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Autore: EleWar    22/11/2020    15 recensioni
Kaori sta partendo senza Ryo, per una vacanza con Reika e Miki ma........ c'è sempre un ma. Perché le cose non sono mai come sembrano, e se c'è di mezzo un famoso ladro, tutto si complica.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Miki, Reika Nogami, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Eccomi! Volevo postare una shot ma ho avuto dei problemi logistici, e alla fine eccomi col cap 11 in anticipo di poche ore rispetto alle altre volte ^_^ Dico sempre che vorrei postare più spesso ma proprio non ci riesco :-/ A proposito…. INFINITAMENTE GRAZIE per le meravigliose rec che mi lasciate, mi commuovete, e mi dispiace un casino non potervi rispondere in tempo reale, ma siete magnificamente in tante, e non ho modo di fare altrimenti. VI ADORO cmq, come tutti quelli che leggono e basta, che passano e vanno. Ma via, non badate a queste poche righe e gustatevi la storia.
Eleonora




Cap. 11 Giochiamo a guardie e ladri?
 
In men che non si dica Kaori era già uscita dal centro benessere; si era rivestita alla velocità della luce e si rallegrò con sé stessa di dover indossare quei comodi vestiti, facili da mettere… e da togliere, se era per questo.
Ryo l’aspettava fremente fuori dalla porta, e lei non fece in tempo ad uscire che subito la prese fra le braccia e la baciò appassionatamente, incurante di tutto e di tutti: era stanco di dover nascondere il fatto che stessero insieme.
Strano per uno che aveva celato i suoi sentimenti tutta la vita, soprattutto quelli che provava per la sua socia, ma era arrivato ad un punto tale che non poteva più farne a meno.
Stava così bene con lei, sia quando lavoravano, quando scherzavano e passavano il loro tempo libero insieme, addirittura anche quando litigavano e magari lei finiva per prenderlo a martellate…
Lui sì, stava bene.
E adesso che avevano dato una svolta al loro rapporto, e l’intesa sul piano fisico era quanto mai alle stelle, per lui era impensabile rinunciarvi.
È vero, era sempre stato un uomo passionale e sensuale, che aveva fatto dell’amore, o meglio del sesso, la sua ragione di vita, ma con Kaori era diverso, non era solo quello; anelava ad avere un’unione totale con lei, anima e corpo, e sentiva prepotente il bisogno di averla accanto in ogni momento.
Non si aspettava che proprio a bordo di quella nave si compisse il loro amore, che sbocciasse così, quasi all’improvviso, ma di colpo si era ritrovato su un altro meraviglioso pianeta, e ogni punto di vista era stato ribaltato.
Che poi fosse proprio lei che in un certo senso frenasse, fin dall’inizio, per non far decollare la cosa, tra l’altro con scarsissimi risultati, anche quello aveva dell’incredibile, perché lui si era continuamente negato a lei, e Kaori, al contrario, aveva sempre desiderato aprirsi a lui e poterlo amare, riamata, alla luce del sole.
 
Quando si separarono ansanti da quel lungo bacio, giusto per riprendere quel minimo di fiato tanto da non dover svenire, si guardarono negli occhi, come a volersi fondere uno nell’altro; il desiderio era palpabile, ma anche l’amore e la felicità di poter stare insieme.
Lo sguardo di Ryo, però, si fece quasi implorante: temeva che lei gli dicesse di voler ritornare in qualche ambiente comune, per dare la caccia a quel maledetto ladro che stava rovinando tutto, benché fosse consapevole che quelli erano i patti, e lui aveva promesso di non intralciarla; ma quando lei invece disse:
 
“Non qui…” lui credette di sognare, e ripresosi dalla piacevole sorpresa l’afferrò per un braccio e iniziò a correre come un ossesso, trascinandola con sé.
 
Lei rideva emozionata e divertita, e stentava a stargli dietro; lui era al colmo dell’eccitazione, la sua faccia aveva assunto un’espressione da satiro che lei conosceva molto bene, anche se, quando si voltava a guardarla, poteva leggergli una gioia autentica sul volto, un’aspettativa quasi fanciullesca che le riempivano il cuore di felicità.
Kaori aveva capito cosa stesse provando il suo socio, perché non era solo il solito allupato che aveva trovato qualcuna compiacente da portarsi a letto, ma un uomo innamorato che voleva stare con la sua ragazza.
Questo pensiero le diede una sferzata di piacere e soddisfazione, e si disse che sì, al diavolo la copertura, che li vedessero, insieme, correre felici come due bambini, che tanto se avessero voluto, il ladro lo avrebbero preso comunque; ora era arrivato il loro momento.
 
