Anime & Manga > Slam Dunk
Segui la storia  |       
Autore: Ghostclimber    23/11/2020    4 recensioni
Rukawa sembra essere vittima di una crisi d'asma proprio nel bel mezzo di una partita contro il Kainan.
La sua determinazione lo porterà a continuare comunque a correre, e il successivo, prevedibile incidente lo metterà sulla strada di una sconvolgente presa di coscienza.
E delle sue conseguenze.
Warning: hanahaki
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Rukawa finì di allenarsi, sforzandosi di sembrare tranquillo.

Il dottor Yamamoto lo guardò sorridendo dagli spalti e, mentre il ragazzo si avvicinava alla panchina, scese gli scalini e disse: -Caspita, sei bravo davvero! Adesso capisco perché ci tenevi così tanto a ricominciare!- Rukawa emise un vago mugugno, imbarazzato.

-Eh, sì, lui è il nostro campione!- confermò Ayako, mollando una manata sulla spalla di Rukawa, che per il contraccolpo strizzò accidentalmente la borraccia, lavandosi la faccia con uno schizzo di Pocari Sweat.

Ayako ridacchiò, imbarazzata, e Rukawa la guardò male. Miyagi, che ormai la conosceva fin troppo bene, sbottò: -Dimmi. Che non hai fatto. Un doppio senso.

-Dai, Ryota, l'hai letta la fanfiction che ti ho mandato ieri!

-No, non l'ho letta, stavo facendo i compiti e credimi, adesso ho ancora meno voglia di leggerla!

-Sì, ehm.- disse Rukawa, -Ragazzi.

-Oh, scusa, Rukawa, dimmi, avevi bisogno di qualcosa?- chiese Ayako. Miyagi si mise una mano in faccia e bofonchiò: -Ho creato un mostro...

-Sai se è ancora in ospedale?- chiese Rukawa, ignorando i loro deliri.

-Oh! Giusto! Sì, è ancora ricoverato, esce domani. Lo volevano tenere... com'è che si dice?

-In osservazione.- le venne in soccorso il dottor Yamamoto.

-Ecco, sì, in osservazione.- Rukawa aggrottò la fronte e chiese a bruciapelo: -Ayako, ma stai bene?

-Eh?- si intromise Miyagi, subito preoccupato, -Che hai, Ayakuccia? Non stai bene? Hai mangiato poco? Mangiato troppo? Hai mal di testa?

-No, no, ma va', sto bene, vai a cambiarti, piuttosto, che ti sento puzzare da qui!- Miyagi arrossì e scattò verso gli spogliatoi, imbarazzato. Per quanto il suo rapporto con la ragazza fosse diventato più intimo, ancora non era uscito dalla classica fase in cui ogni minima gaffe sembra enorme e tragica, e voleva ovviare al problema dell'odore al più presto possibile.

-Avanti. Confessa.- disse Rukawa. Il dottor Yamamoto si allontanò con discrezione, mettendosi a fissare una conca sul muro che quasi sicuramente era il calco perfetto del cranio di qualcuno.

Ayako esitò a lungo, poi sbottò in un fil di voce: -Ho la casa libera e voglio chiedere a Ryota di salire a bere un tè.

-E allora? Fallo, bella idea.

-Rukawa... il tè è una scusa.- puntualizzò Ayako. Rukawa rispose: -Oh!- e di colpo gli sembrò di rendersi conto di una serie di implicazioni relative alla sua relazione con Sakuragi che non aveva minimamente preso in considerazione prima.

Cioè, aveva sorvolato la questione “sesso”, ma l'aveva liquidata abbastanza serenamente perché gli era sempre interessata poco. Si domandò alla lontana se e quando Sakuragi avrebbe voluto fare qualche passo avanti sul piano fisico della loro relazione, poi fece spallucce: era inutile mettersi a rimuginare su cose che ancora non erano successe.

