La notizia che qualcosa fosse andato storto all’ultima
battuta di caccia era arrivata al villaggio ben prima
dell’effettivo rientro
della squadra. Sulle tracce di un cinghiale dalle dimensioni imponenti,
uno dei
cani era finito in un piccolo dirupo e si era inesorabilmente ferito.
Gli
uomini avevano ben presto cominciato a litigare sul fatto di lasciarlo
o meno al
suo destino, spaccando il gruppo a metà: una parte aveva
proseguito nelle
ricerche e l’altra era rimasta nel tentativo di recuperare il
povero animale.
L’ironia del destino, tuttavia, aveva voluto che fosse
stato proprio quest’ultimo
manipolo di uomini a trovarsi faccia a faccia con la terribile preda,
trasformatasi d’un tratto da cacciata a cacciatrice. Il primo
ad essere
caricato fu il signor Mattias: sceso a recuperare il cane e issatolo
fra le
braccia, fu sopraffatto alle spalle dalla bestia arrabbiata. A nulla
era
servito l’intervento di Jack che aveva allungato il proprio
arco nel vano
tentativo di facilitargli la risalita, l'uomo venne colpito sul fondo
della schiena e
scalzato via come una marionetta, l’impatto fu talmente
potente che l’arco
dell’altro si spezzò e la corda, rinculando,
colpì al volto il suo
proprietario. Nonostante il dolore, Jackson non perse tempo e, senza
pensarci
due volte, si lanciò con il pugnale sguainato sulla groppa
dell’animale, prima
che potesse caricare nuovamente. L’impatto della lama nella
carne lo scosse fin
dentro le ossa: il cinghiale emise un grido disumano, grugnì
e si dimenò finché
non riuscì a liberarsi dal fastidioso peso che aveva
addosso. Con il coltello
ancora piantato nel poderoso collo, era più che mai
intenzionato a cercare
vendetta sui suoi assalitori ma, fortunatamente, una pioggia di frecce
di
copertura, lo costrinse alla ritirata. Indebolito e ferito, concluse la
sua
corsa quando incrociò il cammino del resto della squadra.
Alla luce di questi
fatti, fu presto chiaro che ci sarebbe voluto più di un
carro per riportare
bottino e feriti. E così il primo gruppo era rientrato con
la richiesta di
aiuto che, in particolare, aveva raggiunto Kristoff mentre era nella
bottega
del falegname, ritrovatosi a parlare di cose inutili, nel tentativo
– vano – di
trovarci la giovane Anna. Il taglialegna era partito subito, allarmato,
preoccupato per le sorti del suo amico e lasciato la proprietaria, di
punto in
bianco, da sola con il suo lavoro.
Elsa non avrebbe saputo dire da quanto l’altro fosse andato
via, concentrata
com’era sulla sua nuova commissione.
«Se continui a limare ancora un po’, quella sedia
finirà per diventare uno
sgabello» la voce della sorella, per poco, non la fece
sobbalzare.
«Ti ho presa alla sprovvista?»
trasecolò, per sorridere subito dopo «Allora
qualcuno, qui, è davvero preoccupato»
«Non dire sciocchezze…» la riprese,
tornando al suo lavoro.
«Sono tornati» le buttò lì
per osservarla, poi, qualche minuto in silenzio.
Sorrise di nuovo nel vedere il suo palese nervosismo «Dato
che vuoi saperlo: è
un po’ malconcio ma sta bene, quello che ne ha risentito di
più è stato il
signor Mattias che, poveretto, non potrà sedersi per un
po’» la mise al
corrente, non riuscendo a trattenere una risata «Ah,
ovviamente anche il
cinghiale non ne è uscito bene»
Elsa aggrottò le sopracciglia e si bloccò
nuovamente «Non te l’ho chiesto»
Anna riprese a sghignazzare «Oh, sì che
l’hai fatto» celiò «Mica
sempre bisogna
parlare per farsi capire»
Prima che l’altra potesse ribattere, la porta della bottega
si aprì senza
troppe cerimonie: solo una persona si permetteva di entrare a quel
modo.