Ridacchiando, correndo, e sprizzando gioia da tutti i pori, più volte sperarono di trovare nuovamente un ascensore vuoto, ma furono sempre costretti a frenare i bollenti spiriti, perché d’accordo uscire allo scoperto, ma passare ai cosiddetti atti osceni in luogo pubblico, era davvero questione di un attimo.
In ogni caso le volte in cui si fermavano ansanti e si buttavano l’uno nelle braccia dell’altra, riuscivano sempre a fermarsi in tempo, anche perché Kaori, la coscienza dei due, era quella che con un:
 
“Non qui…” metteva un freno alle smanie di entrambi.
 
Finalmente erano giunti davanti alla porta della loro cabina, e Ryo non diede a Kaori nemmeno il tempo di tirare fuori la chiave magnetica, che l’aveva già spinta sulla parete foderata di elegante carta da parati, e l’aveva trascinata in un bacio così ardente e profondo, che per un attimo dimenticarono di non essere ancora entrati.
 
Ma poi Ryo si bloccò di colpo, i sensi allerta: in un attimo non era più l’amante appassionato dalle labbra di fuoco, ma lo sweeper numero 1 del Giappone, e senza troppo stupirsi di questo cambiamento repentino, anche Kaori recuperò tutta la sua professionalità e si mise in posizione.
L’uomo estrasse la sua Phyton, guardia alzata, e appiattito alla parete, si mise in ascolto: c’era qualcosa di strano nell’aria… c’era qualcuno nella loro stanza, un estraneo.
I due si guardarono, e come sempre si capirono solo fissandosi negli occhi; Kaori annuì e infilò lentamente la tessera nel lettore ottico, ruotò il pomello della porta, poi velocemente si fece da parte, così da permettere a Ryo di sferrare un calcio all’uscio spalancandolo verso l’interno.
Un urlo di donna lacerò il silenzio, acuto, terrorizzato, da far rizzare i capelli.
 
La donna delle pulizie, vedendosi piombare addosso come una furia quell’uomo armato, aveva gridato spaventata a morte.
Era abituata alle stranezze dei clienti, e più erano ricchi e peggio era, ma non le era mai capito di essere aggredita da uno sconosciuto che impugnasse una pistola.
E tanto era stato lo spavento, che aveva fatto volare i cambi della biancheria, appena presi dal carrello di servizio, in un turbinio di asciugamani e salviette.
Il cuore le stava scoppiando e si sentiva prossima allo svenimento, ma quando vide che dietro all’uomo era spuntata la testolina rossa di una donna, non seppe cosa augurarsi.
 
Kaori, allarmata da quell’urlo, si era subito sporta dentro la cabina, e non appena vista la scena, in un attimo aveva capito tutto; per cui non perse tempo e, dando una leggera spinta al socio per poter entrare anche lei, proruppe con:
 
“Preso!” e fece l’atto di allacciargli stretti i fianchi da dietro, come a imprigionarlo.
 
Ryo si stupì del comportamento della socia, ma tale era la fiducia in lei che non reagì.
Lei allora si rivolse così alla donna terrorizzata e semi infartuata:
 
“Ci scusi sa, ma stavamo giocando a guardie e ladri, e finalmente sono riuscita a beccarlo!” spiegò allegra e disinvolta.
 
La donna guardò Kaori incredula, poi spostò il suo sguardo alla pistola dello sweeper e infine al suo viso; in realtà quel muso duro che le si era parato davanti, non sembrava proprio quello di chi sta giocando ad un qualsiasi gioco; nemmeno al casinò aveva mai visto una faccia così impassibile e implacabile, neanche quando quei riccastri si bruciavano intere fortune al tavolo verde, mentre lei, al contrario, arrotondava la paga facendo la cameriera di sala e coprendo il turno della notte.
 
Per fortuna Ryo capì al volo la strategia della compagna, e assecondandola ritrasse la pistola, ridacchiando e grattandosi la testa.
 
“Mi-mi scusi” disse a quel punto Ryo fra le risate “Stavamo scherzando sa?” cercò di rassicurarla, ma la tipa continuava a fissarli, alternando lo sguardo da uno all’altra, con fare scettico.
 