-Beh...- disse, imbarazzato, -Buon per voi, ehm... usate le protezioni.- Ayako rimase basita per la risposta di Rukawa, tanto che lui era già dall'altra parte del campo quando lei finalmente si riscosse e gli urlò dietro: -MA CHE RAZZA DI FRASE SAREBBE QUESTA?!

 

Rukawa si lavò con particolare cura. L'appunto di Ayako sull'odore di Miyagi aveva colpito di striscio anche lui: non voleva presentarsi in ospedale per poi scoprire che, lontano dagli odori della strada, anche lui sapeva di cadavere.

Si mise l'uniforme, ringraziando sua madre che quel mattino gliene aveva messa una pulita sulla sedia, poi decise di non indossare la giacca: era ormai giugno, e la giornata era particolarmente calda: c'era sempre tempo per buttarsi addosso qualcosa, mentre togliersi la giacca con di mezzo la cartella sarebbe stato più complicato, soprattutto per uno pigro come lui: sapeva benissimo di essere capace di non toglierla anche se stava sudando solo perché gli mancava la voglia di farlo, e in tal caso si sarebbe presentato da Sakuragi sudato e di nuovo puzzolente. Se invece gli fosse mancata la voglia di metterla, al massimo avrebbe avuto un po' freschino, ma lo escludeva: aveva sempre sofferto il freddo più del caldo, e di solito non c'era pigrizia che teneva quando Rukawa Kaede aveva le ditine fredde.

Pedalò con la stessa energia con cui la piccola agente di colore di Scuola di Polizia guidava l'auto, sempre per non sudare troppo. Il venticello ancora primaverile era piacevole sulla pelle, il sole era bello caldo e il cervello di Rukawa era libero di farsi una marea di tare mentali sull'argomento “sesso”. Dopo delle peregrinazioni di ragionamento che avrebbero stupito persino Hegel, si chiese se davvero era il caso di farsi così tante menate: dopotutto, Sakuragi era alla sua prima cotta per un maschio, quindi in primo luogo probabilmente avrebbe aspettato un po' prima di gettarsi in quel tipo di cosa. E poi era stato abbastanza gentile da dargli corda pur credendosi etero, quindi c'erano buone probabilità che sarebbe stato altrettanto cortese da non cercare il sesso senza essere sicuro di avere un consenso chiaro. Rukawa per poco non si dimenticò di fermarsi di fronte all'ospedale, perso tra la ricostruzione mentale di una sessione hard in cui lui si tirava indietro e Sakuragi, cavaliere, non solo non se la prendeva ma gli faceva un sacco di coccole per fargli capire che andava tutto bene, e un'inutile pippa mentale sul personaggio del manga di cui parlava Ayako il giorno prima.

Rukawa frenò di colpo, appena in tempo per rischiare una collisione potenzialmente mortale con una vecchietta munita di girello, e si chiese se per caso non gli stessero crescendo i fiori anche nel cervello. Dato il suo livello mentale degli ultimi tempi, poteva anche essere plausibile.

Parcheggiò la bicicletta nella rastrelliera di fronte all'ingresso principale e si diresse al banco dell'accettazione, mentalmente preparandosi il discorso da fare alla persona che vi avrebbe trovato. La verità inconfessata di Rukawa Kaede era che era afflitto da una profonda timidezza, e il suo mugugnare nelle situazioni sociali era dovuto semplicemente dal fatto che non sapeva mai cosa dire, o se lo sapeva temeva sempre di risultare inopportuno.

-Buongiorno.- disse a voce bassa e pacata, -Mi può dire qual è la stanza di Sakuragi Hanamichi?

-Momento, prego.- rispose l'addetto. Rukawa lo vide cliccare a caso sullo schermo e si domandò se per caso non avesse interrotto una partita a Free Cell. Poi, il tale rispose: -Duecentosei.

