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Autore: Helena Hufflepuff    29/11/2020    0 recensioni
Il Natale si avvicina, e Hogwarts si sveglia nel bel mezzo di una bufera di neve. In una quieta domenica libera, Filius Vitious e Pomona Sprite decidono di cambiare ciò che avevano in programma... e questo potrebbe cambiare le loro vite.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Filius Vitious, Pomona Sprite
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Let it snow


La prima volta, Filius Vitious pensò che fosse un sogno, quindi si limitò a rigirarsi nel letto, accoccolandosi ancora di più sotto un numero imprecisato di calde coperte.

Purtroppo la seconda volta fu meno fortunato – del resto, una palla di neve in faccia non è uno dei metodi più dolci per essere svegliati.

“Buongiorno, Filius!” trillò Pomona, sedendosi sul letto del collega. Erano uniti da tempo, da un’amicizia che forse – forse – si stava evolvendo in qualcosa di più, e quasi per caso erano stati assunti contemporaneamente presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, per le cattedre di Incantesimi lui e di Erbologia lei. Nonostante tutto ciò, o forse proprio a causa di questo, tra loro non c’era la minima formalità, e non era inusuale che uno andasse a fare visita nell’appartamento dell’altro, anche senza preavviso.

“Neve?” chiese lui, passandosi una mano tra i capelli arruffati.

“Già, caro, neve” rispose lei, indicando la finestra, oltre la quale era tutto un turbinio di fiocchi bianchi. “E ti ricordi cosa t’avevo detto ieri mattina?”

“Di andare a scegliere gli alberi di Natale per la Sala Grande prima che…” il viso s’illuminò con un lampo di comprensione prima di sospirare: “… iniziasse a nevicare” Guardò Pomona, ma nel suo sguardo non c’era rimprovero o saccenteria, ma il solito sorriso dolce che gli piaceva tanto. “Come facevi a saperlo?”

“Le piante e il cielo sanno dire molto più di quanto non si creda, quando impari ad ascoltarli” rispose lei con un’alzatina di spalle. “Non dico che non si possa andare nella Foresta a piedi o prendere gli alberi anche sotto la neve, ma ricordi cos’è successo quella volta che la professoressa Gaiamens l’ha fatto, al settimo anno?” Risero entrambi al ricordo dell’infermeria invasa da gente che s’era rotta un qualche osso scivolando sulle pozzanghere semighiacciate di neve che dall’ingresso proseguivano fino alla Sala Grande, che sembrava allagata come il bagno delle ragazze del secondo piano.

“Allora” chiese Pomona dopo essersi asciugata gli occhi con un lembo del lenzuolo “che piani hai per la giornata?”

“Che giorno è?” chiese lui.

“È domenica… e oggi non abbiamo il turno di sorveglianza, ricordi?” disse lei.

“Ricordo eccome” rispose lui, mentre Appellava la vestaglia che gli si infilò con un movimento fluido, “Ma vedendo la neve là fuori… penso cambierò i miei programmi!”

“Ho un’idea. Abbandoniamo questa stanza piena di spifferi, forza: ti porto in un posto decisamente più tranquillo” Lei prese la sua mano e lui si lasciò guidare, sorridendo.

Cinque minuti dopo, entrambi stavano consumando una bella colazione negli appartamenti di Pomona, un bilocale a metà tra le cucine e la sala comune di Tassorosso. I muri ricoperti di raffinata boiserie color miele, il soffitto basso e leggermente bombato, la radio in sottofondo che trasmetteva musica natalizia e il fuoco scoppiettante nel camino rendevano quel luogo il migliore in cui stare mentre fuori imperversa la bufera.

“Che te ne pare della mia nuovissima dimora?” chiese lei con finta cerimoniosità, mentre gli offriva una tazza di tè fumante e biscotti dall’aria deliziosa.

“Penso non esista un luogo più accogliente di questa stanza. Sembra il bozzolo di una farfalla” disse lui, appoggiando le gambe sul pouf e sentendosi invadere da una sensazione mai provata prima.

Pomona gli si sedette accanto sul divano e rise, ma non fu seguita da Filius, che invece la guardava pensieroso.

“Filius, c’è… qualcosa che non va?”

“No, anzi,,,” Lui divenne rosso come un peperone. “Sarà certo l’acustica di questa stanza, eppure… non so, ma la tua risata è stata… come questo tè”

“Filius, stai cercando di dirmi qualcosa?”

E poi fu un attimo, un tocco furtivo di labbra contro labbra, le labbra come farfalle, avvolte dal profumo di tè.

But as long as you love me so, let it snow, let it snow, let it snow…

   
 
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