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Autore: Fiamminga    23/11/2020    2 recensioni
Sesshomaru ha lasciato Rin al villaggio, con l'intenzione di farla crescere tra gli umani, al sicuro. Rin è ormai una donna quando, troppo tardi, si rende conto di cosa voleva dire quando pensava di voler stare con lui per sempre.
[Sessh/Rin] [Inu/Kag]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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  1. La verità




Sesshomaru era immobile sopra di lei, forse sorpreso dalla sua domanda. La ragazza aspettò pazientemente che le rispondesse: solitamente usava più tempo nel decidere accuratamente le parole quando l’argomento era più importante. A lei non dispiacque, perché poteva ancora tenerlo astretto a sé con il suo viso sulla sua pelle nuda.

Lui fece un basso sospiro che lei percepì perché lo aveva proprio vicino e sentì sul seno il fiotto caldo del suo respiro. - è complicato- disse semplicemente.

-Provate a spiegarlo ugualmente- provò lei, passandogli una mano sulla testa -Forse non capirò tutto ma voglio sapere-

-Un branco non è molto dissimile dall’idea che voi umani avete di famiglia- spiegò, con il viso seminascosto dal braccio di Rin che gli accarezzava la testa. -Hanno un capo, o una coppia a capo del branco, e tutti i membri sono in qualche modo imparentati. Per mio fratello è diverso. Il suo sangue mezzo demone confonde i due concetti. Lui e la sua femmina sono i capi del loro branco, ma non potendo avere figli hanno creato un branco diffuso, con quel monaco e la sterminatrice e i loro cuccioli. E con Kohaku, anche- spiegò.

-E anche me?-

-Non proprio- strofinò delicatamente la guancia contro di lei e Rin aveva cominciato a capire che doveva essere un segno di affetto o forse di rassicurazione, perché lo faceva molto spesso. - Inuyasha è mio fratello. Quindi fa parte del mio branco-

-Non capisco- disse lei -Per secoli non avete avuto nessun rapporto-

-Questo non significa nulla- spiegò lui a bassa voce -Io sono l’erede di mio padre mentre lui è il figlio della sua compagna-

-Oh- Rin smise di accarezzargli la testa -Che vuol dire?-

Lui sospirò di nuovo e ancora una volta impiegò molto tempo a rispondere ma alla fine si decise a parlare: -Una compagna è la tua donna. E il tuo compagno è il tuo uomo. Puoi formare un branco solamente con un compagno. Mia madre non era la compagna di mio padre. Loro avevano solamente un accordo. Mio padre aveva scelto Izayoi-

-Era come sua moglie, quindi?-

-Se vuoi pensarla così per capirlo, puoi farlo, ma non è la stessa cosa- spiegò ancora Sesshomaru che non si era mosso dal suo petto. -Per questo io e Inuyasha formeremmo, teoricamente, un branco. Per molto tempo siamo stati solo in due e non volevamo vederci, perciò non aveva importanza-

-Ma ora lui ha una compagna, e un branco-

-E io ho preso il posto di mio padre- aggiunse Sesshomaru - E lui almeno in parte collabora. Agli occhi di tutti gli altri demoni siamo un branco. Strano, perché pieno di umani, ma non di meno lo siamo-

-Ma … io cosa c'entro?- la sua voce si era fatta più bassa ed incerta. Sesshomaru la rassicurò di nuovo con quella sua strana carezza e la strinse un po’ di più.

-Sei una femmina senza compagno e hai il mio odore e il mio potere addosso. Ognuno trae le sue conclusioni- disse, infine.

-Oh- fece di nuovo Rin e quando comprese davvero il significato di quello che aveva sentito ripeté- Oh-. Si schiarì la voce e disse: -Perciò pensano a … a questo, quando mi vendono?-

Indicò con un gesto della mano loro due seminudi e stesi uno sull’altra, per non dire esplicitamente altro. Pensano che io sia la sua amante?

-Più di questo, sì- aggiunse lui, strofinando ancora la sua pelle.