-Grazie, molto gentile.- ribatté Rukawa, sperando che dalla sua voce permeasse il sarcasmo. Si incamminò verso l'ascensore: normalmente l'avrebbe evitato come la peste, insieme ai ripostigli, alle cantine e ai cubicoli per le docce solari, ma continuava ad essere in vigore il concetto di non arrivare sudato da Sakuragi.

Mentre il malefico cubicolo per la claustrofobia saliva, Rukawa si chiese come l'avrebbe trovato. Sveglio, credeva, dopotutto i danni non erano stati particolarmente gravi e una volta smaltita l'anestesia non l'avrebbero sedato di nuovo. Ma si domandò di che umore potesse essere: qualcuno aveva pensato di dirgli che alla fine lui non era stato operato, o era lì in gramaglie a fissarsi le ginocchia e a chiedersi perché la vita fosse così grama? Oppure magari aveva dolore, e sarebbe stato a disagio nell'incontrare Rukawa in un momento di vulnerabilità?

Le porte dell'ascensore si aprirono senza il minimo segnale acustico. Riflettendo su come ciò fosse adeguato dal momento che sarebbe potuto essere scambiato per il suono di un macchinario salvavita, Rukawa si pose di nuovo dei seri interrogativi sul proprio stato mentale e fece un passo avanti. Una voce lo accolse: -IL GENIO HA SETE!

-Parola mia, quel ragazzo è una piaga...- disse un'infermiera, con l'espressione di una che sta per segnare un nuovo record mondiale nell'intensità delle emicranie.

-Lo dica a me, che ho fatto apposta a venirlo a trovare.- nel suo nervosismo, Rukawa non si rese conto di aver parlato ad alta voce fin quando non si accorse che la donna lo stava fissando come se fosse un alieno appena atterrato da Giove che chiede di parlare con il leader della Terra. Una soverchiante sensazione di disagio lo investì, accompagnata da un prepotente istinto di fuggire a gambe levate, poi l'infermiera rise.

-Beh, visto che sei così autolesionista allora puoi portargli tu l'acqua!

-Nh.- rispose Rukawa, annuendo per chiarire il significato del suo verso atono. La donna gli mise in mano una brocca di vetro piena e una piccola pila di bicchieri di plastica e disse: -Duecentosei, buona fortuna, mio eroe!- ridacchiò come una delle smutandate che di solito occupavano gli spalti della palestra, e per un attimo Rukawa fu tentato di farle presente che a sedici anni era ancora illegale per un po'.

-ALLORA? MI VOLETE FAR MORIRE DI SETE?- Rukawa trotterellò fino alla stanza duecentosei, si affacciò alla porta e disse: -Do'aho. Se devi rompere così la rovescio per terra.- Sakuragi non rispose, e per poco Rukawa non si mise a ridacchiare come l'infermiera.

Cielo, era così bello, anche con addosso una stupida maglietta promozionale di una qualche colla per serramenti, i capelli scarmigliati e gli occhi pesti di qualcuno che, se ha dormito, non si è per niente goduto il sonno.

-Kitsune!- disse Sakuragi, poi le sue labbra si schiusero in un ampio sorriso. Solo per un puro caso la minaccia di Rukawa non si concretizzò: le sue gambe si trasformarono in due informi masse di gelatina ancora non abbastanza fredda, e solo la sua forza di volontà e un malcelato bisogno psicofisico di fare bella figura a priori gli concessero di compiere senza danni quei tre passi e mezzo che lo separavano dal comodino di fianco al letto di Sakuragi, dove appoggiò la brocca e i bicchieri.

-La mamma ha detto che saresti venuto, ma non ci credevo.- disse Sakuragi.

-Nh, e perché mai?- chiese Rukawa. Recuperata un po' di compostezza ora che si era obbligato a focalizzarsi sul versargli un po' d'acqua, le mani avevano smesso di tremargli.

-Beh... non lo so, ho pensato che magari... non lo so.