Anche Kaori si era unita alle finte risate del compagno, e avanzando verso la donna, che al contrario arretrava ancora intimorita, si mise a raccogliere ciò che aveva fatto cadere, riponendolo sul carrellino; voleva conquistare la sua fiducia e in breve ci riuscì.
 
Ryo, ammirato dalla sagacia della socia, nonché dal suo savoir-faire, per l’ennesima volta pensò che gran parte della forza di City Hunter era da imputare alla sua fantastica compagna, che sapeva sempre come fare.
 
Stavolta sorrise sinceramente, e provò il forte impulso di andare lì da lei e scompigliarle la morbida zazzera sbarazzina, e magari schioccarle un bel bacio sulla guancia.
E si stupì enormemente di questo strano desiderio, che niente aveva a che vedere con quello che fino a poco prima lo stava consumando dal di dentro; quella donna, quella donna… aveva uno strano potere su di lui, potere a cui si sottometteva con infinita gioia e riconoscenza.
Era anche questo amore? Si chiese.
 
Nel frattempo l’inserviente, recuperata un po’ di calma ed essendosi convinta dell’affidabilità dei due, si sentì improvvisamente stupida e a disagio: aveva fatto una magra figura ed ora avrebbe voluto fuggire da lì, da quei tipi innocui ma strani.
Però ancora una volta Kaori, con la sua innata empatia, risolse la situazione nel migliore dei modi perché, mettendole una mano sul braccio e sorridendole in maniera accattivante, semplicemente le disse:
 
“Voglia perdonarci…” e questo bastò a conquistarla.
 
La donna, ormai rinfrancata, raccolse le sue cose e, fatto un profondo inchino, se ne andò dignitosamente.
 
 
 
Appena rimasti soli, i due sweeper tirarono un profondo sospiro di sollievo; si diressero al divano e vi si lasciarono cadere pesantemente, esausti.
Avevano rischiato parecchio con quell’entrata rocambolesca, perché non erano assolutamente permesse le armi a bordo, e Ryo era pur sempre un clandestino che non doveva essere associato a Kaori in nessun modo.
E pensare che erano decisi a non nascondersi più!
Entrambi tacevano, ma i pensieri erano i medesimi.
Si guardarono sconsolati.
In ogni caso, e per il momento, il fuoco della passione si era spento e, anche con le migliori intenzioni, non era quello ciò che volevano ora.
 
Poi Kaori si ritirò su di scatto, come a ricordarsi qualcosa, e andò a prendere il suo beauty case: voleva controllare se i gioielli c’erano ancora.
Il capitano le aveva assicurato che tutto il personale era affidabile e onesto a tutta prova, ma la donna non aveva forse esagerato a spaventarsi così?
Frugò nel doppio fondo della custodia e trasalì:
 
“Ryo! Ryo! I gioielli sono spariti!” proruppe infine.
 
Subito fu raggiunta dal socio, che constatò la veridicità delle sue parole.
Si guardarono intorno istintivamente, come a sincerarsi che ci fosse tutto, ma ovvio mancavano solo i gioielli e i pochi contanti che la ragazza vi aveva lasciato.
Così si diresse in fretta verso un pretenzioso quadro, una marina dalla pesante cornice dorata, infilò una mano dietro e, trionfante, esclamò:
 
“Ah, ah! Camaleonte o chi per te, sarai scaltro quanto vuoi, ma questa non l’hai presa!” e ritraendo la mano mostrò orgogliosa al socio una carta di credito.
 
“Avanti! Dimmelo che sono in gamba???” chiese a Ryo orgogliosa e con aria di sfida; si aspettava che lui tergiversasse e invece la stupì affermando, con aria sicura:
 
“Hai ragione socia! Sei una donna magnifica ed io sono fortunato ad averti come partner di lavoro!”
 
Lei si confuse a quel complimento così inusuale: non aveva sentito troppo spesso Ryo riconoscere i suoi meriti o le sue doti; non la gratificava mai, né l’incoraggiava, e se faceva qualcosa di buono era giusto così, perché era la socia del grande Ryo Saeba, e quindi fondamentalmente non aveva fatto niente di particolare.
Essere la sua donna, ora, era un sogno che si era avverato, ma sentirsi accettata da lui come collega sweeper, era altrettanto una grande felicità.
 
