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Autore: WingsOfButterfly    20/11/2020    2 recensioni
Un contesto inusuale, un cantiere archeologico, è teatro dell'incontro di due persone che apparentemente non hanno nulla in comune. Tina, una ragazza piena di vita e piena di paure. Giulia, una donna affermata, un avvocato pienamente consapevole di chi è e di cosa vuole dalla vita. Tanti amici e tanti nemici a fare da contorno e ad animare la vita delle due protagoniste.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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capitolo 15 bis
CAPITOLO 15

Il resto della settimana passò in fretta. Sul cantiere furono tutti molto impegnati, mancavano solo due settimane alla fine di Novembre e quindi della campagna di scavo, e le cose da fare sembravano infinite. Tuttavia, il venerdì Alessandro e Tina passarono più tempo al telefono che a scavare. Quel giorno era fissata l’udienza per la loro causa, Giulia gli aveva chiesto se volessero raggiungerla, ma entrambi avevano dovuto rifiutare a causa dei pressanti impegni che avevano in quei giorni. Quindi, si erano accontentati di conoscerne l’esito per telefono. Tina aveva messo il cellulare in viva voce. Giulia aveva detto loro che il giudice aveva accettato il ricorso, considerando quel precedente di Prisco come una valida scusa per indagare più a fondo sulle sue responsabilità riguardo il mancato inserimento di alcune clausole nel contratto. A quel punto i legali di Prisco avevano chiesto di fare una pausa e, quando erano rientrati in aula, avevano chiesto di trovare un accordo. Giulia era riuscita ad ottenere che gli scavi continuassero, in cambio di una mancata denuncia nei confronti del magheggio messo in atto da Prisco. Tina ed Alessandro avevano ascoltato l’intero racconto con il fiato sospeso, alla fine si erano abbracciati cominciando a saltellare in baracca. Più tardi, sempre quel pomeriggio, Giulia aveva chiesto a Tina se l’avrebbe raggiunta quella sera ed aveva dovuto ingoiare un boccone amaro quando l’archeologa le aveva detto che probabilmente non sarebbe riuscita a muoversi per tutto il fine settimana.
Il sabato pomeriggio Tina si stava concedendo una pausa in giardino, dopo l’intera mattinata passata a lavorare al computer. Gli occhi le bruciavano ed aveva un accenno di emicrania. Era seduta sul prato a gambe incrociate strappando distrattamente fili d’erba, sdraiato al suo fianco c’era Alessandro che sonnecchiava con un braccio piegato sugli occhi per proteggersi dalla luce.
“Non sei per niente di compagnia, lo sai?” si lamentò la ragazza dandogli uno spintone.
Alessandro non si scompose.
“Nemmeno tu, se è per questo. Negli ultimi giorni hai vissuto in un altro mondo, sempre con la testa tra le nuvole” replicò incolore.
“Non è vero!” protestò lei dandogli un altro spintone.
“Al terzo, mi vendico. Donna avvisata … donna avvisata”
Tina sorrise furbamente e gli diede un altro spintone. Si aspettava uno scatto repentino, invece Alessandro si alzò tranquillamente sui gomiti guardandola.
“Ti avevo avvertita”
“Sto tremando”
Fu a quel punto che lui scattò su di lei atterrandola, la costrinse con le spalle sul terreno e cominciò a farle il solletico. Tina si mise a ridere. Dopo un po’ era ormai a corto di fiato per le risate, ma Alessandro non accennava a fermarsi, così cominciò a colpirlo con dei piccoli pugni sulle spalle e sulle braccia intimandogli di smetterla.
Continuando a ridere di quei suoi vani tentativi, Alessandro le afferrò entrambe le mani e gliele bloccò sopra la testa.
Fu in quella posizione che si trovavano, quando sentirono una voce sopra le loro teste.
“Interrompo qualcosa?”
I due ragazzi alzarono contemporaneamente lo sguardo. Alessandro sorrise divertito, Tina sbiancò.
