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Autore: _Valchiria_    25/11/2020    3 recensioni
Non capivi il tuo peccato.
Capivi solo il tuo dolore e la tua perdita.
A che prezzo avevi imparato ad amare?
A che prezzo avevi lasciato che la tua anima venisse ripulita dall’odio?
Erano domande che una parte dentro di te si stava ponendo ma il corpo freddo e morto sulle tue gambe non poteva più spiegartelo.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Xiao XingChen, Xue Yang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note pre lettura: se volete farvi ancora più male, vi consiglio di ascoltare questa canzone mentre leggete: https://www.youtube.com/watch?v=n6BwAWiHcSg&list=RDn6BwAWiHcSg&start_radio=1&ab_channel=Chan.
Il titolo è una frase presa dal testo di questa canzone.
Buona lettura!
 
 
But if you loved me, why’d you leave me?
 
Non ti avevano insegnato l’amore e tu non l’avevi mai voluto imparare, in realtà.
A cosa poteva servire una carezza?
Ed un bacio?
A niente.
Non ci potevi comprare da mangiare con quelli; non potevi barattarli per un letto caldo durante le notti buie e spaventose anche per gli adulti.
L’amore non era una merce di scambio.
L’amore era inutile.
Questo era quello che ti ripetevi sempre, da piccolo, per darti forza e per diventare forte.
Per dimostrare a chi ti aveva abbandonato sul ciglio di una strada che non avevi bisogno dei loro baci per poter andare avanti. Che saresti stato abbastanza bravo da crescere bene nonostante tutto.
Nonostante l’affetto che ti era mancato.
Eri fiducioso.
-
Chi ti aveva privato dell’amore, però, ti aveva privato anche della furbizia.
Questo era quello che, sarcastico, ti ripetevi da adulto.
Non ti avevano insegnato a riconoscere la malizia, la mano nemica che si sporgeva verso di te promettendoti dolci ma regalandoti, poi, botte.
Eri ingenuo, stupido e debole.
Ti facevi pena da solo mentre, con il moccio mischiato al sangue che ti colava dal naso, piangevi  rannicchiato su te stesso. Non avevi un soldo e volevi solo mangiare.
Cosa c’era di sbagliato nel voler vivere come chiunque altro?
Ti eri fidato dei loro sorrisi scambiandoli per amore.
Per loro eri stato una scimmia ammaestrata che, alla fine del proprio spettacolo, non meritava nemmeno un pasto che gli ripagasse la fatica.
Che idiota che eri stato.
La fiducia era come l’amore. Inutile.
-
In fondo, però, la strada ti era stata da maestra.
Eri diventato veramente forte, la gente aveva paura di te e questo ti inebriava.
Strillavano al tuo cospetto e tu ridevi.
La mazza sporca di sangue lasciava una scia inquietante dietro di te.
La scimmia si era ribellata e aveva smesso di essere ammaestrata. Chi un tempo aveva riso di te e ti aveva guardato con pietà mentre chiedevi un chicco di riso per riempirti la pancia, ora ti temeva e ti supplicava affinché tu lo lasciassi andare.
E a te importavano quelle suppliche?
No, ovviamente.
Potevano anche morire tutti.
Ti chiamavano pazzo?
Dicevano che eri un mostro?
Era tutto vero, il bambino ingenuo dentro di te non poteva biasimarli.
‘Provateci voi a crescere senza amore. Vi sfido a non impazzire. Vi sfido a non odiare’, urlava quella vocina dentro la tua testa.
Voleva giustificare le tue azioni ma non c’era più niente da giustificare, ormai.
Eri diventato la versione peggiore di te stesso.
-
Se ti avessero detto che un giorno non precisato qualcuno t’avrebbe mostrato amore senza chiederti niente in cambio, tu gli avresti prima riso in faccia e poi l’avresti ammazzato.
‘Nessuno ti da’ niente senza volere qualcosa a sua volta’, gli avresti detto. Poi la sua testa sarebbe volata via dal collo in un batter d’occhio.
Non ti piaceva essere preso in giro.
Però, più passavano i giorni e più dovevi dare credito a quell’ipotesi che ti era sembrata così improbabile.
Inoltre, la cosa che più ti faceva ridere di tutta quella faccenda era il fatto che quel qualcuno che ti stava mostrando affetto, fosse uno dei tuoi più acerrimi nemici.
Quel detestabile monaco buddista che aveva giurato di gettarti nelle carceri e di buttare via anche la chiave, ora sedeva di fronte a te mentre mangiavate e rideva alle tue battute.
Ti aveva salvato da morte certa e non aveva voluto niente da te, nemmeno sapere perché tu fossi in fin di vita a causa delle percosse ricevute
Ti chiamava “piccolo amico”.
Cucinava per te e ti rimboccava le coperte quando pensava che tu stessi dormendo e non potessi accorgerti della sua presenza.
Ti portava le caramelle e ti accarezzava la testa proprio come si faceva con un membro della propria famiglia.
Ti trattava come una persona.
