Stiamo per fare un piccolo tuffo nel passato, di appena qualche ora, spostandoci alla casa di Babbo Natale quando ancora non somigliava ai resti del falò di un gigante. Residenza importante, ai tempi. Si era sempre benvenuti e non serviva esibire lo scontrino se bisognosi del bagno, cosa che la rendeva piuttosto affollata in quanto unica abitazione collegata al sistema fognario di Lutie.
Ma il bagno non era l’unica attrazione, c’era anche Babbo Natale, sempre lieto d’intrattenere i bambini mentre i genitori utilizzavano il bagno, o viceversa.
Quella sera, tra la marmaglia di gente seduta ai piedi dell’omone, c’era Ultie. Ultie non era mai stato a Lutie e in un primo momento era stato eccitatissimo. Adesso sudava e si grattava la nuca e guardava il Babbo.
«Io dico che ascoltiamo Elfo Biscotto Conosce Gamberetta!» strillava uno.
«NO!» sbraitava un altro. «Piccolo Coniglietto Vieni Dal Duca è molto meglio!»
«Io voglio ascoltare Le Avventure Della Giovane Laura…»
«Io Guida Galattica Per Gli Autostoppisti!»
Molti genitori pensavano che Babbo Natale fosse intelligente. Il pensiero nasceva dal fatto che il Babbo, non avendo voglia di raccontare storie, lasciava che ne scegliessero una i bambini, i quali in genere non si decidevano mai e finivano per andarsene coi genitori non appena questi uscivano dal bagno. Era infatti più di mezzora che Ultie aspettava, e la cosa gli andava bene perché approfittando del momento si era seduto poco distante il Babbo e gli si avvicinava ogni volta che quello non guardava. Presto gli sarebbe saltato addosso per dirgli chiaro e tondo cosa voleva per il prossimo Natale, e magari fargli cavallino sulle ginocchia.
O almeno, questo avrebbe fatto in caso si fosse dissipato il Sospetto. Perché un Sospetto Ultie aveva. Gli era venuto quando a saltargli addosso ci aveva provato la prima volta.
Babbo l’aveva schivato.
La sua personale immagine di Babbo Natale non avrebbe schivato un bambino intenzionato ad abbracciarlo.
Un’altra cosa che non lo convinceva era il braccio destro. Babbo Natale lo teneva fasciato da un panno color cacca e lo nascondeva nell’incavo tra il bracciolo e il sederone. Perché? Si era forse fatto male?
Forse, si diceva Ultie. Forse si era fatto male e non voleva far preoccupare nessuno. Forse l’aveva schivato perché ferito.
Ma Babbo Natale poteva farsi male?
Il Sospetto cresceva.
Quello era davvero
(un impostore)
Babbo Natale?
Lo avrebbe scoperto.
D’un tratto si udì un trillo, forte. Ultie si volse e vide che una campanella sospesa a mezz’aria si era messa ad agitare da sola, e con quello i bambini presero a lamentarsi. Tempo scaduto. Niente storiella.
Babbo Natale sorrise.
Gli mancavano tre denti e un incisivo era nero come la pece.
Poco lontano…
La Renna fumava un sigaro, che le tremolava nello zoccolo. Non
c’era stato momento da quando lo spadaccino e la ragazza rosa
erano entrati che non si guardasse intorno con gli occhietti stretti e
qualche volta aspirava fumo anziché limitarsi a tenerlo in
bocca, e allora iniziava a tossire come una matta.
«Vi ringrazio di essere venuti» fece, e i due dall’altro lato del tavolo annuirono. «Non è una cosa che posso gestire da solo. Non più.» Aspirò fumo, esitò e se ne disfò con un sospiro. «Il fatto è che Rudolph è uscito fuori.»
«Chi è Rudolph?» chiese lo spadaccino.
«La renna» replicò la Renna, «dal naso r-r-osso. Dio. Non fatemici pensare. Da questo momento lo chiameremo Lui, se vi sta bene.»
Silenzio per qualche istante. La ragazza rosa sembrava pensierosa: «Quello che appare negli spot e che guida la slitta? Quando lo vedevo da bambina mi piaceva. C’era anche un cartone animato. Mi piaceva molto.»
«Quella è tutta un’operazione commerciale!» La Renna s’era alzata sugli zoccoli posteriori e sembrava prossima all’iperventilazione. Sedette di nuovo, fece un gesto vago e disse: «Scusate.» Fece un tiro. «Scusate. Mi capita sempre. Non è per voi. Io non… Maledizione, ho famiglia e figli. Ho perso la promozione più importante della mia vita per colpa di quello.» Li guardò. Entrambi avevano sgranato gli occhi. «Sto col Vecchio da sempre. Ci sono nato. Mi cambiava i pannolini. Sono secoli che ci lavoro. E arriva lui, Lui, scusate, e cosa fa? Si prende il posto in prima fila. Si mette a guidare. Perché dice di avere un radar speciale. Oltre al naso che farà la sua bella scena ma…»
«Arriva al dunque, per piacere» mormorò lo spadaccino.
«Certo, sì, ci arrivo. Al dunque? Sì.» Annuì un paio di volte. «Ha rapito Babbo Natale.»
«Oh» fu il primo commento della ragazza rosa. Poi, come folgorata da una rivelazione: «Come?!»
«Ha rapito Babbo Natale!»
Lo spadaccino annuì. «Quindi?»
«Quindi lo tiene in ostaggio nella Fabbrica di Giocattoli degli Elfi Biscotto. Dio solo sa perché, gli elfi sono dalla sua parte.»
«Dannati elfi» commentò lo spadaccino. «Quindi andiamo, picchiamo questo Rudolph e liberiamo Babbo Natale.»
«Sperando sia incolume…»
«Ma perché e come ha fatto una renna a…» Lo spadaccino fu strattonato dalla ragazza rosa. «Oi?!»
«Mio fratello! L’ho lasciato a casa di Babbo Natale!» esclamò lei.
«Eh, dopo andiamo a riprenderlo.»
L’arciera rosa si alzò e strillò: «Ma se Babbo Natale non c’è, chi cazzo è quello che sta coi bambini?!»
Lo spadaccino guardò la Renna. «Sarà uno dei sostituti, no? Non si contano da quanti sono.»
La Renna scosse forte la testa. «Tutti i sostituti stanno con Rudolph. Anche quelli fuori Lutie, che teletrasportano.»
«Be’» disse lo spadaccino. «Mal che vada che possono fargli? Quello picchia.»
Ma la ragazza era già in corsa verso la porta.