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Autore: Evali    20/11/2020    1 recensioni
Un villaggio isolato, un popolo spezzato in due in seguito ad una terribile calamità, due divinità da servire, adorare e rispettare in egual modo: Dio e il Diavolo.
"- Io amo gli uomini.
- E perché mai io sono andato nella foresta e nel deserto? - replica il santo. – Non fu forse perché amavo troppo gli uomini? Adesso io amo Iddio: gli uomini io non li amo. L’uomo è per me una cosa troppo imperfetta.
- È mai possibile! Questo santo vegliardo non ha ancora sentito dire nella sua foresta che Dio è morto!"
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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A morte l’eretico a morte lo stregone
 
Il Giudice cominciò a camminargli intorno, lo sguardo tronfio e gli occhi macchiati di una malsana curiosità.
- Ad un giorno di cammino da qui, tra le due radure che si ergono in altitudine, in uno spazio isolato dagli altri villaggi, si trova un villaggio la cui fama raggiunge i confini della vallata: il ben noto Bliaint – cominciò l’uomo, continuando a girare intorno alla sedia in cui aveva costretto a sedere il ragazzo con i polsi legati, come un insetto intorno ad una carcassa.
- Nel villaggio menzionato, è stata effettuata una radicale divisione secoli addietro: la deformità è rimasta servitrice del Creatore, lo stesso che serviamo tutti noi; mentre la bellezza è stata “premiata” andando in sacrificio al Diavolo. Da quel momento in poi, l’aspetto di ogni uomo e donna delle due fazioni è andato sempre più accentuandosi col passar delle generazioni, in base alla porzione di appartenenza, tradendo, in tutta evidenza, a quale dei due signori l’anima del suddetto appartenesse. Immagino conosciate la storia - disse fermandosi di fronte al ragazzo e incurvandosi per porre il viso alla sua altezza nonostante fosse in piedi.
- Credevo che questo fosse un interrogatorio, non un sequestro – si limitò a rispondere il ragazzo con sguardo freddo e inaccessibile, alzando tra i loro visi i propri polsi ben stretti dalle corde ruvide che li avvolgevano.
- Trovo esilarante il fatto che voi stregoni possiate liberarvi da qualsiasi corda o impedimento con una facilità ultraterrena, ma che non lo facciate mai quando vi trovate sotto interrogatorio o processo, decisi a dimostrare a tutti i costi la vostra “innocenza” – disse il Giudice sorridendo.
- Mi avete preso per una sorta di demone che si diverte a prendere le sembianze umane?
- Vi ho preso per un fedele suddito del supremo impostore e peccatore, del Signore della menzogna e del peggiore oltraggio e tradimento. Ditemi, come ci si sente a far parte della parte privilegiata del villaggio? Perché per voi è così che funziona, sbaglio? Il vostro antenato che ha operato la divisione ha compiuto una scelta di personale convenienza e tale scelta gli si è rivoltata contro poiché, con il tempo, il Diavolo è divenuto il più potente dei due, sembra aver superato suo padre in quanto a fama e a numero di fedeli che lo adulano e servono. Siete più numerosi dei servitori di Dio e avete persino il permesso di praticare la magia nera indisturbati. Cosa avreste potuto desiderare di più? – disse sprezzante l’uomo.
Blake aguzzò lo sguardo, rimanendo impassibile, nel buio di quella stanzetta che, in passato, doveva esser stata una stalla. – State di nuovo facendo supposizioni totalmente infondate, basate sul nulla. Agite sempre in questo modo quando volete condannare a morte qualcuno qui?
- Il fatto che voi non ammettiate ciò che è evidente va solo a vostro discapito. Quando gli altri gran sacerdoti che hanno il compito di giudicarvi verranno qui per incontrarvi e ascoltare cosa ho da dire su di voi, state certo che li convincerò abilmente che la mia teoria su di voi è quanto di più corretto, giusto ed evidente possano ascoltare le loro orecchie e vedere i loro occhi.
Se il vostro antenato non avesse operato una tale assurda e insensata divisione, il vostro aspetto non vi avrebbe tradito. Inoltre, non volete dirmi a quale altro possibile villaggio appartenete, limitandovi a rimanere sul vago riguardo le vostre origini, poiché siete sveglio, e sapete che se pronunciaste un nome preciso, ci recheremmo sul luogo per appurare che proveniate davvero da dove affermate di provenire, smentendo con certezza le vostre parole, ottenendo le prove schiaccianti che ci servono.
