.
Senza che possa fare nulla per impedirlo la sua mente vaga alla battaglia e alla prima volta in vita sua in cui a mentito a suo fratello, quando gli ha detto di star bene. Non era vero. 
Avrebbe voluto dirgli che qualche cosa dentro di lui quella notte gli urlava di stare attenti, che lui sapeva che sarebbe successo qualcosa.
La verità è che non si aspettava toccasse a Fred, nella sua mente non poteva succerdegli nulla, neppure se erano nel bel mezzo di una guerra e avevano vent’anni e maghi molto più potenti cadevano come mosche attorno a loro.
Insomma lui era Fred, il suo gemello, l'unica persona al mondo che non sarebbe mai morta. 

 
“Mi dispiace, Freddie.” Sussurra, mentre continua ad osservare l’orizzonte tingersi d’arancione.
“Smettila di dire cose ovvie.”
E George non sa se è un incubo o se è morto di crepacuore senza rendersene conto, però quando si volta c’è Fred dietro di lui. Gli sorride. 
 
 
 Esce fuori che ovviamente Fred non era davvero lì.
Allucinazione, l’hanno chiamata tutti, ma George continua a vederlo ovunque.
Ci sono giorni in cui pensa di essere totalmente impazzito, ma a dire il vero non è una cosa a cui dà molta importanza. Anche se fosse vero cosa cambierebbe?
La sua è una follia che non fa male a nessuno ed è anche l’unica cosa che gli ha permesso di rimettersi di nuovo in piedi.
Fred ha detto di trovarlo noioso così depresso.
“Non deludermi Georgie .”  
E lui non vuole assolutamente farlo, deve renderlo orgoglioso.
 
Quindi ha ripreso a lavorare, anche se ogni tanto è ancora difficile muoversi per il negozio con l’ombra di suo fratello alle sue spalle senza potergli chiedere aiuto o interagire con lui, il rosso è di nuovo il suo colore preferito e sta progettando di fare uno scherzo incredibile a Ron, perché Fred si annoia dal momento che non può parlare con nessun’altro.
 
“Spaventoso.”  Commenta Angelina quando glielo confessa, ma poi sorride e non lo giudica. “Spero non ci guardi quando facciamo sesso.”
E George, per la prima volta, riesce persino a ridere.
 
Lei è l’unica a cui ha il coraggio di dirlo, gli altri penserebbero che si è totalmente bevuto il cervello e si preoccuperebbero tanto da smettere di pensare a loro stessi ed anche loro, a dirla tutta, hanno appena iniziato ad andare avanti.
 Non vuole farli ripiombare in un incubo, per cosa poi?
Per stare attenti che lui non stia davvero così male da vedere il suo gemello morto?
Sta evidentemente così male da farlo, però non si sente davvero male e quindi è tutta un’altra storia.
 
Anche Angelina si preoccupa, George lo sa, ma lo asseconda come può.
Lui lo apprezza e le permette di avvicinarsi sempre di più senza nemmeno accorgersene, al punto che, si rende conto di non poter stare un solo giorno senza vederla.
La verità è che ora ha paura di perdere anche lei.
 
“Ti sei innamorato Georgie?” Gli chiede Fred.
Lui scuote il capo.
No, non c’è ancora spazio per l’amore nel suo cuore, dopotutto è ancora in fase di ricostruzione e al momento è piccolo come il pugno di un bambino.
 
“Ti dovrò lasciare, lo sai? Vedi di sbrigarti.”
George ne è ben consapevole, quello non è altro che un brutto tiro che la sua mente gli sta giocando, ma ha bisogno di crederci ancora un po’.
Non si sente pronto a lasciarlo andare.
Non ancora.
 
Anche questo accade e George non può fare nulla per evitarlo.
È passato più di un anno dalla morte di Fred, fa caldo, il sole splende e George si rende conto per la prima volta che il mondo è andato avanti e gli uccelli cantano anche se suo fratello è morto.
È arrabbiato, così tanto che vorrebbe prendere a pugni ogni albero che incontra sul suo cammino, ma Angelina lo ferma e gli fa notare che tutta quella forza gli servirà per quando entreranno al cimitero. Hanno deciso di portare dei fiori sulla sua tomba, perché d’estate si seccano e nessuno può andare. O almeno così ha detto Molly, George è convinto sia una bugia, una sorta di punizione perché non si è presentato neppure alla commemorazione per l' anniversario della battaglia.
“Sono impegnato con il negozio.” Ha detto.

Angelina gli stringe la mano tutto il tempo, perché George non  smette di tremare e non ha più messo piede al cimitero dal funerale di Fred.