Stava quasi per commuoversi quando lui aggiunse, ridacchiando come un ebete:
 
“Sei in gamba, anzi in gambissima, e per le tue gambe farei follie!”
 
Uno stuolo di libellule transitò sopra la testa della povera Kaori, che non riuscì ad emettere altro che un:
 
“Eh eh eh eh”, indecisa se ridere o piangere per quell’uscita idiota, del suo collega idiota.
 
Si riscosse però all’istante con gli occhi scintillanti; il compagno, stupito dal suo repentino cambiamento, la guardò interrogativamente e le chiese:
 
“Che ti è preso?”
 
“Che mi è preso? Che il Camaleonte ha rubato anche la mia spilla! Capisci?” chiese infine all’esterrefatto Ryo e, visto che sembrava non aver compreso il senso, spiegò:
 
“Mi ha preso anche la spilla con la ricetrasmittente dentro! Così potremo rintracciarlo e acciuffarlo, almeno finché non scenderà dalla nave!”
 
“Fantastico! Non ci avevo pensato! Bene, e ora cosa conti di fare?” chiese l’uomo, e di nuovo lei si meravigliò del suo atteggiamento: non era abituata nemmeno a questo, cioè al fatto che fosse Ryo a chiedere a lei come agire, come affrontare i problemi.
Ma stavolta aveva la soluzione a portata di mano, e pronta rispose:
 
“Semplice, mi basterà andare da Reika o da Miki ed attivare il localizzatore.”
 
“Allora direi che è meglio muoverci in fretta… sempre che tu mi voglia accanto…” le disse lui, guardandola  con occhi benevoli e vagamente speranzosi.
Lei gli sorrise:
 
“Ma certo che sì!”
 
Non aveva più bisogno di tenerlo a distanza per provare la sua bravura, la sua valentia, e lei non doveva più dimostrargli niente, perché il socio le aveva già fatto capire quanto si fidasse di lei, e quanto la tenesse in considerazione come sweeper.
E poi aveva voglia di stare con lui, lavorare ad un caso insieme… in fondo loro due erano City Hunter, e se da soli lavoravano bene, insieme lo facevano meglio.
 
“Chissà dove sono però, adesso, quelle due?” chiese quasi a sé stessa la ragazza.
 
Ma Ryo rispose:
 
“Direi che Reika a quest’ora potrebbe essere in camera sua…”
 
“Allora andiamo subito da lei, è anche quella che ha la cabina più vicina!” esclamò decisa la socia.
 
“Emmm… probabilmente però… non vuole essere disturbata” disse l’uomo, improvvisamente imbarazzato. Kaori lo guardò perplessa, per poi chiedere:
 
“E perché?”
 
Evidentemente lui sapeva qualcosa che lei ignorava.
 
“Perché… perché… prima di venire da te al centro benessere, mi sono trovato a passare davanti alla sua camera…” e fece una pausa per vedere la reazione della sua fidanzata; temeva che lei equivocasse o pensasse male, ma Kaori taceva imperturbabile, aspettando il seguito.
Lui si fece forza e concluse con:
 
“… dicevo… quando ho visto che stava facendo entrare un uomo, mi sono nascosto dietro un angolo… e quell’uomo l’ ha poi baciato appassionatamente, proprio lì sulla porta… insomma direi che l’atteggiamento era inequivocabile” e tacque.
 
Kaori era rimasta senza parole.
Allora Reika era arrivata a tanto per il bene del caso?
Temeva di conoscere l’identità dell’uomo, ma per coerenza chiese al socio:
 
“E sai anche chi era? Lo conosci?”
 
“Sì” rispose gravemente Ryo, per poi aggiungere: “Era il signor Iro Murasaki”
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Poco dopo erano nuovamente fuori dalla stanza, in cerca di Miki; tacevano, pensierosi.
Ad un certo punto Kaori disse, quasi fra sé e sé:
 
“E Miki? Chissà dove sarà adesso? L’ho lasciata da sola in piscina che sonnecchiava… Forse è andata a pranzo, vista l’ora.”
 
“Già, sarebbe il caso che mettessimo qualcosa sotto i denti anche noi, no?” sospirò Ryo, ma lei non gli diede udienza, e anzi proseguì, sempre sovrappensiero:
 
“Sarebbe strano trovarla in camera… magari potrei chiedere al Capitano Musashi di fare un annuncio nell’altoparlante dicendo, che ne so, che è attesa nella hall… è così disponibile e simpatico, quell’uomo!” concluse Kaori con un sorriso.
 