- Parlate di prove schiaccianti per accusarmi e condannarmi a morte. Se io non pronunciassi nulla, limitandomi a non confermare, né a smentire che io provenga da Bliaint come voi credete, la considerereste comunque una conferma, senza lasciarmi il minimo beneficio del dubbio, in quanto oramai siete convinto e nulla potrebbe farvi cambiare idea.
E considerando il caso in cui abbiate ragione, vi trovereste davanti un ragazzo che non è stato condannato dalle leggi del proprio villaggio, poiché la sua unica colpa è quella di essere nato dalla parte “privilegiata” del villaggio, nonché quella sciagurata e maledetta da tutto il resto della comunità religiosa esterna a Bliaint.
Ma non a Bliaint.
Ogni villaggio possiede le proprie leggi specifiche.
Motivo per il quale, anche se aveste ragione, io non sarei condannabile, nemmeno qui, in questo villaggio in cui i figli del Diavolo vorrebbero essere eliminati dalla faccia della Terra.
Le vostre leggi non potrebbero punirmi per essere nato.
- Vi sbagliate, mio giovane amico – ribatté il Giudice, carezzandosi la barba corta e scura, all’altezza del mento. – Se foste rimasto dentro i confini del vostro villaggio non avreste corso alcun rischio. Ma essendovi avventurato nel mio …
- Sono qui solo di passaggio. Sarei rimasto una notte e me ne sarei andato la mattina seguente se non fosse successo ciò che è successo alla lavandaia – lo interruppe Blake. – Affermate di voler proteggere la vostra gente da ogni possibile minaccia, giusto? Una minaccia, per essere tale, deve trovarsi fisicamente qui, deve restare sulla vostra terra per divenire tale.
- Coloro che praticano la magia oscura sono un pericolo ovunque vadano. La vostra eliminazione mi permetterebbe di proteggere anche altri villaggi che avrebbero avuto la sfortuna di dover subire il vostro passaggio.
Blake rise, a metà tra il divertito e lo sprezzante.
- Cos’è che vi fa tanto ridere?
- Che voci avete udito su Bliaint, esattamente? – domandò in tono stranamente insinuante il ragazzo, prima di continuare. – Indossate bracciali e anelli d’oro senza celarli agli occhi degli abitanti del villaggio, anzi, quasi ostentandoli, mentre il vostro imponente crocefisso è intagliato in legno. Siete acculturato ed erudito, lo deduco dal vostro linguaggio, dalla vostra confidenza e consapevolezza quando persuadete le vostre “pecore” con tutto ciò che esce dalla vostra bocca, poiché, nel caso qualcuno avesse l’ardire di contestare le vostre parole, di certo sapreste come rispondergli a tono, dimostrando senza fatica la vostra conoscenza e sapienza, guadagnata dalle sudate letture che vi hanno permesso di fare tanta strada e di acquisire il prestigio che ora possedete. Detto questo, suppongo siate abbastanza curioso e capace di esservi ben informato riguardo Bliaint.
- Ho fatto le mie ricerche, sì.
- E immagino crediate che ogni singolo servitore del Diavolo che vive a Bliaint sia un navigato praticante della magia nera.
- Dal vostro tono, intendete smentire tale credenza.
- Io non intendo affermare o smentire nulla. Io non ho nessuna intenzione di confermare la vostra teoria, ricordate? – ribatté il ragazzo provocatorio.
- Se sapete che sarete condannato comunque, anche se non confesserete, perché non ammettere che ho ragione? Immagino per non darmi una tale soddisfazione, neanche in punto di morte – ipotizzò il Giudice, di fronte al rinnovato silenzio del ragazzo, il quale aveva quel sorrisetto sornione e sdegnante stampato in viso che gli stava gradualmente facendo ribollire i nervi, scatenandogli un’insana voglia di toglierglielo dalla faccia a calci. Non sapeva se lo stesse facendo di proposito, ma se così fosse stato, ciò avrebbe solamente alimentato maggiormente il suo interesse. – Prima avete nominato i miei gioielli d’oro. Per quale motivo? – gli chiese.
- Per sostenere maggiormente la teoria che foste interessato al tipo di magia che viene usata a Bliaint.
- Per quale motivo un tale dettaglio dovrebbe sostenere questa teoria?