“Va tutto bene.” Sussurra al suo orecchio, alzandosi sulle punte dei piedi e posando la fronte sulla sua guancia per fargli sentire che gli è vicina e anche se non può certo rimpiazzare il suo gemello, lui non deve essere necessariamente solo.
 “Non lo sento più Angie.” Sussurra George.“Ogni tanto lo vedo ancora, ma anche la sua immagine sta sparendo e io non so se ce la faccio.”
Angelina gli afferra il volto con entrambe le mani e lo costringe a guardarla negli occhi mentre quelli di lui si riempiono di lacrime.  
“È ora di lasciarlo andare Georgie. Lui lo vorrebbe.”
“Lui non vuole niente, i morti non possono volere qualcosa.”
 
George smette di parlare, di nuovo.
Però lascia i fiori sulla tomba e posa un bacio sul marmo freddo, vicino alla foto di suo fratello. Da quel giorno prende l’abitudine di andarlo a trovare più spesso, anche senza Angelina.  
La verità è che spera di vederlo tornare di nuovo e parla alla sua foto pregando gli risponda. Prima che se ne possa davvero accorgere ricade nella spirale di dolore che ha caratterizzato i primi mesi dopo la battaglia.
Richiude il suo cuore, di nuovo.    
 
Questa volta però c'è Angelina  e lei non si arrende, non lo lascia andare anche se lui fa di tutto per allontanarla, anche se le urla contro cose tremende che non pensa neppure e le sbatte le porta in faccia, se le vomita addosso tutto il suo dolore, se non riesce neanche a sfiorarla con un dito e poi la cerca ossessivamente, posseduto dal terrore irrazionale che possa essere morta anche lei. Anche se non lo merita, lei gli rimane accanto e  George gliene è grato.
Contro la sua volontà Angelina scopre tutti gli specchi dell’appartamento sopra il negozio, li riaggiusta ogni volta che lui li prende pugni, medica le sue ferite sanguinanti e  lo costringe ogni mattina ad alzarsi per lavorare.
Nonostante George faccia di tutto per continuare ad affogarci dentro il dolore si assopisce piano piano, mentre la pancia di Angelina cresce alla stessa velocità con cui il cuore di George comincia a ricomporsi. 
 
“Ci sono volte in cui sono felice che sia morto lui Angie.”
Confessa una sera, guardando il tramonto e carezzandole il ventre gonfio dove il loro bambino riposa placido in attesa di venire al mondo.
Non riesce a smettere di pensare a quanto sarebbe stato felice Fred di diventare zio, di essere padrino di suo figlio e poi,magari, di trovarsi anche lui una brava ragazza con cui mettere su famiglia, perché i loro figli sarebbero dovuti crescere assieme.

Quante cose doveva ancora fare il suo Fred.
 
Angelina guarda il suo compagno, è confusa e preoccupata per le sue parole, ma non dice nulla, posa una mano sulla sua e la stringe forte in attesa che finisca di parlare.
Ci sono momenti in cui George non ha bisogno di risposte, ma solo di rimettere apposto i suoi pensieri, di aggiustare i suoi sentimenti che non sanno più da che parte andare ormai.
 
“Credo che questo sia peggio. Io non lo augurerei a nessuno e anche se a volte ho pensato a quanto sarebbe stato…bello… se ci fossi stato il al posto suo, no, non sarei contento per niente. Freddie non si merita questo schifo. È che diventi un uomo a metà, è come avere una perenne sindrome dell’arto fantasma.”
 
Angelina continua a non rispondere, vorrebbe solo prendersi un po’ di quel male per alleggerire il peso sulle sue spalle, ma non può e non sa cosa dire, tutto sembra stupido e sbagliato davanti alle parole di George e persino le rinuncie che ha fatto pur di rimanere con lui, non hanno alcun valore davanti alla morte di Fred.
 
Angelina guarda la sua pancia. “Ho deciso come chiamarlo.”
Sussurra.  
George le sorride e le bacia la testa, lasciandosi cullare dal profumo dei suoi capelli. 

“Lo so amore, non ho mai avuto dubbi.”
 
 George lo sa, quell’arto fantasma tornerà a scuoterlo quando meno se lo aspetterà e non ritroverà la felicità in quei ricordi che per ora sanno solo farlo piangere, però potrà sempre provare a costruirne di nuovi con suo figlio. 
Ed anche Fred, ovunque sia, riderà degli scherzi che inventerà suo nipote, perché avrà preso dai migliori.
 
“Ci renderai orgogliosi piccoletto.” Dice.
Angelina lo sa che non sta parlando di loro due, ma sorride e spera davvero che suo figlio possa somigliare allo zio. 
Sarebbe il regalo più che grande che possa fare a George. 

 
   
 
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