Quell’ultima affermazione però non passò inosservata a Ryo, che provò subito un senso d’inquietudine e gelosia; per questo chiese sospettosamente:
 
“E dimmi? Quand’è che ci avresti avuto a che fare?”
 
Certo immaginava che, in un certo senso, Kaori avesse avuto contatti formali con il personale di bordo e con il massimo rappresentante della nave, ma ignorava che i rapporti fossero diventati così intimi o amichevoli… e del tutto superflui, ragionò lui.
Kaori non diede segno di aver colto quel leggero tono di disagio nella voce del suo uomo, quindi rispose disinvoltamente:
 
“Ah, ci siamo visti anche prima che andassi a fare i massaggi” e lo mise a parte dei loro discorsi, dei nuovi furti e della telefonata fatta a Saeko per chiedere d’indagare sui sospettati.
Apparentemente Ryo si rilassò.
Poi Kaori aggiunse:
 
“A proposito di Saeko! Caro il mio bel socio, sappi che ho sistemato la faccenda debiti con lei!” e lo guardò con un’aria che non ammetteva repliche.
Ma lui, che ancora non capiva cosa intendesse, emise un “Eh?” interrogativo, accompagnato da una faccia leggermente ebete, per cui la ragazza fu costretta a spiegarsi:
 
“Sì, le ho detto che d’ora in poi i debiti che ha con te, o meglio con noi” e sottolineò il pronome “dovrà saldarli con moneta sonante, e quindi… addio bottarelle o notti d’amore!”
 
Ryo a quel punto ridacchiò nervosamente; per abitudine avrebbe voluto protestare o inveire contro di lei, ma sapeva già che quei debiti, e in quella modalità, non li avrebbe mai pretesi realmente, né riscossi, e si limitò a tacere.
Ora poi stavano insieme, e ovvio Kaori non gli avrebbe permesso relazioni extra o scappatelle di sorta, nemmeno con una vecchia amica come Saeko, e comunque non se le sarebbe mai andate a cercare, a dirla tutta.
La ragazza, dal canto suo, non era sicurissima del vero rapporto che intercorresse fra i due; certo l’affetto c’era ed era sicuramente sincero, per il resto non era mai riuscita a capire se ci fosse stato qualcosa in passato, se e quando questo si fosse concluso, e via discorrendo.
Kaori ricordava però che, quell’unica volta che la Nogami si era, come dire, decisa a saldare i suoi debiti con Ryo, quei due si erano ritirati in un albergo a ore, e quando lei, in preda alla gelosia più devastante, aveva fatto irruzione nella stanza, per impedire a Ryo di andare fino in fondo, vi aveva trovato solo Saeko che, stupita, le aveva detto che Ryo se l’era data a gambe.
A quel punto l’ispettrice le aveva anche spiegato che tanto tempo prima, sia Ryo che suo fratello Hideyuki erano innamorati di lei, e lei di loro, e che alla morte di Makimura non aveva ancora deciso quale dei due scegliere.
D’allora il suo cuore e quello di Ryo erano rimasti come sospesi, ma lei era ormai stanca di quello stato di cose, e pertanto sperava di approfittare di quell’occasione per fare chiarezza; ma, aveva ammesso, si era sentita quasi sollevata, alla fine, quando Ryo era scappato via, perché non era ancora pronta a dimenticare Hideyuki e a buttarsi fra le braccia dello sweeper.
E aveva pure aggiunto che, qualora ci fosse riuscita, si sarebbe ritrovata nuovamente in mezzo ad un triangolo amoroso.
Non appena Saeko se ne era andata, Kaori aveva scovato Ryo chiuso in bagno, apparentemente intento ad espletare ben altre funzioni corporali e a lei le era sembrato tutto talmente surreale!
Possibile che Ryo vi si fosse rifugiato per paura?
Perché si era nascosto?
Eppure, poi, avevano comunque continuato quel loro giochino di promesse non mantenute.
In ogni caso dopo tutti quegli anni, Ryo e Saeko, se avessero voluto, avrebbero potuto concludere tutto quello che era rimasto in sospeso, pensò la ragazza, per poi ammettere immediatamente che, con Ryo, si rimaneva sempre appesi al filo per tempi infiniti e che lei stessa, con lui, aveva messo in chiaro le cose solo… quando…?
Appena il giorno prima.
Si confuse.
Per scacciare quei pensieri arzigogolati, si rivolse così al socio:
 
“Lo sai? Quando le ho detto che avrebbe dovuto fare i conti con me, quella stupida ha pensato che… che… avrebbe dovuto farlo con me, ed era ben felice di questo! Ha pure detto che le sono sempre piaciuta! Ma dimmi te se non è scema anche lei! Non perde mai occasione di prendermi in giro e mettermi a disagio!”
 