Giulia li sovrastava con le braccia incrociate e uno sguardo interdetto.
“Vuoi unirti a noi?” propose il ragazzo furbamente.
Tina guardò il viso di Giulia a testa in giù e, nonostante la posizione, riuscì a cogliere una certa rigidità nella sua postura, anche se lei faceva di tutto per dissimulare.
“Non vorrei fare da terzo incomodo” rispose infatti l’avvocato assumendo un’espressione neutra.
“Ma che terzo incomodo!” protestò Tina, agitandosi sotto il corpo di Alessandro.
Quest’ultimo se la rideva tranquillamente e non accennava a muoversi.
“Ti sposti, per favore” gli intimò l’amica con voce ferma.
Alessandro rise apertamente del suo disagio, ma alla fine rotolò di fianco liberandola dal suo peso.
Tina si alzò e si pulì i pantaloni e la maglia dal terreno, poi guardo Giulia con un certo imbarazzo.
“Che … che ci fai qui?”
“Ero venuta per festeggiare con voi. Ma se volete, possiamo rimandare”
A quel punto anche Alessandro si alzò e si interpose tra le due ragazze che continuavano a guardarsi negli occhi in un silenzioso dialogo.
“Ma figurati!” esclamò poggiando una mano sulla spalla di Giulia ed una su quella di Tina “Ci fa piacere che sei passata, vero Tina?”
“Sì, certo” confermò lei.
“Bene!” approvò Alessandro “Allora andiamo dentro e stappiamo tre birre” concluse allegro cominciando a camminare verso l’Abbazia e portando con sé anche le altre due.
Più tardi erano seduti tutti e tre in cucina a chiacchierare come vecchi amici. Dopo un momento iniziale di freddezza l’atmosfera si era sciolta, Giulia sembrava più tranquilla e Alessandro era davvero contento di rivederla e poter parlare con lei serenamente, senza implicazioni sentimentali. Tina, sebbene cercasse di apparire quanto più cordiale possibile, pareva seduta sui carboni ardenti tanto si agitava sulla sedia.
“Ale, puoi venire un attimo?” Stefano si era affacciato alla porta della cucina e richiamava l’attenzione del capocantiere.
“Arrivo” rispose Alessandro, poi si rivolse alle due ragazze “Torno subito, scusate”
Tina osservò con un certo sollievo Alessandro che spariva dalla cucina. Assicuratasi che non ci fosse nessun altro nei dintorni, si sporse leggermente verso Giulia.
“Stavamo solo giocando” le disse a bassa voce.
 “Lo so” Giulia la imitò, avvicinando il viso al suo e sussurrando comicamente come se stessero cospirando chissà cosa.
Tina aggrottò la fronte e si ritrasse appena.
“Allora perché sembravi così contrariata?” chiese confusa.
“Perché, per quanto possa apparire controllata ed imperturbabile, sono fatta di carne anch’io. E vedere la mia ragazza sovrastata in quel modo dal suo ex mi ha fatto un certo effetto” le spiegò Giulia con tono ovvio.
“Quindi non sei arrabbiata?”
“C’era qualcos’altro prima, oltre al gioco, che vi spingeva a stare così vicini?”
“No!”
“Ecco. Allora non sono arrabbiata” le assicurò Giulia tornando a sorriderle serenamente.
In quel momento rientrò Alessandro. Tina tornò a sedersi compostamente allontanando il viso da quello di Giulia. Quest’ultima indugiò ancora un attimo con lo sguardo sull’archeologa, poi lo distolse sorridendo ad Alessandro.
“Vi sono mancato?”
“Non immagini quanto” rispose ironica Giulia.
Il ragazzo sedette nuovamente accanto a loro accavallando le gambe e poggiando il gomito sullo schienale della sedia in una posa completamente rilassata.
“Allora, Giulia, resti a cena con noi, vero?” domandò osservandola.
