BEST FRIENDS
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Capitolo
13 – Kiss the rain
*
Quanto
può durare una quiete?
Un
giorno? Una settimana? Un mese?
E
proprio quest’ultimo, era il tempo trascorso dall’ultimo attacco di Papillon.
Era
un mese che Chat Noir e LadyBug, non si incontravano.
L’ultimo
attacco, risaliva a fine novembre, quando tutte le foglie secche, avevano
lasciato le fronde degli alberi, lasciandoli nudi a combattere il freddo
inverno.
Si
erano lasciati di fretta come al loro solito, perché i loro miraculous
avevano iniziato a suonare, e da lì a poco si sarebbero ritrasformati e non
potevano permettersi che le loro identità fossero rivelate.
LadyBug, avrebbe voluto
parlare un po' con lui, da quando non le faceva più visita nella sua mansarda,
le era mancato e tanto anche.
Lui,
non poteva sapere che in realtà Marinette è LadyBug.
“Voglio
un tuo parere Tikki”. Marinette
stava sistemando l’orlo di un vestito, quando se ne uscì con quella frase.
“Non
so molto di moda, ma vediamo se posso esserti utile in qualche modo” La kwami pensò si trattasse dell’abito che stava
confezionando, non era la prima volta che chiedeva consigli all’animaletto
rosso.
“Non
intendevo sul vestito” Si sedette sul divanetto appuntando i gomiti sulle
ginocchia, mentre la kwami svolazzava davanti il suo
viso.
“E
allora su cosa?” Chiese interrogativa.
“Volevo…volevo
chiedere a Chat Noir, se è d’accordo con il rivelare le nostre identità”.
“Sei
matta, Marinette? No! Lo sai che non potete sapere
chi si nasconde dietro le vostre maschere, dovete prima sconfiggere Papillon. È
troppo pericoloso”.
“Ci
ho pensato tanto, sai? Lo so che non dovremo…ma sto male, Tikki”.
Sospirò iniziando a crollare emotivamente.
Non
poteva più combattere per Adrien e Chat Noir, nonostante fosse più orientata
verso la prima scelta, doveva sapere se erano la stessa persona, come
sospettava già da un po' di tempo.
“Marinette…non fare così, a me puoi dire tutto, lo sai”.
Cercò di prendere una lacrima con la zampetta “…perché vuoi buttare al vento
anni di duro lavoro?”.
“Perché…voglio
sapere di chi sono innamorata.”
“Tu
sei innamorata di Adrien”. Disse in tono naturale, scontato.
“Si,
ma lo sono anche di Chat Noir”.
Tikki avrebbe tanto
voluto prendere ago e filo e cucirsi la bocca, le faceva male vedere la sua
padrona ridotta così per un ragazzo, tecnicamente due, ma questo non poteva
saperlo.
“Marinette…senti…”. S’interruppe quando alla ragazza, arrivò
una notifica sul telefono, era un’edizione straordinaria del telegiornale, dove
si parlava di un attacco akuma alla Tour Eiffel, Mr. Pigeon, era stato infettato ancora una volta dalle farfalle
di Papillon.
“Ecco
la mia occasione, augurami buona fortuna”.
“Non
lo farò” Scosse la testa.
“Dai
Tikki, sono pur sempre la guardiana, ho il diritto di
sapere”.
“Non
è una scusa, e poi non sei stata tu a dare l’anello a Chat Noir.”
“Chat
Noir sta combattendo da solo, ma dove si sarà cacciata LadyBug?” Annunciò Nadia Chamack visibilmente preoccupata, mentre scorrevano le
immagini del supereroe che stava combattendo da solo, con una certa difficoltà.
“Ormai
ho deciso, e non torno indietro. Tikki trasformami”.
*
LadyBug balzò da un tetto
all’altro, con una profonda agitazione nel cuore, ma questo non avrebbe dovuto
influenzare la riuscita della missione.
Scosse
la testa, per scacciare via quel chiodo fisso, che ricomparve una volta che lo
vide in tutto il suo splendore, mentre teneva testa all’akumizzato.
Lo
conoscevano bene, ormai avevano perso il conto delle volte che lo avevano
riportato alla normalità.
Gli
avevano anche consigliato di cambiare animaletto da proteggere, ma sembrava che
le loro parole, non avevano avuto nessun effetto.