Rin cominciò ad arrossire, immaginando le guardie, i servi (persino le tre demoni che l’avevano aiutata a vestirsi quella mattina) e persino Jaken, che avevano in mente strane immagini che nemmeno lei osava pensare. -Mmm, va … va bene- disse con un fil di voce, imbarazzata.

Sesshomaru simse di accarezzarla ma cominciò a leccare piano l’incavo del suo collo. Non era nulla di sensuale e Rin comprese che doveva essere di nuovo un silenzioso modo da demone cane per tranquillizzarla.

-Non ho voluto mai portati qui proprio per questo- disse a bassa voce contro il suo orecchio che si era fatto color porpora per l’imbarazzo. -Non volevo esporti alla curiosità di chi non ha altro da fare che pensare agli affari miei-

-Mmm- annuì lei, ancora mortificata ed imbarazzata. -Ma … noi … insomma, ora se uscissimo da qui tutti saprebbero dire cosa abbiamo fatto?-

Lui annuì piano e lei cominciò a respirare velocemente, piena d’ansia - E … e che cosa penseranno?- chiese ancora -Di me? Di voi?-

-Quelle che pensano non è importante, Rin- la rassicurò di nuovo lui.

-Ma pensarono meno di voi per questo- realizzò Rin. Lo spostò delicatamente da sé e si coprì il petto con il kimono, corrucciata e agitata. -Sicuramente non approverebbero-

-Non ho bisogno dell’approvazione di nessuno- disse lui con tono più freddo e calmo, mentre la osservava rivestirsi e sistemare il kimono, nascondendo alla vista la sua pelle bianca e candida.

-Certo che ne avete bisogno. Siete il signore del castello …- provò a chiarire lei.

-Non sono arrivato qui con la politica ma con la forza- spiegò lui.

-Ma se volete rimanere dove siete non potete continuare ad usare la forza. Io …- Rin abbassò la testa, con sguardo triste - Capisco-

Era per questo che aveva scelto di non continuare ad andare a trovarla, allora. Era per questo che non l’aveva voluta con sé. Era logico, anzi anche legittimo.

Sesshomaru-sama era il nobile signore dei demoni dell’Ovest e come avrebbe mantenuto il suo potere con il sospetto che nascondesse un umana nel suo castello?

Già quando Rin era solo una bambina la sua umanità e la sua fragilità non aveva fatto altro che mettere sempre in difficoltà Sesshomaru. Quante volte era andato a salvarla, quante volte lei era stata usata come arma nei suoi confronti?

Richiuse le gambe e si alzò in piedi, spostando i capelli scomposti e arruffati dietro la schiena. Anche se lui avesse provato un po’ di affetto o anche solo attrazione per lei - come gli ultimi avvenimenti avevano dimostrato - Rin era sempre un ostacolo. E Sesshomaru aveva messo in chiaro di non fermarsi davanti a nulla e a nessuno.

Lui era ancora seduto a terra, mentre la guardava. -No, non hai capito- le disse semplicemente a voce piatta.

-Non c’è bisogno che voi mi diciate altro- la ragazza strinse le mani nelle maniche del kimono e le congiunse sulla pancia, dove poco prima era steso l’altro. - Ho sbagliato ad impormi- la sua voce tremò, piena di tristezza. -Voi avete detto chiaramente anni fa che sarebbe stato meglio non vederci più, e sicuramente avevate i vostri motivi. Sono sciocca a pensare di poterli aggirare-

-Rin …-

-Mio signore, Sesshomaru-sama!- disse una voce maschile fuori la porta. Era apparsa una figura oltre le porte di legno e le aveva schiuse.

Rin si voltò per non farsi vedere in viso, ma notò che chi era andato a disturbarlo era un’altro Inuyoukai, con la corazza e il moko moko intorno al collo.

-Sono arrivati i …-

Sesshomaru fece una cosa che lei non gli aveva mai sentito fare, almeno non fino a quel punto. Ringhiò. Ma non era solo un piccolo suono di avvertimento o un grattare silenzioso della gola come a volte l’aveva sentito fare quando era infastidito. No questa volte era un vero ringhio furioso che spaventò l’emissario che saltò sul posto.

