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Autore: Ahimadala    25/11/2020    0 recensioni
Ricomincia un nuovo anno ad Hogwarts: il sesto anno.
Ma per Draco Malfoy non sarà un anno come gli altri: in una sola estate le sue certezze sono state stravolte e iniziano a crollare una dopo l'altra.
Un compito dal Signore Oscuro ed un unico obiettivo: sopravvivere e far sopravvivere la sua famiglia.
Tra tutti i problemi che appannavano la sua idea di futuro, l'amore per una mezzosangue era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato.
Dal testo:
La osservò mentre le sue dita percorsero il profilo di quel marchio. Era strano. Un tocco così delicato su quel segno così oscuro. Si sentiva in qualche modo guarito.
Lei aveva questo effetto su di lui.
"Perchè vuoi farlo? Perchè vuoi mettere in pericolo la tua vita per aiutare me?"chiese.
"La mia vita è già in pericolo" affermò decisa, continuando a fissare il suo avambraccio.
"Solo per questo?"
[...]
"Lascia che io ti aiuti" furono le parole di Hermione, sussurate sul bordo delle sue labbra.
"Ad una condizione" rispose lui. Non aveva scampo, era debole di fronte a lei.
Le sue resistenze crollavano, la sua volontà vacillava, la sua ragione e il suo buon senso si dissolvevano.
"Devi permetterti di proteggerti"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Lavanda/Ron
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Draco sentì il polso in fiamme.
Nello stesso istante Harry si accasciò per terra con una mano premuta contro la fronte. 

Sapevano entrambi cosa significava: lui stava arrivando.

***

Un'ora prima. 
Camera dei segreti. 

Ron, Hermione, Neville e tutti i membri dell'ES si trovavano in attesa del ritorno dei due ragazzi che erano partiti alla caccia del diadema. 

Ginny e Blaise, che avevano lasciato la camera insieme ad Harry e Draco, rientrarono dopo pochi minuti.

"Abbiamo distratto i Carrow" aveva affermato la grifondoro. "Dovrebbero esser riusciti ad entrare". 

Neville annuì. "Adesso cosa facciamo?" domandò, diretto verso Ron ed Hermione. 

"Ora aspettiamo" fu la risposta della ragazza, mentre il petto le si stringeva per l'ansia e la preoccupazione ed il silenzio calò nella stanza. 

 Dopo circa venti minuti di straziante attesa Neville Paciock si alzò di colpo, estraendo dalla propria tasca una moneta vagamente familiare. 

Hermione la riconobbe subito. "Ma quella è..."

"Si" rispose il ragazzo, anticipandola. "Abbiamo cercato di ricreare l'incantesimo che avevi utilizzato due anni fa, anche se non con gli stessi risultati". Si diresse verso il passaggio dal quale li aveva fatti entrare poco prima. "Le utilizziamo per comunicare con Aberforth giù ad Hogsmeade". 

Svanì attraverso la strettoia che collegava la camera dei segreti al pub Testa di Porco, riemergendo qualche secondo dopo con una folla di membri dell'ordine al seguito. 

Lupin, Tonks, Andromeda e l'intera famiglia Weasley furono improvvisamente nella stanza, alcuni di loro stravolti, altri visibilmente preoccupati, altri ancora, in particolare Arthur e Molly Weasley, furiosi per la loro fuga improvvisa. 

Nella confusione generale che portarono, nessuno colse il leggero rumore di passi provenire dal passaggio ancora aperto.
Dobby, che era stato con loro dalla fuga da Malfoy Manor, raggiunse il resto dell'ordine dopo qualche minuto, accompagnato da Narcissa Malfoy, la cui presenza, oltre ad attirare sguardi torvi, portò diversi ragazzi ad impugnare con sospetto le proprie bacchette. 

La donna tuttavia non si curò minimamente di loro, rivolgendo il proprio sguardo ad Hermione.
"Draco?" le chiese, continuando a scrutare invano la stanza.

"È con Harry" riuscì a rispondere la grifona, non avendo nessun'altra informazione utile da fornirle e al tempo stesso intimidita. Era la prima volta che Narcissa Malfoy le rivolgeva direttamente la parola. 