- Ditemelo voi.
- Non ho voglia di giocare con voi, ragazzo.
- Oh, neanche io, ma, ahimè, sono costretto – gli disse egli rialzando nuovamente davanti ai loro visi i polsi stretti dalle corde, le quali gli avevano già perforato la carne, lasciandogli i segni.
Una luce si accese nelle iridi scure del Giudice. – Conoscete qualcosa riguardo gli alchimisti, suppongo - disse improvvisamente, osservando le iridi di zaffiro del ragazzo animarsi quasi impercettibilmente.
Egli, come si aspettava, non rispose.
- Si dice che … questi si allontanino un po’ dal particolare profilo di streghe e stregoni, nonostante pratichino anche loro la magia. Tuttavia, parrebbe trattarsi di un tipo di magia differente, qualcosa che, ad un occhio inesperto, potrebbe essere scambiato per natura.
Natura che segue il suo corso. Un corso plasmato direttamente dall’uomo.
Blake rimase ancora in silenzio, senza rispondere, lo sguardo neutro e gli occhi fissi sull’uomo, a sua volta.
- Questi si occupano in particolare dei metalli – continuò il Giudice. – So che a Bliaint vi è una galleria dalla quale vengono estratti una varietà mai vista di metalli, pietre e cristalli, molti dei quali sconosciuti – il tono dell’uomo si abbassò gradualmente, mentre, nuovamente, si incurvò verso il ragazzo, per avvicinare il volto al suo. – In un tomo, un giorno, ho letto di qualcosa chiamato “trasmutazione dei metalli”. Immagino non sappiate nulla neanche di questo, dico bene? – domandò con impazienza, ricevendo la risposta che si aspettava di ottenere da lui: silenzio tombale, deliziosamente ornato con uno sputo in faccia.
A ciò, il Giudice si pulì elegantemente la guancia dalla saliva e gli riservò un violento schiaffo che gli fece rivoltare il viso dall’altra parte, dando sfogo ad un istinto che lo animava da quando lo aveva condotto in quella stanza.
- Sapete che, se volessi farvi parlare con le maniere forti ci riuscirei, vero?
Qui a Carbrey ci siamo aggiornati riguardo le tecniche di tortura per le confessioni degli eretici, ma certe vecchie tradizioni non passano mai – gli disse afferrandogli il viso per le mascelle e girandoglielo con brutalità verso il lato destro della stanza, nel quale si trovava quello che sembrava un grosso abbeveratoio per animali a grandezza umana, colmo di acqua fredda. – Conoscerete per sentito dire la tecnica della vasca d’acqua e dei sassi utilizzata per le streghe e gli stregoni, immagino – gli disse all’orecchio, premendogli le dita sulla pelle delle mascelle fino a perforargliela con le unghie.
Non appena quegli artigli lasciarono libera la sua faccia con impeto, Blake sputò a terra un misto di saliva e sangue, a causa dello schiaffo di poco prima. – Immagino che gli altri gran sacerdoti che a breve saranno qui per me non siano così sorprendentemente interessati all’argomento degli alchimisti come voi.
- I gran sacerdoti che verranno sono delle persone molto semplici e ingenue, che Dio li abbia in gloria.
Dunque, molto facili da convincere. E state pur certo, ragazzo mio, che non vi permetterò di abbindolarli con i vostri giochetti mentali e la vostra abilità nel parlare.
- A quello penserete già voi – ribatté con prontezza il ragazzo, facendo virare nuovamente gli occhi verso la vasca colma.
- Cosa c’è? Avete improvvisamente paura dell’acqua, Blake?
Consideratela una manna dal cielo. So che a Bliaint il rogo è il metodo di esecuzione maggiormente utilizzato.
Qui a Carbrey non siamo tanto bruti.
Ad ogni modo, credo sia scontato che, se verrete condannato voi in quanto servitore del Diavolo abitante di Bliaint, lo sarà anche vostra madre.
Blake rimase qualche minuto in silenzio prima di rispondergli.
- Ella non è mia madre – disse atono. – Non è originaria di Bliaint, potete starne certo. La storia della madre e del figlio l’abbiamo raccontata per giustificare il fatto che stessimo viaggiando insieme.
- Non potrete dimostrare neanche questo.
- Domandatele il suo villaggio di provenienza ed ella ve lo dirà. Così potrete andare a controllare di persona e chiedere se una donna chiamata Selma, quarant’anni fa circa, è nata in quella terra.