-Perdono, Sesshomaru-sama!- urlò l’altro, chiudendo la porta e sparendo all’improvviso, spaventato come non mai.

Rin stava morendo di imbarazzo. Si rimise dritta e tenne il viso nascosto mentre si voltava per andarsene. -Rin-

-Scusatemi- disse lei semplicemente, uscendo dalla porta e andandosene via.

Lui non la fermò e lei gliene fu grata. Tornò così a piedi, anche se ci impiegò meno del solito perché stava quasi correndo, fino ai suoi alloggi.

Quando raggiunse il giardino interno si sedette sotto un albero, tra i fiori bianchi, gli stessi da cui la sera prima ne aveva raccolto uno.

Rimase lì, nascosta tra i fiori, ad aspettare silenziosamente che la morsa sul suo cuore si allentasse ma quando ormai il sole stava cominciando a calare, e il dolore non scemava allora si permise di piangere, coperta dal profumo dei fiori e dall’ombra della sera.



Sesshomaru non aveva né voglia né tempo di farsi un bagno perciò si limitò a pulirsi il viso e le mani ma questo, anche se più consono ad incontrare altri demoni, non toglieva l’intenso odore di Rin dai suoi vestiti, dai suoi capelli e da tutto il resto del suo corpo.

Non era ancora completamente in sé da poter fingere che gli importasse qualcosa. La chiara sofferenza sul viso di Rin, qualcosa che si era ripromesso di non voler vedere (mai) era ancora chiara nella sua mente.

Quella donna aveva creduto che non la volesse per paura dell'opinione degli altri. Per paura. Lui. E perché gli importava degli “altri” . Sciocchezze.

Tutte null’altro che sciocchezze e dentro di sé, anche se sapeva che Rin non poteva né sentirlo né comprenderlo, reagì come un comune maschio territoriale ed offeso, senza il senso di civiltà, come a volte si dimostrava quel illetterato di suo fratello.

Se ne andò tranquillamente per il castello mantenendo - orgogliosamente - l’odore di Rin su di sé. Era una mossa stupida ed infantile.

Solo i demoni insicuri o territoriali o aggressivi si comportavano in quella maniera idiota. Ma lui in quel momento si sentiva tutte e tre le cose. Insicuro perché la sua compagna lo aveva frainteso e anche dopo aver deciso di concedersi poi se ne era andata, territoriale perché a dispetto della situazione o della sua decisione di non averla completamente per sé Rin era sua e non c’era niente che nessuno potesse dire o fare per cambiare la situazione, aggressivo perché avrebbe volentieri perforato il petto della prima persona che si azzardava a dirgli qualcosa.

L’aura che emanava faceva scostare i servi e inginocchiare le guardie.

-Ehi, Sesshomaru- suo fratello sbucò da dietro l’angolo indossando ancora quella sua ridicola armatura. - Sono …- si fermò quando lo guardò in faccia e annusò il suo odore. -Che cosa hai fatto?-

-Non sono affari che ti riguardino- rispose lui, tagliente e freddo.

L’unico aspetto positivo di Inuyasha era che non si era mai dimostrato sottomesso o impaurito. Era abbastanza stupido da fronteggiarlo come se fossero pari. Non fu da meno adesso. Si guardò intorno e quando si accertò che non c’era nessuno nelle vicinanze fece un passo verso di lui. - Lo saranno, se dovrò riportare Rin al villaggio di nuovo con il cuore spezzato-

-Taci-

-No, mi dispiace, qualcuno deve parlarti seriamente- alzò il mento, come a sfidarlo -Tutta questa storia è una follia, Sesshomaru. L’hai già resa la tua compagna-

-Non l’ho fatto- negò lui. Non si sarebbe azzardato ad unirsi a Rin senza spiegare che cosa avrebbe comportato.

-Allora ci sei vicino- commentò velocemente suo fratello - Questa storia ti impedisce di vedere le cose chiaramente. Lo ha sempre fatto. Perciò dovresti liberarti dal peso della tua idiozia e decidere di fare qualcosa-

-Idiozia?Sembro l’unico a pensare razionalmente- disse lui, mostrando i denti ma contro Inuyasha non funzionava.