Rapida, si affrettò ad indossare la finta gonna a nascondere
i pantaloni che
utilizzava per lavorare e si sistemò meglio sul viso la
bandana che usava per
proteggere il viso e la bocca dalle schegge di legno e dagli odori
troppo
intensi. Già era mal vista nel suo ostinarsi a fare un
mestiere da uomo, se
l’avessero scoperta, fra le altre cose,
anche ad indossare i pantaloni,
probabilmente, l’avrebbero bruciata seduta stante.
«Capo villaggio» lo salutò con riverenza
la più giovane delle sorelle.
Friederik la degnò appena di un cenno del capo, rivolgendosi
subito alla
maggiore «Ho qui i nuovi ordini, come al solito i vostri
lavori sono
stati molto apprezzati»
Elsa non ne gioì, mantenne la sua solita aria fredda e
distaccata: prese
l’incartamento e scorse la lista rapidamente, annuendo alla
fine «Bene»
«Alla nostra dimora c’è il carro con i
materiali provenienti dagli altri
villaggi, quando avrete deciso, venite da noi e
parlate con mio figlio
Hans: potrete prendere quel che vi serve o vi
interessa»
«Vi ringrazio» questo non poté evitare
di dirlo. Nel mentre lo guardava
allontanarsi si liberò il viso e tirò un profondo
respiro. Pensò che la
presenza di nuovi materiali significava che gli ultimi commerci erano
andati
davvero bene ma, quelle rare volte che parlava con lui, aveva sempre
quella
vaga sensazione che il capo villaggio scegliesse con cura ogni parola
che decideva
di rivolgerle e che, per qualche ragione, spesso sottintendesse
più di quello
che voleva farle credere.
Quando la porta di casa cigolò, aprendosi, una ragazzina dai
lunghi capelli castani alzò di scatto la testa dal tavolino
e la preoccupazione
sparì dai suoi occhi, lasciando spazio ad un lampo di
felicità «Jack!» scattò
rapida verso il fratello che, un po’ meno baldanzoso del
solito, stava
rientrando proprio in quel momento.
Una mano sulla fronte, le impedì di travolgerlo con tutto il
peso del suo
amore.
«Ehi, calma, Valanga» la apostrofò lui
«Ho avuto momenti migliori» le fece
presente, scompigliandole la frangia.
Lei si liberò dalla sua presa con una risata
«E’ vero che avete preso quel
cinghiale enorme?» volle sapere, eccitata.
«Verissimo» le confermò, sedendosi con
una leggera smorfia «Era talmente grosso
che, per issarlo sul carro, hanno dovuto prenderlo in sei!»
le raccontò con il
suo solito entusiasmo, cercando di mimare con le braccia la mole enorme
della
preda.
La sorella sospirò ammirata «La prossima volta
posso venire anche io con voi,
Jack?»
«Solo se la mamma vorrà»
«E la mamma non vuole» l’arrivo della
donna in questione mise subito un freno
ad ogni loro possibile piano. Si avvicinò al figlio
più grande e gli prese il
mento con una mano, costringendolo a puntare lo sguardo nel suo,
identico sia
nel taglio che nel colore «Solo tu potevi rischiare di
perdere un occhio per
salvare un cane»
Jackson liberò il viso «Un cane e il signor
Mattias» puntualizzò «Comunque sia
il mio occhio è ancora qui» portò una
mano sulla sua, come a rincuorarla,
avrebbe potuto accadere di peggio ma non era successo, quella era la
cosa
importante.
«Perché non posso andare a caccia anche
io?» tornò alla carica, invece, la
ragazzina.
Ellen Overland alzò gli occhi al cielo
«Perché il cacciatore non è un mestiere
da donne, Emma» cercò di spiegarle.
«Elsa fa il falegname e nessuno le dice niente»
ribatté piccata, gonfiando le
guance.
«Elsa fa il falegname perché suo padre
è morto troppo presto per combinarle un
buon matrimonio ma, se avesse un po’ di sale in zucca, quella
benedetta ragazza
dovrebbe smettere di fare ciò che fa quanto prima e trovarsi
una buona
sistemazione»
Jack aggrottò le sopracciglia «Che
intendete?»