E dato che ci siete, recatevi anche a Bliaint e chiedete di me, considerando quanto vi interessano le attività che vengono compiute lì.
Oh, non potete, certo che non potete. Vi ritrovereste un centinaio di maledizioni scagliate addosso se le streghe avessero anche solo il vago presagio che vi divertite ad assassinare coloro che praticano la magia nera non appena questi mettono piede fuori da Bliaint – disse il ragazzo nuovamente sprezzante. – Abbiate la consapevolezza, Giudice, che se davanti agli altri gran sacerdoti dovesse saltar fuori un’eventuale accusa anche contro Selma, con indubbia certezza troverei il modo di convincere i giudicanti anche della mia innocenza, oltre che della sua – affermò con sicurezza. – Sta a voi decidere se rischiare di non bearvi della vista del mio cadavere appeso ad una corda a marcire. D’altronde, su di me sembrate perfettamente convinto, mentre su di lei no.
- D’accordo, su questo e solo su questo, posso concedervi la vittoria – si arrese il Giudice. – Non verrà fatto il nome di Selma quando arriveranno gli altri gran sacerdoti. Quella donna dovrebbe erigervi un altare per ringraziarvi di averle salvato la pelle.
Quando i gran sacerdoti arrivarono, giungendo nella vecchia stalla, si disposero a semicerchio intorno ai due, mentre il Giudice esponeva loro la sua teoria e Blake veniva legato con una corda stretta intorno a tutto il corpo, da due incaricati. Non appena lo avvicinarono all’abbeveratoio lungo e largo, colmo di acqua fredda, il ragazzo si accorse che dovesse essere più profondo di quanto pensasse, all’incirca un metro o poco più.
Quando l’articolata teoria del Giudice fu conclusa, tutti e sette i gran sacerdoti si trovarono d’accordo nell’operare la prova della vasca per avere la conferma finale di trovarsi dinnanzi ad un eretico figlio e seguace del Demonio. Uno dei giudici, come tradizione voleva, si avvicinò alla figura legata da capo a piedi di Blake e, con la mano tremendamente tremante e la voce spezzata dalla paura, gli tracciò il segno della croce.
Il ragazzo guardò passivamente per la seconda volta il dito tracciare quella traiettoria su di sé, concentrandosi piuttosto sul volto invaso dai sudori freddi del gran sacerdote che compì il gesto.
Era come se si aspettasse che la sua mano prendesse fuoco al solo venir a contatto con la pelle del giovane eretico.
Dopo ciò, gli incaricati intrecciarono dei pesanti sacchi colmi di massi e rocce alle corde che stringevano il corpo di Blake, all’altezza del collo, dei piedi e del bacino.
Infine, il ragazzo chiuse gli occhi e venne fatto sdraiare a faccia in su dentro la vasca piena d’acqua, la quale, nonostante la larghezza, fu in grado di farlo sentire stretto e schiacciato, quasi come fosse sepolto vivo.
Scalciò e si mosse come un ossesso, istintivamente, nonostante i movimenti fossero molto limitati lì dentro, e le corde gli comprimessero ogni singola parte delle sue membra.
I massi pesanti lo tenevano ancorato al fondo, dandogli modo di scorgere a fatica le figure annebbiate e sfocate al di là del pelo dell’acqua.
Enormi bolle uscirono dalla sua bocca fino in superficie, grosse onde d’acqua strabordarono dai bordi a causa dei suoi impetuosi e implacabili movimenti convulsi, contorti e feroci.
Il suo corpo non voleva morire.
Nessun corpo era fatto per morire.
La ribellione alla morte era insita nella carne e nella natura umana.
Perituri nel corpo ma non nell’animo, rispecchiavano l’eterna lotta millenaria dei figli di coloro che erano stati figli a loro volta.
Mentre scalciava e si ribellava, alle sue orecchie pervenne, indefinita, una litania emessa e ripetuta più volte dai gran sacerdoti che circondavano la vasca:
“Oh Vergine grande e potente,
Liberaci,
Salvaci,
Da tutto ciò che è male,
Da tutto ciò che è torbido,
Da tutto ciò che è vermiglio,
Dall’ira di Dio,
Dall’ira del Demonio,
Di un nemico o una nemica,
Di chiunque voglia farci
Ciò che è maligno.”