Lei esitò un momento, sfiorò velocemente con lo sguardo Tina in cerca di una risposta.
“Ehm … non so. Rischiamo di far tardi e preferisco non guidare di notte”
“E che problema c’è!” rispose Alessandro con fare pratico “Dormi qui, nella stanza di Tina c’è abbastanza spazio”
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo turbato. Giulia cercava negli occhi di Tina un cenno qualsiasi che le facesse capire se poteva accettare o no. Tina, dal canto suo, si sentiva tremendamente a disagio, combattuta tra il desiderio di chiederle di restare e la paura che questo potesse insospettire qualcuno.
Ad Alessandro non sfuggì quel momento di muto dialogo tra le due e d’improvviso sgranò gli occhi ed aprì la bocca come colto da una folgorazione.
“Oh cacchio!” esclamò passando una mano tra i capelli e sorridendo nervosamente “Ehm … ovviamente puoi restare se anche Tina è d’accordo … cioè se a lei non crea problemi … insomma se non le dispiace dormire con te”
Rendendosi conto di essersi impappinato decise di fermarsi a prendere un lungo respiro, prima di tentare di esprimere il proprio pensiero in maniera più coerente.
“Insomma, ragazze, non ho la più pallida idea di come funzioni questa cosa” ammise sinceramente, spostando poi lo sguardo dall’una all’altra “Voglio dire, tu Tina, non hai problemi con il fatto che lei sia gay, no?”
Tina lo guardò un attimo frastornata.
“No, certo che no” confermò infine.
“Bene” approvò Alessandro, rivolgendosi poi a Giulia “E tu, sai controllarti, no?”
Giulia inarcò un sopracciglio e gli restituì uno sguardo gelido.
Alessandro si passò una mano sulla fronte, evidentemente in difficoltà.
“Intendevo dire, avrai delle amiche etero, no?! Ti sarà capitato di dormire con loro … tranquillamente”
“Non le salterò addosso, Alessandro, puoi stare tranquillo”
“Ma no, io non intendevo …”
Giulia bloccò il suo tentativo di scuse con una mano ed uno sguardo tagliente.
“Invece era proprio quello che intendevi” spostò lo sguardo su Tina e la sua voce si trasformò assumendo una cadenza più docile “Ma posso capire la tua preoccupazione. E’ difficile resisterle”
A quel punto, l’avvocato mise su un sorrisetto malandrino, anche per cercare di nascondere quali fossero i suoi veri sentimenti, e si rivolse nuovamente ad Alessandro.
“Tuttavia, non vado in giro a molestare fanciulle, preferisco fare l’amore con persone consenzienti. Quindi, non le salterò addosso … a meno che non sia lei a chiederlo” terminò in tono provocatorio.
Tina puntò i piedi sul pavimento e trascinò rumorosamente la sedia all’indietro, spostandosi dal tavolo e schizzando in piedi.
“Ok. Basta con questi discorsi. Tu” puntò il dito contro Giulia “Puoi mangiare qui, dormire qui, ti ci puoi anche trasferire se vuoi. Nessuno di noi ha problemi. Tu” si voltò verso Alessandro afferrandolo per un gomito e tirandolo per farlo alzare in piedi “Vieni a darmi una mano a cucinare”
Alessandro la seguì docilmente, voltandosi di tanto in tanto indietro a guardare Giulia. Quest’ultima gli restituì uno sguardo divertito e gli fece l’occhiolino.
“Che tipo” commentò Alessandro quando fu abbastanza lontano perché lei non sentisse “Sai, credo che abbia una cotta per te”
Tina si sforzò di mantenere un’espressione neutra, alzò gli occhi al cielo e sbuffò scetticamente.
