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Autore: CatherineC94    20/11/2020    1 recensioni
«Le persone scompaiono molto facilmente,e una volta che non sono più visibili la nostra voce non li raggiunge più»
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Tonks, Rabastan Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Inutilmente
 
«Le persone scompaiono molto facilmente,
 e una volta che non sono più visibili
 la nostra voce non li raggiunge più»
 In Questo Piccolo Angolo Di Mondo
 
Le mani tremano ancora, non si fermano in alcun modo.
Al di fuori il rumore delle onde sovrasta anche i suoi singhiozzi di questo è grato.
Suo fratello non urla, non si dimena ma aspetta pazienze il giorno che riuscirà di nuovo a percepire sulla pelle il dolce conforto del sole e la leggera carezza della libertà. Invece lui socchiude gli occhi, vuole piangere ma non può per diversi motivi, uno più ignobile dell’altro; si limita ad urlare e gli altri credono che sia impazzito, ma in verità fa solo finta di esserlo.
Si guarda le mani sporche e segnate, stenta a credere che un tempo fossero morbide e che abbiano stretto un germoglio così dolce come lei. Il tempo passa, ma ogni cosa rimane intatta, un grido muto di eterno dolore che lo sta divorando lentamente senza tregua.
La sua voce la ricorda bene, come i grandi occhi grigi che solitamente esprimono disappunto nell’incontrare i suoi che invece sono il colore della pece.
Ma le sue mani come saranno in quel momento?
E il suo corpo?
Quell’essere ignobile l’avrà profanata, come ha per mesi speculato, oppure anni chissà? Non è degno di stringere lei, non ha nemmeno l’idea della grande fortuna che il destino gli ha riservato.
Questa fortuna forse è stata la sua debolezza, l’ha lasciata andare senza fermarla in qualche modo.
«Il momento è vicino lo sento» sussurra rauco Rodolphus.
Nemmeno risponde da quanto tempo predice la fuga? Invece sono chiusi dentro come topi e marciscono ogni giorno di più, sia dentro che fuori. Lui si sta sbriciolando, forse perché non sente più la sua voce, forse perché non la ricorda più; nemmeno lo sa il perché.
Sbatte il pugno sulla terra fredda e sudicia pensando che gli ha dato modo di spiegarsi, di farle capire quanto in realtà lui l’avesse adorata da quando a sette anni ha posato gli occhi su di lei.
Lei invece è scomparsa e non la ricorda forse più e nel frattempo si sbriciola nel vento del Mare del Nord, sopportando la nenia di suo fratello che ripete a menadito una speranza vana e deve osservare il volto di sua moglie, distorto dalla fame e dalla follia.
Quel volto è così simile al suo, che Rabastan spesso si chiede se il destino sia davvero giusto con la sua persona. Lo sa che lei è scomparsa, che non riuscirà mai a sentire la sua voce allora perché la deve rivedere ogni giorno fino alla fine della sua misera vita?
Perché adesso il vento lo sta colpendo in viso?
Sta sferzando i suoi vestiti e quasi cade a terra.
Nell’aria sente solo la risata di Bellatrix  e capisce che sono liberi.
Si chiede se il vento possa in qualche modo raggiungerla, ma decide di farlo di persona e gira su se stesso.
Non si regge bene, ma seduto davanti alla piccola finestra la scorge.
Non è cambiata molto, nei suoi gesti la ritrova e allora spera, spera come non ha mai fatto in vita sua.
«Questo è profumo di pasticcio di carne?».
La voce che sente stride con i suoi pensieri e con la sua immagine; lo vede raggiungerla e cingerle la vita con le braccia. Lei ride, i lunghi capelli si muovono  vorticando ma  non la vede nemmeno più.
Gli occhi di Rabastan sono forse ciechi?
«Andromeda» mormora e la sua voce sembra un cigolio sinistro.
Le loro risate ricoprono il suo sussurro e quell’ammasso di feccia la prede in braccio e lei lo lascia fare.
Ma come può essere lì se ogni notte la vede nei suoi sogni e nella sua mente? Chiude gli occhi, disperato non la trova.
Nella cucina tutto è vuoto e anche se la rabbia lo sta bruciando vivo, vorrebbe dirle che finalmente è libero.
Ma lei non c’è più, lui l’ha trascinata chissà dove e lei non saprà mai che lui l’ha aspettata per sempre.
Inutilmente.
   
 
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