Sapeva come funzionasse la procedura di quella tecnica bestiale, antica e sadica: se affoghi sei innocente, se invece, in qualche modo, sopravvivi a tale tortura, sei una strega.
In ogni caso, sarebbe stato spacciato in egual modo.
Quando oramai l’aria nei suoi polmoni stava venendo sostituita dall’acqua, e le forze cominciarono a mancargli, al suo ennesimo spasmo contorto e violento, il quale gli fece sbattere e colpire la testa e il busto al fondo della vasca, non solo riuscì a sfilare e a liberare un braccio dalle corde, ma il movimento provocò anche la fuoriuscita di alcune rocce dalle sacche che aveva legate addosso, permettendogli di risalire a galla con la parte anteriore del corpo, di aggrapparsi con una mano sbiancata al bordo scivoloso e, finalmente, riprendere fiato.
Tossì e ansimò prepotentemente, mentre il suo intero corpo tremò per l’intenso gelo che gli era penetrato dentro, soprattutto ora che la sua pelle bagnata era a contatto con l’aria fredda; ma ciò non gli tolse le energie per liberare il braccio ancora stretto e inglobato dalle corde, aiutandosi con quello libero, e di strapparsi via dal collo la sacca con ancora alcune rocce all’interno.
Il silenzio tombale calò come una lama tra i gran sacerdoti, i quali lo fissarono con occhi sgranati, invasi dal terrore.
- A morte lo stregone! – esclamarono tutti in coro.
 
A notte inoltrata, Selma si fece strada nel lungo corridoio delle prigioni di Carbrey, diretta verso la cella indicatale.
Una volta raggiunta, si fermò e guardò oltre le sbarre.
- Ti ho portato del cibo e dell’acqua. Immagino non te ne abbiano ancora dato – disse poggiando il cesto che si era portata con sé accanto alle sbarre.
- Oggi niente Belladonna? – le domandò la voce pungente e ancora rauca a tratti del ragazzo, seduto a terra, con la schiena abbandonata alla parete della cella.
- Dovrai accontentarti di un po’ di mele e di qualche grappolo d’uva – rispose sorridendo amaramente Selma, ricambiando l’ironia e affilando lo sguardo per osservarlo, mentre egli si alzava in piedi e si avvicinava. – Che cosa ti hanno fatto…? – gli domandò scrutando i suoi vestiti ancora bagnati e i segni scuri che lo marchiavano e che si riuscivano a scorgere nelle poche porzioni di pelle scoperte.
- Indovina – le rispose il ragazzo staccando qualche acino d’uva dal grappolo e portandoselo alla bocca.
Come riuscisse ad avere fame la notte prima della sua esecuzione, era l’unico a poterselo spiegare.
- No, non ci credo … - spirò la donna allibita. – La prova della vasca e dei massi??
Blake ritornò in fondo alla cella, riprendendo posto a terra, lasciando quella tacita risposta al vento.
- L’esecuzione sarà domani mattina? – riprese la donna.
Egli annuì.
- Selen e Gerda non sanno ancora nulla della tua condanna. Sono ancora convinte che ti stiano semplicemente interrogando.
Anche la cella di Austen è qui nei paraggi?
- Non lo so.
- Egli non può essere ancora giustiziato, perché non sono ancora del tutto convinti sia il colpevole.
Non so che cosa fare, Blake, per aiutarti. Dato che sono ancora in tempo per agire, potrei confessare l’assassinio di Isa, ma ciò non cambierebbe la tua situazione, poiché non sei accusato di quello.
- Non devi fare nulla, difatti.
- Come posso lasciare che ti facciano una cosa simile?? E, soprattutto, com’è possibile che non abbiano avuto sospetti anche su di me?
- Non li hanno avuti semplicemente perché ho convinto il Giudice a lasciartene fuori.
Selma sgranò gli occhi sporgenti. – Come …? Perché lo hai fatto?
- Non fare quella faccia. Non l’ho fatto per salvarti. Che tu viva o muoia non potrebbe toccarmi di meno.
Specialmente dopo quello che hai fatto e che stavi per fare.
L’ho fatto solo perché voglio che tu faccia qualcosa per me.
- Che cosa?
- Quando tornerai a Bliaint, voglio che tu vada da mio fratello, Christopher Ioan.