Mentre i due amici si occupavano della cena, Giulia fu amabilmente intrattenuta da Emanuele, che aveva fatto la sua comparsa in cucina poco dopo la fine di quel curioso scambio di battute tra i tre. Emanuele aveva lanciato uno sguardo alle figure di Alessandro e Tina voltati di spalle accanto ai fornelli, poi aveva visto Giulia seduta al tavolo poco distante concentrata a scrivere qualcosa sul proprio palmare e l’aveva raggiunta. Dopo qualche minuto anche Tina ed Alessandro si accorsero della presenza dell’amico, lo sentivano chiacchierare e scherzare tranquillamente con l’avvocato. Tina lanciò uno sguardo interrogativo a Giulia che rispose con un’alzata di spalle. Alessandro posò una mano sul braccio di Tina e la invitò a voltarsi nuovamente, per occuparsi della cena senza far più caso ad Emanuele, che stava chiaramente tentando di innervosirla, ignorandola in quel modo.
Più tardi, a cena, Emanuele continuò la sua muta protesta contro Tina andando a sedere ancora al tavolo con i ragazzi accanto a Federica. La ragazza ci rimase male ma cercò di non darlo a vedere. Giulia si accorse del suo sguardo basso e, in un momento in cui tutti gli altri erano distratti, si abbassò accanto al suo orecchio per sussurrarle cosa avesse. Tina si limitò a voltarsi verso di lei, guardandola negli occhi per poi mormorare un “Niente” davvero poco convincente. Giulia non se la bevve, ma decise di non indagare oltre per non costringerla ad affrontare un discorso probabilmente spinoso lì a tavola davanti a tutti, però volle farle capire che le era vicino, poggiandole discretamente una mano sulla gamba al di sotto del tavolo. Tina sorrise non appena percepì il suo tocco e continuò a mangiare tranquillamente.
Dopo cena Tina e Giulia restarono a chiacchierare con Alessandro e qualcun altro dei ragazzi. Era da poco passata la mezzanotte quando le due ragazze si alzarono, augurando la buona notte a tutti, e ritirandosi nella loro stanza.
“Ti ho preparato le lenzuola, una tuta ed un paio di coperte” diceva Tina, entrando nella celletta fredda “Sono lì sul letto. Vuoi che ti aiuti a prepararlo?”
Giulia la seguì all’interno, rabbrividendo appena, e spostò lo sguardo nell’angolo dove c’era il letto su cui aveva già dormito una volta.
“No, non ti preoccupare” in silenzio cominciò a preparare il letto stendendo le lenzuola e la coperta.
Intanto Tina si stava cambiando per la notte. Tolse tranquillamente i vestiti ed infilò il pigiama, dopo di ché si sdraiò sotto le coperte con un sospiro di beatitudine.
“Fa più freddo del solito stasera” mormorò a mezza voce, stringendosi nelle coperte e lasciando visibile solo la testa dal naso all’insù.
Giulia si voltò verso di lei, dopo aver finito di sistemare il letto, e non riuscì a trattenere una risatina.
“Sembri una mummia” la prese in giro cominciando a spogliarsi anche lei.
“E’ per restare in tema. Sono o non sono un’archeologa?!” si difese Tina, assumendo un’artificiosa aria seria.
Giulia le rispose solo con uno sguardo scettico, sorridendo divertita. Finì di infilare la tuta dopo di ché andò a mettere in corrente la piccola luce da notte che stava sulla scrivania e spense la luce. Si mise a letto con un fruscio di coperte e sbadigliò sonoramente.
“Buona notte”
“Buona notte” rispose Tina con la voce soffocata dalle coperte.
Dopo una decina di minuti, Giulia non riusciva ad addormentarsi, nonostante avesse sonno, perché Tina continuava a rigirarsi nel letto facendolo cigolare fastidiosamente.
L’avvocato spalancò gli occhi nella semioscurità della stanzetta, si rigirò tra le coperte fino ad avere il viso poggiato sul cuscino nella direzione del letto di Tina. Impiegò qualche istante per mettere a fuoco la sua figura, era sdraiata a pancia in su con le braccia incrociate dietro la testa. Passò qualche altro secondo e Giulia la vide rigirarsi ancora, sdraiandosi sul fianco destro dandole le spalle.
