5.
Mentre guidava l’auto sulla strada del
ritorno verso casa dopo la giornata lavorativa in banca, Vegeta ripensò a tutto
quanto era successo all’Agenzia investigativa.
Io le ordino di
cancellare immediatamente tutti quei filmati che ritraggono mia moglie! Ha
capito bene? Guardi che non scherzo. Se lei non li cancella, io la denuncio!
Fece un mezzo sorriso pensando a come Yamazu aveva abbassato le orecchie di fronte alla sua
collera. Anche se era stata solo una reazione, come dire, condizionata, era stato
credibile. Tuttavia la sua collera veniva più dal fatto che quel grassone laido
aveva fatto degli apprezzamenti, che per il fatto in sé, di sua moglie che era
stata immortalata in quei filmati.
In
fondo, cosa me ne frega, pensò, non è mica un film porno. Se lui si eccita guardando l’inizio di quel fimato dov’è presente mia moglie,
che sarà mai? L’importante è che non se la porti a letto.
Ma ciò che lo fece sorridere ancora di
più fu il pensiero del suo padrone di casa Crilin,
che aveva messo un investigatore demente alle calcagna di sua moglie per
controllarla. E magari, pensò, mentre
si fermava a un semaforo rosso, Yamazu gli avrà anche
riferito che la sua mogliettina è un angelo, che non tradisce nessuno… ma solo
perché ha seguito la donna sbagliata!
Esplose in una risata fragorosa, di
pancia.
Nell’auto accanto, un signore anziano
si girò a guardarlo, ma lui non se ne accorse, troppo impegnato a sbellicarsi
dalle risate.
- Oh cazzo – mormorò tra sé, tra
un colpo di tosse e l’altro – Erano anni che non mi facevo delle risate
del genere. È proprio vero che questo mondo non cessa mai di regalarci sorprese
– concluse, dominando la sua risarola mentre
con la mano destra ingranava la prima e riprendeva il tragitto verso casa.
*****
Una volta a casa, nel parcheggio vide la
macchina di Bulma, una Peugeot 206 verde bottiglia.
- Ah, finalmente – disse, mentre
faceva manovra per parcheggiare nel suo posto.
Quando scese,
un ragazzo ricciolino lo salutò. Era il figlio del carrozziere, lo riconobbe
anche vestito con pullover e jeans, cioè senza la classica tuta blu sporca di
grasso.
- Buonasera dottor Vegeta, le ho riportato la macchina di sua moglie. –
- Perfetto – rispose –
Quant’è? –
- Ecco il conto, sono millequattrocentoventi e diciotto centesimi. –
- E che cavolo hai usato, ricambi di
platino? –
- No dottore, è che la macchina era
ridotta male. Ho dovuto rifare tutto il frontale, poi la fiancata destra che
era pesantemente danneggiata, poi i cristalli, i paraurti, … -
- Se, se… comunque è un furto. –
- Cosa fa, mi discute sul prezzo?
–
- No no, io
non discuto proprio niente – disse Vegeta, infilandogli il conto nel
taschino del pullover – Anzi, visto che il danno l’ha fatto mia moglie,
se lo paga lei. Arrivederci. –
- Come vuole,
dottore. Arrivederla. – rispose il giovane, allontanandosi verso l’uscita
dal palazzo.
*****
- Amore, sono tornato – esordì,
una volta arrivato alla porta.
- Ciao bello – rispose Bulma dal salotto. Poi sentì due clic di mouse. La sua
signora stava lavorando.
Infatti, quando entrò in salotto, la
vide intenta a battere sul computer portatile, con il dizionario d’inglese chiuso
sul tavolo. Le andò vicino e le posò un bacio sulla guancia. Lei rispose
baciandogli le labbra, sorridendo.
- Stavo finendo la traduzione di questa
tesi di laurea. –
- Vedo. Ah, il carrozziere ti ha
riportato la macchina – disse lui, allontanandosi verso la cucina e
andando verso il frigorifero.
- Bene, finalmente. Era un mese, che ce l’aveva. –
- Eh, ci credo. Sono quasi
millecinquecento euro, che adesso te li paghi tu – mormorò lui,
sottovoce.
- Come hai detto? –
Lui tornò in salotto con una lattina di
birra – Stavo dicendo, lo sai cosa mi è capitato stamattina? –
- No, che cosa? –
Ridacchiando, cominciò a spiegare
– Hai presente quel giovanotto che ieri sera guardava su verso il nostro
terrazzo? –
- E quindi? –
- Devo darti una delusione: non era lì
per te, ma per un’altra donna -, disse, ridacchiando.