Devi andare da lui e quando egli ti chiederà di me, dovrai mentirgli, dirgli che sono vivo, che sto bene e che ho semplicemente deciso di esplorare il mondo, oltre l’oceano.
Digli che lo amo e che rimarrà sempre con me, dovunque andrò.
Solo questo.
- Mi hai salvata per questo …?
- Sì.
- Io ripago sempre i miei debiti, Blake.
- Mi ripagherai in questo modo e in nessun altro.
- Una vita vale un’altra vita, Blake. Così lo ripagherei.
- Ma non puoi. Non puoi fare nulla per salvarmi, nemmeno usare uno dei tuoi incantesimi – le rispose con amaro sarcasmo.
Selma abbassò lo sguardo, stringendo una sbarra con le dita. – Che cosa ti ha chiesto il Giudice?
- Ha capito da dove provengo e voleva a tutti i costi farmi confessare.
- Non è un reato provenire da Bliaint, non vi è alcun reato da confessare …
- A quanto pare, anche la nascita è perfettamente condannabile per lui. Qualsiasi cosa avessi detto non gli avrebbe fatto cambiare idea. Per lui ogni servitore del Diavolo è totalmente soggiogato a Lui e alla magia nera.
- Non ha fatto menzione a null’altro?
Blake vi pensò su, senza concentrarsi troppo a riguardo. – È un uomo avido. Per tale motivo sembra che la questione della trasmutazione dei metalli susciti un certo interesse in lui.
- Conosce la trasmutazione dei metalli …?
- È parecchio informato. Più di quanto voglia far credere.
- E tu che cosa sai a riguardo?
Blake la guardò truce in seguito a tale domanda. – Cos’è, ora vuoi interrogarmi anche tu?
- Ti sto solo facendo una domanda. Me ne andrò a breve e ti lascerò riposare.
- Mio padre è il proprietario della galleria, Selma.
Conosco tutto ciò che c’è da sapere su ogni tipologia di metallo estratto a Bliaint.
Conosco delle nozioni alchemiche, sì, certo.
Ma, nonostante ciò, non ho mai raggiunto ciò che cercavo.
Ti basta?
Selma accennò un sorriso, misto di tristezza e di malcelata frustrazione. – Non mi aspettavo sarebbe concluso così il nostro viaggio.
- Il caso ha fatto il suo corso – sussurrò il ragazzo, alzando gli occhi verso il soffitto della cella, per poi chiuderli.
- A domani, Blake. Non tarderò.
 
La mattina seguente, l’intero villaggio di Carbrey si riunì sul luogo dell’impiccagione per assistere all’esecuzione di un eretico, un evento molto raro nel loro piccolo territorio.
Nella densa nebbia del mattino, due uomini vestiti da boia condussero il ragazzo con le mani legate dietro la schiena in mezzo ad un campo di terra. Avendo piovuto la notte precedente, la terra era divenuta fango.
La gente tra la folla accalcata spingeva per riuscire ad avvicinarsi e ad avere una visuale migliore dell’evento.
Tra i volti dei presenti, Blake riconobbe quelli in lacrime di Gerda e Selen, affiancati dal viso quasi impassibile di Selma.
Il ragazzo sorrise alla bambina, cercando di rassicurarla per quanto possibile.
La fine era vicina.
Se la sentiva bruciare sottopelle, nonostante l’aria gelida intorno a lui.
Sentiva gli sguardi giudicanti, affascinati, impauriti e talvolta anche compassionevoli di tutte le persone che lo guardavano, che osservavano le sue iridi stanche, le sue occhiaie scure, le labbra blu, la cera spenta e gli ematomi neri e violacei che gli macchiavano la pelle delle braccia nude e delle clavicole semiscoperte.
Improvvisamente, si sentì afferrare per le ciocche scure dei capelli arruffati e tirare violentemente indietro da uno dei due boia, per poi venire costretto a terra, in ginocchio, con le mani e le gambe nel fango.
- Abitanti di Carbrey – cominciò il Giudice. – Questa mattina, avverrà qualcosa di straordinario nel nostro villaggio. Questa mattina, Il nostro Dio e Signore Onnipotente ci ha dato modo di punire un eretico, figlio del suo peggior nemico e traditore, il Demonio.
Erano da anni che non si vedeva una strega nel nostro villaggio, attraversare impunemente la nostra Terra! - esclamò sorridendo trionfante, per poi volgere lo sguardo al ragazzo inginocchiato. Si avvicinò a lui a passo lento e gli afferrò i capelli a sua volta, per fargli alzare il volto verso i presenti.