A quel punto l’avvocato scostò le coperte e si alzò. Si avvicinò lentamente al letto di Tina, alzò le coperte e scivolò dentro accanto a lei.
“Giulia” il suo corpo si fece rigido, non si voltò e rimase semplicemente in attesa.
Giulia si sistemò meglio accostandosi a lei, toccandole la schiena con il proprio petto. Si teneva la testa con la mano destra, abbassata poco sopra l’orecchio di Tina, tanto che l’archeologa poteva sentire il suo fiato sfiorarle la pelle.
“Che stai facendo?” domandò Tina, alzando un po’ di più la coperta sulle proprie spalle.
“Ho paura del buio” rispose l’altra con tono provocatorio.
“Ma non è buio, c’è la lucina”
“Allora, soffro il freddo”
“Ti ho dato due coperte”
“Allora è quest’Abbazia che mi incute timore, con le sua alte mura di pietra e le ombre che si nascondono dietro le porte!” pronunciò Giulia con tono esasperato, ma una sfumatura divertita nella voce.
Sul viso di Tina si aprì un sorriso, il suo corpo si rilassò appena, le spalle divennero meno rigide e la schiena finì per aderire ancora di più al corpo di Giulia, che la sovrastava da dietro.
“Hai detto che non mi saresti saltata addosso” ribatté ironica.
“Infatti, non voglio saltarti addosso” assicurò l’avvocato abbassandosi a posarle un rapido bacio dietro l’orecchio “Voglio solo dormire. Accanto a te”
Passò qualche secondo nel più completo silenzio, poi Tina si mosse lentamente ma con decisione, voltò di poco il viso quel tanto che bastava perché la propria bocca si trovasse a sfiorare quella di Giulia.
“Buona notte” disse piano, prima di allungarsi verso di lei e posarle un morbido bacio sulle labbra.
Giulia chiuse gli occhi ed allungò la mano sinistra sotto il suo mento per trattenerla più a lungo e prolungare il contatto.
Quando si separarono, Tina tornò nella posizione di prima e Giulia scivolò dietro di lei lungo il suo corpo arrivando a posare la testa accanto alla sua. Portò la mano sinistra sotto le coperte e l’allacciò al suo fianco.
Tina percepì la sua presa e le tirò il braccio ancora più avanti, facendo in modo che la circondasse posando la mano aperta sul proprio stomaco, poi mosse le gambe all’indietro cercando quelle dell’altra e le intrecciò alle sue.
La mattina successiva Giulia si stiracchiò rumorosamente ancora prima di aprire gli occhi. Distendendosi sul letto, impiegò poco prima meravigliarsi di non trovare alcuno ostacolo. Aprì finalmente gli occhi e le fu facile abituarsi al giorno, giacché la stanzetta era lasciata in penombra dalle imposte semichiuse. Si voltò alla sua destra ed ebbe la conferma di quanto aveva già supposto. Il letto era vuoto, così come la stanza.
Si alzò sbadigliando, infilò una felpa al di sopra della maglia ed uscì nel corridoio. La luce l’accecò un istante, il sole era già molto alto, doveva essere mattina inoltrata. Barcollò fino alla cucina ed entrò. Scorse subito la figura di Tina, seduta a tavola intenta a fare colazione.
“Perché non mi hai svegliata?” articolò con la voce leggermente arrochita dal sonno, quando le fu affianco “Avrei voluto darti il buongiorno a modo mio”
Tina alzò lo sguardo verso di lei, aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi la sua attenzione si focalizzò su qualcosa alle spalle di Giulia e si zittì, improvvisando un paio di impacciati colpi di tosse e facendole segno di voltarsi.
“Buongiorno ragazze!” squillò proprio in quell’istante la voce di Alessandro “Dormito bene?”