Colse nello sguardo della donna emozioni contrastanti. Da un lato vi era ovviamente ansia, paura, preoccupazione per il proprio figlio.

 Ma d'altra parte tutto di lei, dalla sua postura altezzosa, al suo sguardo fiero, alla fermezza di ogni suo movimento, suggeriva una spietata determinazione.
Narcissa Malfoy era una donna con un brutale istinto di sopravvivenza. O meglio, di protezione. Non c'era nulla che non fosse capace di fare per suo figlio.

"Bene" disse Bill Weasley, mettendosi al centro della stanza e richiamando a sè l'attenzione di tutti.  "L'esercito dei mangiamorte sta arrivando" 

Vi fu un mormorio confuso, agitato. 

"Non abbiamo molto tempo" continuò il maggiore dei fratelli Weasley. "Chiunque vorrà combattere, sarà di grande aiuto". 

Dalla folla dei presenti giunsero solo risposte affermative
Dopotutto si trattava dell'esercito di Silente. Tutte le reclute, sia le nuove che le vecchie, sapevano perfettamente ciò a cui andavano incontro.

"Perfetto" affermò BIll, scrutando i presenti e incrociando infine lo sguardo con i propri fratelli. "Si combatte". 

I ragazzi lasciarono la stanza tutti insieme, non curandosi più di essere visti o sentiti: il tempo di nascondersi era finito.

Solo un piccolo gruppo di persone restò indietro per qualche minuto.
Tra queste vi erano Ginny e Molly Weasley che discutevano animatamente, sotto gli occhi di Bill, Fred, George e Arthur. Anche Blaise era rimasto inerme ad assistere alla scena, ma nessun membro della famiglia sembrò notarlo o dargli peso.

"Sei minorenne" urlò Molly. "I tuoi fratelli sono maggiorenni e la decisione sta a loro, ma tu devi tornare a casa". 

La rossa si portò disperatamente le mani ai capelli. "Cosa credi che io abbia fatto fin'ora in questa scuola?" indicò la stanza nel quale tutti si trovavano. "Ho rifondato l'esercito di Silente.."

"...una banda di ragazzini".

"No" urlò la grifondoro, con una forza tale che fece indietreggiare i gemelli e venir la pelle d'oca al serpeverde. "La resistenza" continuò. "Questa banda di ragazzini è stata l'unica ad opporsi a ciò che loro - i mangiamorte- hanno fatto a questa scuola..."

"Ginny" la richiamò Bill, con tono più calmo rispetto a quello di sua madre, ma non meno severo. "Mamma ha ragione".

La grifondoro aveva ormai gli occhi lucidi. La gola le bruciava per le urla  e per lo sforzo di trattenere le lacrime. "Non andrò a casa. Non potete costringermi a restare lì da sola senza aver notizie mentre tutta la mia famiglia è qui a rischiare la vita". 

Molly stava per urlare di nuovo, ma prima che le parole lasciassero la sua bocca, qualcun'altro si intromise nella conversazione. 

"Ginny" chiamò Blaise, mentre un mare di teste dai capelli rossi si voltarono verso di lui, come se si fossero accorti solo adesso della sua presenza. "Dovresti dar retta alla tua famiglia". 

Tutti restarono assorti ad osservare lo scambio tra il serpeverde e la ragazza, confusi e momentaneamente senza parole. 

La rossa singhiozzò, mentre un paio di lacrime sfuggite al suo controllo iniziarono a solcarle le guance. 

Il giovane si avvicinò a lei, non curandosi di avere su di sè gli occhi di tutta la sua famiglia. I due si guardarono instensamente negli occhi per qualche momento: non avevano bisogno di parlare.

Fu Blaise a rompere il silenzio che aveva lui stesso creato.  "Se restasse nascosta qui?" chiese. "È sicuro, solo noi dell'ES conosciamo la parola segreta per accedere. Almeno sarà presente e saprà cosa succede, ma senza essere al centro della battaglia". 