Ryo però, a quell’uscita innocente, aveva drizzato le orecchie e assunto la sua solita espressione da porcello; anziché scandalizzarsi o ridere dell’assurdità appena sentita, con un lieve accenno di bava chiese, quasi con noncuranza, dissimulando il crescente interesse:
 
“E… e… tu cosa le hai risposto? Hai accettato?” voleva fare l’indifferente, ma gli occhi tradivano un certo luccicore, erano pieni di una luce torbida, strana, e quando la socia si fermò di botto, colpita da quella domanda maliziosa, e si voltò a guardarlo, lui rincarò la dose aggiungendo:
 
“E… quando sarà, potrò guardarvi?” e si mise a mani giunte, in atteggiamento speranzoso e voglioso insieme, pregustando un eccitante spettacolo a luci rosse, tale da meritare l’oscar dell’hard movie. Incurante del pericolo che stava correndo, continuò implorando: “Ti prego, ti prego, ti prego!”
 
“Ma-ma-ma… che ti viene in menteeeeeeee?????” gli ruggì contro lei con quanto fiato aveva in gola, tanto da produrre uno spostamento d’aria così potente da scaraventare Ryo in fondo al corridoio, dove fu prontamente raggiunto da un mega martello che lo spiaccicò definitivamente sulla moquette.
 
Kaori gli andò incontro a passo di carica, ancora ansante e rossa in viso per la vergogna e lo sforzo fisico, e iniziò ad inveire:
 
“Sei il solito porco pervertito maniaco!”
 
Lui avrebbe tanto voluto risponderle che non c’era niente di male, visto che erano entrambe le donne più importanti della sua vita, a titolo diverso ovvio, e che insomma sarebbe stato un bel vedere… ma con la mascella slogata e i denti sparsi sul tappeto, era un po’ difficile mettere insieme due parole, quindi biascicò qualcosa di inintelligibile e poi svenne.
 
Non molto tempo dopo però, erano già di fronte alla camera di Miki, dimentichi del siparietto avuto poco prima e belli come sempre, anzi se possibile ancora di più.
Nonostante la preoccupazione per il furto, e il fatto che il caso fosse entrato nel vivo, la consapevolezza di essere ormai una coppia a tutti gli effetti infondeva in entrambi una serenità e una sicurezza che traspariva dai loro visi, distendendone i tratti; pertanto, quando la barista gli aprì la porta dopo il segnale convenuto, si stupì più per quello, che di trovarseli lì e insieme a quell’ora del giorno.
 
Miki, ripresasi dalla sorpresa, visto che nessuno l’aveva avvertita di quell’incontro poiché non aveva sentito le ragazze anticiparle niente via auricolare, e appunto vedendo i due City Hunter mostrarsi a spasso per la nave senza problemi, li fece entrare preoccupata e lievemente nervosa.
Sentiva già che c’erano guai in vista, e prima di richiudere la porta della sua cabina mise fuori la testa e controllò che nessuno li avesse visti o seguiti.
 
“Ragazzi, che succede?” chiese subito Miki, non perdendo tempo.
 
“Il Camaleonte è entrato in azione! È passato nella mia cabina e mi ha derubato: ha preso anche la mia spilla” rispose Kaori.
 
“Finalmente!” rispose la ragazza.
 
Certo non era contenta che il ladro facesse i suoi comodi, ma almeno così, forse, sarebbe stato più facile per loro smascherarlo; ma il suo entusiasmo si spense quando vide la faccia preoccupata dell’amica, e immaginando che ci fosse dell’altro aggiunse:
 
“Stavo per andare a pranzo, ma forse è meglio se rimaniamo tutti e tre qui: ci facciamo portare qualcosa dal servizio in camera e ne parliamo con tranquillità.”
 