-Do'aho.- ripeté Rukawa, poi gli porse il bicchiere. Le loro dita si sfiorarono sulla superficie di plastica, ed entrambi sussultarono. Per fortuna erano due ragazzi schifosamente orgogliosi, si disse Rukawa, altrimenti si sarebbero di certo messi ad urlare entrambi in falsetto come nelle più irritanti scene da shojo manga.

-Grazie.- disse Sakuragi, poi bevve. Rukawa, che dopotutto non poteva togliersi gli occhi dalla loro sede e metterseli in tasca per non fissarlo, rimase ipnotizzato dal su e giù del suo pomo d'Adamo.

Distolse lo sguardo per evitare di fare la figuraccia di farsi beccare a guardarlo sbavante come un ebete totale e si ritrovò invece a fissargli il grembo.

Ottima idea, si disse.

Sakuragi indossava un paio di pantaloni di maglina leggera, di quel grigio chiaro tipico delle felpe, e per la miseria, una cosa del genere ancora non rientrava nella definizione di “arma letale che dovrebbe essere denunciata al tribunale dell'Aia”?

Con un profondo senso di sfasamento mentale, si chiese il motivo per cui si fosse fatto tanti problemi all'idea che in un futuro avrebbero potuto scivolare su un piano intimo a livello fisico. Forse non era interessato al sesso in generale, e in quello si discostava da qualcosa come il novantanove virgola nove percento dei suoi coetanei, ma gli sembrava di poter concludere che nel caso specifico non fosse un problema rilevante.

-Oi, Volpe, sei in fissa?- chiese Sakuragi. Rukawa lo vide girarsi un po' su un fianco per appoggiare il bicchiere sul comodino; per un istante al cardiopalma, il rigonfiamento nei suoi pantaloni si tese ulteriormente, schiacciato dalla pressione della coscia che ci poggiava sopra, poi il rosso si mise una mano sul fianco e bofonchiò con voce strozzata: -Ah. Grave errore.

-Ti fa male?- chiese Rukawa, preoccupato ma lieto di aver trovato un'eccellente argomento di conversazione che gli avrebbe impedito di sentirsi chiedere “come mai mi stavi fissando il pacco?”.

-A tratti, non così tanto.

-Totale dei danni?

-Milza ancora attaccata, trentasette punti di sutura in giro per le gambe. Peccato, se arrivavo a quaranta vincevo un'insalatiera.

-Poteva andarti peggio.- disse Rukawa, incerto su come reagire.

-Considerato che quello che mi è venuto addosso stava andando a seimila all'ora, direi di sì. Ho fatto un volo pazzesco, credo che davanti a casa tua resteranno i segni per un bel po'.

-Davanti a casa mia?!- chiese Rukawa. Non aveva idea di dove fosse avvenuto l'incidente, ma tra tutti i posti a cui avrebbe potuto pensare quello era decisamente l'ultimo.

-Sì, beh, ecco... è un discorso un po'... possiamo continuare ancora con i convenevoli? Prometto che poi ci arrivo. Giurin giurella.

-Nh...- rispose Rukawa, vago.

-Com'è che non c'è tutta la squadra al mio capezzale?- chiese Sakuragi, -Insomma, persino Tetsuo è venuto a trovarmi, e il mio capitano invece mi snobba.

-Deve essersi distratto quando Ayako l'ha invitato da lei a bere il tè.- ribatté Rukawa distrattamente, ancora concentrato a chiedersi cosa diavolo ci facesse Sakuragi davanti a casa sua.

-MA VA'?! GIURA!

-Do'aho, siamo in un ospedale, abbassa quella cazzo di voce!

-Ma scherzi?! Questo è il gossip del secolo e tu mi dici di abbassare la voce?! Racconta!

-Ma che ti devo raccontare? So solo questo, e che Ayako ha la casa libera.

-Ohoho, aspetta, com'è che dicono le ragazze? Ah sì! La mia OTP!