Giulia voltò solo la testa, quel tanto che bastava per vedere la figura del ragazzo avvicinarsi a loro sorridente, mentre indossava un maglione al di sopra di una t-shirt. Lei mugugnò infastidita in risposta e si lasciò cadere su una sedia accanto a Tina con sguardo apatico.
Alessandro sedette di fronte a loro cominciando a prepararsi da mangiare.
“Qualcosa non va, Giulia?” domandò distrattamente mentre imburrava una fetta di pane.
Tina la osservò di sottecchi, era abbastanza corrucciata, non le piacque quello sguardo e decise di intervenire.
“Stanotte è tornato il topo nella controsoffittatura” spiegò, dopo aver bevuto l’ultimo sorso del suo caffè-latte “Ha fatto casino per mezza nottata. Non abbiamo dormito granché”
Alessandro alzò un attimo lo sguardo sull’amica, poi annuì convinto e cominciò a mangiare tranquillamente.
“Vado a darmi una ripulita, poi torno in città” annunciò asciutta Giulia, mentre si alzava rumorosamente.
“Non fai colazione?” domandò Tina con un accento premuroso nella voce.
“No, non ho molta fame” detto questo, Giulia sparì velocemente dalla cucina.
Alessandro la seguì curiosamente con lo sguardo finché poté, poi si versò del caffè e spostò la propria attenzione su Tina.
“Da domani pensavo di far terminare il lavoro sul cantiere un’ora dopo” le disse con l’aria seria che assumeva quando parlava di lavoro.
“Ormai fa notte molto presto, lo sai. Sicuro che si possa fare?” gli fece notare Tina.
Alessandro bevve un sorso di caffè e si poggiò con la schiena alla sedia con aria rilassata.
“C’è luce fino alle sei di sera. E comunque mi assicurerò che si vada via prima che faccia buio. Sono le ultime settimane di scavo, dobbiamo sfruttare le nostre risorse il più possibile”
Tina si limitò ad annuire, convinta dalle sue motivazioni. Continuarono a chiacchierare tranquillamente e fu così che Giulia li trovò quando rientrò in cucina.
Era vestita, indossava la giacca e pareva pronta a lasciare l’Abbazia. Si avvicinò ai due amici, attirando su di sé la loro attenzione.
“Grazie per l’ospitalità, ragazzi” disse spostando lo sguardo tra i due.
“Figurati, è stato un piacere. E torna quando vuoi” le sorrise Alessandro.
“Sì, è vero” si limitò ad aggiungere Tina.
Giulia la sfiorò ancora per qualche attimo con i suoi occhi verdi, stretti in due fessure, quasi come a voler nascondere i sentimenti che vi si agitavano all’interno. Abbozzò un sorriso storto, più a beneficio di Alessandro e della sua placida ignoranza della situazione che c’era tra le due, che per vera voglia di sorridere, poi si voltò ed uscì.
Tina tenne gli occhi incollati alle sue spalle finché poté vederla, poi restò semplicemente a fissare lo stipite della porta dalla quale lei era uscita. Alessandro le stava dicendo qualcosa e, quando se ne accorse, fu costretta a voltarsi nuovamente verso l’amico e fingere di prestargli attenzione. Passò un minuto, al massimo due, poi Tina schizzò in piedi trascinando la sedia sul pavimento.
“Ho dimenticato di dirle una cosa importante” farfugliò a mo’ di scuse verso Alessandro, prima di correre fuori dalla cucina.
Alessandro la guardò stordito andar via, ma non disse nulla.
Tina uscì dal portone dell’Abbazia scontrandosi con un signore alto e distinto, probabilmente uno dei tanti turisti, che visitava la vecchia chiesa durante il fine settimana. Mormorò qualche scusa e riprese a correre verso il giardino sul retro. Appena voltò l’angolo vide Giulia, poggiava i fianchi al muso della propria auto ed aveva le braccia incrociate al petto. Guardava nella sua direzione e, non appena la vide sbucare dal nulla, le sorrise. Tina rallentò e le si avvicinò con circospezione.