La donna sospirò «Intendo che non necessariamente
non dirle niente, significa
che venga approvato ciò che fa. Perciò se chi
l’aiuta in segreto, si
facesse avanti e le chiedesse di sposarlo, forse,
tutti questi
pettegolezzi smetterebbero prima che si trasformino in qualcosa di
più serio»
«Aiutarla in segreto? Avete mai visto il suo laboratorio? Ha
dei macchinari
pazzeschi, non ha bisogno di nessun aiuto per spostare le
cos… Un momento» un
lampo di comprensione saettò nei suoi occhi nocciola
«Voi pensate che sia io
ad aiutarla?»
«Non lo penso solo io, lo pensa tutto il villaggio. Eravate
così amici da
piccoli, prima della sua malattia, che nessuno crede ai vostri pubblici
battibecchi. Tutti sono convinti che lo facciate a posta, per mantenere
il
vostro segreto»
«Noi non abbiamo nessun segreto: mi odia
sul serio, chiederle di
sposarmi?» rise sarcastico «Volete vedermi morto,
per caso?»
«Però lei ti piace, non è
vero?»
Jack non riuscì ad evitare di arrossire «Se anche
fosse? Io non piaccio a lei…»
Non avrebbe saputo dire perché, ma la donna aveva il vago
sospetto che la sua convinzione
non fosse del tutto esatta «Fossi in te proverei ad essere un
po’ meno
spocchioso e cercherei di decidermi, prima che ci pensi qualcun altro:
gira
voce che il figlio del capo villaggio voglia proporsi»
Il cacciatore strabuzzò gli occhi «Chi,
Hans?» Elsa ne avrebbe fatto un sol
boccone di quel damerino.
Una leggera cantilena in sottofondo, lo ridestò dai suoi
pensieri: era la voce
di Emma che blaterava di matrimoni e di fiori. Avvertendo il proprio
nome accostato
a quello della ragazza, si decise a prestarvi più attenzione
«Sposami, Elsa…» la
sentì imitare una voce profonda mentre, saggiamente, si
allontanava sempre più
da lui «No, sei troppo brutto e puzzi»
continuò imperterrita, salendo di tono.
Jack assottigliò gli occhi «Pulce!»
tuonò «Adesso me la paghi!» e si
lanciò al
suo inseguimento.
Elsa ripassò mentalmente se avesse effettivamente
commissionato ogni cosa di cui aveva bisogno, era convinta di
sì «E’ tutto»
confermò al ragazzo di fronte a lei.
Hans
annuì e finì di scrivere gli ultimi appunti sul
foglio del suo ordine «Bene,
come al solito provvederemo a farti recapitare il necessario
direttamente alla
bottega»
«Ti
ringrazio» gli disse, un attimo prima di ricalarsi il
cappuccio sul viso,
pronta a congedarsi. L’altro comprese che, se voleva fare la
sua mossa, doveva
farla subito. La superò rapido e fece scattare un braccio in
avanti
intrappolandola, di fatto, fra lui stesso ed il muro
«Aspetta, c’è una cosa che
devo dirti»
La vide
irrigidirsi e portare il suo sguardo, improvvisamente tagliente, nella
direzione di quella mano che, a pochi centimetri dal suo viso, le stava
bloccando il passo «E sarebbe?» volle sapere,
riportando l’attenzione su di
lui.
Il giovane
prese un grosso respiro «Sposami, Elsa»
buttò fuori, tutto d’un
fiato «Saprò prendermi cura di te e di tua
sorella»
Lei
sgranò gli occhi, sorpresa. «Sposarti?» Aveva capito bene?
Quel piccolo
fremito che le vide agli angoli della bocca, come se stesse
trattenendo una risata, lo irritò «Sposarti,
sì. Perché, ti diverte?» il suo
tono si fece improvvisamente più duro «Pensi che
non sia abbastanza per te? La
mia famiglia è la più ricca del villaggio, tu e
tua sorella non dovreste più
preoccuparvi di nulla, potresti smettere di giocare a fare il falegname
e
trovare finalmente il tuo posto»
L’ilarità
si spense immediatamente sul volto dell’altra «Il
mio posto in casa e
in cucina, intendi?»