Blake rimase impassibile, trattenendo la smorfia di dolore che gli avrebbe fatto stringere le palpebre e arricciare il naso per il dolore provato dai capelli che sembravano dovessero essergli strappati dalla testa da un momento all’altro.
Ritornò col busto eretto e la testa alta, come il Giudice lo stava costringendo a fare, e strinse la mascella, sopportando.
- Non ha fatto niente! Non ha fatto niente di male! – urlò improvvisamente la piccola Gerda.
Blake le fece immediatamente cenno di negazione con la testa, per convincerla a fare silenzio, mentre Selen si affrettò a tapparle la bocca allarmata.
- Oh, invece sì, piccola cara – le rispose con calma il Giudice. – Questo giovane, tramite le sue funeste e oscure pratiche, serve il suo Signore nella maniera più torbida e maligna che si possa immaginare! – esclamò rinforzando la presa sui suoi capelli, mentre uno dei due boia circondò il collo del ragazzo con una corda spessa e ruvida, stringendogliela all’altezza della giugulare, togliendogli il respiro.
I respiri cominciarono a divenire ansimi.
- A morte l’eretico!
A morte lo stregone! – esclamò il Giudice mollando la presa sui capelli del ragazzo e alzando il proprio crocefisso al cielo.
- A morte l’eretico!
A morte lo stregone! – lo imitarono in coro gli abitanti del villaggio.
L’aspettativa di venire impiccato ad un albero venne immediatamente smentita dal volto fiero e sorridente del Giudice.
Fu in quel momento che Blake scoprì che il metodo di esecuzione riservato agli eretici a Carbrey fosse leggermente differente, rispetto a quello predisposto per gli altri condannati: uno dei due boia gli si inginocchiò dinnanzi, gli afferrò le mani con forza e gliele sbatté a terra, tenendole fermamente ancorate al fango; mentre l’altro, il quale, invece, gli stava dietro, afferrò i due lembi della corda che Blake aveva legata al collo, e cominciò a tirare con tutta la sua forza bruta, indietro.
La sensazione era un misto tra il sentirsi la testa tirata via dal corpo con violenza, e il dolore insopportabile di una lama premuta in gola.
Cominciò ad urlare, inizialmente con un grido sordo, potente e acuto, poi, man mano che la corda gli perforava la pelle del collo e gli comprimeva i canali della voce e del respiro, cominciò ad urlare raucamente, grave, con voce strozzata e intermittente.
Le mani del boia continuarono a tenergli i polsi colpiti dagli spasmi incollati al terreno, mentre l’altro continuava a tirare indietro la corda, come un fantino con le briglie di un cavallo, costringendolo con il volto alzato verso l’alto, rivolto al cielo plumbeo.
Ogni volta che a Bliaint vi era un esecuzione al rogo sul palco della piazza, in cielo spuntava il sole.
Ogni volta.
In quella terra sconosciuta, in quella terra non sua, invece, il cielo era rimasto cupo, spento, grigio come il metallo, mentre le iridi blu scorgevano oramai solo delle sfumature di colori, e le palpebre lottavano per calare pesantemente su di loro, definitivamente.
La voce graffiata gli uscì ancora dalla bocca aperta, mentre una serie di immagini, di ricordi vividi, gli attraversarono la mente fugaci e dirompenti: il dolce e adorante sorriso di Myriam, il suo odore speziato e familiare, il suo abbraccio soffocante e immensamente rassicurante; seguito dal volto stanco ma gioioso e bellissimo di suo fratello, ogni volta che lo chiamava con intima confidenza, che si affidava a lui in tutto e per tutto e che lo guardava ammirante e colmo d’amore, con i suoi occhi luminosi.
Improvvisamente, quando credette che oramai la vita avesse lasciato definitivamente il suo corpo inerme, una voce lontana, la voce del Giudice, irruppe. – Fermi! Vi ho detto di fermarvi! Basta così!
La corda che gli perforava il collo venne lasciata andare all’improvviso, facendolo ripiombare in avanti, preso da violentissimi colpi di tosse, mentre anche le sue mani riprendevano la sensibilità, venendo liberate dalla costrizione di quelle dell’altro boia.
