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Autore: SkyDream    21/11/2020    3 recensioni
[Ship! BokuAka] [Brotp! KurooxBokuto] [9 Chap]
Akaashi, il secondo lunedì di Aprile, si ritrova a dover cominciare il suo ultimo anno di liceo senza Bokuto, ormai diplomato.
Tranciare di netto un legame come il loro è come mandare un vetro in frantumi, può essere doloroso e irrimediabile.
Soprattutto quando, presentatasi l'occasione, un ragazzo del secondo anno trova il coraggio di fare un passo avanti.
Un passo avanti verso quegli occhi affetti da una leggera eterocromia che conferiscono, ad Akaashi, un fascino particolare.
-
Dal testo: Bokuto, dopo due anni, poteva contare sulla punta delle dita le volte in cui aveva guardato Keiji negli occhi.
Ed erano poi state tutte notti insonni.
Non gli aveva mai detto di quella gioia esplosiva che gli montava dentro quando lo vedeva, di come si sentisse finalmente capito, non giudicato, libero di potersi esprimere in qualunque modo.
-
«Okay, Bro. Abbiamo decisamente un problema, e quel problema ha gli occhi fin troppo verdi per lasciartelo rubare da qualcuno. Non credi?».
Le parole ebbero l’effetto sperato e Bokuto parve finalmente allontanarsi dalla federa del cuscino, aveva ancora le guance segnate dal sonno.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Nuovo personaggio, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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∽Heterochromia∽
[BokuAka] [Chapter 1/9]
 
Chapter 1: Vetri in frantumi
 
Qualcosa si era spezzato.
Non era invecchiato, come una corda, logorandosi. No.
Si era spezzato, era andato in frantumi come un vetro che scoppia dopo il colpo di un proiettile.
Semplicemente il giorno prima era integro, quello dopo no. E lui si era sentito esattamente come quel vetro: Il giorno prima c’era, quello dopo non c’era più.
Si era alzato, aveva fatto una doccia veloce e si era messo la solita divisa ben stirata.
Aveva fatto colazione correttamente seduto, con la schiena dritta e gli occhi distratti di sua madre che lavorava al laptop già di prima mattina, con le lunghe unghia laccate che scorrevano veloci tra i tasti.
«Keiji, quando torni ricorda di prenotare la cena, stasera sarò in meeting fino a tardi. Sai per caso quando torna tuo padre?».
«Mercoledì, mamma. Il taxi lo porterà fino a casa, mi ha telefonato ieri».
«Bene. Giovedì sera abbiamo una cena con il capo della sezione finanziamenti, porta la giacca in sartoria domani e fattela ritoccare sulle spalle, sei cresciuto molto negli ultimi mesi.» La madre si alzò dal tavolo, i capelli così tirati indietro da non oscillare nemmeno mentre riponeva il computer in borsa e infilava i tacchi.
«Me ne ricorderò».
 
