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Autore: meiousetsuna    23/11/2020    5 recensioni
Abbiamo lasciato Crowley e Aziraphale a meditare di passare una serata speciale al Ritz.
Questo potrebbe essere un avvenimento comune per gli Ineffabili, ma non lo è. Si tratta del venerdì sera danzante del più prestigioso ristorante di Londra, il "Live at the Ritz".
Bella gente, bella musica... ma forse c'è un particolare non ancora chiarito nella relazione che cercherà di rovinare questa atmosfera.
Riuscendoci o no?
Un bacio dolce,
Setsuna
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Puttin' on the Ritz
seguito di: The way you look tonight
               per leila91, che lo ha richiesto ineffabilmente

If you're blue and you don't know where to go to
Why don't you go where fashion sits?
Puttin' on the Ritz

La serata del venerdì “Live at the Ritz” * era un evento epico per la maggior parte dei londinesi, almeno per quelli che vagheggiavano di potervi partecipare una volta nella vita. Chi lo frequentava ne faceva racconti entusiasti ma contenuti, per puro snobismo. Non era da signori vantarsi di avere la possibilità di frequentare l’hotel e ristorante più costoso della città, bisognava essere più blasé.
Certamente era dell’idea il distinto gentiluomo che si stava accomodando a un tavolo laterale, sedendosi col sussiego della Regina, ma più accentuato. Sistemò la cravatta, che non ne aveva alcun bisogno, e scorse la carta dei vini con l’aria di chi si è visto presentare una lista a base di Coca Cola e aranciata.
Il cameriere stava già iniziando a sudare freddo quando il secondo ospite li raggiunse, vestito in modo invero inadeguato. Un completo blu classico, da giorno, con una cravatta regimental che aveva visto tempi migliori, a suo dire; però scrutare la reazione del signore difficile lo risollevò del tutto. Questi si alzò salutando con un filo di voce l’uomo brizzolato e dalle iridi di un nocciola intenso, ringraziandolo di aver accettato l’invito malgrado la giornata fosse stata impegnativa per Scotland Yard.
“Hai visto quei due, angelo?”
Crowley era appena entrato nel salone dando il braccio ad Aziraphale, e tutti gli occhi si erano puntati su di loro. In effetti erano davvero notevoli, l’uno completamente vestito di nero, anche la camicia dello smoking ― per quanto il sarto fosse quasi svenuto alla richiesta ―, e in aggiunta con gli occhiali scuri, l’altro in una creazione di spessa seta italiana azzurra. Era il massimo che aveva concesso al demone in tema “colori scuri”. Crowley aveva letto lo sconforto negli occhi del povero artigiano quando il biondo aveva domandato se l’abito potesse essere realizzato in color crema. Fosse stato per lui avrebbe accontentato Aziraphale anche se avesse gradito una fantasia con gli orsacchiotti, però sapeva che in fondo una certa eleganza tradizionale era indispensabile a far felice l’angelo.
“No, mio caro, non mi pare che abbiano niente di speciale”.
“Il tipo con gli occhi celesti mi ricorda qualcuno che abbiamo incontrato di recente, ma non è un demone, o altro, insomma”.
Aziraphale gli avrebbe risposto di stare tranquillo, ma sarebbero state parole gettate al vento. Crowley era sempre teso, anche se non proprio in modo negativo da quando vivevano insieme. Era pronto a scattare, sul chi vive, ma non tanto da non godersi i piaceri della vita o di rinunciare a qualcosa. Sapeva, in fondo al suo cuore, che la maggior preoccupazione del demone non era per se stesso, ma per lui. I nemici che cercava in ogni angolo quando entravano da qualche parte, sperando che grazie agli occhiali non se ne accorgesse, erano solo gli esseri che avrebbero potuto torcere una delle sue candide piume. Invece di parlare gli si strinse più vicino, ottenendo subito un sorriso caldo e un cenno di rassicurazione. Il loro tavolo era il migliore, naturalmente, anche se in quella circostanza la cosa era difficile da spiegare: avevano detto niente espedienti sovrannaturali…
“So cosa stai pensando, angelo. Con gli umani le mazzette funzionano benissimo da miracoli, anche per far parcheggiare lei al sicuro. Anche perché se la ritrovo con un graffio…”
“Oh, andiamo, sai che appena potremo la ripareresti con uno schiocco di dita, sei così bravo a sistemare i danni”.
“Per chi mi hai pressso, per una ditta di riparazioni?” Il tono era alquanto stizzito, come si evinceva dalle tre esse.
“Tesoro, non sibilare, siamo fin troppo al centro dell’attenzione, puoi farlo più tardi a casa”.
“Humm… e dove vorresti che sibilassi, di preciso?”
“Ma in qualunque stanza, caro ragazzo”. Gli occhi ingenui di Aziraphale si specchiarono per alcuni secondi nelle lenti nere, le quali non nascondevano affatto bene l’aria malandrina del loro possessore.
Crowley! Non voglio sapere cosa intendevi!”
“Io credo di sì, uccellino innocente”.
“Sei un vero discolo, lo sai?” Le guance tinte di rosa di Aziraphale si gonfiarono in un piccolo sbuffo, mentre prendeva posto di fretta.
‘Avrei dovuto spostargli la sedia?’ Crowley non ebbe troppo tempo per rimuginare su quel dubbio, perché in quel momento l’orchestra formata da Peter O'Donnell e dal suo quartetto aveva attaccato col brano di apertura della serata, Taking a chance to love , di Vernon Duke.
Alcuni ospiti applaudirono subito, altri erano troppo impegnati a scorrere lo squisito menù riservato a quelle serate: Baked Alaska con flambé di ciliegie servito al tavolo, il lombo di agnello, o l’aragosta del sud-ovest della Scozia. E naturalmente le famose crepes, che però quella sera avevano un rivale micidiale.
“Non so cosa fare… il Baked Alaska** mi tenta troppo! Ma le mie crepes…”.
Il sospiro affranto della creatura celeste restò sospeso a metà quando Crowley gli prese delicatamente il polso, cominciando ad accarezzarlo sotto l’orlo della giacca.
“Alle tentazioni ci penso io, angelo. Tu ordina tutti e due i dolci, io ti guarderò bevendo vino, e mangerò te con gli occhi, invece. Pezzo per pezzo. E non preoccuparti per le calorie”.
“Dici sempre cose inopportune, caro! Quindi minacci di non lasciarmi ingrassare?”
“Parola di demone. Puoi essere ingordo quanto vuoi, con me. Anzi, è quello che spero”.
“Insomma, con te sono sempre battutine sconce, brutto…”
E no, la frase non poteva continuare dopo ‘brutto’, perché era una bugia troppo grande. Tutto era perfetto, invece. Il suo innamorato, che i vicini della libreria credevano che fosse suo marito, per come si comportavano quando erano insieme; la luce magica dei lampadari a bracci d’oro, la ghirlanda di bronzo dorato che circondava il soffitto affrescato, e il bouquet del Pol Roger che si liberava dai calici dov’era appena stato versato.
“Hai deciso cosa ordinare, o ci metterai tutta la sera?”
Decisamente Crowley poteva essere indisponente, o sembrare tale. Ma Aziraphale non se la beveva più la storia del grosso demone cattivo. Forse fino a due o tre secoli prima. Anzi, il medioevo; chi non avrebbe dato del suo peggio costretto tutto il giorno in un’armatura di ferro, col nero che ― si sa ― attira il sole sulla… carrozzeria? Magari appena incontrati, quando era apparso come un formidabile serpente tenebroso? No, in realtà non per un istante l’aveva temuto, trovato ostile, giudicato malvagio. Era stato più lui a restare insensibile di fronte a tante sofferenze che Lei aveva deciso di elargire a piene mani.
“Prenderò il menù da quattro portate, ho appetito”.
Mentre i piatti arrivavano a tavola e le bottiglie di champagne finivano, l’orchestra proseguiva con i brani del Great American Songbook***, invitando tante coppie a esibirsi sulla pista da ballo.
Crowley aveva davanti il suo spettacolo preferito, e non era tanto invogliato ad alzarsi, malgrado si ritenesse un grande ballerino, come demone. Dopo aver visto Hastur e Ligur danzare come se fossero coperti di centinaia di zecche che li mordevano tutte contemporaneamente aveva di che essere fiero, però serviva il brano giusto.
If you're blue and you don't know where to go to
Why don't you go where fashion sits?
Puttin' on the Ritz