Quando riuscì a riprendere la motricità di almeno una delle mani, la portò lentamente sul proprio collo, un collo che non percepiva più di avere, il quale stava venendo liberato dalla corda.
Una profonda ferita circolare provocata dal solco della corda sgorgava di sangue vivo, macchiandogli le dita, mentre il mondo intorno a lui continuava a rimanere evanescente, sfocato, quasi inesistente.
Si sentì tirare su per le spalle ricurve dalle braccia di un uomo, il quale gli compresse un panno morbido e bagnato intorno al collo, per limitare la fuoriuscita di sangue.
- L’esecuzione verrà rimandata – si limitò a dire il Giudice, senza dare ulteriori spiegazioni.
L’ultima cosa che Blake riuscì a vedere prima di perdere i sensi ed essere portato via, fu il volto in lontananza di Selma, sollevato e sorridente, insieme alle sue labbra che si mossero per pronunciare un’unica frase:
“Ora siamo pari”.
 
Il ragazzo sbatté le palpebre, riprendendo contatto con la realtà.
La luce delle lampade ad olio entrò brutalmente a contatto con le sue pupille, mentre il collo gli bruciava e pulsava come corroso. Di nuovo, la sua mano strisciò sulla propria gola, trovandola pulita e fasciata.
Prima di avere il tempo di realizzare di trovarsi steso su un letto caldo, con delle coperte di lana addosso e un caminetto a riscaldare la stanzetta, l’ultima figura che avrebbe voluto trovarsi dinnanzi agli occhi comparve nella visuale di Blake, avvicinandoglisi.
- Non temete, avrete le cure e il tempo che vi permetteranno di riprendervi – lo rassicurò il Giudice con una strana voce, pregna di aspettativa.
Per la prima volta, gli parve di scorgere il vero volto di quell’uomo.
- Non affaticatevi a parlare, il medico dice che la vostra voce sarà compromessa per un po’.
Vi trovate a casa mia, ad ogni modo.
Vi terrò qui nascosto, fin quando non avrete fatto ciò che vi chiedo.
Successivamente, vi lascerò andare via insieme alla vostra compagna di viaggio, all’insaputa degli abitanti del villaggio, ai quali rivelerò che siete riuscito a scappare di prigione.
Lo sforzo immenso che il ragazzo compì per pronunciare, spirando e sussurrando, quell’unica parola, per lui fu come ingoiare una colata lavica: - … per … perché…?
- Vi starete chiedendo cosa voglio da voi e perché l’ho fatto, lo capisco – rispose il Giudice accennando un altro sorriso, mentre si avvicinava al caminetto per scaldarsi le mani. – Vi volevo morto, mio giovane amico, lo volevo davvero. Tuttavia, ieri notte, la vostra compagna che vi siete premurato di salvare, Selma, si è recata nella mia abitazione, per parlarmi di voi – spiegò. – Dopo aver parlato con lei, dato che sapevo già che non vi avrei ucciso, avrei potuto evitare la messinscena di questa mattina della vostra quasi-esecuzione, rimandando direttamente il tutto ad una data indefinita.
Come sapete, gli abitanti del villaggio si fidano di me – disse animando un po’ il fuoco con alcuni pezzi di legno. – Tuttavia, sentivo comunque l’esigenza di darvi una lezione – continuò sorridendo soddisfatto, posando gli occhi sul collo fasciato del ragazzo, prima di riprendere. – Ella mi ha detto che siete conosciuto come un abile alchimista a Bliaint. Mi ha detto che avete ottenuto molti successi nel campo della trasmutazione dei metalli, dato che, sorprendentemente, mi ha rivelato che siete anche il figlio del proprietario della galleria da cui vengono estratti i metalli e i cristalli più rari e preziosi di tutta la regione.
Dunque mi sono chiesto: perché non sfruttare tale inestimabile abilità, e sprecarla in tal modo?
 Detto ciò, l’uomo si avvicinò al suo letto, guardandolo fisso con i suoi occhi bramosi di averi, avidi di possesso e di rarità, in ogni senso possibile. – Sappiate questo, Blake: non metterete piede fuori da questa casa e da questa stanza, non verrete baciato dalla luce del sole e dell’aria esterna, fin quando non avrete trasmutato quindici chili di piombo che mi sono fatto trasportare nella mia cantina, in quindici chili d’oro.
Solo allora, avrete la vostra tanto bramata e attesa libertà.
 
 
 
 
 
   
 
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