Akaashi infilò le mani nella giacca della divisa e scese gli ultimi scalini di casa sua. L’aria fresca, ancora non propriamente primaverile, gli colpì il viso ossigenandolo.
Il profumo di fiori era ben percepibile e l’odore di terra bagnata gli riportava alla mente dei bellissimi ricordi.
Vi era stato un tempo, molti anni prima, in cui giocava al parco e aveva degli amici.
Poi era cresciuto, un po’ troppo rigido sotto le costanti pressioni dei suoi genitori, così dannatamente presenti nella sua vita e mai, mai, presenti ad una sola delle sue recite scolastiche.
Mai un bacio sulla guancia dopo colazione, prima di uscire.
Non ricordava più la sensazione di avere un bacio sul viso, l’ultimo lo aveva avuto da sua nonna molti anni prima, quando ancora era in vita e si preoccupava per lui.
Gli carezzava i capelli lunghi e scuri, si premurava che non gli mancasse mai nulla.
E Akaashi non poteva esimersi dal sospirare e pensare che, per ironia della sorte, a mancargli era proprio lei.
Aveva tenuto con se quel piccolo foro al centro del petto per tanti anni. Alle medie aveva cominciato a giocare a pallavolo nella costante speranza di sentirsi meno solo in mezzo a quei rumorosi ragazzini. Oltretutto, era ancora piccolo per ammetterlo, gli faceva piacere non stare troppo tempo a casa con i suoi.
Akaashi però aveva avuto tanti problemi con i suoi coetanei.
Non si intendeva molto di carte da gioco, né di supereroi o degli ultimi videogiochi usciti. No, non era proprio il suo mondo.
Lui leggeva una montagna di libri, a volte qualche fumetto e poi - nascosti bene sotto il letto come fossero illegali e peccaminosi - i suoi libri di poesie.
Sperava sempre che qualche suo compagno di scuola salisse a casa da lui, per giocare insieme o per studiare. Non voleva però correre il rischio che qualcuno scoprisse i suoi libri in rime.
Sarebbe diventato lo zimbello della scuola e avrebbe dovuto ritirarsi anche dal club di pallavolo.
O almeno era stato così fino alle superiori.
Lì era successo “Il Bokuto”. Era stato un uragano, un fiume in piena, un terremoto.
Tutto insieme.
Bokuto lo aveva travolto nella sua vita e lo aveva guardato con occhi pieni di aspettative e di affetto. Akaashi la prima volta era rimasto in apnea.
 
Era entrato in palestra con la borsa in spalla e il foglio di presentazione in mano.
«Buongiorno, Yamiji-sensei. Mi chiamo Akaashi Keiji, sono qui per entrare nel club di pallavolo.» Aveva alzato il volto e, accanto all’allenatore, vi era un ragazzo dai capelli inusuali, sparati tutti verso l’alto come se avesse appena preso la scossa.
Lo stava fissando con le labbra appena schiuse e i grandi occhi gialli erano spalancati, quasi potessero inghiottirlo solo guardandolo.
Akaashi aveva aggrottato le sopracciglia e aveva fatto un passo indietro, in evidente disagio.
Bokuto - avrebbe scoperto poco dopo essere il suo nome - sembrava poi essersi riattivato e aveva cominciato ad alzare le muscolose braccia a ritmo di un “Ehi, ehi, ehi!” detto con decisamente troppa enfasi.
«Ehi?» Aveva sussurrato Akaashi, quasi tentato di scappare via e unirsi al club di cucina.
«Bokuto-san! Non spaventare le nostre matricole. Chi guiderà la Fukuro quando te ne andrai se continui a far scappare tutti?» Aveva sottolineato qualcuno con le braccia conserte mentre lo fissava risentito.
«L’ho solo accolto calorosamente!».
«Questo non è accogliere calorosamente qualcuno!».
«Oh, finitela voi due di litigare e presentatevi una buona volta!» Aveva ordinato il sensei dividendoli e sospirando pesantemente.
Akaashi non si era scomposto ma, dovette ammetterlo, aveva avuto l’impressione che Bokuto evitasse di guardarlo negli occhi.
Il giorno dopo era tornato in palestra, poi quello dopo ancora.
 
