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Autore: Nives_as_snow    25/11/2020    1 recensioni
Il professor Solo insegna Storia presso il blasonato Boston College.
Brillante ed acuto, viene tuttavia, descritto da alcuni colleghi e corsisti come un sadico, dispotico, egomaniaco.
La giovane insegnante di Psicologia Rey Palpatine è all'assegnazione della sua prima cattedra.
I consigli dei docenti sembrano interminabili e la vena polemica di Solo pare acuirsi, considerevolmente, nei confronti della nuova collega.
Tuttavia la giovane si dimostrerà all'altezza delle sfide che affronterà, dopo il trasferimento, da una tranquilla cittadina di provincia, alla metropoli più storica ed affascinante degli States.
Imperturbabile, all'apparenza, un'aura di compostezza la avvolge.
Suo malgrado, insieme al collega, porterà alla luce verità recondite.
I personaggi sono presi in prestito dall' universo Star Wars e le fan art presenti non sono di mia proprietà. Alcune aesthetics, sono state create da me.
La trama è completamente di mia invenzione e di mia proprietà. Ne è vietata la riproduzione, anche solo parziale, senza consenso della sottoscritta.
Genere: Avventura, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ahsoka Tano, Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Rey
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Rey fece pianissimo per non svegliare Poe. 
Gli aveva promesso che si sarebbe 'fatta perdonare' ed invece, quando era con Solo, rientrava tardissimo.

Gli posò una coperta addosso, si era appisolato sul divano.
Poi si diresse in bagno a cambiarsi e, una volta nel suo pigiama, distesa tra le soffici coperte, ripensava a ciò che quelle donne avevano detto, parlavano di una data che coincideva con quella, appena trascorsa: qualcosa che gli era successo, nel medesimo giorno, anni prima.

Con il cellulare provò ad effettuare una piccola ricerca in internet, ma niente di particolare riportava a qualche fatto degno di nota, a Boston, il ventitré novembre.

Avere a che fare con lui era come essere in bilico sull'orlo di un baratro e restarci - di proposito - nonostante sapessi che ci saresti potuta sprofondare.
Il vissuto criptico e il suo comportamento mutevole era una calamita che la attirava a voler sapere di più di quell'uomo.

***

L'indomani mattina si svegliò presto, nonostante non avesse classi.
Guardò Poe ancora addormentato, i ricci indomabili, scompigliati, gli ricadevano sulle lunghe ciglia brune.

Sorrise.
Gli avrebbe preparato il suo magnifico caffè italiano e dei pancakes da leccarsi i baffi. Meritava una sorpresa dopo le miglia percorse per lei, in lungo e largo.

Poco dopo, il suo ospite, fu destato dall' invitante fragranza del burro fuso e dello sciroppo d'acero, nonché dal borbottio del caffè che sbuffava dalla moka.

"Buongiorno dormiglione, vieni?"

Un sorriso enorme illuminò il volto del bell' ufficiale che le posò un bacio tra i capelli arruffati, per salutarla, mentre prendeva posto accanto a lei.
Era bellissima, candida, in quel pigiamone di ciniglia bianco.

"Sei anche uno chef sopraffino." ridacchiò.
"Hai fatto di nuovo tardi ieri, peccato. Comunque... com'è andata?"

"Tutto liscio." Rispose evasiva.

"Sono contento, immagino che fossi con i tuoi colleghi e ti ci trovassi come una regina, sono così fiero della donna che sei diventata." disse accarezzandole dolcemente la mano.

Un tocco caldo e delicato che uno strano scherzo della mente, la stava rimandando ad 'un 'altro' - molto recente - ben diverso.

"Vieni qui" gli prese il viso avvicinandolo al suo, con la punta delle dita ne percorse la linea della mascella un po' squadrata,
il mento regolare, soffermandosi su ogni particolare: le meravigliose fossette che gli venivano quando sorrideva... specialmente a lei.
E i suoi occhi, grappoli d'uva nera matura,
scuri, profondi, le piccole rughe che li contornavano.
Il modo in cui la veneravano, mentre la accarezzava, a sua volta.
Quanto era familiare la sua pelle, il suo odore inebriante, deciso.