“Era
ora insettina”. La salutò mentre volteggiava il
bastone per proteggersi.
“Ciao
anche a te micetto…vedo che te la stai cavando bene senza di me” Gli disse
facendo roteare lo yo-yo.
Erano
schiena contro schiena, e quel contatto fece perdere un battito a LadyBug, che si distrasse e venne colpita da un piccione.
Chat
Noir arrivò in sua difesa “Stai bene?”.
“Attento!”
Gli urlò scansandolo, ma grazie alla sua prontezza di riflessi da gatto, riuscì
a salvare anche la coccinella.
Usando
infine il cataclisma sul richiamo da piccioni, che solitamente teneva al collo,
fece uscire l’akuma e LadyBug,
finalmente la poté purificare con il suo yo-yo e portare tutto alla normalità
con il lucky charm.
“Ben
fatto” Chat Noir le tese il pugno, aspettando che anche lei facesse la stessa
cosa.
“Hai
fatto tutto tu, io sono stata una frana” Disse stringendosi nelle spalle
tenendo lo sguardo abbassato in segno di sconforto.
Per
quanto si fosse ripetuta in quegli anni, che la vita privata non doveva
influenzare la riuscita della missione, doveva ammettere con sé stessa, che era
difficile tener fede al patto, soprattutto se una delle cause del suo malessere
era proprio lì davanti a lei, che le tendeva la mano.
“Può
capitare una giornata no” Le rivolse il sorriso più bello del mondo, facendola
arrossire.
“A
noi non dovrebbe capitare mai” Ribadì.
Chat
Noir le mise le mani sulle spalle “Ehi, non ti devi preoccupare, siamo una
squadra, e ci aiutiamo a vicenda. Oggi è capitato a te, domani a me.”
LadyBug sospirò, era
chiaro che qualcosa non andava e la turbava “Se c’è qualcosa che posso fare,
basta chiedere. Anche se ti serve una spalla su cui piangere” Ammiccò.
“Senti…”
Finalmente ebbe il coraggio di domandarglielo “…avrei bisogno di chiederti una
cosa”.
“Cert..”
L’anello iniziò a suonare, come del resto anche gli orecchini della collega.
“Ci vediamo
sulla terrazza tra dieci minuti” Chat Noir dopo averle dato appuntamento, sparì
tra i tetti.
“Quale
terrazza?” Gli chiese urlando, perché troppo lontano.
“Quella”.
Alludendo al luogo dove si era dichiarato ufficialmente la prima volta.
*
Il
cuore di Marinette batteva all’impazzata mentre
rifocillava il kwami.
“Allora?
Sei proprio sicura, Marinette?”.
“Si,
Tikki. Ormai non posso più tirarmi indietro, è
l’unico modo per trovare un po' di pace con me stessa”.
“Sappi
che io ti appoggerò, qualsiasi sia la tua decisione, e spero che questo ti
aiuti ad andare avanti.”
“Grazie
piccola amica mia. Tikki trasformami”.
Riprese
le sembianze di LadyBug, e si diresse sulla terrazza
dove vi trovò già Chat Noir ad aspettarla, seduto sulla ringhiera, con le gambe
penzoloni nel vuoto.
Il
cielo era terso di nuvole, l’aria iniziò a farsi più umida e fredda,
annunciando che sarebbe piovuto da lì a poco.
“Ti
piace la pioggia, milady?” Le chiese invitandola a prendere posto vicino a lui.
“In
un giorno di pioggia, ho capito di amare una persona”. Gli rispose volgendo lo sguardo
verso l’orizzonte, dove le nuvole nere, stavano dando spettacolo, illuminandosi
ad intermittenza.
“Possiamo
dire che è un si?”
“L’amore
non fu mai corrisposto, quindi vale come un no”.
“Allora
cambiamo argomento, non voglio rattristarti ancora di più. Di cosa mi volevi
parlare?”.
Un
tuono arrivò quando Chat Noir, pose quella domanda.
“Volevo…volevo
sapere se eri d’accordo col rivelare le nostre identità”.
Chat
Noir strabuzzò gli occhi, non poteva credere a quello che aveva appena sentito,
lui era convinto che avrebbe saputo chi si nascondeva dietro la maschera della
sua insettina, una volta sconfitto Papillon.