“Credevo fossi già andata via. Che ci fai qui?” le chiese, ormai a pochi passi da lei.
“Ti aspettavo”
“Come sapevi che sarei venuta?”
Giulia alzò un attimo gli occhi al cielo pensierosa, poi scosse le spalle e si spostò dalla macchina avvicinandosi a lei.
“Ok, non lo sapevo. Ma ci speravo” ammise candidamente.
Tina sorrise, poi l’afferrò per un polso e cominciò a camminare velocemente scansando turisti e trascinando Giulia con sé. Quest’ultima si lasciò docilmente condurre, incuriosita.
Tina la guidò attraverso una serie di porticati, fino ad una sala remota dell’Abbazia, lontano dai turisti chiassosi e dagli occhi indiscreti dei suoi colleghi. Quando fu sicura che fossero sole, afferrò Giulia per i fianchi e la spinse contro una parete, imprigionandola con il proprio corpo.
Giulia le restituì uno sguardo sorpreso, ma non si ribellò, anzi intrecciò tranquillamente le braccia dietro il suo collo.
“Stamattina hai detto che volevi darmi il buongiorno a modo tuo” ricordò Tina avvicinando il viso a quello dell’avvocato e facendo sfiorare i loro nasi.
“Chiedilo gentilmente” la provocò l’altra.
“Non credo che lo farò” Tina vinse abilmente quel gioco di resistenza, prendendosi ciò che voleva senza chiedere.
Più il bacio cresceva, più le mani di Giulia divenivano impazienti tra i capelli di Tina. All’improvviso l’avvocato ribaltò le posizioni, chiudendo l’altra tra il proprio corpo ed il muro. Senza interrompere il bacio, fece aderire i loro corpi e, mentre con la mano sinistra la teneva per il mento per non farla allontanare, con la destra scendeva accarezzandola dalla spalla fino alla vita.
Tina le passò le braccia dietro la schiena e le fece scendere, leggermente incerte, fino al sedere dove fece pressione affinché il corpo di Giulia si schiacciasse ancora di più contro il proprio.
Giulia interruppe il bacio per un secondo e lasciò andare un respiro più pesante degli altri, poi si gettò nuovamente sulle labbra di Tina, mentre la sua mano destra riprendeva a scendere. Le sfiorò la coscia, poi l’afferrò dietro la piega del ginocchio e la tirò su facendola aderire al proprio fianco e contemporaneamente insinuando una propria gamba tra quelle dell’archeologa.
Tina scostò appena il viso da quello di Giulia per riprendere fiato. Intanto l’altra continuò a tentarla con una serie di baci sul collo.
Quando qualche minuto dopo Giulia riemerse dalla sua clavicola, si guardarono negli occhi con le labbra ancora dischiuse respirando pesantemente.
“Fai in modo che Alessandro tenga le sue mani lontano da te” l’ammonì Giulia poggiando la fronte contro la sua.
Tina sorrise e le stampò un altro bacio sulle labbra. Giulia colse al volo l’occasione e sporse il viso verso di lei inseguendola, mentre si allontanava, per acciuffare nuovamente le sue labbra e darle qualche altro veloce bacio. Poi le lasciò andare la gamba, permettendole di poggiare di nuovo entrambi i piedi per terra, e si scostò leggermente dal suo corpo.
Tina le prese una mano mentre lei indietreggiava, sempre guardandola negli occhi e sorridendo, e la tenne finché non fu troppo distante per farlo.
Giulia uscì dalla sala senza più voltarsi indietro. Tina, invece, rimase poggiata alla parete ancora qualche minuto ripensando a quello che era appena successo e passandosi distrattamente le dita sulle labbra. Dopo un po’ decise di rientrare, sorridendo con aria assorta ad ogni turista che incontrò sulla sua strada.



 

  
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