Fred e George, capaci di trovare divertimento anche in un momento del genere, facevano saettare curiosamente lo sguardo tra il serpeverde, Arthur e Molly, inermi e senza parole. 

L'unico a giungere dritto al punto fu Bill. Qualsiasi spegazione avrebbe potuto attendere, non c'era tempo per i drammi familiari adesso. "D'accordo" disse. "Mi sembra una buona idea".
Mise una mano sulla spalla di Arthur, il cui sguardo indecifrabile era ancora puntato sul moro. 

L'uomo sembrò riprendersi al contatto, ma la sua espressione non cambiò. "Si, mi sembra una buona idea" disse, rivolto al suo primogenito. Dopidichè la sua attenzione tornò nuovamente sull'intruso nella stanza. "E tu saresti?" chiese al giovane. 

Blaise si schiarì la gola, assumendo una postura rigida e allungando la propria mano all'uomo che aveva davanti. "Zabini" disse. "Blaise Zabini". 

Arhur restò momentaneamente interdetto, mentre Fred e George scoppiarono a ridere. 

Il serpeverde mise immediatamente da parte la mano, mentre Bill richiamò l'attenzione dei presenti. "Dobbiamo andare" esclamò, con la decisione e la determinazione di un generale di guerra, mentre i rumori provenienti dal corridoio indicavano che la battaglia era imminente

***

Ron ed Hermione corsero nella Sala Grande, dove la McGrannit ed i prefetti stavano organizzando l'evacuazione degli studenti minorenni. 

Nello stesso istante, una voce gelida ed agghiacciante fece fermare tutti di colpo. 

Era la voce di Voldemort, stava mandando loro un ultimatum: "avete tempo fino a mezzanotte" furono le ultime parole pronunciate. 

Hermione cercò dentro se stessa la forza di riprendersi dal gelo che sembrava aver invaso improvvisamente ogni cellula del suo organismo. Seguita da Ron e Neville fece slalom attraverso la confusione e il subbuglio della sala grande e corse incontro alla McGrannit. 

"Professoressa" esclamò ansimante. 

"Signorina Granger" la donna non ebbe il tempo di stupirsi della presenza della grifondoro tra le mura di Hogwarts. 

"Manca mezz'ora a mezzanotte" affermò la riccia. 

"Io e gli altri professori abbiamo già piazzato degli incantesimi di protezione intorno alla scuola" affermò con fermezza la McGrannit. "Ma non reggeranno a lungo, serve qualcuno che organizzi la difesa di tutti i passaggi che conducono alla scuola... E non sappiamo nemmeno quanti e quali siano!" 

"Lo facciamo noi" esclamarono all'unisono Fred e George, i quali si erano appena materializzati sul posto. 

Vi fu un rapido scambio di sguardi tra i due ragazzi e la professoressa, che si concluse con un suo disperato cenno d'assenso. 

Dopo che i gemelli svanirono dalla Sala, la donna si rivolse di nuovo alla folla di studenti dinanzi a sè. "Seguite i prefetti delle vostre case, vi condurranno al punto di evacuazione. Chi è maggiorenne, se lo vorrà, potrà restare e combattere". 

Gli studenti più piccoli furono scortati fuori, portando con loro parecchia della confusione e del frastuono della Sala Grande. 

 Dinanzi alla McGrannit vi erano solo Hermione, Ron, Neville ed un cospicuo gruppetto di ragazzi che avevano scelto di restare a combattere.

"Bene ragazzi" con fare metodico e senza lasciar trasparire un briciolo di paura, la donna illustrò il piano. "I combattenti seguiranno me, il professor Flitwick o la professoressa Sprout in cima alle tre torri più alte" si sistemò gli occhiali. "Da lì avrete una buona visuale e posizioni ottime per scagliare incantesimi".

Si formarono diversi gruppetti, ciascuno guidato da un professore. 

Concentrandosi su questo compito da svolgere, Hermione cercò di mettere da parte temporaneamnte la sua preoccupazione per il mancato ritorno di Harry e Draco, dirigendosi insieme agli altri verso la torre di Astronomia. 

"Hermione, dov'è finito Neville?" le chiese Ron. La ragazza si guardò intorno, Paciock era sparito. Ma non era con loro fino a qualche momento prima?