“Ah, che idea strepitosa che hai avuto, mia bella Miki!” esclamò Ryo, che aveva taciuto fino a quel momento; sembrava sul punto di lanciarsi su di lei come al suo solito, e invece si limitò a saltellare sul posto come un bambino felice, e Kaori tirò mentalmente un sospiro di sollievo: che l’amato partner avesse veramente messo la testa a posto e si fosse dato una calmata?
 
L’ex mercenaria fece per raggiungere il telefono per ordinare il pranzo, ma prima di alzare la cornetta e comporre il numero apposito, si voltò verso i suoi amici e chiese:
 
“Dovremmo avvertire anche Reika ma… c’è un problema: credo di aver perso da qualche parte il mio braccialetto, quello con il trasmettitore” e abbassò lo sguardo dispiaciuta.
Non era stato molto professionale da parte sua, aveva commesso una leggerezza, perché sapeva benissimo che quello era un dispositivo altamente tecnologico indispensabile per la riuscita del piano, ma Miki era anche una donna assennata e sapeva assumersi le sue responsabilità, perciò rialzò gli occhi sui due, pronta a subire gli eventuali rimproveri.
In realtà era più che sicura che Kaori non avrebbe inveito, e Ryo… be’ se era lì significava che la socia l’aveva tirato dentro, ma non avrebbe avuto nessun diritto di criticarla.
In ogni caso la barista aggiunse:
 
“Prima, quando mi sono risvegliata in piscina, mi sono guardata intorno e non vi ho visto, volevo provare a contattarvi con il trasmettitore, e solo allora mi sono accorta della mancanza del braccialetto. È stato un bene che siate venuti a cercarmi, perché non sapevo proprio come raggiungervi o trovarvi.”
 
“In realtà prima di andarmene avrei voluto avvertirti” disse Kaori, “ma stavi dormendo e non volevo svegliarti. Inoltre, ufficialmente noi non ci conosciamo, e sarebbe stato sconveniente che una sconosciuta come me fosse venuta ad importunarti. In quel momento c’era tanta gente intorno alla vasca e in acqua, e come sai parecchi occhi ci osservano. E Reika…” fece una pausa; non sapeva come proseguire, e dopo un attimo di disagio, che non sfuggì all’amica, riprese: “Reika era impegnata con il signor Iro Murasaki… quindi non ho potuto parlare nemmeno con lei.”
 
“E nemmeno adesso potrete farlo” intervenne Ryo, in tono serio. Miki allora volse lo sguardo verso lo sweeper e, con espressione interrogativa, gli chiese:
 
“Che vuoi dire, Saeba?”
 
“Semplice, che in questo momento i due se la stanno spassando in camera di Reika.”
 
“Ryo!” esclamò la socia, anche se sapeva benissimo che era la pura verità, e dentro di sé si sentì in colpa perché a quest’ora poteva esserci lei fra le braccia del Camaleonte.
 
Miki sgranò tanto di occhi per poi dire:
 
“Bene, a questo punto raccontatemi tutto!”
 
I due soci annuirono con aria grave, mentre l’ex mercenaria già si dirigeva alla sua valigia, ne rimuoveva il doppio fondo e tirava fuori un congegno per tracciare il segnale delle trasmittenti racchiuse nei vari monili delle ragazze.
Prima di accomodarsi tutti nel salottino della cabina, lo sweeper disse:
 
“Sì, però intanto ordiniamo il pranzo, che a stomaco pieno si ragiona meglio, e Ryuccio, qui, vuole riempire il pancino” e si mise a massaggiarsi la pancia, ridendo come uno scemo.
 
Le ragazze si guardarono un attimo, poi scoppiarono a ridere: quell’uomo non sarebbe cambiato mai, poteva passare disinvoltamente da uno stato d’animo all’altro e rimanere sempre sé stesso.
 
 
 
 
Dopo aver messo giù la cornetta e ordinato uno spuntino sostanzioso per tutti, rivolgendosi ai due, Miki li apostrofò:
 
“A proposito di cibo, sento uno strano odore di cocco… e poi tu, Ryo, come sei vestito? Si può sapere cosa avete combinato?”
 
L’uomo indossava ancora l’ampia casacca e i pantaloni di tela grezza, e quelli non erano certo i suoi soliti abiti; per far prima non si erano cambiati, ma mentre Kaori portava ancora dei semplici vestiti comodi e casual, la mise da guru dell’uomo non passava di certo inosservata.
Ma l’uscita di Miki mise in imbarazzo soprattutto Kaori, che ripensò a quei massaggi conturbanti, e a Ryo che glieli faceva, e d’improvviso avvampò; riuscì solo a borbottare:
 
“…centro benessere.”
 