Bokuto era un tipo interessante, studiarlo lo era ancor di più, com’era un’impresa stargli dietro.
E così erano diventati ottimi amici. Lui parlava sempre, gli raccontava davvero tutto e Akaashi ascoltava, quasi potesse scriversi dentro tutte quelle parole.
Quasi potesse tenere sempre un po’ di Bokuto dentro di sé.
E quanto stava diventando piccola e silenziosa casa sua, ogni giorno di più, quando tornava da scuola e ripiombava tra il ticchettio del laptop della madre e gli sguardi indagatori del padre.
Le sue pagelle sempre stese e ordinate sul tavolo dello studio.
I pavimenti sempre lucidi e profumati, la cucina immacolata, mai utilizzata in tutta la loro vita.
Akaashi sapeva cucinare, aveva imparato a casa di sua nonna, ma non aveva mai osato mostrarlo in casa sua.
Semplicemente non serviva farlo. Così come non serviva raccontare ai suoi del meraviglioso mondo che era la Fukuro.
Gli piaceva essere il setter di quello strampalato e degli altri suoi compagni di squadra.
Fuori dalle mura di casa sua era finalmente felice.
O meglio, lo era stato per due interi anni.
Quella mattina un vetro dentro di lui si era rotto in mille pezzettini.
Akaashi era sceso dagli scalini di casa sua e non c’era Bokuto ad aspettarlo.
Era la seconda settimana di Aprile e, soprattutto, era il primo giorno del suo terzo anno di liceo.
L’ultimo.
Il primo senza Koutaro Bokuto ad accompagnarlo.
I viali erano sempre gli stessi, così come il rumore delle poche automobili che attraversavano le strade. Il fischio del treno, puntuale come sempre, segnò le sette in punto.
Avrebbe avuto tutto il tempo di allenarsi prima dell’inizio delle lezioni, scaldare i muscoli lo avrebbe aiutato a non pensare troppo a quella vita che si era attorcigliata in modo strano attorno al suo collo. Come un cappio.
Tirò un calcio ad un piccolo sassolino, spedendolo dal lato opposto del marciapiede.
«Cavolo!» Esclamò mordendosi un labbro.
Erano giorni che Bokuto si faceva sentire appena, giusto qualche messaggio per avvisarlo che fosse vivo. Niente di più.
Aveva cominciato l’Università già una settimana prima, così come gli allenamenti con i Black Jackals. Era impegnato, lo sapeva.
Cosa poteva pretendere? Akaashi non era mica speciale.
“Sono solo uno dei suoi tanti amici, esattamente come gli altri. Certo, se fossi stato Kuroo avrei ricevuto almeno il messaggio della buonanotte la sera!” Pensò continuando a districarsi in quella fresca mattina di Aprile.
Era difficile da digerire, ma gli mancava tremendamente già dopo un paio di giorni.
Come sarebbe sopravvissuto interi mesi?
Anzi, chissà, magari non avrebbe mai più riavuto quel rapporto con lui.
Avrebbero, inevitabilmente, preso strade diverse e lui non aveva proprio intenzione di continuare con la pallavolo dopo il liceo.
Preferiva restarsene a casa a leggere, nel poco tempo libero che gli avrebbe concesso l’università. Anzi, magari si sarebbe messo a scrivere, giusto per raccontare quelle storie che si era proibito di rivivere ancora.
Piuttosto che affezionarsi ancora ad uno come Bokuto, avrebbe preferito tagliarsi un arto.
Se lo era promesso, da quel giorno solo e soltanto relazioni superficiali. Non poteva permettersi di essere nuovamente felice se il prezzo era quello di ripiombare nell’oscurità appena qualcuno si allontanava.
Akaashi spinse il cancello della scuola ed entrò. Era ancora da solo, in uno spazio dannatamente silenzioso.
La Fukuro non sarebbe mai stata come prima.


 
La tua vita però stava per prendere una svolta inaspettata.
Proprio come nei libri che adori leggere, Keiji.
Perché i colpi di scena esistono anche nella realtà.


Note dell'autrice: Benvenuti in questa long di ben nove capitoli! 
Il banner è costituito da immagini che ho preso su internet, non sono mie e ogni diritto và al proprio autore.
Ringrazio Mahlerlucia e la sua pagina "The protagonists of the world - BokuAka Italian Fanpage" per avermi aiutata nella ricerca di alcune immagini su Twitter ^_^
Spero che questo e gli altri capitoli siano di vostro gradimento!
Prossimo appuntamento tra 5 giorni o una settimana :|
Non so ancora perchè non mi piace dilungarmi troppo nella pubblicazione, visto che ho i capitoli già pronti.

Vi farò una sorpresa!
- Eli


 
   
 
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