Lo trasse ancora più vicino fino a che le loro labbra divennero una cosa sola... Quanto le erano mancate!
Un bacio, poi un altro, un altro ancora.

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Capelli simili a
vite d'uva fragola 
tra i cui tralci 
mi irretisce il desiderio

Nettare degli dei la linea piena delle tue labbra

Un favo che stilla miele gli occhi adoranti

Il tocco sacro dei palmi che increspano la pelle di brividi

Bianche dune d'avorio la schiena e la curva dei tuoi fianchi
scolpiti tra le spalle possenti

Colonne di basalto le gambe intrecciate alle mie

Sto impazzendo sognandoti così?

***

L' integerrimo, stimato, talvolta temuto, professor Solo.
Si immerse nella sua Iacuzzi lasciandosi scivolare sulla schiena finché, a fatica, il suo viso non fu seppellito sotto l'acqua, lasciando riemergere le ginocchia flesse.
Sparire, ecco l'unica cosa che desiderava.

Gli applausi, la gloria, il prestigio, una finzione.
Un inchino, un sorriso appagante per il pubblico e una mesta uscita di scena.
Tutto aveva un prezzo! 
E lui, il suo, non avrebbe mai finito di pagarlo.
Un patto col diavolo, avrebbe scommesso più di qualcuno.
Una vita patinata e maledetta.
Il calore dell'acqua sulla pelle era l'unica cosa che lo facesse sentire ancora vivo.

Si avvolse in un asciugatoio che lo copriva appena, guardò allo specchio - passandovi dinnanzi - le profonde occhiaie che gli segnavano il volto, gli occhi arrossati e spenti.
Fuggì l'immagine riflessa davanti a sé; gli dava la nausea.

Spense le luci, tranne quella soffusa della grande lampada, sul tavolino accanto al sofà, dove troneggiava l'edizione personalizzata de Il Rosso e Il Nero.

Indossò la vestaglia di vigogna dai toni granata e a piedi nudi si diresse verso il mobile bar per versarsi il suo bourbon, poi sedette sul divano.

Lo sguardo era fisso sul ghiaccio che roteava nel bicchiere.
Gettò all'indietro il capo, l'esofago bruciava, mentre al palato era restato il sapore dei frutti primaticci.

Le note di una delle sue arie favorite, da Turandot, acuivano il languore che avvertiva al basso ventre.

"Tu che di gel sei cinta,
da tanta fiamma vinta,
l'amerai anche tu!...
Prima di questa aurora
io chiudo stanca gli occhi,
perché egli vinca ancora...
Per non vederlo più!
Prima di questa aurora,
io chiudo stanca gli occhi
per non vederlo più!"

Turandot - Giacomo Puccini - Scena Prima - Atto Terzo

Un nodo in gola gli serrò le labbra - in quella smorfia solita di quando non riusciva più a trattenere le emozioni -
per poi dischiuderle piano.
Una lacrima calda si staccò dalle palpebre appesantite tracciando un sottile rigagnolo che discese la tempia, lungo l'orecchio, terminando tra i capelli ancora umidi, mentre allungava un braccio per sfiorare la grana delle pagine aperte.

E per lui poca cosa erano il freddo, il calore, la musica, il gusto del whisky, lui non sentiva niente.
Il vuoto lo divorava dall'interno, al ritmo di ogni battito inerte del suo cuore.

 

Angolino dell' Autrice Sadica:😈

Allora facciamo un gioco: chi sono i Colpevoli e perché?

Cosa hanno fatto per essere tali?

Non lasciatevi ingannare da una prima lettura decidendo di pancia, non tutto è come sembra, questa è la chiave.

Curiosità: l'uva fragola è una qualità di frutto prodotta dai vitigni americani.

PS: Helmwige mia, questo capitolo è tutto per te!
Ma pure per me, perché Dameron è un bravo ragazzo ed è un 'pess de gnocc' incredibile.

Il libro che Solo ha sempre aperto, sotto la grande lampada accanto al divano, rappresenta qualcosa a cui tiene molto. Ne accarezza la grana, in modo nostalgico.
Più avanti sapremo meglio qual è esattamente il suo valore simbolico.

   
 
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