“Cosa?” domandò ancora l’amica.
 
“Centro benessere…” scandì meglio Kaori, ma visto che ancora la ragazza non capiva, Ryo tagliò corto dicendo:
 
“Sì, Kaori vuole dirti che prima è stata a farsi un bel massaggio tantrico al centro benessere, ecco perché profuma di cocco. Chi altri ha una socia profumata come la mia? Sono un privilegiato!” concluse ridacchiando.
 
“Un massaggio tantrico?” chiese stupitissima Miki.
 
“Non-non dirmi che anche tu sai cosa sono!” ribatté la sweeper sempre più in imbarazzo, sentendosi la solita ingenua sprovveduta che non conosce il mondo e… quei massaggi; se lo avesse saputo, ci avrebbe pensato due volte prima di farseli fare…
Fortunatamente Ryo aveva preso il posto di chissà chi, e non era finita sotto mani sconosciute.
Rabbrividì di vergogna, ma notando che anche Miki era a disagio, si fece più attenta e la fissò con insistenza: voleva sapere se Miki sapeva.
Lei, infatti, turbata si voltò dall’altra parte e bofonchiò:
 
“Ne ho sentito parlare…”
 
Ryo sorrise sotto i baffi; erano così buffe quelle due!
E per l’ennesima volta si stupì del loro candore.
Miki era vissuta fin da piccola in mezzo ai mercenari e alla guerra, orfana era stata raccolta da Falcon che si era preso cura di lei, le aveva insegnato a difendersi, a star al mondo, a sopravvivere, e ne aveva fatto involontariamente una mercenaria come lui.
Il gigante si era colpevolizzato a lungo per questo, e un giorno, servendosi di uno stratagemma, l’aveva abbandonata, sperando che lei cambiasse vita, ma Miki, al contrario, aveva continuato a fare il suo stesso mestiere fino a quando non era partita alla ricerca dell’uomo della sua vita, decisa a non lasciarlo più e a farsi sposare.
In tutto quel tempo aveva conosciuto il lato peggiore degli uomini, la crudeltà, la violenza, i soprusi e la miseria, la sofferenza che da tutto ciò ne deriva, eppure il suo animo non si era mai corrotto: era rimasta una ragazza profondamente romantica e gentile.
Aveva voluto cucirsi da sé il vestito da sposa, e coronare il suo sogno d’amore con una cerimonia ufficiale e intima, in una chiesetta immersa nel verde.
Quello era stato il più bel matrimonio a cui Ryo avesse mai partecipato, nonostante non fosse stato nemmeno invitato, e malgrado si fosse poi concluso con l’attacco degli scagnozzi di Kreutz, tanto che la stessa Miki ne aveva fatto le spese, finendo ferita nella sparatoria, e avessero poi rapito Kaori.
Lo sweeper apprezzava moltissimo Miki, perché come la sua Kaori, pur vivendo in quel loro mondo marcio e pericoloso, rimaneva comunque pura ed intatta, un’anima buona e dolce.
Il segno che c’era ancora speranza nel mondo, e Ryo si sentì felice.
Era bello avere accanto persone come loro, l’appoggio e il sostegno di amici come Umi e Mick, l’amicizia di Saeko, del Doc e del resto della banda; loro erano tutta la sua famiglia e, forse per la prima volta, Ryo ammise di essere un uomo fortunato…
E poi c’era Kaori, che l’amava di un amore incondizionato e a cui lui avrebbe dedicato tutta la sua vita.
 
Imbarazzarsi per certi massaggi!!!
Era troppo divertente vederle così turbate, quelle due amiche, quegli spiriti affini, e non si trattenne dall’aggiungere:
 
“E pensa… quei massaggi gliel’ho fatti io!”
 
“Ryooooo smettila!” gridò Kaori sull’orlo dell’infarto.
 
A quel punto lui scoppiò a ridere fragorosamente, ma fu fermato sul più bello da un mini martello di appena 50t, che gli procurò un bel bernoccolo.
 
Fu il turno delle due di ridere e smorzare quella strana tensione imbarazzata, e Miki concluse con:
 
“Ecco perché hai quei vestiti assurdi. Be’, se ti stancassi di fare il tuo mestiere, ne avresti già un altro a portata di mano.”
 
   
 
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