«Il
tuo posto come padrona»
gonfiò il petto «Sono l’uomo giusto per
te,
lo sai»
«Lo
so?» ripeté Elsa, inarcando un sopracciglio
sarcastica «Mi pare evidente
che non sai niente di me ma desideri sposarmi perché,
ovviamente, io non
posso sapere cosa sia meglio per me e per mia sorella ma,
certamente, lo può sapere un uomo come te» smise di
guardarlo e si voltò
di nuovo, più che mai intenzionata a riprendere il suo
cammino «Fammi passare»
quasi gli ordinò.
Hans
ritirò il braccio, la vide superarlo senza degnarlo di un
ulteriore
sguardo e sentì la collera montargli nel petto
«E’ per il cacciatore, vero?»
La ragazza
si bloccò, portando ancora una volta l’attenzione
nella sua
direzione «Che c’entra lui adesso?»
«Lo
sanno tutti chi è ad aiutarti nel tuo lavoro, è
impossibile che tu riesca a
fare tutto quanto da sola. I vostri stupidi
litigi non incantano nessuno»
ghignò perfido «Mi domando come lo ripaghi dei
servigi che ti offre»
Elsa strinse
i denti «Trovo che il tuo sia un metodo di corteggiamento
quanto
mai curioso» lo provocò.
«Non
è un corteggiamento, ti sto offrendo un contratto: contratto
che sarà in
grado di prevenire qualsiasi tipo di guaio in cui delle ragazze sole
come voi
potrebbero capitare»
«E’
una minaccia, per caso?»
«Che
cosa succede qui?» la voce imponente del capo villaggio mise
fine al loro
diverbio.
Hans
distolse lo sguardo e non disse una parola, al contrario Elsa non
l’abbassò «Niente, me ne stavo
andando» fece presente, sistemandosi la mantella
e la sciarpa a coprire il viso dal freddo esterno «Vi
ringrazio ancora per la
vostra disponibilità»
Friederik la
guardò andare via e attese, in silenzio. Solo quando
sparì dalla
loro vista, aprì bocca «Gradirei che mi mettessi
al corrente quando decidi di
fare certi tipi di proposte» rimproverò il figlio
senza neanche guardarlo.
«Ma
padre…» protestò quello «Sono
un uomo, ormai»
«Un
uomo che vive sotto il mio tetto»
gli ringhiò contro il genitore,
arpionandolo per il mantello con una rapidità tale da fargli
sbattere le
palpebre per la sorpresa «Quella ragazza non è
roba per te: se non fossi
accecato dalla sua bellezza, ti saresti già accorto che
ormai è perduta,
non sprecare altro tempo con lei»
Grazie per essere arrivati in
fondo a questo nuovo capitolo.
Siamo proprio sicuri, sicuri che Elsa sia totalmente indifferente al
nostro caro Jack(son)?
Non ho resistito a mettere un piccolo cameo del Tenente Mattias di
Frozen 2 che, poraccio, si è beccato una zannata di
cinghiale
dove il sole non batte.
Ho provato a cercare se fosse effettivamente possibile che la corda
tesa di un arco potesse essere pericolosa se questo si spezza ma non ho
trovato niente in merito (né a favore, né
contro), nel
caso passatemela ^^
Questa volta c'è anche un po' di famiglia di Jack e la
sorella
è proprio quella per cui si sacrifica prima di diventare
Jack
Frost, pare non abbia un nome canonico ma Emma è quello
più quotato.
Non so se nei libri la madre è mai citata ma mi piace l'idea
che
le donne Overland abbiano tutte un nome che cominci per E
(sì,
anche quelle acquisite XD) per cui ho scelto Ellen.
Ebbene anche Friederik ha fatto la sua adorabile comparsa,
chissà cosa combinerà questa volta il malefico
duo.
Come al solito grazie per il vostro sostegno!
Alla prossima
Cida