Ironia della sorte, tu avevi giurato di ucciderlo. Lo avevi in pugno. Bastava davvero poco e anche quell’ennesimo ostacolo sulla strada verso la tua gloria sarebbe stato eliminato.
Ti ripetevi che non dovevi fidarti di lui, che la fiducia era assente dal tuo codice di vita e dal tuo vocabolario, proprio come l’amore, perché era un sentimento inutile.
Affilavi le unghie come i gatti e soffiavi contro di lui guardingo.
Lui, però, accoglieva le tue insicurezze e le consolava e smantellava.
 Lui ti insegnava silenzioso l’amore.
-
Più passava il tempo e più lui ti faceva scoprire lati di te che pensavi non potessi avere.
Ti stavi dimenticando di essere un mostro.
Ti eri già completamente dimenticato del tuo proposito di ucciderlo.
Ti eri anche dimenticato che il destino, a gente come te, cresciuta nell’odio e senza l’amore, non faceva sconti.
Per i disgraziati come te non esisteva mai un lieto fine.
Certo, esisteva un momento di epifania in cui veniva mostrato a chi, come te, scopriva le gioie di una retta via, come sarebbe stato l’essere amati e l’avere una vita normale.
Dopo, però, tutto svaniva come fumo.
La favola finiva ed il mostro ritornava tale, rispettando il suo ruolo da reietto della società.
E la storia giungeva ad un epilogo.
-
Erano lacrime quelle che ti stavano solcando il volto. Non piangevi da quanto avevi visto il tuo fragile mignolo venire schiacciato sotto la ruota di quel carro bardato.
Stavi singhiozzando come un bambino mentre ti portavi la mano molle e pallida del monaco cieco contro le labbra.
Daozhang. Perché?. Xiao Xingcheng, mi hai abbandonato
Ti odio.
Non mi hai voluto nemmeno tu.
Nessuno mi vuole,  alla fine tutti mi abbandonano.
Ripetevi queste parole come se fossero una nenia, mentre ti dondolavi, disperato, su te stesso e tenevi sulle tue gambe incrociate il corpo senza vita dell’uomo che era stata la tua catarsi.
Era pallido e aveva la gola squarciata dalla quale non usciva più sangue; tu però ti ostinavi a tappargli la ferita, in un vano tentativo di salvarlo dalla morte che già l’aveva condannato al sonno eterno.
Morte alla quale lo avevi condannato tu, in realtà, spingendolo al suicidio mentre gli mostravi la tua vera pelle da lupo.
Che patetico, che eri!
Che orrendo mostro disgustoso!
Avevi sbranato la mano che, entusiasta, ti aveva avvicinato con buone intenzioni.
Non meritavi niente agli occhi della giustizia di questo mondo e nemmeno davanti agli occhi di quella divina.
Non meritavi l’amore.
Il bambino dentro di te piangeva ed urlava più forte di come tu stessi facendo in quel momento e la cosa  ti stava facendo scoppiare il cuore dal dolore. Ti sentivi diviso a metà e non sapevi più chi eri.
Eri quella persona che desiderava solo il conforto di un altro essere umano come lei o eri il pazzo assassino che si inebriava delle disgrazie altrui?
Non lo capivi, la testa ti scoppiava e basta.
In quel momento, avresti voluto ucciderti ma una forza esterna a te ti tratteneva dal farlo; se ti spostavi da quella ferita, Daozhang moriva dissanguato e tu restavi da solo.
Perché lo hai fatto?
Perché sei entrato nella mia vita?
Perché mi hai dimostrato qualcosa che ora non puoi più darmi?
Torna da me.
Ho ancora tanto da imparare. Ti prometto che non lo farò più. Però non mi lasciare di nuovo solo.
Se mi volevi bene, perché mi hai lasciato?
Ti sentivi di nuovo quel bambino che piccolo, infreddolito e solo se ne stava rannicchiato sul ciglio della strada e desiderava  il calore di una mano amica che lo confortasse.
Non capivi il tuo peccato.
Capivi  solo il tuo dolore e la tua perdita.
A che prezzo avevi imparato ad amare?
A che prezzo avevi lasciato che la tua anima venisse ripulita dall’odio?
Erano domande che una parte dentro di te si stava ponendo ma il corpo freddo e morto sulle tue gambe non poteva più spiegartelo.
 
 
Angolo dell’autore:
Buonasera e ben ritrovati.
Non ho molto da dire circa questa brevissima oneshot, se non che sia nata dopo l’ascolto di “All I Want” di Codaline (che vi ho anche linkato sopra) e che Angel Texas Ranger, in privato, mi ha incoraggiata a scriverla lol
Tesoro, questi feels sono anche per te :(
Avevo bisogno di sfogare la tristezza attraverso la scrittura e poi volevo dare anche un contributo a questa ship disfunzionale che a me piace molto ma che so non essere particolarmente apprezzata da tutti (e ci sono dei validi motivi per non farlo lol).
Sono tanti attimi di vita e di riflessioni di Xue Yang legati tra di loro. Spero che questo tipo di narrazione si sia percepita e che non vi sia sembrata sconclusionata.
Come al solito, mi scuso per gli eventuali errori di battitura ma non sono betata.
Ora vi saluto e vi abbraccio!
Baci
 
_Valchiria_
 
  
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