Con l'adrenalina in circolo e la mente proiettata all'imminente attacco,  i riflessi della ragazza scattarono con estrema rapidità quando la finestra alla sua sinistra si spalancò con un frastuono assordante di vetri rotti. Le pareti tremarono, mentre una grossa manona sbucò dalla finestra ormai in mille pezzi rivelando Hagrid. 

Hermione dovette sbattere le palpebre più volte. "Hagrid".

"Ragazzi" li salutò l'omone. "Io e Grop abbiamo sentito il messaggio di Voldemort, siamo venuti il prima possibile per dare una mano". 

La ragazza scorse il movimento del gigante fuori dalla finestra ed osò rivolgere lo sguardo all'esterno: erano arrivati. 

Diversi fasci di luce si libravano nell'oscurità, scontrandosi contro lo scudo invisibile che proteggeva la scuola e che non sarebbe durato a lungo. 

"Dobbiamo sbrigarci" affermò distogliendo lo sguardo e riprendendo a correre insieme al rosso verso la  torre.
Tuttavia il loro tragitto fu nuovamente interrotto poco dopo dalla Professoressa Sprout, che li oltrepassò di gran corsa insieme a Neville e ad un gruppo di una decina di ragazzi, tra i quali giurò di aver visto Pansy Parkinson. I ragazzi portavano delle cuffie sulle orecchie e delle grosse piante tra le braccia: mandragore. 

Se ciò che aveva visto non era frutto della sua immaginazione, allora  avevano avuto davvero una buona idea. Quelle mandragore sarebbero state sufficienti per mettere fuori gioco almeno una dozzina di mangiamorte. 

L'intero edificio tremò. 

Continuò a correre, finchè non fu costretta a fermarsi ancora. "Hermionee". 

Il suo cuore iniziò a battere freneticamente. Era lui.
Draco. 
Si voltò: colse l'alone argenteo dei suoi capelli all'estremo opposto del corriodio, correva verso di lei insieme ad Harry. 

Udì un'altra esplosione ed un urlo in lontananza.
Ron prese a correre dietro di lei verso i due ragazzi.
Sembravano così lontani. "L'avete fatto?" urlò il rosso senza fiato, riferendosi al diadema.

Harry non ebbe la possibilità di rispondere. 

"Eccola, è quella lurida sanguemarcio" . Due grosse figure apparvero improvvisamente al centro del corridoio. 

Sebbene gli dessero le spalle, Draco li riconobbe immediatamente: erano Crabbe e Goyle. 

"Avada Kedavra" urlò la tozza figura di Goyle. 

Hermione si gettò per terra, evitando il fascio di luce verde che passò a pochi centrimetri  dalla sua testa. 

La rabbia si impadronì di Draco, scacciando via qualsiasi altro pensiero: sua madre, suo padre, gli horcrux, la guerra.
Con un rapido movimento della sua bacchettà mandò a terra Crabbe, senza nemmeno dargli il tempo di voltarsi. Fermò con un gesto della mano Harry che, accanto a lui, stava per mandare a tappeto Goyle.

 "No" gli disse. "Voglio che veda che sono stato io". 

Goyle si voltò non appena udì il corpo del suo amico cadere a terra con un tonfo. "Malfoy?" il suo viso assunse un espressione inorridita. 

"Non avresti dovuto osare" rispose gelidamente il biondo, puntando la bacchetta contro il suo compagno di casa.

"Sei uno sporco traditore del tuo sangue". Sputò quelle parole con una smorfia, riversando al loro interno tuffo il disprezzo che gli avevano inculcato sin dall'infanzia, disprezzo che Draco stesso aveva contribuito ad alimentare. 

Un sorrisetto si formò sul volto del biondo. 

"E ne vado fiero" asserì con fermezza.
"Stupeficium".


Scusate per il ritardo. Ci avviciniamo ai capitoli finali, altri due o tre( in base alla lunghezza) e la storia terminerà, anche se saranno i più difficili da scrivere. 
Il prossimo capitolo tra 5/6 giorni :) 



   
 
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