- Un’altra donna? – Bulma girò intorno alla scrivania e seguì il marito, che si
era spostato sul terrazzo.
- Chi sarebbe quest’altra donna?
–
Per tutta risposta, Vegeta alzò il dito
della mano destra, indicando in su. Lo stesso fece Bulma, spalancando la bocca in una “O” di sorpresa.
- Attico. –
- La signora C18?!
–
- Hm-hm.
–
- Ma chi è, un suo amante? –
- No, quel ragazzo biondo è un
investigatore, che la segue. –
- Ahhh
– fece lei, battendosi un colpetto sulla fronte – Ma perché?
–
- Eh, perché… perché evidentemente il Cavalier Crilin non si fida di
sua moglie, è geloso. Vuole avere la sicurezza che mentre lui è in giro per il
mondo, sua moglie non si diverta in giro. –
- E chi l’avrebbe mai detto… il Cavalier Crilin, una persona
così colta, così raffinata… - disse Bulma,
rientrando. Il marito la seguì.
- Però non sai la parte divertente
– riprese Vegeta, iniziando a ridere.
- Quale sarebbe? Perché ridi? –
- Ahahah…
devi sapere che quel cretinetti dell’investigatore – altra risata, questa
volta più fragorosa.
Contagiata dalle risate, anche Bulma si mise a ridere – Che ha fatto? –
- Eheheh…!
Per cinque settimane, anziché pedinare la signora C18 – lasciò a metà la
frase, andandosi a sedere sul divano, ridendo ancora.
- Cos’ha fatto?!
–
- Anziché pedinare la signora C18… ha pedinato te! Ahahah! –
Improvvisamente, la risata di Bulma si spense come una candela al vento. – Ha
pedinato… me? –
- Sì! – altra risata – E
non solo…! – Vegeta chiuse la mano in un pugno e cominciò a girarla in
una specie di ruota, come se stesse tenendo una manovella tra l’indice e il
pollice: - zzzzzz… ti hanno pure cinematografata…!
Ahahah! È troppo divertente. –
Il viso di Bulma
aveva perso colore. Le mani le erano diventate fredde, come tutto il resto del
corpo. E suo marito ancora rideva.
- Ma che cos’hai da ridere?! –
- E perché, tu non ridi? Non è
divertente? Ahahah! –
- No! Non è divertente per niente!
Hanno violato la mia vita, la mia intimità! –
- Bulma, ma
che ti prende? Sei bianca come un lenzuolo… -
- Com’è potuto succedere, dico io? Fare
un errore così… così… grosso! –
- Eh, sono cose che possono capitare.
–
- Ma non devono capitare! Ed è capitato
a me! –
- Bulma, ma
hai per caso fatto qualcosa di cui ti devi vergognare? –
- Io? No. No, nel modo più assoluto
– rispose, ma da dietro le lenti degli occhiali, i suoi occhi erano come
quelli di uno scricciolo spaventato.
- Ma com’è potuto accadere…? –
- Praticamente l’investigatore ha
seguito la targa della macchina della signora C18, che tu stavi usando perché
lei ti aveva prestato mentre la Peugeot era fuori uso. –
- Ah, è per questo?!
Allora noi adesso andiamo su, e le riportiamo immediatamente le chiavi di
quella maledettissima macchina, così non ci pensiamo più! –
- Va bene. Le
telefoni tu? –
- No, no. Telefonale tu. Io vado di là
a cambiarmi. –
*****
Il
Cavalier Crilin e sua moglie C18 vivevano all’attico,
in un grande appartamento signorile. I pavimenti erano di un lucidissimo marmo,
dove vi erano poggiate colonne con sopra i più svariati oggetti: vasi,
statuette, sculture pregiate. Sulle pareti dominavano i
colori arancione e verde, quando non erano coperte da quadri antichi
raffiguranti paesaggi o scene di vita all’aria aperta.
Come a sottolineare che non se la
passavano male, anche gli abiti della signora C18 erano molto alla moda: in
casa indossava una camicetta bianca a maniche lunghe e dei pantaloni dello
stesso colore, che davano risalto ai suoi orecchini d’oro e alla collana di
perle che portava al collo.