-Bambini, il clan dei demoni drago aspetta- disse una voce femminile mentre avanzava.

Sua madre era leggiadra come una piuma e manteneva la stessa espressione di freddo sorriso di sempre. Sesshomaru ringhiò anche a lei e sua madre si aprì in un sorriso sarcastico.

-Sesshomaru, caro, non mi hai appena finito di dire che tra te e l’umana non poteva succedere nulla?- sorrise più ampiamente - Sei così debole-

-Tacente, non avete il diritto di parlarmi così, madre- e poi guardò suo fratello -E tu non sei nessuno per parlarmi in quel modo. Sta al tuo posto-

-Cos’è vuoi, che ti meni Tessaiga in testa un’altra volta?- sbottò Inuyasha. -Sono anni che ti vedo ridurti in questo stato. Vuoi davvero impazzire come quei demoni che non smettono di corteggiare la stessa femmina?-

-Non sono un demone comune. Non credere di poter applicare le stesse regole anche a me- gli rispose, sempre a bassa voce.

-Se sei così stupido da credere di essere così superiore a tutti gli altri almeno pensa a Rin. Ha vissuto come una monaca per anni solamente perché tu hai deciso che era meglio lasciarla soffrire- sbottò Inuyasha.

-Non ho affatto deciso questo- rispose lui.

-Lo hai fatto, invece-

- E pensi che stando qui con me le cose sarebbero diverse? Non cambierebbe nulla- rispose Sesshomaru - Sarebbe rinchiusa in un mondo di cui non fa parte, tra demoni che non la rispetterebbero, con dei figli che vivrebbero una vita infelice-

-Non stai parlando di me!- Inuyasha era furioso -Smettila di usare me come scusa per questa tua insensatezza!-

-Sei uno sciocco se pensi che le cose siano diverse-

-Lo sono!- Inuyasha aveva il viso dello stesso colore della sua veste. -Nostro padre è morto !- spiegò, furioso.

Sesshomaru rimase zitto, ad osservarlo gridare come un barbaro selvaggio.

-Nostro padre è.morto.- disse ancora, specificando ogni parola -E ha lasciato da sola mia madre. Questa è l’unica differenza. A meno che tu non abbia intenzione di morire da un momento all’altro lasciando Rin da sola con un figlio non andrà come è andata con me!-

-In ogni caso- rispose Sesshomaru, freddamente - A nostro padre è andata molto meglio-

-Di che diavolo stai parlando?-

-Toga sarebbe vissuto per altri mille anni almeno, ed Izayoi non avrebbe avuto che pochi decenni. Tu l’avresti vista morire lo stesso, tu insieme a nostro padre-

Inuyasha rimase immobile. Lo fissò dritto negli occhi per lunghi minuti prima di stringere i pugni e dirgli, con voce ferma e rabbiosa: - E sei capace di dire questo a me -

Sesshomaru non gli rispose.

Tra i due fratelli c’era ancora Saiyuki che osserva la scena con un'espressione di vago interesse.

Inuyasha continuò: - Ho visto la donna che amavo morire. Due volte. E poi Kagome è tornata da me. La stessa anima è venuta di nuovo da me e non so cosa diavolo ho fatto nella mia vita per meritare una cosa simile ma io, diversamente da te, non ho paura di soffrire, e vederla morire di nuovo, solo perché non voglio rivivere la stessa sofferenza-

Il mezzo demone si era guadagnato un'espressione profonda dagli altri due demoni davanti a lui. Continuò - Raccontati pure che lo fai per lei. Che lo fai per il tuo impero. Lo fai solo perché sei debole-

Non aggiunse niente altro e se ne andò, percorrendo il lungo corridoio che portava alla sala delle udienze dove il clan dei demoni drago aspettava.

Sesshomaru guardò sua madre, aspettandosi che lei dicesse qualcosa.

Saiyuki invece fece uno dei suoi sorrisi indecifrabili e si voltò per andarsene - Ho qualcosa di importante da fare. Tornerò in fretta, non preoccuparti-

E così Sesshomaru rimase da solo con la sua stessa acida bile nello stomaco.

   
 
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