“Dici
adesso?” Chiese per essere sicuro di aver capito bene.
Lei
annuì con il capo.
“Ne
sei convinta?”
“Si”.
“Come
mai questo cambio di rotta?”
“Non
ne ho forse il diritto di saperlo?”
“Tu
la guardiana, tua la decisione”.
“Non
sei contrariato?”
“Lo
sai che ti avrei rivelato la mia identità il primo giorno che ci siamo
incontrati, secondo me non c’è niente di male a saperlo”.
“Non
hai timore che Papillon lo possa scoprire?”
Un
altro tuono, questa volta più vicino.
Chat
Noir sospirò “E come potrebbe se non ci sono akumizzati
in giro?”
LadyBug continuava a
guardare l’orizzonte e quelle nuvole cariche di pioggia.
“No,
infatti…io manterrei il segreto”.
“Anche
io, di questo non dubitarne mai”.
Questa
volta si guardarono negli occhi, entrambi erano sinceri, e Chat Noir, non vede
l’ora di pronunciare le parole per la de trasformazione.
Fece
un balzo sul terrazzo, mettendosi al sicuro, se si fosse ritrasformato, senza
poteri sarebbe stato difficile mantenere l’equilibrio.
Le
prese la mano, aiutandola a scendere, con galanteria.
“Pronta?”
Chiese sorridendo.
Il
cuore gli batteva all’impazzata, tra pochi secondi avrebbe visto che aspetto
aveva la sua lady, anche se non con l’entusiasmo di prima, una parte del suo
cuore era ancora occupato dalla presenza di Marinette,
il più della metà.
“Si”
Sospirò.
“Se
lo avessi saputo prima, avrei indossato il mio vestito migliore” Le sorrise,
contagiando anche lei, che ricambiò.
Si
trovavano difronte l’un l’altro.
LadyBug infine rilassò le
braccia lungo tutto il corpo e strinse i pugni.
“Prima
però vorrei fare una cosa, ti chiedo di chiudere gli occhi e di non muoverti”.
Intanto
alcune gocce di pioggia iniziarono a cadere, e a bagnare i loro volti.
“Non
vorrai mica uccidermi?” Le chiese obbedendo.
La
coccinella si avvicinò al suo volto, lo prese tra le mani.
“Per
una volta in vita tua, puoi stare zitto?”.
Il
cuore di Chat Noir mancò un battito, quando sentì le sue labbra calda e umide,
posarsi sulle sue.
Non
riuscì a stare fermo, non dopo quel contatto così tanto bramato.
Si
era sempre chiesto come sarebbe stato baciare LadyBug,
ma non immaginava che fosse proprio come baciare Marinette.
Il
suo modo di avvicinarsi, come muoveva le labbra, come affondava le mani tra i
suoi capelli ormai fradici, tutto le ricordava quella ragazzina timida e
impacciata.
La
strinse a sé, avvicinandola ancora di più, e il bacio si fece più audace,
quando entrambi dischiusero le labbra, per assaggiare le loro lingue.
LadyBug si sarebbe de
trasformata mentre lo baciava, per questo le aveva detto di chiudere gli occhi,
così una volta riaperti, l’avrebbe trovata lì, ma quando sentì la passione del
gatto nero in quel bacio, molti dubbi l’assalirono, uno tra i quali, era che
forse era ancora innamorato della coccinella.
Rivelare
la sua identità ora, non avrebbe portato nulla di buono.
Chat
Noir, del resto, non aveva più nessun dubbio, era lei, doveva essere lei.
Si
staccarono per volontà della corvina, e pensò che fosse arrivato il tanto
agognato momento.
Due
parole, e tutto sarebbe cambiato.
Il
gatto guardò la coccinella dritta negli occhi, e s’accorse che stava piangendo.
Lacrime,
che si stavano confondendo in quel momento con la pioggia che ricadeva copiosa.
“Perché
piangi?” Le chiese stringendola a sé.
“Non
mi sento pronta, scusami” Si divincolò da quella morsa, prese lo yo-yo e lo
lanciò nel tetto più vicino, sparendo dalla vista di Chat Noir, che rimase con
più dubbi che risposte.
*
continua