- Signor Vegeta, Signora Bulma, è un piacere per me vedervi. –
- Signora C18, i miei ossequi –
la salutò Vegeta con un leggero baciamano.
- Prego, accomodatevi. –
Bulma
esordì: - Signora, ci permetta di dire che siamo davvero onorati della sua
amicizia e dei favori che ci concede. –
- Il piacere è mio. –
- Volevamo restituirle le chiavi della
sua auto, che gentilmente ci ha prestato. La ringraziamo di cuore – poi,
porgendo la chiave blu a Vegeta, disse: - Dai la chiave alla signora. –
Vegeta porse la chiave a C18, che la prese sorridendo.
- Oh, grazie a voi. Michele! –
chiamò, e il maggiordomo si avvicinò a Vegeta e Bulma.
- I signori prendono qualcosa? –
- Niente, grazie – disse Bulma.
- Per me un whisky, per favore. –
Bulma
lanciò un’occhiataccia al marito, mentre la contessa non guardava, impegnata a
mettersi in tasca la chiave del veicolo.
- Sa, mia
moglie non beve. È astemia. –
- Ah, capisco. –
- Ehm, Vegeta, queste cose non interessano
alla signora, che sicuramente deve parlarci di cose più importanti. Non è vero?
–
Il sorriso di C18 si smorzò
leggermente. – Effettivamente è così. Voi siete inquilini del mio
appartamento da quasi vent’anni. E per quell’appartamento pagate un canone
davvero ridicolo. –
- Eh beh, effettivamente trecento euro
al mese per quella casa è un po’ poco. –
- Ma cosa stai dicendo? – lo
riprese Bulma – Signora C18, quella cifra non è
ridicola, bensì è parametrata in base alle nostre possibilità. –
- Comunque sia, per lasciare
l’appartamento vi ho offerto trentamila euro. Ora la mia
offerta sale a cinquantamila euro. –
- Beh, mi sembra un’offerta
interessante – commentò Vegeta, poi si rivolse a sua moglie – Tesoro,
tu cosa ne pensi? –
- No, non lo è per niente. Signora, noi
con quei soldi non riusciremmo mai a comprare un altro appartamento. Come
faremmo, dopo? –
- Signora Bulma,
ho dato incarico al mio avvocato di svolgere delle
ricerche su di voi, e ha scoperto che siete proprietari di un immobile in
campagna. È vero o non è vero? –
Presa in contropiede, ma senza
lasciarsi intimidire, Bulma rispose: - Sì, è vero. La
nostra casa di campagna. È la casa dove io sono nata, ma non va bene per
abitarci. Tutt’al più può andare bene per un weekend… -
La signora C18 accavallò le gambe e si
sporse un po’ di più dalla poltrona – Vi pregherei cortesemente di riflettere
sulla mia offerta. Potreste non aver diritto più a niente, se la rifiutate. –
- Ci dispiace signora, ma non possiamo
accettare. –
C18 contrasse la bocca in una smorfia
di disappunto, poi sospirò – Credevo sareste
stati più ragionevoli, dopo tutti i favori che vi ho fatto… -
- Ci dispiace davvero, ma noi … - provò
Vegeta, quando il maggiordomo tornò, annunciando educatamente alla signora che
c’era suo marito al telefono.
- Vi prego di scusarmi – disse, e
sollevò la cornetta del telefono che era sul tavolino lì accanto.
- E’ sua eccellenza?
I nostri rispetti. –
C18 zittì Vegeta con un educato gesto
della mano, quindi iniziò a parlare.
- Pronto, Crilin?
Sì. Ciao, amore. Sì… qui ci sono i nostri inquilini, il signor Vegeta e sua
moglie. Certo… - una pausa, durante la quale C18 fece un’espressione sorpresa –
Sono stata a casa, ieri sera – altra pausa – Non sto
dicendo una bugia, è la verità! –
- Forse è meglio se ce ne andiamo –
mormorò Bulma all’orecchio di Vegeta.
- Hai ragione, meglio – rispose lui,
con lo stesso tono, e lentamente si alzarono. Con un cenno della mano
salutarono la padrona di casa.
Lei li salutò
di rimando, mentre continuava a parlare al telefono.
Mentre si allontanavano verso la porta,
C18 alzò la voce: - Non alzare la voce con me, Crilin. Ti dico e ti ripeto che ero qui, da sola, perché
tutti gli amici erano a guardare la partita. E io mi
annoio! –