“Senti, Aziraphale? Autocelebrativa, non credi? Mi piace quando gli umani sono presuntuosi! Balliamo?”
“Se lo desideri, caro. Sono un po’ arrugginito, però se mi guidi tu andrà bene. In effetti è l’occasione giusta per abbracciarti stretto”.
“Angelo”.
“Respirando il tuo profumo di spezie e tabacco, guancia a guancia”.
Angelo”.
“Non so se potrò resistere a strusciarmi un pochino sul tuo petto, mi sento tanto romantico”.
Angelo”.
“Corro troppo vero? Santi numi, ho perso il controllo… ti dispiace?”
“Smuovi il tuo stupendo fondoschiena da quella sedia, adesso. Ti porto a casa in cinque minuti”.
“Oh, Crowley! Non va bene!”
Una secchiata d’acqua fredda avrebbe fatto meno effetto.
“Prenderemo la multa” Aziraphale ridusse la voce a un sussurro “non puoi miracolare via i vigili”.
Una risata di cuore, il conto pagato sbattendo sul tavolo la mancia più volgarmente generosa mai vista nel locale, e una coppia evidentemente felice fuggiva dal Ritz con la fretta di chi sta andando in fiamme.
Strolling up the avenue so happy
All dressed up just like an English chappie
Very snappy!