-La tua che?- Sakuragi sospirò e spiegò: -OTP. One True Pairing. Lo dicono le ragazze quando parlano di qualche coppia per cui fanno il tifo. Me l'ha spiegato Haruko quando stava leggendo un manga su due che sembra sempre che si devono innamorare e poi non lo fanno mai e alla fine si baciano nell'ultima pagina.

-Ma che palle...- commentò Rukawa, -Come fai a leggere una roba che parla solo di quello?

-Lei dice che dopo un po' che nei manga che parlano di altro non si cagano le coppie che vuoi vedere insieme è bello quando lo vedi succedere. E con quei manga lì vai a colpo sicuro.

-Come se non ci fosse altro nella vita...

-...disse quello che tossiva fiori per amore.- Rukawa lanciò a Sakuragi un'occhiataccia omicida, sentendosi arrossire, poi ammise: -Touché.

-Staremmo bene in un manga, io e te, non credi?

-Do'aho, da quel che so di solito i manga con due uomini che girano intorno a una storia d'amore finiscono con un sacco di pagine censurate.- stavolta fu il turno di Sakuragi di arrossire. Biascicò a voce altissima: -E... e... e tu com'è che sai questa cosa, eh? Sporcaccione!

-Sono amico di Ayako.- rispose Rukawa in tutta sincerità. Sakuragi scoppiò a ridere: -E l'hai capita la nostra manager che si legge le storie zozze!

-Comunque, che ci facevi di fronte a casa mia?- chiese Rukawa. Riteneva ormai di aver concesso il massimo di convenevoli a Sakuragi: d'altronde, si erano visti solo un paio di giorni prima, senza contare quel breve scambio di sguardi della sera precedente, di cui era chiaro che Sakuragi non serbava alcun ricordo, e di cose da raccontare non ce n'erano poi chissà quante. A meno di non tirare in ballo quel personaggio con cui Ayako era in fissa, ma Rukawa si ricordava solo che lanciava cose e che aveva un nome impronunciabile.

-Io... ecco...- Sakuragi biascicò un po', poi sbottò: -Senti, non è che potresti poggiare le chiappe? Lì in piedi mi sembri un commesso viaggiatore! Mi metti ansia!- Rukawa sbuffò e guardò la sedia. Evidentemente Sakuragi l'aveva promossa ad armadio temporaneo, perché era seppellita da vestiti, per cui Rukawa si decise a sedersi sul bordo del letto.

Prima che Sakuragi ricominciasse a parlare, Rukawa ebbe tempo più che a sufficienza per rendersi conto che la sua coscia contro la propria era molto, molto calda.

-Ok, sì insomma. Allora, io l'altra notte... ecco, non è che ero molto sano di mente, ecco. Ero... insomma, non mi piaceva molto l'idea che ti dovessero operare. Perché insomma, ci sono stato dietro bene a questa cosa, ho fatto anche un sacco di ricerche per capire se mi piacciono anche i maschi e per la cronaca no, non mi piacciono i maschi.

-Ma cosa...

-Ecco, vedi, il fatto è che sei tu, che non me ne frega niente se sei un maschio o una femmina o un alieno, cosa che ammettilo, è anche abbastanza probabile, insomma, quello che voglio dire è che!- Sakuragi si interruppe brutalmente, poi ghermì il davanti della maglietta di Rukawa e la tirò per sollevarsi.

Le sue labbra si schiantarono contro quelle di Rukawa, che si complimentò con se stesso per aver avuto la prontezza di lavarsi anche i denti. Schiuse la bocca, spingendosi in avanti per approfondire il contatto, e Sakuragi gemette di dolore. Rukawa lo spinse all'indietro, contro il cuscino, e seguì il distendersi del suo corpo con il proprio. Gli accarezzò il petto e disse: -Non fare movimenti bruschi, Do'aho.

-Non dirmi cosa devo fare, Kitsune.- rispose Sakuragi in un soffio caldo, poi ricominciò a baciarlo. La sua mano solcò la nuca di Rukawa, le sue dita si intrecciarono ai suoi capelli fini, e Rukawa si sporse in avanti per sfiorargli il petto con il proprio. Era così lucido che sentiva il cuore di Sakuragi battere all'impazzata contro la propria gabbia toracica, e senza la minima esitazione schiuse di nuovo la bocca e sporse la lingua.

Il calore della coscia di Sakuragi era ormai ai limiti dell'intollerabile, e i pantaloni dell'uniforme sembravano essere diventati di colpo molto, molto scomodi. Rukawa si disse, vagamente, che a quanto pareva il sesso non gli interessava solo fin quando l'idea non comprendeva lui e Sakuragi.

Gli pareva che tutti i problemi della sua vita si fossero risolti di punto in bianco, ed era così commosso che si sentiva il pianto montare in gola.

Poi, con orrore, si accorse che non era commozione.

Si spinse all'indietro tanto bruscamente che perse l'equilibrio e cadde dal letto; Sakuragi chiese: -Cosa c'è, ho fatto qualcosa che non andava bene?

-No, va tutto...- un colpo di tosse improvviso uscì dalle labbra di Rukawa, che a fatica esalò un: -No... no, perché?

-RUKAWA!- sentì urlare, da qualche parte nell'iperspazio, mentre un attacco di tosse più forte di qualunque altro avesse avuto in precedenza cominciava a martellargli i polmoni.

Era doloroso. Rukawa non aveva mai pensato che una persona potesse provare così tanto dolore tutto insieme. Cercò di stimolarsi il riflesso gag, pensando incoerentemente che magari sarebbe riuscito a vomitare quei dannati fiori che doveva buttar fuori, e in effetti riuscì a sputare un fiorellino blu, ma la situazione restava invariata.

Continuò a tossire, carponi sul pavimento; i piedi di Sakuragi entrarono nel suo campo visivo, poi ne uscirono, poi le sue braccia lo strinsero.

I suoi singhiozzi disperati erano ancora più strazianti della tosse.

 

 

 

 

Bluebell

 

 

 

 

Ciaossu a tutti!

Ahhh, la piacevole sensazione di avervi fatto pensare che andava tutto bene...

/dalla regia arriva il rumore di qualcuno che affila una lama/

Piccole note a piè di pagina:

“Ho creato un mostro” è stato il commento della mia migliore amica quando, durante una delle nostre infinite chiacchierate (telefoniche, perché porca vacca abita a venti minuti da casa mia ma di mezzo c'è un confine di Regione), le ho svelato il malvagissimo finale delle hanahaki che ho in progetto per il fandom di Katekyo Hitman Reborn. Non mi sono mai sentita tanto onorata in vita mia, tranne quando un amico della palestra mi ha detto che dimostro quarantotto chili.

La piccola agente di colore di Scuola di Polizia è ovviamente Laverne Hooks, che durante la prova di inseguimento guidava come una nonnina in giro per il quartiere.

La battuta di Hana sull'insalatiera l'ho fatta io stessa dopo un incidente in bicicletta che mi è costato ventisei punti di sutura: mentre mia nonna commentava che lei avrebbe fatto un ricamo più ordinato, le ho detto che mi scocciava perché con altri quattro punti avrei potuto vincere un'insalatiera. Era bello vederla ridere, lo faceva raramente e quando mi riusciva di farglielo fare era una gran vittoria. Mi manca la mia nonna Vietcong.

Bene, direi che con la pausa per la reclame abbiamo finito, manca poco ormai alla fine di questa avventura... come sempre, ringrazio tutti voi che mi state dietro in questo delirio. Ho attraversato momenti di vero sconforto durante la stesura, e senza di voi non ce l'avrei fatta.

Come sempre, battete un colpo se avete gradito, e alla prossima!

XOXO

 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: Ghostclimber