Una lunga scia di vestiti partiva dall’ingresso, continuando nel corridoio dove le imbarazzatissime piante si sarebbero coperte gli occhi con le foglie, ad averli. Il problema era che ci sentivano, oltre che vedere benissimo. Si andava in ordine dalle scarpe scure e quelle più chiare, le giacche, le cravatte, i calzini ― Satana non voglia che l’eros sia ucciso da certi dettagli! ― la camicia nera e i pantaloni azzurri. Ma arrivati nello studio del demone, la camicia di seta celeste e i pantaloni più fascianti mai visti per uno smoking erano ancora addosso ai rispettivi proprietari. La camera da letto era decisamente troppo lontana per prenderla in considerazione, mentre la scrivania era ampia, all’altezza giusta, nonché sgombrata con una manata decisa da tutto quello che c’era sopra. Crowley sapeva bene che Aziraphale si sentiva più a suo agio con la sensazione di qualcosa addosso, e il tessuto lucido e morbido che scopriva la gola, visto che alcuni bottoni erano saltati, rendeva terribilmente eccitante immaginare quello che mascherava. In quanto a lui non era precisamente timido, ma la malizia con cui il biondo gli aveva domandato di tenere quell’abbigliamento dark, slacciandolo quel tanto che bastava, aveva rischiato di farlo discorporare per la voglia. Il suo angelo era seduto sull’orlo del mobile con le gambe allacciate intorno alla sua vita sottile, un braccio che gli cingeva il collo e l’altro dietro la schiena dalla pelle dorata, dove stava cercando disperatamente di aggrapparsi. Il demone era entrato in lui piano, con dolcezza, bevendo ogni gemito di piacere e ogni sussulto con la bocca incollata a quella del suo prezioso compagno. Non aveva nessuna fretta di farlo terminare, anzi, sperava che durasse delle ore, per quello che lo riguardava. Si muoveva lentamente, accarezzando i capelli luminosi e reggendolo dal fianco sinistro con tanto entusiasmo che avrebbe lasciato dei lividi, probabilmente. Chissà se sarebbero stati apprezzati o l’avrebbe sgridato per questo. L’idea era ancora più stuzzicante, quindi valeva la pena tentare!
“Crowley, tesoro… continua, per favore, è incredibilmente bello”.
Non sarebbe servito, ma quel bisbiglio melodioso all’orecchio andò dritto al cervello di Crowley, che passò una mano sotto un ginocchio dell’angelo, sollevandolo meglio, per raggiungere il punto che l’avrebbe fatto impazzire.
“Sei il mio adorato demone sentimentale, lo sai? Mi fai stare così bene, sei sempre attento a me, non immaginavo mai… se mi vedessero, quegli sbruffoni in paradiso!”
Aziraphale si interruppe solo perché il fiato ormai non gli bastava più; era decisamente molto più umano da qualche tempo.
“Dimmi cosa vuoi che faccia per farti piacere, Crowley, ti prego…”
Le dita paffute passarono tra le basette ramate, sul tatuaggio del serpente, sottolinearono con tenerezza la linea delle labbra brucianti.
“Muoviti ancora, mio caro, stai bene? Non mi dici nulla…”
Un attimo, e Crowley si era immobilizzato, senza poter nascondere un leggero tremito.
“Che succede?” la voce angelica era soffocata.
“Mi dispiace, angelo. Vuoi che mi fermi?”
Aziraphale non aveva bisogno di spiegazioni. Con un gesto delicato posò tre dita sulla bocca del demone.
“A me dispiace. Ti ho chiesto qualcosa che non ancora puoi fare, vero? Dire sdolcinatezze come me, che non sto mai zitto. Non devi, aspetterò, succederà presto. Non le hai potute dire a nessuno per troppo, troppo tempo. Va bene così. Shhh… tienimi vicino. Ti sento, Crowley, lo so”.
Un bacio che rapiva l’anima, una stretta più possessiva, poche spinte più forti, e Aziraphale vide un’esplosione di stelle dietro le palpebre socchiuse, mentre il suo amante si spegneva in lui.
“Angelo…” la testa di capelli rossi era letteralmente nascosta nell’incavo della spalla bianchissima “ti amo”.
La risata leggera di Aziraphale riempì la stanza come un suono di campanellini di cristallo.
“Cosa avresti potuto dire più di così? Anche io ti amo tantissimo”.
E sarebbe andato anche meglio, pensò l’angelo mentre si rilassava nel calore e il profumo che lo avvolgevano. Persino la perfezione può essere migliorata.

The End

*
Che è assolutamente reale, c’è sul loro sito, come il menù e il tipo di musica… ma lo sapete quanto costa una crepe al Ritz? Trentotto sterline \°0°/
** Base di torta margherita, gelato, zabaione e meringa. Il prezzo, per fortuna, non lo so!
*** Il Great American Songbook è una raccolta che comprende i migliori brani dagli anni 20 ai 60, specie musical e jazz.
Questa storia, come la sua “prima parte”, prosegue con la bellissima musica anni ’40, che spero vi affascini come me: e infine… dopo i Johnlock, potevo non inserire anche qualcun altro? #^-^#

 

 

 

 

  
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